Collesano perduta Il Monastero di Santa Caterina Di Rosario Termotto In Maron Pagine Collesanesi Luglio 1983 Anno I n.2 La Redazione : Dir. Responsabile Giancarlo Felice Amm. Responsabile Padre Lorenzo Marzullo Carlo Ciacomarra Padre Lorenzo Marzullo Giovanni Sapienza
Il Monastero femminile di S. Caterina, sotto regola benedettina, fu fondato dal nobile collesanese Giovanni De Jorno pochi anni dopo il 1500. Nei primi decenni del settecento il cronista locale Rosario Gallo, in mancanza dell’atto di fondazione già perduto, potè rintracciare soltanto un atto soggiogatorio dove compariva attore il monastero stesso. L’atto, fra quelli del notaio Alfonzo di Torrealba, era sotto la data del 16 agosto 1507. L’istituzione era quindi certamente esistente a quella data a differenza di quanto sostenuto nel Dizionario Topografico della Sicilia di Vito Amico tradotto ed annotato nel secolo scorso da Gioacchino Di Marzo, dove si pone come data di fondazione il 1530. La nascita del monastero, aggregato alla Chiesa di S. Caterina ( crollata nel 1976 ), segnava verso sud ovest la direttiva di espansione urbanistica di Collesano nella prima metà del ‘500. Attorno ad esso infatti sorgeva il quartiere lungamente denominato di S. Caterina o, in tempi più recenti, della Batia. Documento importante che getta un po’ di luce sulla vita del monastero è il testamento del sopra ricordato De Jorno. Esso si trovava agli atti del notaio Antonio Cachimila sotto la data del 1 febbraio 1548 ed ampio e significativo estrato viene riportato in R. Gallo – Il Collesano in oblio … 1736 ms. Con questo strumento il nobile collesanese destinava usufruttuaria universale la propria sorella Benedetta, Badessa di S. Caterina, e disponeva che, alla sua morte, fatti salvi i legati, fosse lo stesso monastero a subentrare nella piena proprietà di tutte le sostanze. La sola condizione posta era quella che suor Benedetta De Jorno non fosse romossa dalla carica di Badessa contro la sua volontà.
Con lo stesso strumento G. De Jorno disponeva che il proprio cadavere fosse sepolto nella Chiesa del monastero e che fosse celebrata in perpetuum una messa al giorno, da sacerdoti eletti dalla badessa, per la salvezza dell’anima sua. Si ricordò inoltre del proprio esecutore testamentario, nobile Gandolfo Indulsi, cui legò la somma di tarì 15. La lettura dei testimoni dell’atto rivela che alcune famiglie di allora non sono più presenti in Collesano ( nobile Francesco Guagliardo, nobili Giovanni e Lorenzo Caristia, presbitero Antonio Furmagiello, nobile Simone La Grua, nobile Vincenzo Guarneri ), che altre permangono ( nobile Gandolfo Indulsi, Pietro Cirrincione ) mentre la presenza del magnifico Michael Sala potrebbero far ipotizzare l’esistenza di ebrei convertiti a Collesano dopo l’espulsione degli stessi dalla Sicilia (1492). Giovanni De Jorno morì nell’ottobre del 1550, dopo aver beneficiato da vivo, il monastero contribuendo a lungo, sembra, anche al vitto delle monache. Poco dopo, ad istanza della sorella, i suoi beni mobili furono inventariati dai giurati collesanesi e riportati nel Libro dell’inventario del monastero. E’ un vero peccato che detta documentazione sia oggi perduta ( o, nella migliore delle ipotesi, irreperibile ): con essa si sarebbe potuto entrare nella casa di un nobile collesanese della prima metà del ‘500. L’anno successivo i suoi resti mortali furono fatti tumulare dalla sorella nel bel sarcofago che è, oggi, nella navata sinistra della Basilica di S. Pietro di Collesano. Due anni dopo ( 1553 ) moriva suor Benedetta. Il fondatore del monastero e sua sorella, come altre volte riferito, sono raffigurati nella tela dello “ Spasimo” di Marco Tecchia ( di cui furono i committenti ) oggi conservata in Santa Maria della Misericordia. Dei legati di monacato accesi dal De Jorno col suo testamento, beneficiarono Suor Angela Santino, suor Belluccia Oddo, suor Prudenzia De Forti e suor Elisabetta Collesano. A lungo la dote necessaria per monacarsi fu piuttosto alta ( ripetuta la presenza di nobili cefaludesi venute a monacarsi in Santa Caterina ), fino a quando nel 1698, per le “strettezze del paese”, la sacra congregazione delle moniali dispensò la novizia Antonina Algozzini dal monacarsi con cento onze di dote. Successivamente i Vescovi di Cefalù stabilirono in cento onze in contanti o in soggiogazioni di 5 onze annuali la dote ordinaria mentre per gli alimenti fu fissata la somma di 10 onze annuali. Per offrire un termine di paragone e sottolineare quanto elevate fossero queste somme, riportiamo il valore di alcuni beni mobili e immobili traendolo da un documento pubblicato dallo storico Orazio Cancila ( Gabelloti e contadini in un comune rurale, sec.XVII / XIX . Caltanissetta-Roma 1974 ) e riferito al vicino comune di Castelbuono per l’anno 1756 ( in epoca di aumento di prezzi e salari ), avvertendo che si tratta di un estimo dei giurati di quel Comune: vano di una casa terrena onze 8 per ognuno;vigna a migliaio onze 8.15; terreno a salma onze 40; pecore a centinaio onze 25; mule di un anno onze 5; cavalle da sella onze 10; mentre un infermiere di un ospedale percepiva un salario annuo di onze 1.15 e un contadino si impegnava “ per un anno per un compenso di onze 5, mangiare e bere ogni giorno, due paia di scarpe di pelo, una paio di calzoni nuovi, con perdita di salario e vitto in caso di malattia” ( O. Cancila op. cit.) . Questa ampia digressione solo per evidenziare quanto doveva esclusivo il monastero di S. Caterina in Collesano e come soltanto le figlie di ricche famiglie potessero monacarvisi.
Nell’anno 1736 le moniali professe velate erano dodici, tra le quali 9 Collesanesi ( Giuseppa Giacinta Barracato,Petronilla Manzone, Teresa Manzone, Celestina Manzone, Tommasa Piraino, Rosaria Scelsi, Felice Scelsi, Violante Piraino, Nicolina Cordone, Rosa Bonforte ), Giovanna Rini di Agrigento, Aurora Blanch di Palermo e Antonia Cafaria di Termini. Nel Monastero vi erano inoltre quattro sorelle converse addette ai servizi ed una novizia per un totale di 18 religiose, mentre alcuni anni prima ve ne erano state 35. In un momento di splendore il Monastero di Santa Caterina poteva disporre di un patrimonio annuale di circa 800 onze comprese quelle provenienti dall’abolito monastero della Concezione le cui monache vi confluirono. Cosi potè constatare Rosario Gallo nei libri dei conti del monastero firmati dall’arciprete e dai giurati di Collesano i quali eleggevano il procuratore dell’istituto secondo la volontà di G. De Jorno ( successivamente il procuratore sarà eletto dal Vescovo di Cefalù ). Nel tentativo di redigere la serie delle badesse, attingendo alle fonti finora note, abbiamo avviato un elenco molto lacunoso nel quale l’anno segnato indica quello in cuile varie badesse erano certamente in carica: Benedetta De Jorno dal 1537 al 1553 ( R. Gallo ) Allegranzia Perdicaro 1564 Felice Sinceri 1610 Serafina Sinceri di Cefalù 1643 Lucilla Sandonal di Cefalù in date non precisate ( R. Gallo op. cit. ) Michelangela Falco 1837 ( F. Scelsi – Burgitabus – Luglio 83 – ciclostilato ) Nicolina Benforti 1848 ( F. Scelsi Golisano – Giugno 82 – ciclostilato ) Benedetta Gaiti 1859 ( F. Scelsi Golisano – Giugno 82 ciclostilato ) Per effetto della legge sull’abolizione delle corporazioni monastiche ( 1866 ) il monastero passò al demanio dello stato che lo concesse al Comune e nell’anno 1878 in esso si concentrarono le pubbliche scuole. Sull’area risultata dalla sua demolizione sono sorte le scuole elementari di via Tommaso Villa.