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The Mountain Touch Andrea Lerda
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The Mountain Touch
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a cura di Andrea Lerda
Quando arte e scienza indagano il potere benefico della montagna (e della natura) sull’essere umano. Ecco l’anteprima della nuova mostra del Museomontagna, che sarà inaugurata il 3 novembre
Il rapporto tra esseri umani e natura è una delle preoccupazioni contemporanee più stimolanti, in quanto mette in discussione le basi ideologiche dei nostri modi di fare e di pensare. A questo proposito, nel giro di pochi anni, gli eventi ambientali hanno dato vita a una fusione di questioni essenziali, che sono politiche, economiche, scientifiche, morali, sociali. L’impatto negativo che le urgenze climatiche stanno producendo sulla vita delle persone, come conseguenza dell’alterazione degli equilibri naturali precostituiti, ha prodotto riflessioni teoriche e tecniche che – prendendo spunto dall’antropologia, dalla biologia, dalle posizioni ecofemministe – mirano a riscoprire l’importanza di modelli di vita bio connessi e maggiormente sostenibili. All’interno del dibattito sul nuovo ordine globale delle cose, nel quale è manifesta la relazione tra la malattia del nostro habitat e la condizione di fragilità alla quale è esposta l’umanità intera, si fa strada una nuova attenzione all’impatto che gli elementi naturali esercitano sul nostro piano biologico e psicologico. Da più parti, il mondo scientifico sta provando a dimostrare le ragioni, le condizioni e le modalità per le quali, dal contatto diretto con la natura, dipende un miglioramento del nostro benessere mentale e fisico. Interessata da fenomeni di alterazione sempre più evidenti e allarmanti, la montagna è un ecosistema fragilissimo, protagonista in negativo del cambiamento climatico ma, al tempo stesso, laboratorio nel quale e attraverso il quale attivare esercizi per la riscoperta di una connessione biofilica ontologica. Ne è testimonianza l’immagine della montagna emersa durante il periodo pandemico, assunta come antidoto al malessere del mondo contemporaneo. Analizzando il tema in prospettiva futura, la domanda è spontanea: in che modo la perdita di biodiversità, l’alterazione degli ecosistemi naturali, l’impossibilità di godere della vista di un lago alpino, di percepire il suono di una cascata di montagna o ancora di compiere una passeggiata in un bosco potrà condizionare la qualità della nostra vita e della nostra salute futura? Quale ruolo può avere la riscoperta di questa relazione benefica e invisibile che ci lega al mondo naturale nel processo evolutivo al quale siamo chiamati? La mostra The Mountain Touch esplora questo tema attraverso i linguaggi dell’arte e della scienza. Le opere di tredici artisti internazionali, messe in relazione con una narrazione di tipo scientifico, sono l’occasione per compiere un viaggio che, senza la pretesa di esaurire un tema così complesso e articolato, invita all’osservazione e alla percezione della relazione con la montagna e con il mondo, attraverso nuove prospettive e consapevolezze. Tra le opere esposte, Peter Stridsberg riflette sul tema della sindrome da deficit di natura, Giuseppe Licari analizza l’impatto benefico del petricor e della geosmina sull’essere umano; Paola Anziché e Fernando Garcia-Dory raccontano di come il contatto olfattivo con la cera delle api e quello uditivo con il ronzio da loro emesso agisca su di noi; Marcos Lutyens e George Steinmann parlano della cura che proviene dal contatto con il mondo vegetale; Alberto Di Fabio – attraverso un wallpainting site specific – propone una visualizzare simbolica della nostra relazione neuronale con la natura e analizza il ruolo del colore blu sulla mente.
Nelle pagine precedenti: Michael Fliri, My private fog II, 2017 Fotografia a colori. Courtesy l’artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano. Foto: Rafael Kroetz
01 Paola Anziché, La Terra suona 2022 Tessuto cerato e tessuto di juta. Installazione. Courtesy l’artista. Veduta dell’opera presso Quartz Studio, Torino
02 George Steinmann, In the Midst on the Margins, 2019. Fotografia analogica in b/n fissata con linfa di mirtillo. Courtesy l’artista
03 Peter Stridsberg, In a slow glare from the horizon’s speckled cheek, 2019. Innova Photo Cotton con cornice in betulla smaltata bianca e vetro UV. Courtesy l’artista
04 Andrea Nacciarriti, Landscape, 20102022. Ventilatore, erba, terra, legno. Installazione. Courtesy l’artista
05 Christian Fogarolli, Recycled Brain, 2020. Plastica riciclata, filati naturali Courtesy l’artista. Collezione privata
06 Courtesy Sara Berts
07 Alberto Di Fabio, Camere del sogno, 2017. Exhibition view presso la Galleria Umberto Di Marino, Napoli. Courtesy l’artista. Foto: Danilo Donzelli
08 Ruben Brulat, Doigt, voir dans le vert des jungles, 2018, HD video, suono, 4’28’’. Courtesy Ncontemporary Gallery, Milano
09 Alberto Di Fabio, Untitled, 2006. Acrilico su carta intelata. Courtesy artista e della Galleria Umberto Di Marino, Napoli
10 Nona Inescu, Concretion (Geophilia) VIII, 2017. Stampa Ultrachrone su carta sintetica Epson Enhanced, montata su VisualBond. Courtesy SpazioA, Pistoia
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The Mountain Touch
MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA DAL 3 NOVEMBRE 2022 AL 2 APRILE 2023
Paola Anziché, Sara Berts, Ruben Brulat, Alberto Di Fabio, Michael Fliri, Lukas Foglia, Fernando Garcia-Dory, Nona Inescu, Marcos Lutyens, Andrea Nacciarriti, George Steinmann, Peter Stridsberg. Con un progetto speciale di Zheng Bo presso il MAO - Museo d’Arte Orientale di Torino
L’impianto scientifico della mostra e il catalogo dell’esposizione raccolgono contributi scientifici di Francesco Meneguzzo e Federica Zabini, Istituto per la BioEconomia, Cnr, Dipartimento di scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali (Dagri), Marco Battain, Presidente del CAI Torino e referente del gruppo “La montagna che aiuta” Università di Firenze; Marta Bargi e Francesca Cirulli, Center for behavioral sciences and mental health, Istituto superiore di sanità; Alessandro Vercelli, vicerettore vicario alla ricerca biomedica dell’Università degli studi di Torino; Marina Maria Boido, professore di anatomia umana presso il Dipartimento di neuroscienze “Rita Levi Montalcini”, Università degli studi di Torino; Giuseppe Barbiero, ecologo, direttore del Groupe de recherche en education à l’environnement et à la nature, Laboratorio di ecologia affettiva, Università della Valle d’Aosta; Rita Berto, psicologa ambientale, Groupe de recherche en education à l’environnement et à la nature, Laboratorio di ecologia affettiva, Università della Valle d’Aosta; Francesco Riccardo Becheri, psicologo psicoterapueta, fondatore e responsabile scientifico Stazione di terapia forestale Pian dei Termini, psicologo referente Cai - Commissione centrale medica e Comitato scientifico centrale; Qing Li, immunologo e presidente della Società giapponese di medicina forestale, Università degli Studi di Tokyo; Lucy Jones Scrittrice, giornalista e autrice del testo “Losing Eden. Why our minds need the wild” (Penguin Press, 2020).