Pieghevole collesano def

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Comune di Collesano Sindaco Giovanni Battista Meli Assessore Comunale alla Cultura Fausto Maria Amato

IL GRUPPO DEI DOLENTI DI COLLESANO: UN’OPERA DI FRANCESCO DI VALDAMBRINO

Regione Siciliana

Area Assistenziale Scolastica Ufficio di Staff del Sindaco

Comune di Collesano

Assessorato Reg. BB.CC.

Assessorato Comunale alla Cultura Ufficio Cultura

IL GRUPPO

Ufficio Cultura Ufficio Tecnico Comunale

Regione Siciliana

Assessorato Reg. BB.CC.

DEI DOLENTI Comune di Collesano Assessorato Comunale alla Cultura Ufficio Cultura

DI COLLESANO: UN’OPERA DI

Ringraziamenti:

FRANCESCO DI

Prof. Rosario Termotto Dott. Giuseppe Abbate

VALDAMBRINO

Prof. Antonio Cuccia Dott. Giuseppe Fazio Prof. Giovanni Travagliato Prof.ssa Mariagiulia Burresi

…Nell’anno poi 1665. buonaparte di detto convento chiesa si rovinorno per causa di una lavanca, occorsa e cagionata dal fiume che passa vicino sotto le rupi di detto convento et allora per ordine del nostro Ecc.mo Signore Duca di Montalto Padrone fu ordinato trasportarsi nel convento di S. Domenico il sudetto tumulo cpn li suddetto cadaveri de nostri Signori, come…. “ Collesano in Oblio “ F. 397/398 (1736) R. Gallo

Foto di: P. Blanda A. Genchi C. Ciacomarra

Ricerche in corso in altre aree italiane, dove nel tempo sono confluite per cause diverse numerose opere toscane19, accrescendo i materiali da esaminare, potranno presto fornire, con appropriati restauri dei manufatti individuati, ulteriori elementi per una migliore e più ampia valutazione delle declinazioni di modelli, dei parallelismi e delle conseguenze che l’attività prolungata di Francesco ebbe in area lucchesepisano-pesciatina, in altre aree come quella del volterrano e della Val di Cecina, peraltro legate direttamente anche a Siena, e in Siena stessa.

Info

www.collesanocultura.it info@comune.collesano.pa.it Tel. 0921661158/664419 Fax 0921661205

19 Mi riferisco all’acuta scoperta che si deve ad Antonio Cuccia e Giuseppe Fazio (A. CUCCIA, G. FAZIO, Aria di Siena in Sicilia. La scoperta di tre inedite sculture in legno del Quattrocento toscano a Collesano e Palermo, in “Paleokastro” NS n°2 suppl. di “PaleoKastro Magazine”, ANNO 1, n°2, maggio 2012). Per gli antichi legami tra Pisa e la Sicilia, nel Quattrocento molte famiglie pisane si trasferirono con i loro beni nei loro possedimenti siciliani, quando la città agli inizi del secolo perse l’indipendenza a favore di Firenze. Si tratta di due Piangenti e di un Crocifisso, di cui al momento, a mio avviso, non si può valutare con certezza l’omogeneitò cronologica. Infatti i due Dolenti “ siciliani”, ritrovati nella cittadina di Collesano a pochi chilometri da Palermo - e che scopriamo provenienti dal locale complesso domenicano- , possono certamente collocarsi nell’autografia valdambrinesca, nonostante oggi appaiano ottusi da una recente ridipintura. E sono inoltre certamente, com’è stato indicato dai due studiosi, da porre in relazione col gruppo dell’Annuciazione di Volterra, che da tempo sono incline a datare intorno alla metà del secondo decennio del Quattrocento, quando Francesco, rientrato in Siena, condivide la cultura più spiccatamente tardogotica della città. La presenza oggi di due diverse assonanti redazioni dello stesso modello di figure maschili adottate nell’ Angelo dell’ Annunciazione di Volterra e nel San Giovanni piangente di Collesano (tra cui peraltro al momento è difficile stabilire la reciproca precedenza o dipendenza cronologica), e di due figure femminili ( la Vergine piangente di Collesano e quella del Museo di San Matteo di Pisa, consente anche di valutare meglio la cultura di quanto si realizza, ad esempio, nel gruppo oggi al Bargello, proveniente nel 1911 da Castelnuovo Val di Cecina, e accostato all’attività di Domenico di Niccolò dei cori e nei gruppi di analoga struttura allo steso assegnati. Si tratta di redazioni che condividono tutte lo spiccato elegantissimo gusto tardogotico per aggraziate figure, accentuatamente longilinee, che pare caratterizzare la cultura dei pittori e degli scultori a Siena tra secondo e terzo decennio del Quattrocento. E che forse vide in questi due gruppi di Francesco alcune delle prime indicazioni di ricerca. Invece il Crocifisso, rinvenuto dagli stessi studiosi nei depositi del convento di San Domenico di Palermo, e che mi pare anch’esso spiccatamente opera autografa di Francesco di Valdambrino per le connessioni estese con quello di Montalcino e col più piccolo esemplare della chiesa della Misericordia di Pisa, sembra –per quanto al momento è possibile valutare-da collocare cronologicamente in prossimità del più precoce esemplare del Valdambrino costituito dal Crocifisso di San Cassiano di Controne (v. M. BURRESI, Aggiunte per l’attività lucchese, cit. e Una folla pensosa, cit.). Il rinvenimento, per i caratteri dell’opera, potrebbe anche far spostare in prossimità del Valdambrino, e a queste date precoci, sia il piccolo e mal ridotto Crocifisso di Detroit, sia, per altri aspetti, il grande e mal esaminabile Crocifisso ligneo a braccia mobili del Bode Museum, dagli indiscutibili caratteri nineschi.

Mariagiulia Burresi


ARIA D I SI EN A I N SI CI LI A La scoperta di tre inedite sculture in legno Del quattrocento toscano a Collesano e Palermo Accade che due statue lignee, abbondantemente ridipinte e pertanto ritenute deboli espressioni di scultura ottocentesca … Ma ecco la sorpresa: non di mediocri simulacri devozionali si tratta, ma di due capolavori di pura arte senese, databili agli inizi del quattrocento! Le due statue conservate nei locali della Chiesa del Collegio di Collesano raffigurano i due Dolenti Maria e Giovanni l’Evangelista, necessario corredo di un Crocifisso oggi disperso, che poteva risultare della stessa fattura oppure preesistente e adattato ai due Dolenti . Le due sculture sostanzialmente integre, richiedono ora un urgente restauro scientifico che recuperi l’originale policromia stressata dai precedenti e dall’ultimo intervento. Infatti proprio a questi si deve la travisata espressione, in origine dolorosa … Tuttavia a ribadirne l’identità è la posa che la raffigura con la mano destra alzata e la mano sinistra in atto di trattenere il mantello, anch’esso elemento caratterizzante che le copre il capo il quale, invece, nelle Annunciate rimane almeno in parte scoperto. (...) La cultura senese tirata in ballo in apertura, trova motivazione dall’attenta analisi stilistica del gruppo: La Madonna, nel lieve girarsi del corpo, sottolineato dal gesto sospeso della mano, ripercorre la raffinata dinamica del disegno di matrice trecentesca. Il San Giovanni si flette, coniugando il motivo a spirale con un pronunciamento hanchement peculiare alla preziosa eleganza gotica tutta senese. Ma in entrambe le figure il ricordo della cultura cortese si concretizza in una visione più organica e in una percezione più incisiva del movimento, sviluppando nell’impianto plastico e nell’espressione naturale la nuova sensibilità rinascimentale. Proprio queste considerazioni spingono ad orientarsi verso il magico universo della scultura lignea del quattrocento senese, una cultura aristocratica che rivive l’aulico periodo del gotico rivisitato da una nuova sensibilità attenta al dato naturalistico, che si manifesta ora nella sublimità del gesto, qui espresso dal nervoso articolarsi della mano destra della Vergine e nella morsa delle mani serrate dal dolore di Giovanni, e altresì manifestantesi nel distillato cromatismo ottenuto dall’abbinamento dei rosella con i verdi acidi contenuti da verdi più chiusi e impreziositi dai galloni e da una decorazione gigliata in oro. Ma possiamo andare oltre …. Nella fresca indagine sulla scultura lignea a Pisa dal XII al XV secolo, in occasione della mostra del duemila, Mariagiulia Burresi focalizza l’attenzione sull’emergente personalità del già citato scultore senese Francesco di Domenico detto “di Valdambrino” (noto dal 1401 al 1435 ca.), collaboratore di Jacopo della Quercia nel celebre Monumento sepolcrale di Ilaria del Carretto ( 140607) a Lucca, circostanza che prelude al soggiorno del Valdambrino tra Pisa e Lucca e che. spiega nelle sue opere gli indubbi influssi pisani di Andrea e Nino.

In particolare la studiosa evidenzia la filiazione di Francesco nei confronti di Nino Pisano, tanto da confondersi con lui nella Madonna col Bambino della chiesa di Sant’Andrea a Palaia, firmata dal senese nel 1403…. Proprio dal confronto con questa scultura parte il recupero dell’identità allo scultore senese del gruppo di Collesano. (....) Un’ultima parola va spesa sulla policromia dei Dolenti che richiama nella scelta degli abbinamenti quella dei Dolenti della chiesa senese di San Pietro Ovile, identici ai nostri tranne che nel motivo gigliato riscontrabile invece nell’Annunciazione di Volterra. I Dolenti senesi sono documentati a Domenico di Niccolò dei Cori (1414) e dipinti da Martino di Bartolomeo nel 1415: ebbene un riscontro cosi puntuale orienta per una datazione del gruppo di Collesano verso la metà del secondo decennio del

quattrocento con l’avallo della concordanza stilistica col gruppo dell’Annunciazione di Volterra, concomitanza che verrebbe a collocare l’esecuzione delle sculture di Collesano tra questi due poli. A ricomporre idealmente l’unitarietà del gruppo “siciliano” dei Dolenti , presentiamo qui assieme un inedito Crocifisso, non pertinente ma culturalmente omogeneo alle opere trattate. Si tratta di un bel Crocifisso nella sacrestia palermitana di San Domenico recente,mente collocatovi ma proveniente dal convento, del quale non si hanno notizie, ma di cui si può supporre un’originaria collocazione in chiesa prima della probabile sostituzione. …L’opera che trattiamo, seppur offuscata da vecchie ridipinture, si rivela nell’espressione di una umanità composta e intensa come prodotto del quattrocento toscano. … La scoperta delle due statue senesi a Collesano, la cui segnalazione dobbiamo all’infaticabile attività investigativa di Rosario Termotto, apre uno spiraglio sugli influssi senesi nella scultura tardo-gotica isolana, del resto già auspicabile considerando il notevole apporto di questi sulla pittura. A questo punto ci si chiede quanto possa essere casuale la presenza in Sicilia della statua della Madonna di Trapani di Nino Pisano, o se invece questa non è il frutto di una precisa committenza.

Antonio Cuccia – Giuseppe Fazio (PaleoKastro N. 2 – Maggio 2010)

IPOTESI SULLA PROVENIENZA E SULLA COMMITTENZA In mancanza di qualsiasi riferimento bibliografico, diventa davvero arduo avanzare ipotesi sulla committenza dell’interessantissimo gruppo ligneo con la Madonna e S. Giovanni Evangelista recentemente “ ritrovati” a Collesano, in locali annessi alla chiesa del Collegio ( S. Sebastiano e Fabiano), che l’esame stilistico vuole opere del primo quattrocento di matrice toscana. Alla scoperta si è pervenuti solo ora, dopo un primo restauro delle opere voluto dal comitato della “ Morte e Passione “ che da secoli cura, nella sera del Venerdì Santo, la processione del Cristo morto e deposto, con i Dolenti che precedono l’urna nella quale è custodito il Cristo.

Fino a pochi anni addietro, le statue lignee della Madonna e S. Giovanni Evangelista apparivano come comunissime opere del tardo ottocento, talmente rivestite e manomesse si presentavano, da non poter essere assolutamente riconoscibili come pregiate espressioni della scultura quattrocentesca. Probabilmente, anche a causa di questi motivi il gruppo ligneo collesanese è da sempre sfuggito alla letteratura artistica specialistica, ma appare strano ancor di più il fatto che esso non sia mai stato neanche citato dalla storiografia locale. Colpisce il silenzio totale del manoscritto settecentesco di Rosario Gallo ( Il Collesano in Oblio… ) sul nostro gruppo ligneo e di quanti, a vario titolo, hanno scritto su Collesano. Non rimane allora che affidarsi ad argomentazioni di carattere logico – deduttivo per tentare, almeno, di delimitare il quadro di riferimento per una possibile committenza e per ipotizzare la chiesa di provenienza: ciò porta a delineare brevemente la situazione di Collesano all’inizio del quattrocento. Centro di origine normanna, affidato in origine alla domina Adelasia, nipote di Re Ruggero, fino all’inizio del XV secolo, Collesano è stato, per le misure dell’epoca, un centro di qualche rilevanza .Chiesa sicuramente attiva attorno al periodo di nostro interesse è quella di S. Nicola da escludere come possibile destinataria iniziale del gruppo con la Madonna e San Giovanni Evangelista. Cosi come da escludere è l’antica matrice di S. Maria Assunta ( S. Maria La Vecchia ) perché niente giustifica l’eventuale trasferimento del gruppo ligneo da questa attuale sede. Rimane allora l’ipotesi che

il gruppo possa avere avuto come destinazione iniziale la stessa chiesa di San Sebastiano o quella di S. Giovanni Battista, entrambe site nello stesso piano, appena fuori la porta urbica del circuito del primo quartiere storico di Collesano. La chiesa di S. Sebastiano era originariamente retta dalla confraternita omonima. Di quest’ultima e della stessa chiesa si sconoscono la data di fondazione, ma essa è certamente nei primi del ‘400, se viene ingrandita dal conte Pietro Cardona, primo di questo, che si investe di Collesano nel 1444. Da non scartare del tutto l’ipotesi che il nostro gruppo ligneo possa provenire dall’antica chiesa di San Giacomo (non l’attuale) che con l’insediamento dei francescani conventuali ( 1451) sarebbe stata dedicata a San Francesco. In essa era custodito, fino al trasferimento seicentesco nella chiesa dei domenicani, il mausoleo funebre del conte Antonio Ventimiglia, della moglie Alvira Moncada e della figlia Costanza, datato 1402. Dopo questa lunga premessa, a nostro parere, la maggiore indiziata del gruppo rimane la chiesa di San Giovanni Battista che è certamente attiva nel periodo di nostro riferimento, giacchè intorno al 1472 viene rinnovata e accresciuta coll’ala da Pietro Cardona, secondo di questo nome, ( R. Gallo ). La chiesa di S. Giovanni Battista è crollata del tutto nel 1932 e molte delle sue opere che si è riusciti a salvare sono state ricollocate nella chiesa madre di S. Pietro. Non tutte però, giacchè il Cristo deposto nell’urna viene allocato nella vicinissima chiesa di S. Sebastiano, probabilmente per non alterare l’antico percorso processionale serale del Venerdì Santo che da secoli prende le mosse proprio dal piano di S. Giovanni (oggi Piazza Rosario Gallo). (…) Altrettanto difficile , allo stato attuale degli studi, è ipotizzare la committenza che ha veicolato il gruppo a Collesano e le tangenze del centro madonita con l’arte toscana del XV secolo. Un precente illustre è dato dall’ostensorio (già reliquiario ) di Pino di San Martino da Pisa donato dai Ventimiglia alla chiesa di Geraci prima del 1338 ed abbiamo accennato che nei primi del quattrocento anche Collesano è ancora sottoposto al dominio feudale della stessa potente famiglia. Ma ciò ci sembra poco per ipotizzare un legame Collesano-Toscana attraverso i Ventimiglia. Più intrigante, ai fini della nostra ipotesi, potrebbe risultare la presenza nel centro madonita della famiglia De Marti, di sicura origine pisana, come tra l’altro conferma l’iscrizione funeraria sulla lastra tombale, nella chiesa di S. Giacomo, del Notaio Bartolomeo De Marti che nel 1546 era stato il committente della scultura marmorea con la Madonna della Presentazione al Tempio, originariamente collocata nella cappella di patronato familiare in chiesa madre. I De Marti, che annoverano nelle loro fila notai e castellani (castello della vicina Roccella), sono ripetutamente presenti tra i giurati di Collesano tra Cinque e Seicento . E’ possibile che la loro presenza nel centro madonita possa risalire alla prima metà del quattrocento e costituire una traccia di ricerca anche in relazione al gruppo ligneo con la Madonna e S. Giovanni Evangelista. Né va dimenticata la forte presenza pisana a Palermo tra trecento e quattrocento . Tutto ciò a modo di premessa per delineare a grandi linee il contesto e tentare di circoscrivere il campo d’indagine sull’eccezionale gruppo scultoreo . Rosario Termotto (PaleoKastro N. 2 – Maggio 2010)


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