Progettare un Libro Visivo - The way of Zen . Carlo Colombo

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Progettare un libro visivo

The way of zen

Carlo Colombo Tesi di laurea di Primo Livello Politecnico di Milano Corso di laurea in Design della Comunicazione A.A. 2013/2014 Relatore - Prof. Mario Piazza



Ai miei cari, in particolare a Anna Isabel e Giovanni Paolo.



“Nel suo profondo vidi che s’interna, legato con amore in un volume ciò che per l’universo si squaderna.”

(Par. XXXIII, 85-87)


Indice

Introduzione

9

capitolo 1

AMBITO DI PROGETTO

1

Beat Generation

14

2

The way of zen

16

3

Alan W.Watts

20

4

Edizioni precedenti

22

5

Il saggio come forma di racconto e informazione

26

1

Caratteristiche fondamentali del libro

30

capitolo 2

IL PROGETTO

Sacralità Sobrietà Verticalità Doppia anima

2

Ricerca di un linguaggio visivo Editoria orientale Casi studio

3

Tentativi di ideazione progettuale

30 33 33 34 36

36 42 50


capitolo 3

SCELTE PROGETTUALI TAVOLE 60 62 64 66 69

FONT Freight Display Freight Text Freight Big Freight Micro Hiragino Maru Gothic Pro

Identità definitiva 1

Tipografia Freight Hiragino Maru Gothic Pro

58 58 68

2

Colore

70

3

Carta

72

Sistema peritestuale 4

Modalità di lettura

76

5

Margini e griglia

78

Confezione 6

Rilegatura

82

7

Stampa

84

8

Sovracopertina

86

Conclusione

88

Foto del progetto

92

Bibliografia

101


8

INTRODUZIONE


INTRODUZIONE

L’oggetto della tesi è la ideazione e progettazione di un “libro visivo” basato sull’opera The way of zen di Alan Watts. Obiettivo è la realizzazione di un prodotto editoriale che sia graficamente e matericamente espressivo del contenuti culturali de testo. Trattasi di un libro visivo una pubblicazione editoriale della quale tutto il sistema grafico e materico aiuti a entrare nel merito del tema trattato, un prodotto che fornisca al lettore un’implementazione della semplice esperienza di lettura. L’esempio opposto a un prodotto come quello analizzato può essere rappresentato da una serie di libri appartenenti a una medesima collana di libri; in questo caso un singolo libro si differenzia dall’altro per la scelta di un’immagine caratteristica in copertina e talvolta dal colore principale. In un libro visivo, l’ideazione dello stesso si basa su uno studio del singolo testo preso in analisi e la conseguente scelta formale progettuale che difficilmente potrà perfettamente calzare alle caratteristiche di un altro testo. La progettazione di un libro visivo ha come definizione quella di espanderne la comprensione e leggibilità di

chi lo legge senza mai arrivare a modificarne le caratteristiche del testo, il senso dello scritto. Questa modalità progettuale vuole come dare al lettore finale una chiave per una più immediata comprensione della tematica affrontata, una chiave per accompagnare l’utente direttamente al senso del contenuto. Ogni scelta stilistica e grafica effettuata vuole come essere un solco lasciato inizialmente da chi progetta il libro, volto a guidare l’attenzione del lettore a una specifica e precisa esperienza d’uso e lettura. Come dice Piergiorgio Maoloni (Progetto Grafico, 2005): “L’art director è come un architetto, dispone le cose in modo tale che quel lavoro che deve costare molte giornate lo rende facile ancor che sia difficilissimo come se fosse tutto liscio e ordinario. [...] (i giornali) non sono una sequenza di parole scritte, ma di elementi organizzati come una partitura musicale, con pieni e vuoti, pause e ritmi.” Il lavoro di un art director alle prese con un libro visivo è proprio come un architetto o ancor

INTRODUZIONE

9


più come un musicista intento a comporre un brano: utilizzando gli strumenti propri del suo ambito, deve trovare la strada giusta e il modo più attraente per convogliare lo spettatore in quel percorso che lui ha in mente, deve semplificare il cammino che il lettore si accinge a intraprendere. “...É un errore invece, da parte dell’industriale, chiamare il designer quando la progettazione tecnica è già avanzata e chiedergli di realizzare una carrozzeria alla parte meccanica già compiuta. La creatività del designer può, se usata tempestivamente, proporre di modificare, allo scopo di rendere più logica e più evidente la forma finale. Molte produzioni vengono fatte in un certo modo perché sono sempre state fatte così, mentre una mente creativa, estranea all’ambiente, può talvolta portare dei contributi decisivi, addirittura tali da arrivare a brevetti industriali. [...]

Compito del designer è quello di “portare dei contributi decisivi [...] rendere più logica e più evidente la forma finale.” Dove la forma non può mai slegarsi dal contenuto che essa porta. Una forma che esalti e renda più chiaro il suo contenuto. Il designer è perciò una figura intellettuale al servizio del contenuto per il quale si trova a lavorare. Secondo il “Design Education Manifesto” del 2011 di ICOGRADA, (International Council of Graphic Design Associations), organismo internazionale che raccoglie le associazioni professionali dei grafici:

“Communication design is an intellectual, creative, stratagic, managerial, and technical activity. It essentially involves the production of visual solutions to communication problems. Communication design has become more and more a profession that integrates the idioms and approaches of other disciplines L’intervento del designer può into a multi-dimensional and allargare un mercato inventando hybrid visual competence. [...] nuovi oggetti per nuovi bisogni communication designers meet to reali. redefine their role and purpose for an expanded media context (Bruno Munari, Artista e desi- dominated by a many to many gner, Laterza, 1969) conversation mode.” In questa riflessione Munari sintetizza al meglio qual’è il ruolo Secondo Munari: dell’art director che si accinge a progettare un libro visivo. In par- “Il vero designer può progettare ticolare emerge quanto la figura un mobile, un giocattolo, del designer sia un valore aggiun- una struttura metallica, può to nell’ambito della progettazio- occuparsi di ne a tout court.

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INTRODUZIONE


IFESTO 2011

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The designer as professional and designer global as citizen professional and global citizen time, sound and interaction. 8 8 9 activity of online and offline activity shaping of online of visual and offline shaping of visual form. of learning and mastering new to visualise communicate concepts As ways a result, it should: A communication designer: Aand communication designer: across different media and new smart-materials.

INTRODUZIONE

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Capitolo 1

AMBITO DI PROGETTO

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BEAT GENERATION 03

La Beat Generation è stato un gruppo di scrittori americani che raggiunsero il periodo più attivo dopo fine della seconda guerra mondiale, intorno agli anni ’50, così come il movimento culturale che loro stessi ispirarono e documentarono. Gli elementi principali della cultura “Beat” consistono nel rifiuto delle norme imposte, innovazioni in stile, sperimentazione delle droghe, sessualità alternativa, l’interesse per la religione orientale, un rifiuto del materialismo e rappresentazioni esplicite della condizione umana. Jack Kerouac, uno dei maggiori esponenti del movimento in un frammento del suo scritto più celebre scrive: “I want to be like him. He’s never hung-up, he goes every direction, he lets it all out, he knows times, he has nothing to do but rock back and forth. Man, he’s the end! You see, if you go like him all the time you’ll finally get it.” “Get what?” “IT! IT! I’ll tell you-now no time, we have no time now.”

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AMBITO DI PROGETTO

(On the Road, II, 4) Kerouac parla di quell’IT indefinibile che è l’anima che definisce il beat, che è ciò che gli da una forma e scandisce il suo tempo. IT. B-eat. L’aggettivo “Beat” significa a livello colloquiale “stanco”, “essere abbattuti”, ma Kerouac altera il significato e ne include le connotazioni di “ottimista”, “beato”, e l’associazione musicale di essere “sul beat”.


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03. Jack Kerouac ritratto per strada. 04. Allen Ginsberg, Peter Orvolsky in meditazione sulle rotaie delle R.R.Tracks antistanti la Rockwell Corporation Nuclear Facility’s Plutonium bomb trigger factory. 05. Un gruppo di giovani aderenti al movimento Beat, ritratti da Harold Chapman nel 1960 a Parigi.

BEAT GENERATION

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THE WAY OF ZEN Per questo progetto si è analizzato e sviluppata una riedizione del libro, saggio del 1957 di Allan Watts inerente lo studio e l’approfondimento della filosofia Zen buddista. The way of zen è un saggio formato da due parti suddivise in quattro punti ciascuna, la prima edizione americana è del 1957 a cura di Panteon Books di New York. In Italia arriva tre anni dopo, tramite l’editore Feltrinelli che nel marzo 1960 la inserisce nella collana “I fatti e le idee.”, passerà nel 1971 alla storica “Universale economica” nella quale vedrà diciotto edizioni fino al 2014. Il libro presenta una classica struttura saggistica. Apre la pubblicazione una lunga ed esauriente premessa a cura dell’autore che inizialmente fa una digressione dove si interroga sul motivo del crescente interesse circa il buddismo zen. La premessa è seguita da una sintetica tabella di “pronunzia delle parole cinesi trascritte” nella quale sono riportati i suoni e i dittonghi utilizzati lungo il testo per rendere le parole sanscrite; quindi “k’ come c dura / ih come nella parola inglese shirt / ...”, tabella importante, dal momento che lungo le 251 pagine dell’edizione analizzata compaiono molto

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AMBITO DI PROGETTO

spesso termini in lingua originale. Dopo premessa e tabella inizia la Parte prima, chiamata “Sfondo e storia”, seguita dalla seconda “Principi e pratica”. Scrive l’autore nella premessa: “Il presente libro è destinato sia al lettore comune sia al più serio studioso; e confido che il primo voglia tollerare l’uso di una certa terminologia tecnica, di un’appendice in caratteri cinesi, e di altro materiale per lo studio critico, utilissimo per chi desideri esplorare a fondo l’argomento.” E prosegue, spiegando più tecnicamente la struttura che ha conferito al saggio: “Il libro è diviso in due parti: la prima tratta lo sfondo e la storia dello zen, la seconda i suoi principi e la sua pratica. Le fonti d’informazione sono di tre tipi. In primo luogo, mi sono servito di quasi tutti gli studi sullo zen in lingue europee. [...] In secondo luogo, la visione essenziale dello zen tratteggiata in questo libro l’ho basata su uno


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studio accurato dei suoi originali documenti cinesi. [...] In terzo luogo, la mia documentazione si è fondata su un largo numero di incontri personali, avvenuti nel corso di oltre vent’anni, con docenti e studiosi di zen.”

I richiami a questa appendice sono espressi in lettere alfabetiche, stampate in esponente.”

Il libro è principalmente diviso in due parti. L’autore è come se avesse voluto scrivere due libri in uno, dedicando la prima parte alla storia e il background della filosofia zen e la seconda agli usi Conclude parlando delle parti e le pratiche della stessa. Le due integrative che ha voluto porre a parti non sono influenzate vicendevolmente, la prima parte non supporto del lettore: continua nella seconda e possono essere consultate l’una senza “Per comodità di chi legge il aver letto la precedente. cinese ho fornito - a seguito della bibliografia - un’appendice delle forme originali cinesi delle citazioni e dei termini tecnici più importanti. Essa mi è parsa pressoché indispensabile allo studioso, poiché persino fra gli eruditi 06. La copertina della prima edizione di più qualificati sussiste “The way of zen”, Panteon Books, New molta incertezza riguardo alla York, 1957. traduzione appropriata dei 07. Logo della casa editrice che pubblicò la prima edizione del libro nel 1957. testi zen della donastia T’ang.

THE WAY OF ZEN

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Le due parti del saggio sono scritte con un tono molto discorsivo, spesso potrebbe essere letto come un grande racconto per giovani, tuttavia Watts non risparmia il lato scientifico della sua produzione utilizzando moltissimi rimandi bibliografici e note per una maggiore completezza delle nozioni esposte. La narrazione è spesso interrotta da citazioni originali, da detti e massime zen e da intere proposizioni di storie antiche, come nel lungo excursus della storia dei primi patriarchi zen e dei loro “risvegli”, in questi casi proponendo ai lettori dei veri e propri racconti con inclusi dialoghi in forma di discorso diretto tra i personaggi. 08

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AMBITO DI PROGETTO

“Vostra reverenza,” chiese Huai-jang, “qual’è lo scopo dello stare seduti in meditazione?” “Lo scopo,” rispose Ma-tsu, “è diventare Budda.” A questo punto, Huai-jang raccolse una mattonella dal pavimento e si diede a strofinarla su una pietra. “Che fate, maestro?” chiese Ma-tsu. “La sto lucidando per farne uno specchio,” disse Huai-jang. “Come si può farne uno specchio?” “Come si può sedendo in meditazione divenire Budda?”


“Il libro è diviso in due parti: la prima tratta lo sfondo e la storia dello zen, la seconda i suoi principi e la sua pratica.” (A.Watts - “La via dello zen”)

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ALAN W.WATTS

Alan Wilson Watts. nato il 6 gennaio 1915 in una piccola città del Kent, è stato un filosofo e scrittore inglese, ma è soprattutto conosciuto come interprete e testimone della filosofia orientale al popolo occidentale. Dopo essersi trasferito negli States e dopo essere diventato maestro di Zen a New York, nel 1950 diventa sacerdote presso la chiesa episcopale americana. Conquistò molti seguaci grazie alla sua esperienza radiofonica presso la stazione KPFA, Pacifica Radio a Berkeley. Iniziò ben presto a scrivere con la sua prima pubblicazione nel 1932, all’età di ventidue anni: “The essence of Alan Watts” pubblicato da Celestial Arts a cura di Mary Jane Watts al quale seguirono 24 altre opere riguardanti le religioni orientali e occidentali tra le quali “The way of zen” rappresenta uno dei capisaldi.

famiglia della madre molto religiosa, e per questo la sua carriera di scrittore sarà nella quasi sua totalità dedicata allo studio della spiritualità in ogni sua sfaccettatura. Questa sua inclinazione lo porterà a guardare con ammirazione all’oriente e al suo tentativo di rispondere alle sue stesse domande, e per questo approfondirà molto la tematica in molte opere. Oltre a religioni e filosofie di vita lui si interessa alla sociologia tutta, ai comportamenti e passioni dell’uomo che lo porteranno negli anni ’60 a una fase di sperimentazioni psichedeliche testando su di se gli effetti di messalina, LSD, marijuana e derivati. Tutte queste abitudini e inclinazioni dell’autore, insieme alla sua produzione letteraria che ne testimoniava le scoperte, appassionarono molto i grandi esponenti delle Beat generation, che nasceva contemporaneamente all’opera di Watts. Nel personaggio di Watts ritroviamo molte delle ossessioni e impulsioni che spesso in maniera meno ragionata erano le colonne portanti del pensiero e dell’agire dei Beat.

The way of zen è un libro ascrivibile alla categoria dei saggi filosofico-storici. Un saggio originato dalla grande passione dell’autore per la cultura orientale oltre che per la grande tendenza di Watts a voler trovare una risposta sull’aldilà, sul mistero della vita. Alan Watts infatti ha sempre cercato Watts è morto a 58 anni il 16 una risposta al senso della vita, novembre 1973 in California a anche grazie all’influenza della causa un malore.

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ALAN W.WATTS

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EDIZIONI PRECEDENTI Nel 1960 The way of zen arriva in Italia, tre anni dopo la pubblicazione originale, a cura di Feltrinelli editore che lo inserisce nella collana “I fatti e le idee”, collana nata nel 1957 e dedicata dall’editore a saggi storici, politici, filosofici e sociologici. La collana è pubblicata in un formato classico 14x22 su una carta leggermente pergamenata. É un’edizione di buona qualità, rilegata in sedicesimi cuciti a filo refe. Inoltre a differenza dell’edizione odierna, la prima comprendeva 13 illustrazioni stampate su pagine in carta patinata lucida imbavate sulla pagina precedente in modo da non dare problemi in fase di imposizione e stampa. Le illustrazioni di “La via dello zen” sono tutte state scelte dal catalogo dell’esposizione di pittura

10. Prima edizione americana, Pantheon Books, 1957.

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AMBITO DI PROGETTO

zen che ha avuto luogo al Centro San Fedele di Milano nel dicembre 1959. Nel paragone con l’ultima edizione pubblicata da Feltrinelli si nota un netto cambiamento di impaginato e scelte stilistiche interne in prim’ordine a partire da un gusto grafico diverso tra il 1960 e il 2014 e in secondo luogo per il settore editoriale dei due esemplari. Nell’edizione del 2013 il set tipografico diventa molto più nero rispetto alla prima edizione, molto più condensato da un kerning e spacing ridotto a voler risparmiare spazio e favorire una fluidità di lettura. In tutte le edizioni comunque le note e le note cinesi sono collocate in coda al libro.

11. Prima edizione italiana, Feltrinelli, 1960.

11. Prima edizione spagnola, Editorial Sudamericana, 1961.


12. 1965, Vintage Editions

13. 1968, Pelican Books

14. 1990, Penguin Arkana

15. 2011, Vintage spiritual classics

16. 1980, Feltrinelli

17. 1991, Feltrinelli

18. 2011, Feltrinelli

19. 2013, Feltrinelli

20. 1971, Edhasa

21. 1977, Edhasa

22. 1980, Editorial Sudamericana

23. 2004, Edhasa

EDIZIONI PRECEDENTI

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24. Alcune pagine della prima edizione italiana di “La via dello zen”, edito nel 1960 da Feltrinelli editore all’interno della collana “I fatti e le idee”.

EDIZIONI PRECEDENTI

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IL SAGGIO COME FORMA DI RACCONTO E INFORMAZIONE Il testo analizzato è ascrivibile incorre in molteplici problematinella categoria dei saggi filosofici. che. Come dice l’enciclopedia Treccani: Un saggio prima ancora di sapere a che mercato sarà rivol“Il saggio è uno scritto critico to dovrà comunque mantenere un rigore espositivo e formale. in prosa, a carattere Per questo motivo, al contrario scientifico o divulgativo, di un romanzo o di un racconto, su un determinato argomento non potrà essere sovraccarico di scientifico, politico, filosofico, immagini, illustrazioni, fotografie. letterario, storico, La necessità di un saggio è quella storiografico, artistico di esprimere chiari concetti, ino di costume, affrontando in terconnessi tra loro per un ordine modo non formale e di limitata cronologico o concettuale, dove i estensione rispetto a scritti concetti e le informazioni svilupcon una trattazione più ampia.” pate possono essere spunto per Grazie alla grande quantità di approfondire autonomamente elementi che ammette, il saggio è su documenti esterni servendosi una eccellente forma utilizzabile delle note, ma non sul saggio stesal fine di raccontare in manie- so. Il saggio non ha struttura iperra compendiaria un sistema di testuale ma lineare, la direzione conoscenza, un tema nella sua che si segue nella lettura è unica complessità come può essere la benché grazie alle note e i riferistoria e i principi della filosofia menti paralleli si possa fermare la zen buddista. lettura principale per aprire colInfatti nell’opera di Watts legamenti a documenti esterni. Per tutte queste caratteristinotiamo una grande miscela di argomentazioni, soliloqui, dialo- che è importante definire uno ghi, esempi, opinioni, massime, stile tipografico che aiuti a diffeaforismi, evocazioni, informazio- renziare i titoli dal testo base alle ni, critica, aneddoti, narrazioni, citazioni, ma che mantenga una descrizioni, ritratti, tutti elementi linearità costante lungo tutto lo sviluppo. Non sono infatti d’aiuto propri del genere saggistico. Dal momento che ci si occupa giochi tipografici o esercizi di stidi editare e produrre un saggio le studiati ad oc per determinati per un pubblico di vasta scala si termini piuttosto che pensieri

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dal momento che non farebbero altro che distrarre. Lo stesso vale per l’aggiunta di immagini e importanti interventi grafici. Per lo sviluppo della scelta tipografica e grafica nel progetto, si rimanda alla sezione “il progetto”.

25 - 27. Dettagli del progetto finale.

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IL SAGGIO COME FORMA DI RACCONTO E INFORMAZIONE

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Capitolo 2

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CARATTERISTICHE FONDAMENTALI DEL LIBRO Il primo passo del progetto è stato individuare delle macrotematiche e caratteristiche che potessero essere le fondamenta sulla quale costruire tutto il sistema editoriale, dei punti fondanti utili a definire tutti gli aspetti progettuali.

Sacralità “The way of zen” è un testo che tratta della sacralità di una filosofia e della sua storia, che spesso non manca di citare passaggi e massime della stessa. Per questo il primo spunto formale nella ideazione di una riedizione è stato quello di conferire una certa e discreta sacralità all’artefatto, 01

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elevandolo a libro importante, andando a progettare un libro che non potesse essere portato in borsa né letto velocemente sul treno o in attesa del turno dal dottore, ma che richiedesse un preciso tempo per la sua lettura oltre che un preciso spazio in libreria, per cui si è subito pensato a un libro non di dimensioni contenute. La sacralità che si è voluta conferire a questo progetto non è quella di un messale gotico, ricco di abbellimenti e di ritocchi, bensì quella di una pergamena catacombale, di un antico manoscritto monolitico formato solo dai semplici fogli senza neanche una copertura. Si tratta di una sobria sacralità.

IL PROGETTO


La versione analizzata del libro è parte della collana “Universale economica Feltrinelli / Oriente”, una collana di piccolo formato, stampata su carta uso mano riciclata e non trattata da 95g (carta giallina), senza l’utilizzo di alcun colore al di fuori della copertina differente in ogni titolo. 1

Di risposta alla versione trattata, si è iniziato a ipotizzare un grande formato prendendo spunto dai grandi libri sacri “da altare” o ancor più il formato delle free press (23,5x33,5 non standardizzato) non tanto per lo spirito delle free press in se, opposto al tentativo di innalzare lo spirito della pubblicazione, quanto per l’eleganza di raccogliere le informazioni del saggio in grandi fogliettoni da sfogliare con ampi movimenti e su supporti, tavoli, spazi, quasi richiedendo al lettore ogni volta di trovare il giusto luogo per la lettura, quasi chiedendogli di indossare dei guanti bianchi per usufruire senza deprezzare la qualità del testo.

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La seconda ipotesi di formato è stata leggermente inferiore alle prime (18,5x27,5), dal momento che fogli molto ampi con poco testo da impaginare non avrebbero aiutato nella scorrevolezza del libro, infatti nel caso di un testo in corpo classico intorno a 11 punti, il risultato finale sarebbe stato più un feuilleton, o due nel caso della divisione nelle due parti, di una ventina di facciate circa con tutto lo spazio occupato dal testo, in un’altra forma si sarebbe potuto lasciare molto margine intorno

ai blocchi di testo, ma il risultato avrebbe danneggiato la qualità e la facilità di lettura con un malloppo di carta che avrebbe visto solo al centro la parte scritta. Per questo la seconda ipotesi rispondeva di più alle esigenze che dettava il progetto. L’obiettivo di voler generare nel lettore una percezione di avere tra le mani un libro sacro si poteva mantenere, in quanto il formato allungato e di grandi grandi dimensioni rispetto a comuni libri di saggistica avrebbe fatto comunque scattare un atteggiamento di reverenza da parte dei lettori nei confronti del libro. Tenendo conto di ambo le ipotesi, feuilleton e formato ridotto, si è scelto il secondo. 18,5x27,5. Un formato inferiore all’A4 che però non fa entrare la pubblicazione nel gruppo dei tascabili conferendo a esso una certa solidità e una certa importanza formale. In aggiunta le proporzioni del libro non sono in linea con il formato A, ma sono volte a accentuare un senso di verticalità, alta tematica ampiamente approfondita nell’elaborato.

01. Guru Granth Sahib, libro sacro della religione Sikh, Mumbai, India 02. Torah, pergamenta completa, XII -XIII sec., Bologna, Italia 03. Bibbia, Codice siniatico, IV sec.

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Dimensioni

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18,5x27,5

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Sobrietà “Se nirvana è “espirazione”, essa è l’atto di chi ha capito l’inutilità di cercare di trattenere il respiro o la vita (prajna) indefinitamente, poiché trattenere il respiro significa perderlo. [...] Questi modi o “giri” sono i pensieri mediante i quali la mente si affanna ad afferrare il mondo e se stessa. Lo yoga è la pratica che cerca di arrestare questi pensieri col pensarvi, finché l’estrema vanità del processo non è sentita così intensamente che il processo semplicemente dilegua, e la mente si rivela nel suo stato limpido e naturale.”

fie, un sovrappiù per una pubblicazione come quella che ci si accingeva a fare. Questa scelta è emersa nel lavoro di edizione di un saggio, tipologia editoriale che già di per se è molto sobria e distaccata. La sobrietà si è delineata fin da subito anche come semplicità di palette colori e come rapporto tra pieni e vuoti, volumi bianchi e neri all’interno del testo.

Verticalità

Uno dei temi più evidenti nella cultura orientale a livello formale è quello della verticalità. Leggendo un libro cinese piuttosto che un giornale, il primo scatto attenzionale in cui incorre un lettore occidentale è proprio la verticalità formale Il tema principale dello zen è che lo caratterizza. Questo fatto è principalmente dovuto alla scritproprio questa sobrietà, raretura cinese, non caratterizzata fazione, l’ “ascesi” che l’uomo dall’alfabeto occidentale, ma daldeve riscoprire come unica via la presenza di ideogrammi, che corrispondente a se stesso per si scrivono e leggono dall’alto in compiere la propria vita riconobasso, da destra a sinistra, e non scendosi egli stesso Budda. Lo da sinistra a destra in orizzontale. zen rifiuta ogni tipo di convenQuesta caratteristica forte zione che la cultura universale ha adottato nel corso dell’esisten- impregna fortemente la cultura za fino ad oggi. É solo per mezzo orientale e dal momento che il dell’arte del pensare per pensare saggio vuole essere uno strumento fornito da Watts per l’utente che ci si può astrarre da una reoccidentale che vuole affacciarsi altà che altrimenti costituirebbe a una cultura lontana dalla sua, è una gabbia per l’uomo. stato interessante sviluppare un Lo zen buddista come filososistema grafico che volesse egli fia del rigetto per gli orpelli e per stesso stabilire un forte legame gli ornamenti della vita. Questo con il soggetto della trattazione. concetto forte ha accompagnato tutta la progettazione dell’artefatto imponendo innanzitutto la assenza di illustrazioni o fotogra-

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Doppia anima É nell’intento dell’autore quello di conferire al suo testo un doppio cuore, un a partizione simmetrica, una doppia valenza. Dice in fase di prefazione: “Il presente libro è destinato sia al lettore comune sia al più serio studioso [...] Il libro è diviso in due parti: la prima tratta le sfondo e la storia dello zen, la seconda i suoi principi e la sua pratica.” Vi è un continuo gioco di contrapposizioni e complementarietà che scandiscono la struttura e lo scopo finale del libro, quindi una ambivalenza sia concettuale che formale, non a caso le due parti in cui è diviso il libro sono ciascuna composta da quatto capitoli. Per questo motivo è stato evidente fin da subito quanto questa dovesse essere una caratteristica fondante della riedizione da sottolineare e accentuare. Si è ipotizzata la scomposizione del volume in due fascicoli raccolti in un unico raccoglitore, oppure la forte divisione dello stesso artefatto accentuando lo stacco cambiando griglia e supporto cartaceo.

04. Un dettaglio del progetto finale nel quale si nota il punto di cambiamento di carta scelto per dividere le due anime del libro

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IL PROGETTO


“Senza guardare innanzi tu devi pensare a questo giorno e a quest’ora. Poichè il domani è difficile e incerto e arduo da conoscere. Tu devi concentrarti sullo zen, praticare lo zen senza perdere tempo, pensando che vi sia soltanto questo giorno e quest’ora.” (Dogen- “Shobogenzo”)

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RICERCA DI UN LINGUAGGIO VISIVO Editoria orientale In fase di ricerca di un linguaggio visivo si è ritenuto opportuno guardare all’attuale editoria orientale, da un’attenta analisi dei volumi presi in studio ne sono derivate alcune grandi caratteristiche che sono come proprie del gusto editoriale orientale, a partire da come i 05

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05-06. Dettagli grafici e artistici prodotti dalla ricerca.

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morfemi vengono rappresentati: in alcuni casi, quando questi devono essere letti in relazione a dei testi in caratteri latini, i segni orientali diventano i protagonisti della pagina, spesso portando addirittura la traduzione fonetica in apice, ad ogni modo sono come nobilitati e messi in risalto. Si nota come spesso quando i morfemi utilizzati contemporaneamente ai segni latini, si cerca

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07-11. “Zhongguo yi shu bai ke ci dian” - Feng Qiyoug

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di dare delle composizioni che attirino l’occhio e che instaurino un continuo dialogo fatto di reciproci rimandi; questo concetto è presente anche su copertine. I libri orientali di un certo spessore fanno sempre attenzione all’accostamento delle carte e questo elemento è curato in ogni dettaglio, fosse anche per realiz-

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IL PROGETTO

zare un risguardo. Grazie a questo approfondimento si è potuto attingere a un grande archivio di fonti iconografiche legate all’ambito della calligrafia cinese che di fatto hanno confermato l’intuizione scelta nel lavorare solo in bianco e nero più la tonalità di rosso. A livello tipografico è stato più volte riscontrato uno stile

12-17. “Zhongguo chuang shi shen hua” - Tao Yang


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unico tradizionale per rappresentare gli indici con il titolo del paragrafo collegato tramite una fila di punti al numero di pagina posto allineato sul margine opposto. Anche la scelta di inserire i blocchi di testo all’interno di paragrafi giustificati con rientro nell’ultima riga è stata riscontrata come comune e caratterizzan-

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te uno stile unitario orientale, al pari della caratteristica modalità di esprimere le note collegate a una frase nel testo. In questo caso la classica lettera (o numero) in apice è sempre racchiusa in un cerchio pieno di color nero a volerne facilitare l’individuazione nella pagina.

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18-19. “Dang dai guo wai Zhongguo xue yan jiu” - He Peizhong 20-22. “Djing xuan shi jing yu shi yi hua, Selections from the Book of Poetry”

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28 23-28. Dipinti e composizioni calligrafiche cinesi.

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“La Via del Tè non è altro che questo: prima fai bollire l’acqua, poi fai il tè e lo bevi.” Sen no Rikyu (1522 - 1591)

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Casi studio La fase precedente alla progettazione è stata accompagnata da una attenta analisi di sistemi visivi già esistenti che potessero tradurre le caratteristiche già selezionate da cui partire e da tenere come caratteristiche portanti dell’impianto grafico-materico. L’analisi ha preso in considerazione opere e casi studio dal XV secolo a oggi partendo da libri di fiabe e a scopo scolastico utiliz-

zati a cavallo tra il 1400 e il 1500, libri in cui vediamo la presenza di testi articolati, segni di inizio paragrafo, ornamenti e utilizzo del colore. Fin dal quindicesimo secolo è interessante notare come già veniva usata una tonalità di rosso per evidenziare le lettere maiuscole piuttosto che concetti chiave all’interno di uno scritto interamente stampato in nero. Esemplare è il caso di “Euclid, Elementa geometriae”, il primo libro stampato in larga scala a

29-32. 1480 - “Dialogus creaturarum moralisatus” G.Leeu

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33-38. 1482 - “Euclid, Elementa geometriae” G.Leeu

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39-42. 1906-10 “J.W.von Goethe, Faust: eine Tragoedie” D.Press

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scopo scientifico e il primo libro stampato a includere una gran quantità di diagrammi a margine del testo. Diventò ben presto una lettura essenziale per gli studenti nel Rinascimento. Con questo caso iniziano a comparire anche dei testi di natura scientifica e saggistica nei quali emerge il bisogno di implementare i concetti

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IL PROGETTO

spiegati a parole e concetti anche con note a margine riportanti diagrammi piuttosto che specifiche, proprio la necessità che è affiorata con lo sviluppo di “The way of zen”, saggio ricco di riferimenti paralleli in ogni punto della dissertazione. Concentrando lo sguardo sull’aspetto tipografico e la neces-


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43-44. 1997 “Lesetypographie” - H.P.Peter & F.Forssman 45. 1999 - “Sampled Life” - H.Nakajima

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sità di non giocare troppo con la tipografia si è guardato alla serie di libretti per l’opera realizzati da D.Press in Germania tra il 1906 e il 1910; per queste pubblicazioni si sceglie di lavorare con una unica font in un unico peso disegnata appositamente da Emery Walker, designer della casa editrice. L’unico modo per dare una gerar-

chia differente alla tipografia è colorarla in rosso, le stesse note a margine vengono espresse in rosso. Un’altra caratteristica di queste uscite corrispondente al brief di “The way of zen” è che si nota come non si avverta la necessità di riempire tutto lo spazio libero, ma lo stesso bianco della carta ha

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46-49. 2000 - “Common Worship” D.Birdsall

una valenza grafica propria. Il tema del rosso come terzo elemento cromatico oltre al classico bianco nero è da sempre presente nell’editoria, un esempio recente e di grande diffusione è quello dei messali anglicani stampati fino a oggi, questi libro di riti e preghiere per la Chiesa anglicana inglese è un esempio di

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libro totalmente tipografico, dove la stessa croce in copertina è formata da due blocchetti di testo incrociati. Il discorso su bianchi e neri, su contrapposizione tra margini e blocco di testo è ben sviluppata anche da H.P.Peter&F. Forssman in “Lesetypographye” del 1997, stampato per quasi la sua totalità in bianco e nero, il li-


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50-53. 2003 - “Super: Welcome to Graphic Wonderland” Benzin

bro mantiene vivo l’interesse del lettore illustrando visivamente e tramite note i vari principi della tipografia. Affascinante modalità di esprimere un testo in una colonna sola in giustificato, affiancandolo puntualmente da note a margine che corrono lungo tutta la colonna. L’analisi di sistemi visivi già

esistenti si è estesa anche all’ambito della rilegatura dove dall’inizio è stato chiaro che si volesse utilizzare come canale per comunicare il legame alle origini dei primi manoscritti orientali cuciti oltre che alla estrema sorbietà. Per questo si è andato a cercare un utilizzo della rilegatura a filo che potesse far trasparire queste

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caratteristiche. “Sampled Life” di H.Nakajima, è un chiaro e semplice esempio di una rilegatura a filo, in questo caso rilegatura giapponese, nella quale lo stesso filo è un tool complementare all’aspetto grafico finale. In “Super: Welcome to Graphic Wonderland” di Benzin, libro di design grafico contemporaneo, le singole se-

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gnature che lo compongono non sono state coperte sulla costa da una copertina, ma al contrario si è scelto di lasciarle esposte. L’ultimo caso studio si tratta di “Mondadori Flipback”; nel maggio 2014 la casa editrice Mondadori nel bel mezzo di una crisi che colpisce tutto il mercato editoriale, investe su quella che


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54-57. 2014 - “Flipback” Mondadori

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definisce come idea innovativa: i Flipback, una prodotto che vuole “far entrare nella mente del pubblico una diversa concezione di fruizione letteraria.” Sono libri da viaggio, che si sfogliano sul palmo di una mano e che ribaltano il tradizionale modo di leggere un libro, non si leggono più da sinistra a destra, ma ruotando il libro dalla posizione che sarebbe più consona a una posizione “portrait”, con un gesto molto legato alle gestures dei nuovi device tecnologici, permette di leggere da sopra a sotto, in più il libro non ha

la costa incollata alla copertina rigida, modalità che permette una migliore fruizione del testo, una maggiore apertura delle pagine e di conseguenza un notevole risparmio di spazio. Questo ultimo esempio è successivo alla realizzazione di questa riedizione di “The way of zen”, ma una scelta stilistica (rotazione del punto di lettura) simile a quella adottata da questo progetto, è rafforzata dal fatto che la stessa è stata utilizzata come tema forte da uno dei colossi dell’editoria italiana.

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TENTATIVI DI IDEAZIONE PROGETTUALE Una volta stabilito il linguaggio visivo di riferimento, i riferimenti culturali e storici, le caratteristiche da evidenziare, è iniziata una fase di progettazione nella quale attraverso varie ipotesi ha effettivamente preso forma il progetto editoriale. La progettazione ha toccato tutti i livelli, dalla tipografia alla griglia, alla rilegatura, alla confezione. In una prima ipotesi come spiegato in precedenza, dopo aver valutato l’efficacia del formato 18,5 x 27,5 e dopo aver stabilito il forte legame che un lavoro del genere doveva avere con il colore rosso, si è proceduto a alternare parti di testo in rosso a parti con un fondo totalmente rosso e testo bianco, proponendo una doppia colonna. In questa soluzione sarebbero stati integrati i morfemi tramite carta GSK, presente ogni qual volta servisse riportare il segno che grazie a questa tecnica sarebbe comparso esattamente in corrispondenza della parola in analisi. L’impaginato però è risultato totalmente lontano dalla tradizione editoriale analizzata, e anzi, lo portava a legarsi più a una cultura elvetica totalmente opposta.

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Abbandonata la doppia colonna, si è sperimentata subito la colonna singola che si è poi mantenuta fino al progetto definitivo. In questo caso si è messo da parte anche il tentativo dei segni cinesi di essere trasposti su GSK dal momento che questa tecnica avrebbe causato problemi alla scorrevolezza della lettura, trasformando il libro più che in un saggio in un album fotografico vecchio stile dove ogni foto aveva la carta protettiva. Inoltre la GSK avrebbe causato problemi di imposizione in sedicesimi e la scelta di imbavare i fogli sulle pagine corrispondenti risultava antieconomica.

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A questo punto, tolta anche la GSK, si è cercato di sovrapporre i morfemi al testo corrispondnte andando a porlo sotto il testo e creando così giochi di intersezione tra segni e testo. Anche questo si è valutato come un di meno alla fruizione scorrevole e chiara. Allo stesso tempo si sono corretti i margini superiori e inferiori della colonna dando il minimo margine perché non ci potessero essere problemi in fase di stampa e taglio.

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TENTATIVI DI IDEAZIONE PROGETTUALE

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Nell’ambito tipografico si sono in contemporanea testate varie famiglie con le corrispondenti declinazioni. Da famiglie sans serif si è presto passato a famiglie graziate. In una lunga lettura le grazie aiutano e aumentano la leggibilità del testo anche in presenza di corpi piccoli. L’ultimo ostacolo è stato quello del peso del testo da lettura. Come già detto il grande volume di testo nella colonna presente su ogni facciata era efficace nella misura in cui la font del testo fosse non troppo nera nel complesso. Anche la forma di confezione è molto variata; in un primo momento si sarebbe preferito dividere il lavoro in due volumi raccolti da un unico cofanetto, una volta scartata quest’ipotesi si è pensata alla rilegatura a filo giapponese o a brossura fresata, tutte e due scelte abbandonate a favore della filo refe come verrà illustrato successivamente. 64

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IL PROGETTO


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58-63. Fasi di progetto.

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TENTATIVI DI IDEAZIONE PROGETTUALE

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Capitolo 3

SCELTE PROGETTUALI

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IDEN T DEFIN 56

SCELTE PROGETTUALI


T ITÁ NITIVA IDENTITÁ DEFINITIVA

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TIPOGRAFIA FREIGHT La scelta del linguaggio tipografico da utilizzare è stata una delle parti più importanti nella fase di progettazione dal momento che questo stesso aspetto avrebbe dovuto riprendere le caratteristiche rilevate come importanti per il progetto. In un saggio l’identità costituisce un elemento fondante all’interno della sua progettazione. Con l’aspetto identitario non si ricerca la fidelizzazione di un pubblico (non si parla di collana editoriale a più uscite), ma piuttosto la resa grafica di un contenuto valoriale. Il primo elemento all’interno di un’identità editoriale è sicuramente il carattere da testo. Sceglierlo non significa semplicemente dare un’immagine al saggio, ma stare di fronte ai classici problemi di un saggio: la necessità di mantenere la leggibilità in dimensioni di corpo ridotte come nel caso delle note a margine, degli apici per i rimandi e le intestazioni di pagina, flessibilità di utilizzo e una famiglia sufficientemente ampia per tutte le necessità: corsivi, grassetti, apici, legature, titolazioni, sottosezioni, indici... In seguito a una ampia fase di ricerca e di prove a schermo e soprattutto a stampa, si è optato

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SCELTE PROGETTUALI

per affidare l’aspetto tipografico alla font Freight di Joshua Darden nelle sue famiglie Text, Micro, Big e Display.

Joshua Darden Nato e cresciuto a Los Angeles, ha pubblicato la sua prima typeface all’età di 15 anni. I seguenti 10 anni li ha dedicati allo sviluppo e produzione di font destinate alle istituzioni commerciali e culturali. Da quando ha aperto il suo proprio studio a Brooklyn nel 2004, ha collabrato con svariati clienti di diversi settori commerciali per inventare una ricca e comunicativa tipografia. Darden ha sviluppato custom font basate su alfabeti Latini, Cirillici e Greci. “L’arte della tipografia consiste nel disporre correttamente gli elementi di stampa in vista di un obiettivo ben definito; nel comporre i caratteri, nel ripartire gli spazi e nel disporre la composizione in modo da facilitare al massimo lo sforzo del lettore e la sua comprensione del testo.” (Stanley Morison, First Priciples of Typography / Farsi un libro, Giovanni Lussu)


Stanley Morison (1889-1967) “la massima autorità mondiale nel campo dell stampa”, è il tipografo che nel 1932 darà la luce al nuovo carattere romano per il quotidiano Times, il Times new roman, che avrà una fortuna immensa, per tutti gli usi. Le lettere sono piene, i tratti ascendenti e discendenti più corti, lo spessore più marcato e le grazie più regolari e uniformi. Ne risulta un carattere straordinariamente economico, che permette un’ottima leggibilità in corpi piccoli.

ti, si stacca dalla tradizione slab serif, esagera i tratti di ogni tipo, provocando una forma generale che può avere sorprendenti utilizzi anche in grande formato. Alle tre famiglie originali pubblicate nel 2005 (più il sans serif qui non utilizzato), si sono aggiunte due anni più tardi le famiglie Big e Display che come dice la type designer Dyana Weissman in una review per typographica.org: “This family is insane. Not only because of the 100 styles, but also because of its charming little quinks. The tail of the ‘G’, the italic ‘i’s, the delicious ‘k’. It deserves thorough attention. You don’t need to know Josh personally to surmise that quite a bit of blood, sweat, and tears went into these fonts. And i’m sure they’ll preserve those bodily fluids of graphic designers who use Freight.”

Darden guarda continuamente nella sua produzione a due maestri come Johann Michel Fleischmann e soprattutto Stanley Morison. É evidente come Freight guardi e prenda spunto da precursori importanti come Times new roman. Darden parlando della sua typeface parla di “Elusive balance of warmth, energy, and pragmatism.”, attributi che per fare un parallelo, potrebbero essere stati usati da A parte la dichiarazione emoWatts per la descrizione di alcuni zionale finale è chiaro di quanto dei grandi patriarchi che hanno completa e versatile sia questa guidato la filosofia buddista zen. grande type family per una pubblicazione come quella in cui Il Freight nel suo vastissimo sono incorso. range di pesi e stili eccelle per Freight con le sue caratteristila varietà di utilizzi al quale può che è risultata una scelta molto essere sottoposto, da tabelle di efficace per il progetto sviluppaorari, a cataloghi universitari, da to, infatti nell’editare la pubblimanuali tecnici a libri per ricette. cazione si sono andati a definire Freight serif supporta economi- multipli stili di testo per far fronte camente l’utilizzo per situazioni alle svariate necessità di rendere di lettura molto estesa come nella al meglio il prodotto finale. Il Freisaggistica oppure nei documenti ght è la font dall’anima zen che di massiccia catalogazione di serviva a questo progetto. dati. La famiglia micro, destinata agli utilizzi inferiori ai nove pun-

IDENTITÁ DEFINITIVA - TIPOGRAFIA

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Freight display ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ ÀÁÂÃÄÅ ÆÇÈÉÊËÌÍÎÏÐÑÖØÜ 0123456789 (!”£$%&/=?^)

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SCELTE PROGETTUALI


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IDENTITÁ DEFINITIVA - TIPOGRAFIA

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SCELTE PROGETTUALI


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IDENTITÁ DEFINITIVA - TIPOGRAFIA

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SCELTE PROGETTUALI


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IDENTITÁ DEFINITIVA - TIPOGRAFIA

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SCELTE PROGETTUALI


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IDENTITÁ DEFINITIVA - TIPOGRAFIA

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TIPOGRAFIA HIRAGINO MARU GOTHIC PRO Hiragino è un tipo di carattere appartenente a una serie progettata dallo studio Jiyukobo Ltd., commercializzata dal 1993 da Dainippon Screen Mfg. É una famiglia di font giapponese tra le predefinite nei sistemi operativi Mac OS X che comprende la declinazione Mincho (serif ), Kaku Gothic (Sans-serif ) e Maru Gothic (Sans-serif rounded), oltre a una famiglia di script corsivi e di segni per il cinese semplificato. La font è caratterizzata dalla sua estrema pulizia e semplicità dal momento che per lo più è utilizzata in parallelo ai morfemi giapponesi o cinesi a fine della

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01. Dettaglio del progetto

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SCELTE PROGETTUALI

loro traduzione parallela. Il nome deriva dal toponimo della città di Kyoto in Giappone. Per il progetto è stato scelto nella variante Maru Gothic per rappresentare i numeri e le lettere in apice di rimando alle note e morfemi a margine nel corso dello sviluppo del saggio. Maru gothic appartiene alla tipologia dei bastoni e contiene al suo interno la serie completa dell’alfabeto e dei principali numeri racchiusi da un cerchio sia pieno che vuoto, questo tipo di glifi è studiato appositamente per la rappresentazione di note.


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①②③④⑤⑥⑦⑧⑨⑩ ⑪⑫⑬⑭⑮⑯⑰⑱⑲⑳ ❶❷❸❹❺❻❼❽❾❿ ⓫⓬⓭⓮⓯⓰⓱⓲⓳⓴ IDENTITÁ DEFINITIVA - TIPOGRAFIA

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COLORE

Oltre al set tipografico il colore è un altro elemento di primaria importanza al fine di dare personalità a un prodotto che andrà in stampa. Nel progetto grafico affrontato è stato scelto di implementare oltre al nero del testo, una singola cromai addizionale, al fine di comunicare con più efficacia le caratteristiche fondamentali individuate in fase di studio per l’elaborato. Tra queste la sobrietà e sacralità. Questa scelta inoltre rende possibile il processo di stampa in bicromia e il conseguente abbassamento dei costi di stampa. Il colore scelto corrisponde al numero 1805 C del codice Pantone. I valori nei diversi sistemi di classificazione comunemente usati sono:

Esadecimale - #af272f CMYK - C15, M100, Y100, K0 RGB - R192, G8, B31 HSB - 356%, 78%, 69% Si tratta di una tonalità di rosso con grande prevalenza di giallo. Nel progetto al di fuori del nero usato per il testo, le tonalità protagoniste sono il rosso 1805 C

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SCELTE PROGETTUALI


e il bianco del supporto cartaceo, quest’ultimo non può non essere classificato come un colore a sé dal momento che molta della resa grafica è data dal giusto utilizzo del bianco e dal suo dialogo con i pieni del nero. Rosso e bianco sono due colori forti nella cultura zen, infatti il Rosso è il colore del buon auspicio, nell’arte è il simbolo della fortuna, della forza, del successo e del fuoco. Nella tradizione cinese infatti i regali per l’anno nuovo portano sempre un fiocco rosso. Nel Feng Shui (antica arte di divinazione taoista, diramazione dello zen) il rosso è come un sole che sorge a est e non appena sor-

ge dall’orizzonte è rosso fuoco, è il simbolo della sorgente di energia vitale che permea l’universo. Il rosso è un colore molto potente, è sorgente di energia, stimola le forze del bene ed espelle l’energia negativa da un ambiente. Dall’altra parte il bianco è il colore dei capelli di un autorevole anziano, saggio e distinto. É il colte del comando, del leader. Allo stesso modo è il colore del metallo. Continuando a abbracciare le caratteristiche chiave che regolano la progettazione del progetto, bianco e rosso sono essi stessi paradigmi delle due anime dell’opera di Watts.

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IDENTITÁ DEFINITIVA - COLORE

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CARTA

Come precedentemente detto la stessa scelta del supporto cartaceo sul quale stampare il prodotto editoriale è di fondamentale importanza al fine di definirne una specifica personalità. La carta è una delle prime problematiche che si affronta dal punto di vista tecnico, infatti essa è legata alla tecnica di stampa che si preferisce usare e a che resa si vuole avere della pubblicazione.

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SCELTE PROGETTUALI

Per questo progetto si è deciso di utilizzare la carta per far emergere la forte divisione del saggio voluta dall’autore, che se nella prima parte affronta le problematiche e la questione della storia e del background della filosofia zen, nella seconda inizia un elenco e approfondimento degli usi, delle pratiche e dei metodi zenisti. É così importante questo dualismo che lo stesso autore in


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fase di prefazione spiega e sottolinea la sua scelta formale. Attraverso il cambio di tipologia di carta, il lettore è guidato già visivamente dal profilo del libro chiuso al fatto che l’artefatto tra le sue mani non è lineare, non tratterà sempre la medesima tematica. L’impatto visivo è aiutato inoltre dalla diversa colorazione delle carte. Per selezionare il supporto cartaceo si è patiti dallo studio

delle tipologie tenendo come prerogativa quella di adoperare supporti dalla grana non facilmente usurabile, non da giornale per intenderci, bensì una carta resistente e nobile allo stesso tempo, ma non tropo pesante, tipologia che avrebbe tolto praticità e scorrevolezza al testo e al lettore nel tentativo di leggerlo. Inoltre è stata selezionata una carta al tempo stesso opaca e con una buona tenuta del colore.

IDENTITÁ DEFINITIVA - CARTA

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Consultando la cartiera Fedrigoni S.p.a. di Verona, realtà d’eccellenza appartenente a Fabriano, si è optato per due carte che rispondessero a tutti i criteri fin qui spiegati. La prima scelta, per la parte storica, è ricaduta sulla Palatina di grammatura 90g/m2; una carta usomano avariata, in pura cellulosa, destinata all’uso grafico ed editoriale di alto livello. Grazie all’alta opacità e planarità è adatta alla quadricromia e permette una buona resa di colori con tutti i principali sistemi di stampa. Alla prima parte storica, su carta planare e avoriata, si è contrapposta la scelta della carta Tintoretto, 95g/m2, una carta appartenente alla categoria delle marcate, carte riconoscibili per la presenza di una texture in rilievo su entrambi i lati. La marcatura avviene quando il nastro di carta è ancora umido nella zona presse umide della macchina continua. Si possono ottenere diverse marcature, sulla superficie della carta, grazie all’utilizzo di feltri marcatori. Come tutte le marcate, la Tintoretto è una carta di pregio, di pura cellulosa con un’ottima collatura. Se nel primo caso si è scelta una carta planare, dove il tratto caratteristico risiedeva nella colorazione avariata, in questa seconda scelta si è optato per una carta bianca che al contrario della prima elevasse la fattezza dell’elaborato grazie alla sua tessitura superficiale.

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SCELTE PROGETTUALI


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IDENTITÁ DEFINITIVA - CARTA

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MODALITÁ DI LETTURA Il sistema peritestuale è quell’insieme di strumenti e caratteristiche che ha il compito di dirigere l’occhio del lettore lungo le pagine e dettare una gerarchia interna alle stesse. Nel progetto in analisi per distinguere le due parti del libro oltre che a servirsi del cambio carta, si è scelto di utilizzare due tipi differenti di griglia che differenziassero la modalità di lettura. Se nel primo caso la lettura viene proposta nella forma del libro tradizionale, ovvero leggendo prima la pagina di sinistra, conseguentemente quella di destra e procedendo in questo modo, nella seconda parte viene proposto al lettore un cambio di modalità, chiedendogli di ruotare il libro di novanta gradi in senso orario. A questo punto la lettura è capovolta dovendo il lettore leggere dall’alto in basso seguendo il normale corso delle colonne. La modalità scelta non è un puro esercizio di stile ma propone al fruitore del libro che accetta il percorso visivo proposto dall’editore di immedesimarsi ancor più con il tema trattato. Come l’autore ci tiene a precisare più volte nel corso della sua premessa, la forza di quest’opera sta nel voler raccogliere fonti e informazioni riguardo alla cul-

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SCELTE PROGETTUALI

tura zen orientale, per poi sintetizzarle e proporle al pubblico occidentale, da quello già erudito fino a chi si sta interessando per la prima volta. Watts tiene a sottolineare la valenza di ponte tra un mondo e l’altro della sua indagine. La prima caratteristica concreta per un occidentale che si accinge a guardare alla cultura orientale sta nella differenza formale della modalità comunicativa, che se a livello verbale può essere ridotta a un altro idioma come qualsiasi altro, guardando alla forma di comunicazione scritta rivela tutta la sua estraneità ai caratteri a lui consueti. Infatti la forma di scrittura cinese, costituita da morfemi (unità linguistiche dotate di significato), è un sistema che mette insieme queste unità linguistiche per esprimere concetti ordinandoli in forma consequenziale dall’alto verso il basso, quindi in colonne, e da destra a sinistra, forma opposta a quella occidentale, per lo più originaria dall’antico alfabeto latino che vede la sua successione di grafemi e parole da sinistra a destra e dall’alto in basso. Per questo il gesto che si richiede al fruitore del libro ci è sembrato fondamentale al fine di voler provocare un ulteriore scatto attenzione da parte sua. La decisione di ruotare e proseguire nella lettura va di pari passo con la convinzione di voler entrare ancora più dentro all’oggetto del testo, di accettare di voler entrare in rapporto ancor più fisico con la tematica trattata.


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SISTEMA PERITESTUALE - MODALITÁ DI LETTURA

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MARGINI E GRIGLIA

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SCELTE PROGETTUALI


Lo spazio in cui muoversi all’interno delle pagine è definito dai margini. Come abbiamo detto sono presenti due sistemi differenti di griglie e margini. Nell prima parte i margini misurano 5mm sui latti superiore e inferiore, 20mm in quello interno e 13mm nel caso dell’esterno. All’interno di questi margini si è scelto di comporre l’intero testo all’interno di una sola colonna della larghezza di 8cm. Supportano il testo principale le note e i termini tradotti in morfemi cinesi che corrono sui lati destro e sinistro della colonna esattamente in corrispondenza del corrispettivo punto a cui si riferiscono. Il testo principale composto in Fright text regular in corpo 10pt e interlinea 12pt è formattato in giustificato per conferirgli uniformità e solidità; la colonna di testo è un pacchetto di testo monolitico che si oppone e dialoga fortemente con le note, giustificate, in Freight micro regular corpo 7pt nel colore caratteristico, ma soprattutto con dei corrispondenti spazi di vuoto che se in alcuni casi danno un grande respiro alle pagine, in altri sono lo spazio entro il quale vengono dipinti veri e propri quadri dati dal contrasto tra neri e gli spot rossi. La solidità del testo principale però non diventa mai fastidiosa grazie alla scelta di una font con un basso tasso di nero, a differenza delle ultime edizioni italiane. Ci si trova davanti a una elegante precisione e geometria, priva di decorazioni superflue che scandisce l’esposizione so-

bria e formale della saggistica tradizionale, stuzzicata da continui richiami e note talvolta trasgredenti la rigida griglia, ma che non fa altro che rendere più interessante l’esperienza di lettura e suggerire delle letture parallele approcciabili. L’interessante dialogo tra pieni, vuoti e il rosso è ancor più esaltato a metà di ogni sedicesimo da cui è formato il libro, dove emerge anche la legatura filo refe in cotone anch’essa di color rosso. Il dinamismo generato dalla scelta della griglia d’impaginazione è ancora una volta legato al percorso esperienziale che chi si approcci alla filosofia zen deve attraversare. Davanti allo stato instabile dell’esperienza umana, tra quiete apparente e agitazione, dovuta al fatto che la realtà ingabbia l’io, la sua sarà una continua lotta al fine astrarsi dalla realtà, una lotta per trascendere la realtà e in uno stato sempre più di astrazione raggiungere il risveglio che lo condurrà a essere lui stesso Buddha. Questo fluire continuo della vita, di questo percorso di astrazione, lo stesso fluire del tempo che si vive nella meditazione zen, dove non si deve meditare a qualcosa, ma meditare per meditare, sedersi per sedersi, è rappresentato dal fluire del testo, della narrazione, che nelle colonne così regolari e esageratamente a filo con i margini fisici della pagina è come se non avesse mai un fine o un inizio se non risalendo al vero inizio della trattazione e deciden-

SISTEMA PERITESTUALE - MARGINI E GRIGLIA

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do di percorrerlo tutto. L’esasperazione dei margini è anche servita a accentuare la contrapposizione tra pieni e vuoti. Come già illustrato, nella seconda parte la griglia cambia per segnare un distacco con la tematica trattata. In questo caso vengono mantenute tutte le soluzioni stilistiche e formali della prima parte con la differenza che ora il testo corre non più verticalmente ma orizzontalmente se visto senza ruotare il libro ma guardandolo nel tradizionale senso di apertura. Nella seconda parte inoltre per adattare al nuovo spazio e ai nuovi margini (esterno 6mm, interno 8mm, superiore 21mm, inferiore 17mm) le due colonne prima divise nelle due differenti facciate, sono state create due ulteriori colonne (separate da uno spread di 2mm) al centro volte a contenere le note e gli ideogrammi corrispondenti alle colonne di testo adiacenti. Ad ogni modo l’esigenza di rappresentare sistemi di morfemi, non regolari come la tipografia tradizionale, impone una rottura della griglia e dei margini per favorirne la chiarezza e la miglior comprensione. Ogni elemento: colonne di testo, morfemi, note, intestazione di pagina, sono progettate per conferire all’intera esperienza di lettura la verticalità, tema riconosciuto come portante al fine di caratterizzare e comunicare “The way of zen” sotto forma di libro visivo.

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SCELTE PROGETTUALI

11. Griglia della prima parte 12. Griglia della seconda parte


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SISTEMA PERITESTUALE - MARGINI E GRIGLIA

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RILEGATURA

Per la rilegatura del volume si è cercato di scegliere una modalità che potesse avere un legame e generare richiami sensoriali alla tradizione dell’editoria orientale, in particolar modo quella tradizionale. Durante il lavoro di indagine e ricerca tematica è stato più volte visto come la rilegatura a filo fosse la più utilizzata in Cina fin dalle origini della stampa. Una rilegatura spesso grossolana che veniva fatta con i pochi strumenti a disposizione. Oggi la rilegatura a filo non è scomparsa, si è sviluppata ed è annoverata tra quelle a più alta resa e durata. Per il progetto editoriale è stata scelta una brossura a filo refe. La Brossura a filo refe è senz’altro la più resistente e duratura tra tutti i tipi di rilegature. Insieme alla resistenza, la brossura a filo refe è caratterizzata dalla sua particolare eleganza, che rende il libro così confezionato un prodotto di pregio sottolineando la sua importanza non solo 13

01-15. Dettagli del progetto

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SCELTE PROGETTUALI

per quel che contiene ma anche come oggetto in sè. Con la brossura a filo refe il libro viene effettivamente cucito da un filo che passa all’interno e all’esterno di ogni segnatura per tenere insieme le pagine. Tutte le segnature (fascicoli di fogli piegati a metà) vengono quindi cucite insieme per poi passare una o più mani di colla sulla costa che fissi il tutto definitivamente. Nella maggior parte dei casi la costa finale del volume rilegato in questo modo viene incollata alla copertina al fine di coprire tutta la lavorazione. Per questo progetto si è pensato di lasciare la costa nuda, senza coperture, senza copertine cartonate, a voler ancora una volta dare nelle mani dell’utente finale un oggetto che già da chiuso facesse trasparire l’estrema sobrietà e sacralità proprie del tema trattato. La legatura inoltre è stata fatta con un filo spesso di cotone di color rosso, della stessa colorazione del colore caratteristico del libro.


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CONFEZIONE - RILEGATURA

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STAMPA

La stampa dell’progetto editoriale è stata fatta presso la tipografia A.Scotti di Cornate d’Adda utilizzando una stampante HP Indigo 3550. Il sistema di stampa HP Indigo è il più avanzato sistema digitale offset per la stampa on demand ed ha una qualità parificata a

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quella della stampa litografica. A differenza delle altre macchine digitali, infatti, non utilizza toner in polvere, ma un inchiostro liquido che consente di avere un’ottima resa qualitativa anche su supporti normalmente difficoltosi per la stampa digitale.

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SCELTE PROGETTUALI


16,18. Scelta della carta. 19-21. Avviamento HP INDIGO 3550 e stampa. 22-24. Confezione del semilavorato.

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CONFEZIONE - STAMPA

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SOVRACOPERTINA

Per confezionare il libro e metterlo in commercio si è pensato di dotarlo di una sovracopertina che ne preservasse lo stato nei momenti di non utilizzo o di esposizione alla vendita. Si è preso spunto dalle copertine dette “alla francese”, che consistono di un foglio di grandezza molto più ampia della superficie del libro al quale vengono apportate due pieghe per far convergere al centro i suoi due lati paralleli fino a farlo diventare di dimensioni congruenti al libro. Una copertina del genere oltre che a conferire più solidità e protezione, da un effetto bombato alla superficie stessa del libro dal momento che internamente alla copertina vi è dello spazio vuoto. Per questa pubblicazione la piega, al contrario del solito, è stata effettuata verso l’esterno, lasciando vedere i due lembi che convergono. Questo apparente difetto formale è stato accentua-

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SCELTE PROGETTUALI

25-29. Dettagli del progetto

to lasciando intercorrere dello spazio tra il termine dei due lati convergenti. all’interno dello spazio lasciato l’utente potrà distinguere una stampa di ideogrammi bianchi su fondo rosso, la sovracopertina infatti è stampata su ambo i lati: se all’esterno figurano le informazioni classiche da copertina con titolo, autore, casa editrice, costa, sul retro codice a barre e introduzione e nell’aletta sinistra brevi accenni biografici dell’autore, all’interno della sovracopertina è riportata per esteso una delle frasi principali della illustrazione che Watts compie della filosofia zen. L’utente stuzzicato dalla finestra lasciata in superficie, sarà invitato a sfilarla dal libro e scoprire l’intera stampa interna con al piede porta la traduzione che potrà essere usata a sua volta come complemento d’arredo da incorniciare e appendere come complemento d’arredo di uno spazio interno.


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CONFEZIONE - SOVRACOPERTINA

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Conclusioni

Il progetto che abbiamo fin qui analizzato è cominciato a partire da una attenta analisi del libro “The way of zen” di Alan Watts. Nel dare una forma a questo volume, nel pensare a tutte le proposte grafiche che potevano essere sviluppate e studiate nel corso del lavoro, non ci si è mai potuti staccare da quello che è il contenuto di questo libro, dallo spirito che merge tra le pieghe del libro; non si sta parlando esclusivamente dell’intreccio del libro, di come l’autore ha deciso che i vari aspetti da lui trattati si susseguissero, ma anche ciò che ha a che fare con il messaggio profondo presente nei fatti narrati che lo scrittore ha voluto far emergere. La fattura grafica non è potuta staccarsi dalla cifra stilistica del saggio, innovativa e avvincente per un tema come quello trattato e per un tipo di narrazione abbastanza standardizzato nell’immaginario comune.

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CONCLUSIONI

Che in piena Beat Generation uno scrittore partorisca un libro di questo spessore non è un tentativo da confondere con altri. Il contesto entro il quale Watts opera è un contesto di ricco spirito rinnovatore in ambiti come quello della letteratura americana, ma anche della musica e della cultura in genere. Siamo all’alba di un periodo nel quale inizia a nascere uno spirito che porta via via alcuni intellettuali a ribellarsi al sistema, a opporsi ai canoni delle convenzioni per porre al centro l’io come punto rinnovatore, un io slegato da tutto, dallo stato, dal potere, mettendo se stesso come io autodeterminato, come un io indipendente da tutto; spirito dal quale consegue la libertà sessuale, la libertà di droga, in cui come dei dandy rinnovati vince chi si dimostra più rinnovatori, spesso più trasgressivi. In un contesto tale c’è chi guarda intorno a se dove è


già accaduto un tentativo simile, o come altri hanno cercato di rispondere a una domanda simile; da qui nasce il fascino per filosofie secolari come il buddismo zen e quindi l’interesse ad approfondirlo. Alan Watts nella sua didascalia approfondita, si mette al servizio di tutti, facendo un lavoro nuovo di sintesi e semplificazione di un aspetto della realtà che lo ha affascinato, tanto da metterlo in condizioni di arrivare a raccontarlo ad altri con una linearità senza pari. Il progetto grafico di questo libro visivo ha quindi avuto come prerogativa unica quello di mettere ancor più in condizione il lettore di intraprendere il cammino che l’autore gli propone dal principio, un cammino fatto di molte esperienze personali come dice Watts nella premessa, insomma, questo lavoro è stato un chiaro esempio di come il designer, con la sua creatività educata dallo studio di strumenti e metodi del suo ambito, si mette al servizio della realtà laddove servisse un facilitatore a comprendere parte di essa. In questo caso il canale comunicativo scelto è stato abbastanza classico, puntando a proporre un saggio filosofico con i paragrafi, le note, i rimandi

e le fonti che lo carraterizza ma allo stesso tempo cercando di renderlo vivo, organico e sempre nuovo, pronto a essere offerto a un pubblico, molto più diverso da quello degli anni ’50 del ‘900 che oggi ha bisogno di essere stimolato in più direzioni, ha bisogno di essere coinvolto ancor più direttamente a cambiare sguardo, a compiere uno scatto attenzione nuovo che lo rilanci nella scoperta dell’oggetto della ricerca. Questo è stato possibile anche grazie alla progettazione di un sistema peritestuale allo stesso tempo semplice e funzionale che potesse comunicare lo spirito di “The way of zen”. Il sistema peritestuale è in più lo sfondo di un lavoro compiuto anche in ambito Il progetto che abbiamo fin qui analizzato è cominciato a partire da una attenta analisi del libro “The way of zen” di Alan Watts. Nel dare una forma a questo volume, nel pensare a tutte le proposte grafiche che potevano essere sviluppate e studiate nel corso del lavoro, non ci si è mai potuti staccare da quello che è il contenuto di questo libro, dallo spirito che merge tra le pieghe del libro; non si sta parlando esclusivamente dell’intreccio del libro, di come l’autore ha deciso che i vari aspetti da

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lui trattati si susseguissero, ma anche ciò che ha a che fare con il messaggio profondo presente nei fatti narrati che lo scrittore ha voluto far emergere. La fattura grafica non è potuta staccarsi dalla cifra stilistica del saggio, innovativa e avvincente per un tema come quello trattato e per un tipo di narrazione abbastanza standardizzato nell’immaginario comune. Che in piena Beat Generation uno scrittore partorisca un libro di questo spessore non è un tentativo da confondere con altri. Il contesto entro il quale Watts opera è un contesto di ricco spirito rinnovatore in ambiti come quello della letteratura americana, ma anche della musica e della cultura in genere. Siamo all’alba di un periodo nel quale inizia a nascere uno spirito che porta via via alcuni intellettuali a ribellarsi al sistema, a opporsi ai canoni delle convenzioni per porre al centro l’io come punto rinnovatore, un io slegato da tutto, dallo stato, dal potere, mettendo se stesso come io autodeterminato, come un io indipendente da tutto; spirito dal quale consegue la libertà sessuale, la libertà di droga, in cui come dei dandy

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CONCLUSIONI

rinnovati vince chi si dimostra più rinnovatori, spesso più trasgressivi. In un contesto tale c’è chi guarda intorno a se dove è già accaduto un tentativo simile, o come altri hanno cercato di rispondere a una domanda simile; da qui nasce il fascino per filosofie secolari come il buddismo zen e quindi l’interesse ad approfondirlo. Alan Watts nella sua didascalia approfondita, si mette al servizio di tutti, facendo un lavoro nuovo di sintesi e semplificazione di un aspetto della realtà che lo ha affascinato, tanto da metterlo in condizioni di arrivare a raccontarlo ad altri con una linearità senza pari. Il progetto grafico di questo libro visivo ha quindi avuto come prerogativa unica quello di mettere ancor più in condizione il lettore di intraprendere il cammino che l’autore gli propone dal principio, un cammino fatto di molte esperienze personali come dice Watts nella premessa, insomma, questo lavoro è stato un chiaro esempio di come il designer, con la sua creatività educata dallo studio di strumenti e metodi del suo ambito, si mette al servizio della realtà laddove servisse un facilitatore a comprendere parte di essa. In questo caso il canale


comunicativo scelto è stato abbastanza classico, puntando a proporre un saggio filosofico con i paragrafi, le note, i rimandi e le fonti che lo carraterizza ma allo stesso tempo cercando di renderlo vivo, organico e sempre nuovo, pronto a essere offerto a un pubblico, molto più diverso da quello degli anni ’50 del ‘900 che oggi ha bisogno di essere stimolato in più direzioni, ha bisogno di essere coinvolto ancor più direttamente a cambiare sguardo, a compiere uno scatto attenzione nuovo che lo rilanci nella scoperta dell’oggetto della ricerca. Questo è stato possibile anche grazie alla progettazione di un sistema peritestuale allo stesso tempo semplice e funzionale che potesse comunicare lo spirito di “The way of zen”. Il sistema peritestuale è in più lo sfondo di un lavoro compiuto anche in ambito cromatico, tipografico e soprattutto materico. É stato evidente quanto oggi il libro non sia un’istituzione da considerarsi morta nella misura in cui si rinnova e ravviva sempre più, nella misura in cui l’oggetto libro è considerato ancor più come un contenitore di un nobile contenuto, come egli stesso la parte più tangibile di un’esperienza di lettura che non può che partire da quel che si tocca.

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FOTO DEL PROGETTO

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Bibliografia

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BIBLIOGRAFIA

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Si ringraziano per i diversi contributi in fase di ricerca, realizzazione, stampa e supervisione: Mario Piazza, Lorenzo Grazzani, Claudio Signorelli, Tipografia A.Scotti - Cornate d’Adda, Sergio Oriani, Filippo Pellini, Istituto Confucio Università Cattolica del Sacro Cuore, Prof. Marco Pea, Prof. Luca Pitoni, Prof. Davide Pinardi, Giampiero Comolli, #tesisti2014.

Il testo composto con i caratteri Akkurat, Atlas, Freight e Publico è stato stampato da una HP Indigo 3550 presso la tipografia A.Scotti su carte della cartiera Fedrigoni di Pordenone. La rilegatura in filo-refe è stata realizzata da Artelibro, Brugherio. Progetto a cura di Carlo Francesco Colombo. Milano, luglio 2014


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