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Gli scatti più belli dei lettori ILFOTOGRAFO.IT · PHOTOGALLERY commentati dai nostri esperti!
MARZO
NIKON
NATURA UNICA Sfidiamo le regole cercando un punto di vista tutto nostro FLASH DA SLITTA In prova, 8 modelli portatili per creare la luce perfetta in ogni situazione
NUDO DI CLASSE
Sergio Derosas ci spiega come fotografare il corpo immerso nella natura
NIKON D780 La reflex che “ruba” il meglio dalle mirrorless Z
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Sommario MARZO
FOTO DEL MESE
CULTURA
Omaggio alle donne 8 marzo: nel giorno in cui in tutto il mondo si celebra la Giornata internazionale dei diritti della donna, la redazione di NPhotography vuole ricordare le donne che hanno reso grande la fotografia. Nominarle tutte è, naturalmente, impossibile: porremo l’attenzione solo su alcuni nomi, esemplificativi dell’apporto che tante altre donne hanno dato allo sviluppo e alla valorizzazione dell’ottava arte. Tra le prime, doveroso citare l’inglese Julia Margaret Cameron (1815-1879), celebre per i suoi ritratti di donne e bambini caratterizzati da un leggero “fuori fuoco” e dall’atmosfera eterea. Molti i personaggi illustri immortalati nei suoi scatti, da Charles Darwin ai poeti Alfred Lord Tennyson e Robert Browning. Tante furono anche le donne impegnate a raccontare, attraverso l’obiettivo della macchina fotografica, i grandi avvenimenti del Novecento, senza paura di essere in prima linea: tra loro la tedesca Gerda
gli eventi da non perdere
Taro (1910-1937) che, con il compagno Robert Capa, documentò la Guerra civile spagnola; Margaret Bourke-White (1904-1971), la prima donna fotografa per il settimanale Life ; Dorothea Lange (1895-1965), che ha fotografato gli Stati Uniti della Grande Depressione. E ancora, Vivian Maier (1926-2009), la “tata fotografa” che ci ha lasciato splendidi esempi di street photography; Diane Arbus (1923-1971), che abbandona la fotografia in studio per andare alla ricerca del “diverso” nelle strade di New York; Inge Morath (1923-2002) e Eve Arnold (1912-2012) le prime a entrare a far parte dell’agenzia Magnum Photos; le italiane Tina Modotti, Lisetta Carmi, Carla Cerati e la straordinaria Letizia Battaglia. Senza dimenticare, Albertina Martinez Burgos, trovata morta lo scorso novembre in Cile: simbolo delle tante donne che hanno sacrificato la vita in nome della libertà e della verità.
IMMAGINE DI COPERTINA
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© Yael Bartana
GUARDARE
Julia Margaret Cameron, The Kiss of Peace. 1864 / Victoria and Albert Museum, London N
PHOTOGRAPHY
Mario Dondero, Armin Linke, Luigi Ghirri, William Klein... Le immagini dei grandi maestri ci aspettano! p. 6
profilo d’autore
Davide Pianezze Fotografare (e viaggiare) per tornare a stupirsi
come fotografare
p. 12
Natura & creatività Realizzare scatti unici con protagonisti gli animali p. 22
Cambiamo punto di vista Fotografare un soggetto molto conosciuto – come il Lago di Braies, “perla dei laghi dolomitici” in Alto Adige, immortalato in questo scatto – può regalare comunque molte soddisfazioni se proviamo a cambiare prospettiva. Scopriamo come sovvertire le regole e cercare un punto di vista tutto nostro.
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DURATA ABBONAMENTO 1 ANNO
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Sommario MARZO Redazione Coordinamento
la
Supervisore Editoriale
Federica Berzioli
Art Director
Giovanni Pelloso
Supervisore Editoriale
Silvia Taietti
Andrea Rota Nodari
IMPARARE
MOSTRARE
Resp. Post-Produzione
50 66
Andrea Carpani
p. 36
tecnica Joe McNally
Domiamo la luce del sole Per ottenere ritratti impeccabili
p. 38
photogallery
Le foto dei lettori Le più interessanti, commentate dai nostri esperti
Elisabetta Agrati
p. 66
Traduzioni
Cosa c’è dietro? Abbandoniamo la visione frontale
Redazione
Michael Freeman insegna
Michele Dalla Palma insegna
test attrezzatura
Il significato dei canali Due modi di pensare un’immagine
p. 44
tecnica sul campo
Il nudo outdoor I consigli di Derosas per scatti eleganti
p. 50
Creatività in casa
La vernice che balla Divertiamoci con pittura e tempere
p. 58
Editing & fantasia
Un ritratto che fa... splash Effetti speciali con i tool di Photoshop
p. 62
Comitato Tecnico
Nikon D780 La reflex che fa (un po’) la mirrorless p. 76 In prova, 8 flash “a slitta” A confronto, i modelli migliori
p. 80
Mini treppiedi Cinque modelli “da tavolo”
p. 88
Press&Public Relations Manager Nital
imaging Marco Olivotto
Simona Dehò
Marco Rovere
Benro Travel Flat II Il treppiede ci accompagna in viaggio
p. 90
DJI Mavic mini Un drone piccolo ma efficacissimo
p. 92
Digital Marketing Manager Nital
MONDON IKON
Michele Difrancesco
IL PROSSIMO NUMERO SARÀ IN EDICOLA DAL 13/03
Nikon Professional Service Italy Manager
Previsualizzare la fotografia Anticipiamo ciò che accadrà sulla scena p. 40
Gilles de paoli
Cultura
appuntamenti, incontri, mostre & c. Ogni mese vi portiamo alla scoperta degli eventi più importanti dedicati al mondo della fotografia, in Italia e all’estero, dai festival alle personali, dalle mostre collettive alle retrospettive. In più curiosità, libri, personaggi da ricordare, foto che hanno cambiato un’epoca e avvenimenti che hanno segnato la storia dell’ottava arte MostreItalia FERMO N Terminal Mario Dondero Via E. Tomassini fino all’1 marzo
Andando a scuola nella pianura emiliana, Reggio Emilia, 1964 © Mario Dondero
Al pub, Belfast, 1968 © Mario Dondero
Le foto ritrovate
Mario Dondero Fermo, città in cui Mario Dondero scelse di vivere nell’ultimo periodo di vita, rende omaggio al celebre fotoreporter italiano con la mostra Le foto ritrovate. Inediti dall’archivio della vita, ospitata presso il nuovo spazio espositivo al Terminal Mario Dondero, riaperto al pubblico dopo un lungo restauro e intitolato allo stesso fotografo. Curata dalla Fototeca Provinciale di Fermo e dall’associazione culturale “Altidona Belvedere”, la mostra raccoglie circa ottanta fotografie – la maggior parte delle quali presentata al pubblico per la prima volta – scelte tra le più rappresentative del percorso professionale di Dondero, maestro del fotogiornalismo, noto e apprezzato a livello internazionale. Le immagini sono divise in sette sezioni che rispecchiano gli ambiti di interesse del fotografo (Africa, Artisti, Borse valori, Cuba, Irlanda, Scuola e Teatro); a queste si aggiungono alcuni celebri ritratti di personaggi fermani. ❖ www.sistemamuseo.it
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BOOK SHOP
Requiem for Pompei La bellezza e la fragilità della vita Omaggio agli abitanti di Pompei ed Ercolano morti nell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., Requiem raccoglie gli scatti realizzati da Kenro Izu tra le rovine di Pompei, dove l’artista ha collocato le copie dei calchi originali dei corpi sorpresi dalla cenere del vulcano. Il progetto, in collaborazione con Fondazione Fotografia Modena, è confluito in questo volume e nella mostra ospitata fino al 13 aprile presso Fondazione Modena Arti Visive. Scrive Malcolm Daniel (Gus and Lyndall Wortham Curator of Photography) nella presentazione del libro: “Come gli artisti romantici del Settecento e dell’Ottocento, il fotografo ha scoperto che le rovine sono un emblema potente della bellezza e della fragilità della vita, delle straordinarie conquiste della civiltà e della sua resa definitiva alle forze della natura”. PERSONAGGI DA RICORDARE
David Seymour (1911-1956) La nascita del fotogiornalismo di guerra Nato a Varsavia nel 1911 da una famiglia di ebrei polacchi (il padre è editore), negli anni Trenta David Szymin – in seguito “Chim” – si stabilisce a Parigi dove intraprende la carriera fotografica e diventa amico di Robert Capa e Henri Cartier-Bresson. Fra il 1936 e il 1938 documenta la Guerra civile spagnola per poi spostarsi in Messico per testimoniare la fuga di un gruppo di rifugiati spagnoli repubblicani. Durante la Seconda guerra mondiale si arruola nella US Air Force e nel 1942 diventa cittadino naturalizzato statunitense (nello stesso anno i suoi genitori vengono uccisi dai Nazisti). Nel 1947, con Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, George Rodger e William Vandivert fonda la Magnum Photos, una delle più importanti agenzie fotografiche del mondo. Nel secondo dopoguerra, Seymour si impegna a documentare la vita degli orfani di guerra e dei piccoli rifugiati, tanto da essere ricordato come il “fotografo dei bambini”. Una delle sue serie più celebri è, infatti, quella realizzata per conto dell’UNICEF, fondato proprio in quegli anni. Dopo la morte di Robert Capa, diviene presidente di Magnum Photos, carica che manterrà fino al 1956 quando rimane ucciso a Suez mentre lavora a un reportage sul conflitto arabo-israeliano.
• Titolo: Requiem • Autore: Kenro Izu • Editore: Skira • Pagine: 119 • Prezzo: € 35
MUSEIESTERO DUBLINO N Meeting House Square Temple Bar
Gallery of Photography Fondato nel 1978 da John Osman, il museo sorge nello storico e vivace quartiere di Temple Bar, cuore pulsante della capitale irlandese e luogo di ritrovo di artisti di strada, musicisti, turisti internazionali. La galleria propone un articolato programma espositivo che, ogni anno, permette al pubblico di scoprire artisti giovani ed emergenti, oltre a una serie di mostre itineranti organizzate dal museo che girano per le altre città irlandesi. Molto ricco il bookshop, con tremila titoli, che spaziano da autori di fama internazionale quali Elliott Erwitt, Sebastião Salgado e Henri Cartier-Bresson alle particolarità di carattere regionale. Il museo, inoltre, organizza una serie di corsi rivolti a principianti e workshop per professionisti dedicati ai diversi generi della fotografia. ❖ www.galleryofphotography.ie
L’esterno del museo © Andres Pauly
AF 85mm F1.4 F
Performance Eccezionali Per Ritratti Spettacolari Design Compatto e Leggero
Compatto e Leggero
QualitĂ dell'immagine nitida e chiara
Cultura MostreItalia MODENA N FMAV – Corso Canalgrande 103 fino al 13 aprile
Cast Off Yael Bartana tra identità e rito Fondazione Modena Arti Visive presenta Cast Off, personale dell’artista israeliana Yael Bartana. Curata da Chiara Dall’Olio, la mostra riunisce sei installazioni video e fotografiche che affrontano diverse declinazioni dei concetti di “identità”, “stato-nazione” e “rito” – temi cari all’artista – e la loro strumentalizzazione nella politica contemporanea. «L’ambiguità presente in queste video installazioni – dichiara la curatrice – è quella del confine fra realtà e finzione, ma è anche la mescolanza fra uno stile documentario e una modalità di ripresa tratta dai film della propaganda sionista degli anni Venti e Trenta». Tra le opere in mostra anche la serie fotografica The Missing Negatives of the Sonnenfeld Collection (After Herbert and Leni Sonnenfeld) basata su una selezione di immagini tratte dall’archivio dei fotogiornalisti Leni e Herbert Sonnenfeld che hanno documentato la Palestina / la Terra di Israele fra il 1933 e il 1948. Bartana ha ricreato varie scene della serie originale, utilizzando giovani arabi ed ebrei arabi come modelli per rimpiazzare i personaggi reali nei loro ruoli di contadini, lavoratori e soldati.
FESTIVAL E APPUNTAMENTI • BOLOGNA fino al 28 febbraio PAOLO GOTTI OLTRE I CONFINI Temporary Gallery Via Orfeo 4 paologotti.com/exhibitions.html
• MILANO fino al 15 marzo ELLIOTT ERWITT. FAMILY MUDEC – Via Tortona 56 mudec.it • MODENA fino al 13 aprile KENRO IZU REQUIEM FOR POMPEI FMAV – Via della Manifattura dei Tabacchi 83 www.fmav.org • VENEZIA fino al 15 aprile ITALO RONDINELLA SHIPWRECK CRIME Magazzini del Sale Dorsoduro 262 tel. 041 5205630
• BOLOGNA fino al 3 maggio UNIFORM. INTO THE WORK / OUT OF THE WORK MAST – Via Speranza 42 www.mast.org
Yael Bartana A Declaration, 2006
❖ www.fmav.org
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Women: un secolo di cambiamenti Gli scatti di National Geographic
• LA SPEZIA fino all’1 marzo INTIMATE AUDREY Fondazione Carispezia Via D. Chiodo 36 www.fondazionecarispezia.it
• AOSTA fino al 19 aprile OLIVO BARBIERI MOUNTAINS AND PARKS Centro Saint-Bénin Via B. Festaz 27 tel. 0165 275902
Yael Bartana Tashlik (Cast Off), 2017
MOSTREITALIA BOLOGNA N Oratorio di Santa Maria della Vita – Via Clavature 8-10 fino al 17 maggio
• BOLOGNA fino al 10 maggio NOI SIAMO LA MINGANTI BOLOGNA E IL LAVORO INDUSTRIALE TRA FOTOGRAFIA E MEMORIA Museo del Patrimonio Industriale Via della Beverara 123 www.museibologna.it
Alcune donne partecipano alla cerimonia Holi, la festa dell’amore e dei colori che in passato era preclusa alle vedove, al Tempio di Gopinath, in India © Amy Toensing, 2016
Offrire uno sguardo sulla condizione femminile e raccontare cento anni di storia delle donne: questo l’obiettivo della mostra Women: un secolo di cambiamenti, organizzata da National Geographic in collaborazione con Genus Bononiae - Musei nella città e Fondazione Carisbo. Articolato in sei sezioni – Beauty, Joy, Love, Wisdom, Strength, Hope – il percorso espositivo raccoglie una selezione di immagini realizzate dai grandi reporter della National Geographic Society, ripercorrendo un secolo di storia delle donne in tutti i continenti, focalizzando l’attenzione sui problemi e le sfide di ieri, oggi e domani nei vari Paesi ed epoche. A completare la mostra la sezione “Portraits of Power”, ritratti intimi e biografie di un gruppo iconico di attiviste, politiche, scienziate e celebrità – da Nancy Pelosi a Oprah Winfrey, al Primo Ministro neozelandese Jacinda Ardern – intervistate da National Geographic per il numero speciale della rivista pubblicato a novembre 2019. N la consigliamo perché: per comprendere come si è evolu-
ta nel tempo la rappresentazione della donna; per prendere consapevolezza delle sfide che, ancora oggi, le donne devono affrontare nel mondo. ❖ www.genusbononiae.it
Una ragazza afghana sposata da poco abbraccia la sorellina a Wakhan, in Afghanistan © Matthieu Paley, 2012
Cultura MOSTREITALIA TORINO N CAMERA – Via delle Rosine 18 fino al 10 maggio
FESTIVAL E APPUNTAMENTI
Memoria e passione. Da Capa a Ghirri Capolavori dalla Collezione Bertero
• WINTERTHUR (CANTON ZURIGO) fino al 23 febbraio SITUATIONS/DEVIANT Fotomuseum Winterthur www.fotomuseum.ch
MOSTREESTERO SCUTARI N Museo Nazionale di Fotografia Marubi fino al 16 marzo
• BERLINO fino all’8 marzo MARIANNE STROBL 1865-1917 Das Verborgene Museum www.dasverborgenemuseum.de • AMSTERDAM fino all’11 marzo ADORNED THE FASHIONABLE SHOW Foam – Keizersgracht 609 www.foam.org • CLERVAUX fino al 10 aprile DENIS DAILLEUX MY AUNT JULIETTE Clervaux – Cité de l’Image 11 Grand-Rue www.clervauximage.lu
William Klein, Koffee machine and attendants, 1956 © William Klein
Curata da Walter Guadagnini, direttore di CAMERA, con la collaborazione di Barbara Bergaglio e Monica Poggi, Memoria e passione raccoglie duecento immagini provenienti dalla Collezione Bertero che raccontano l’evoluzione della fotografia italiana e internazionale di un intero trentennio, ripercorrendo i momenti più significativi della storia del nostro Paese. Unico in Italia per originalità dell’impostazione e qualità delle fotografie presenti, l’archivio di Guido Bertero riunisce le opere di maestri quali Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Robert Capa, Lisetta Carmi, Henri Cartier-Bresson, Mario Cattaneo, Carla Cerati, Mario Cresci, Mario De Biasi, Mario Dondero, Alfred Eisenstaedt, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Mimmo Jodice, William Klein, Ugo Mulas e Ferdinando Scianna. In mostra, celebri capolavori tra cui La strada per Palermo, realizzata da Robert Capa nel 1943, Gli italiani si voltano (1954) di Mario De Biasi, Palermo, via S. Agostino (1960) di Enzo Sellerio, ma anche fotografie di epoca successiva che hanno contribuito alla nascita di un nuovo modo di intendere l’immagine: tra queste spiccano le iconiche Verifiche (196972) di Ugo Mulas, attraverso cui il fotografo ha indagato e scardinato alcuni dogmi del linguaggio fotografico, e Ritratti di fabbriche (1978-80) di Gabriele Basilico. la consigliamo perché: per scoprire il lavoro compiuto da Guido Bertero nel valorizzare e far conoscere al pubblico le immagini e gli autori che hanno fatto la storia della fotografia italiana del dopoguerra.
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❖ www.camera.to
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• BERLINO fino al 26 aprile MODELS OF NATURE IN CONTEMPORARY PHOTOGRAPHY Alfred Ehrhardt Stiftung www.alfred-ehrhardt-stiftung.de • LONDRA fino al 3 maggio STEVE MCQUEEN. YEAR 3 Tate Britain www.tate.org.uk • BRUTON (INGHILTERRA) fino al 4 maggio DON McCULLIN THE STILLNESS OF LIFE Hauser & Wirth Somerset Durslade Farm – Dropping Lane www.hauserwirth.com • COLONIA fino al 9 maggio SEBASTIÃO SALGADO: GOLD Galerie Bene Taschen www.benetaschen.com • AMSTERDAM fino al 9 agosto BERTIEN VAN MANEN BEYOND THE IMAGE Stedelijk Museum Museumplein 10 www.stedelijk.nl
IQOQI (Institute for Quantum Optics and Quantum Information), Innsbruck, Austria, 2015 © Armin Linke
Armin Linke
A Card or Maybe Two Il Museo di Fotografia Contemporanea di MilanoCinisello Balsamo e il Museo Nazionale di Fotografia Marubi presentano la mostra di Armin Linke, A Card or Maybe Two – Modalities of Photography, ospitata negli spazi espositivi di Scutari (Albania). Esito di un lavoro di approfondimento e sistematizzazione dell’archivio fotografico dell’artista alla luce del rapporto tra fotografia e parola, il progetto ha portato alla produzione di una serie di nuove opere grafiche e fotografiche, grazie alla scansione e allo studio di negativi archiviati, con l’obiettivo di rileggere il corpus di Linke. Accompagna la mostra il testo Strati di navigazione. Appunti sul lavoro fotografico di Armin Linke di Maria Nadotti, che intreccia riferimenti biografici dell’artista, annotazioni puntuali alla sua progettualità e considerazioni più generali sull’archivio e sulla fotografia. N la consigliamo perché: per sperimentare una diversa modalità di lettura di un archivio fotografico; per riscoprire l’opera di Linke, uno degli artisti italiani più interessanti del panorama internazionale. ❖ www.mufoco.org
C4 surveillance centre, central urban security monitoring hall, Mexico City, 2017 © Armin Linke
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DAVIDE
PIANEZZE Fotografare (e viaggiare) per tornare bambini... tra conoscenza e stupore di Elisabetta Agrati – tutte le foto di Davide Pianezze
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Fotoreporter e guida naturalistica, da oltre dieci anni Davide Pianezze organizza viaggi fotografici in giro per il mondo, andando alla ricerca di luoghi “incontaminati” che possano regalare a lui e alle persone che accompagna emozioni non scontate. Perché, come ci racconta, l’aspetto che gli dà maggiore soddisfazione è poter far tornare un po’ bambini i fotografi che lo seguono, «vedere quell’espressione di stupore che spesso si perde da grandi. La magia si ripete ogni volta che incontriamo situazioni straordinarie, uniche, ed è in quei momenti che anch’io non posso fare a meno di impugnare la macchina fotografica, scattare e tornare un po’ bambino». Davide, cosa significa per te fotografare? Nel momento in cui prendo in mano la macchina fotografica cambia il mio approccio con ciò che mi circonda. Il rapporto con ogni soggetto diventa più intenso, intimo. Inoltre, per me fotografare ha spesso rappresentato un mezzo (a volte un pretesto) per approfondire argomenti che difficilmente avrei avuto modo di conoscere se non come spettatore. Per esempio, grazie alla fotografia ho avuto l’opportunità di lavorare al fianco di un geologo sulle Ande argentine per studiare gli effetti delle azioni vulcaniche, ho imparato le complesse manovre necessarie per sostituire i radiocollari ai leoni in Botswana e mi sono trovato a scavare tra le falesie mongole, in compagnia dei paleontologi, per dissotterrare ossa pietrificate di dinosauri. Cos’è per te una buona fotografia? Una buona fotografia deve partire dalla conoscenza approfondita dell’argomento che voglio trattare. È, infatti, questo il primo vincolo che mi pongo per realizzare un reportage. Solo successivamente riesco a dedicarmi alla ricerca dell’estetica, il cui risultato dovrà coniugare armonia e
comunicazione. Un aspetto che da sempre mi affascina della fotografia, e che per me rappresenta una sfida continua, è la consapevolezza del fatto che due immagini scattate allo stesso soggetto, nello stesso contesto e con la stessa apparecchiatura possano trasmettere emozioni anche contrapposte. Ciò significa per un fotografo avere a disposizione un immenso “campo d’azione” per poter esprimere la propria visione.
1 | Chobe National Park (Botswana). «Tra la fitta vegetazione ho intravisto la silhouette di una giraffa in prossimità del riflesso del sole. Così ho fatto fermare e retrocedere il 4x4 in cerca dello spazio visivo minimo per poter utilizzare il 600 mm f/4». 2 | Parque Nacional Yasunì (Ecuador). I Huaorani, piccoli di statura e dalla muscolatura estremamente sviluppata, per cacciare scimmie e tucani si arrampicano sugli alberi con un’eccezionale agilità.
Come e quando hai iniziato a organizzare viaggi fotografici? Il primo risale al 2007 in Mongolia. Un tour operator italiano interessato al progetto editoriale al quale stavo lavorando (che si è poi concretizzato con la pubblicazione del libro fotografico Mongolia ) mi ha proposto di collaborare all’organizzazione di un viaggio fotografico nel Paese centrasiatico. Per indole tendo ad accettare ogni proposta che rappresenti una novità, così mi sono ritrovato a girovagare per le steppe al fianco di un gruppo di entusiasti viaggiatori fotografi. Rientrato in Italia, ho iniziato a pensare alla possibilità di ripetere l’esperienza in quei Paesi che avevo già esplorato in passato come fotoreporter. Sei anche una guida naturalistica: hai seguito dei corsi o hai imparato con l’esperienza? Dopo aver trascorso diversi anni a fotografare la fauna del Delta dell’Okavango, ho deciso di approfondire le mie conoscenze nel campo dell’etologia. Così nel 2014 ho iniziato a frequentare un corso specifico dedicato alla formazione delle guide naturalistiche in Botswana. Conoscere il territorio e il comportamento degli animali è fondamentale per poterli fotografare. Aiuta ad anticipare i loro movimenti e a prevederne gli atteggiamenti. Inoltre, è un argomento che non lascia indifferenti gli amanti dei safari fotografici.
Biografia DAVIDE PIANEZZE Fotoreporter nel mondo, Master Nikon School e guida naturalistica in Botswana, ha collaborato con diverse riviste dedicate al turismo e alla natura, tra cui Voyage, Die Welt, Woman Spain , Le Figarò , La nostra Africa , Io Donna, La rivista della Natura. Ha pubblicato i libri fotografici Chile
Panamericana 5 (Velar), Mongolia (Velar), Mongolia (Munkhiin Group) e ha collaborato alla realizzazione di diverse campagne pubblicitarie, tra cui Ente del Turismo della Norvegia, Ministero dell’Ambiente Italiano e Polaroid. Dal 2008 tiene workshop dedicati al fotoreportage di viaggio presso il Politecnico di Torino e organizza viaggi fotografici in Cile,
Argentina, Bolivia, Perù, Brasile, Galapagos, Sudafrica, Namibia, Botswana, Zimbabwe, Uganda e Mongolia. Nel 2017 è stato riconosciuto dalla Nikon come uno dei 100 fotografi più rappresentativi degli ultimi 100 anni (foto e citazione nel volume It’s a Nikon It’s an Icon). www.davidepianezze.com www.fattoreulisse.com 15
Profilo d’Autore
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Come affronti l’argomento “fotografare in viaggio” con le persone che accompagni? Il primo giorno di viaggio presento una panoramica su ciò che incontreremo, fornisco informazioni generiche su attrezzatura e modalità d’impiego, aggiungendo i primi suggerimenti di carattere personale. Successivamente si passa alla pratica, quindi l’argomento viene affrontato in base alla tipologia del viaggio. Per esempio, nel caso della visita a un mercato tradizionale o a un villaggio, do innanzitutto indicazioni e consigli specifici in relazione al luogo e alla situazione, per poi muovermi anch’io tra la gente con la mia macchina fotografica come per realizzare un normale reportage. Ogni partecipante è libero di seguirmi per vedere come opero, ascoltare i miei suggerimenti e farmi domande, oppure può isolarsi e mettere in pratica i consigli forniti in precedenza. Successivamente ci si incontra per discutere i risultati ottenuti. Nel caso dei safari fotografici, dove gli incontri avvengono rigorosamente mentre 16
3 | Jayapura (Papua Indonesia). «Doveva essere una semplice passeggiata nei pressi dell’aeroporto da dove sarei partito per rientrare in Italia. In prossimità della pista d’atterraggio vidi un vecchio Antonov abbandonato, con al posto di comando una bellissima ragazza in abito giallo». 4 | Khwai (Botswana). «La sera precedente il felino si aggirava nei pressi dell’albero dove aveva portato la sua preda. All’alba tornammo e scoprimmo con grande entusiasmo che il pasto non era stato ancora consumato».
ci si trova a bordo dei fuoristrada, utilizzo anch’io la mia attrezzatura fotografica e scatto suggerendo e commentando sia le impostazioni sia il tipo di inquadratura e composizione scelte. Quando invece si tratta di foto paesaggistiche, i tempi risultano meno concitati, concedendo la possibilità a tutti di analizzare e discutere in modo immediato sia l’aspetto tecnico sia quello creativo. Le persone che accompagni sono tutte esperte o comunque appassionate di fotografia? No, non tutti. Alcuni arrivano a me tramite il passaparola e pur non fotografando apprezzano il tipo di filosofia di viaggio che propongo. Fotografare in viaggio per me significa
Due immagini scattate allo stesso soggetto, nello stesso contesto e con la stessa apparecchiatura possono trasmettere emozioni anche contrapposte
soprattutto andare in cerca di situazioni che offrano qualcosa di assolutamente unico. Per esempio, ammirare il Fitz Roy alle prime luci dell’alba circondati dal solo rumore del vento ha tutt’altro valore che vederlo a mezzogiorno insieme a centinaia di turisti. Discorso analogo per i fotosafari, durante i quali non corriamo per “catturare” il maggior numero di specie, ma andiamo in cerca di situazioni particolari alle quali dedicare il tempo necessario per fotografare, osservare e capire.
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Come scegli le destinazioni dei viaggi che proponi? Innanzitutto in base ai Paesi che ho conosciuto in passato in veste di fotoreporter. Ho poi selezionato gli itinerari che mi trasmettevano maggiori emozioni. Per esempio, in Botswana e alle Galapagos ogni istante è unico e irripetibile anche per me poiché l’elemento base è dato dagli incontri con la fauna. Per quanto riguarda la Patagonia non credo mi stancherò mai di fotografare i ghiacciai e gli iceberg, vere sculture artistiche plasmate dalla mano della Natura. Un altro aspetto al quale non riesco a rinunciare è quello offerto dai viaggi in regioni dove il turismo non è ancora arrivato. Purtroppo sono pochissimi i luoghi rimasti “incontaminati”, ma qualcosa si trova ancora. Hai un viaggio al quale sei particolarmente affezionato? Forse “Spazi Andini”: un’attraversata della cordigliera andina nel nord di Argentina e Cile. Sono stato tra i primi a proporlo in Italia dopo aver esplorato la regione nel corso di diversi viaggi. È uno dei pochi luoghi al mondo che non essendo ancora promosso su larga scala concede spazio all’effetto sorpresa con paesaggi davvero unici. Qual è stata l’esperienza di viaggio più impegnativa? Nel 2016 mi recai in Papua Indonesia per documentare la vita dei Korowai, popolazione indigena conosciuta per le capanne costruite a decine di metri sugli alberi e per le tradizioni legate al cannibalismo. Per raggiungere la regione mi imbarcai su un piccolo aereo dei missionari che operano in Papua, poi viaggiai altre otto ore appeso al cassone del camion di un cantiere impiegato a tracciare una strada. Successivamente impiegai sette giorni per attraversare l’intera regione, fatta di paludi abitate dalle sanguisughe e non casualmente battezzata dai missionari “l’inferno del sud”. I portatori che si erano offerti di aiutarmi il primo giorno furono pagati la sera stessa, ma 17
Profilo d’Autore 5
5 | Laguna Grey – Parque Nacional Torres del Paine (Patagonia cilena). Il ghiaccio che si stacca dal Campo de Hielo Sur raggiunge la laguna, dove il vento e le correnti lo rimodellano e consumano. 6 | Bangkok. «La vita si svolge nelle strade: spesso non occorre andare in cerca di situazioni particolari, basta uscire dall’hotel e osservare, con discrezione e rispetto».
la mattina successiva non si presentarono, forse già soddisfatti del compenso ricevuto. La situazione si ripeté con tutti i portatori e di conseguenza anche la fatica per la ricerca di nuovi. La comunicazione verbale era praticamente impossibile: per far capire dove volevo andare pronunciavo i nomi dei villaggi e mostravo le banconote offerte in cambio del servizio. Prima di partire avevo preso la decisione di non portare cibo e acqua, pensando che trattandosi di una regione abitata da esseri umani, mi sarei potuto adeguare alle loro risorse alimentari. Purtroppo la mia previsione risultò ottimistica e per diversi giorni non trovai alcun tipo di cibo. Dopo sette giorni di cammino raggiunsi un villaggio non lontano da una pista d’atterraggio tracciata in mezzo alla foresta. Qui i miei portatori di turno mi fecero capire che prima o poi sarebbe arrivato un aeroplano. Il pilota, nel vedermi avvicinare, mi disse che in dieci anni ero il suo primo passeggero di origine occidentale. Nel momento in cui mi fece pesare per poter salire a bordo realizzai che in soli sette giorni avevo perso nove chili di peso. Nonostante le difficoltà incontrate, quel viaggio rimane una delle esperienze più straordinarie della mia vita. L’incontro con quelle popolazioni e con le loro costruzioni vertiginose mi ha proiettato in una dimensione appartenente a tempi lontani. 18
A volte bisogna dimenticarsi per un momento del soggetto principale e concentrarsi su ciò che gli sta intorno per trovare la giusta composizione e l’equilibrio delle forme
Un tuo suggerimento ai nostri lettori fotografi? Tutti abbiamo sentito dire che quando si fotografa bisogna fare attenzione a ciò che si trova dietro al soggetto principale in quanto potrebbe rovinare la fotografia. Partendo però dal presupposto che la fotografia è composta dall’insieme dell’inquadratura, non mi limiterei a fare attenzione a non inserire nell’immagine elementi di disturbo, ma suggerirei di dare allo sfondo la stessa importanza attribuita al soggetto principale. A volte bisognerebbe riuscire a dimenticarsi per un momento del soggetto principale per concentrarsi su tutto ciò che gli sta intorno per trovare la giusta composizione e l’equilibrio delle forme.
Profilo d’Autore LA STORIA DIETRO LO SCATTO I Huaorani sono una popolazione indigena del Parque National Yasunì (Amazzonia ecuadoriana), un territorio dove la presenza delle compagnie petrolifere crea forti tensioni tra i diversi gruppi. Molti vivono in piccoli centri urbani, tra alcol e disagio sociale. Altri, i “non contattati”, rifiutano ogni rapporto con il mondo esterno. Un’ultima minoranza, che occupa le regioni più remote del parco, ha accettato il contatto con il mondo moderno, mantenendo le proprie tradizioni, lottando contro lo sfruttamento incontrollato della foresta. Per raggiungere il loro villaggio ho navigato per due giorni attraverso l’intera “red zone”, dove ci è stato vietato di sbarcare a causa del rischio di
essere intercettati dalle lance affilate dei “non contattati”. La foto ritrae un gruppo di cacciatori guerrieri che ho seguito per un giorno intero nella loro battuta di caccia. Non lontano dal villaggio ci siamo imbattuti in un gigantesco ebano: l’ho studiato, osservando la direzione della luce, e ho chiesto il permesso al più anziano di fotografare il gruppo in quel luogo. Il più agile si è arrampicato su un ramo, forse per mettere in mostra le sue doti acrobatiche, gli altri si sono disposti con fierezza alla base del tronco. Il cielo coperto e la vegetazione fitta mi hanno obbligato a utilizzare il treppiede. Sono bastati un paio di scatti prima di riprendere il cammino nella foresta (Nikon Z 6 con 24-70 mm f/4; 38 mm a f/16, ISO 320).
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Profilo d’Autore
Quale attrezzatura fotografica utilizzi?
Perché Z 6 e non Z 7? Innanzitutto perché mi era stata suggerita dai tecnici Nital sulla base del tipo di utilizzo che ne avrei fatto. Inoltre la Z 6 offre maggiore velocità di scatto e migliore qualità d’immagine alle alte sensibilità, fattori per me determinanti per quanto riguarda il reportage.
OBIETTIVI PREFERITI? Dipende dal tipo di lavoro e dalla destinazione. Nei safari in Africa ho sempre con me una copertura che va dal 17-35 mm f/2.8 al 600 mm f/4. Per gli altri viaggi mi limito a coperture minori, fino al 200 mm f/2.8. Ultimamente ho avuto modo di apprezzare il Nikon 200-500 mm f/4 sia per le sue qualità ottiche sia per la leggerezza. Per i viaggi più impegnativi dal punto di vista degli spostamenti (come l’ultima attraversata nella foresta amazzonica) porto con me Nikon Z 6 abbinata al leggerissimo 24-70 mm f/4, Nikon D4 con 17-35 mm f/2.8 e 70-200 mm f/2.8 + anello adattatore per Z 6. Inoltre, ho sempre con me uno o due flash Sb 800 con un piccolo diffusore supplementare, che solitamente utilizzo in abbinamento con dei filtri ND per i ritratti in piena luce, e il treppiede.
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ULTIMAMENTE LA MIA ATTREZZATURA FOTOGRAFICA HA SUBITO UN CAMBIAMENTO RADICALE. Da quando ho acquistato la Nikon Z 6 (nonostante non si tratti ancora di un corpo macchina professionale) fatico sempre più a fotografare con le reflex. Ho riscontrato tantissimi vantaggi e quasi nessun svantaggio. L’aspetto che inizialmente
mi aveva maggiormente preoccupato si è rivelato uno dei punti forza del sistema. Mi riferisco al mirino elettronico, che sostituisce quello ottico: l’immagine digitale percepita dall’occhio risulta essere molto più vicina a quello che sarà il risultato finale. La qualità del visore interno della Z 6 (e la quasi totale assenza di effetto ghosting), unitamente ad altre caratteristiche, hanno reso davvero straordinario il nuovo prodotto Nikon.
6 QUANTO INTERVIENI SULLE TUE IMMAGINI IN POST-PRODUZIONE? In minima parte: ritengo che una buona fotografia debba emozionare per ciò che rappresenta, per l’istante catturato, non in base a quanto è stata modificata. Solitamente mi limito ad adeguare le immagini allo standard visivo al quale l’occhio umano si è abituato. Sono ormai molti anni che la fotografia, in particolare quella naturalistica, viene offerta con caratteristiche
cromatiche che non rispecchiano la realtà. Di conseguenza, se oggi ci troviamo di fronte a una fotografia che ripropone fedelmente la realtà, questa risulterà sbiadita e non efficace. Ritengo, inoltre, che imporsi dei limiti nella post-produzione stimoli la ricerca di un’immagine più curata in fase di scatto. Quando una foto subisce un’evidente elaborazione digitale passa automaticamente a far parte di un’altra forma d’arte, che apprezzo ma che non mi appartiene.
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Come fotografare
Natura & CREATIVITÀ Q
Lo specialista Tom Mason ci guida all’incontro con gli animali selvatici e alla realizzazione di immagini tanto belle quanto davvero uniche
Quando si muovono i primi passi nel mondo della fotografia naturalistica, l’obiettivo principale è più che altro quello di riuscire a ottenere buoni ritratti degli animali che incrociamo sul nostro cammino: ci basterà qualche immagine ripresa dalla distanza adeguata, a fuoco e senza troppe distrazioni tutto attorno per tornare a casa dalle nostre escursioni con il sorriso sulla faccia. Non passerà però molto tempo per cui foto del genere, per quanto belle, cominceranno a sembrarci un po’ noiose, “già viste”. Per distanziarci dalle idee più ordinarie e dare più creatività ai nostri scatti, dovremo darci da fare sperimentando senza sosta nuove tecniche, lunghezze focali differenti e composizioni alternative, fino a ottenere risultati più interessanti e vari. All’inizio farà paura, perché 22 22
appena ci allontaneremo dalle basi, l’idea di mettere a repentaglio un incontro rinunciando al classico ritratto e scegliendo un approccio più “artistico” porterà spesso a perdere l’attimo fuggente. Il rischio, però, è commisurato al premio: un portfolio più stimolante, curioso e intrigante! Secondo Tom Mason, pluripremiato professionista del settore, un’immagine naturalistica riuscita cattura il carattere del soggetto e, al contempo, esprime la creatività del fotografo. Riesce, insomma, a colmare la distanza tra uno scatto puramente documentaristico e l’interpretazione artistica del mondo naturale: è costruita su un dato scientifico di osservazione, ma aggiunge la nostra visione personale – un compito non facile ma, con l’impegno, certamente raggiungibile. Scopriamo come.
A volte arrivare in posizione è semplicemente impossibile. In certi casi, la fotocamera controllata in remoto è l’unico modo di catturare l’immagine. 23 23
Come fotografare Natura & creatività
VISIONE BINOCULARE Tom considera un buon binocolo essenziale e indispensabile per pianificare una sessione. Il binocolo ci permette di valutare a colpo d’occhio punti di vista diversi, di localizzare i soggetti e di esplorare i dintorni per capire come avvicinarci e dove posizionarci. Il fotografo usa il Nikon Monarch HG 8x32, per via delle ottime ottiche. Inoltre, questo modello gli offre una visuale approssimativamente simile a quella di un tele 300 mm, con una maggiore profondità di campo.
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ATTREZZATURA E LOCATION
Tom non ama dilungarsi troppo sul tema dell’equipaggiamento quando parla di fotografia naturalistica, ma è una considerazione che difficilmente può essere trascurata. Più avanti descriverà nello specifico ottiche e attrezzature necessarie a specifici stili. In generale, racconta che la sua fotocamera preferita è la Nikon D850 per quasi tutti gli scatti a mano libera. Dopo averla usata in moltissime situazioni, la considera incredibilmente affidabile, e il sensore da 45,7 MP gli ha sempre garantito ricchi dettagli e ottima gamma dinamica. Tom ne è innamorato! Come secondo corpo macchina, ha una Nikon Z 6. Il numero inferiore di megapixel la rende migliore in luce ridotta, e leggerezza 24
TOM MASON è un fotografo naturalista britannico. Nikon Europe Optics Ambassador, ha lavorato in tutto il mondo per incarichi che lo hanno portato dalle Falkland alla foresta amazzonica. • www.tommasonphoto.com • www.instagram.com/ tommasonphoto
e opzioni di scatto silenzioso offrono funzionalità complementari a quelle di una reflex. Tom usa anche una serie di corpi macchina dalle specifiche inferiori, come le D3300, per le fototrappole, che richiedono dimensioni contenute e qualità comunque alta. Per quanto riguarda gli obiettivi, Tom ha una selezione completa di focali, da 20 a 500 mm. Considera essenziale il treppiede: a seconda del lavoro, usa Gitzo Systematic o Traveller. Un supporto stabile è indispensabile per avere più libertà creativa. Il secondo must è l’abbigliamento: scarpe e vestiti tecnici e robusti. Non c’è niente di peggio che avere freddo e soffrire l’umidità sul campo, prosciuga le energie: Tom ha sempre in borsa una giacca imbottita, leggera e impermeabile.
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LA PIANIFICAZIONE. Tutti i grandi successi richiedono pianificazione. L’idea di preparare gli scatti all’inizio sembra strana, ma i vantaggi sono enormi. Quando pianifica un viaggio o un’escursione, Tom studia migliaia di immagini, annotando gli stili e le idee con cui vuole sperimentare. Prima ancora di mettere piede fuori dalla porta, ha in testa un elenco di massima delle scene che vuole catturare. Ogni volta che inizia a preparare uno scatto, sul campo, Tom prende ispirazione dagli appunti e dagli schizzi che ha portato con sé – magari applica lo stile che ha visto su un altro soggetto al suo attuale progetto, o cerca di applicare una tecnica compositiva a una scena differente. Se abbiamo fatto bene
1 | Tom non dimentica mai di portare il binocolo, ovunque vada. 2 | Lavorare in giardino ci permette di dedicare più tempo ai piccoli soggetti che può essere difficile individuare in campo aperto. Inoltre, ci offre più occasioni di esercitare un controllo creativo sull’illuminazione. 3 | Un giardino è inoltre il luogo migliore dove iniziare a sperimentare con una fotografia naturalistica più creativa. Avere più facile accesso ad ambientazione e soggetti, oltre che più tempo, aiuta a imparare.
i compiti, quando guarderemo nel mirino potremo vedere molte possibili composizioni e avere già un’idea di impostazioni e parametri necessari per ognuna. I LUOGHI. I posti migliori in cui iniziare a sperimentare con una fotografia naturalistica più creativa sono quelli vicini a casa. Tempo e facilità d’accesso sono le chiavi del lavoro con gli animali. Il nostro giardino, un parco, una riserva naturale sono luoghi ideali per concentrarci sulla sperimentazione, perché ci permettono di tornare lì più e più volte e di lavorare con condizioni di luce e meteo diverse. Inoltre, possiamo arrivare a conoscere i soggetti e a sapere dove trovarli, guadagnando tempo da dedicare 25
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Osservare e passare tempo con gli animali è il solo modo per riconoscerne i segnali che precedono l’azione alle creazioni. I luoghi frequentati, poi, offrono spesso animali più adattati alla presenza dell’uomo – il che è un bel vantaggio all’inizio.
ANIMALI IN AZIONE
Spesso, in campo naturalistico, non c’è niente che possa sostituire un’azione incredibile. Che sia il volo di un uccello, la lotta di due maschi rivali o il gioco dei cuccioli, la cattura di un momento speciale trasforma un’istantanea in un capolavoro. OTTICHE. Per l’azione, capita spesso di lavorare a distanza ragionevole, per non disturbare i soggetti e assicurarci di vedere (e non interrompere) comportamenti naturali e spontanei. Di conseguenza, serve una focale più lunga, un tele nella fascia dai 300 ai 500 mm con diaframma massimo almeno f/5.6. Uno dei tesori di Tom è il Nikon 300 mm f/2.8 VR II: pochi obiettivi possono rivaleggiare con la sua velocità e le sue prestazioni. Un’ottica capace di autofocus ultra-veloce è un aiuto importante e l’ampia massima apertura di diaframma è ideale, oltre che per supportare il sistema AF, per sfocare lo sfondo e centrare l’attenzione sull’azione. In alternativa, anche gli zoom possono avere i loro vantaggi, visto che non possiamo cambiare posizione mentre le cose si muovono. La flessibilità di uno zoom offre più opzioni compositive e la possibilità di trarre più immagini diverse da ogni incontro. A volte aiuta poter allargare l’inquadratura, magari per non tagliare la punta delle ali di un uccello in volo o le zampe di un cerbiatto in corsa. LE IMPOSTAZIONI PER L’AZIONE. Per congelare il movimento, è indispensabile un tempo di scatto veloce. L’esatta impostazione dipende ovviamente dalla velocità del soggetto: gli animali più piccoli e rapidi impongono tempi non più lenti di 1/2.000 di secondo, mentre per quelli più grandi e quieti può bastare 1/500 di secondo. Lavorare con gli animali selvatici significa spesso avere condizioni meno che ideali, quindi per mantenere tempi così rapidi può essere 26
4 | Il teleobiettivo è importante per non disturbare i soggetti e avere modo di catturare momenti intimi di azione, come i riti di accoppiamento. 5 | Saper attendere l’istante perfetto è la chiave degli scatti di azione. Cerchiamo di prevedere movimenti e attività ancor prima di premere il pulsante di scatto. 6 | A volte l’azione è veloce e riempie l’inquadratura: aprire il diaframma e far entrare quindi più luce aiuta l’autofocus a ottenere una nitidezza ottimale.
necessario alzare gli ISO fino a 800 o più. Può essere consigliabile, tra l’altro, anche chiudere leggermente il diaframma (e quindi perdere un altro po’ di luce) per aumentare la profondità di campo e avere margine di errore sulla messa a fuoco dei soggetti in movimento. A proposito di autofocus, ricordiamo di impostare la modalità continua per seguire l’azione mentre si sviluppa. Può essere utile lavorare con un gruppo di punti AF attivi, per migliorare velocità e precisione. Sulla sua D850, Tom ha personalizzato la funzione del joystick per passare velocemente da punto singolo a gruppo, senza ricorrere a menu o ghiere. Sono piccoli accorgimenti come questo che migliorano le chance di successo! Conoscere i comportamenti del soggetto è cruciale. Osservare e passare tempo con gli animali è il solo modo per riconoscerne i segnali che precedono l’azione: il modo in cui una papera immerge la testa prima di spiccare il volo o in cui una volpe flette le zampe per caricare un salto. Leggere i segni ed essere pronti è essenziale per ottenere un’immagine riuscita.
PER SICUREZZA, SOTTOESPONIAMO! Una delle principali difficoltà degli scatti d’azione è data dalla necessità di reagire rapidamente e cambiare esposizione al volo. Se siamo alle strette, succede qualcosa di incredibile e vogliamo essere certi di avere un’immagine almeno utilizzabile, compensiamo l’esposizione di -2/3 di stop, per proteggere le luci alte. Le Nikon odierne hanno un’eccellente gamma dinamica, ma alla peggio è sempre più facile aprire le ombre in fase di elaborazione, spesso senza quasi alcuna perdita di qualità. Appena siamo certi di avere almeno uno scatto “sicuro”, controlliamo l’istogramma e, se possibile, correggiamo l’esposizione.
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Come fotografare Natura & creatività
ZOOM E RITAGLIO Per trovare le giuste proporzioni del soggetto nell’ambiente, usiamo lo zoom e scattiamo una serie di immagini a diverse impostazioni focali. Dobbiamo trovare l’equilibrio corretto tra animale e paesaggio e spesso, zoomando avanti e indietro, individuare l’inquadratura ideale può essere più facile. Con le ottiche a focale fissa, possiamo usare la funzione di “crop” delle reflex Nikon. Le opzioni di ritaglio, di fatto, sono comodissimi ausili compositivi!
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GLI ANIMALI NEL PAESAGGIO
Tenere i soggetti più piccoli nell’inquadratura per mostrare il loro ambiente può dare risultati più narrativi. “Piccolo nell’inquadratura” non è una scorciatoia per risparmiarci la fatica di avvicinarci, ma un processo calcolato per mostrare la relazione tra
La flessibilità è importante e la possibilità di adattare velocemente la composizione e cambiare l’inquadratura è offerta dagli zoom 28
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soggetto e scenario: dobbiamo esibire lo spazio ma evitare che il soggetto si perda. MEDIO TELE. La flessibilità è importante per questo genere di immagini e la possibilità di adattare velocemente la composizione e cambiare l’inquadratura è offerta dagli zoom. Per anni, Tom ha lavorato di preferenza con il 70-200 mm f/2.8, forte di diaframma luminoso e autofocus fulmineo. Su corpo macchina FX questa gamma focale si sposa bene con l’inclusione del contesto, mentre su DX arriva a coprire anche ritratti più stretti, soprattutto degli animali più grandi. COMPOSIZIONE. Tutto dipende dalle dimensioni degli elementi nell’inquadratura. Per le composizioni in cui il soggetto è piccolo
7 | Le cornici naturali possono suggerirci composizioni ideali nei paesaggi. In questo scatto Tom ha usato la linea delle montagne per incanalare lo sguardo verso lo stambecco. 8 | Un soggetto molto piccolo nell’inquadratura enfatizza la scala. Qui vediamo enormi onde frangersi sugli scogli sotto il piccolo uccello marino.
nel paesaggio, l’aspetto più importante è l’equilibrio nel rapporto tra l’animale e lo spazio circostante: se è troppo piccolo, sembrerà solo che abbiamo scattato da troppo lontano, ma se è troppo grande sembrerà un ritratto ripreso (di nuovo) da troppo lontano. Consideriamo la scala della scena: se il soggetto è stagliato contro un’area imponente, può essere più piccolo, per enfatizzare la grandiosità. In un paesaggio più intimo, è meglio sia un po’ più grande. Applichiamo le tecniche compositive tipiche del paesaggio: usiamo le linee di entrata, come una staccionata o la convergenza del profilo di due montagne. Inseriamo il soggetto in cornici naturali, come spazi tra gli alberi o il buco di una siepe. Così daremo un miglior senso delle proporzioni e riusciremo a 29
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mettere in evidenza anche il più piccino dei soggetti. Tom consiglia di enfatizzare le specificità dell’animale: cerchiamo pose iconiche per accentuarne forza e carattere e per renderlo identificabile quando occupa poco spazio nell’inquadratura.
FOTOGRAFIA IN REMOTO
Alcuni animali sono davvero difficili da catturare se restiamo dietro la fotocamera. Se invece riusciamo a portare la fotocamera molto vicina al soggetto e usiamo un grandangolo, possiamo ottenere immagini molto evocative: le fototrappole possono aprirci un mondo di nuove possibilità. KIT BASE. In remoto, i corpi macchina entry-level sono ideali. Sono più piccoli e meno evidenti nel paesaggio. Abbinati a zoom standard (come il 18-55 mm di kit o un 24-70 mm) o a un grandangolo 10-20 mm e a un comando a distanza, sono perfetti per creare immagini coinvolgenti. L’attivazione dello scatto è cruciale: esistono molte opzioni, ma quando siamo noi ad avviare l’esposizione i comandi radio sono più affidabili. Tom usa trigger Pocket Wizard Plus III da anni e non ne è mai restato deluso. POSIZIONARE LE FOTOCAMERE. Per immagini grandangolari, dobbiamo sapere dove appariranno i soggetti, prima di impostare lo scatto. Cerchiamo le tracce più battute e i punti dove gli animali si nutrono o si abbeverano per individuare le zone più ricche di attività. Impostiamo il fuoco in manuale, sul punto
9 | Nonostante fotocamera e flash pronti in remoto, ci sono comunque volute diverse settimane prima che Tom riuscisse a ottenere l’immagine che voleva di questo cucciolo di tasso. 10 | Scatto remoto e grandangolo ci permettono di ottenere prospettive nuove anche sui soggetti più comuni, come questi martin pescatore. 11 | Allestiamo il nostro kit remoto dove sappiamo che l’animale quasi certamente farà una qualche apparizione.
In remoto, i corpi macchina entrylevel sono ideali. Sono più piccoli e meno evidenti nel paesaggio
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SCATTIAMO IN WI-FI Se non abbiamo un sistema di comando remoto, ma vogliamo provare la fotografia a distanza, le Nikon dotate di Bluetooth offrono una possibile alternativa. SnapBridge permette di controllare la fotocamera e scattare via Bluetooth e Wi-Fi: il nostro smartphone può diventare un comodo telecomando. I corpi macchina serie Z offrono anche opzioni Live View nell’app: in pratica, poss i a m o ve d e re l’inquadratura prima di scattare e controllare che il soggetto sia nella posizione desiderata. È una possibilità preziosa nei casi in cui i l p r i m o s c a t to p u ò essere anche l’unico che realizzeremo!
dove dovrà trovarsi il nostro soggetto quando avvieremo lo scatto. Tom suggerisce di bloccare l’anello di messa a fuoco con del nastro adesivo, per evitare qualsiasi spostamento, e di controllare che tanto il corpo macchina quanto l’obiettivo siano in modalità manuale: non vogliamo, infatti, che allo scatto si attivi l’autofocus, rovinando tutti i nostri preparativi. In assenza di flash, lavoriamo a priorità di diaframma e sottoesponiamo leggermente, per evitare tagli nelle luci alte. Se invece abbiamo il flash o altre luci di riempimento, in notturna è meglio impostare l’esposizione in manuale, mentre la priorità di diaframma può andare bene di giorno. Sottoesponiamo lo sfondo di 2 stop e aggiungiamo un lampo di riempimento per creare immagini di grande impatto. Una volta posizionata e impostata la fotocamera, “imboschiamola” con una rete mimetica o fronde locali, cercando di renderla invisibile ai soggetti (e ai passanti). Poi allontaniamoci, osserviamo e teniamoci pronti a scattare. ESCHE. Per le immagini scattate in remoto, spesso è utile usare del cibo per indurre i soggetti ad avvicinarsi alla posizione voluta. Se decidiamo di prendere questa strada, però, non perdiamo di vista l’etica: offriamo solo il cibo corretto per le specie di 31
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zona e non lasciamone sul terreno dopo la sessione. I nostri soggetti non devono dipendere dal nostro cibo, devono essere in grado di tornare a nutrirsi da soli in natura dopo il nostro passaggio. Va da sé che non dobbiamo nemmeno considerare l’uso di esche vive: è contrario a tutto ciò che la fotografia naturalistica rappresenta!
TECNICHE CREATIVE
Non c’è motivo per rinunciare a una visione artistica in fotografia naturalistica: applichiamo senza timidezze le tecniche che amiamo per creare determinati effetti o per estendere il contenuto dell’immagine. PANNING. Il movimento è un elemento forte in natura. Gli animali si muovono continuamente e incorporare il senso del movimento stesso in un’immagine può renderla molto più 32
DOPPIO LAVORO
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Q u a n d o l avo r i a m o c o n le doppie esposizioni è probabile che ne vorremo realizzare diverse in sequenza per poi scegliere la migliore. Può essere seccante continuare a rinnovare la scelta di modalità per ogni immag i n e . P o s s i a m o i n ve c e selezionare la ripetizione della modalità per continuare a scattare doppie esposizioni finché abbiamo finito. Le Nikon più recenti ci permettono anche di salvare le singole inquadrature che compongono le esposizioni multiple: è un salvavita se ci dimentichiamo di disattivare la ripetizione o se succede qualcosa di spettacolare mentre scattiamo.
12 | Tom lavora sulle doppie esposizioni ormai da qualche anno: questo orso bruno, ritratto in Finlandia, è stato uno dei suoi incontri preferiti.
14 | Le doppie esposizioni ci offrono l’opportunità di fondere più elementi, come tanti soggetti diversi, in un unico effetto.
DOPPIA ESPOSIZIONE. Le doppie esposizioni in-camera sono probabilmente tra le tecniche preferite di Tom. Non vanno confuse con le fusioni post-scatto: si tratta, infatti, di una funzione disponibile in molti corpi macchina Nikon. In pratica, un’esposizione multipla è, alla lettera, l’esposizione di più inquadrature sullo stesso fotogramma. Il risultato viene fuso in un singolo file RAW che può mostrare insieme elementi e momenti diversi. Tom usa spesso la doppia esposizione per sovrapporre i soggetti ai motivi delle foglie o dei rami dell’ambiente circostante, per dare all’osservatore il senso della capacità mimetica degli animali.
Non c’è motivo per rinunciare a una visione artistica in fotografia naturalistica
BIANCO E NERO. Il bianco e nero è un altro eccezionale strumento creativo anche in fotografia naturalistica. Non basta però semplicemente convertire uno scatto in Lightroom. La rimozione del colore è in realtà una sfida difficile perché l’immagine, affinché il risultato possa avere successo, deve avere una composizione potente e un ottimo contrasto in scala di grigi. Le silhouette funzionano bene nei bianchi e neri naturalistici perché aiutano a centrare l’attenzione su forma e contorni dei soggetti, mentre l’intenso contrasto tra sfondo luminoso e soggetto nero aggiunge impatto. Oltre alle silhouette, anche la luce dura si presta a meraviglia ai ritratti in bianco e nero di soggetti con pelliccia folta: posizioniamoli davanti a uno sfondo scuro per dare all’immagine forza e contrasto.
13 | In bianco e nero, soggetti illuminati frontalmente contro soggetti scuri possono funzionare molto bene per ritratti di notevole impatto.
interessante e significativa. Un esempio classico e ormai ampiamente sdoganato è l’uso di tempi più lenti per ritrarre gli uccelli in volo. Un tempo veloce, intorno a 1/1.000 di secondo, può congelare ogni movimento delle ali, ma se rallentiamo l’esposizione fino a 1/60, o magari anche 1/15 di secondo e applichiamo il panning ai soggetti mentre volano davanti a noi, le striature possono dare un intenso senso di movimento. Ricordiamo solo che il panning deve avere la stessa velocità dei soggetti: se siamo troppo veloci o troppo lenti anche loro vengono mossi e sfocati. Iniziamo il movimento e chiudiamolo in un tempo più lungo di quello dell’esposizione: in questo modo lo scatto appare più morbido e naturale. È importante disattivare ogni funzione di stabilizzazione, perché il contrasto delle vibrazioni tende a compensare anche il nostro movimento di panning.
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I consigli di Sergio Derosas per ottenere scatti delicati ed eleganti.
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COSA C’È DIETRO?
Michael Freeman ci svela che non sempre la visione frontale è la scelta migliore per i nostri scatti.
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DOMIAMO LA LUCE DEL SOLE
Joe McNally ci spiega come prendere il controllo della forte luce diurna per ottenere ritratti impeccabili.
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Costruiamo il nostro “palcoscenico”, scegliamo i protagonisti e anticipiamo cosa accadrà sulla scena.
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Imparare MICHAEL FREEMAN
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COSA C’È DIETRO?
La “facciata” delle cose, degli edifici come delle persone – si sa – è la più vista da tutti: più impegno e studio le vengono dedicati, più si radica l’idea che debba essere guardata da un preciso punto di vista. Pensiamo alla progettazione del paesaggio, allo studio dei giardini, all’urbanistica. Pensiamo persino al mondo del food: quando lo chef impiatta, decide da quale direzione sarà guardato il piatto. Se l’idea è seguire le intenzioni originali dei progettisti, la strada è ovvia. Se però vogliamo essere più creativi, può valere la pena di sbirciare sul retro, per così dire. In questo particolare esempio, l’idea di andare sul retro è da intendere alla lettera. Stavo fotografando per un libro sull’architettura e le costruzioni in adobe. I mattoni di adobe sono fatti di terra cruda impastata: nascono bagnati e argillosi e seccano fino a diventare duri e solidi. Molti edifici in adobe sono chiese delle missioni, che sono state protagoniste del libro, perché ho ripreso tutte le più importanti. La facciata di un edificio è la sua presentazione e pochi penserebbero di fotografare una chiesa se non frontalmente. PORTAMI IN CHIESA. Questo edificio di
culto è dedicato a San Francesco di Assisi e si trova a Ranchos de Taos, a nord di Santa Fe. Avevo tutte le intenzioni di riprenderla disciplinatamente dal suo naturale punto di vista frontale. Una delle sue caratteristiche più particolari, però, è l’enorme contrafforte, che appare ancora più “elementale” e maestoso sul retro, perché sul retro non c’è altro. Si vede solo l’enorme massa di adobe
Non è detto che la visione frontale sia sempre la migliore: guardiamo le cose da un altro punto di vista e valutiamo tutte le opzioni
1 | La panoramica in bianco e nero, con il tetto tagliato. 2 | La versione usata per la copertina del libro. 3 | Chiesa in adobe della missione di Ranchos de Taos. L’enorme contrafforte sul retro della chiesa di San Francesco di Assisi, New Mexico.
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Biografia MICHAEL FREEMAN Fotografo britannico di viaggi, architettura e arte orientale, è autore di manuali di grande successo. Oltre che 36
grezzo, senza le distrazioni (perdonatemi per questa definizione!) di balconata, portone e croci. È il motivo per cui alla fine lo scatto si è guadagnato la copertina del libro: parla di adobe e di nient’altro. Vorrei poter dire che questa inquadratura è stata una mia idea, ma in realtà l’ho cercata dopo aver visto un’immagine in bianco e nero di Ansel Adams. La veduta non è la stessa, ma in comune hanno lo stesso tema di forme e texture. Curiosamente, la Route 68, la strada principale che viene da Española e Santa Fe, passa proprio sul retro della chiesa, quindi mi ha sorpreso che questo punto di vista non sia più fotografato. Oltre allo scatto che è poi diventato la copertina del libro, ho giocato un altro po’ con l’astrazione delle forme riprendendole in formato panoramico, tagliando addirittura il tetto. In questo caso non ho usato una Nikon, ma una Linhof Technorama 6x17 cm. Sarebbe una fotocamera del tutto inadatta all’architettura, ma andare dietro le cose per me è molto più che fare quattro passi sul retro del soggetto. Significa anche allontanarsi dal modo più prevedibile di riprenderlo, dal trattamento che tutti si aspettano, sperimentare. È un approccio che vale anche per altri soggetti: di recente ho visto la pubblicità di una gioielleria con una collana indossata sulla schiena dalla modella. La figura umana di spalle dà molta più enfasi a corpo e muscolatura di quanta ne ponga sulla personalità. C’era anche una pubblicità della Renault Megane che abbracciava l’idea accostando l’ampio bagagliaio dell’auto a fondoschiena sculettanti!
con NPhotography, collabora con la rivista dello Smithsonian Institute e con molti editori internazionali. Info su www. michaelfreemanphoto.com
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Se vogliamo essere piÚ creativi, può valere la pena di sbirciare sul retro
Imparare JOE MCNALLY
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DOMIAMO LA LUCE DEL SOLE
Sole intenso, grande pannello diffusore, bella luce. Facile? Mica tanto. Prendete un’esplosione di luce solare e domatela, ostruite il percorso distruttivo dei raggi con un semplice drappo di tessuto bianco e portatela al viso del soggetto dolce e amichevole come un cucciolo di Golden retriever. Se volete, aggiungete un cartoncino di riempimento bianco per riflettere un po’ di luce verso il lato in ombra del viso e, voilà, avete una splendida illuminazione avvolgente. Qui, con Rae Stoetzel di fronte al mio obiettivo, mi sono servito un piatto vincente: lui è alla mano, ha un viso spettacolare, è una persona con cui lavorare è divertente e ha una pazienza illimitata (proprio come tutti i nostri soggetti, no?). “Alla mano” comunque è stata la parola d’ordine di questo workshop sull’Isola del Principe Edoardo, nel bellissimo cascinale d’epoca di Dave Brosha. Qui ci sono immagini a ogni angolo: sono così grato che mi abbia invitato per tenere un corso, ci tornerei senza pensarci! Per questo ritratto ho usato un pannello Lastolite 2x2 Skylite, tenuto da due C-stand sopra il soggetto, a diffondere e ammorbidire la luce dura del sole. Il pannello è appena fuori dall’inquadratura, molto vicino a Rae: è questo il segreto. Tenetelo più vicino che potete al soggetto. In basso c’è un pannello riflettente, che rimanda un po’ di luce di riempimento verso il viso. Ho esposto a f/1.4, con le travi invecchiate del granaio come fondale. Basta, non c’è altro da fare. Potete fotografare così tutto il giorno, dovete solo spostare il pannello diffusore man mano che il sole si muove. È quello che ho fatto io in diversi casi. Letteralmente, per tutto il giorno. Per fortuna, di solito i pannelli sono
Prendiamo il controllo della forte luce diurna per realizzare ritratti impeccabili
1 | Joe con alcuni assistenti, impegnati a illuminare il pazientissimo Rae Stoetzel. 2 | Rae, descritto da Joe come “amichevole e luminoso”, qui illuminato da un pannello Lastolite 2x2 Skylite. 3 | Joe ha usato il softbox Octa da 120 cm per dare più spinta all’illuminazione dolce e morbida.
Prendete un’esplosione di luce solare e domatela: ostruite il percorso distruttivo dei raggi 2 1
Biografia JOE MCNALLY è un pluripremiato fotografo americano che ha lavorato per National Geographic, Life Magazine, Sports Illustrated , Time e tante altre prestigiose riviste. È noto per la maestria della sua “flash photography”. Ambassador di Nikon, ama
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montati su stativi con ruote, che rendono facile il movimento. Va bene, ottima luce, tutto facile. Lavorare così tutto il giorno, però, può diventare ripetitivo. Allora come prendete questa ampia e delicata porzione di luce dall’alto e ci giocate? Per esempio, potete procurarvi un’unità Profoto B1-X, dotata di softbox RFI Octa. Il B1-X, per me, rimane la quintessenza del flash da studio per esterni. Certo, si può usare anche qualcosa di più grande e in alcuni casi è necessario farlo, ma il B1-X, con i suoi 500 Watt, copre più o meno le esigenze del 90% dei casi. Facile da usare, versatile e dotato di una trasmissione wireless affidabilissima. Aggiungetegli il softbox Octa 4’ ed è magico. I 120 cm di diametro del softbox lo rendono abbastanza grande da funzionare e abbastanza piccolo da manovrare a mano libera. Il risultato è una maggiore versatilità dell’illuminazione, potete spingere e cambiare la direzione della luce in quasi ogni direzione, senza perdere la morbidezza creata dal diffusore. L’Octa riesce a inserirsi in questo motivo di luce: la mantiene grande e morbida, ma le dà un po’ più di spinta. Semplice, delicato ed efficace.
ribadire che non basta avere in borsa la più potente delle fotocamere per appropriarsi del titolo di “fotografo”: occorre studiare, scattare senza fermarsi mai, essere umili e mettersi continuamente in discussione. joemcnally.com
Nikon Z 7, 105 mm, 1/3.200 di sec, f/1.4
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Nikon Z 7, 105 mm, 1/2.000 di sec, f/2.8
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Imparare MICHELE DALLA PALMA / L’ANARCHICO
PREVISUALIZZARE
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Il secondo dei Dieci Comandamenti della fotografia
Letteralmente significa “vedere prima”. In fotografia, Ansel Adams ne fece la sua “religione”, tuttavia il leggendario fotografo americano applicava questo concetto soprattutto alla capacità tecnica di immaginare il risultato di una fotografia prima di scattarla, conoscendo e sfruttando tutte le potenzialità e i controlli di una fotocamera. Oggi, gran parte di quelle preimpostazioni che il maestro americano doveva immaginare senza poterle verificare possono essere visualizzate prima dello scatto nelle fotocamere reflex e addirittura in tempo reale nelle mirrorless. Per me, previsualizzare uno scatto fotografico significa soprattutto immaginare quello che può succedere dentro un determinato “palcoscenico” reale in cui interagiscano potenziali “attori protagonisti”. La leggenda racconta che Michelangelo Buonarroti riuscisse a vedere con l’immaginazione cosa c’era dentro un blocco di marmo... nella mia ricerca fotografica, cerco sempre di immaginare una scena dentro un determinato contesto prima che questa accada. C O S T R U I R E I L PA L C O S C E N I C O .
Molti dei miei scatti nascono così: vagabondando in cerca di spunti narrativi, vedo quello che mi sembra uno scenario interessante per linee di fuga dello sguardo, quinte che definiscono i piani e capacità evocativa del luogo. A quel punto, definisco l’inquadratura, spesso con la fotocamera sul cavalletto, e regolo tutte le impostazioni idonee alla fotografia che voglio realizzare. Poi aspetto che dentro il palcoscenico
che ho inquadrato accada qualcosa! Ovviamente non aspetto a caso, la mia scelta è sempre motivata dalla convinzione che quello sia un luogo in cui accadono frammenti di vita e di realtà. E questa mia certezza è data dalla conoscenza e dallo studio preventivo della storia che voglio fotografare, poiché, per un fotografo, mai nulla accade per caso, come ho già spiegato nell’articolo pubblicato su NPhotography di febbraio. S C E G L I E R E I P R O TA G O N I S T I .
Osservando la scena inquadrata, “previsualizzare” quello che può accaderci dentro è una questione di scelte stilistiche e allenamento (sempre condizionato dalla conoscenza) a intuire quale può essere il soggetto più rappresentativo per raccontare la nostra storia. Liberarsi dall’obbligo di osservare il mondo dentro lo spazio angusto del mirino è la scelta migliore per valutare i potenziali protagonisti prima che “entrino” nel nostro palcoscenico. Potremo così scegliere di valorizzare l’armonia cromatica di una scena, piuttosto che elementi narrativi (costumi, personaggi) in grado di raccontare un determinato mondo, o anche lo svolgersi di un’azione significativa e utile alla nostra narrazione. L’utilizzo del telecomando ci consentirà di osservare l’intera scena – anche le parti non inquadrate dalla fotocamera – e scegliere il momento migliore per lo scatto, evitando anche quel minimo ritardo causato dai tempi di reazione conseguenti all’osservazione della scena dentro l’oculare della fotocamera.
Biografia MICHELE DALLA PALMA Giornalista e fotografo, esploratore e grande viaggiatore, ha realizzato molte spedizioni e centinaia di reportage, in ogni continente, per la stampa italiana e internazionale, e ha pubblicato una quindicina di libri dedicati al viaggio e alla fotografia. È direttore responsabile della rivista TREKKING&Outdoor, una delle testate più qualificate nell’ambito del turismo responsabile. Docente Master alla Nikon School
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Travel, organizza corsi e workshop di fotoreportage in Italia e all’estero. Autore, regista e conduttore di progetti televisivi dedicati all’esplorazione, ha realizzato numerosi documentari e videoreportage. Dal 2018 è coordinatore delle Photography Expeditions del National Geographic , e accompagna come Tour Leader alcune Photography Experience nei luoghi più affascinanti del pianeta. www.micheledallapalma.it
Vita a Sana’a, Yemen. Questa immagine evidenzia il concetto di ricerca di un palcoscenico che caratterizza spesso le mie immagini. Girando nell’afa del mezzogiorno per i vicoli di Sana’a, capolavoro dell’ingegno e dell’estetica, rimango colpito da una casa affacciata su una piazzetta. La cromia e l’apparente mancanza di ordine geometrico sono perfette, degne di un maestro dell’arte surreale come Dalí: le finestre e i portoni di un azzurro carico risaltano sul color fango del muro. Il contrasto di due unici colori dominanti rende irresistibile questa inquadratura. Mi siedo su uno scalino, in una sottile fascia d’ombra, per sfuggire alla calura. Metto la macchina sul cavalletto, definisco i limiti dell’inquadratura, faccio la lettura esposimetrica sulla tinta marrone e fisso il fuoco nel punto in cui
presumo passerà il soggetto animato della mia fotografia. Prevederlo è abbastanza facile: due vicoli contrapposti danno sulla piazzetta e chi si trovi a passare di lì non può che andare da un vicolo all’altro. Passa un uomo, poi un paio di bambini che non mi degnano di uno sguardo: sono solo un estraneo rannicchiato nell’ombra con un treppiede accanto. Poi vedo arrivare una nuvola nera che scivola leggera sul selciato. Osservo la scena a occhio libero e scatto con il telecomando nell’attimo in cui fa il passo al centro della scena, tra le due porte. Uno scatto. Una “preda”. Non mi serve controllare il risultato sul visore della fotocamera, quell’attimo l’ho vissuto e sicuramente è rimasto nella memoria. Nella mia e in quella della macchina. Nikon D2X con Nikkor 14mm f/2.8; 1/320 sec, f/9, ISO 100 41
Preghiera al tramonto, Pushkar, India. Anche in questa immagine si ritrovano tutti gli elementi della preparazione dello scatto. Inizialmente sono attirato dal “pieno/vuoto” offerto dall’inquadratura, amplificato dalla sagoma, appena accennata sul muro, di una galleria, visibilmente murata. Le colonne bianche sulla destra, invece, riempiono quella parte di fotogramma, creando con gli archi in alto un “pieno” cromatico molto ricco. Piazzo il cavalletto, definisco l’inquadratura e aspetto. Alla fine arriva questa signora che, nei colori del suo abbigliamento, si intona perfettamente con il contesto. L’espressione pensosa amplifica la suggestione di silenzio e misticismo, esaltati dalla pennellata di luce naturale sul profilo. Osservo la scena a occhio libero e, quando è al centro del mio palcoscenico, basta uno scatto per fermare il momento irripetibile. Nikon D200 con Nikkor 70-200mm f/2.8; 1/60 sec, f/4, ISO 200
Alba sulle 5 Torri, Dolomiti d’Ampezzo In questa fotografia, protagonista è il sole che sorge dietro le guglie di pietra delle Dolomiti ampezzane e, anche in questo caso, è necessario predisporre la fotocamera sul cavalletto ben prima del suo arrivo, inquadrare in modo armonico i primi 42
piani e gli sfondi, e poi attendere che l’astro di fuoco emerga esattamente nel punto da cui, per preventiva conoscenza, sappiamo che irradierà i primi, suggestivi raggi. Perché, per un fotografo, mai nulla accade per caso! Nikon D850 con Nikkor 14-24mm f/2.8; 1/40 sec, f/3.2, ISO 64
N MONDON IKON
Il significato dei canali
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a cura di Marco Olivotto
1 | Un’immagine realizzata da Sergej Michajlovic ProkudinGorskij, pioniere della fotografia a colori. 2 | La stessa foto “suddivisa” per canali rosso, verde e blu in Photoshop. La sovrapposizione degli stessi crea i colori così come li vediamo.
Sergej Michajlovic Prokudin-Gorskij
Se chiediamo a qualsiasi fotografo digitale quali siano le componenti fondamentali di un’immagine, ci dirà “i pixel”. E la risposta è corretta, naturalmente: a parte la necessaria distinzione tra pixel fisici (quelli che troviamo in un monitor) e pixel intesi come elementi dell’immagine che andremo a rappresentare, non ci sono obiezioni. In questo modello, un’immagine è un insieme di caselle colorate, assimilabili alle tessere di un mosaico. I pixel sono i mattoni dell’immagine. O, se preferiamo, i suoi atomi. Esiste però un altro modo di pensare la stessa immagine. Sappiamo che esistono varie modalità per rappresentarla, ma per semplicità pensiamo di utilizzare RGB. Anzi, in particolare, una variante di RGB ben nota a tutti, come sRGB. L’immagine è composta da tre canali: uno che veicola l’informazione sulla componente rossa della luce (R), uno responsabile della componente verde (G), il terzo incaricato di dosare la componente blu (B). I tre canali sono facilmente accessibili in Photoshop aprendo il pannello Finestra > Canali. Con l’immagine di figura 1 aperta, il pannello ha l’aspetto visibile in figura 2. Le miniature sono piccole, ma sufficientemente dettagliate da farci notare che i tre canali Rosso, Verde e Blu
Ogni colore che riproduciamo a schermo è il risultato di un mix di rosso, verde e blu...
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sono sostanzialmente diversi tra loro. Non solo: sono immagini in scala di grigi. IL PIONIERE SERGEJ MICHAJLOVIČ. La fotografia di figura 1 non è stata scelta a caso. Risale al primo decennio del Novecento e fu scattata da Sergej Michajlovič ProkudinGorskij, uno dei pionieri della fotografia a colori. All’epoca, non esistevano pellicole a colori. Prokudin-Gorskij, chimico e fotografo russo, fu tra i primi a sviluppare una tecnica per riprodurre il colore che, pur con enormi progressi, stiamo usando ancora oggi ogni volta che scattiamo una fotografia digitale. In sostanza, di un soggetto venivano scattate tre diverse esposizioni, in bianco e nero. Ciascuna esposizione veniva realizzata con un filtro diverso davanti all’obiettivo: rispettivamente, rosso, verde e blu. I filtri colorati lasciavano passare soltanto una componente luminosa – quella corrispondente al proprio colore. Questo produceva tre fotografie diverse, che venivano poi proiettate sovrapposte su uno schermo, il più possibile a registro, ciascuna attraverso un filtro uguale a quello utilizzato in ripresa. È cruciale comprendere un fatto fondamentale: con questo sistema, il colore si manifesta soltanto se le tre immagini utilizzate presentano delle differenze. Se come punto di partenza utilizzassimo tre immagini identiche, sovrapponendole otterremmo una fotografia in bianco e nero – pur proiettandole a registro attraverso filtri colorati, come descritto nel paragrafo precedente. Dal momento che ogni pixel in un’immagine RGB è definito dal valore delle componenti rossa, verde e blu, comprendiamo che questo fatto si riversa nella regola secondo cui tre valori uguali delle componenti producono un tono di grigio. Ovvero, secondo cui la condizione di neutralità in RGB è definita da R = G = B. Se i tre canali sono uguali ovunque, avremo una fotografia in bianco e nero – o per meglio dire, in scala di grigi.
Il significato dei canali DIFFERENZE PICCOLE E GRANDI. Maggiore è la differenza tra due valo-
ri, più marcato sarà il colore che osserviamo. Facciamo un esempio pratico: la terna (128R 128G 128B) definisce il ben noto “grigio 50%”, che peraltro non ha l’aspetto del famoso cartoncino grigio Kodak che generazioni di fotografi analogici hanno utilizzato per determinare l’esposizione. Un campione di “grigio 50%” è visibile in figura 3. Se alteriamo di un punto la formula, per esempio incrementando il canale del rosso e ottenendo (129R 128G 128B), questo colore non è più grigio, tecnicamente, ma presenta una leggera tendenza al rosso. In pratica, la discrepanza è così minima che questo campione si può considerare identico a quello che ha generato la figura 3. Questo grigio-non-grigio è riprodotto in figura 4 e non si vedono differenze rispetto a figura 3. Se invece ci spostiamo in maniera significativa, la variazione diventa chiaramente visibile. La figura 5 utilizza la formula (148R 128G 128B), con un aumento di 20 punti della componente R rispetto al “grigio 50%”. La tendenza al rosso è palese, e non chiameremmo più “grigio” questo colore. È una sfumatura di marrone pastello, in buona sostanza.
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STESSI NUMERI, COLORI DIVERSI. Una
cosa che invariabilmente genera confusione in questo campo, e che si riallaccia a ciò che abbiamo scritto in passato a proposito delle differenze dei vari spazi colore RGB, è che l’espressione “grigio 50%” non ha un significato univoco dal punto di vista percettivo. In altri termini: la formula rimane (128R 128G 128B), ma il grigio che essa genera ha un aspetto diverso a seconda del fatto che lavoriamo in uno spazio colore o nell’altro. Provare per credere: in Adobe RGB, ad esempio, il “grigio 50%” ha lo stesso aspetto che mostra in sRGB; ma in ProPhoto RGB, appare più chiaro. In figura 6, la metà sinistra del quadrato è identica a figura 3, mentre la metà destra mostra l’aspetto della terna (128R 128G 128B) in ProPhoto RGB. A maggior ragione, questo accade per terne generiche, che non esprimono un grigio: gli stessi numeri generano stimoli di colore diversi in spazi colore diversi. Questo serve a comprendere a fondo qualcosa che già sappiamo: la stessa immagine cambia se la “pensiamo” in uno spazio colore o in un altro. I numeri restano invariati, ma i canali hanno un aspetto diverso a seconda che li guardiamo in sRGB piuttosto che in Adobe RGB o ProPhoto RGB. Per questo motivo è cruciale incorporare il profilo colore nelle immagini: è la chiave che ci permette di interpretare correttamente i dati.
3 | Un esempio di grigio 50% secondo la terna 128R 128G 128B. 4 | Modificando leggermente il valore del canale del rosso, stessa foto “suddivisa” per canali rosso, 129R 128G 128B, il grigio appare ancora tale, senza particolari dominanti.
QUANTO È AMPIO UNO SPAZIO PICCOLO? Questa complessità nasconde i segreti
per “attaccare” la post-produzione nel modo giusto. Prendiamo a titolo di esempio l’immagine di figura 7: non possiamo affermare che contenga “pochi colori”. Anzi, contiene molte piccole variazioni cromatiche, specialmente in aree come la buccia dei frutti o i petali dei fiori. Potrà sembrare sorprendente, ma la fotografia è stata realizzata in sRGB, che come sappiamo è lo spazio colore con la tavolozza più piccola tra quelli che si utilizzano comunemente. In questa fotografia, nessun colore è particolarmente critico. A differenza del blu del mantello visibile in figura 1, che è impossibile da riprodurre con la stampa in quadricromia (la pagina vi mostra una pallida imitazione di ciò che si vede a schermo), la figura 7 non contiene colori impossibili da riprodurre in CMYK. Da qui nasce una domanda. Ipotizziamo che l’originale di figura 7 sia stato realizzato in RAW. Avrebbe senso svilupparlo in uno spazio colore enorme come, ad esempio, ProPhoto RGB? La risposta è sottile: “Se il risultato a cui miriamo è quello visibile in figura 7, non solo non ha senso, ma è pure scomodo”. Può sembrare strano: continuiamo a sentire da ogni parte che ProPhoto RGB ha una capacità maggiore di riprodurre colori intensi e “ricchi”. Questo è vero, ma allo stesso tempo ProPhoto RGB è uno spazio colore che ha difficoltà a riprodurre sfumature sottili e colori tenui. È il prezzo da pagare per avere a disposizione una tavolozza più estesa del normale. Si può aggirare la difficoltà codificando l’immagine a 16 bit piuttosto che a 8 bit, ma in generale, quando interveniamo su di essa con le regolazioni, le stesse sono meno precise e alcune
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5 | Aumentando ulteriormente il valore di “R”, 148R 128G 128B, il campione diventa evidentemente qualcosa di diverso da un grigio.
6 | La stessa terna ma in due spazi colore (a sinistra Adobe RGB, a destra ProPhoto RGB) ha come risultato due “grigi 50%” differenti. 45
MONDON IKON di quanto ampio sia stato lo spostamento cromatico del colore originale. Con l’aggiunta, ironica, che il blu di Klein non è perfettamente riproducibile su un monitor medio, e quindi anche quella che vedrete sarà un’approssimazione. Ho scelto l’International Klein Blue perché è una variante di blu ben nota e perché si avvicina al blu che vedo nella foto originale sul mio monitor EIZO CG2730, che come è noto ha un gamut approssimabile a quello di Adobe RGB, enormemente più esteso di quello dello smunto CMYK che utilizziamo nella stampa litografica.
Kodak
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situazioni sono di fatto impossibili da gestire – o comunque molto complesse. Se la scena è quella di figura 7 e offre soltanto stimoli di colore che uno spazio piccolo e maneggevole come sRGB è in grado di riprodurre, non abbiamo bisogno di altro, e lavoreremo più agevolmente proprio perché lo spazio che dobbiamo gestire è limitato. Può essere dura da mandare giù, soprattutto per chi sostiene che uno spazio colore esteso sia la panacea universale a tutti i mali, ma è la verità. UN BLU PROBLEMATICO. Le difficoltà emergono con immagini di ben altro tipo. La figura 8 appare sul retro della copertina dell’ultimo album del cantante Ron, intitolato Lucio!!. Quando la scattai, nel gennaio 2019, non immaginavo che avrebbe avuto quella sorte – ma anche nel caso, difficilmente avrei potuto fare meglio di così. Riuscite a indovinare dove sta il problema? Il blu è un’area cromatica difficile da riprodurre in stampa. L’inchiostro ciano contiene impurità che non permettono di produrre colori brillanti e intensi che lo contengano. Il colore blu ha come base proprio il ciano, e pensare di riprodurre un colore come quello visibile sul palcoscenico al momento dello scatto è impensabile. Se volete avere un’idea vaga di quale fosse il suo aspetto, digitate su Wikipedia “International Klein Blue” e date un’occhiata. Se confrontate il blu che vedrete a schermo con quello che trovate sulla pagina, avrete una stima 46
7 | Questa immagine è ricca di colori ma è ben rappresentata anche in uno spazio colore piuttosto ristretto come sRGB.
Alla fotografia affidiamo una memoria. Una fotografia è qualcosa che potremo guardare tra cinquant’anni con la stessa emozione di oggi, a prescindere dal colore
sRGB NON BASTA. In casi come questo, utilizzare uno spazio colore ristretto come sRGB per lo sviluppo del file non è una cosa saggia. Però ho voluto fare una prova: ho sviluppato l’immagine originale in sRGB e ho verificato quanto esteso fosse il fuorigamut nelle aree del blu. Il risultato è visibile in figura 9: l’area grigia che ricopre più di metà dell’immagine indica le aree che non risultano stampabili mantenendo una corrispondenza cromatica con l’originale. Ci siamo persi, incidentalmente, anche un pezzo del pianoforte, le sfumature più tenui del rosso del faro che penetra la scena dall’alto, parte delle ombre sotto la sagoma di Lucio Dalla, la giacca di Ron. Questo ci insegna che a volte siamo costretti a compromessi enormi. C’è però un fatto su cui sono disposto a scommettere: non credo si possa dire che la fotografia di figura 8 sia poco suggestiva. Non lo affermo perché è mia, ma perché molte persone mi hanno riferito di trovarla emozionante e ben descrittiva rispetto a ciò che narra: lo spirito di un momento di un concerto-tributo a Lucio Dalla. Rimane suggestiva nonostante sia una pallida ombra rispetto all’originale. Vale la pena di notare che pressoché chiunque abbia commentato ha visto la foto sul retro-copertina del disco, non a monitor. Ovvero, ha visto la versione che probabilmente state guardando anche voi. SETTE SECONDI AL DISASTRO. Il mio
amico Francesco Ricci, valente fotografo e docente presso la scuola Spaziotempo di Bari, ha pubblicato un esilarante videotutorial in cui insegna una tecnica che in sette secondi è in grado di “migliorare irrimediabilmente” qualsiasi fotografia in Camera Raw o Lightroom. Non è uno scherzo: il miglioramento è da intendere in senso ironico, ed è irrimediabile perché coincide con la completa demolizione dell’immagine. Si esaspera
Il significato dei canali
MA PERCHÉ NO? Non dovreste farlo perché le vostre zampate impattano sui canali, devastandoli. Come vi ho dimostrato, quei canali sono tutto ciò che contribuisce a formare la vostra fotografia, che a sua volta non si regge su altro che i canali. Se tutto ciò che cercate è un trip psichedelico di saturazione estrema, ricordate che il down susseguente potrebbe essere molto sgradevole, e soprattutto potrebbe portare a una fotografia che non solo non è stampabile, ma neppure riproducibile a monitor in maniera corretta. E una fotografia non è questo. Alla fotografia affidiamo una memoria. Una fotografia è qualcosa che potremo guardare tra cinquant’anni, quando magari la persona, situazione o evento ritratti saranno scomparsi da tempo. Questa forza, però, non ha molto a che fare con la saturazione
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Marco Olivotto
il contrasto, scurendo le luci, schiarendo le ombre, portando la saturazione a livelli mai visti e... si ottiene uno scatto del tutto identico a molti di quelli che vediamo ogni giorno sulle pagine Facebook, su Instagram, nei forum di fotoamatori e via dicendo. Colori accesissimi, di fatto non riproducibili, che scopriremmo malati fino al midollo se andassimo a guardare con attenzione dentro i canali. C’è un’oggettiva tendenza ad andare in questa direzione, purtroppo, soprattutto a livello amatoriale. A tutti piace vedere una buona variazione cromatica, ma dovrebbe esserci un limite. D’altronde, per far sì che la propria foto tenda a emergere in mezzo a un milione di altre che sgomitano per essere notate, viene istintivo spingere contrasto e saturazione – per non parlare del tentativo di dare un effetto finto-HDR al risultato finale. Su questo argomento, che si riassume nella frase “girare a caso le manopole fino a che l’immagine non esplode”, vi offro il tutorial più breve di tutta la mia carriera. Si riassume in due sole parole: “non fatelo”.
8 e 9 | Sulla carta, il bel blu dell’immagine digitale originale in Adobe RGB non rende come dovrebbe, per i limiti tonali della stampa litografica. Anche sRGB è troppo stretto per questa foto: le aree “non stampabili” (se non in maniera solo approssimativa rispetto al colore originale) si possono vedere, in grigio, nella figura 9.
e con il colore. Pensate che la fotografia di figura 8 sia emozionante? Siete in buona compagnia. Ma vedendola, non avete certamente pensato “quanto blu ci siamo persi!”. Un giorno la realizzerò in bianco e nero, me lo sono promesso, e resterà altrettanto emozionante. Per un motivo a cui siete liberi non credere, ma che è assolutamente vero: i colori, in quel caso, li immaginerete voi. Senza scampo, senza poterlo evitare. E se li immaginerete diversi da ciò che erano, pazienza – l’emozione vi perdonerà l’errore. Non è davvero fantastico tutto questo?
Biografia MARCO OLIVOTTO Classe 1965, si laurea in fisica. Nel 2007, quando scopre i libri di Dan Margulis, padre della correzione del colore in Photoshop, inizia a trasportare le tecniche apprese nella realizzazione grafica delle sue produzioni, fino a che nel 2011 inizia a insegnare gli stessi argomenti dopo avere seguito due corsi di teoria del colore applicata (base e avanzato) con lo stesso Margulis. Pubblica oltre 50 ore di videocorsi sulla materia con Teacher-in-a-Box, scrive a lungo per riviste specializzate, insegna in corsi post-diploma e universitari presso Istituto Design Palladio, IUSVE, Trentino Alta Formazione Grafica, Trentino Art Academy. Diventa speaker ufficiale per FESPA in diverse fiere
internazionali e tiene corsi e workshop in Italia e Svizzera in diverse scuole (LABA, ILAS) e organizzazioni private. Su invito di Margulis, firma il capitolo sulla riduzione del rumore nella seconda edizione di “Photoshop LAB Color” (Peachpit 2016), il più importante libro sul metodo colore LAB. Ha collaborato in veste di consulente e formatore con realtà come Canon, Durst, Mondadori, Yoox, Angelini, Calzedonia, FCP Grandi Opere e altre. Parallelamente, si occupa di post-produzione fotografica e prestampa per diverse realtà editoriali. Nel 2016, la casa madre giapponese di EIZO lo ha nominato Ambassador nel primo gruppo di esperti formatosi attorno al marchio. www.facebook.com/groups/colorcorrectioncampus http://marcoolivotto.com 47
Corsi
scuola de
video · fotografia · storytelling · comunicazione
Adobe Certified Expert per Photoshop, fa parte degli AdobeGuru, il gruppo di esperti ufficiali di Adobe Italia, svolgendo seminari e attività di dimostrazione software. Durante il corso, Gianluca Catzeddu darà utili consigli sull’organizzazione del flusso di lavoro, affrontando tematiche quali la gestione dei contenuti, la catalogazione e la selezione degli scatti fino all’elaborazione creativa delle immagini.
MARCO INTROINI Fotografia d’architettura
Laureato in Architettura, si è poi specializzato nella fotografia di paesaggio e architettura, affermandosi come uno degli autori più influenti degli ultimi anni. Il corso tenuto da Marco Introini vuole approfondire la fotografia come strumento di indagine dello spazio architettonico, affrontando non solo gli aspetti teorici ma anche quelli pratici e tecnici attraverso un’uscita fotografica.
www.lorenzocicconimassi.it
Esperto nella gestione e nella riproduzione del colore a monitor e a stampa, da anni si dedica alla didattica collaborando come consulente per prestigiosi brand come Mondadori, Yoox, Calzedonia. L’obiettivo del corso è chiarire i principi fondamentali della gestione del colore, non solo sotto l’aspetto teorico ma anche nella sua applicazione pratica nella stampa tradizionale e digitale.
BENEDETTA DONATO Phototutoring
Curatrice indipendente, ha ideato e realizzato numerosi progetti fotografici ed editoriali in Italia e all’estero, tra cui Fotografia Italiana, la serie di otto film sui grandi maestri della fotografia italiana edita e distribuita da Contrasto. Il corso si rivolge a fotografi professionisti ed emergenti e vuole fornire gli strumenti necessari alla costruzione di un progetto espositivo e alla valorizzazione dei propri scatti.
LORENZO CICCONI MASSI Creatività fotografica Rappresentato dall’Agenzia Contrasto dal 2010, nel 2007 è stato tra i vincitori dei World Press Photo Awards, uno dei concorsi di fotografia più prestigiosi al mondo. Numerose le pubblicazioni sulla stampa italiana e internazionale. Il workshop si rivolge a quanti vogliono capire come sviluppare un progetto fotografico e creare un portfolio attraverso un lavoro analitico e di confronto con il docente.
giacomogiannini.com
Da sempre appassionato di fotografia, Giorgio Galimberti si avvicina a questo linguaggio, focalizzandosi in particolare sui paesaggi urbani e sulla luce. Il workshop è dedicato alla street photography ed è strutturato in una prima parte teorica, che permetterà di avvicinarsi alla visione fotografica sviluppata dal docente, seguita da una parte pratica “per strada” nella Milano notturna.
GIANLUCA CATZEDDU Adobe Lightroom e sviluppo RAW
MARCO OLIVOTTO Gestione del colore
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GIORGIO GALIMBERTI Milano notturna
Fotografo autodidatta, basa il suo lavoro sullo storytelling, sulla capacità di osservare e conoscere a fondo il soggetto. Il docente, durante il workshop, offrirà agli studenti tutti gli strumenti utili a visualizzare e costruire un progetto fotografico di lungo respiro, dalla scelta cromatica all’editing finale e ad affinare il proprio linguaggio fotografico.
sia il professionista, soddisfacendo le richieste imposte dal mercato. La nostra proposta didattica, di alto livello, spazia dalla fotografia di ritratto all’ architettura , alla street photography ma riguarda anche post-produzione, video, gestione del colore e brand design , così da restituire al partecipante strumenti all’avanguardia per inserirsi in un contesto lavorativo sempre più esigente . marcoolivotto.com
Fondatore dell’omonima casa di produzione, è specializzato nella creazione di video corporate, pubblicità e filmati industriali. Durante il corso – dedicato ai fotografi che vogliono avvicinarsi alla produzione video come ai filmmaker che vogliono entrare nel mondo delle produzioni professionali – Thomas Graziani svelerà i segreti della creazione e dell’editing video.
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Art director, fotografo, videomaker, si dedica a un’intensa attività di ricerca per l’innovazione dei linguaggi visivi, caratterizzati da confini sempre più fluidi tra immagini ferme e in movimento. Il corso si concentra sull’utilizzo della fotografia nella comunicazione e sulla capacità di narrare un marchio e di entrare in contatto con i propri clienti attraverso il Web e i social.
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CALENDARIO
BENEDETTA DONATO
CORSI ACCADEMIA B ✔
STORYTELLING
Rossano Ronci
Milano - Sa. 5 - Do. 6 ottobre 2019
300 € ✔
GESTIONE DEL COLORE
Marco Olivotto
Milano - Sa. 19 - Do. 20 ottobre 2019
270 € ✔
CREATIVITÀ FOTOGRAFICA
Lorenzo Cicconi Massi
Milano - Sa. 9 - Do. 10 novembre 2019
250 € ✔
MILANO NOTTURNA
Giorgio Galimberti
Milano - Sa. 16 - Do. 17 novembre 2019
270 € ✔ FOTOGRAFIA D’ARCHITETTURA
Marco Introini
Milano - Sa. 1 - Do. 2 febbraio 2020
270 €
PHOTOTUTORING
Benedetta Donato
Milano - Sa. 22 - Do. 23 febbraio 2020
230 €
BRAND DESIGN
Giacomo Giannini
Milano - Sa. 29 febbraio - Do. 1 marzo 2020 250 €
ADOBE LIGHTROOM E SVILUPPO RAW
Gianluca Catzeddu
Milano - Sa. 14 marzo 2020
170 €
SCONTI AD ABBONATI E PROMOZIONI PER CHI PARTECIPERÀ A PIÙ CORSI
enedetta Donato, curatrice indipendente, ha ideato e realizzato numerosi progetti fotografici ed editoriali in Italia e all’estero, tra cui Fotografia Italiana, la serie di otto film sui grandi maestri della fotografia italiana edita e distribuita da Contrasto. Ha curato The Phenomenon of Life, la prima retrospettiva dedicata a Romano Cagnoni, mentre nell’ambito delle iniziative di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018, presso Église, ha curato la rassegna espositiva #18ESPLORAZIONI. È inoltre contributing editor per le riviste IL FOTOGRAFO e EYESOPEN! Magazine.
sabato 22 e domenica 23 febbraio
l workshop in Phototutoring si rivolge a fotografi professionisti ed emergenti e vuole fornire gli strumenti necessari alla costruzione di un progetto espositivo e alla valorizzazione dei propri scatti. Come si costruisce concretamente una mostra fotografica di qualità? Quali sono gli elementi indispensabili per realizzare un progetto espositivo ed editoriale di successo? Durante il corso, ogni partecipante troverà le risposte a queste e ad altre domande. Attraverso case-history ed esempi pratici, relativi ai progetti curati dalla docente, saranno affrontate strategie e metodologie applicate fino alla visione dei progetti proposti dai partecipanti al corso.
•S celta del tema: il concept e la redazione del progetto, la coerenza nella selezione delle immagini, le opzioni per la stampa e il montaggio. •S edi e piattaforme di destinazione: come individuare le sedi più adatte per presentare e promuovere un progetto (musei, gallerie, festival, testate di settore e generaliste). • I ndividuazione dello spazio e ideazione dell’allestimento: come rendere funzionali le diverse tipologie di ambienti e articolare un percorso espositivo coerente. •L ogistica e burocrazia: la gestione dello spazio espositivo durante il periodo di mostra, le soluzioni per il trasporto, l’assicurazione e la documentazione necessaria. •P rodotti editoriali: come realizzare il catalogo. •L a comunicazione e la promozione: come comunicare efficacemente la nostra mostra. • I l vernissage: presentazione del progetto e inaugurazione al pubblico. • I l ciclo di vita di un progetto: come promuovere la nostra mostra e il nostro libro in altre sedi. •L ettura portfolio e visione progetti: ogni partecipante potrà portare in visione un portfolio o un progetto che sarà visionato e commentato.
Programma •L e figure coinvolte: il fotografo, il curatore. •P ianificazione: le attività, il timing, la previsione del budget, l’individuazione dei partner e del pubblico di riferimento.
Cosa portare I partecipanti possono presentare un portfolio o un progetto fotografico di max 20 immagini; prodotti editoriali realizzati e in fase di realizzazione come fanzine, cataloghi, libri autoprodotti.
I
Sergio Derosas
Sul set Creatività
Vedo nudo Sergio Derosas ha usato la sua Nikon Z 6 per realizzare in esterni un servizio di nudo delicato ed elegante Modelle: Yamina Calaminici, Fabiola Pietrasanta, Sara Contu, Maura Vandi, Daniela Cantafora.
È
È uno tra i generi fotografici più complessi in assoluto, perché per ottenere un buon risultato entrano in gioco moltissime variabili legate alle pose, alla location, alla scena, alla fisicità della modella, all’umore del momento, all’imbarazzo e alla luce: la linea di confine tra un’immagine elegante e una dozzinale nel nudo è davvero sottilissima. In generale, una sessione di nudo è più complessa di uno shooting di ritratto “classico” perché – appunto – la modella è svestita ed è fin troppo facile scadere nella volgarità. Per impedire che ciò accada, prima di passare agli scatti pensiamo all’intera scena cercando di non concentrarci esclusivamente sul soggetto. “Previsualizzare” è davvero il segreto di ogni set di nudo: avere le idee chiare ci aiuterà a raggiungere il risultato senza incertezze e imbarazzi. Una buona abitudine è quella di individuare fin da subito la modella più adatta al set che abbiamo in mente, poiché non tutte hanno la stessa fisicità e la medesima capacità di interpretazione delle nostre idee. D’altra parte, nulla ci vieta – quando possibile – di costruire il set in modo da valorizzare le caratteristiche della ragazza. QUEL VEDO E NON VEDO... È vero, si tratta di “nudo”, ma per un set di questo tipo non è necessario svestire completamente la modella (o il modello, nel caso di uno shooting al maschile). Si possono fare foto di nudo con il soggetto parzialmente coperto, come nel nostro caso: fermarsi al topless oppure far indossare un abito che lasci scoperto parte del corpo spesso si rivela la scelta giusta. Quindi, il primo passo da fare nel nudo è quello di 51
Imparare
L’OUTFIT. Una volta scelta la location, quale outfit adottare? Dipende. Facciamo degli esempi. Nella foto [1], immersi nel canneto, abbiamo optato per un vestito aperto sul davanti (tipo vestaglia) che abbiamo lasciato scivolare sul corpo di Yamina in modo da poterlo scoprire solo parzialmente – per un effetto “vedo non vedo” molto delicato. Abbiamo immerso il soggetto nell’ambiente naturale, creando una cornice che potesse enfatizzare i “colori” della modella e quelli del vestito. La scelta del soggetto è essenziale: Yamina, qui, per toni e fisicità è perfetta per il luogo scelto. E non serve chissà quale artificio per realizzare foto come questa: “semplicità” è la parola d’ordine. Spesso si cercano location assurde quando, paradossalmente, potrebbe andare bene... il giardino sotto casa! Bastano pochi metri quadrati per poter fare fotografia. TONO SU TONO. Anche nella foto [2], come nella precedente, la scelta è caduta su un outfit vivace che valorizza al massimo i colori della pelle di Fabiola. L’immagine vanta un’ottima resa cromatica e, allo stesso tempo, una delicatezza che consente di avere un nudo sì intenso ma senza mai andare “oltre”. Particolare attenzione è stata qui data alle gradazioni tonali della location rispetto a quelli della ragazza, per una palette che richiama i colori della terra. I toni giallo paglia sono complementari agli azzurro-blu dell’abito e degli occhi della modella – combinazione che, istintivamente, soddisfa (e attira) l’occhio dell’osservatore. 52
Sul set
LESS IS BETTER
Ricordiamoci che sul set di solito vige la regola del “meno è meglio”: meno foto ma più ragionate, tutto perché catalizzare la nostra attenzione su poche immagini ci permetterà di ragionarle senza scattare migliaia di foto quasi a caso, e trovarci poi a dover cercare lo scatto giusto nel mucchio. Imponiamoci un limite di 50 o 100 fotografie a seconda dello shooting, e scopriremo che le nostre immagini saranno migliori. Concentriamoci sulla qualità e non sulla quantità.
Tutte le foto: Sergio Derosas
pensare... ai vestiti, naturalmente in relazione al tipo di set e alla location. Un consiglio prezioso per chi non ha molta esperienza con il ritratto e con il nudo è quello di... non fare (quasi) mai la prima cosa che viene in mente! Si rischia infatti di cadere nel banale o nel “cliché”: l’accoppiata edificio abbandonato + modella in tacchi alti è solo uno dei tanti, terribili esempi. Viceversa, a volte vale la pena di contenere le proprie ambizioni cercando di non spingersi troppo in là con idee che difficilmente – da semplici appassionati – saremo in grado di realizzare. Valutiamo quindi più luoghi, magari vicini a casa nostra: campagna, città, laghi, fiumi, mari... La natura offre sempre molti spunti e permette di spaziare con le idee per ottenere (lontano dagli occhi dei curiosi) foto raffinate e mai volgari.
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Con l’esperienza, riusciremo a pensare molto velocemente e a “improvvisare”, sfruttando la location per mettere in pratica idee nate sul momento
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La foto [3] dimostra come la location stessa possa dare spunti per foto inventate all’ultimo secondo. Per l’occasione, sul posto abbiamo trovato delle piante secche e le abbiamo usate come elemento di copertura delle parti intime della modella – per togliere un po’ di “malizia” allo scatto e renderlo in qualche modo più fruibile. Nell’immagine [4], Sara è completamente nuda, senza alcun vestito o accessorio a coprirla. L’unica cosa che si frappone tra l’obiettivo e la modella è la vegetazione, che un po’ camuffa le nudità. Invece
di sfruttare un outfit che si intonasse con la scena, abbiamo preferito qui porre l’attenzione sulla posa della ragazza che, grazie a una luce molto morbida, ha reso più “leggera” l’immagine finale.
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LA POSA. Le pose sono importanti per comunicare e, soprattutto, per valorizzare la modella (sono da considerarsi “pre-produzione”, come l’idea, la location, ecc). Ricordiamoci che è nostro compito quello di riuscire a esaltare le caratteristiche della ragazza così da sfruttare i suoi punti “forti”. Ci sono modelle che hanno un loro bagaglio di pose (un’ottima cosa per i ritrattisti alle prime armi!), in altri casi dovremo essere noi a suggerire quelle che vogliamo assumano, magari mostrandogliele in prima persona (in pratica... poseremo noi!). In entrambi i casi, evitiamo le pose forzate, che in un contesto naturale come questo apparirebbero ancor più fuori posto. La foto [5] testimonia come anche un piccolo camminamento in legno possa diventare fonte di ispirazione e permettere scatti di qualità senza andare a cercare location assurde o a scomodare fabbriche abbandonate, roto-balle di fieno oppure lenzuola appese nei posti più impensati. Tutto quello di cui abbiamo bisogno è un pizzico di creatività. In questa fotografia, Maura (che posava 53
Imparare
Tutte le foto: Sergio Derosas
nuda per la prima volta) è riuscita subito a interpretare quello che le abbiamo chiesto, semplicemente perché avevamo le idee molto chiare sul risultato finale. Abituiamoci a mostrarci sicuri, facciamo capire alla modella quello che vogliamo realizzare, in maniera più chiara possibile, in modo che lei possa eseguire al meglio la nostra idea ed eventualmente darci i suoi suggerimenti. Non preoccupiamoci se inizialmente la ragazza avrà difficoltà con la posa: ci vuole pazienza e se vediamo che si sta perdendo troppo tempo, cambiamo e dedichiamoci a uno scatto differente – avremo tempo di ritornare su quella posa in un secondo momento, quando magari la modella sarà più a suo agio.
Sul set
CALMA!
Prendiamoci tutto il tempo che serve per ragionare sulle foto che stiamo eseguendo, non lasciamoci prendere dalla fretta di scattare: la modella è lì, non scapperà! Guardiamo nel mirino, controlliamo che la scena sia corretta e che non ci siano elementi che stonino, pose non naturali e, soprattutto, che l’inquadratura sia perfetta: è sempre meglio sistemarla già al momento dello scatto piuttosto che rimandare tutto a ritagli e aggiustamenti in post-produzione.
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D’inverno portiamo con noi una coperta per la modella e un termos con del tè o del caffè caldo, in modo da dare un po’ di ristoro alla ragazza che certamente avrà freddo.
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LA LUCE. Una cosa che dobbiamo ricordare sempre è che la luce è importantissima – anzi, fondamentale – per ottenere la foto migliore e spesso, a parità di composizione, fa la differenza tra un’immagine amatoriale e uno scatto di livello professionale. Studiamo il nostro set anche considerando come cade la luce all’interno di una location, dove sorge e dove tramonta il sole, quante zone d’ombra abbiamo e qual è l’orario migliore in cui scattare. Una giornata nuvolosa potrebbe essere quella ideale per scatti di nudo, perché il cielo coperto funziona come un grande diffusore che rende più morbida la luce e cancella le ombre più dure. Un buon set tiene in considerazione di tutto questo: non si esce senza aver valutato la luce, anche solo fosse per quattro scatti improvvisati. A volte saper aspettare anche solo qualche minuto può far la differenza. E che dire dei flash, delle luci continue e dei relativi modificatori? Nulla ci vieta di usarli, ovviamente, tenendo però in conto che più luci inseriremo all’interno della scena più difficoltà avremo nella loro gestione. Le fotografie di questo servizio sono state tutte realizzate con luce ambiente, a dimostrazione che non servono grandi investimenti per portare comunque a casa ottimi risultati. Semplicemente abbiamo preso ciò che Madre Natura aveva da regalarci, nel giusto orario e nelle giuste location. VARIAZIONI SUL TEMA. In alcuni di questi scatti, la scelta dell’outfit è stata essenziale perché ci ha permesso ancora
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Quando vogliamo far risaltare il soggetto nella scena ricordiamoci dei contrasti una volta di “giocare” con i colori e puntare sul contrasto cromatico. Se vogliamo il nudo completo, non è detto che questo debba essere necessariamente esplicito. Nella foto [6], Daniela non indossa nulla, ma l’immagine potrebbe essere tranquillamente pubblicata su Facebook o Instagram senza cadere nelle maglie della severa censura di questi social. Se possibile, sul corpo nudo evitiamo di aggiungere oggetti, per esempio collane, bracciali o altre cose che attirino troppo l’attenzione (a meno che non siano strettamente necessari, magari per esplicita richiesta di un cliente – ad esempio un negozio online – che voglia mettere in evidenza proprio tali accessori per la loro promozione). Naturalmente, usare un outfit piuttosto di un altro non è l’unico modo per far risaltare il soggetto nella scena: si può anche optare per il contrasto della pelle della modella con lo sfondo o la location. In linea di massima vale la regola pelle molto chiara > location scura o con colori molto intensi (meglio pochi nella scena per non distrarre l’osservatore). Pelle scura > sfondo chiaro. LA COMPOSIZIONE. Quando scattiamo, ricordiamoci che non c’è una sola regola compositiva e quelle che ci sono... sono fatte per essere violate! Certo quella “dei terzi” è la più nota, la più semplice e di solito è molto efficace. In pratica, bisogna tracciare due righe orizzontali e due righe verticali all’interno
Biografia SERGIO DEROSAS, sardo, classe ’75. «Come dico sempre, la fotografia è quello che un fotografo vorrebbe dire ma riesce solo a vedere... Da circa cinque anni, forse anche per
la necessità di trovare una mia strada, mi sono innamorato della fotografia di ritratto». Sergio ha in curriculum numerose collaborazioni e alcune campagne pubblicitarie (è suo il calendario 2019 per Mercedes Benz DE),
varie pubblicazioni in riviste e magazine, la pubblicazione di un libro sul ritratto emotivo e diverse menzioni su vari portali del settore fotografico. • www.facebook.com/sergioderosasfoto • www.instagram.com/sergioderosasfoto
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Imparare dell’inquadratura dividendola, appunto, in terzi per poi mettere gli elementi portanti della scena su uno dei punti di intersezione delle linee immaginarie ottenute. Siamo talmente abituati a usare questa tecnica che, quando vediamo foto in cui non è rispettata, l’immagine ci pare “sbagliata”. Ma non limitiamoci a essa, sperimentiamo, e scopriremo tante alternative che, magari, regaleranno al nostro ritratto un fascino anche maggiore.
Sergio Derosas
LA POST-PRODUZIONE. Il consiglio è sempre quello di cercare di capire già dall’inizio il tipo di foto che vogliamo ottenere in modo da poter essere facilitati poi nella post-produzione. Qui abbiamo aggiunto alle immagini un po’ di grana digitale, in modo da ottenere una maggiore “pasta” e dare un’idea di vintage (ma sempre rimanendo a un taglio più
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moderno). La Nikon Z 6 ha una nitidezza e pulizia del file eccezionali, quindi in questo caso abbiamo preferito smorzarla con la grana senza però rinunciare alla tagliente qualità dei dettagli. Chiaramente, la post-produzione (color correction e color grading, rispettivamente il processo con cui far sì che i colori siano più affini agli originali e gli interventi più creativi per regalare un certo mood all’immagine) non servono a recuperare uno scatto sbagliato: quando una foto è fatta male, cestiniamola senza pietà! Così ci abitueremo a cercare la qualità e non ci accontenteremo mai delle immagini che sono uscite... “così così”. E dimentichiamoci del “trucco” di convertirla in bianco e nero: chi ha l’occhio allenato si accorgerà comunque che è un semplice artificio per nascondere le nostre malefatte.
Scattare con due modelle, qui Sara e Fabiola, rende tutto più complicato rispetto agli shooting con una sola ragazza perché ogni errore viene amplificato, ma se tutto filerà per il verso giusto il risultato potrà essere di grande impatto, come in questo caso.
La conversione in bianco e nero di una lunga esposizione porta spesso a risultati eleganti come questo.
PER QUESTO SHOOTING di nudo outdoor in luce naturale Sergio Derosas ha usato un obiettivo Nikkor AF-S 85mm f/1.8 G montato sulla sua Nikon Z 6 tramite l’adattatore a baionetta FTZ. Dice il fotografo: «Anche una macchina entry-level con un economico 50 mm f/1.8 può regalare ottimi risultati e permetterci di catturare immagini bellissime! Quello che serve davvero è... la testa!»
Progetti creativi Musica e colori
Good vibrations In fotografia, spesso la realizzazione di un’immagine spettacolare regala una grande gioia. Altre volte, il risultato è solo un “bonus” e il piacere sta soprattutto nel processo di creazione, come dimostreremo in queste pagine. Certo, arriveremo a immagini (letteralmente) vibranti, ma è la tecnica il vero divertimento: dobbiamo far ballare la vernice! Possiamo riuscirci lasciando cadere qualche goccia di colore sopra lo speaker di un sistema Hi-Fi e riproducendo una canzone al massimo volume. Poiché la cassa smuove l’aria, la vernice salta a ritmo di musica. Catturare una “visione” della musica è un’impresa affascinante. È chiaro che la cassa è solo un metodo per creare una
Bastano un po’ di vernice, un altoparlante e un flash per creare bellissimi astratti creativi al ritmo dei The Beach Boys!
vibrazione, la melodia è secondaria, ma a seconda del ritmo del brano prescelto i risultati cambiano: la selezione musicale contribuisce quindi davvero a dare un diverso carattere all’immagine. In un certo senso, riusciamo a illustrare la musica, poiché da brani di Beethoven, James Brown o Daft Punk otteniamo motivi e disegni molto diversi. Il movimento è incredibilmente rapido, quindi dobbiamo essere pronti a catturare azioni molto veloci. Abbiamo bisogno di uno Speedlite e di competenza per selezionare la durata del lampo. In un ambiente oscurato, il lampo rapidissimo del flash congela il movimento della vernice: di fatto, la durata del lampo diventa il vero tempo di esposizione.
LA MISSION • Catturiamo i colori che ballano su uno speaker audio • Il TEMPO necessario: 2 ore • Il livello di
DIFFICOLTÀ
Facile
Medio
Difficile
• COSA SERVE: Casse potenti, treppiede, flash portatile, comando wireless, pellicola da cucina, vernici 58
Il set
COME FAR “BALLARE” IL COLORE
Prepariamo l’altoparlante e la vernice (e avvisiamo i vicini: alzeremo il volume!)
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Fondale nero Come sfondo possiamo usare il lato nero di un pannello riflettente, tenendolo a sufficiente distanza da non rischiare di macchiarlo con gli schizzi. La vernice può fare disastri: proteggiamo anche il pavimento e tutte le superfici vicine. Non è una cattiva idea neppure indossare abiti vecchi...
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Cassa Ci serve una cassa acustica potente, capace di sprigionare dai suoi speaker bassi molto forti, per far schizzare in aria la vernice. Qui vediamo in uso il subwoofer di una soundbar TV (ben protetto dagli schizzi!), poggiato su un fianco e connesso al telefono via Bluetooth. La fotocamera è bloccata sul treppiede di fronte alla cassa. Pellicola e vernice Lasciamo cadere le gocce di vernice con attenzione su un pezzo di pellicola di cucina teso sopra la cassa. Dopo qualche secondo di frenetici salti, i colori si mescolano in un impasto fangoso: dopo ogni scatto, sostituiamo pellicola e vernice.
Stanza oscurata Dobbiamo mantenere al minimo l’illuminazione ambientale: più luce filtra, più c’è rischio di mosso allo scatto. Solo oscurando la stanza possiamo essere certi che l’esposizione non sia influenzata e possiamo usare lampi di flash abbastanza rapidi da congelare la danza.
Obiettivo da close-up Qui abbiamo usato un obiettivo macro, ma non è necessario. La vernice coprirà un’area di una quindicina di centimetri, che non è per forza territorio da macrofotografia. Può andare bene qualsiasi tele con messa a fuoco ravvicinata. Inquadriamo dal basso per enfatizzare l’altezza dei salti.
Illuminazione Montiamo un singolo Speedlight su uno stativo a sinistra del set, con un riflettore argentato per rimandare parte della luce verso le ombre. Impostiamo il flash in manuale, per un controllo preciso, su 1/32 di potenza. Nel nostro caso, è attivato in wireless con comando remoto e ricevitore.
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Imparare Top tip
CATTURIAMO L’AZIONE IN UN LAMPO
Impostiamo fotocamera e flash per movimenti velocissimi perfettamente a fuoco
Il Flash decide il tempo di posa Di solito pensiamo al tempo di posa come all’impostazione della fotocamera da regolare per congelare il movimento. Quando usiamo il flash, siamo limitati dal suo tempo di sincronizzazione (in genere intorno a 1/200 d i s e c o n d o) , che però in questo caso non è neppure lontanamente veloce quanto serve (nemmeno la funzione HSS è sufficiente) per ottenere il risultato sperato. D’altra parte, scattando al buio, rendiamo ininfluente il tempo di posa: per fare un esempio estremo, in una stanza del tutto oscurata potremmo esporre anche per minuti e non catturare niente! Allo stesso tempo, sparando un lampo di flash riusciremo invece a “congelare” il movimento. In sostanza, al buio la durata del flash corrisponde a quella dell’esposizione effettiva. 60
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Scattiamo in manuale Qui abbiamo scattato in modalità manuale, con queste impostazioni: 1/250 di secondo, f/32, ISO 400. Il diaframma chiuso assicura una più ampia profondità di campo, utile perché non possiamo sapere con precisione dove si sposterà la vernice. Mettiamo a fuoco in anticipo La precisione della messa a fuoco è cruciale in close-up, ma è impossibile mettere a fuoco mentre la vernice si muove. Scegliamo, quindi, in anticipo il punto di fuoco più probabile: i m p o s t i a m o l ’o b i e t t i vo i n manuale e usiamo il Live View per bloccare il fuoco al centro della vernice ancora immobile.
Riduciamo la potenza Un’impostazione meno potente corrisponde a un lampo più breve. A piena potenza, lo Yongnuo 560IV usato qui emette un lampo lungo circa 1/300 di secondo, ma su 1/32 l a d u rat a s i r i d u ce a c i rc a 1/7.000 di secondo. Per tempi ancora più rapidi, riduciamo ulteriormente la potenza.
Misceliamo i colori Usiamo combinazioni di colori a base acqua. La viscosità della vernice è importante: se è troppo densa pesa troppo per saltare, ma se è troppo liquida può spruzzare ovunque. Sperimentiamo allungando i colori con acqua fino a trovare la densità migliore.
Alziamo i bassi Parte del gioco è scoprire come brani diversi producano effetti diversi sul movimento della vernice. Un ritmo veloce può dare ottimi risultati. Indipendentemente dalla musica, alziamo i bassi della cassa: fa un’enorme differenza nella potenza della battuta! Cogliamo l’attimo Te m p i s m o e s c e l t a d e l momento di scatto sono fondamentali. È difficile capire quando sia giusto scattare: accesa la musica, realizziamo una serie di inquadrature alla massima velocità consentita dal flash. Quando i colori si impastano, ricreiamo il set e ripartiamo. Sperimentiamo fino a ottenere il risultato voluto.
Top tip
CONTROLLIAMO IL COLORE IN PHOTOSHOP
Diamo i tocchi finali enfatizzando le tonalità e applicando qualche trucco di Photoshop
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Puliamo la scena P e r p r i m a co s a , a g g i u n g i a m o impatto ai colori aumentando saturazione e contrasto. Se ci sono riflessi indesiderati sulla pellicola, prendiamo il pennello e ripassiamo con il nero. Se necessario, possiamo usare lo strumento Brucia, con Intervallo impostato su Ombre, per scurire parti di scena troppo confuse.
Illuminazione
Cambiamo tonalità Cambiare completamente i colori è facile con il comando Tonalità/ Saturazione. Facciamo clic sull’icona Crea nuovo livello di regolazione nel pannello dei livelli e selezioniamo Tonalità/Saturazione. Troviamo le impostazioni nella scheda Proprietà: spostiamo il cursore Tonalità a destra o sinistra per cambiare colori.
Cambiamo singoli colori Sempre in Tonalità/Saturazione, possiamo anche intervenire su specifici colori. Selezioniamoli con il contagocce oppure prendiamo lo strumento Mano, teniamo premuto Cmd/Ctrl e trasciniamo i colori nell’immagine. Per altre correzioni, proviamo un livello di regolazione Correzione colore selettiva.
POTENZA E DURATA DEL LAMPO
Sono due parametri strettamente legati che determinano la possibilità o no di congelare il movimento POTENZA PIÙ BASSA Meno potenza significa lampi più veloci. Nell’immagine piccola, scattata a piena potenza, il movimento è sfocato. In quella più grande, con il flash impostato su 1/32 di potenza, il lampo più veloce ha congelato il movimento. Anche il tipo di flash ha un ruolo: gli Speedlite per queste immagini funzionano meglio delle luci da studio. Queste ultime hanno flash dalla durata più lunga perché usano un voltaggio variabile. Il lampo ha una “coda” più lunga: la luce ha un picco e una ricaduta lenta. La luce di uno Speedlight, invece, ha lo stesso picco ma una caduta brusca. Dipende dai circuiti IGBT (Insulated-Gate Bipolar Transistor): a potenza più bassa, la caduta è sempre più breve, con il risultato di lampi più veloci.
Potenza massima
1/32 della potenza massima
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Un ritratto che fa... splash!
Con i metodi di fusione, i filtri e i pennelli del programma di Adobe possiamo sbizzarrirci a creare immagini di ogni genere, partendo da una foto tradizionale per arrivare a qualcosa di completamente differente. Si tratta di strumenti che richiedono una certa esperienza per essere sfruttati al massimo, ma tutto sommato basta imparare qualche tecnica di base per ottenere risultati formidabili come questo. Possiamo cominciare con il file di partenza che mettiamo a disposizione su www. ilfotografo.it/NP96, ma nulla ci vieta, naturalmente, di tirarne fuori uno dai nostri archivi personali. Oltre a ricreare l’effetto “splash”, prenderemo qui confidenza con tutta una serie di funzioni molto importanti per la post-produzione e per qualsiasi lavoro creativo – a partire da Oggetti avanzati, protagonista di ogni flusso di lavoro “non distruttivo” che si rispetti (permette di
Un progetto facile, divertente e allo stesso tempo capace di insegnarci l’uso di tanti utili strumenti creativi di Photoshop
apportare modifiche che possiamo rimuovere o correggere in qualunque momento). Per il nostro progetto useremo il filtro Contorni strappati, capace di elaborare l’immagine in modo che sembri fatta di pezzi di carta logori e strappati, quindi colorati con i colori di primo piano e di sfondo. Una volta fatto, proseguiremo con l’aggiunta di una serie di effetti pittorici vivaci e colorati. Per aggiungere le macchie di colore, sfrutteremo l’immagine gratuita “2681039” disponibile su Pixabay, www.pixabay.com. Modificando il metodo di fusione con Scolora, creeremo un effetto in stile “doppia esposizione”, capace di mostrare solo le parti più luminose del ritratto. Proseguendo, tramite due pennelli specifici, ci concentreremo sull’aggiunta di schizzi in stile acquerello. Le punte dei pennelli possono essere scaricate gratuitamente dal sito di Adobe (in Photoshop è possibile collegarsi direttamente alla risorsa desiderata).
LA MISSION • Usare filtri e pennelli colorati su un ritratto per un effetto creativo • Il TEMPO necessario: 20 minuti • Il livello di DIFFICOLTÀ 62
Facile
Medio
Difficile
• COSA SERVE: Photoshop CC
Imparare
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Passo passo
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OLTRE L’ACQUERELLO
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Applichiamo un filtro Apriamo la foto e copiamo lo sfondo con [Cmd/Ctrl+J]. Facciamo clic destro sulla copia nel pannello Livelli e poi su Converti in oggetto avanzato. Premiamo [D] per ripristinare i colori di primo piano e sfondo e poi Filtro> Galleria filtri> Schizzo> Contorni strappati con Bilanciamento 32, Sfumatura 13 e Contrasto 15.
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Copia e maschera Copiamo di nuovo il livello e facciamo doppio clic sull’opzione Galleria filtri in Filtri avanzati. Usiamo ancora lo strumento Contorni strappati, ma stavolta con Bilanciamento impostato su 21. Aggiungiamo una maschera di livello e scegliamo il Pennello. Passiamolo con il nero per nascondere la parte luminosa nella zona inferiore.
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Creiamo uno schizzo Duplichiamo il livello e facciamo clic con il tasto destro sulla maschera,
quindi scegliamo Elimina maschera di livello. Facciamo doppio clic su Galleria filtro e scegliamo Schizzo> Effetto Fotocopia con Dettagli a 9 e Aree scure a 1. Nel pannello Livelli impostiamo il metodo di fusione su Moltiplica.
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Uniamo la pittura Apriamo la foto del dipinto ad acquarello scaricata da Pixabay. Con lo strumento Sposta, inseriamola all’interno del ritratto, proprio sotto il livello creato nel passo precedente. Cambiamo il metodo di fusione su Scherma e premiamo [Cmd/Ctrl+T] per adattarne le dimensioni.
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Carichiamo i pennelli Spostiamoci nel pannello Pennello (Finestra> Pennello) e facciamo clic sul menu, scegliendo poi Scarica altri pennelli. Accediamo così al sito Adobe, da cui prelevare i set Spruzzo ed Effetto acquerello. Una volta fatto,
Galleria filtri Galleria filtri (Filtri> Galleria filtri) ospita una vasta gamma di effetti. Ricordiamo che è attiva solo per immagini a 8 bit, quindi, nel caso, prima di accedervi facciamo clic su Immagine> Metodo> 8 Bit/Canale.
selezioniamo i file “abr” con il tasto destro del mouse e scegliamo Apri con Photoshop CC.
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Il bokeh arcobaleno Sulle strade trafficate dopo il tramonto, c’erano molte luci emesse dalle auto e dai locali vicini. Sistemandoci in posizione centrale lungo la strada, abbiamo usato un teleobiettivo 200 mm f/2 per allontanarci dal soggetto e aumentare le dimensioni dei punti luce sullo sfondo.
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Applichiamo le pennellate Aggiungiamo un nuovo livello, usiamo il Pennello con una punta a scelta tra quelle scaricate e impostiamo il colore di primo piano sul bianco. Passiamo sulla foto per sgrossare i bordi del soggetto e continuiamo a dipingere con altre punte e colori fino a che non otteniamo il risultato desiderato.
Top Tip Oltre a selezionare i vari filtri presenti, possiamo anche utilizzarla per combinare diversi effetti. Basta fare clic sull’icona Nuovo livello effetti in basso a destra.
Il pannello Pennello permette di modificare le punte con una serie di opzioni che ne modificano spaziatura e dispersione.
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lanciano un NUOVO CONTEST fotografico
Un viaggio nel colore
ASSOCIAZIONE VOLONTARI ITALIANI SANGUE ODV
Il giallo è vita!
Simbolo per eccellenza della solarità, sia mentale sia fisica, è il colore dell’oro, dell’allegria, della fantasia, della creatività
P
er sensibilizzare sull’importanza della donazione di plasma, il nuovo contest fotografico dedicato al tema del giallo. Professionisti e appassionati sono invitati a lasciarsi trasportare dalle emozioni che il colore giallo può trasmettere, ma anche a catturare ogni tonalità espressa nel presente quotidiano. Il colore diviene, dunque, un pretesto creativo, un elemento espressivo del racconto per immagini che potrà svilupparsi attraverso i più svariati generi del linguaggio fotografico, dal reportage alla moda, dalla street photography allo still life.
Giallo è anche il colore del plasma, la parte liquida del sangue, molto preziosa per la cura di patologie come l’emofilia o di alcune malattie del fegato e dei reni. Da questo elemento, costituito prevalentemente da acqua – nella quale sono trasportate molte sostanze quali proteine, zuccheri, grassi, sali minerali, ormoni, vitamine, anticorpi e fattori della coagulazione – si ottengono, infatti, farmaci insostituibili. Poiché il fabbisogno nazionale rende necessario importare dall’estero alcune scorte di tali farmaci, è fondamentale incrementare il numero di donatori e di donazioni di plasma.
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Le foto dei Lettori
La nebbia agli irti colli di Vittorio Cucini
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Vittorio ci propone una splendida panoramica della Val di Cecina, catturata dall’alto della Piazzetta dei Fornelli di Volterra con la sua Nikon D7500. L’uso di una focale tele (200 mm su corpo DX,
quindi – tenendo conto del fattore di crop 1,5x – 350 mm “effettivi”) ha contribuito a comprimere i piani prospettici all’interno dell’inquadratura facendo apparire i rilievi molto più vicini di quanto in realtà
Gocce che rimbalzano di Mario Jr Nicorelli @mario_jr_nicorelli Ci piace la voglia di sperimentare di Mario Jr, sempre alla ricerca di nuovi modi di usare la sua attrezzatura macro. Guardate, per esempio, la serie Drops and Flowers pubblicata sul nostro portale – vere esplosioni di colore che non possono non stupire per precisione dell’allestimento e della realizzazione. Il progetto Drops Rebound è basato sulla “classica” goccia d’acqua che cade su una superficie liquida – rivisitata però secondo lo stile dell’autore trevigiano che (a differenza di tanti fotografi che preferiscono tenere ben nascoste le
non siano. La presenza della foschia tra i colli, tuttavia, mantiene ben separati gli elementi dell’immagine, mentre le ombre lunghe aggiungono quel tocco di tridimensionalità che in altri momenti della giornata non
avrebbe avuto la stessa efficacia. Per accentuare il senso di vastità della scena, la foto è stata ritagliata nel formato lungo in post-produzione.
proprie tecniche) sul suo sito personale www.nikimage.com spiega punto per punto come ottenere lo stesso risultato. La fotografia, d’altra parte, è anche questo: condividere le proprie esperienze e, perché no, fare proprie quelle degli altri per crescere insieme e raggiungere nuovi traguardi!
Fotocamera Nikon D300s Obiettivo 105 mm f/2.8 Micro Lunghezza focale 105 mm Esposizione 1/200 di sec a f/18 ISO 200
Fotocamera Nikon D7500 Obiettivo 80-200 mm f/2.8 Lunghezza focale 200 mm Esposizione 1/500 di sec a f/11 ISO 360
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Le foto dei Lettori
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Startrails di Daniel Maran danielemaranphoto.com Quanta tecnica, ma soprattutto, quanta passione in questa immagine! Daniel – che già in passato ci ha regalato eccezionali scatti notturni – ha impiegato quasi sei ore per “crearla”, sopportando una temperatura esterna di meno 11 gradi che di certo non gli ha facilitato il compito (avrà avuto con sé una buona scorta di batterie, visto quanto più velocemente queste si esauriscano al freddo). «Ho cercato di catturare tutti i colori del cielo notturno», racconta l’autore che non si dilunga nella spiegazione del suo workflow, ma che sicuramente ha centrato il suo obiettivo con tempi lunghi ben calcolati, un delicato uso del light painting (per dipingere con la luce la bella chiesetta di Santa Zita) e una riuscita post-produzione.
Fotocamera Nikon D750 Obiettivo 15-30 mm f/2.8 Lunghezza focale 15 mm
Castle in the snow di Mariagiovanna Antinolfi @m_antinolfi Ancora neve, ma ci spostiamo dalla provincia di Trento a quella dell’Aquila. Mariagiovanna ci porta infatti a Calascio, dove ha immortalato l’omonima Rocca (celebre tra l’altro per essere una delle location in cui fu girato il film Ladyhawke di Richard Donner) approfittando della cosiddetta “ora dorata” per vedere le ombre elegantemente allungate e, soprattutto, le rocce e le mura avvolte da una luce calda e morbida. Il contrasto con il blu intenso del cielo – forse reso ancora più drammatico dall’uso di un polarizzatore – ha fatto il resto. Non è facile fotografare una scena così nota senza intoppare nell’effetto “cartolina” e la nostra lettrice, per fortuna, è riuscita a non cadere nel tranello!
I tre siciliani di Silvia Valle @svalle78 La fotografia street diventa anche documentaristica quando riesce a catturare momenti che, con tutta probabilità, in futuro diventeranno rari o scompariranno del tutto. È il caso di questo scatto di Silvia che ci mostra tre anziani siciliani “tipici” (uno con la tradizionale coppola) che – come dice la fotografa – sono «in contrasto con una
Taormina ormai completamente restaurata». La fotografia è spesso memoria, per nostra fortuna. Memoria collettiva, a volte, ma anche quando non diventa tale, resta comunque il nostro personale “album dei ricordi”, senza il quale tanti momenti della nostra vita finirebbero inevitabilmente nel dimenticatoio.
Fotocamera Nikon D750 Obiettivo 24-70 mm f/2.8 Lunghezza focale 36 mm Esposizione 1/125 di sec a f/3.2 ISO 800
Fotocamera Nikon D500 Obiettivo 18-105 mm f/3.5-5.6 Lunghezza focale 18 mm Esposizione 1/1.250 di sec a f/3.5 ISO 100
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Le foto dei Lettori Portami con te di Anthony Gesuato «Facendo foto di reportage in viaggio si possono provare emozioni indescrivibili. Questo è un esempio: credo che la foto “parli” da sola». E, infatti, noi non sappiamo altro dell’immagine condivisa da Anthony: luogo, momento e identità del soggetto rimangono un segreto. Gli unici indizi ci vengono dal titolo (quel “portami con te” che sembra una disperata richiesta di aiuto) e dalla recinzione che pare una gabbia messa lì per impedire la liberazione del piccolo da una condizione disagiata. In mancanza di una didascalia, sono tutte supposizioni, è chiaro. Ma il vero punto di forza dello scatto è lo sguardo del bimbo, dritto in camera, che crea immediatamente una connessione con quello dell’osservatore, suscitando – appunto – un’emozione.
Fotocamera Nikon D750 Obiettivo 35 mm f/1.4 Lunghezza focale 35 mm Esposizione 1/1.250 di sec a f/1.8 ISO 80
Dreaming di Nicola Doro www.nicoladoro.com
The Alien di Mauro Cirigliano @maurocirigliano Così Mauro – che ci ha abituato a immagini notturne di altissimo livello come questa – racconta quella che è stata per lui un’esperienza sensoriale più che una (tutt’altro che) semplice foto: «È indescrivibile la sensazione che si prova esplorando questo luogo, è come sentirsi su un altro pianeta. È un autoscatto realizzato nel Parco Nazionale del Teide – il più grande delle Canarie – un’immensa e arida
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distesa di sabbia, lapilli e rocce vulcaniche sagomate dal tempo. Quassù regna il silenzio più totale che, di notte, si aggiunge al buio contrastato dal luccichio delle stelle. La Via Lattea sembra quasi volerti toccare, e gli enormi massi tutt’intorno sembrano invitarti a raggiungerla».
Fotocamera Nikon D750 Obiettivo 15-30 mm f/2.8 Lunghezza focale 30 mm Esposizione 179 sec a f/4 ISO 3.200
È un bimbo anche il protagonista di questo delicato ritratto realizzato da Nicola. Ovviamente il contesto è differente e lo è anche la palette di colori scelta dal fotografo: toni caldi, che immediatamente forniscono all’inquadratura un mood ben differente rispetto allo scatto da reportage di Anthony. Un’atmosfera appunto sognante, come da titolo, con lo sguardo del piccolo perso al di là del finestrino – una scena comune che Nicola è riuscito a rendere non banale grazie anche alla calibrata sfocatura ottenuta con il suo 35 mm f/1.8 impostato su f/3.5 – valore che gli ha consentito di mettere ben a fuoco il soggetto e di sfocare il contesto. Il bordo del finestrino fa da efficace “linea di ingresso”, guidando lo sguardo verso il bambino.
Fotocamera Nikon D750 Obiettivo 35 mm f/1.8 Lunghezza focale 35 mm Esposizione 1/400 di sec a f/3.5 ISO 63
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Uomo con barba di Giovanni Tarantini giotarantini.com Questo scatto fa parte di un progetto più ampio che Giovanni ha intitolato “Luce pittorica”, in omaggio ai grandi pittori del passato. Ed effettivamente, almeno a un rapido sguardo, l’effetto è quello di stare osservando un quadro più che una foto. Merito non solo dell’ottima gestione della luce (probabilmente proveniente da un grosso bank, tuttavia del tutto simile in pratica a quella naturale di una grande finestra) e della qualità indiscussa della mirrorless professionale Z 7, ma anche della messinscena, con la scelta azzeccata del modello e degli abiti d’epoca che contribuiscono a ricreare il sapore antico cercato dall’autore.
Fotocamera Nikon Z 7 Obiettivo 70-200 mm f/2.8 Lunghezza focale 200 mm Esposizione 1/160 di sec a f/3.5 ISO 160 72
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MONDON IKON
Nikon D780: la reflex che fa (un po’) la mirrorless Erede della D750, “adotta” dalla Z 6 il velocissimo sistema AF a rilevamento di contrasto anche in Live View e la capacità di riprendere in 4K senza crop
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Sono passati più di cinque anni da quando Nikon lanciò la D750, la fortunata reflex full-frame “tuttofare”. E ora è arrivato il turno della D780, evoluzione della specie che esce in un periodo storico in cui l’attenzione dei nikonisti è concentrata (quasi) tutta sulle mirrorless della serie Z. Riuscirà la nuova arrivata a far parlare comunque di sé? A un primo sguardo, a eccezione di qualche ritocco nel layout dei comandi, per quel 76
che riguarda il design D780 e D750 sono prevedibilmente simili, a partire dalle dimensioni praticamente identiche. I cambiamenti più evidenti sono l’aggiunta di un pulsante AF-ON dedicato sul retro, comodo per le operazioni di back-button focusing, e lo spostamento dei pulsanti Live View, “i”, info e AE-L/AF-L in altre posizioni. Sulla piastra superiore il pulsante delle modalità di misurazione lascia posto a un forse più
Novità Nikon D780 N pratico tasto ISO e il primo passa invece sul retro diventando “multifunzione” (all’occorrenza, funge anche da pulsante zoom). Chi vuol passare al corpo macchina più recente si abituerà piuttosto rapidamente a questi cambiamenti.
L’otturatore meccanico consente ora di impostare tempi di posa fino a 1/8.000 di secondo (prima ci si fermava a 1/4.000) – una buona notizia per chi ama fotografare lo sport e l’azione in generale.
SOTTO IL COFANO. Il sensore offre all’incirca la stessa conta dei pixel del CMOS della D750, 24,5 MP contro 24,3 MP, tuttavia è del tipo BSI (BackSide Illumination), retroilluminato, tecnologia che facilita la cattura di più luce (la circuiteria dei sensori di questo tipo, infatti, è sistemata dietro i fotodiodi e non davanti a essi come avviene invece nel design tradizionale) e, di conseguenza, offre una maggiore resistenza al rumore digitale e una più ampia gamma dinamica. Grazie anche al ben più potente processore d’immagine EXPEED 6, l’intervallo di sensibilità ha ora come estremi ISO 100 e 51.200, estendibile all’occorrenza a 50-204.800. La velocità di scatto continuo sale a 7 fps, contro 6,5, con AF/AE attivo, oppure fino a 12 fps nel modo Fotografia Live View silenziosa con otturatore elettronico.
MAGIE IN LIVE VIEW. Il sistema autofocus a 51 punti AF a rilevamento di fase (di cui 15 sensori a croce, con f/8 supportato da 11, funziona a -3EV) è praticamente identico a quello del modello precedente, ma se passiamo al Live View, le carte in tavola cambiano: è qui che la D780 diventa un po’ come una Z 6 nel corpo di una reflex! Infatti, togliendo l’occhio dal mirino e inquadrando la scena dallo schermo inclinabile da 3,2” (sensibile al tocco – sulla D750 non lo era – e con una risoluzione salita a 2.359 milioni
Le principali novità, tra cui il velocissimo AF on-sensor a rilevamento di contrasto in Live View, sono ereditate dalla mirrorless Z 6
1 | Il corpo macchina in lega di magnesio, solido e resistente alle condizioni atmosferiche avverse ci permette di portare con noi la D780 in ogni tipo di missione. 2 | È sparito il flash a scomparsa, presente invece sul modello precedente e a volte utile per lampi di riempimento in assenza di uno Speedlight esterno o per attivare lampeggiatori in remoto. 3 | Sulla parte superiore del corpo macchina appare il pulsante dedicato alla regolazione degli ISO che prende il posto di quello delle opzioni dell’esposimetro, spostato sul retro. 4 | Con la scomparsa della voce Scene, la ghiera dei modi è più simile a quella delle fotocamere Nikon esplicitamente professionali.
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5 | L’LCD di stato è utile per avere sempre sott’occhio i principali parametri di scatto. 7
6 | Il mirino ottico è del tipo a pentaprisma, con una copertura dell’inquadratura del 100% e un fattore di ingrandimento pari a 0,7x.
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7 | Anche il selettore Foto/Video e il pulsante per l’attivazione della modalità Live View hanno cambiato posizione. 8 | Il doppio slot accetta schede di memoria SD UHS-II, in grado di gestire con facilità le raffiche di foto e i video 4K.
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Il corpo macchina della D780, come quello del modello precedente, è comodo da impugnare e robustissimo.
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di punti contro i 1.229 milioni del modello più vecchio), potremo contare sugli stessi 275 punti AF on-sensor a rilevamento di fase della mirrorless, compresa l’efficacissima opzione di tracking degli occhi di quest’ultima, con una copertura di circa il 90% del fotogramma in orizzontale e il 90% in verticale. Il tutto funzionante praticamente al buio, fino a -5 EV (con ottica f/1.4 o più luminosa) o, in modalità Low Light AF, addirittura fino a -7 EV con AE, per garantire performance impeccabili anche quando le condizioni di luce nella scena appaiono proibitive. Un bel passo avanti, in Live View, rispetto al sistema AF a rilevamento di contrasto della D750, lento e goffo. Sensore RGB a 180.000 pixel e sistema avanzato di riconoscimento scena sono gli 78
9 | Sul lato sinistro troviamo l’uscita per le cuffie e l’ingresso per il microfono, la presa HDMI tipo C, il terminale accessori, il connettore USB di tipo C. 10 | Come lo schermo della D750, quello della D780 è un 3,2 pollici basculante, ma offre in più la sensibilità al tocco e una risoluzione più alta: 2.359.000 punti contro 1.229.000. 14 | Un microfono esterno come il Nikon ME-1 assicura una qualità audio migliore.
stessi dell’ammiraglia D850, una garanzia. L’accoppiata CMOS BSI + engine di elaborazione dell’immagine di ultima generazione e l’implementazione di nuovi algoritmi di gestione dei consumi consentono quasi di raddoppiare l’autonomia: 2.260 scatti per la D780 (standard CIPA) contro i 1.230 della D750. La fotocamera ha in dotazione una batteria EN-EL15b, ma può ospitare anche le versioni EN-EL15 e le EN-EL15a: se già le possediamo, potremo quindi “riciclarle” e usarle come batterie di scorta, con un conseguente notevole risparmio. PER I VIDEOMAKER. A spingerci verso l’upgrade, se abbiamo la necessità di effettuare riprese professionali, c’è la capacità della D780 di riprendere video 4K UHD
Novità Nikon D780 N
D780 vs D750: specifiche tecniche a confronto
Mentre la D750 era ferma al formato Full HD, la nuova arrivata si spinge al 4K, senza dover subire il famigerato fattore di crop da 3.840 x 2.160 a 30p (fino a 120p se passiamo al formato Full HD 1.920 x 1.080) a partire dall’intera larghezza del sensore – e senza il fattore di ritaglio che in altre fotocamere rende gli obiettivi più “lunghi” e meno “grandangolari”. Qui, invece, l’angolo di campo delle ottiche durante le riprese rimane invariato, con tutte le conseguenze del caso. I videomaker possono utilizzare un registratore esterno via HDMI per acquisire materiali a 10 bit (la fotocamera supporta l’Atomos Open Protocol per sincronizzare l’avvio/arresto della registrazione HDMI mediante il registratore esterno o la fotocamera stessa) e sequenze HDR – tramite la curva logaritmica Hybrid Log-Gamma, HLG – che possono essere visualizzate direttamente su un televisore o su un monitor compatibile. Per offrire la massima libertà in fase di post-produzione, non manca la curva N-Log. C’è la presa per un microfono esterno, utile per catturare l’audio con maggiore 11 qualità, e potremo ascoltare il risultato in cuffia grazie alla relativa uscita.
D780 Attacco: baionetta F-Mount Nikon con accoppiamento AF e contatti AF Sensore: CMOS BSI retroilluminato da 24,5 MP, full-frame (35,9x23,9 mm) Processore: Expeed 6 Punti AF: Con mirino > 15 a rilevamento di fase (15 a croce); in Live View > 275 a rilevamento di fase on-sensor Gamma ISO nativa: 100-51.200 (espandibile a 50-204.800) Velocità otturatore: fino a 1/8.000 di secondo Video: max 3.840x2.160 a 30p Mirino ottico: a pentaprisma, 100% di copertura, ingrandimento 0,7x Scheda di memoria: 2x SD UHS-II LCD: touchscreen inclinabile da 3,2” e 2.359.000 punti Raffica max: 7 fps (12 fps con otturatore elettronico) Connettività: Bluetooth, Wi-Fi Flash a scomparsa: no Dimensioni: 143,5x115,5x76 mm Peso: 840 g (con batteria e card) Batteria: EN-EL15b, autonomia (standard CIPA): 2.260 scatti Prezzo: 2.499 € (solo corpo)
D750 Attacco: baionetta F-Mount Nikon con accoppiamento AF e contatti AF Sensore: CMOS da 24,3 MP, full-frame (35,9x24mm) Processore: Expeed 4 Punti AF: 51 a rilevamento di fase (15 a croce); autofocus a rilevamento di contrasto in Live View e modalità video Gamma ISO nativa: 100-12.800 (espandibile a 50-51.200) Velocità otturatore: fino a 1/4.000 di secondo Video: max 1.920x1.080 a 60p Mirino ottico: a pentaprisma, 100% di copertura, ingrandimento 0,7x Scheda di memoria: 2x SD UHS-I LCD: inclinabile da 3,2” e 1.229.000 punti Raffica max: 6,5 fps Connettività: Wi-Fi Flash a scomparsa: sì, con numero guida 12/39 Dimensioni: 140,5x113x78 mm Peso: 840 g Batteria: EN-EL15, autonomia (standard CIPA): 1.230 scatti Prezzo: 1.390 € (solo corpo)
Cuore della fotocamera è il nuovo processore d’immagine EXPEED 6. 79
MONDON IKON Test Attrezzatura Flash a slitta
E luce sia! A confronto otto tra i migliori flash “a slitta” per la nostra Nikon
Troppo spesso ci ricordiamo del flash “a slitta” (o “cobra” come a volte è chiamato per la sua forma) solo quando scattiamo in interni o dopo il tramonto, ma ciò significa perdersi parecchio! Eppure, un buon lampeggiatore esterno è molto più potente e versatile del piccolo flash a scomparsa incorporato nella fotocamera (quando c’è). È eccellente non solo per aggiungere quel po’ di luce indispensabile quando fotografiamo al buio, ma anche – e non da ultimo – per riempire le ombre e creare un’illuminazione più omogenea quando lavoriamo in pieno sole.
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La maggior parte dei flash esterni ha una funzione zoom, capace di concentrare il lampo su un’area più limitata della scena quando usiamo lunghe focali. In pratica, aumenta l’effettiva potenza e gittata del flash e lo rende idoneo all’uso in combinazione con i teleobiettivi, evitando di sprecare luce su aree che, in ogni caso, rimarranno esterne all’inquadratura. Quasi tutti i modelli a slitta in commercio hanno teste motorizzate, che possono seguire automaticamente l’impostazione dello zoom o riconoscere la lunghezza focale dell’ottica in uso.
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N Test Flash a slitta
Divertiamoci con il flash I dettagli da conoscere prima di comprarne uno La potenza massima di un flash è indicata dal numero guida (Gn) e corrisponde alla distanza a cui il lampo può efficacemente illuminare un soggetto, a qualsiasi data impostazione di diaframma, in genere a ISO 100. In pratica, se dividiamo il numero guida per il numero f/ in uso, otteniamo l’effettiva gittata del flash. Per esempio, un flash con Gn 40 (a ISO 100) può arrivare fino a 10 m a f/4 o a 5 m a f/8. Per avere una luce più morbida nei ritratti serve una sorgente di luce grande, molto più grande della testa di un flash a slitta. La soluzione? Ruotare la testa del lampeggiatore per far
riflettere il lampo del flash stesso su una parete (possibilmente bianca), che diventa così una fonte di luce molto più ampia. Teniamo però presente che così facendo la distanza effettiva tra flash e soggetto si allunga, con una conseguente perdita di intensità. Molte unità flash sono dotate di un pannellino riflettore, che si estrae da subito sopra la lampadina e permette di rimandare un po’ di luce in avanti. Il flash può essere utilissimo anche in pieno sole, per riempire le ombre intorno agli occhi e sotto il naso. Il solo problema è che, se per il ritratto vogliamo usare un diaframma ampio, il
I modelli in prova PHOTTIX Juno TTL NIKON Speedlight SB-500 NISSIN i60A NIKON Speedlight SB-700 METZ mecablitz 52 AF-1 METZ mecablitz 64 AF-1 NIKON Speedlight SB-5000
tempo di scatto può accorciarsi oltre il tempo massimo di sincronizzazione della fotocamera. Questo tempo, che in genere è intorno a 1/200 o 1/250 di secondo, è il più veloce in cui è possibile scattare usando il flash in modalità “normale”. La modalità Sincro Auto FP o HSS (High Speed Sync), usata con corpi macchina e unità flash compatibili, può sincronizzare il lampo anche su tempi più veloci, al prezzo di una riduzione della massima potenza. Se teniamo il flash sul corpo macchina e spariamo il lampo frontalmente verso il soggetto,
227 € 250 € 269 € 330 € 250 € 400 € 659 €
otteniamo una luce molto piatta. Per avere un effetto più naturale e modellante, dobbiamo separare il flash e attivarlo in remoto. Molte Nikon sono dotate di un’unità pop-up incorporata che può fungere da commander e attivare i flash compatibili dotati di modalità slave wireless infrarossa. I flash remoti, configurati fino a tre gruppi, possono così essere attivati da un raggio infrarosso senza perdere la lettura esposimetrica TTL del flash.
COSA CERCARE...
LE FUNZIONI PIÙ INTERESSANTI DEI FLASH MODERNI PER RIFLETTERE Quasi tutti i modelli selezionati hanno testa orientabile da 0 a 90° in verticale, alcuni vanno anche un po’ più giù. A parte i due Metz, tutti ruotano di 180° in entrambe le direzioni orizzontali.
ATTIVAZIONE La modalità slave infrarossa permette di usare l’unità in remoto. Alcune hanno modalità commander e slave e anche collegamento radio (RF).
POTENZA Nikon SB-500 e SB-700 hanno numero guida rispettivamente 24 e 38, ma alcuni concorrenti alzano la posta fino a Gn 60 e oltre.
82
MODALITÀ Tutti i flash in prova offrono modalità HSS e lampo sulla seconda tendina con le fotocamere compatibili e alcuni aggiungono una modalità “stroboscopica” programmabile.
GAMMA ZOOM Tranne il Nikon SB-500, gli altri hanno tutti una copertura zoom pari almeno a 24-105 mm. Un paio arrivano a 20-200 mm.
ACCESSO Controlli e pannello LCD sul corpo dell’unità flash aiutano a rendere più intuitiva l’interfaccia, per un accesso più rapido alle impostazioni.
Modalità speciali Quasi tutti i flash offrono la sincronizzazione sulla seconda tendina. Di norma il flash si attiva appena la prima tendina dell’otturatore si apre, mentre in questo caso il lampo parte quando la seconda tendina sta per chiudersi. È utile per le lunghe esposizioni, quando per esempio una moto con le luci accese si muove nella scena. Sincronizzando il lampo alla fine della posa, le scie luminose appaiono dietro il mezzo, anziché davanti, con un effetto molto più naturale. Alcuni flash hanno anche una modalità di ripetizione, detta “stroboscopica”. In genere è programmabile, così possiamo definire il numero di lampi e l’intervallo tra uno e l’altro. Il flash lampeggiante è ideale per esposizioni multiple di soggetti in movimento.
N
PHOTOGRAPHY MIGLIOR
QUALITÀ PREZZO
PHOTTIX Juno TTL 227 € È un po’ il “jolly” del gruppo Questo flash di Phottix ha caratteristiche e potenza da vero “pro”, una struttura robustissima (con piede di attacco protetto contro polvere e umidità) e un generoso zoom motorizzato 20-200 mm – a fronte di un ottimo prezzo. Tuttavia, montato sulla slitta di un corpo Nikon permette solo le impostazioni manuali. Perché, dunque, è tanto amato dai nikonisti? Juno TTL è dotato di transricevitore radio incorporato, quindi può funzionare da unità slave quando controllato da trigger Phottix Odin II, Ares II o Elinchrom Skyport. Per esempio, montiamo un trigger Odin II (109 €) dedicato Nikon e il flash offrirà tutta la gamma di modalità Nikon, come lettura TTL automatica, HSS, seconda tendina e modalità stroboscopiche programmabili. PRESTAZIONI Juno TTL ha una potenza notevole su un’estesa copertura zoom e tempi di riciclo molto rapidi anche dopo un lampo a piena potenza (2,6 o 4,1 secondi per batterie NiMH o alcaline). La precisione della lettura TTL con il flash separato dal corpo macchina si è dimostrata costante in tutte le prove.
POTENZA
L’elevata massima potenza del Phottix Juno TTL è notevole per un modello dal costo così contenuto.
PRECISIONE TTL
Al momento non è disponibile la lettura TTL quando il flash è montato sulla slitta, mentre quando è usato in remoto i risultati sono precisi.
TEMPO DI RICARICA
Dopo un lampo a piena potenza è più veloce di quasi 1 secondo rispetto ad alcuni modelli simili in prova.
GIUDIZIO Funzioni Struttura Prestazioni Qualità/prezzo Voto complessivo Sta per uscire una versione dedicata per Nikon, ma nel frattempo questo modello è un’ottima scelta per l’uso remoto.
NIKON Speedlight SB-500 250 € Un compagno “costante” piccolo e intelligente Abbastanza piccolo da infilarsi in una tasca del giaccone, questo modello da viaggio è dotato anche di tre LED a luce costante, ideali per i video in close-up. Sotto altri aspetti, però, il Nikon SB-500 non è il massimo. In primis, non ha una funzione zoom (offre una copertura equivalente a 24 mm – o 36 mm su DX). Non ha nemmeno il cartoncino diffusore, che ormai si trova sulla maggior parte dei modelli in commercio, anche entry-level. Sul dorso, il pannello di controllo è fin troppo sobrio, manca di display e si affida solo ad alcuni LED. Di conseguenza, la maggior parte delle regolazioni deve essere applicata dal menu della fotocamera. Ha una modalità slave wireless infrarossa (solo canale 3), ma la modalità commander funziona soltanto con fotocamere di fascia alta, da D5500, D7200, D750 e D810 in poi. PRESTAZIONI La massima potenza è rispettabile: si avvicina a quella della maggior parte dei flash più grandi quando è usato a 24 mm, ma l’assenza di una funzione zoom fa sì che si perda potenza appena si passa a focali più lunghe.
POTENZA
Sui 24 mm, il piccolo SB-500 si avvicina ai flash più grandi, con Gn superiore.
PRECISIONE TTL
Come sempre con i modelli Nikon, la lettura TTL dell’esposizione del flash è precisa e coerente, senza necessità di applicare compensazioni.
TEMPO DI RICARICA
Il SB-500 è alimentato da due batterie AA anziché dalle usuali quattro. I tempi sono quindi inevitabilmente deludenti.
GIUDIZIO Funzioni Struttura Prestazioni Qualità/prezzo Voto complessivo Ci piacciono struttura compatta e leggera e luce costante a LED, ma mancano alcune caratteristiche importanti. 83
NISSIN i60A 269 €
NIKON Speedlight SB-700 330 €
È una piccola meraviglia
Popolare ma comincia a perdere terreno
Se andiamo a sfogliare i listini dei principali produttori di flash, scopriamo che sul mercato ci sono alcuni flash a slitta piccoli e leggeri che sembrano parimenti a loro agio su una grossa reflex o su una più compatta mirrorless. La maggior parte dei modelli appartenenti a questa categoria, però, ha una potenza massima ridotta e controlli rudimentali (e spesso manca anche il display LCD sul dorso). Questo Nissin, invece, offre molto nella sua struttura compatta: elevato Gn (60), zoom motorizzato 24-200 mm e un’elegante interfaccia grafica con schermo a colori. C’è anche una luce LED secondaria, ideale per il video. Non mancano neppure modalità wireless slave infrarossa e radio; quest’ultima funziona molto bene con i trigger opzionali Nissin Commander Air 1 (€ 69) o con il più evoluto, e costoso, Commander Air 10s RF (€ 139). PRESTAZIONI Nissin sorprende per le performance raggiunte alla massima potenza, ma in prova abbiamo notato una costante tendenza a sottoesporre gli scatti in TTL di circa un terzo di stop f/. 84
POTENZA
Per nuda potenza, il Nissin i60A è alla pari con alcune delle unità più potenti sul mercato, e a volte gli è superiore.
PRECISIONE TTL
In prova, è risultato che il Nissin i60A sottoespone leggermente ma costantemente (di circa 1/3 di stop).
TEMPO DI RICARICA
È un po’ più lento della media con batterie NiMH, ma compensa con una velocità superiore alla media con alcaline.
GIUDIZIO Funzioni Struttura Prestazioni Qualità/prezzo Voto complessivo Piccolo ma robusto, potente e ricco di funzioni, ha un design agile e un prezzo attraente.
Questo flash sa farsi amare. Oltre alla custodia morbida e alla basetta di supporto offerte da molti modelli, qui troviamo anche diffusore a cupola e filtri colorati per bilanciare il lampo con luci al tungsteno o a fluorescenza. Nell’insieme, tutto contribuisce a dare l’impressione di un kit che vale più della somma delle sue parti. La potenza con numero guida 38 e lo zoom motorizzato 24-120 mm sono adeguati, ma inferiori a quanto ormai si può trovare in molti modelli concorrenti nella stessa fascia di prezzo. Inoltre, sono presenti modalità wireless infrarosse commander e slave, ma manca un ricevitore o transricevitore radio, che sta diventando sempre più diffuso. PRESTAZIONI La potenza massima è notevolmente più bassa rispetto a quella della maggior parte dei concorrenti, ma la lettura TTL è accurata e costante. Offre il tocco piacevole di possibili pattern di illuminazione diversi sulla scena, ma è seccante che la normale modalità i-TTL (non i-TTL BL) sia disponibile solo se la fotocamera è in modalità di lettura spot.
POTENZA
La massima potenza del SB-700 è inferiore a quella della maggior parte dei flash di fascia simile.
PRECISIONE TTL
La modalità TTL BL (Balanced Light) può essere affidabile, ma non è possibile tornare alla normale modalità TTL dal flash stesso.
TEMPO DI RICARICA
I tempi di ricarica del SB-700 sono buoni con batterie NiMH, ma dimezzano con batterie alcaline.
GIUDIZIO Funzioni Struttura Prestazioni Qualità/prezzo Voto complessivo Ha il miglior rapporto qualità/prezzo in campo Nikon, ma i nostri soldi possono essere investiti meglio.
CONTEST
Astrofotografia Ami immortalare la volta celeste, i cieli stellati, la luna, la Via Lattea? Entra a far parte della nostra community e mandaci le tue immagini più belle!
METZ mecablitz 52 AF-1 250 € Un flash di fascia media con touchscreen A un occhio disattento, il Metz 52 può sembrare uno di quei flash senza controlli incorporati – di quelli che costringono ogni volta a perdere tempo passando dai menu del corpo macchina. Invece, l’assenza di ghiere e pulsanti è dovuta alla presenza di uno schermo con funzioni touch, che offre un sistema di menu interni logico e intuitivo. A parte il touchscreen, le altre specifiche sono coerenti con la fascia di prezzo di questo modello. Ha numero guida 52, zoom automatizzato 24-105 mm e testa inclinabile da 0° a 90°. La rotazione orizzontale prevede 180° a sinistra, ma solo 120° a destra. Manca una modalità stroboscopica programmabile (non lampeggia, insomma) e le funzioni wireless commander/slave sono limitate alla connessione IR, non a quella radio.
POTENZA
PRESTAZIONI Le prestazioni sono buone ma non eccellenti. La massima potenza è media, l’esposizione TTL tende a eccedere (poco ma sempre), e i tempi di ricarica sono un po’ lenti. Nel complesso, però, il Metz è comunque efficiente ed è anche molto ben costruito.
GIUDIZIO
Rispetto a modelli più recenti, questo Metz manca un po’ di potenza alle massime impostazioni.
PRECISIONE TTL
In TTL è il caso di compensare di circa -1 stop per evitare la sovraesposizione.
TEMPO DI RICARICA
I tempi del Metz mecablitz 52 AF-1 tendono a essere un po’ più lenti della media dei concorrenti paragonabili.
Funzioni Struttura Prestazioni Qualità/prezzo Voto complessivo Il touchscreen non è solo un vezzo: funziona davvero bene. Sotto altri punti di vista, il Metz delude un po’.
L
a redazione di NPhotography vi invita a prendere la fotocamera e ad affrontare il freddo delle notti invernali per catturare tutto il fascino della volta celeste. È vero, fotografare stelle e pianeti vi metterà in difficoltà; porrà nuove sfide creative, vi priverà del sonno e, forse, vi porterà anche in luoghi impervi e selvaggi per allontanarvi dall’inquinamento luminoso delle nostre città. Ma vi regalerà emozioni indimenticabili.
L’astrofotografia oggi non è più solo una faccenda per professionisti perché le fotocamere moderne riescono a catturare anche quantità minime di luce. Tuttavia, è ancora necessario che siano maneggiate da un fotografo che sia capace di immortalare la scena con fantasia e lungimiranza, e abbastanza esperto da saper usare i comandi... al buio! Aspettiamo con grande curiosità i risultati dei vostri sforzi creativi!
COME PARTECIPARE • Collegati all’indirizzo internet ilfotografo.it/astrocontest • Registrati. • Carica tre immagini alla risoluzione originale dello scatto e 300 dpi, con profilo Adobe RGB. • Non mettere firme e loghi sull’immagine. • Le foto migliori verranno selezionate da una giuria specializzata nel genere e pubblicate sulle riviste di Sprea Editori. PUBBLICA LE TUE FOTO PIÙ BELLE SU
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entro e non oltre il 21 marzo 2020
METZ mecablitz 64 AF-1 400 €
NIKON Speedlight SB-5000 659 €
Due flash in uno
Il primo Nikon con trasmissione radio
L’unità ammiraglia di Metz ha un notevole numero guida 64, zoom 24-200 mm e la possibilità di orientare il lampo da -9° a 90° in verticale (la rotazione verso destra è limitata a 120°). Presenta il bel vantaggio del modulo sub-flash, un secondo piccolo flash – ottimo per aggiungere una dose controllata di luce di riempimento quando la testa principale è puntata lontano dal soggetto per riflettersi da qualche parte. Sul dorso, un touchscreen a colori semplifica la navigazione dei menu e la selezione delle impostazioni. Il flash può funzionare sia come commander sia come slave con connessione infrarossa, ma manca di modulo radio. Offre anche modalità stroboscopica programmabile e presa per alimentare l’unità da una batteria esterna opzionale. PRESTAZIONI In prova, il Metz 64 non si è dimostrato all’altezza del numero guida 64 dichiarato: alle impostazioni zoom più lunghe, la potenza è risultata inferiore a quella di alcuni flash con Gn 60. La lettura TTL tende un po’ a sovraesporre e i tempi di ricarica sono lenti con batterie alcaline. 86
POTENZA
Nonostante l’esagerata dichiarazione di un numero guida 64, la potenza non è in realtà superiore a quella dei flash con Gn 60 in prova.
PRECISIONE TTL
Non c’è troppo di cui lamentarsi, ma va notato che la lettura del Metz mecablitz 64 AF-1 tende a una leggera sovraesposizione.
TEMPO DI RICARICA
La ricarica non è particolarmente rapida con batterie NiMH ed è decisamente lenta con alcaline.
GIUDIZIO Funzioni Struttura Prestazioni Qualità/prezzo Voto complessivo Ha il touchscreen e il flash secondario, ma le prestazioni – per quel che costa – sono migliorabili e mancano funzioni RF.
La grande novità del modello professionale SB-5000 è l’implementazione (per la prima volta in un flash Nikon) della connessione radio. Grazie alle funzioni RF, la distanza operativa in remoto passa da 7 a 35 m e l’angolazione rispetto al commander da 60° a 360° completi. Se aggiungiamo che il collegamento radio funziona anche senza visuale diretta, dietro angoli o barriere, ed è più affidabile in pieno sole, il passo avanti è sostanziale. A differenza di alcune unità di produttori terzi, però, l’SB-5000 è dotato solo di ricevitore RF e quindi non può essere usato come trigger. Ha anche una copertura di segnale inferiore ai 100 m che sono oggi la norma. In compenso, l’unità offre ottima qualità strutturale, zoom 24-200 mm, modalità stroboscopica programmabile ed estesi controlli.
POTENZA
PRESTAZIONI Superando il suo numero guida 55, l’SB-5000 ha una massima potenza uguale o superiore a quella di molti flash dichiarati Gn 60-64 sul mercato. I tempi di ricarica sono veloci, anche con normali pile AA al posto della batteria opzionale.
GIUDIZIO
Il SB-5000 ha una massima potenza superiore a quella della maggior parte dei rivali.
PRECISIONE TTL
Affidabilissima, la lettura TTL del SB5000 è precisa sia quando è montato sulla slitta sia quando è usato in remoto.
TEMPO DI RICARICA
I tempi di ricarica sono veloci sia con batterie NiMH sia con alcaline.
Funzioni Struttura Prestazioni Qualità/prezzo Voto complessivo Un prodotto goloso, di fascia alta e con ottime prestazioni. Peccato funzioni come commander solo in modalità IR.
Phottix Juno TTL
Nikon Speedlight SB-500
Nissin i60A
Nikon Speedlight SB-700
Metz mecablitz 52 AF-1
Metz mecablitz 64 AF-1
Nikon Speedlight SB-5000
Prezzo
227 €
250 €
269 €
330 €
250 €
400 €
659 €
Gn max dichiarato (ISO 100)
Gn 60
Gn 24
Gn 60
Gn 38
Gn 52
Gn 64
Gn 55
Inclinazione (verticale)
da -7° a 90°
da 0° a 90°
da 0° a 90°
da -7° a 90°
da 0° a 90°
da -9° a 90°
da -7° a 90°
Rotazione (sx/dx)
180° / 180°
180° / 180°
180° / 180°
180° / 180°
180° / 120°
180° / 120°
180° / 180°
Zoom
20-200 mm
24 mm (fisso)
24-200 mm
24-120 mm
24-105 mm
24-200 mm
24-200 mm
Diffusore grandangolare
14 mm
No
16 mm
12 mm
12 mm
12 mm
14 mm
Riflettore incorporato
Sì
No
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Compensazione esposizione flash
+/-3EV
+/-3EV
+/-2EV
+/-3EV
+/-3EV
+/-3EV
+/-3EV
Impostazioni manuali di potenza
da 1/1 a 1/128
da 1/1 a 1/128
da 1/1 a 1/256
da 1/1 a 1/128
da 1/1 a 1/128
da 1/1 a 1/256
da 1/1 a 1/256
Luce guida AF
Rossa
No
Rossa
Rossa
Rossa
Rossa
Rossa
Luce secondaria
No
LED costante
LED costante
No
No
Secondo flash
No
Wireless Commander/ Slave
Slave IR, commander/slave RF
Commander/slave IR
Slave IR (RF opzionale)
Commander/slave IR
Commander/slave IR
Commander/slave IR
Commander/slave IR, slave RF
Modalità HSS/Strobo
HSS, Strobo
HSS
HSS
HSS
HSS
HSS, Strobo
HSS, Strobo
Modalità TTL/TTL-BL
TTL
TTL + TTL-BL
TTL
TTL + TTL-BL
TTL + TTL-BL
TTL + TTL-BL
TTL + TTL-BL
Margine errore TTL
0 EV
0 EV
-0,33 EV
0 EV
+0,5 EV
+0,16 EV
0 EV
Tempi ricarica massima potenza (NiMH/alcaline)
2,6/4,1 secondi
4,6/6,8 secondi
3,5/3,9 secondi
2,7/5,4 secondi
4,1/5,2 secondi
3,4/7,4 secondi
2,3/2,9 secondi
Display LCD
Sì
No
Sì
Sì
Sì (touch)
Sì (touch, a colori)
Sì
Accessori in dotazione
Custodia, base
Custodia, piedino
Custodia, base, cupola
Custodia, piedino, cupola, filtri
Custodia, piedino
Custodia, piedino
Custodia, base, cupola, filtri
Batterie
4x AA
2x AA
4x AA
4x AA
4x AA
4x AA
4x AA
Dimensioni (bxhxp)
50x190x80 mm
67x115x71 mm
73x112x98 mm
71x126x105 mm
73x134x90 mm
78x148x112 mm
73x137x104 mm
FUNZIONI STRUTTURA PRESTAZIONI QUALITÀ/PREZZO VOTO COMPLESSIVO
NIKON, METZ, NISSIN: EX AEQUO
I VINCITORI
Punteggi molto elevati per tutti i modelli in prova Diversamente da altre volte, questo mese i flash “a slitta” testati hanno dimostrato performance analoghe e così elevate da metterci in difficoltà nell’eleggere un vincitore assoluto. Tra i modelli che ci sentiamo di consigliare, indubbiamente il Nikon SB-5000 è il più potente e professionale, per quanto il suo primato sia insidiato dal Metz 64 AF-1, ideale se preferiamo la disponibilità di flash secondario e display con funzioni touch; inoltre vanta un rapporto qualità/prezzo superiore. Altrettanto valido il Nissin i60A, che si rivela la scelta migliore se puntiamo a un modello compatto privo di compromessi sulla potenza.
In alternativa all’SB-5000, l’SB-700, di fascia media, è il Nikon da preferire, mentre l’SB500 è compatto ma con poche funzioni. Infine, il Phottix Juno TTL è un modello di fascia alta che rappresenta un ottimo acquisto per l’uso remoto, purché abbinato al trigger radio opzionale Phottix Odin II: collegato direttamente al corpo macchina, il flash funziona solo in manuale (per gli automatismi ci tocca aspettare la presentazione della versione dedicata a Nikon). 87
N
MONDON IKON
Mini treppiedi Ci serve un sostegno ultracompatto e comodo da infilare in borsa e portare ovunque? Proviamo un modello “da tavolo” Il peso e l’ingombro di un treppiede “tradizionale” finiscono per farci lasciare a casa questo indispensabile accessorio una volta su due. È il momento di dotarci anche di un modello ultracompatto. Treppiedi di questo tipo assicurano sufficiente stabilità occupando pochissimo spazio nella borsa. Non possono, ovviamente, raggiungere le altezze operative dei supporti classici (non a caso sono detti anche “da tavolo”), ma rappresentano una soluzione pratica e spesso efficace quando l’alternativa sarebbe... farne a meno!
Cinque cose da cercare 1 | Il fattore limitante dei mini treppiedi è spesso la testa troppo piccola: quelle più grandi sono più facili da bloccare in posizione. 2 | Un modello con più estensioni o angolazioni delle gambe ci lascia scegliere tra altezza e stabilità. 3 | Con capacità di carico fino a 5 kg, i mini treppiedi di buona qualità possono sostenere anche una reflex con teleobiettivo. 4 | Il GorillaPod non dipende da un tavolo: può essere attaccato ovunque. 5 | Gli attacchi accessori per GoPro o smartphone sono utili, così come una colonna centrale estendibile. 88
Benro BK10
circa 35 €
Velbon EX-Macro
circa 30 €
www.rinowa.it
www.velbon.it
Il mini treppiede BK10 di Benro è super-portatile: pesa solo 300 g e da chiuso misura appena 19 cm. Grazie a una colonna centrale estensibile forte di sette sezioni, però, può arrivare alla rispettabile altezza operativa di 91 cm. Con gambe chiuse e colonna centrale estesa, poi, si trasforma in un comodo selfie-stick, molto efficace per il video blogging. Come treppiede in senso stretto, purtroppo, tende un po’ a sbilanciarsi, a causa della combinazione di gambe corte e colonna centrale lunga: la capacità di carico massimo di 1 kg appare un po’ ottimistica. Più realisticamente, questo modello sembra indicato per piccole compatte, action camera e smartphone. Il pacchetto comprende attacco per GoPro e semplice morsetto per lo smartphone, entrambi da collegare alla minuscola testa a sfera di plastica. C’è anche un telecomando Bluetooth che si fissa a una gamba quando non in uso: questo piccolo accessorio funziona a perfezione per gli scatti remoti.
Per essere un mini treppiede, l’EX-Macro è un po’ cicciotto: è lungo 28 cm, per 9 cm di diametro. È anche pesantino (560 g), ma d’altra parte è più simile a un treppiede tradizionale che a un normale modello da tavolo. Le gambe hanno tre sezioni e classici fermi a leva, mentre la colonna centrale permette regolazioni di altezza fino a 6 cm. La massima altezza operativa arriva così a versatili 56 cm, mentre il carico massimo delle gambe è garantito fino a 2,5 kg, anche se Velbon raccomanda 1,5 kg per sicurezza. La dichiarazione del carico massimo è sorprendentemente prudente, considerate le misure robuste del treppiede, ma il fatto è che la struttura è interamente in plastica. La testa a tre vie tradisce in effetti una costruzione economica e la minuscola piastra a sgancio rapido, sempre in plastica, è particolarmente antipatica: una reflex pesante vibra e trema più di quanto vorremmo. È un vero peccato considerate le possibilità di regolazione separata dei tre movimenti della testa, che dovrebbero essere ideali per le delicate composizioni macro. La testa è l’anello debole e, purtroppo, non può essere sostituita.
I PREGI Versatile design multifunzione;
I PREGI Funziona bene con le fotocamere piccole
I DIFETTI La testa a sfera è così piccola che il BK10 è
I DIFETTI Voluminoso da chiuso; la testa in plastica
VOTO FINALE
VOTO FINALE
valido comando di scatto remoto.
davvero indicato solo per i corpi macchina più piccini.
e leggere; economico; lunghezza delle gambe.
non è abbastanza stabile per una reflex.
Test Attrezzatura N
N
PHOTOGRAPHY PHOTOGRAPHY
IL MIGLIORE
DEL TEST N
PHOTOGRAPHY MIGLIOR
QUALITÀ PREZZO
Joby GorillaPod Rig
Gitzo Mini Traveller
www.toscanafotoservice.it
www.joby.com
www.gitzo.com
La proposta di Sirui spicca per la struttura quasi interamente in metallo. L’impatto è quello di un prodotto di fascia alta, soprattutto rispetto ad alcuni rivali economici. La capacità massima di carico è rispettabile: 4 kg. In prova, il 3T-35K ha retto con facilità una reflex full-frame con obiettivo 24-70 mm. La solidità impatta naturalmente sul peso: la bilancia qui segna 430 grammi, mica poco. Le gambe si allargano dalla posizione chiusa, intorno alla base della colonna, e una veloce rotazione del “ragno” centrale le blocca. La colonna ha due sezioni e permette di regolare l’altezza operativa da 25,5 cm fino a 34 cm. È anche possibile rimuovere la colonna e montare la testa direttamente sulle gambe, per scatti davvero dal basso, ma in pratica è una procedura un po’ rognosa che richiede anche una brugola. La testa è di buone dimensioni, precisa e in metallo. Offre la regolazione distinta del movimento panoramico, ma è di limitato aiuto perché manca una manopola dedicata per regolare la base.
I GorillaPod esistono in tante diverse taglie, per adattarsi alle varie fotocamere, dalle GoPro alle reflex full-frame. Sono tutti ottimi modelli da tavolo, ma abbiamo scelto di mettere alla prova l’edizione ammiraglia per capire fin dove può arrivare davvero il design di questi prodotti. Il Rig non è pensato per sostenere solo la fotocamera: le “braccia” possono reggere accessori come illuminatori LED, microfono, piccolo monitor video esterno, o anche uno smartphone (con un attacco opzionale). Il sistema è ideale per i video in close-up e può essere ugualmente efficace per gli scatti in macro, con una luce su ogni lato del corpo macchina. Il Rig tiene bene anche una reflex full-frame: ha capacità di carico fino a 5 kg. La testa a sfera è di ottima qualità, con regolazione separata del panning e fermi molto stabili. Le gambe sono le più grandi della gamma GorillaPod, lunghe circa 27 cm, e possono anche avvolgersi intorno a oggetti statici, rendendo il Rig più di un modello “da tavolo”. Nel pacchetto è inclusa anche una cinghia, per legare il Rig a eventuali oggetti più grandi.
La struttura dei mini treppiedi di solito scarseggia in qualità, ma la piccola meraviglia di Gitzo rappresenta una sicura eccezione. Le gambe sfruttano la stessa tecnologia Carbon eXact dei treppiedi tradizionali Gitzo e la testa è altrettanto ben progettata, in alluminio. La sfera si blocca con estrema sicurezza attraverso un anello alla base della testa stessa. Gitzo dichiara una capacità di carico massima di 3 kg, che sembra più che credibile: il Mini Traveller dà l’impressione di essere a prova di bomba, anche quando le gambe sono allargate al massimo (ci sono due angolazioni disponibili, facili da impostare e bloccare). Se abbiamo bisogno di sostenere un peso superiore, non c’è problema: le gambe reggono fino a 25 kg! Basta rimuovere la testa con la chiave inclusa e montare l’adattatore in dotazione insieme a una testa più capace. Fa impressione anche il peso dell’insieme di gambe e testa: con soli 265 g, questo è uno dei modelli più leggeri sul mercato. Il Mini Traveller è disponibile in due colori: in semplice nero e nel tipico “Noir Décor” di Gitzo.
I PREGI Capacità di carico e qualità strutturale eccellenti; testa grande; molto compatto da chiuso.
I PREGI Versatile, soprattutto per il video; qualità eccellente; montabile su una varietà di oggetti.
I PREGI Qualità dei materiali e struttura senza compromessi; enorme stabilità; eccellente testa a sfera.
I DIFETTI Non è economico per un modello mini
I DIFETTI Eccessivo per la semplice fotografia; costoso;
I DIFETTI Massima altezza di scatto di soli 17 cm;
VOTO FINALE
VOTO FINALE
VOTO FINALE
Sirui 3T-35K
circa 70 €
(ma vale il suo costo, è un prodotto di qualità).
circa 166 €
lungo e pesante (37 cm per 840 g).
202 €
prezzo spaventoso rispetto ai concorrenti.
89
Consigliato da N 1
Benro Travel Flat II
2
Specifiche tecniche
Un treppiede “da viaggio” compatto e leggero che occupa poco spazio nello zaino ma assicura la massima stabilità
3
T
Tipicamente, la maggior parte dei treppiedi è riconducibile a due macrocategorie: possono essere supporti grossi e solidi oppure modelli da viaggio relativamente piccoli, leggeri e capaci di assumere dimensioni “da zaino” una volta ripiegati. Per le nostre escursioni fotografiche, l’ideale è procurarsi un treppiede che ci permetta di muoverci senza troppo peso sulle spalle, ma allo stesso tempo anche capace di regalarci la stabilità necessaria alle lunghe esposizioni e, in generale, alle foto con poca luce o in notturna. Per l’ottimo rapporto qualità/prezzo, possono fare al caso nostro modelli come i Travel Flat II di Benro. Grazie a un ingegnoso sistema di chiusura delle gambe “a compasso”, il treppiede, quando è chiuso, si presenta piatto (da cui il nome, flat). Con uno spessore che supera di poco i 3 cm, trova facilmente spazio in valigia e si attacca con facilità allo zaino fotografico. Per via della particolare struttura, i Flat non hanno di default la tradizionale colonna centrale, ma in dotazione ne viene fornita una
Ecco il treppiede allungato alla sua massima altezza con l’aggiunta della colonna centrale removibile. La testa a sfera B0 è dotata di tre ghiere di controllo.
90
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MODELLO: A-1182TB0 (alluminio) / C-1182TB0 (fibra di carbonio) TESTA IN DOTAZIONE: B0 a sfera ALTEZZA (DA CHIUSO): 55 cm PESO: A-1182TB0 > 1,81 kg; C-1182TB0 > 1,54 kg ALTEZZA OPERATIVA (MAX/MIN): 166,5 / 20 cm CARICO MASSIMO: 8 kg LIVELLA: Sì NUMERO SEZIONI: 4 DIAMETRO MAX/MINIMO SEZIONI: 25/15 mm GAMBE MULTIANGOLO: 3 posizioni MECCANISMO DI BLOCCAGGIO: boccola GAMBE RIBALTABILI: no COLONNA CENTRALE: removibile PREZZO: A-1182TB0 > 289 € C-1182TB0 > 429 € DISTRIBUTORE: www.rinowa.it
telescopica da montare quando si abbia la necessità di un punto di ripresa più elevato. Le gambe sono realizzate con struttura tubolare in alluminio o in carbonio a 8 strati. Basta una rotazione di 90° della relativa boccola per bloccarle o sbloccarle; una serie di tre giunti in teflon impedisce la rotazione della gamba e l’infiltrazione di sporco o polvere. Tutti i modelli di questa serie vengono venduti in kit con una testa a sfera con meccanismo di frizione regolabile e funzione panning. Tra i vari modelli del catalogo di Rinowa, il distributore italiano di Benro, troviamo il Travel Flat II A-1182TB0 in alluminio: pesa 1,81 kg, si estende fino a 166 cm (montando la colonna telescopica) e, richiuso, è lungo solo 56 cm. Costa 289 € compresa la testa a sfera B0. Occorrono 429 € per la versione in fibra di carbonio C-1182TB0 configurato con la stessa testa ma con un peso di soli 1,54 kg che giustifica il prezzo maggiore. Entrambi i treppiedi possono reggere un carico massimo di 8 kg e, a conferma della loro versatilità, si possono trasformare anche in un monopiede: una della gambe, infatti, può essere svitata e collegata direttamente alla testa o alla colonna centrale intermedia. La stessa gamba è dotata di un manicotto in NBR che assicura una salda presa e, d’inverno, ci permette di afferrare il supporto senza sentire freddo alla mano.
1 | La testa in dotazione è il modello a sfera B0 con la piastra a sgancio rapido ArcaSwiss Style PU50. 2 | I treppiedi Travel Flat II sono equipaggiati con un ampio piattello per il montaggio della testa, con vite standard da 3/8 di pollice. Possono quindi montare qualsiasi tipo di testa con filettatura standard. 3 | Sul piattello è posizionata una livella a bolla che permette di trovare il perfetto allineamento della fotocamera qualora la nostra non sia dotata di livella elettronica. 4 | Il manicotto imbottito in NBR è particolarmente utile per le uscite invernali. 5 | Su tutti i modelli è possibile sostituire i piedini in gomma con i puntali in acciaio, forniti di serie.
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MONDON IKON Test Droni
DJI Mavic Mini Un minuscolo drone da 249 g che sorprenderà anche i piloti veterani!
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Pesa solo 249 grammi ed è il più piccolo drone della gamma DJI – grazie ai bracci pieghevoli, a riposo è davvero super compatto. Almeno fin quando l’attuale regolamentazione lo permetterà, non avremo bisogno del “patentino” per poter guidare Mavic Mini ma, attenzione, restano in vigore alcune delle limitazioni previste per i modelli più ingombranti. La posizione delle porte è ben pensata: lo slot della scheda micro SD, per esempio, si apre sul retro, rendendo il cambio delle card molto pratico – molto più di quello del Parrot Anafi, il cui alloggiamento è piazzato sotto la batteria. Quando è in funzione, pilotare Mavic Mini è davvero un gioco da ragazzi: il controller è ergonomico, i suoi joystick sono comodi e intuitivi da manovrare e l’app DJI Fly in dotazione dà la possibilità di personalizzare ciò che fanno i joystick sinistro e destro.
PRESTAZIONI. Con il suo sensore da 1/2,3 pollici, regala performance foto/video simili a quelle della cam Osmo Pocket (vd. NPhotography 95 ), sebbene l’apertura massima dell’ottica si fermi a f/2.8 rispetto a f/2. Mavic Mini scatta foto da 12 MP. C’è una modalità manuale all’interno dell’app che ci permette di tenere l’otturatore aperto fino a quattro secondi e aumentare gli ISO fino a 3.200. Passabili in condizioni di scarsa luminosità, ma pessimi nel cuore della notte, quando la luce è giusta, gli scatti sono dettagliati, i colori sono incisivi e la gamma dinamica è sufficientemente ampia. Ci sarebbe piaciuto, tramite app, poter scegliere il formato RAW e contare su alcuni controlli più accurati su contrasto e saturazione. La cam registra video a 2.720×1.530 pixel 25/30p (QHD 2.7K) – non è dunque previsto il formato 4K. Nell’app DJI Fly sono disponibili tre modalità: Posizione, CineSmooth e Sport. La prima è quella predefinita (la più semplice); CineSmooth – forse la scelta migliore – “rallenta” il drone consentendo riprese più morbide e 92
fluide, mentre Sport è dedicato a chi pretende movimenti più complessi, a fronte di un’autonomia più scarsa e del manifestarsi di leggeri artefatti dovuti alle operazioni di stabilizzazione durante i voli più rapidi e “scattosi”: cambiare direzione bruscamente si traduce in un marcato “sobbalzo” (judder in termini tecnici) – l’unico difetto del gimbal del Mini, capace in generale di una gestione elegante ed efficace delle instabilità. Come per le foto, anche nei video i colori sono vividi. Tuttavia, mentre una cam come DJI Osmo Action consente di creare un profilo “flat” che lascia più libertà di intervento in fase di post-produzione, qui non c’è alcun controllo sull’aspetto finale dei video – cosa che terrà lontano i videomaker più esigenti. Le prestazioni in condizioni di scarsa illuminazione non sono eccezionali, ma per 399 € non potevamo certo aspettarci di più. Mavic Mini vola magnificamente ed è super reattivo; inoltre, se si disconnette dal suo controller, tornerà alla base automaticamente. Durante le prove ha saputo affrontare molto bene anche le situazioni ventose – in modo davvero sorprendente data la dimensione e il peso di questo piccolo drone!
Specifiche tecniche SENSORE: CMOS 1/2,3”; 12 MP OTTICA: equivalente a 24 mm f/2.8 GAMMA ISO: 100-3.200 RISOLUZIONE MASSIMA FOTO: 4.000x3.000 pixel VIDEO: 2.720x1.530 a 30/25p; 1.920x1.080p a 60p MEMORY CARD: SD UHS-1 Class 3 CONNETTIVITÀ: Wi-Fi AUTONOMIA DI VOLO: 30 minuti DIMENSIONI E PESO: 140x82x57 mm (ripiegato); 160x202x55 mm (aperto); 249 g PREZZO: 399 € (versione Single); 499 € (Combo) INTERNET: www.fowa.it
1 | Il drone ha una velocità massima ascensionale di 4 m/s, di 3 m/s in discesa, mentre raggiunge i 45 km/h di velocità massima in assenza di vento. 2 | La cam da 12 MP ha un’apertura massima di f/2.8. 3 | La batteria da 2.400 mAh è facilmente accessibile dal davanti e offre un’autonomia di volo di circa 30 minuti.
GIUDIZIO Funzioni Struttura Prestazioni Qualità/prezzo Voto complessivo Mavic Mini è un ottimo compromesso tra portabilità, praticità e convenienza. È vero, manca la possibilità di riprendere video in 4K e di “inseguire” gli oggetti, ma il piccolo drone di DJI è un gioiellino – perfetto per chi vuole cominciare a volare in grande stile.
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Nikon Coolpix P950
Nikon AF-S NIKKOR 120-300mm f/2.8E FL ED SR VR
La bridge con il super zoom
Tele al top
Tradizionalmente, sono considerate le perfette compagne di viaggio: le bridge hanno dimensioni tali da rientrare ancora nella categoria delle compatte e – soprattutto – montano degli zoom che non sono sostituibili ma che sono così versatili da non farci rimpiangere le macchine fotografiche a ottica intercambiabile e tutto il nostro arsenali di obiettivi. Quello della nuova Coolpix P950 (949 €) raggiun- a 60p). L’uscita HDMI “pulita” permette di ge addirittura una focainviare il girato a un monile equivalente a 2.000 L’obiettivo raggiunge tor esterno durante la regimm, con la possibilità l’incredibile focale strazione, e non manca all’occorrenza di arrivapossibilità di catturaequivalente di 2.000 la re al doppio attivando lo re l’audio con un micromm, supportata da fono esterno per una resa zoom digitale Dynamic Fine Zoom 166x. Da sotmigliore. Bluetooth a basuno stabilizzatore tolineare che, nonostanso consumo e Wi-Fi assiottico da 5,5 stop te l’incredibile portata, curano un affidabile coll’apertura di diaframma massima, nel- legamento a smartphone o tablet e una la posizione più grandangolare, è f/2.8 rapida condivisione online dei contenuti (diventa f/6.5 a fondo corsa). Potremo appena realizzati. Per info: www.nital.it così scattare anche quando le condizioni di luce non sono impeccabili, supportati dal sensore da 16 MP retroilluminato e dallo stabilizzatore d’immagine con vantaggio fino a 5,5 stop. Per mantenere il massimo dettaglio, la Coolpix P950 è in grado di registrare le immagini in formato RAW (NRW). Per le inquadrature abbiamo a disposizione un ampio mirino elettronico OLED da 2.359.000 punti oppure il largo touchscreen da 921.000 punti e 3,2 pollici, orientabile in ogni direzione. Quest’ultimo è utilissimo anche per le riprese video in formato 4K UHD/30p (o nel più tradizionale Full HD,
Per il tradizionale attacco F, la novità in campo tele si chiama AF-S NIKKOR 120-300mm f/2.8E FL ED SR VR (11.000 €). Copre una gamma di lunghezze focali molto richiesta dai professionisti, regalando l’ampia apertura massima di f/2.8 su tutta la corsa zoom. L’ottica vanta un formidabile potere risolvente nonché un autofocus velocissimo, caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto alla fotografia sportiva, d’azione e naturalistica. Il diaframma a controllo elettromagnetico assicura la precisione delle esposizioni anche con scatti in rapida sequenza. Lo stabilizzatore garantisce un vantaggio fino a 4 stop (anche montando un moltiplicatore di focale) e offre il modo SPORT VR che consente di seguire in maniera affidabile i soggetti in rapido movimento. Questo 120-300 mm, basato su 25 elementi in 19 gruppi, è il primo obiettivo per reflex a sfruttare la lente SR (Shortwavelength Refractive) di Nikon per contrastare l’aberrazione cromatica: la luce blu (spettro della lunghezza d’onda corta), più difficile da controllare, è ora compensata da questa nuova tecnologia ed è possibile ottenere immagini più nitide e con un migliore contrasto. Il fringing risulta notevolmente ridotto anche con riprese all’apertura massima.
Polaroid Originals Everything Box (White Edition)
Il fascino irresistibile delle Polaroid
Per i nostalgici, per i più creativi e per il divertimento di tutta la famiglia, la One Step 2 è la versione moderna della One Step, icona della fotografa istantanea. Concepita con lo stesso semplice sistema punta-e-scatta della progenitrice, è dotata di un potente flash integrato, una batteria di lunga durata, un cavo USB e un timer per autoscatto. In questo bundle, in vendita al prezzo di 150 €, sono compresi la macchina fotografica, la pellicola Color i-Type e il Photo Box (una pratica custodia per conservare tutti i nostri scatti più preziosi). Per acquistare Everything Box online, colleghiamoci a www.nital.it/polaroidoriginals
Nikon NIKKOR Z 70-200mm f/2.8 VR S
Mirrorless Z: l’obiettivo che mancava Uno degli obiettivi che non può manca- distanza di messa a fuoco, la lunghezza re nella borsa del professionista è, senza focale e la profondità di campo. Al pulsante FN è possibile assegnare timore di smentite, il 70-200 Un’ottica 21 diverse funzioni, dal blocmm ad apertura costante indispensabile co AF alla misurazione espof/2.8 – un vero “classico”. Se abbiamo una mirrorless delper il fotografo simetrica. L’anello di controllo, silenzioso, può essere utila famiglia “Z”, diamo un’ocoutdoor lizzato per il controllo dell’achiata al robusto NIKKOR Z 70-200mm f/2.8 VR S (2.879 €), un pertura, per la sensibilità ISO o per la comluminoso zoom Z-Mount perfetto per pensazione dell’esposizione. i matrimonialisti, i fotografi di eventi e di reportage – grazie alla resistenza a polvere e umidità, alla sua gamma focale eclettica e alle fantastiche prestazioni anche ai diaframmi più aperti. Ideale anche per i videomaker (ottima in tal senso la combinazione con la Z 6), presenta un design ottico basato su 21 elementi in 18 gruppi, con lenti ED e SR (per la prima volta su una mirrorless), rivestimento antiriflesso ARNEO e trattamento Nano Crystal Coat. Sul barilotto troviamo un pratico display di stato OLED che mostra al volo il diaframma impostato, la
Aggiornamenti per tutti i software Nikon Con il lancio della nuova reflex D780 (vd. pag. 76) e della bridge Coolpix P950, il marchio giapponese ha messo a disposizione dei nikonisti anche le versioni aggiornate dei principali software in dotazione alle fotocamere Nikon, comprese quelle per il sistema operativo MacOS “Catalina”. Le troviamo tutte all’indirizzo http:// downloadcenter.nikonimglib.
com/it/index.html. Tra i titoli più importanti, c’è Capture NX-D 1.6.1 – il programma di editing (dei RAW, in particolare) che consente di spremere fino in fondo tutte le potenzialità delle nostre macchine fotografiche. Attenzione: da metà gennaio, come ha fatto Microsoft, anche Nikon ha sospeso ogni supporto al vetusto Windows 7. È ora di passare a Windows 10.
Audio di qualità per i videomaker con lo smarthphone in tasca Gli smartphone top di gamma di ultima generazione assicurano riprese video con una resa delle immagini davvero eccezionale. La qualità dell’audio, invece, a volte può tradire la presenza di microfoni integrati che, anche per semplici motivi di implementazione in telai così compatti, non possono garantire performance altrettanto memorabili. Possiamo però rimediare procurandoci un microfono esterno come l’i-XY di RØDE, distribuito in Italia da Nital. Progettato per iPhone e iPad con connessione Lightning, produce registrazioni stereo con qualità fino a 24-bit/96k e conversione A/D ad alta fedeltà. Fulcro del sistema sono la coppia selezionata di due capsule a condensatore cardioide da 1/2”, allineate perfettamente in maniera “quasi coincidente” a 90°. Il risultato è una registrazione estremamente naturale e immersiva, ripresa con eccezionale dettaglio. www.nital.it/rode 95
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MONDON IKON
Daniel Kordan
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ALLA RICERCA DELLA LUCE Un trio di professionisti, la mirrorless Z 7 e l’ottica Nikkor Z 24-70 mm insieme per realizzare gli scatti della campagna In Pursuit of Light di Nikon
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La capacità di dominare la luce naturale è forse la caratteristica più peculiare dei fotografi naturalisti ed è anche una delle più difficili da acquisire. I fotografi Daniel Kordan, Lina Kayser e Mikko Lagerstedt si sono affidati a Nikon Z 7 e Nikkor Z 24-70 mm f/4 S per le loro missioni. La distanza di flangia di soli 16 mm della Z 7 fa sì che la fotocamera possa catturare più luce. In combinazione con i 45,7 MP di risoluzione, il processore EXPEED 6 e i 493 punti AF, assicura il potenziale di fare magie. La caccia alla luce della campagna di Nikon ha coperto tutto il mondo. Ecco le storie dei fotografi che vi si sono dedicati... “A JAPANESE DREAM”, CON DANIEL KORDAN. «Dal Fuji, sono salito oltre il lago
Kawaguchiko e ho seguito la valle alpina del Kiso verso Shirakawa-go e Ainokura, per fotografare l’ora blu nei villaggi locali. Ero immerso nella neve, con temperature rigidissime: è stato un bel banco di prova per la Z 7. In genere per i paesaggi uso diaframma f/8-f/9 e l’obiettivo mi ha restituito un’ottima nitidezza in tutta l’inquadratura. La gamma dinamica è tale che sono riuscito a catturare le luci dei villaggi e l’ambiente buio in un’unica esposizione. E tutto con una sola carica di batteria al 96
giorno, nonostante abbia girato anche video e le temperature fossero intorno ai -15°! Nella mia ricerca della luce, mi è stato evidente come molte di queste comunità giapponesi siano ancora in contatto con la natura. All’interno dei templi, i treppiedi sono vietati: qui ho scattato a mano libera [1]. Ho catturato la luce con un’esposizione di 1/20 di secondo a f/8 e ISO 500. Ho usato f/8 per avere a fuoco sia il focolare sia i raggi di sole e lo sfondo e il livello ISO mi ha dato una qualità di immagine perfetta. 1/20 di secondo è un tempo molto più lungo di quelli che adotto di norma a mano libera, ma grazie all’ampio attacco e alla stabilizzazione a cinque assi incorporata ho potuto usarlo con relativa facilità». MERAVIGLIA NATURALE, CON LINA KAYSER. «La mia passione è l’Artico, con il
suo fragile ecosistema, ma anche se le mie immagini ruotano intorno al gelo e all’isolamento, spesso cerco di incorporare un senso di vita e calore. La mia ricerca della luce mi ha portato nei fiordi della Norvegia occidentale, circondati di paesaggi teatrali e imponenti, con montagne torreggianti, fiumi impetuosi e spettacolari cascate [2]. Lavoro spesso con luce scarsa e in condizioni climatiche
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1 | Daniel è riuscito a dare un profondo senso di intimità a questa meravigliosa composizione. 2 | Viaggiando leggera, Lina ha conquistato gli epici fiordi della Norvegia occidentale per realizzare questa veduta emozionante. 3 | Mikko ha applicato la sua esperienza di fotografo artistico per comporre questa aggraziata immagine.
Lina Kayser
Mikko Lagerstedt
Imparare
di gelo, pioggia e neve – significa che ogni momento conta. Con la Z 7 ho potuto regolare le impostazioni in fretta, senza mai mettere giù la fotocamera. Il corpo macchina ha presa e struttura ergonomiche e i pulsanti sono comodi: impostare tempo di scatto, diaframma e ISO è immediato e mi ha permesso di lavorare molto in fretta ai cambi di luce. Nei miei trekking cerco di portare il meno possibile e preferisco rinunciare al treppiede. Il sistema di stabilizzazione incorporato della Z 7 mi ha semplificato la vita. Anche ai diaframmi più chiusi sono riuscita a evitare il mosso e la gamma ISO 64-25.600 (per giunta espandibile a 102.400) è straordinaria. Il mirino elettronico poi assicura un’efficace anteprima degli scatti con le impostazioni in uso!» PERSO NELL’ATMOSFERA CON MIKKO LAGERSTEDT. «La mia caccia alla luce mi
ha portato a cercare le emozioni dei luoghi lungo la costa meridionale della Finlandia, dove ho visitato Emäsalo, Loviisa e Ingå. Sono un fotografo autodidatta e sono
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La Nikon Z 7 è la fotocamera perfetta per catturare la luce, soprattutto in abbinamento alle ottiche Z di nuova generazione
specializzato in notturni e paesaggi d’atmosfera. Uso la luce disponibile, cercando modi creativi di sfruttarla. Con la mirrorless Z 7 ho potuto catturare un profondo senso del luogo, la fotocamera me l’ha reso semplice persino nel cuore della notte [3]. L’impostazione ISO 6.400 che ho usato ha una bella resa e la messa a fuoco manuale è efficace al buio: è possibile identificare bene le stelle nel mirino. Il Nikon Z 24-70 mm f/4 S è un obiettivo eccellente e l’adattatore FTZ mi ha permesso di usare anche le mie altre ottiche Nikon quando ne ho avuto bisogno». Seguiamo #PursuitOfLight su Instagram per vedere le immagini realizzate da tutti i dodici partecipanti con la Z 7. 97
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M I R R O R L E S S R E I N V E N T E D I L
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N E L L E
P U N T O
D I
P R E S T A Z I O N I
R I F E R I M E N T O O T T I C H E
Che si tratti di foto o video, la nuova serie Z full-frame supera i limiti conosciuti in termini di qualità delle immagini e capacità ottiche, grazie al nuovissimo innesto a baionetta Z. Libera la tua creatività con la nuova generazione di obiettivi NIKKOR Z o scegli tra i circa 360 obiettivi NIKKOR F compatibili*. Goditi l’esperienza rivoluzionaria delle prestazioni ottiche offerte dal nuovo straordinario e compatto sistema Nikon Z. V E L O C I TÀ D I S C AT TO F I N O A 9 F P S | 4 9 3 P U N T I A F | V I D E O 4 K U H D S I S T E M A D I S TA B I L I Z Z A Z I O N E V R A 5 A S S I | M I R I N O E L E T T R O N I C O | Q U A D V G A *In abbinamento con l’adattatore a baionetta dedicato. Qualche obiettivo potrebbe operare con alcune limitazioni.
QUANDO LA VERSATILITÀ INCONTRA L’AGILITÀ
Che tu riprenda azioni in rapido movimento o emozionanti video HDR in 4K, la Nikon D780 aiuta la tua creatività a spiccare il volo. La combinazione unica di due sistemi autofocus rapidi e affidabili offre il meglio in ogni situazione. La ripresa effettuata con mirino ottico garantisce rapidità e precisione proponendo diverse innovazioni autofocus, tra cui un algoritmo di tracking derivante dall’ammiraglia D5. Durante le riprese fotografiche Live View, invece, il sistema AF ibrido a 273 punti che opera sul piano focale con copertura di circa il 90% del fotogramma, offre precisione assieme a potenzialità di rilevamento Eye-Detection. Il monitor inclinabile, infine, ti consente di scegliere l’angolazione migliore e, con un semplice tocco, di scattare e azionare le funzioni AF. 24.5 MP | ISO 100 - 51.200 | AF a 51-punti | AF ibrido a 273 punti | video 4K UHD, HDR (HLG)
Il servizio NITAL V.I.P. assicura 4 anni di garanzia e assistenza più accurata con ricambi originali. Per estendere la garanzia a 4 anni è necessario registrare il prodotto via web su www.nital.it Servizio Clienti Nital 011.814488