Notiziario n 1 2015 ofm

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Provincia Toscana I NDICE di San Francesco Stimmatizzato dei Frati Minori

DALLA CHIESA - Festa della presentazione del Signore. XIX Giornata Mondiale della Vita Consacrata “

Notiziario 1/2015

Anno XLVIII n. 1 - Marzo 2015

DALL’ORDINE - Vescovo francescano in Libia: resto qui - Festa della Fraternità Francescana “Fr. Gabriele Allegra ofm” - Conclusione dell’Incontro con i Ministri provinciali e Custodi 2015 DALLA CURIA PROVINCIALE - Sintesi dei Congressi del Definitorio - Notizie - Anniversari - Preghiera per il Capitolo generale 2015 - In ricordo dei nostri fratelli defunti - Fr. Simone di Gesù Frosali in Egitto per la ricorrenza della fondazione del Seminario di Gizah - Cronaca della Giornata di Studio “Anno 1517”. La divisione nella Chiesa e nell’Ordine francescano - (Firenze, 25 ottobre 2014)

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DALLA PROVINCIA - Esperienza dei novizi nella Piccola Casa della Divina Provvidenza della Congregazione fondata da San Giuseppe Benedetto Cottolengo “ - Dal Convento di San Romano “ - “Tutto concorre al bene per coloro che amano Dio” “ - Raccontare la mia vocazione...mica facile! “ - La gioia di un Frate “ FRATERNITAS - Fraternitas gennaio - Fraternitas febbraio

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Curia provinciale Via A. Giacomini, 3 - 50132 Firenze Tel. 055 572713 - Fax 055 572714 e-mail segreteria@ofmtoscana.org www.ofmtoscana.org

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Festa della presentazione del Signore. XIX Giornata Mondiale della Vita Consacrata Teniamo davan agli occhi della mente l’icona della Madre Maria che cammina col Bambino Gesù in braccio. Lo introduce nel tempio, lo introduce nel popolo, lo porta ad incontrare il suo popolo. Le braccia della Madre sono come la “scala” sulla quale il Figlio di Dio scende verso di noi, la scala dell’accondiscenden‐ za di Dio. Lo abbiamo ascoltato nella prima Le ura, dalla Le era agli Ebrei: Cristo si è reso «in tu o simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede» (2,17). E’ la duplice via di Gesù: Egli è sceso, si è fa o come noi, per ascendere al Padre insieme con noi, facendoci come Lui. Possiamo contemplare nel cuore questo movimento immaginando la scena evangelica di Maria che entra nel tempio con il Bambino in braccio. La Madonna cammina, ma è il Figlio che cammina pri‐ ma di Lei. Lei lo porta, ma è Lui che porta Lei in questo cammino di Dio che viene a noi affinché noi possiamo andare a Lui. Gesù ha fa o la nostra stessa strada per indicare a noi il cammino nuovo, cioè la “via nuova e vivente” (cfr Eb 10,20) che è Lui stesso. E per noi, consacra , questa è l’unica strada che, in concreto e senza al‐ terna ve, dobbiamo percorrere con gioia e perseveranza. Il Vangelo insiste ben cinque volte sull’obbedienza di Maria e Giuseppe alla “Legge del Signore” (cfr Lc 2,22. 23. 24. 27. 39). Gesù non è venuto a fare la sua volontà, ma la volontà del Padre; e questo – ha

de o – era il suo “cibo” (cfr Gv 4, 34). Così chi segue Gesù si me e nella via dell’obbedienza, imitando l’“accondiscendenza” del Signore; abbassandosi e facendo propria la volontà del Padre, anche fino all’annientamento e all’umiliazione di sé stesso (cfr Fil 2,7-8). Per un religioso, progredire significa abbassarsi nel servizio, cioè fare lo stesso cammino di Gesù, che «non ritenne un privilegio l’essere come Dio» (Fil 2,6). Abbassarsi facendosi servo per servire. E questa via prende la forma della re‐ gola, improntata al carisma del fondato‐ re, senza dimen care che la regola insos tuibile, per tu , è sempre il Vangelo. Lo Spirito Santo, poi, nella sua crea vità infinita, lo traduce anche nelle diverse regole di vita consacrata che nascono tu e dalla sequela Chris , e cioè da questo cammino di abbassarsi servendo. A raverso questa “legge” i consacra possono raggiungere la sapienza, che non è un’a tudine astra a ma è opera e dono dello Spirito Santo. E segno evidente di tale sapienza è la gioia. Sì, la le zia evangelica del religioso è conseguenza del cammino di abbassamento con Gesù… E, quando siamo tris , ci farà bene domandarci: “Come s amo vivendo questa dimensione keno ca?”. Nel racconto della Presentazione di Gesù al Tempio la sapienza è rappresentata dai due anziani, Simeone e Anna: persone docili allo Spirito Santo (lo si nomina 3 volte), guida da Lui, anima da Lui. Il Signore ha dato loro la sapienza a raverso un lungo cammino nella via dell’obbedien-

Dalla Chiesa

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

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Dalla Chiesa

za alla sua legge. Obbedienza che, da una parte, umilia e annienta, però, dall’altra accende e custodisce la speranza, facendoli crea vi, perché erano pieni di Spirito Santo. Essi celebrano anche una sorta di liturgia a orno al Bambino che entra nel Tempio: Simeone loda il Signore e Anna “predica” la salvezza (cfr Lc 2,28-32.38). Come nel caso di Maria, anche l’anziano Simeone prende il bambino tra le sue braccia, ma, in realtà, è il bambino che lo afferra e lo conduce. La liturgia dei primi Vespri della Festa odierna lo esprime in modo chiaro e bello: «senex puerum por‐ tabat, puer autem senem regebat». Tanto Maria, giovane madre, quanto Simeone, anziano “nonno”, portano il bambino in braccio, ma è il bambino stesso che li conduce entrambi. È curioso notare che in questa vicenda i crea vi non sono i giovani, ma gli anziani. I giovani, come Maria e Giuseppe, seguono la legge del Signore sulla via dell’obbedienza; gli anziani, come Simeone e Anna, vedono nel bambino il compimento della Legge e delle promesse di Dio. E sono capaci di fare festa: sono crea vi nella gioia, nella saggezza. Tu avia, il Signore trasforma l’obbe‐ dienza in sapienza, con l’azione del suo Santo Spirito. A volte Dio può elargire il dono della sapienza anche a un giovane inesperto, basta che sia disponibile a percorrere la via dell’obbedienza e della docilità allo Spirito. Questa obbedienza e questa docilità non sono un fa o teorico, ma so ostanno alla logica dell’incarnazione del Verbo: docilità e obbedienza a un fondatore, docilità e obbedienza a una regola concreta, docilità e obbedienza a un superiore, docilità e obbedienza alla Chiesa. Si tra a di docilità e obbedienza concrete. A raverso il cammino perseverante nell’obbedienza, matura la sapienza personale e comunitaria, e così diventa possibile anche rapportare le regole ai tempi: il vero “aggiornamento”, infa , è opera del-

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la sapienza, forgiata nella docilità e obbedienza. Il rinvigorimento e il rinnovamento della vita consacrata avvengono a raverso un amore grande alla regola, e anche a raverso la capacità di contemplare e ascoltare gli anziani della Congregazione. Così il “deposito”, il carisma di ogni famiglia religiosa viene custodito insieme dall’obbedienza e dalla saggezza. E, a raverso questo cammino, siamo preserva dal vivere la nostra consacrazione in maniera light, in maniera disincarnata, come fosse una gnosi, che ridurrebbe la vita religiosa ad una “caricatura”, una caricatura nella quale si a ua una sequela senza rinuncia, una preghiera senza incontro, una vita fraterna senza comunione, un’obbedienza senza fiducia e una carità senza trascendenza. Anche noi, oggi, come Maria e come Simeone, vogliamo prendere in braccio Gesù perché Egli incontri il suo popolo, e certamente lo o erremo soltanto se ci lasciamo afferrare dal mistero di Cristo. Guidiamo il popolo a Gesù lasciandoci a nostra volta guidare da Lui. Questo è ciò che dobbiamo essere: guide guidate. Il Signore, per intercessione di Maria nostra Madre, di San Giuseppe e dei San Simeone e Anna, ci conceda quanto gli abbiamo domandato nell’Orazione di Colle a: di «essere presenta [a Lui] pienamente rinnova nello spirito». Così sia. Basilica Va cana Domenica, 2 febbraio 2015


Vescovo francescano in Libia: resto qui

d agosto, quando già la situazione era compromessa, aveva de o: «Intendo restare qui fino a quando rimane anche un solo cris ano». Fedele alla parola data e alla sua vocazione, il vicario apostolico di Tripoli, Giovanni Innocenzo Mar nelli (foto da internet), storica presenza della comunità ca olica in Libia, torna oggi a ripetere quelle parole. Anche ora, quando sa che tu o potrebbe precipitare da un momento all’altro e che la sua stessa vita è a rischio. TESTIMONI DI GESU’. In un’intervista rilasciata alla Radio Va cana questo francescano nato in Libia 72 anni fa (vi è tornato nel 1971) ha de o di essere pronto «a tes moniare quello che siamo e quello che facciamo. Devo rimanere! Come lascio i cris ani senza nessuno?». Con lui ci sono un cen naio di filippini, a custodia della Chiesa di San Francesco, a pochi passi

LA NUOVA MAFIA. Alla Stampa, ieri, ha raccontato le medesime cose. «Come faccio ad andarmene?» ha de o. «Devo restare per il momento, qui c’è ancora un gruppo di cris ani che ha bisogno di essere assis to». «Al momento – ha raccontato ieri – non ho paura, ma so che arriverà il momento in cui avrò paura». Si dice contrario a un intervento armato, ma si mostra anche un po’ sce co sui tenta vi di riconciliazione messi in campo, perché le milizie non paiono così propense al dialogo: «Sono loro che hanno tu o in mano. C’è bisogno di tanta buona volontà per trovare un’intesa». Ma non è facile, come dimostrano i naufragi delle carre e spinte in mare dai capi etnici: «Sono loro la nuova mafia».

Dall’Ordine

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dall’ambasciata italiana. Non nega la «paura», ma ribadisce di voler rimanere, per essere «tes mone di quello che Gesù ci dice di fare. E basta. Se non ci fosse la fede, non saremmo qui». Per ora «può uscire» ma, racconta, «magari un momento o l’altro ci prendono e dicono: “Tu sei contro l’islam”… e basta». Il vescovo invoca dialogo, comprensione reciproca, s gma zza chi pensa solo alle implicazioni economiche della vicenda (il petrolio) e il «vuoto nella cultura occidentale» che è sopra u o «un vuoto di dialogo, un vuoto di impegno a incontrare l’altro, preoccupandosi soltanto degli interessi e meno delle persone e dei valori».

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Festa della Fraternità Francescana “Fr. Gabriele Allegra ofm”

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Dall’Ordine

unedì 26 Gennaio 2015, la Fraternità Francescana Internazionale “B. Fr. Gabriele M. Allegra OFM “di Roma, ha celebrato la festa del suo tolare, in occasione della festa della sua nascita al cielo avvenuta il 26 gennaio 1976 a Hong Kong, e bea ficato da Papa Benede o XVI in Acireale, Catania (Italia) il 29 aprile, 2012. La solenne celebrazione della Santa Messa, animata dai Fra studen con bellissimi can liturgici in diverse lingue, è stata presieduta da Fr. Vidal Rodríguez ofm, Segretario generale per la Formazione e gli Studi, che alla luce del Vangelo in cui Gesù indica la tes monianza di una vedova che dà tu o quello che ha per il tesoro del tempio (Mc 12, 38-44), ha tra eggiato e indicato la figura di padre Allegra come qualcuno che ha vissuto la sua vocazione francescana come una resa totale al Signore, facendo dello studio una missione, l’incontro con i lebbrosi un apprendimento spirituale e della preghiera il sostegno di una vera devozione radicata nella

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Parola Dio. La Sacra Scri ura che lui e il suo team sono riusci a tradurre presso lo Studium Biblicum in versione completa per la prima volta per il popolo cinese. Inoltre ha invitato a vivere con profondità quest’anno dedicato alla Vita Consacrata voluto da Papa Francesco, ricordando le aspe a ve indicate dal Santo Padre nella Le era Apostolica scri a in tal senso a tu i consacra ; in una casa come il Collegio, cara erizzato per essere una fraternità internazionale, con la missione degli studi universitari nel contesto della formazione permanente, di accompagnamento spirituale e accademico. Hanno partecipato alla celebrazione i Guardiani del Collegio Internazionale di S. Antonio, della Fraternità dei Fra Penitenzieri della Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma e il Convento di San Francesco in Palestrina. Alla celebrazione liturgica è seguita la cena di festa e la ricreazione fraterna.


Conclusione dell’Incontro con i Ministri

provinciali e Custodi 2015

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Dall’Ordine

ggi, 29 gennaio 2015, si è concluso l’incontro del Ministro Generale e il suo Definitorio con i nuovi Ministri provinciali e Custodi. L’incontro, che è durato due se mane, è stato forma vo e informa vo. I temi principali sono sta : Il Servizio dell’autorità, la formazione per la missione, l’accompagnamento dei fratelli, il Ministro provinciale e il suo Definitorio, il documento finale e i manda del Capitolo generale 2009, e il prossimo Capitolo Generale. Tu i partecipan hanno avuto un dialogo personale con il Ministro generale e hanno potuto visitare tu gli Uffici della Curia.

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Sintesi del Congresso del Definitorio 4 Comunicato del Definitorio Provinciale (gennaio‐ febbraio 2015)

Dalla Curia provinciale

Fr. Cesarino Cinelli è nominato Assistente Locale dell’OFS di Lucca. Fr. Gilberto Bragagni, nostro missionario in Bolivia, trascorrerà un anno sabba co in Provincia per prendersi cura della propria salute e per un periodo di formazione e aggiornamento. Il suo convento di riferimento sarà la Curia provinciale. Mons. Francesco Focardi, nostro confratello, Vescovo in Bolivia, per mo vi di salute si fermerà per qualche mese presso la Curia provinciale, a par re dai primi giorni del mese di marzo. E’ approvata la richiesta di contributo dell’Associazione Obie vo Francesco per la sos tuzione di un trave o al Convento dell’Incontro (Bagno a Ripoli). Il Centro Missionario è stato autorizzato dal Definitorio a dare un contributo per alcuni piccoli lavori di manutenzione nella casa delle suore di Camiri, in Bolivia.

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Fr. Giuseppe Caro ha fa o richiesta di accedere al discernimento per i ministeri ordina : il Definitorio ha accolto posi vamente la richiesta e ha nominato suo accompagnatore nel discernimento Fr. Andrea M. Corrado. Fr. Francesco Baldini è nominato vice- Maestro degli studen a Monte alle Croci. E’ nominato ufficialmente il Coetus for‐ matorum della Casa di formazione di Monte alle Croci: Fr. Andrea M. Corrado, Maestro Fr. Francesco Baldini, vice- Maestro Fr. Giuseppe Caro Il Definitorio provinciale, preso a o della consultazione della fraternità della Verna, nomina a norma dell’Art.102 degli SS.PP., come discre della comunità i seguen fra : ‐ Fr. Marco Flore, Vicario ed Economo ‐ Fr. Federico Martelli, Maestro ‐ Fr. Francesco Bartoli Fr. Mario Marzielli, finora residente presso l’Is tuto delle suore Minime di Bonistallo, per problemi di salute, è stato recentemente ricoverato presso l’ospedale di Careggi: una volta dimesso è stato accompagnato all’Infermeria di Fiesole per un tempo di cura e osservazione. E’ deciso dal Definitorio di concedere un pres to alla Parrocchia di San Romano per il proge o di risanamento e adeguamento dei locali dell’ex asilo Farfalla, proprietà della Provincia, per le a vità della Parrocchia stessa.


Si accoglie favorevolmente, con le dovute a enzioni, il proge o proposto al Convento di Poggibonsi da parte del Comune, dell’accoglienza di padri separa / divorzia nel Convento, definita da un’apposita convenzione. Si dispone lo scambio degli automezzi in uso a Fr. Marco Sebas ani (Lancia Musa) e la Segreteria provinciale (Opel Staon Wagon). Si decide anche di montare nell’Opel l’impianto GPL/metano. E’ nominato Delegato provinciale per i Santuari Fr. Alessio M. Prosperi. Lo stesso Fr. Alessio M., in seguito alla richiesta di

Fr. Ma eo Brena, Commissario di TS, è stato autorizzato ad accompagnare un gruppo di pellegrini nei Luoghi San dal 28 aprile al 5 maggio 2015. Buon cammino di Quaresima.

Notizie

Dalla Curia provinciale

Sabato 11 aprile 2015 alle ore 15,30 a Monte alle Croci, Firenze, aspe a l’evento dell’anno! FESTA GIOVANI FIRENZE 2015, VIENI A SCOPRIRE LA TUA BELLEZZA! Saranno con noi Simona Atzori, frate Alessandro Brustenghi e altri amici che ci accompagneranno in questo magico viaggio alla scoperta della nostra bellezza. Unisci a noi! Ingresso gratuito.

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Anniversari 2015

Dalla Curia provinciale

ORDINAZIONE PRESBITERALE 60° Bichi Damiano 29/06 50° Di Geronimo Diodato 29/06 Paracchini Costanzo 29/06 Rossi Ugo 29/06 PROFESSIONE RELIGIOSA 70° Zini Benede o 10/05 50° De Luca Francesco 08/05 Persici Sergio 09/05 Remaggi Silvano 09/05 PROFESSIONE SEMPLICE 60° Cornacchini Federico 29/09 50° Bragagni Gilberto 17/08 25° Benama Roberto 01/09 Fantaccini Paolo 01/09 Feligioni Daniele 01/09

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Dalla Curia provinciale

Preghiera per il Capitolo generale 2015

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In ricordo dei nostri cari fratelli defunti

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l giorno 15 febbraio 2015 è deceduto nella nostra Infermeria provinciale di Fiesole il nostro confratello,

Dalla Curia provinciale

Fr. O aviano (Corrado) Giovanne di anni 88, 72 di vita religiosa e 64 di ministero presbiterale Padre O aviano Giovanne , al ba esimo Corrado, era nato a La Selva di Santa Fiora il 18 se embre del 1926. Il suo ingresso nell’Ordine e il suo iter forma vo sono ampiamente documenta nella scheda allegata. La sua personalità è venuta in eviden-

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za sopra u o negli ul mi mesi della sua vita: quelli della mala a, vissuta in modo esemplare, nella pazienza e nell’umile abbandono alla volontà di Dio, non senza la normale reazione ai disagi e al dolore. Non si è mai arreso: potremmo veramente dire che ‘sorella morte’ lo ha raccolto sulla breccia, davan al computer, ma con il breviario e il rosario accanto. Era per natura di cara ere schivo e molto riservato; aveva bisogno di tempo, ma poi si scioglieva e conversava volen eri, sopra u o se si accorgeva che l’interlocutore era a ento e interessato all’argomento. Non esprimeva giudizi o valutazioni nega ve sulle persone, era posi vo e sapeva anche sorridere bonariamente su aneddo di vita di questo o di quel confratello dei suoi tempi di giovinezza. Non si perdeva in lunghi tempi ricrea vi, ma si rifugiava nel suo studio dedito alla ricerca storica: spulciava le no zie dalle fon , ma anche dai quo diani che rivisitava per accaparrarsi pagine interessan a livello culturale nell’accezione più vasta del termine, ma con preferenza per la storia; delle no zie gli piaceva il de aglio: riteneva fermamente che tu o, almeno per qualcuno, poteva essere interessante ed allora raccoglieva da ogni dove e divulgava con uno s le stringato, quasi freddo e distante, ma solo in apparenza, di fronte all’evento narrato. I suoi “Tomi”, di oltre duemila pagine, non saranno sta le da mol , ma restano un vero monumento di no zie sulla presenza francescana nelle varie Province della Toscana, no zie che altrimen avrebbero rischiato di andare disperse o cadere per sempre nell’oblio della cultura tecnologica. Ha pubblicato inoltre la storia


dalle Religiose. Uomo prudente è stato Definitore, più volte Guardiano, economo e ha ricoperto altri incarichi ben visibili nella sua scheda personale. Padre O aviano, uomo saggio, di poche parole, non aveva esigenze e di fronte ad ogni situazione che poteva presentare qualche beneficio per lui, soleva dire: - Ma lascia fare! -. Dio lo abbia in benedizione.

Dalla Curia provinciale

dei Conven della Val di Chiana, della Valdinievole e della Versilia e specificatamente sul Convento di Lucca. In “Studi Francescani” ha dato alle stampe monografie su personaggi eminen della storia dell’Ordine e della Provincia. Sono no zie che fissano il passato dei nostri conven , e dei nostri fra , di quelli che sono e sopra u o di quelli, lo diceva con nostalgia, che sono sta in un recente o lontano passato. Conosceva bene le vicissitudini liete e tris delle Province francescane della Toscana: del loro nascere come espressione di corren spirituali diverse e del loro morire a causa dell’esaurimento delle idee-forza o del numero dei seguaci. Nel periodo della sua presenza alla Curia Provinciale ha ricoperto l’ufficio di Archivista provinciale e si è dedicato al riordino dell’Archivio provinciale: era molto ricercato da professori e da studen universitari interessa ai documen del nostro archivio. Proprio per questa sua naturale tendenza alla cultura classica, ma aperto anche a quella tecnologica, la Provincia lo aveva chiamato a ricoprire l’ufficio di Delegato provinciale per la cultura. Ha insegnato fino alla pensione nelle scuole superiori dello Stato e nell’insegnamento delle le ere era abbastanza me coloso, ma fedele all’impegno, rispe oso dei suoi alunni, molto s mato dai colleghi e paziente comunicatore del messaggio evangelico anche a raverso la le eratura. Un’altra delle sue passioni era la Terra Santa: la conosceva “a mena dito” e quando ne parlava sembrava di camminare con lui per le strade della Pales na o di entrare insieme nei vari santuari. Ha organizzato tan ssimi pellegrinaggi, come guida turis ca, era sempre ben voluto. Nell’apostolato era molto a ento al servizio delle confessioni ed era ricercato come guida spirituale sia dai fedeli che

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Fr. Simone di Gesù Frosali in Egitto per la ricorrenza della fondazione del Seminario di Gizah

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arissimo Fr. Kamal, Ministro Provinciale e cari frati dell’Egitto, Caro Ministro Generale Fr. Michael Perry e tu i fra minori presen , Sua Eccellenza Arcivescovo Marco Dino Brogi Carissimi Seminaris e fedeli tu , Il Signore vi dia Pace! Vengo a portarvi il saluto del Ministro Provinciale Fr. Guido Fineschi e di tu i fra della Provincia Toscana che hanno l’onore di ricordare oggi la fondazione del Seminario di Gizah ad opera del M.R.P. Ambrogio Ridolfi e la lunga storia di presenza in Egi o di opere di fra missionari provenien in maggioranza proprio da questa Provincia. E’ una felice coincidenza che la data di oggi, 24 febbraio, sia indicata come la probabile data in cui San Francesco, giovane in ricerca della

volontà di Dio, ascoltando il Vangelo della festa di S. Ma a, sia stato illuminato dalla Parola di Dio sulla sua vocazione. S. Francesco udì che i discepoli di Cristo non devono possedere né oro, né argento, né denaro, né portare bisaccia, né pane, né bastone, né avere calzari, né due tonache, ma soltanto predicare il Regno di Dio e la penitenza (Mt 10.7-10). Subito S. Francesco, pieno di gioia, disse: “Questo voglio, questo chiedo, questo desidero fare con tu o il cuore”. Chiediamo al Signore Dio nostro di con nuare a benedire l’opera del Seminario di Gizah, perché sia ancora uno stru-

Dalla Curia provinciale

mento a servizio della crescita umana e cris ana di mol giovani che desiderano seguire il Signore Gesù e il suo Vangelo. Chiediamo la benedizione di Dio perché questo seminario sia un luogo dove i giovani, tocca dal Vangelo, possano custodire la voce di Dio che li ha invita in mamente a lasciare tu o per seguirlo e

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possano maturare la scelta di consacrarsi a Dio con gioia, con generosità, e così formarsi per spendere totalmente la vita per il Regno di Dio e il bene di tu gli uomini. Ci auguriamo che, per le nostre Province, possano mol plicarsi le occasioni di collaborare nella formazione dei giovani

e il reciproco scambio di esperienza di vita: di preghiera, di minorità, di fraternità, di evangelizzazione e di servizio ai più poveri, perché possiamo essere incoraggia e sostenu nella sequela di Cristo povero e pastore delle pecore. Per tu o questo chiediamo ancora al Signore Dio, per le nostre Province, la sua santa benedizione. Fr. Simone di Gesù Frosali, ofm El-Gizah, 24 febbraio 2015

Dalla Curia provinciale

alla vita francescana e par colarmente alla vita consacrata secondo il carisma dei Minori. Ci auguriamo che si incremen , per noi fra professi solenni, la collaborazione

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Cronaca della Giornata di Studio “Anno 1517”. La divisione nella Chiesa e nell’Ordine francescano - (Firenze, 25 ottobre 2014)

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Dalla Curia provinciale

lla Provincia Toscana di S. Francesco S mma zzato dei fra Minori, alla rivista «Studi Francescani» e alla Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pon ficia Università Antonianum si deve l’organizzazione di una giornata di studio, svoltasi il 25 o obre 2014 presso il convento San Francesco di Firenze, dedicata alla cesura rappresentata dall’anno 1517 nella storia della Chiesa e dell’Ordine dei Minori: da un lato, il 31 o obre di quell’anno, le celebri novantacinque tesi che da Wi enberg diedero origine all’epocale mutamento della storia europea noto, tout court, come Riforma; dall’altro, tra il maggio e il giugno, il deciso intervento papale nelle controversie tra fra Minori Conventuali e Osservan , con il defini vo conferimento a ques ul mi della rappresentanza is tuzionale dell’Ordine. Due even – chiariamo subito, sulla scia di quanto de o da Pacifico Sella nella relazione conclusiva – tra i quali sarebbe vano cercare nessi dire , che non rimandino piu osto ai nodi irrisol , vecchi e nuovi, venu al pe ne durante il pon ficato di Leone X. Ad essi, e a un opportuno inserimento delle vicende in un contesto più ampio, è stata dedicata la relazione introdu va di Marco Pellegrini (La Chiesa tra la fine del Qua rocento e l’inizio del Cinquecento: riforme a ese, riforme man‐

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cate, presagi di ro ura), che ha messo in evidenza come il papato rinascimentale fosse allora nel pieno della «restaurazione» della propria autorità, dopo la crisi del Grande Scisma e a scapito delle istanze conciliariste. Una renova o is tuzionale che si era di fa o contrapposta alla reforma o, specialmente in capite, anche a causa dell’ormai inscindibile nesso tra papalismo e curialismo – nesso stru urale, da cui derivarono in ul ma analisi problemi gravi quali l’assenteismo dei vescovi, o l’enorme e con nua necessità di denaro da parte dei papi. A rimpinguare l’erario pon ficio contribuì peraltro la stessa divisione dei Minori, sancita con la celebre Ite vos. La le era, emessa il 29 maggio 1517, è stata accuratamente analizzata da Andrea Bartocci (La bolla Ite vos: le ura ed esegesi di un a o di separazione tra Fran‐ cescani conventuali e osservan ), che ne ha esaminato l’ar colazione interna, volta a definire l’unico is tuto dei «Fratres Minores sanc Francisci Regularis Observanae» e il suo ordinamento giuridico (elezione e funzioni del Ministro Generale, del Commissario Generale, dei Ministri provinciali ecc.), rimarcando come non con essa, bensì solamente con la successiva Omnipotens Deus (del 12 giugno) fosse effe vamente ra ficata la divisione dell’Ordine, definita la posizione dei Conventuali, e tutelata la loro autonomia. Dopo una breve discussione – moderata da Luciano Bertazzo – in cui è emersa, tra le altre, la ques one del grado di consapevo-


s ano» possa «con la divina grazia essere perfe ssimo». A Pacifico Sella (Ripensare il 1517) è stato affidato infine il compito di trarre le conclusioni. Già autore di un ampio studio su Leone X e la defini va divisio‐ ne dell’Ordine dei Minori (OMin.): la bolla Ite vos (29 maggio 1517) (Gro aferrata 2001), Sella ha opportunamente ricordato la ben diversa situazione, all’interno dell’Osservanza del tempo, tra Ultramontani e Cismontani, ripercorrendo quindi le vicende che portarono ques ul mi, nel giro di qualche generazione, dagli eremi alle piazze, dai primi scontri con la maggioranza dell’Ordine, fino all’affermazione is tuzionale a scapito di quella che era ormai una minoranza conventuale. Ulteriori approfondimen saranno certo possibili e opportuni, ad esempio sulle congregazioni osservan res e ad iden ficarsi con l’uno o con l’altro dei due grandi schieramen ; sulle connessioni europee di quelle vicende (e quindi sul ruolo di personaggi come Kaspar Schatzgeyer a Strasburgo, per non parlare di Bonifacio da Ceva a Parigi o Francisco de Cisneros in Spagna – entrambi mor proprio nel 1517); o ancora, sulla parte giocata in quei frangen da Domenico Grimani, cardinale prote ore dell’Ordine minori co. Gli a del convegno fioren no forniranno, tu avia, non poche indicazioni u li per un ripensamento di quel periodo fondamentale di svolta all’interno della Chiesa e dell’Ordine dei Minori. Michele Lodone

Dalla Curia provinciale

lezza, nei contemporanei, dell’importanza della decisione pon ficia, Guido Dall’Olio (Lutero e la vita religiosa) ha sinte camente affrontato l’enorme problema della discussione sul valore dei vo religiosi ai fini della ricerca della perfezione evangelica. Ripercorse le argomentazioni filologiche, morali e teologiche proposte da Lorenzo Valla nel De professione religiosorum contro la pretesa che l’auten co cris anesimo fosse esclusivo appannaggio delle forme di vita dei Regolari, Dall’Olio si è concentrato sopra u o sulle posizioni maturate al riguardo da Erasmo (nella prefazione all’edizione del 1518 dell’Enchiridion, nonché nelle Exequiae seraphicae del 1531) e, gradualmente, da Lutero (il quale, pur terminando nel 1521 il De vo s monas cis, avrebbe a eso ancora tre anni prima di spogliarsi dell’abito agos niano). La sessione pomeridiana è stata aperta dalla relazione di Carlo Delcorno su Apo‐ geo e crisi della predicazione francescana tra Qua ro e Cinquecento. So olineando l’assenza di una sintesi complessiva sulla predicazione nei due secoli in ques one, Delcorno si è avvalso della sua lunga e autorevole esperienza in tale campo, per delineare l’evoluzione dei modelli retorici cui i predicatori si rifacevano – dal parlare «chiarozo chiarozo» di Bernardino da Siena alle «belle senten e» di Cornelio Musso – e le cara eris che essenziali delle loro biblioteche (dove primeggiano quei sermonari che cos tuiscono delle auten che enciclopedie della predicazione, capaci di coprire l’intero anno liturgico). Su un grande predicatore, Bernardino Ochino – apprezzato per le sue do oratorie già come frate Osservante – si è soffermato poi Michele Camaioni (Ochino e i dilemmi del francescanesimo di fronte alla riforma pro‐ testante), ripercorrendo le vicende del senese, dall’ingresso tra i Cappuccini, per l’ammirazione nei confron dell’«asprezza della vita loro», alla fuga oltralpe del 1542, quando egli abbandonò l’abito, maturando d’altronde la convinzione che «ogni cri-

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Esperienza dei novizi nella Piccola Casa della Divina Provvidenza della Congregazione fondata da San Giuseppe Benedetto Cottolengo

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al 8 fino al 23 Gennaio, noi, i Novizi della Verna, insieme con i nostri formatori, fra Federico e fra Piermarco, siamo anda a Firenze per fare miseri‐ cordia con i fratelli e le sorelle ospi della Piccola Casa della Divina Providenza ges ta dalle suore della congregazione fondata da San Giuseppe Benede o Co olengo. Per tu o il periodo della esperienza, lungo più o meno due se mane, siamo sta

Dalla Provincia

ospita nel seno dalla comunità dei fra del convento di San Francesco a Fiesole: un luogo raccolto e silenzioso, con una privilegiata vista d’aquila sulla maestosa pianura fioren na. Ma cosa si fa al Co olengo? - penserà in cuor suo qualcuno a cui non gli sia mai caduto in sorte l‘andarci. La Piccola Casa della

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Divina Providenza potrebbe convenzionalmente essere intesa come un ospedale, ma soltanto da qualcuno che non fissasse lo sguardo abbastanza in profondità. Concepito dal suo fondatore più come un al‐ bergo che come un centro d’aiuto sanitario, dove non ci sono “i mala ”, ma “gli ospi ”, e re o dalla volontà dello Spirito Santo tramite il cuore gen le, diligente e benevolente delle sorelle co olenghine, il Co olengo è un luogo dove ci si prende cura dell’anima quanto del corpo di coloro che vengono accol , e non si chiudono le porte in faccia a nessuno, pur pietoso e tragico possa sembrare il suo par colare caso. Perché, con l’ironia propria della divina crea vità, c’è posto per tu nella Piccola Casa: insieme alle a vità più tradizionali e di scopo essenzialmente clinico, c’è scuola per conservare ed esercitare le varie capacità di applicazione, sia con ma te e libri, sia con diversi lavori manuali; c’è


formale delle a vità, poiché è di una finezza che porta il sigillo personale del Padre celeste. Per trasme ere la sostanza del servizio svolto, quanto è stato significa vo, bas ripetere che è verissimo quel che si dice spesso: che parte uno con tu o il desiderio e la buona volontà di dare, di sprecare se stesso per gli altri, e se ne torna a casa sorpreso d’aver soltanto ricevuto. Ci troviamo con scarse parole per definire l’ampiezza e la profondità dello sconvolgimento interiore provocato dall’incontro con tante perle umane e tanto tesoro divino in un solo posto: un sovrabbondante patrimonio spirituale per arricchire l’avventura di ogni cris ano, ma anche di ogni anima mortale. Non ci resta altro che ringraziare a mani piene. Grazie a tu , grazie per tu o. Ma, sempre, e sopra u o, Deo gra as!

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terapia e a vità fisica per rispondere a ogni bisogno e condizione, senza trascurare nessuno; c’è animazione e musica per le ore di rilassamento e distensione. Infine, ma forse è meglio dire primariamente, c’è preghiera e i fru che la preghiera porta con sé. Questo si percepisce pure dall’esterno: si respira in tu o il Co olengo un clima quasi-conventuale, pieno di silenzi e ada o per il raccoglimento, dove si intravede il da farsi non solo delle infermiere e gli incarica della amministrazione, ma sopra u o dello Spirito di Dio. In questo luogo siamo anda noi pensando, semplicemente e ingenuamente, di “dare una mano”. In pra ca, poco di più di aiutare in alcuni piccoli lavori, fare un po’ di compagnia agli ospi , sistemare i le , dare da mangiare alle persone più in difficoltà. Insomma, essere un po’ con loro, dare noi stessi da mangiare, mentre ci immergevamo in loro, nelle loro storie, nelle loro vite. Ma ciò che abbiamo fa o, o meglio, ciò che è avvenuto a noi mentre pensavamo di stare facendo qualcosa, c’entra poco col contenuto

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Dal Convento di

San Romano

UNA GIORNATA PER “GLI ALTRI”

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'è più gioia nel dare che nel ricevere". Quante volte abbiamo sen to questo "de o"! Dare....! Dare da mangiare a chi ha fame, dare un po' del nostro tempo, una parola di conforto, un sorriso a chi non sa più sorridere.... Dare, dare.... Ma solo quando si fa esperienza di tu o questo si arriva a capire quanto tale "de o" sia vero. Una esperienza di questo genere si è

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fa a in ques giorni. Domenica 21 dicembre, è stato offerto, il pranzo di Natale a tu e le famiglie seguite dalla Caritas parrocchiale. I fra francescani hanno messo a disposizione il loro refe orio che ha raccolto circa 140 persone tra adul e bambini. Tan volontari hanno messo a disposizione il loro tempo e le loro capacità per i prepara vi. Il giorno del pranzo il refe orio era pieno, e tu o in piena armonia. La presenza dei fra , degli operatori della Caritas, del gruppo Gifra, che servivano le varie portate, il loro modo di rapportarsi con gli invita , ha creato un clima


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di dialogo, di conoscenza reciproca, di gioia, nonostante la presenza di varie nazionalità e credenze religiose. E quan bambini! Tan , di varia età, che ad un certo punto non sono più riusci a stare a sedere e hanno sen to il bisogno di alzarsi, di girare per il refe orio, rendendo ancora più allegro il clima. Alla fine del pranzo è arrivato Babbo Natale, che ha portato ai bambini i doni che tante persone generose avevano precedentemente portato per l'occasione. Diciamo un "Grazie", espresso anche dalla gioia di chi ha ricevuto, a tu coloro che si sono prodiga in questo bel gesto di servizio e di condivisione, a coloro che hanno messo a disposizione l'ambiente per l'accoglienza, il tempo, le mani e, sopra u o il cuore, perché la gioia del Natale splendesse nel cuore di tu . Sr. Fausta

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FRA FEDERICO RUSSO CON I GIOVANI SANTA CROCE SULL’ARNO ‐ Giovedì 15

Gennaio a Santa Croce sull’Arno si è svolto il primo incontro del nuovo anno della Pastorale Giovanile che, con nuando la meditazione sulla parabola del Padre Misericordioso (Lc 15, 11-32), questa volta si concentrava sulla parte «quando era ancora lontano lo vide» (15, 20). A guidare la meditazione è stato Fra Federico Russo, per gli amici Fra Fede, che già da qualche mese svolge la sua pastorale presso la parrocchia di San Romano, ed è conosciuto da mol grazie al successo che ha avuto con «Il canto dell’amore» di cui è l’autore.

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Il figlio minore – rifle eva il frate – prima di andarsene da casa non capisce, non riesce a percepire l’amore che il Padre già aveva verso di lui. Ecco perché il Padre, al suo ritorno lo accoglie come sempre, senza rimproveri ed organizza un grande banche o. Qualche giovane più a ento potrebbe chiedersi: perché il Figlio non si è accorto fin da subito dell’amore del Padre? A volte nella vita succede che non ci sen-

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amo ama e cerchiamo di piacere agli altri con varie strategie o comportandoci come gli altri desiderano; spesso capita addiri ura che tra noi e Dio si interpongono altre figure. Un amore ossessivo dei genitori può frenare un’apertura all’amore di Dio perché la si percepisce come una mancata libertà; altre volte, abitua a voler essere e volere fare ciò che gli altri si aspe ano da noi, si fugge da Dio pensando di essere indegni e che anche Egli ci chiederà di essere in un certo modo; altre volte possiamo sen rci trascura e ci abbandoniamo allo scoraggiamento… Quando crediamo di bastare a noi stessi e non ci riconosciamo vulnerabili non possiamo aprirci all’amore… Ma Dio ama come sei, non toglie la libertà e non ferisce, ma ci aspe a per poterci abbracciare: l’amore di Dio, infa , non va meritato ma soltanto accolto!!


SANTA CROCE SULL’ARNO ‐ Federico Russo, poco più che quarantenne, è un affermato cantautore di musica sacra, molto apprezzato dai giovani. La diocesi di San Miniato ha la fortuna di averlo come «collaboratore» tra i fra del convento di San Romano. Abbiamo approfi ato del suo intervento alla veglia dei giovani per conoscerlo un po’ meglio: Fra Federico, quando hai deciso di inizia‐ re a scrivere canzoni? «Già da ragazzo suonavo la chitarra, cantavo e scrivevo canzoni anche in gruppo… Poi, dopo aver accolto la vocazione alla vita religiosa, nel 2001 ho ripreso questa mia a vità. Infa , già San Francesco è stato un cantautore con il suo “Can co delle creature” e come metodo di evangelizzazione inviava i suoi fra a cantare a tu e le gen le lodi del Signore…». A che cosa ispiri quando componi? «In primis ai brani della Bibbia, alla vita e alle opere di San Francesco oppure a fa della realtà». Hai già inciso qualche CD nel tuo per‐ corso? «Sì, né ho già incisi 3: uno nel 2004, uno nel 2007 e nel 2012. Ne uscirà un altro a Marzo 2015 e sarà lanciato tramite internet e con un concerto o un evento di presentazione ancora da definire». Il tuo successo più grande è «Il canto dell’Amore». Quando lo hai composto? Ti sares aspe ato un successo così im‐ portante? Che cosa ne pensi dei vari arrangiamen musicali o delle varie interpretazioni che negli anni sono state svol‐ te? «Il canto dell’amore è tra o da un passo della Bibbia e l’ho

musicato nel 2001. Non avrei mai immaginato una diffusione così ampia e capillare, e ne sono rimasto piacevolmente sorpreso. Ho avuto modo di ascoltare varie interpretazioni del mio canto eseguite da gruppi, corali, etc… e anche se rivisitate, non tolgono la bellezza e la profondità alle parole espresse in quel testo». Quali sono i tuoi proge per gli anni a venire? «Con nuare ad annunciare il messaggio del vangelo, come faceva San Francesco, in musica e parole, per le strade, cercando di arrivare anche agli ul mi, ai poveri e agli emargina che, anche in diverse forme sono ancora presen nella nostra società.

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“CONTINUERÒ AD ANNUNCIARE IL MESSAGGIO DEL VANGELO”

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“SAN ROMANO AI PRESEPI DI NAPOLI E AL SANTUARIO DI POMPEI”

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ei giorni sabato 31 gennaio e domenica 1 febbraio la nostra Parrocchia ha vissuto un momento molto parcolare: la visita a Napoli e ai presepi cara eris ci della ci à partenopea e al Santuario di Pompei. Alla gita/pellegrinaggio hanno partecipato i "presepis " di San Romano, ovvero tu e quelle persone che si occupano della realizzazione del grande Presepe d'arte nel Chiostro del Convento e anche "semplici" parrocchiani. Ad accompagnare il gruppo, il Parroco, Padre Valenno B. Ghiglia, il Guardiano della Comunità Francescana di San Romano, Padre Francesco Brasa e alcune Suore. Inoltre erano presen Paolo Barro, Governatore della Misericordia e Roberto Falaschi, Presidente Fratres in rappresentanza delle rispe ve Associazioni. Siamo arriva a Napoli intorno all'ora di pranzo e la sistemazione in albergo è stata davvero piacevole! Infa il nostro

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hotel era situato sulla collina di Posillipo e sia dalle camere che dalle sale ristoran si godeva della meravigliosa vista del panorama del Vesuvio e dell'intero Golfo. Purtroppo le condizioni par colarmente inclemen del tempo non ci hanno permesso di visitare al meglio la ci à: ma nonostante la pioggia siamo in ogni caso riusci a vedere parte dei luoghi cara eris ci. Siamo par dalla bellissima Piazza del Plebiscito, una delle più grandi piazze della ci à e d'Italia e per questo la più u lizzata per le grandi manifestazioni, con la tappa presso il Caffè Gambrinus per gustare (e non poteva essere diversamente!) il caffè; il Teatro San Carlo e andando oltre la Chiesa del Gesù Nuovo una delle più importan chiese basilicali di Napoli a cui vi hanno lavorato i più influen ar s della scuola napoletana, all'interno della quale è custodito il corpo di Giuseppe Mosca, il Santo Medico canonizzato nel 1987 da San Giovanni Paolo II. Dopo ci siamo dire verso il Monastero di Santa Chiara (proprio quello della canzone!) edificato nei primi decenni del 1300 su un complesso termale romano del I secolo d.C., per volere di Roberto d'Angiò. Abbiamo visitato il bellissimo Chiostro maiolicato e il Museo: infa nel complesso monumentale è ospitato il Museo dell'Opera di Santa Chiara, nato con l'obie vo di ricostruire la storia della fabbrica della chiesa. Il museo comprende varie sezioni che illustrano i res archeologici rinvenu so o la basilica, ne narrano la storia ed espongono ogge sacri, in par colare reliquiari. All'interno di una Cappella abbiamo


della bellezza di quello in cui si crede senza preoccuparci di piacere agli uomini; la verità infa ci precede e ci accompagna; essa brilla per se stessa e non ha bisogno di essere abbellita dalle nostre parole. A noi spe a solo tes moniarla. Sulla via del ritorno Paolo Barro ha chiuso la nostra gita/pellegrinaggio dando voce a un sen mento che ci ha accomunato tu ; ovvero ques due giorni - ha de o il Governatore della Misericordia di San Romano - sono servi sì a visitare la magnifica ci à di Napoli e ammirarne il panorama; sono servi per pregare la Madonna e renderle omaggio nel suo Santuario, ma principalmente sono servi anche per esprimere vicinanza alla Comunità Francescana che nell'ul mo periodo ha vissuto nella Parrocchia diversi momen spiacevoli: il furto sacrilego delle scorse se mane ha infa amareggiato gli animi di tu . Perciò, anche a raverso ques momen insieme, i san romanesi hanno voluto condividere il peso di ques bru avvenimen con i fra che da ormai cinque secoli custodiscono il nostro Santuario e guidano con amorevole servizio il popolo di Dio. Fr. Valen no B. Ghiglia

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celebrato la Santa Messa. Siamo poi ripar alla volta della Ca edrale di Napoli e durante il tragi o abbiamo a raversato (almeno in parte) Via San Gregorio Armeno la celebre strada degli ar giani del presepe, famosa in tu o il mondo per le innumerevoli bo eghe dedicate all’arte presepiale. Incredibile e incantevole lo spe acolo da ammirare! Giun poi presso la Ca edrale abbiamo sostato in preghiera davan al busto che racchiude le reliquie di San Gennaro, patrono della Ci à. Il giorno successivo abbiamo lasciato Napoli alla volta del Santuario di Pompei per una sorta di "gemellaggio" del nostro Santuario mariano con quello partenopeo. La storia del santuario di Pompei è legata a quella del beato Bartolo Longo, suo fondatore, e della contessa Marianna de Fusco (moglie del conte Albenzio de Fusco), con la quale condivise una vita al servizio dei più bisognosi. Il santuario è stato ere o con le offerte spontanee dei fedeli di ogni parte del mondo. Bellissimo e imponente, il Santuario di Pompei è un con nuo via vai di pellegrini: anche noi ci siamo ferma davan alla Madonna per affidare a Lei e alle sue amorevoli mani di Madre le nostre preghiere e i nostri desideri: culmine della ma nata la Santa Messa celebrata dai nostri Padri e Presieduta da Mons. Tommaso Caputo, Arcivescovo-Prelato di Pompei. Nel Vangelo Gesù insegnava una do rina che non rientrava negli schemi di predicazione tradizionali e ciò che colpiva era non solo il contenuto della predicazione stessa ma il modo in cui essa avveniva - ci ha de o il Vescovo Tommaso nell'omelia - Gesù infa insegnava con autorità, perchè Lui stesso era la Parola, il Verbo di Dio, tanto che persino i demoni lo riconoscevano e lo temevano. L'insegnamento della Verità ha una forza che si impone nonostante tu o anche se trasmessa con mezzi poveri: quando si tes monia Gesù bisogna ricordarsi sempre della forza e

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“Tutto concorre al bene per coloro che amano Dio”

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“Tu o concorre al bene per coloro che amano Dio”, dice san Paolo nella le era ai Romani al cap. 8 e Sant’ Agos no aggiunge “ E am Peccata” anche il peccato! La bontà di Dio ha saputo trarre profi o da ogni cosa, anche da quella che in me non era verità. Una menzogna è cio che mi ha introdo o in quello che è il cammino più bello e affascinante della mia vita. La mia vocazione! Si, tu o è nato se così si può dire da una menzogna. O meglio, tu o è nato dal desiderio di Dio, la menzogna è stata lo strumento con cui Dio mi ha aperto gli occhi. Fin da piccolo un grande sogno mi ha sempre accompagnato, fino a giungere alla soglia delle superiori e scegliere la scuola che avrebbe permesso di realizzarlo. Ho scelto di iscrivermi all’Is tuto Alberghiero, volevo diventare un grande cuoco, di quelli che lavorano nelle cucine dei grandi alberghi, delle grandi navi da cro-

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ciera, dei grandi ricevimen . Tu o questo era sostenuto da una grande presunzione, che ce l’avrei fa a! Il gioco delle carte non mi è mai piaciuto, perché quando sembra che la parta si s a chiudendo a tuo favore, ecco che qualcuno ge a un asso e tu o cambia. Con me Dio ha giocato il suo asso, ha bu ato la sua carta e la par ta è andata in “TILT”. Con una differenza, non ho perso, ma ho vinto! Dio si allea sempre con noi! Dio si è alleato con me. Cosa era successo? Era successo il contrario di ciò che aveva vissuto san Francesco, dice nel Testamento: “ …ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo”. Per me l’esa o contrario. Quello che per me era dolcezza mi diventò amaro. L’idea della cucina e di tu o ciò che ne consegue mi era nauseante. E che cosa potevo fare? Rimangiarmi tu a quella sicurezza sul mio


sempre la vocazione a qualche cosa di straordinario, legata ad even miracolis ci e io che non ho mai sen to nulla ero sicurissimo che non mi riguardasse. Lui semplicemente mi disse, Dio chiama i suoi figli a raverso tan ssime strade. Ecco, Dio aveva saputo giocare ancora bene, me endomi nel cuore una nuova inquietudine e una nuova domanda: come avrei potuto riconoscere la mia strada? Da quel giorno tu o è cambiato per me. Ogni situazione che si presentava, ogni parola, ogni incontro, ogni nuovo giorno, tu o era da guardare con occhi nuovi e con un solo interroga vo nel cuore: “ Signore che cosa vuoi che io faccia?” Fammi conoscere la strada da percorrere…. Salmo 148,8. E Dio come mi ha mostrato questo? Semplicemente facendo sì che la mia strada si incontrasse con strade percorse da altre persone. La strada di un sacerdote che mi ha accompagnato nel cammino, che mi ha aiutato a leggere e discernere alla luce della fede quella quo dianità che vivevo. Si è intrecciata con la strada di tan fratelli e sorelle che vivono una disabilità fisica o mentale e che hanno saputo insegnarmi

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futuro, di cui andavo spavaldo e orgoglioso fra i miei amici e famigliari? No, mai! Allora ho cominciato a men re, ad ingannare e ad ingannarmi, andavo avan lo stesso. E questo è stato il punto piu doloroso. Finchè prendi in giro i tuoi compagni poco importa, in fondo dici “chissà quante volte anche loro si prendono gioco di me”. Prendi in giro Dio, ma sei nell’età che poi di questo Dio te ne ricordi il giusto e sopra u o se lo fai, lo ricordi quando si avvicinano le interrogazioni. Ma quando accorgi che stai prendendo in giro te stesso, questo è doloroso, molto doloroso. A raverso questa esperienza fa cosa, Dio mi ha raggiunto, ha iniziato a farsi senre, a farsi vedere, non certo con visioni o fenomeni straordinari, ma a raverso sacerdoti che mi hanno semplicemente dato del tempo e mi hanno ascoltato. Ne ricordo uno, che un giorno confessandomi, probabilmente lesse in me un’inquietudine. Ricordo che mi fece una domanda a “bruciapelo”: ma tu sen la vocazione? In quel momento, che tu o mi sembrava così insicuro, l’unica sicurezza che avevo era quella di non avere nessuna vocazione. Anche qui mi ingannavo, legando

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tanto e a cui devo molto. La strada di una comunità ecclesiale dove ho imparato la vivacità e la freschezza della fede, nonostante tanti limiti umani. E poi si è incontrata con la strada di un pellegrino, un’autentico cercatore di Dio, un grande appassionato per le cose del Regno dei Cieli, di un vero povero che non mi ha legato a se, ma mi ha indicato il maestro da seguire. Francesco d’Assisi, mi ha saputo condurre a Gesù. Un aspe o mi colpì di san Francesco, il suo con nuo camminare, il suo non sen rsi arrivato, il non a endere di essere perfe o per me ersi alla sequela di Cristo. C’è un passo della Leggenda dei Tre Compagni, che nel mio cammino di ricerca è stato importante: “ E da quell’ora smise di adorare se stesso, e persero via via di fascino le cose che prima amava. Il mutamento però non era totale, perché il suo cuore restava ancora a accato alle sugges oni mondane. Ma svincolandosi man mano dalla superficialità, si appassionava a custodire Cristo nell’in mo del cuore”. Mi colpì l’umanità di Francesco, lo senvo tanto vicino a me. Mi ha incoraggiato molto sen re la sua “lo a” tra le sugges oni del passato e la passione per Cristo e

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che nonostante questo il suo cammino andava avan . Se mi venisse chiesto di descrivere in una parola, che cosa è una vocazione, risponderei: CAMMINO. Il mio cammino iniziato anni fa, oggi, attraverso l’obbedienza dei miei superiori, mi ha portato a vivere la mia vocazione di Frate Minore alla Verna, l’alta montagna dove san Francesco si è conformato anche nelle carni a Gesù Crocifisso. Ogni tanto mi fermo, mi guardo indietro e mi chiedo chi me l’ha fa o fare di farmi frate, non trovo una risposta se non quella di una chiamata divina, che a parole non so spiegare. Allora le argomentazioni cessano e rimane solo la felicità e una bellezza che sento, che mi riguarda da vicino, che è per me. E tu o questo nonostante i miei limi e le mie fragilità. L’immagine del ricordo della mia professione perpetua, portava la citazione della Le era agli Ebrei “Me erò la mia fiducia in lui”. Questo è tu o, il segreto che ancora oggi mi perme e di essere felice e di connuare… a camminare! Fr. Francesco Bartoli


Raccontare la mia vocazione...mica facile!

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i chiamo Ma eo, anzi fra Ma eo. Sì, sono un frate. Un frate francescano dell’Ordine dei Fra Minori. Ho 32 anni. Da poco tempo ho professato la Regola di San Francesco d’Assisi per tu a la vita! Un grande giorno, di gioia, di memoria e di stupore! Di gioia, perché in quel giorno ho abbracciato per sempre una vita che mi sta davvero rendendo felice! Non scherzo! A volte, quando si pensa ai fra o alle suore, ci si immagina sempre che siano degli sfiga che non sono riusci a fare altro nella propria esistenza se non quello di infilarsi in un convento… Forse per qualcuno sarà così (anche se dubito fortemente!), ma per me no! Sono in convento da quando avevo 24 anni, cioè da 7 anni… A 23 mi sono laureato in Sviluppo Economico e Cooperazione Internazionale, una facoltà di Economia che si occupa delle situazioni dei Paesi in via di sviluppo. Volevo cambiare il mondo, comba ere le ingius zie sociali ed economiche, salvare i poveri dalle condizioni di sopruso…insomma un sacco di bei proposi e desideri! Poi, mentre cercavo di a uare il tu o con le mie forze, mi sono reso conto che quello che facevo e studiavo non mi bastava. Possibile? “Ma questo è quello che desidero! – pensavo – come può non bastarmi?!” Allora, per me ermi alla prova sono andato un po’ di tempo in sud America, in una missione a Salvador Bahia, in Brasile.

“Lì sicuramente avrò chiaro perché sto studiando e allora sarò felice!” E dopo quella bellissima e ricchissima esperienza, nulla era cambiato! L’insoddisfazione rimaneva… Non riuscivo a spiegarmi il perché, fino a quando non ho midamente chiesto al Signore cosa volesse da me… Io frequentavo la parrocchia, facevo il catechismo, ero un giovane parrocchiano tu ofare. Ma in mezzo a tu e le cose che facevo, non trovavo una risposta…Fino a quando, nell’estate del 2005, sono andato alla GMG a Colonia. Una folgorazione! Non che sia caduto da cavallo come San Paolo, ma folgorato dal fa o che ci poteva essere un’altra strada oltre a quella che avevo pensato io per me… tes mone di gius zia, di pace, di povertà non secondo me ma secondo Dio. É bastato che lasciassi avvicinare a me questa idea, che subito sono stato riempito di calore e di pace! Io, che volevo salvare il mondo e comba ere le ingius zie, ho scoperto di essere chiamato alla vita consacrata! Il Signore mi chiamava ad essere suo! Quando tornai a Firenze, dove sono nato e cresciuto, andai subito a raccontare queste cose che avevo scoperto nel mio cuore a un mio amico sacerdote, che mi ha accompagnato nei miei primi passi di discernimento. Che paura che avevo! Paura di raccontare qualcosa che mi sembrava essere più grande di me: la mia vocazione! Avevo scoperto una cosa nuova ma che da sempre era scri a nel mio cuore! É un po’ come quando cerchi qualcosa con tu o te stesso e affannosamente, e poi rendi conto che ce l’avevi so o gli occhi! Avevo

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pensato da piccolo a fare il prete, ma non la sen vo la strada per me…e quindi conclusi che non avevo la vocazione. E invece mi sbagliavo: non c’è nessuno che non abbia scri o nel cuore la sua vocazione, va solo scoperta, guardata, accolta. Ecco il giorno di memoria! Memoria di tu i passi compiu per essere arrivato a questa giornata di professione solenne dei vo ! Mamma mia come ero emozionato… tesissimo, come chi si sposa il giorno del matrimonio… A fa ca sono riuscito a leggere le parole della professione… Ma che bello! Un giorno donatomi dal Signore, come tu gli altri della mia vita, ma quello aveva un sapore par colare: quel giorno ho de o il mio sì per sempre. Ma o? Stupido? No… innamorato! Eh sì…quando ci si innamora si perde la testa e così è successo. Ed è di questo che mi stupisco, di come si possa davvero lasciare tu o per seguire Lui, di come si possa decidere, sulla base di una Parola ascoltata e accolta, di donare la vita a Dio. E lo stupore con nua nel vedere come il Signore ci renda suoi strumen capaci di annunciare a tu il suo Amore. Non è ques one di bravura, ma di bu arsi! E in questo bu armi ora mi trovo a vivere a Prato, in un quar ere ad alta densità cinese. Insieme ad un altro frate, che conosce bene la cultura cinese, collaboriamo con la Diocesi di Prato per la pastorale in carcere e degli immigra , in par colare aiutando la Comunità Ca olica Cinese. Vol nuovi, “stranieri”, che comunicano la presenza di Dio e il desiderio profondo di vivere la propria fede. A volte è difficile comprendere chi ha una cultura profondamente diversa dalla nostra, ma allo stesso tempo è molto affascinante contemplare la fantasia del Signore che ci ha crea diversi ma tu a sua immagine e somiglianza! Venite e vedrete, dice Gesù ai primi

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discepoli incuriosi da questo nuovo personaggio che si aggirava per le strade della Galilea… Il Signore con nua a girare, a cercare e a lasciarsi trovare…bu amoci dietro a Lui! Fr. Ma eo Tos


La gioia di un Frate a Verna! E’ il monte di San Francesco “intra Tevero e Arno” (Parad. XI-106) nell’alto Casen no (Ar). E’ il santuario francescano famoso in tu o il mondo sopra u o perché conserva il luogo dove il Santo nel 14 se embre (circa) 1224 riceve e da un Serafino con sei ali lucen ssime le sacre S mmate, cioè le stesse ferite del crocifisso, (“) “da Cristo riceve e l’ul mo sigillo (Parad. XI-107). Frate Leone accorse per raccogliere in pannolini il sangue versato dallo S mma zzato. Uno di ques è venerato nella basilica della Verna e conservato in un ar s co reliquiario. Lì si può ammirare e venerare il sangue del Santo. Mi colpisce la scri a in la no sopra l’an co ingresso; trado a in italiano recita: “Altro monte non ha più santo il mondo”. Alla Verna tu o parla di San Francesco. Ogni angolo del Santuario favorisce un colpo di flash sulla storia e spiritualità del Santo. Con il cuore gonfio di gioia desidero inginocchiarmi nella Cappella delle S mmate proprio nel punto esa o dove Francesco divenne un “altro Cristo”. E qui la “san tà” prende il possesso di me e mi blocca in un mare di riflessioni nel più rigoroso silenzio. Come è bella la preghiera in quella Cappella! Balza alla mente il dono della mia vocazione religiosa e dico a me stesso: anch’io sarò un frate come quelli della Verna perché proprio lassù sbocciò il mio sogno, coronato l’11 agosto 1939 con la ves zione del saio francescano. Quella ma na di agosto finalmente spuntò con tanta gioia per me. Francesco

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mi aveva chiamato ed io gli avevo risposto di sì, senza tentennamen , ma con una decisione forte di seguirlo fino in fondo. Per sempre. La no e precedente la liturgia della “ves zione da frate” non riuscivo a prendere sonno. Sognare ad occhi aper alla bellezza del saio francescano e nel sogno vero feci una lunga chiacchierata con San Francesco che non finiva di invitarmi proie andomi una vita tu a con Dio. Un sogno che mi impegnò quasi tu a la no e. Il Santo mi promise una vita che dà il senso alla nostra esistenza. Quella ma na dell’11 agosto 1939 erano presen nella basilica della Verna anche i miei genitori. Ore 10: Padre Flaminio Vannuccini, incaricato dal Padre Provinciale di accogliere all’Ordine i nuovi novizi e quindi anche me che in ginocchio meditavo sui saggi consigli del do o predicatore che illustrava la nuova forma di vita, compreso il cambiamento di nome. Lentamente lui fece scivolare sul mio esile corpo (allora avevo 16 anni) il saio francescano e mi cinse con la corda da tre nodi, per ricordarmi i tre vo : obbedienza, povertà e cas tà. Che emozione in quel momento! Un brivido di gioia che la mia penna non saprà mai descrivere. Me lo ricorderò per tu a la vita, sempre! Il mio nome di ba esimo è Ugo, ma il celebrante, posando la mano sulla mia spalla sentenziò: “Ugo da oggi chiamerai Frate Ugolino”. Questo per indicare un completo cambiamento di vita. La mamma appena mi vide con l’abito da frate, rompendo il mis cismo della liturgia, mi disse: “Frate Ugolino quanto sei bello con l’abito francescano” e mi abbracciò. Il babbo commosso: “Complimen , caro frate”. Che felicità per me. Sì, ero diventato

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frate. Il mio sogno si era avverato, frate come tu i Fra Minori del mondo. Nei primi giorni di noviziato , un po’ incuriosito, feci la ricerca sul mio nuovo nome e venni a scoprire che Frate Ugolino era tra i sei fra invia da San Francesco a predicare il Vangelo ai maome ani del Marocco. Ques li condannarono alla decapitazione. Papa Leone X li proclamò tra i san mar ri, così anche fra Ugolino meritò la corona del mar rio. L’Ordine Francescano li ricorda ogni anno il 10 o obre ed io in quel giorno festeggio il mio onomas co. Alla Verna, proprio lassù, sbocciò il mio sogno che avevo accarezzato fin da bambino e che si era coronato l’11 agosto 1939 alla Verna. Quella data per me è indimen cabile. Sì, perché in quel giorno era iniziata un’altra avventura francescana che vissi con nuovo entusiasmo con la mia ordinazione sacerdotale nel Duomo di Siena il 13 marzo 1948. In quel giorno si spalancò per me una grande finestra sul mondo. La mia vita divenne un apostolato dinamico: predicazione, scuola di Stato, a vità scou s ca, direzione delle due emi en TV canale 48 e Teletoscana-Uno, trasmissioni a Radio Montecarlo e Radio Wie on negli Sta Uni e Radio Canada, collaborazioni a riviste di ampia ratura (Grand Hotel, Messaggero di Padova, Famiglia Cris ana) e collaborazione per 10 anni con la Walt Disney. L’iscrizione al giornalismo facilitò il mio apostolato aprendomi le porte di tu i con nen , dove potevo seminare le verità della nostra fede e morale. Tu o in me voleva dire diffondere il Vangelo. Sono felice di ripensare ai mol servizi nel mondo dello spe acolo, dello sport, specie del calcio, del cinema e della morale ca olica. Le mie esperienze sono raccolte in 21 libri pubblica negli anni della mia a vità. Ed ora sono qui, ultra novantenne nella Infermeria francescana sulla fantas ca collina di Fiesole da dove si domina Firenze e molta Toscana. Sono qui felice di aver

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dedicato la vita all’ideale francescano, trascinato dal carisma di San Francesco, un santo che nella storia della Chiesa ne nascerà forse uno ogni venti e più secoli. Francesco è veramente carismatico, è grande pur vivendo nella autentica umiltà. Ed io ho creduto in lui, sempre! E ho cercato di avvicinarmi a lui. E’ bello camminare sulle sue tracce. Con lui siamo sulla pista giusta. Sì. Sono qui dove c’è il tempo per pregare, rifle ere, meditare, studiare, curarsi, e ricordare le fasi più ricche o povere della vita con l’aiuto della memoria cioè di “un diario che ciascuno porta sempre con sé”. Twain Mark. Se per ipotesi io ritornassi bambino mi farei nuovamente frate, con la fede di oggi. Eppure io e Francesco siamo due realtà molto diverse. Scrivevo in un ar colo ne’: “La maturità evangelica di Francesco” di Enzo Fortunato, Ed. Messaggero – Padova: “Lui il Santo” io un semplice scribacchino affascinato dal mistero della Verna che rivedo con emozioni sempre nuove nel filmato della mia memoria come in una pellicola che ospita preziosi ricordi di un tempo che fu, anche i più lontani e commoven con immagini vere, non sfuocate, ma di una chiarezza sorprendente e con regia accarezzante. Mi si acce una confessione: La Verna, con la Cappella delle S mmate mi è rimasta nel cuore. Proprio lassù ho sen to Francesco più vicino a me. Io e Francesco – perché non dirlo? – due cara eri (ivi) che tentano di fare amichevolmente un po’ di strada insieme per raggiungere lo stesso ideale. Bisogna che lo scriva: tra me e Francesco c’è un abisso che ci separa, ma c’è anche un feeling che ci unisce. Mi piace camminare sulle sue tracce: le sue sono certe, sicure, le mie indefinite. Concludo. Io sono un suo ammiratore, un suo amico e “felicemente” un suo frate. Amen! Fr. Ugolino Vagnuzzi Fiesole, 20 febbraio 2015











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