Sommario Apolidi \ IdentitĂ non disperse
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Collettivo Neworld
Apolidi, lucchetti e catenacci
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Barbara Martusciello
Artisti
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Associazione Neworld
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Curatore
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Apolidi \ Identità non disperse
“Vivo sempre nel presente. Non conosco il futuro. Non ho più il passato. L'uno mi pesa come la possibilità di tutto, l'altro come la realtà di nulla. Non ho speranze né nostalgie. Bernardo Soares
Il tema delle migrazioni, in tutte le sue diverse declinazioni, sarà al centro della mostra Apolidi. L’esposizione si propone come una forma di narrazione collettiva, in cui s’intersecano vari punti di vista, in grado di restituire voce e dignità alle moltitudini senza volto della contemporaneità. La mostra intende raccogliere materiali di analisi e di riflessione su un tema di grande attualità. Essa è aperta a contributi artistici che affrontino problemi legati all’etica, alla definizione dell’identità culturale e ai rapporti fra le culture, alle relazioni fra identità culturale alle questioni di genere specificatamente connesse all’interculturalità, allo sviluppo del dialogo interculturale e interreligioso. L’arte registra e indaga il declino del mondo e le infinite trasformazioni di un sistema economico e simbolico, e mette in scena, in modi infiniti, una possibile riflessione sulla storia attuale, compresi i
suoi orrori sulla solitudine di massa, sulla fragilità dell’uomo, sull’imperfezione della vita, sul desiderio di vivere. Sa parlare al nostro spirito oltre le barriere di lingua, tempo, cultura. Inoltre, unisce origini e storie di luoghi e nazioni, crea un itinerario ideale confrontando identità culturali, amori e passioni che si manifestano nell’espressione artistica, oltre ogni limite e confine geografico La scelta di intervenire nel dibattito di sensibilizzazione sui temi dell’immigrazione viene dall’analisi dell’ampio spettro di contenuti che abbiamo affrontato e che affronteremo in futuro, siamo convinti che un’azione artistica possa contribuire ad accrescere la conoscenza e la consapevolezza di questa emergenza, da affrontare a livello di una presa di coscienza globale.
Collettivo Neworld
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Apolidi, lucchetti e catenacci di Barbara Martusciello
“Le porte possono anche essere sbarrate, ma il problema non si risolverà, per quanto massicci possano essere i lucchetti. Lucchetti e catenacci non possono certo domare o indebolire le forze che causano l’emigrazione; possono contribuire a occultare i problemi alla vista e alla mente, ma non a farli scomparire” (Zygmunt Bauman, La società sotto assedio)
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Perché una mostra contemporanea affronta oggi il tema dell’apolidia? Perché vi si sono cimentati il duo Valentina Addabbo & Gerardo Rosato, Antonio Agresti, il collettivo Artisti Innocenti, il Movimento non perdono, Karmil Cardone, Antonella Catini, Federica Cecchi, Dario Fo, Daniela Foschi, Ignazio Fresu, Antonella Graziano, Valentina Lo Faro, Fabio Patronelli, Adriana Pignataro, Parlind Prelashi, Eugenio Rattà, Stefania Scala, Vincenza Spiridione, Carmelo Tommasini, Annamaria Volpe, Lisa Yachia, Emre Yusufi, Grace Zanotto? Con la sua specialissima e qui eterogenea lingua, l’arte si pone e pone domande proponendo nuove prospettive sulla realtà, concreta o eterea che sia. In questo senso, un argomento complesso e attuale come questo dell’essere senza patria (ápolis: dal greco “a”, senza - privativo - e “pólis”, città / Stato), che si rivela, a ben guardare, storicamente più remoto e ciclico nel tempo e collegabile al suo contrario - il mito dell’autoctonia di origine greca (si veda Erodoto) -, torna questione sempre aperta con cui necessariamente gli uomini di buona volontà - e tra questi, appunto, gli artisti e i loro compagni di viaggio come lo sono i critici e i curatori, ad esempio - devono fare i conti. Questi, i conti, non tornano mai, men che meno in questi nostri giorni in cui i numeri aumentano spaventosamente: solo in Italia, più di 15
mila invisibili e, secondo le stime dell’UNHCR, circa 10 milioni nel mondo L’apolide è una persona priva di qualunque cittadinanza a causa di discriminazioni subite nel proprio paese d’origine (ad esempio durante una dittatura) o a causa di un espatrio (come migranti o rifugiati) in un altro Stato che non gli ha riconosciuto la nuova condizione. Questi soggetti si trovano in una situazione di limbo, senza diritti né sicurezze, privati di una identità anche sociale e politica, nonostante l’approvazione, nel settembre 1954 a New York, di un’apposita Convenzione - ratificata e resa esecutiva in Italia con legge n. 306 del 1 febbraio 1962 - relativa allo Status degli Apolidi; l’accordo, oltre a determinare le specifiche rispetto a chi rientra nella categoria, ha indicato agli Stati contraenti benefici da garantire loro e doveri da far rispettare.
“Il rifugiato è una persona che nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato. Il rifugiato è anche chi essendo apolide e trovandosi fuori del suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi.” (Convenzione di Ginevra, 1951) Nella storia sono stati tantissimi gli esiliati dalla propria terra che hanno subito la condizione di apolidia: l’autorevole psicologo austriaco di origini ebraiche Sigmund Freud, ad esempio, che riparato a Londra finalmente ottenne la posizione di profugo
politico; o il grande scrittore e intellettuale Luis Sepúlveda, attivista cileno punito durante la feroce dittatura di Augusto Pinochet con il ritiro del passaporto e della cittadinanza. Sepúlveda racconta molto bene, nel suo Storie ribelli (Guanda editore, 2017), la sua vicenda e la sensazione di “essere doppiamente paria”, ovvero oppresso e reietto. L’artista, figura nobile nella società e al contempo scomoda, per via del suo sottrarsi - generalmente ai preconcetti, alle regole precostituire e ai rigidi schemi del potere dominante, è stato, proprio per questo suo essere voce non irreggimentabile, spesso sottoposto alla censura, alla tirannia, all’annientamento, dovendo quindi fuggire per aver salva la vita oltre che la libertà. Innumerevoli sono gli espatri più o meno rocamboleschi per la ricerca di ospitalità in Paesi più democratici e/o accoglienti; non sempre lo spostamento è stato facile o è andato a buon fine. Solo per citare uno dei più massicci esodi di intellettuali e artisti: quello durante le persecuzioni naziste, che di fatto hanno provocato un’epocale movimento fisico, ma pure del sapere e creativo, essenzialmente negli USA, determinando di fatto anche la sostituzione del polo culturale dominante, o preminente, da europeo ad americano. Da quel momento in poi, insomma, grazie anche all’apporto di questi nuovi cittadini stranieri, il Sistema dell’Arte solo per fermarci a questo ambito - è diventato statunitense. Gli artisti, dunque, emigranti per necessità essi stessi, apolidi o finalmente regolarizzati, sono stati e sono anche categoria che sottopone alla propria società il dubbio. Più di tante altre persone, possono, infatti, farsi portatori di una sensibilità non omologata in grado di includere, attraverso le proprie grammatiche visive, analisi e riflessioni critiche nei confronti di squilibri e problematiche - sia esistenziali, sia tangibilmente quotidiane, sia entrambe - che necessitano di urgente risoluzione. Le risposte spettano ai consessi civile e istituzionali che, oggi
meno che mai, non possono permettersi un arroccamento su vecchie valutazioni e posizioni, poiché il mutamento geopolitico è in atto e inarrestabile e ciò che serve è solo e semplicemente prenderne atto e organizzarsi per accoglierlo e governarlo virtuosamente. E’ interessante vedere come i singoli autori abbiano affrontato il tema: chi in modo più narrativo, anche nelle nominazioni delle opere, chi più concettualistico, scegliendo la figurazione o l’astrazione, la performance, l’installazione o il dispiegamento su superficie. Anche nei titoli dei lavori in mostra è possibile riscontrare il temperamento degli artisti di fronte alla questione e il rispettivo carattere stilistico, che ci dispone una poetica variegata come variegato è il mondo. Antonio Agresti si esprime tramite meticciaggio, riversando nel mix di materiali e reperti - collage, manifesti murali di carta e colla su legno multistrato di pioppo - una peculiare forza simbolica: i suoi “Anima oscura” e “Onda anomala” ci parlano di diversità, tumulto e di coesistenza possibile; Karmil Cardone con la fotografia digitale ci propone una “Anima Mundi” magnificamente al femminile; Antonella Catini un groviglio di colori e pittura che edifica una moderna versione di “zattera della medusa”, di gericaultiana memoria, non dimenticando, qui, che l’opera-ossessione dipinta dal celebre francese nel 1818-19 raccontava anche una efferata storia di soprusi di una classe sociale e del suo potere su un’altra. Federica Cecchi, con “Alone “ e “Mani” ci consegna immagini quasi monocrome di toccante robustezza evocativa. Dell’immenso Dario Fo, (Sangiano, Varese, 1926 - Milano, 2016) è in mostra una stampa digitale tratta dal dipinto “Sbarco a Lampedusa” (realizzata a cura di Touch Art International appositamente per la manifestazione Apolidi / Identità non disperse). La composizione figurativa mima certe opere medioevali: un’antichità
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di cui Fo capì e comunicò la grande modernità attraverso la sua letteratura e le sue messe in scena. Non a caso, proprio “seguendo la tradizione dei giullari medievali” dileggiò “il potere restituendo la dignità agli oppressi.” (la citazione è tratta dalla motivazione dell’assegnazione, nel 1997, del Premio Nobel per la letteratura). Daniela Foschi, con una tecnica mista d’impatto retinico sottopone al pubblico una ponderazione sui tanti “Dove” e “Quando” (con “Tracce” e “Impronte” contemporanee”. Ignazio Fresu sceglie le valigie come manufatti e materia emblematica della sua ambientazione: questi oggetti, portati differentemente da molti artisti nella storia dell’arte, quasi tutti affidando ad essi un significato drammatico, in Fresu compongono “Oggetti Smarriti”, definendo quindi una nota allegorica pure nel titolo. L’installazione è costruita con una serie di queste valige in resina, ferro e ruggine e, fatta salva l’inequivocabile durezza del tema evocato, è attraverso la deperibilità e provvisorietà della materia che Fresu ci fa intravedere una certa, commovente bellezza e, dunque, un barlume di speranza. Non tutto è perduto… forse. Antonella Graziano consegna a un piccolo (cm 50x50) acrilico su tela la possibilità di una figurativa “Rinascita” dopo un reale o metaforico peregrinare; Ombretta Iardino fissa i “Movimenti di luce” - geometrie e lacerazioni della serie “Shangai” - composti da tubi modulari, di ferro, assemblati mediante l’utilizzo di calamite strutturali; i tubi lavorati a cannello allocano led dando vita a giochi chiaroscurali. Con tutti questi elementi l’artista compone un’installazione che può modificarsi ad ogni allestimento: non v’è narrazione del tema esplicitato dalla mostra ma un’allusione ad un alfabeto versatile in grado di farsi, di volta in volta, linguaggio diverso e insieme unificante. Valentina Lo Faro incarica la sua figurina gentile, quasi una Primavera di richiamo neo-liberty (tecnica mista su tela, cm 50x50), della comunicazione di una riflessione sullo stare nel mondo e sull’avere
(riconosciuta) un’identità; Fabio Patronelli, con la sua astrazione lirica sui toni acrilici del blu e dell’azzurro, nelle versioni “Mediterraneo” n. 1 e n. 2 inevitabilmente richiama terribili traversate con le famigerate carrette del mare; Adriana Pignataro sceglie il registro didascalico nel suo “Apolidi in cerca di identità” in cui strutture cromaticamente vivide celano impronte di mani; Parlind Prelashi visualizza sulla tela, con la sua tecnica mista, una sorta di spettro che emerge o è risucchiato nel buio cromatico con un grido mefistofelico - da strega delle fiabe - che pare al contempo tragico e ribelle; Eugenio Rattà reitera su un ampio fondo blu un bel volto di donna tra le rose, reso piatto e graficizzato tanto da riconvocare un certo tipo di comunicazione visiva e da rendere “Namless”, costruita sull’uso di collage e acrilico, opera-manifesto. Stefania Scala visualizza, tramite stampa digitale su carta, una sequenza di immagini che ricordano frame luminosi, gorghi di energia, grovigli di vibrazioni e onde, riassumibili nel linguaggio di un “SOS” lanciato affinché qualcuno, dall’altra parte, lo ascolti e non resti sordo e cieco; Vincenza Spiridione ne “L’abbraccio” e “Alì ha gli occhi azzurri” mescola legami letterari e pittorici di storica memoria che richiamano, almeno in un caso, l’Inferno di Dante reso dal visionario segno di William Blake: mai riferimenti furono più pertinenti, aperti al fine alla speranza con un piccolo bronzo “Dal gioco alla gioia”; Carmelo Tommasini ha edificato due piccole sculture in ceramica - “Mammoccio seduto” e “Mammoccio totem” - dalla forza evocativa inusitata e un legame con l’originario alla base della storia dell’uomo anche universalmente inteso. Annamaria Volpe traccia un percorso minimale nell’apparentemente pacata e candida forma della “ Solitudine”, che si apre alla “Speranza”; Lisa Yachia scombussola i registri astratto e figurativo - per una messa in opera che vede manifestarsi dalla massa cromatica alcuni elementi riconoscibili (forse); il magma pittorico richiama sia il caos della cronaca sia quello più
privato, intimo e personale e non è facile reperire in essi punti di orientamento, approdi sicuri, nemmeno riferibili a se stessi e alla propria identità. Neanche un’impronta digitale può aiutare, anzi, al contrario: diventa il codice a barre di una filiera in cui le merci viaggiano liberamente e gli esseri umani no. Questo ed altro viene in mente di fronte al grande dittico (cm 300x150) a olio su stampa digitale “Road sweet home” e “Confused identity”. Emre Yusufi produce fotografie lavorate, contaminate, che appaiono realistiche e allo stesso tempo spiazzanti, in molti casi strabilianti: la manipolazione digitale riesce a costruire scene esagerata ma che possono sembrare verosimili, un po’ come le antiche leggende e le favole; tutto è atto a creare un’atmosfera per sottolineare un dato, un percorso di senso, un pensiero, restituito con una leggerezza giocosa dietro cui può celarsi il particolare toccante: come in “Old Man” e “Old Woman” in cui Yusufi enfatizza un dettaglio, quello più pertinente e coinvolgente, il più emblematico: lo sguardo. La prassi, tipica di fumetti e animazione, affida all’ingrandimento esponenziale delle pupille dei soggetti raffigurati quel tanto di commovente e onirico da comunicare. Così, ad esempio, agli acquosi, tristi occhi dell’anziana signora - come fossero quelli di una bambina cresciuta troppo in fretta, che ha visto tanto, troppo - è trasmesso il compito di contenere e annunciare l’intero, articolato tema della mostra. E mentre lo cerchiamo lì nei suoi occhi, che pare ci guardino, sembra in essi rispecchiarsi una frase di Fëdor Dostoevskij: “Io mi sento responsabile appena un uomo posa il suo sguardo su di me.” Grace Zanotto espone una efficace fotografia documentaristica di street performance, “Love Burka, Missione India”, da un reportage di Malini Kochupillai, fotografa indipendente e ricercatrice urbana di stanza a Delhi. La composizione parla di libertà e Identità celata e allo stesso tempo preservata - a seconda del punto di vista -, mostra
controsensi e ingenera preconcetti; ma quel che resta una volta eliminato il rumore di fondo, è la struggente bellezza della composizione, il taglio di luce calda fissata dalla foto, il gesto della donna interamente coperta di stoffe colorate ed eternata da uno scatto che la svincola dal fragile posto nella vita e la consegna per sempre all’Arte. Infine, tre cooperazioni tra artisti: del gruppo che si riunisce nel nome del Movimento Non Perdono (Roberto Marsella, Grace Zanotto, Alessandra Camera e Angelo Pacifico), che ci propone “Cadavere Squisito” e “La Tratta e il Tratteggio”; così un estratto della loro performance: “Il corpo vale in relazione al passaporto che ne determina il valore. Nel passaporto son scritte le istruzioni per la mercificazione degli organi, come un regolamento per il gioco del dottore. Quando il passaporto non garantisce l’identità del corpo esso diventa oggetto della tratta, tavola da tratteggio.”; e: “Il mare ha l’acqua salata e come un frullatore, nei suoi vortici dimentica e custodisce identità sospese. Mappe e frammenti da secoli rimangono a margine della tratta degli esseri umani. Eppure gli organi sono interscambiabili, solo però con le regole scritte nel passaporto.” Valentina Addabbo & Gerardo Rosato distendono a quattro mani, sulla parete, una leggerissima installazione di carta e fil di ferro di dimensioni variabili con tantissime piccole farfalle notturne. “Come una falena alla luce” consta di una sovrapposizione di significati che iniziano liricamente e giungono verso il dramma perché per orientarsi in volo, questi lepidotteri seguono la luce - della luna o del sole al tramonto - per arrivare a destinazione; ma il loro istinto non considera ciò che può turbare l’ordine naturale e, purtroppo, spesso confonde la luminosità di una lampada o del fuoco; le falene, quindi, “credendo di seguire una giusta rotta - ci dicono gli artisti - sono disorientate e disilluse dalla realtà”, finendo “per bruciarsi”; ebbene: tale “viaggio verso la meta agognata ricorda i flussi migratori di
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uomini e donne che partono da paesi in cui non possono più stare per seguire una meta che credono essere la salvezza. Ma la luce in fondo spesso non è quella della luna ma di una misera lampadina. Molti insetti per orientarsi seguono la luna o il sole, un po’ come la stella polare per gli antichi marinai. Ogni anno il nostro paese è sorvolato da una moltitudine di farfalle notturne migratrici, tra cui alcune Sfingi che sono nate in Africa: sulla loro rotta trovano una serie ininterrotta di luci pronte ad ammagliarle e a condurle a morte sicura.” Gli artisti§innocenti daranno corpo liquido - perché collegati via SKYPE - a una perform/azione (agita da: Petra Arndt, Franco Ottavianelli, Daniele Villa Zorn, Riccardo Marziali, Roberta Guerrera, Federica Santoro, Meletios Meletiou, Armando Moreschi, Monica Pescosolido, Davide Cortese, Mirco Vrummi) che immaginiamo nel pieno rispetto del loro carattere collegiale: densa di ironia, irriverenza dadaisteggiante e sguardo critico sulle cose del mondo. Entrano negli spazi espositivi con delle corone in testa e variamente agghindati con capi d’abbigliamento bordati da acuminati dissuasori per piccioni: quelle strisce plastiche dotate di pungoli che si applicano solitamente su muri e cornicioni per respingere i volatili. Ciò - questo è il loro comunicato - “per sperimentarne, a diretto contatto col pubblico, la prossemica, rifacendosi, ludicamente sottotono, ad una lunga sperimentazione” che passa anche per il “Cadeau” / ferro da stiro (Parigi, 1921) di Man Ray e le fisiche provocazioni di Marina Abramović & Ulay negli anni Settanta. “I pungoli distanziano i corpi dei performer dallo spazio circostante. A prima vista rimandano a: perni in serie, aculei, antenne, distanziatori, raggiere, trofei, chiodi di fissaggio, canali di scolo per le fusione di statue in bronzo; coincidono insomma con un’aureola di raggi che ritmicamente isola e virtualmente può produrre ferite a chi osasse trascurare la barriera acuminata. Gli artisti§innocenti sono ferri da stiro viventi, il loro abbraccio potrebbe trasformarsi
in morsa. Con dissuasivi, basterà vedere affiancati due componenti del gruppo, ugualmente armati di questa sorta di pettini irti (come i gatti lo sono di peli e di baffi), per prospettare l’avvicinamento e l’impossibile contatto col pubblico che non si dovrebbe presumibilmente allarmare. In effetti. i performer andranno diversificando azioni e situazioni intorno alla vicinanza dei loro corpi scenografici con quelli del pubblico. L’immagine fotografica di dissuasivi è (…) un’immagine-gioco (…) e consta di due foto contrassegnate da un a) ed un b). Con essa gli a§i non rappresentano un’opera (da performer si esprimono infatti con azioni) ma un manifesto che attiene alla categoria del ludico. Il lettore si scoprirà incapace di comprendere il senso del raddoppiamento della figura, se non che l’effetto finale è una disattesa, una delusione. Le due copie identiche invitano a cercare inutilmente differenze (inesistenti), proprio come, allo stesso modo, nel pianeta terra la segregazione che alcuni impongono relega individui fuori dal contesto o dai gruppi di appartenenza. L’esclusione appare insensata, l’aut-aut inammissibile. I sentieri non si possono biforcare.” “L’esclusione” appare anche a noi come qualcosa di “insensato” e ogni “biforcazione” attinente al dibattito apolidi / rifugiati / immigrati priva di valore costruttivo e di civiltà così come lo è ogni filo spinato, muro e lucchetto di cui scrive Bauman. Questo è un po’ il leitmotiv della mostra tutta e sottinteso in ogni opera esposta che si fa canale di comunicazione stratificata di tale spinosa questione.
“A te. Straniero, se passando mi incontri e desideri parlarmi, perché non dovresti farlo? E perché non dovrei farlo io?” (Walt Whitman)
Artisti in mostra Per la gentile concessione di Jacopo Fo e la disponibilità della Galleria TouchArt in mostra un’opera di Dario Fo
Valentina Addabbo & Gerardo Rosato Antonio Agresti Karmil Cardone Antonella Catini Federica Cecchi Daniela Foschi Ignazio Fresu Antonella Graziano Ombretta Iardino Valentina Lo Faro Fabio Patronelli Adriana Pignataro Parlind Prelashi Eugenio Rattà Stefania Scala Vincenza Spiridione Carmelo Tommasini Annamaria Volpe Lisa Yachia Emre Yusufi Grace Zanotto
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ASSOCIAZIONE N E W O R L D
Profilo L’Associazione Neworld - ecologia e sociale, è nata nel 2007 con l’intento di studiare le problematiche sociali ed ambientali del nostro tempo. Partecipa al dibattito critico che mette in discussione il modello di società fondato sullo sviluppiamo ad oltranza, ma anche la falsa alternativa dello sviluppo sostenibile con le sue molteplici contraddizioni (ed inganni). L’associazione è attivamente impegnata affinché si diffonda un pensiero culturale che informi circa la reale dimensione delle criticità ecosociali che continuano ad essere irrisolte; e affinché ciò avvenga, è necessario che si affermino stili di vita innovativi capaci di coinvolgere tutti nella costruzione di una società solidale più equa e sobria. Finalità Il campo del nostro progettare è ampio e diversificato come lo sono le attività e i luoghi che fanno da sfondo alla vita: abitare, lavorare, relazionarsi, coltivare e scambiare saperi. I nostri scopi: promuovere l’ecoarte, la bioarchitettura, il design sostenibile, l’educazione all’ambiente, riflessioni sulla società dei consumi, la pratica dell’autoproduzione, il riutilizzo e il riciclo dei materiali, L’uso di energie da fonti autonome e rinnovabili, l’agricoltura contadina biologica e gli orti urbani, il vivere lento e la cultura del cibo sano, la preservazione delle culture del pianeta a rischio di estinzione. Alla definizione dei progetti ed alla loro realizzazione partecipano esperti e specialisti di vari ambiti (scientifico, tecnico, umanistico, sociologico, artistico, economico, giuridico, educativo e formativo), secondo le caratteristiche del progetto e quasi sempre in una modalità di collaborazione multi-disciplinare. Una breve riflessione sull’attualità Le società moderne caratterizzate dal mito della crescita economica, dal produttivismo e dalla competitività, nonostante abbiano contribuito ad innalzare il livello generale delle condizioni di vita, siano state il motore di scoperte scientifiche e tecnologiche importanti, hanno prodotto sul piano dell’ambiente, uno sfruttamento incontrollato delle risorse del pianeta, mantenuto se non aggravato sul piano sociale ed etico la divaricazione economica e culturale, le disuguaglianze tra classi sociali, tra Nord e Sud del mondo. Hanno causato danni irreversibili all’ecosistema e gravi problemi di salute, esportato guerre per il controllo degli approvvigionamenti energetici e delle materie strategiche, prodotto nuove forme di schiavitù e sudditanza, miseria e mancanza di diritti fondamentali.
La centralità delle attività economiche e finanziarie hanno man mano imposto una cultura basata principalmente sul valore economico del fare umano che mette in secondo piano quella cultura umanistica impregnata di valori autentici e realizzativi. E’ evidente come perfino il malessere psicologico ed esistenziale diffuso nelle nostre società derivi proprio dai modelli di vita da esse stesse assunti e propagandati, modelli che essendo “un surrogato di felicità” non possono certo dare il senso di equilibrio interiore e serenità di cui gli esseri umani hanno bisogno. NWART (Neworld art) che è parte integrante dell’Associazione Neworld, opera a livello nazionale e internazionale per diffondere e promuovere l’Arte contemporanea attraverso mostre ed iniziative pubbliche. Dal suo nascere, si distingue come promotrice di nuovi processi artistici ispirati a temi sociali ed ambientali in collaborazione con enti privati, pubblici e istituzioni. Manifesto Nwart per l’eco-arte L’artista consapevole dell’iniquità della società neoliberista che esclude e marginalizza tutto ciò che non è funzionale e asservito alle sue logiche, sensibile alle disuguaglianze sociali e alle devastazioni dell’ambiente, alla banalità culturale che tale società usa e incentiva per autoconservarsi, sceglie di indirizzare il suo operato e potenziale creativo verso un prodotto artistico propedeutico al “risveglio della coscienza”. Ricontestualizza il titolo del Capricho di Goya “il sonno della ragione genera i mostri”, per ricordare e far ricordare che l’aspirazione a un mondo più etico e autenticamente libero, passa attraverso il recupero e l’esercizio di una lucida capacità critica e la partecipazione attiva. L’elaborazione dell’artista abbandona l’autoreferenzialità e l’ingannevole identificazione narcisistica con l’opera, fine a se stessa e va a realizzare un’idea fruibile che coinvolge e diventa patrimonio di tutta la comunità. L’art-action (performance, dipinto, oggetto multidimensionale, foto o video) diventa l’armamentario della comunicazione. Essa racconta in tutta la sua evidenza la criticità e l’implosione di questo modello di società che propaganda di essere veicolo di progresso, benessere e opportunità e che invece ha creato ingiustizie, un endemico “mal di vita” e un preoccupante deterioramento della biosfera. Come non accorgersi infatti del restringimento abilmente mascherato, dei diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici
della persona; del consumismo che propaganda benessere e felicità proporzionati al PIL e allo sviluppo incurante dei limiti del pianeta; della promozione di status quali il successo, il potere e la ricchezza, a unici valori realizzativi; dell’alienazione e delle difficoltà esistenziali che tali disvalori producono minando la stabilità fisica e psicologica delle persone; della natura violata, saccheggiata e devastata in modo irreversibile per lo strapotere dei gruppi economici trasnazionali e della messa in atto di mega-progetti ad esse funzionali; dei beni comuni, diritto fondamentale dei cittadini (acqua, servizi essenziali, saperi) trasformati da beni di libero accesso a merci, cospicua fonte di profitti privati. Dunque, proprio da queste istanze e dal desiderio di partecipare al cambiamento della società, l’eco-artista si coinvolge in questa corrente “open source” che pensa, costruisce, scambia e propaganda idee veicolandole con tutti i mezzi possibili. Di fatto, si viene a costituire una sorta d’incubatore dove i prodotti artistici, gli artisti e i fruitori diventano un sistema interdipendente, il prototipo e l’esemplificazione della trasformazione. I progetti di NWart continueranno ad avere due caratteristiche: cogliere l’attualità in movimento fissandolo nella storia contemporanea alla maniera del fotoreportage e la “portabilità” delle idee in contesti disomogenei; si tratta in sostanza di verificare come questo movimento per l’eco-arte che si sta consolidando riesca ad attraversare mondi, culture e sensibilità diverse mantenendo inalterato il suo messaggio.
Luigi Straffi (Presidente Associazione Neworld)
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CURATORE ANTONIETTA CAMPILONGO
ARCHITETTO | DIRETTORE ARTISTICO E CURATORE Attualmente vive e lavora a Roma. Da giugno 2010 è direttore artistico della Galleria MostrArti - Roma. Da marzo 2007 è direttore artistico, settore mostre, della Fonderia delle Arti - Roma. Dal 2007 vicepresidente e curatore, settore mostre, dell’associazione Neworld (NWart). Dal 2003 curatore indipendente. Ha collaborato e collabora con molteplici gallerie private e spazi istituzionali in Italia e all’estero. Ad oggi ha firmato oltre 20 cataloghi con referenti privati, musei e altri organi istituzionali. A Roma e provincia ha collaborato e curato diverse esposizioni: al museo di Arte Contemporanea Roma MACRO Nuvola Creativa Festival delle Arti, prima edizione “Grammelot”, seconda edizione “Living Nature”, Alle Case Romane del Celio Floralia - Dialogo senza tempo, al Museo Ara Pacis “Energie fluide I cantieri dell’anima” in collaborazione con Philippe Daverio, al Museo delle Auto della Polizia di Stato “Distanze di Sicurezza”, alle Scuderie di Palazzo Ruspoli “Della Stessa Sostanza degli Ultimi”, al Museo del Chiostro del Bramante diverse mostre personali di artisti contemporanei, a Palazzo Valentini “Bideceinge” - mostra e Conferenza sulla Decrescita “La strategia della lumaca”, al Museo del Fiume a Nazzano “Il filo d’acqua” e numerose mostre personali sul tema dell’acqua e natura, al Museo Archeologico Doria Pamphilj di Valmontone “Ti Riciclo in Arte/In Arte ti Riciclo”, al Museo dello Stadio di Domiziano “Corruzione Capitale | Roma ai tempi degli ingranaggi lubrificati”. All’estero ha collaborato e curato diverse esposizioni: A Berlino esposizioni con la Galleria Infantellina, a Varsavia con la Galleria Pracovnia e l’Istituto italiano di Cultura, a Zamość (Polonia) Galeria Zamojska, a Londra con differenti gallerie private e l’istituto italiano di Cultura, a Lubiana (Slovenia) con l’Università e a Crnomelj (Slovenia) con gallerie private, a Hangzhou (Shanghai, Cina) ha curato un esposizione di artisti italiani in occasione della XXII edizione della The West Lake Expo Art Fair di Hangzhou, a Fukuoka (Giappone) al Palazzo della Toyota Bldg. MOSTRE | EVENTI 2018 • Apolidi / Identità non disperse - Nell’ambito del progetto Spazio al talento Fabbrica del Vapore - Milano - Con il patrocinio del Ministero dell’Interno - MigrArti - Milano • Ex Voto - Studio Iardino - Roma • openARTmarket - Ventunesima edizione - Domus Romana - Roma 2017 • openARTmarket - Ventesima edizione - Fonderia delle Arti - Roma
• Sintesi Iran - Artisti iraniani a Roma - Fonderia delle Arti - Roma • Fiera - Tuyap Istanbul • Nuvola Creativa Festival delle Arti | Living Nature - MACRO (Museo di Arte Contemporanea Roma) - La Pelanda - Spazio Factory - Roma - Con il Patrocinio del Roma Capitale • Floralia - Dialogo senza tempo - Case Romane del Celio - Roma - Con il patrocinio del Ministero dell’Interno - Fondo Edifici di Culto. Sotto l’alta sorveglianza del MiBACT Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma - In collaborazione con Spazio Libero soc. coop.soc • openARTmarket - Diciottesima edizione - Fonderia delle Arti Roma • openARTmarket - Diciassetesima edizione - Fonderia delle Arti Roma 2016 • openARTmarket - 16° edizione - Fonderia delle Arti - Roma • openARTmarket - 15° edizione - Stadio di Domiziano - Roma • Nuvola Creativa Festival delle Arti | Grammelot - MACRO (Museo di Arte Contemporanea Roma) - La Pelanda - Spazio Factory Roma • Oscillazioni | DiVino/Profano - Stadio di Domiziano - Roma 2015 • BiancoRossoGreen - KorkArt - Stadio di Domiziano - Roma • openARTmarket - Quattordicesima edizione - Stadio di Domiziano - Roma • Kepler 999 | Personale di Rolando Attanasio - Fonderia delle Arti Roma • Nel tempo delle 13 lune - Personale di onda bianca - Stadio di Domiziano - Roma • openARTmarket - Tredicesima edizione - Stadio di Domiziano Roma • Corruzione Capitale | Roma ai tempi degli ingranaggi lubrificati Arte Contemporanea Reattiva Stadio di Domiziano - Roma • Food Culture e Slow Art | l’arte che rappresenta il gusto - StepDue Milano - Patrocinio Presidenza del Consiglio dei Ministri Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali - Spazio Hi - Tech, galleria Crackingartgroup - Milano • POP by POP - Personale di Eugenio Rattà - Chiostro del Bramante - Roma • Sacro Tempio - Personale di Fabio Masotti - Fonderia delle Arti Roma • openARTmarket - Dodicesima edizione - Fonderia delle Arti Roma 2014 • POP PUNTO ROMA - Fonderia delle Arti - Roma • openARTmarket - Undicesima edizione - Fonderia delle Arti - Roma
• Food Culture e Slow Art | l’arte che rappresenta il gusto Patrocinio Presidenza del Consiglio dei Ministri Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali - Regione Lazio - Roma Capitale Municipio VII - Ente Parco Appia Antica - CNA Roma - Ex Cartiera Latina - Parco Regionale Appia Antica - Roma • Energie fluide I cantieri dell’anima - Personale di Antonella Catini Testo in catalogo di Philippe Daverio - Museo Ara Pacis - Roma • openARTmarket - Decima edizione - Fonderia delle Arti - Roma • Viaggio nella la città - Personale di Sante Muro - Chiostro del Bramante - Roma • openARTmarket - Nona edizione - Fonderia delle Arti - Roma 2013 • Flash City - Mostra Personale di Leonardo Pappone (Leopap) nell’ambito della manifestazione Molise un’Altra Storia con il patrocinio: Expo 2015, Regioni Lazio e Molise, Roma Capitale Municipio VIII. Con il supporto di CNA, Formez PA, Camera di Commercio, Millepiani e associazione Forche Caudine - CNA Roma • Kaleidoscope - Personale di Paolo Vignini - Fonderia delle Arti Roma • openARTmarket - Nona edizione - Fonderia delle Arti - Roma • 5 Elementi 5 - legno . fuoco . terra . metallo . acqua - o4m Odaka per mostrArti - Roma • Territori interiori - Personale di Antonella Catini - Chiostro del Bramante - Roma • 5 Elementi 5 - legno . fuoco . terra . metallo . acqua - Ex Cartiera Latina - Parco Regionale Appia Antica - Roma - Con il Patrocinio Della regione Lazio - Roma Capitale - Ente Parco • La fotografia è la mia poesia - Personale Luigi Scuderi Fonderia delle Arti - Roma • openARTmarket - Ottava edizione - Fonderia delle Arti - Roma • Nuvola Creativa - Fonderia delle Arti - Roma • openARTmarket - Settima edizione - Fonderia delle Arti - Roma 2012 • openARTmarket - sesta edizione - Fonderia delle Arti - Roma • openARTmarket - quinta edizione - Fonderia delle Arti - Roma • Presentazione catalogo openARTmarket, edito da Gangemi Editore - Sala mostre e convegni Gangemi Editore - via Giulia 142 - Roma • openARTmarket - quarta edizione - Fonderia delle Arti - Roma • openARTmarket - terza edizione - Spazio mostrArti - Roma 2011 • openARTmarket - seconda edizione - Spazio mostrArti - Roma • openARTmarket - prima edizione - Spazio mostrArti - Roma • IL FILO D’ACQUA - Museo del Fiume - Nazzano - Roma • IL FILO D’ACQUA - Galleria Gotland - Berlino
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• Paesaggio Urbano - Personale di Daniela Foschi - Galleria Gotland - Berlino • Fuori dal guscio - Fonderia delle Arti - Roma • Flussi. Le forme dell’acqua - Personale di Antonella Catini Museo del Fiume - Nazzano - Roma • Spazio al colore! - Personali di Daniela Foschi - Fonderia delle Arti - Roma • Coriandoli | Personale di… 5 artisti a confronto - Mostrarti - Roma
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2010 • 7 ½ - Sette Opere e mezza x 5 - Mostrarti - Roma • SouvenirMania - Basilica di Santa Maria in - Montesanto Chiesa degli Artisti - Roma • Eugenio Rattà SouPop/Opera - Basilica di Santa Maria in Montesanto - Chiesa degli Artisti - Roma • L’equilibrio essenziale - Personale di Luciano Lombardi Fonderia delle Arti - Roma • Costellazioni Sotterranee - Antonio Ceccarelli - Mostrarti - Roma • TRENTAPERTRENTA=NOVECENTO/ Opere Da MostrArti Mostrarti - Roma • IL FILO D’ACQUA - Acqua bene pubblico - Fonderia delle Arti Roma • TRENTAPERTRENTA=NOVECENTO / Step 5 - Galerija Laterna - Crnomelj • TRENTAPERTRENTA = NOVECENTO / Step 4 - Università di Ljubljana - Lubiana • Qo’noS / ossessione del poeta - Personale di Alfredo Di Bacco Università di Ljubljana • TRENTAPERTRENTA = NOVECENTO /Sotto il cielo di Berlino Galleria Infantellina - Berlino • Qo’noS / ossessione del poeta - Personale di Alfredo Di Bacco Galleria Infantellina - Berlino • POPMAN - Personale di Eugenio Rattà - Fonderia delle Arti Roma 2009 • Ancora Rosso/Repaint Red - Personale Teferi Gizachew Fonderia delle Arti - Roma • Della Stessa Sostanza degli Ultimi - Scuderie di Palazzo Ruspoli - Roma • TRENTAPERTRENTA=NOVECENTO - Passaggio in Cina Peace International EXHIBITION CENTER - The West Lake Expo Art Fair di Hangzhou XII Edizione Hangzhou - (Cina) • TRENTAPERTRENTA = NOVECENTO - Fonderia delle Arti Roma • Arteitaliana a Fukuoka - Toyota Bldg - Fukuoka (Giappone) • Ti rubo l’anima - Personale Alberto Marolda - Fonderia delle Arti Roma • Divenir pittura - Personale Nello Bruno - Fonderia delle Arti- Roma • Living in a still life - Cronache di un inquinamento... - Fonderia delle Arti - Roma
• Bideceinge - Patrocinata dalla Provincia di Roma - Palazzo Valentini/ ISA - Roma • Ti Riciclo in Arte/In Arte ti Riciclo - quarta edizione - Patrocinata della Città di Valmontone, assessorato alle Politiche culturali, assessorato all’ambiente - Palazzo Doria Pamphilj Museo Archeologico - Valmontone (RM) 2008 • smArt Recycling - Candid Arts Galleries - Londra • Ti riciclo in Arte/Storie di plastica, carta, alluminio e vetro, L’arte rende Sacro - Patrocinata dal Comune di Capranica e dalla Regione Lazio - Chiesa Romanica San Francesco, Capranica (VT) • Distanze… di sicurezza - Museo della Polizia di Stato - Roma • Mostra Personale di Barbara Herbeck - Con Galerie Nürnberg/Rom Arte Contemporanea - Fonderia delle Arti - Roma • Le formidabili tensioni Mostra Personale di Aldo Palma Fonderia delle Arti - Roma • Da Roma a Ljubljana secondo step- Università di Lubiana • Mostra Personale di Aldo Palma - Galleria Riv.56 - Padova • Ti riciclo in Arte/Storie di plastica, carta, alluminio e vetro Fonderia delle Arti - Roma • Different looks - GALERIA ZAMOJSKA - Zamocs: (Polonia) • Different looks - PracowniaGaleria - Patrocinata dall’Istituto di Cultura Italiano a Varsavia 2007 • Specchio non mente - Complesso monumentale di Santa Croce in Gerusalemme, Domus Sessoriana - Roma • 3 Ore e 15 Minuti - Associazione Culturale Civita Piazza Venezia Roma • L’altro/Io - Complesso monumentale di Santa Croce in Gerusalemme, Domus Sessoriana - Roma • In Libero Quadrato - Neoartgallery - Roma • WITHOUT - Patrocinata dal Comune di Capranica e dalla Regione Lazio e Provincia di Viterbo - Chiesa Romanica San Francesco, Capranica (VT) 2006 • La donna animale - Chiesa Romanica S. Francesco Capranica (VT) • Immaginare l’impossibile. Completamente impossibile Neoartgallery - Roma 2005 • Oltre ogni confine - Università di Lubiana - Lubiana • Homo Ludens - Quando l’arte entra in “Gioco” Neoartgallery Roma • Luce e ombra - Complesso Monumentale S. Gregorio al Celio Roma
Associazione Neworld - Ecologia e Sociale - Roma T. 339 4394399 - arte@antoniettacampilongo.it - www.antoniettacampilongo.it Finito di stampare maggio 2018