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Relazione annuale 2012 L’editoriale del Direttore Carissimi, anche quest’anno siamo lieti di inviarvi questa pubblicazione che vi presenta attraverso un breve bilancio, quanto la Caritas Diocesana Veronese, grazie alla vostra generosità, riesce a fare per i bambini, i ragazzi e le comunità, nei paesi che insieme a voi sostiene. Come afferma Sua Santità Benedetto XVI nella sua lettera apostolica in Motu Proprio sulla Carità, “nell'intima natura della Chiesa si esprime il compito del servizio della carità (diakonia)…. La carità verso i fratelli è un’azione importante solo quando in essa si rende percepibile l’amore per l’uomo, un amore che si nutre dell’incontro con Cristo”. Il vostro far carità ai più piccoli della terra diventa quindi l’espressione concreta di una speciale attenzione per la persona che è nel bisogno ma anche un prezioso servizio pedagogico nella comunità cristiana, favorendo l’educazione alla condivisione, al rispetto e all’amore secondo la logica del Vangelo di Cristo. L’unità della famiglia umana è un fatto innegabile, soprattutto oggi, in un tempo in cui grazie alla tecnologia le distanze non esistono più. Con il vostro donare affermate la "responsabilità comune" per il bene dell'umanità, al di la delle diversità culturali e religiose in cui la solidarietà ricopre pienamente il suo ruolo di "virtù sociale". Concentrandoci sullo sviluppo integrale della persona umana la solidarietà potrà realizzarsi e realizzare prima di tutto la giustizia. Auguro a tutti Buon Natale e un Buon Anno Nuovo, carico di carità e di pace. Mons. Giuliano Ceschi Direttore di Caritas Diocesana Veronese
60 bambini tra i 4 ed i 6 anni di età proveniente da famiglie della minoranza birmana, spesso vittime di discriminazione da parte della popolazione Thai e a forte rischio di emarginazione.
I fratelli Pen War Soe di 6 anni e Aung Mint Khant di 4 anni frequentano entrambi la scuola della Missione Marista di Ranong finanziata attraverso il programma Child Care. Al loro ingresso nel programma i bambini non avevano né un documento di nascita né sanitario, pur essendo nati in Tailandia.
Il servizio di trasporto con una insegnante accompagnatrice
Ranong è il capoluogo di provincia più piccolo in Thailandia e si colloca ad un breve viaggio in barca dal punto più meridionale della Birmania. Per questo motivo, la maggior parte della popolazione di Ranong è costituita da lavoratori immigrati birmani e dalle loro famiglie che fuggono dalle terribili condizioni di vita imposte da un regime militare dittatoriale. In Birmania le persone vivono nella paura, in un contesto di crescente povertà e fuggono in Thailandia nella speranza di migliorare le loro sorti. Non appena toccano il suolo thailandese si va alla ricercadi un lavoro. Gran parte delle attività lavorative disponibili hanno a che fare con la pesca e la navigazione, ma purtroppo è facile anche essere coinvolti in attività illecite. La popolazione immigrata è tollerata a dalla popolazione Thai perché è fonte di manodopera a basso costo. In genere tra le due popolazioni i rapporti non sono mai distesi e c’è una sfiducia reciproca. I Padri Maristi sono a Ranong da più di 7 anni e lavorano proprio con l’obiettivo di alleviare i contrasti che questa situazione di convivenza determina. Il Centro di Comunità Chanel I padri Maristi agiscono a supporto dei lavoratori immigrati birmani, anche per ciò che riguarda tutti gli aspetti diplomatici di accoglienza presso il governo thailandese, con l’appoggio ed il supporto del Vescovo della Diocesi di Surathani, Mons. Joseph Prathan.La comunità marista ha risposto alla situazione in molti modi: gli immigrati sono accolti e viene loro fornito un pacchetto formativo di base che prevede insegnamenti di Informatica e di lingua Inglese. Il centro è anche dotato di una piccola biblioteca per consultare o prendere in prestito libri e riviste. I fondi per l’affitto ed il funzionamento di tutte le attività del Centro provengono dalla Missione Marista Australiana.
Lezione di musica con alcuni volontari
La madre lavora in una fabbrica di prodotti ittici e guadagna circa 100 Baht al giorno (pari a circa 3 dollari al giorno). Il padre lavora come pescatore su una barca da pesca e rientra a casa ogni due mesi dal Mare delle Andamane e dall’Oceano Indiano. Con questo lavoro riesce a guadagnare 3,500 baht al mese pari a circa 115 dollari al mese. Il salario che i genitori ricevono non è sufficiente per consentire alla famiglia di vivere in condizione dignitose per questo sono riusciti a sistemarsi in una misera capanna in riva al mare nella quale si depositano fango e detriti portati dall’alta marea.
Il Programma Child-care Il Programma è attivo da circa 4 anni. In questi anni di attività lo staff della comunità ha migliorato notevolmente gli standard di accoglienza e di supporto dei bambini della comunità birmana di Ranong. Esso prevede l’accoglienza dei bambini di famiglie di origine birmana durante il giorno all’interno di spazi appositi per le attività di scuola materna. Quanto è stato fatto fin’ora è stato possible grazie al supporto dei donatori all’estero e di un piccolo contributo messo a disposizione anche dai genitori dei bambini accolti. Dal 2011 Caritas Verona ha dato un significativo contributo che ci ha permesso di migliorare la qualità del servizio e di accogliere altri 30 bambini alla scuola materna, aumentando il numero dei beneficiari a 60. Per l’anno scolastico 2012-2013 l’obiettivo è quindi rendere possibile l’impegno lavorativo per le madri dei 60 bambini accolti in un luogo sicuro. I bambini dai 4 ai 6 anni ricevono insegnamenti vari tra cui birmano di livello base, thailandese, inglese, musica e arte. Viene lasciato inoltre molto tempo per giocare ed esprimersi liberamente come è bene che avvenga nella loro giovane età. Dopo 4 anni di attività del programma Childcare, lo staff è impegnato a favorire un sempre maggiore coinvolgimento dei genitori dei bambini attraverso momenti di incontro che li vedono protagonisti di azioni volte al rafforzamento del ruolo genitoriale.
La madre ha riferito allo staff dell’MMR quanto segue: “ il denaro che guadagniamo cerchiamo di utilizzarlo con grande attenzione, ma nonostante questo non ne abbiamo mai a sufficienza per garantire un’istruzione ai nostri figli. Per mandarli a scuola, quindi, dopo il mio lavoro in fabbrica, cerco di fare sempre qualche altro lavoretto come donna delle pulizie. Il tempo che trascorro con i miei figli è diminuito molto e spesso devo affidarli ai vicini sia di sera che nei fine settimana. Mi dispiace molto per loro, ma non ho altra scelta se voglio mandarli a scuola.” La madre desidera fortemente che i propri figli abbiano la possibilità che lei non ha avuto di terminare gli studi; se anche lei avesse potuto studiare non si troverebbe oggi in questa situazione e vuole supportare i figli nella strada che vorranno intraprendere. Pen War Soe, il più grande, vorrebbe fare il pilota, mentre il più piccolo, Aung Mint Khant, vorrebbe diventare un marinaio. Durante la visita dello staff alla famiglia, scopriamo che in casa c’è anche Aung Kyaw Phyo, un altro bambino adottato, di circa 6 anni e che non è mai andato a scuola. Il bambino è stato abbandonato dai genitori quando era piccolo, ha sofferto di incuria, è stato investito da un’auto e ferito da rami e tronchi d’albero. La donna lo ha adottato, commossa dalla situazione terribile del bambino. Ascoltata la vicenda del figlio adottivo, lo staff ne ha valutato l’inserimento all’interno del programma Child Care, assieme agli altri due fratelli. La reazione della donna è stata di grande gioia: nel futuro avrà più tempo per poter lavorare e sostenere economicamente lo studio di tutti e tre i suoi figli. Quanto accaduto ha insegnato allo staff che approfondire le relazioni con le famiglie degli studenti, ascoltando le loro storie e le loro vicende, gioca un ruolo fondamentale nel supportare l’educazione dei bambini degli immigrati di origine birmana.