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ARCHITECTURE PORTFOLIO
Carlo Pesce
diacrìtico agg. [dal gr. διακριτικòς «atto a distinguere»]. Un segno diacritico (o solo diacritico) è un segno aggiunto ad una lettera per distinguerne il significato da altre parole simili.
SEGNI_DIACRITICI
CONOSCERE 01_CASA A CORTE PROF. MARTINO DOIMO PROF. ENZO SIVIERO
-progett. architettonica -progett.strutturale
PESCE CARLO RICCARDO FINOTTO
“Riparo essenziale, tempio, padiglione, Halle....... edifici ad aula, Hallenbaute...: termini diversi tutti convergenti a designare un edificio archetipico, una sorta di “architettura monumentale in nuce” in grado di vivere nel tempo lungo dei millenni, capace di esistere come forma oltre la funzione.“ Martino Doimo, Arte muraria spazio tettonica.
TEMA DI PROGETTO
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Il progetto racchiude in sé le 4 categorie semperiane, successivamente riprese da Mies: terrapieno/basamento, telaio strutturale, parete di recinzione/rivestimento, focolare. Questi temi, infatti, sono analoghi agli elementi fondamentali della Baukunst miesiana ovvero “arte del costruire”. L’elaborato si presenta in modo “diretto” per la linearità e la simmetria della costruzione e per l’autenticità dei significati che esso trasmette. Sono stati individuati degli spazi cardine, attorno ai quali si sono sviluppati gli aspetti teorici nel rispetto delle richieste previste. I luoghi cardine individuati dopo un sopralluogo sul posto sono stati circoscritti in 3 zone a funzioni diverse. L’area del progetto è stata suddivisa in tre porzioni: studio e foresteria per gli ospiti al piano terra, zona abitativa al piano soprastante. Lo studio per il professionista è stato dimensionato per ospitare 6 persone compreso il titolare. La zona adibita a foresteria in previsione di eventuali ospiti, tirocinanti, ecc, è stata dotata di tutte le strutture necessarie a renderla indipendente dalla dimora dell’architetto. Il tema della corte interna è stato ripreso nelle due strutture basamentali quali la foresteria e lo studio; sfruttata come elemento di connessione tra le parti, può essere anche utilizzata come eventuale spazio espositivo. La struttura abitativa, infine, posta al piano superiore, è stata progettata con spazi ad aula.
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Riferimenti del corso: 1_FOTO - Olnick Spanu House GARRISON, NEW YORK (USA) Alberto Campo Baeza 2_FOTO - Padiglione di Barcellona Mies Van Der Rohe
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Riferimenti del corso: 1_FOTO - Neue National Galerie Berlino 2_FOTO - Museo dell’ Ara Pacis Roma
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1
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1_PROGETTO - Piano Terra Un basamento rivestito dall’aspetto pesante e massivo come difesa dello spazio sovrastante.
scala 1:200
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1
1_PROGETTO - Piano Primo Si evidenzia lo spazio ad aula servito da elementi a scatola chiusi che non toccano il soffitto in cassettonato sostenuto da pilastri.
scala 1:200
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1
SCALA 1:200
2
1_PROGETTO - Sezione trasversale Viene messo in risalto il dislivello col terreno 2_PROGETTO - Sezione longitudinale
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Dettaglio e sovrapposizione di viste
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Sezione prospettica
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2.90
PART. COPERTURA
1째 NODO SOLAIO
3.20
2째 NODO SOLAIO
PART. FONDAZ.
Sezione esecutiva
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PART. COPERTURA
QUADR. 60X60 CLS BOCCIARD. DOPPIA MEMBRANA IMPERM.
DOPPIA MEMBRANA IMPERM. ISOLAM. TERMICO MASSETTO IN PEND. 5-15CM PANNELLO XLAM. 12 CM
SCOSSALINA ACC. INOX
CONTROSOFFITTO TRAVETTO 48X10
scala 1:100
scala 1:20
2째 NODO SOLAIO
1째 NODO SOLAIO
PAVIMENTO IN GRES
PAVIMENTO IN LEGNO MASSETTO C.A. ISOLAMENTO ACUSTICO MASSETTO ALLEGERITO PANNELLO LEGNO XLAM 16 CM
MASSETTO C.A. MEMBRANA IMPERM. MASSETTO ALLEGERITO PANNELLO LEGNO XLAM 16 CM
HEB 300 CORDOLO IN CLS
HEB 300 CONTROSOFFITTO
scala 1:100 scala 1:20
Particolari costruttivi
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scala 1:100 scala 1:20
2.80
PART. COPERTURA
3.20
NODO SOLAIO-TERRAZZO
PART. FONDAZIONE
Sezione esecutiva
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PAVIMENTAZ. 1.5CM.
0.20 0.20
MASSETTO C.A. 7 CM ISOLAM. ACUST. MASSETTO ALLEG. CM.10 CAPPA CLS RCK 250 VESPAIO AERATO ARMATURA 5Ø14 CLS RCK 15
0.05
VESPAIO
0.50
0.50 0.40
0.05
PART. STAFFA COLONNA
PART. FONDAZIONE
CLS RCK 15 ARMATURA 5Ø14
HEB 300 s235 FISSAGGIO N.8 M14 cl. 8.8
NODO SOLAIO TERRAZZO
scala 1:10
PARAPETTO ELEMENTO FISSAGGIO IN ACCIAIO MASSETTO C.A. MEMBRANA IMPERMEAB. MASSETTO PENDENZE PANNELLO LEGNO XLAM 16 CM ELEMENTO DI CONTENIM. IN ACCIAIO HEB 300 ISOLAMENTO TERMICO MEMBRANA DI PROTEZIONE TERRENO VEGETALE 30CM PANNELLO DRENANTE DOPPIA MEMBRANA DI PROTEZ. ISOLAM. TERMICO MASSETTO PER PENDENZE BARRIERA AL VAPORE SOLAIO PREDALLES H.42 CM CONTROSOFFITTO
scala 1:100 scala 1:20
Particolari costruttivi
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1_PROGETTO - Piano Primo
2_PROGETTO - Piano Primo Si evidenzia lo spazio ad aula servito da elementi a scatola chiusi che non toccano il soffitto in cassettonato sostenuto da pilastri.
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1_PROGETTO - Piano Primo
2_PROGETTO - Piano Primo Si evidenzia lo spazio ad aula servito da elementi a scatola chiusi che non toccano il soffitto in cassettonato sostenuto da pilastri.
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2
1
TEMA DI PROGETTO
La struttura creata per questo spazio ad aula è quindi raffigurabile come un tavolo e la propria tovaglia, ma se analizziamo i sostegni, scopriremo dell’altro ancora. Si è scelto di utilizzare una struttura di pilastri portanti in acciaio HEB280, rivestiti con una lamina circolare; il riferimento è all’impiego di questo materiale da parte di Mies. Egli aderisce all’uso dell’acciaio, utilizzandolo come traduzione degli elementi monumentali, sfruttando le forme di leggerezza ed esilità ad esso connaturate. Lo spazio intero dell’aula è flessibile, i muri non toccano il soffitto cassettonato che è invece sostenuto da pilastri. Questo rievoca il tema delle partizioni intese come “membrane di partizione”. “La teoria dell’edificio “pelle e ossa” di Mies si evolve nel tempo, tendendo a un’analoga impostazione: l’involucro atettonico è “cornice” permanente e indifferente per la libera e flessibile partizione e fruizione dello spazio interno dell’aula, ormai definitivamente liberato dai condizionamenti della forma tettonica connessi alla presenza di sostegni verticali all’interno dello spazio coperto”
2
Martino Doimo, Arte muraria spazio tettonica.
1_PROGETTO - Piano terra Si evidenziano le colonne che si mantengono autonome rispetto alle eventuali pareti.
2_PROGETTO - Piano Primo Si evidenzia lo spazio ad aula servito da elementi a scatola chiusi che non toccano il soffitto in cassettonato sostenuto da pilastri.
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1
2
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1_PLASTICO -VISTA PRIMO LIVELLO L’immagine mostra la base del progetto e la suddivisione interna. 2_PLASTICO - BASAMENTO Il lastico mette in risalto la suddivisione interna degli spazi. 3_PLASTICO -COMPLESSO L’immagine del plastico mette in risalto la morfologia del terreno e il suo sistema di collegamento.
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1_PROGETTO - Prospetto Ovest
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1_PROGETTO - Prospetto Nord
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1_PROGETTO - sezione longitudinale con stratigrafie costruttive
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CONOSCERE 03_RILIEVO DELL’ARCHITETTURA PROF. EMANUELE GARBIN PESCE CARLO
COLOSSI DI MEMNONE LUXOR -EGITTO 1500 a.C. circa
RILIEVO E RAPPRESENTAZIONE DELL’ARCHITETTURA
In una generale condizione di specializzazione e dispersione i saperi e i loro insegnamenti si distinguono per lo più in ragione dei loro oggetti e dei loro mezzi. La stessa ‘scienza’ della rappresentazione dell’architettura è ormai normalmente intesa come una somma di tecniche tenute assieme dal comune scopo di produrre o riprodurre degli oggetti architettonici. La convinzione alla base del programma del corso è che la rappresentazione ovvero il disegno dell’architettura - e della città, del paesaggio, del mondo - sia irriducibile ai suoi enti e ai suoi strumenti, e che una riflessione teorica sul suo senso più profondo sia necessaria e possa avere conseguenze importanti sulla pratica del disegno stesso oltre che del progetto d’architettura. Il disegno viene proposto non come semplice descrizione ma anche e innanzitutto come interrogazione e svelamento dell’essere delle cose, della forza essenziale che le tiene unite, le distingue e le fa appunto ‘essere’ qualcosa, prima ancora che semplicemente ‘funzionare’ o ‘significare’. Il disegno così inteso, appunto come un’interrogazione sulla forma del mondo fatta con le immagini piuttosto che con le parole, si inquadra allora in una mappa più ampia del sapere, mettendosi in relazione non più solo e principalmente con le tecniche e le scienze ma anche e soprattutto con il pensiero artistico e filosofico. cit. E.Garbin
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2
1_IMMAGINE- Forma Urbis Romae parte della pianta della città di Roma incisa su lastre all’epoca di Settimio Severo (II sec.d.c.) 2_IMMAGINE frammento della Forma Urbis Severiana frammento di pietra di ritrovamento. La Forma Urbis era formata da circa 150 lastre rettangolari di marmo di dimensione complessiva di circa 13x18 mt.
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SOPRALLUOGO COMPLESSO TOMBA BRION Il rilievo ha interessato il complesso monumentale Brion, nel cimitero di San Vito d’Altivole. “Il progetto fu commissionato all’architetto Scarpa da una giovane vedova per onorare la memoria del proprio sposo improvvisamente scomparso, ma solo in alcuni punti esso rivela in modo esplicito la propria funzione funeraria. Concepito come un luogo di meditazione in forma di giardino e rivolto verso le colline asolane, articolato attraverso singole architetture disposte su un’area di circa 2400 metri quadrati. Sono questa conformazione, posizione e ragione d’essere a conferire a tale opera un carattere enigmatico e sospeso, che ne spiega in parte la frequentazione, del tutto eccezionale per un’opera recente, scomoda da raggiungere e lontana dai circuiti turistici classici. Chi abbia avuto l’opportunità di trascorrere del tempo a osservare questo straordinario complesso ricorderà lo stupore che le sue parti continuano a destare anche dopo ripetute visite. La curiosità è soltanto il primo gradino di un coinvolgimento che spesso si ramifica approfondendosi secondo le attitudini di ognuno. Nell’osservare i corpi di fabbrica è possibile infatti rilevarne gli aspetti tecnico-costruttivi, che dimostrano l’autonomia
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1_FOTO DEL SOPRALLUOGO ingresso alla tomba Brion FOTO DEL SOPRALLUOGO: durante il sopralluogo del rilievo sono state scattate più di 500 foto che ritagliano in vari punti l’opera e più in specifico sono state raccolte le immagini necessarie per rappresentare la superficie dell’ente oggetto del corso.
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2_FOTO DEL SOPRALLUOGO muro di cinta e vista la chiesa di S. Vito di Altivole
intellettuale di un architetto che seppe utilizzare in modo del tutto singolare il calcestruzzo, il materiale più diffuso nell’architettura del Novecento. Camminare tra questi edifici induce spesso a riflettere sul modo in cui si succedono i volumi e le superfici alla ricerca di una sorta di percorso percettivo che guida il visitatore. Esplorare i contorni e le finiture di alcune sue parti spinge a ipotizzare un intero repertorio di motivi allegorici, quando non simbolici, che può aver ispirato Scarpa nell’ideazione. Naturalmente nessuna lettura può essere considerata in modo autonomo, né tantomeno possiamo illuderci che un punto di vista prevalga definitivamente sugli altri. Se ci si accontenta di analizzare la tecnica costruttiva si corre il rischio di ridurre tutto a un arido catalogo di sistemi di fabbricazione. Viceversa, riflettendo esclusivamente sulle ispirazioni del progettista è facile perdere di vista la consistenza fisica dell’architettura, che è sede del suo valore più autentico. Due aspetti sembrano però dominanti nel complesso Brion: il carattere evocativo degli oggetti che lo compongono e la perfezione tecnica con cui questi sono realizzati.” Introd. dal libro “Il complesso monumentale Brion” Zanchettin Vitale
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1_FOTO DEL SOPRALLUOGO parte di facciata del tempio 1_FOTO DEL SOPRALLUOGO frammentazione dei bordi
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RILIEVO
rappresentazione con piante e prospetti
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408
200 452
344
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813
2
1_disegno 2D _prospetti quotati 2_disegno 2D _pianta
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MODELLAZIONE
MODELLAZIONE 3D -wireframeper la modellazione 3D in autocad sono stati creati quasi 500 layers e circa 600 superfici
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MODELLAZIONE 3D -hideline rappresentazione del modello in 3D senza linee nascoste
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RADDRIZZAMENTO FOTOGRAMMETRICO
FOTO RADDRIZZAMENTO: le fotografie scattate durante il rilievo sono state scomposte dettagliatamente (circa 600 raddrizzamenti) mediante un’applicazione fotogrammetrica. Questo lavoro si è reso necessario per agganciare ad ogni singola superficie del modello la sua “skin” di rilievo d’origine.
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RITAGLI DI FOTOGRAFIE ritagli di fotografie del rilievo rapprensentanti le texture del rilievo.
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PLURALE, SINGOLARE Figure negate, simmetrie negate. Un quadrato che c’è e non si vede. Un cubo di cui restano quattro spigoli rotti. Due facciate uguali, diverse. Una figura positiva e negativa. Quel che resta si sdoppia imperfettamente nell’immagine riflessa.
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Lo specchio, il riflesso, il frammento. Riflesso come immagine dell’essenza. “In che consiste l’essenza essenziale di una cosa? Probabilmente essa consiste in ciò che l’essente è in verità. La vera essenza di una cosa si determina in base al suo vero essere, in base alla verità dell’ente concreto.” “L’origine dell’opera d’arte”, Martin Heidegger
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ESPLORARE
ESPLORARE 01_TEATRI DI GUERRA TRAME DI SGUARDI PROF. ALBERTO FERLENGA PESCE CARLO DE NOBILI MARCO FINOTTO RICCARDO
Il tema è rivolto ai luoghi della grande guerra. In particolare all’area del Forte Verena sull’altopiano di Asiago. “Il 12 giugno 1915, il forte venne colpito da un obice che riuscì a penetrare la corazza metallica esplodendo al suo interno e rendendolo definitivamente inutilizzabile. La breve vicenda del forte Verena racconta in realtà un passaggio che avvenne su tutto l’Altopiano, dalla iniziale guerra tra forti alla succesiva lunga guerra di trincea. La struttura è stata recentemente restaurata ed è attualmente raggiungibile con una seggiovia che durante la stagione invernale trasporta molti sciatori sulla cima del monte. Il forte è infatti la struttura più elevata del comprensorio sciistico omonimo, uno dei principali dell’Altopiano. Alla base del monte, lungo la strada che scende a Rotzo e Roana, in corrispondenza di una zona pianegginate a prati tra i boschi, si trova una malga da cui partono alcuni sentieri che risalgono i versanti circostanti. Di seguito vengono specificati i principali argomenti del progetto: Accesso: area destinata a parcheggio per bus-navetta di collegamento con il Sacrario di Asiago, centro di gestione degli itinerari di visita, e un parcheggio per 20 posti auto. Gli spazi di attesa saranno confi gurati in modo tale da fornire prime indicazioni sul percorso di visita. Info-point: uno o più strutture, di dimensioni contenute, collocate lungo l’itinerario proposto, al fine di fornire informazioni per quanto riguarda i caratteri storici e geograficoambientali dei luoghi attraversati. Area espositiva interna: superficie. L’ esposizione è dedicata alle vicende storiche legate al forte, ma più in generale alla prima fase della guerra, quella cosiddetta “guerra dei forti”, con una sezione dedicata ai sistemi fortificati italiano e austriaco. Area espositiva esterna: percorso didattico-espositivo con itinerario di visita che porta alle quote più elevate.
“...Con l’inverno scese la neve e si ricominciò a parlare di azioni. Si mormorava di una mina che sarebbe dovuta esplodere la notte di Natale a mezzanotte sotto le linee italiane, ma per fortuna non brillò e i soldati poterono andare in licenza.” E. Lussu, Un anno sull’Altipiano
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AREA INTERVENTO_PERCORSI E SEZIONI SEZIONE AA- SCALA 1:2000
SEZIONE B-B SCALA 1:2000
SEZIONE C-C SCALA 1:2000
SEZIONE D-D SCALA 1:2000 PLANIMETRIA GENERALE 0m
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50m
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BIVACCHI POSIZIONAMENTO FLESSIBILITA' Elementi modulari in legno permettono di organizzare lo spazio interno in funzione del diverso numero di utenti, da 2 fino a 9 persone rendendo il soggiorno adatto sia ai ragazzi che alle persone piu' anziane. Dotati di tutti i comfort permettono di soggiornare in maniera confortevole. Spendidamente allocati offrono sguardi intensi sia verso il Forte Verena, oggetto di ricordi del passato, che verso la vallata con un allungo dello sguardo che si perde all'infinito.
1
2
vista da piano terra vista da piano rialzato
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piante distributive e sezione bivacco
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BIVACCHI CONCEPT
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particolare chiusura superiore scala 1:20
particolare chiusura inferiore
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scala 1:20
AREA RISTORO PIANTE E PROSPETTI L'area ristoro prevede un ampio cortile racchiuso da fabbricati esistenti restaurati. I volumi ripresi attraverso una progettazione "semplice" e parsimoniosa come lo e' il territorio e la comunita' attorno, rilevando criticita' e valori, ricercando segni e forme utili alla riconfigurazione dei territori e alla loro contemporaneita'. Il rispetto delle forme e i materiali del luogo. La memoria, gli sguardi, la materia, vengono costantamente rispettati per non travisare i luoghi. Una grande area a corte come preludio della zona bar ristorante all'interno, necessaria per fare una sosta piu' o meno breve, dopo un lungo cammino fra i sentieri o dopo aver visitato il museo espositivo. Tavoli e panche nel cortile per l'utilizzo estivo. Un comodo parcheggio; un negozio dove si possono acquistare prodotti tipici locali, (formaggi, salumi, miele). Tutte queste cose riunite in un solo luogo, con una vista presso il Forte Verena. Pianta piano terra
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Pianta piano primo
prospetto est
prospetto nord
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Prospetto sud
Prospetto ovest
AREA RISTORO VISTE PROGETTUALI
FOTOINSERIMENTO vista verso il forte Verena FOTOINSERIMENTO vista verso la piazza d’incontro
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1
SEZIONE PROSPETTICA suddivisione dei piani negozio SEZIONE PROSPETTICA spazio bar-ristorante
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AREA ESPOSITIVA PERCORSI DI ESPOSIZIONE
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2
1
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FOTOINSERIMENTI 1_immagini della Grande Guerra 2_vista plastico_conoscenza del territorio 3_illustrazioni incise sul calcestruzzo
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AREA ESPOSITIVA VISTE DI PROGETTO
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PROSPETTO EST
PROSPETTO OVEST
PROSPETTO NORD
PROSPETTO SUD
SPACCATO PROSPETTICO sezione est-ovest SPACCATO PROSPETTICO rampa di salita
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PLASTICO DI PROGETTO Area verso il monte Verena
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PLASTICO DI PROGETTO Area di progetto
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PLASTICO DI PROGETTO particolare di ristoro e foresteria
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PLASTICO DI PROGETTO Area complessiva
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ESPLORARE 02_RESTAURO CHIESA DI S.MARIA MAGGIORE PROF. MARIO PIANA PESCE CARLO DE NOBILI MARCO FINOTTO RICCARDO Chiesa S.Maria Maggiore, Venezia. Trattasi di edificio religioso, ora sconsacrato, situato nella zona del sestiere di Santa Croce. La sua costruzione è datata intorno al 1500. La facciata è realizzata in cotto dove si individuano con facilità gli elementi compositivi rinascimentali quali il semplice portale, a cornice mediana, il collegamento curvilineo della navata centrale con le navate laterali. Il progetto prevede l’identificazione delle unità stratigrafiche, l’analisi del degrado e il progetto degli interventi da realizzarsi. Il progetto di conservazione parte infatti dal presupposto di raccogliere tutti i dati e le informazioni che sono strettamente legate all’oggetto da conservare proprio al fine di completare la conoscenza dello stesso. A seguito dell’analisi effettuata sulla fabbrica oggetto di studio si riscontra che essa non è soggetta a pericoli relativi a cedimenti strutturali: nonostante si evidenziano delle importanti fessurazioni esse vengono considerate non in movimento e quindi, non essendo peric lose a fini statici, non si prevedono interventi di consolidamento fondazionale dell’opera. L’architettura è invece interessata da forme di degrado (quali croste nere, macchie, contaminazione biologica ecc.) che principalmente portano all’alterazione della percezione all’immagine all’osservatore ed alla perdita , anche significativa, di materiale costituente la facciata. Gli obiettivi del progetto di restauro sono dunquesia quelli di pulire la facciata e di eseguire interventi volti a riportare l’immagine ad uno stato il più vicino a quello del progetto originario del manufatto, sia quelli di limitare la perdita di materiale e , ove possibile, ripristinare ciò che si è staccato. Il primo obiettivo del progetto è quello di preconsolidare tutti quegli elementi che proprio attraverso le successive operazioni di restauro possono essere soggetti alla perdita di materiale, in quanto interessati da forme di degrado.
Seguono le operazione di demolizione/rimozione di elementi costituenti la facciata: esse vengono previste esclusivamente in due circostanze: -quando si osserva la presenza di aggiunte recenti alla facciata costituite da materiali non di pregio e che alterano fortemente la percezione dell’architettura (es. elementi metallici con finalità di supporto di attrezzature elettriche); -quando alcuni elementi sono interessati da forme di degrado in stati eccessivamente avanzati e la cui presenza rischia di apportare in un futuro al danneggiamento e quindi perdita di ulteriore materiale del manufatto. A seguito delle rimozioni si procede dunque con le aggiunte: esse hanno lo scopo di sostituire quei materiali che sono stati demoliti o che mancano a causa del degrado. Lo scopo delle aggiunte è puramente quello di integrare lacune che altrimenti potrebbero essere causa di ulteriori forme di degrado nocive per la facciata (es. rischio di sviluppo di piante superiori fra le mancanze dei giunti di malta). Si decide comunque di operare con materiali che preservino le qualità cromatiche e luminose caratteristiche dell’opera ma che comunque si distinguano dagli elementi preesistenti attraverso una vicina osservazione. Proseguendo con le operazioni di pulitura ci si pone lo scopo eliminare i depositi che sono sia causa di un’alterazione della percezione dell’immagine della facciata e che soprattutto comportano ad una perdita del materiale interessato dal degrado. I principi con cui si intende svolgere le operazioni di pulitura sono quelli di eseguire interventi che, durante la rimozione dei depositi, rimuovano il meno possibile della materia. A seguito delle pulizie il progetto prevede i consolidamenti: essi hanno lo scopo di portare alla riadesione dei materiali staccatesi dalla facciata (con comunque la priorità di far percepire l’esistenza dell’intervento di riadesione) e di fissare gli elementi in via di distacco, sempre senza alterarne le proprietà. Gli obbiettivi di questa fase non sono quelli di bloccare permanentemente la perdita di materia bensì di rallentarne il più possibile decorso del deterioramento senza dover alterare l’immagine complessiva dell’opera. In conclusione le operazioni di protezione vengono previste per evitare la riformazione delle forme di degrado che verranno precedentemente eliminate agendo direttamente sulle cause: un esempio è costituito dalle scossaline metalliche che vengono collocate in aree non visibili dall’osservatore ma che impediscono che la ridiscesa dell’umidità lungo la facciata e quindi il riformarsi di altre forme di degrado. Tutti gli interventi previsti si preoccupano di alterare lo stato dell’opera attuale con il principale scopo di limitare la perdita di materia dell’opera e l’ alterazione dell’immagine di essa, di essere percepibili dall’osservatore anche se solo attraverso una vista ravvicinata dell’opera e non attraverso una cognizione dell’immagine complessiva e di essere reversibili nel caso in cui in un futuro possa venir messa in dubbio la legittimità di essi.
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UNITA’ STRATIGRAFICHE
124
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SCHEDE STRATIGRAFICHE
6&+('$ &$03,21( ', 085$785$ &2562 ', 5(67$852 352) 0 3,$1$ $$ Rilievo stratigrafico
SURVSHWWR $ HVWHUQR
UnitĂ Stratigrafica Campione Composizione HOHPHQWL LQ ODWHUL]LR Funzione SDUDPHQWR HVWHUQR Quota P Data rilievo
Descrizione PXUDWXUD GL HOHPHQWL LQ ODWHUL]LR GL GLPHQVLRQL UHJRODUL GLVSRVWL LQ OLVWD H WHVWD FRQ DSSDUHQWH RUJDQL]]D]LRQH UHJRODUH GL FRORUH URVVR FRQ JLXQWR GL PDOWD RUL]]RQWDOH GL GLPHQVLRQL SUHVVRFKq UHJRODUL 085$785$ Tipo HOHPHQWL ODWHUL]L
Lavorazione SURGX]LRQH JLXGHFFD
Dimensioni [ [ FP
Modulo 11 corsi FP
Posa FRUVL RUL]]RQWDOL
Colore URVVR DUDQFLR
*,8172 Tipo OLVFLDWXUD D ILOR Spessore verticale FP
Spessore orizzontale FP
Legante D EDVH GL FHPHQWR H FDOFH LGUDXOLFD Aggregato VDEELD GL ILXPH FRQ IUDPPHQWL LUUHJRODUL GL HOHPHQWL ODSLGHL GL FRORUH ELDQFR
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6&+('$ &$03,21( ', %$6$0(172
&2562 ', 5(67$852 352) 0 3,$1$ $$ Rilievo stratigrafico
SURVSHWWR $ HVWHUQR
UnitĂ Stratigrafica Campione Composizione SLHWUD G LVWULD Funzione EDVDPHQWR HVWHUQR Quota P Data rilievo Descrizione EDVDPHQWR GL HOHPHQWL ODSLGHL GL GLPHQVLRQL YDULDELOL GLVSRVWL D FRUVL SDUDOOHOL RUL]]RQWDOL FRQ ODVWUH SVHXGRLVRGRPD GL FRORUH ELDQFR WLSLFR GL HOHPHQWL ODSLGHL SURYHQLHQWL GDOO ,VWULD 085$785$ Tipo HOHPHQWL ODSLGHL
Lavorazione D VHFFR
Dimensioni [ H [ FP
Modulo 4 corsi FP
Posa FRUVL RUL]]RQWDOL
Colore ELDQFR G ,VWULD
*,8172 Tipo D VHFFR Spessore verticale FP
Spessore orizzontale FP
Legante D EDVH GL FDOFH LGUDXOLFD Aggregato VDEELD GL ILXPH FRQ IUDPPHQWL LUUHJRODUL GL HOHPHQWL ODSLGHL GL FRORUH ELDQFR
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SCHEDE DEGRADO
FR
SCHEDA DEGRADO CORSO DI RESTAURO PROF. M. PIANA AA 2013/2014 Rilievo del degrado
Patologia: fronte di ridiscesa
Localizzazione: regioni delle vele in prossimità delle paraste. Data rilievo: 18/03/2014
Categoria: senza peggioramento delle condizioni.
Definizione normal: limite di migrazione dell'acqua che si manifesta con la formazione di efflorescenze e/o perdita di materiale. È generalmente accompagnato da variazioni della saturazione del colore nella zona sottostante. Descrizione: variazione della saturazione del materiale dovuta all' assorbimento di acqua. Tale forma di degrado può essere origine di formazione di patina biologica, di efflorescenze e di fessurazione del materiale qualora l'acqua dovesse ghiacciarsi.
Cause: l'acqua delle precipitazioni piovose che percola lungo le falde del tetto ha modo di raffermarsi ed arriva a contatto con gli elementi delle vele in laterizio più prossimi alle falde del tetto. Si nota altresì la mancaza di gocciolatoio nel materiale lapideo sovrastante. L'acqua che viene assorbita dal laterizio ha modo di inumidire anche gli elementi sottostanti attraverso la ridiscesa.
Elementi interessati: elementi in laterizio di entrambe le vele, in particolare quelli più prossimi alle paraste.
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Mn
SCHEDA DEGRADO CORSO DI RESTAURO PROF. M. PIANA AA 2013/2014 Rilievo del degrado
Patologia: mancanza
Localizzazione: elementi lapidei e negli eleme in laterizio sovrastanti il basamento. Data rilievo: 18/03/2014
Categoria: senza peggioramento delle condizioni.
Definizione normal: perdita di elementi tridimensionali.
Descrizione: Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea del materiale sottoforma di polvere o granuli. Più nello specifico assistiamo a mancanza di interi mattoni in laterizio, sia isolati che in porzioni estese. Mancanza di elementi tridimensionali di materiale lapideo in particolare situati nelle estremità di tali elementi e nelle parti ove essi hanno minor spessore.
Cause: Porosità del materiale. Idratazione, (l'assunzione di acqua da parte del materiale può portare ad aumenti di volume). Per quanto riguarda gli elementi in laterizio la mancanza è dovuta dallo stato avanzato di altre forme di degrado quali esfoliazione e polverizzazione. Negli elementi lapidei la mancanza avviene in seguito al distacco del materiale nelle prossimità di fessurazioni esistenti e dovute in particolare a stress termici e da agenti atmosferici (in rari casi le mancanze sono dovute a indesiderati interventi antropici). Elementi interessati: elementi lapidei di trabeazione, del timpano, del basamento e del portale. Elementi in laterizio, in particolare quelli sovrastanti il basamento.
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DEGRADO
DS
DS CN
** * **
Es
FR
*
DD
* *
Co
*** *
CN
** **
CN FR
* * * ** * ** * * * * * * ** *
DS
CN
** *
*
Ma
*
** * *
DD DS
**
CN
** * *
Ef ** * * * *
CB
** * * ** **
*
** ** * **
* * *
Mn CN
DD EG EG
DD
Fr
Fr
Ma Ma *
** *
DD CN DD
Po
Es
Mn
130
Mn
EG
Po GV DS
Ma
EG Mn DD DD Ma DS CB Es
Es
LEGENDA
Es
Esfoliazione Formazione di una o più porzioni laminari, di spessore molto ridotto e subparallele tra loro, dette sfoglie.
Crosta Nera
CN
Ma
Co
* CB
DS
Fr
Modificazione dello strato superficiale del materiale lapideo. Di spessore variabile,generalmente dura, la crosta è distinguibile dalle partisottostanti per le caratteristiche morfologiche e spesso per il colore. Può distaccarsi anche spontaneamente dal substratoche, in genere, si presenta disgregato e/o polverulento.
Ef
Po
GV
Macchia Variazione cromatica localizzata della superficie, correlata sia alla presenza di determinati componenti naturali del materiale (concentrazione di pirite nei marmi) sia alla presenza di materiali estranei (acqua, prodotti di ossidazione di materiali metallici, sostanze organiche, vernici per esempio).
Mn
Colatura
Efflorescenza Formazione superficiale di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso,generalmente di colore biancastro.
Polverizzazione Decoesione con caduta del materiale sotto forma di polvere o minutissimi frammenti. Talvolta viene utilizzato il termine polverizzazione.
Graffito Vandalico Apposizione indesiderata sulla superficie di vernici colorate.
Mancanza Perdita di elementi tridimensionali (braccio di una statua, ansa di un'anfora, brano di una decorazione a rilievo, ecc.).
Traccia ad andamento verticale. Frequentemente se ne riscontrano numerose ad andamento parallelo.
DD
Colonizzazione Biologica
Degrado Differenziale Perdita di materiale dalla superficie che evidenzia l'eterogeneità della tessitura e della struttura.
Presenza riscontrabile macroscopicamente di micro e/o macro organismi (alghe, funghi, licheni, muschi, piante superiori).
FR
Deposito Superficiale Accumulo di materiali estranei di varia natura, quali polvere, terriccio, guano, ecc. Ha spessore variabile, generalmente scarsa coerenza e scarsa aderenza al materiale sottostante.
EG
Fratturazione Soluzione di continuità nel materiale che implica lo spostamento reciproco delle parti.
0
2
scala metrica
131
4
6
8
10 mt
Fronte di Ridiscesa Limite di migrazione dell'acqua che si manifesta con la formazione di efflorescenze e/o perdita di materiale. È generalmente accompagnato da variazioni della saturazione del colore nella zona sottostante.
Erosione del Giunto Asportazione di materiale dalla superficie che nella maggior parte dei casi si presenta compatta.
INTERVENTI ** * ** *
*
*** * ** **
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132
*** * ** **
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2
1
3
4
6
5
FACCIATA S.MARIA MAGGIORE VENEZIA OPERAZIONI DI INTERVENTO Cn2
1. preconsolidamenti
Cn5
Pcn 3 Pcn 6
Pu7
Prmli
Prmli
1.1
2
As2 indagini preliminari prima della rimozione As9 rimozione e smontaggio di elementi lapidei distrutti ed elem. metallici 3. aggiunte
Pu12.2 Pr12
Ag 4 risarcimento stuccatura giunti di malta (giunto sottoquadro inclinato) Ag11 rincocciatura di murature e ripristino mat. lapidei (ricostr. mancanze) Ag13 malta da restauro per stuccature o ripristini da fratture (giunto a filo)
Pu5 Pu7
4. operazioni di pulitura
Pu7.1
Cn3
Pcn3 Ag13 Pu4.1
Ag4 Pu7 Ag4
Ag13
Pcn3 Pcn3
As2
As9
***
Pu5
Pu4.1 pulizia mediante acqua deionizzata atomizzata (laterizio facciata) Pu5 pulizia mediante spazzole di saggina, bisturi, (pulizia incoerenze) Pu7 puliture mediante impacchi assorb. a base di argilla (croste nere) Pu7.1 puliture mediante impacchi assorb. a base di acqua (estrazione di sali) Pu7.2 puliture mediante impacchi assorb. a base di sostanze chim. (ruggine) Pu8.0 puliture mediante apparecchi aeroabrasivi (graffiti) Pu12.2 rimozione di macroflora con diserbo e asport. (eliminazione piante) Pu mli2 pulitura meccanica manuale (materiali lignei)
Pu7. 2 Pu8
Pcn3
microiniezioni di miscele di calce idraulica nat. NHL2 e cariche pozzol.
2. operazioni di asportazione e smontaggio
Pr12
Pumli 2
velinatura con garza di cotone o carta giapponese (prefix sfoglie)
Cn3
Ag11 Cn4 Ag11 Cn3
Pcn6 Pcn6
5. operazioni di consolidamento Cn2 fissaggio per riadesione con perni (lapidei calcarei) Cn3 consolidamento strato corticale con resine acril-silicon. (lapidei calcarei) Cn4 consolidamento mediante silicato etile per impregnazione (laterizi) Cn5 sigillatura materiali lapidei con resine sintetiche (piccoli riempimenti)
Cn3
Pu5 Cn2
Cn5
6. operazioni di protezione Pr mli 1.1 preparazione del supporto ligneo (materiali lignei) Pr mli 2 trattamento con prodotti vernicianti semitrasp. (materiali lignei) Pr12 protezione di cornici ed elementi decorativi aggettanti (scossaline)
ESPLORARE 03_URBANISTICA WATER DESIGN PROF. SSA PAOLA VIGANO’ PESCE CARLO DE NOBILI MARCO FINOTTO RICCARDO
L'area di progetto si sviluppa adiacente al fiume Piave ed è principalmente situata ad una quota inferiore del livello medio del mare. Le opere di bonifica son costituite da un sistema di canalizzazioni che raccolgono l'acqua delle aree depresse e da idrovore che permettono di scaricare l'acqua raccolta nei fiumi vicini. Il sistema di bonifica viene attuato ad inizio '900 ed ha come principale scopo quello di aumentare l'occupazione e di convertire un territorio paludoso in agricolo. Dal dopoguerra il territorio è stato caratterizzato da un forte incremento demografico e di densità abitativa: tale elemento contribuisce ad aumentare il rischio nel caso di esondazione del fiume Piave. Le idrovore costituiscono le infrastrutture principali dell'area di progetto: esse consentono di portare l'acqua raccolta dai canali di bonifica ad una quota sufficiente da poter essere evacuata nei fiumi Sile e Brian. Per poter mantenere asciutto il territorio di bonifica è dunque necessaria un'altra spesa energetica. La maggior parte di tali opere sono state realizzate ad inizio secolo. Si riscontra come i consumi siano maggiori in quote più depresse e direttamente proporzionali alle precipitazioni annue.
1916
Elementi di regolazione - territorio di bonifica
2010
Regolazione
135
Suolo - sezioni e immagini degli argini
136
Incertezza e paura
Allagamenti
Il Piave rappresenta un grande pericolo per San Donà, e ciò si percepisce nei momenti in cui il fiume è in piena. C’è da dire che la manutenzione degli argini negli ultimi vent’anni è diventata quasi inesistente: si vede come spesso il corso del fiume sia ostruito da arbusti e dai detriti che esso trasporta da monte, inoltre, secondo me, la quota del letto dovrebbe essere abbassata con l’intervento delle draghe; è un’operazione che un tempo veniva svolta e che consente di aumentare la portata d’acqua. Molti pensano che gli argini siano sicuri, in realtà vedo che in numerosi punti l’acqua riesce ad infiltrarsi, figuriamoci se, in caso di un evento eccezionale, essi ci possano salvare da un’inondazione.
Rischio Il nostro è un territorio fortemente vocato all’agricoltura e le opere di bonifica hanno permesso di rilanciare l’economia in un momento di forte crisi, e tutto ciò grazie alla grandiosa opera di installazione delle idrovore: grazie ad esse il nostro territorio sarebbe ancora paludoso. Per anni l’agricoltura è stata il motore della nostra economia e l’opera stessa di bonifica ha consentito l’impiego di numerosa manovalanza ai tempi disoccupata. Ciò che mi preme ricordarvi è che l’acqua punisce gli imprudenti: non possiamo pensare ad uno sviluppo del territorio (come è stato fatto a fine secolo) senza considerare le sue particolarità. La natura va assecondata e non affrontata, se con l’alluvione del ‘66 i danni sono stati limitati in quanto il centro storico era rialzato rispetto alle montagne, oggi l’area urbanizzata ha delle dimensioni di molto maggiori ed il capitale a rischio sarebbe tantissimo.
137
Diagramma di scolo delle acque
Mitigazione a breve termine
Tipologie di intervento Riconversione del patrimonio edilizio copertura a tetto verde
Recupero acque piovane
Progetto a breve termine: diminuzione del rischio di allagamenti
Grafico riduzione Run off
138
Progettazione fluviale
Progettazione agricola
L’area di progetto è caratterizzata da un complesso sistema di argini che proteggono le aree abitate dall’esondazione sia del fiume Piave che dei canali di bonifica. Con il processo di saturazione edilizia del territorio di fine ‘900, si osserva che molte aggregazioni abitative sono state realizzate in aree non protette da argini: in particolare nelle ex aree agricole convertite in residenziali. Gli argini coincidono nella maggioranza dei casi con il sistema stradale; il quale si sviluppa a sua volta a seguito del sistema di canali. Conseguenza di ciò è che gli argini vanno a formare nel territorio delle “vasche” a quota minore completamente perimetrale da essi. Si individuano 5 situazioni tipo che caratterizzano e si ripetono nell’area di progetto.
Il drenaggio delle aree agricole rappresenta un’opera di miglioramento fondiario in quanto consente di coltivare appezzamenti di terreno di superfici maggiori senza l’ostacolo dei canali di scolo. L’agricoltore può dunque usare attrezzature di dimensioni maggiori parla coltivazione. Dal punto di vista idraulico la conversione degli appezzamenti da tradizionali a drenati comporta degli svantaggi: l’eliminazione delle scoline diminuisce il bacino di invaso dell’acqua. Qualora il terreno non fosse predisposto ad assorbire l’acqua delle precipitazione essa convoglierebbe immediatamente nei canali di bonifica, con il rischio di mandare la rete idraulica in sovraccarico.
139
Canali secondari di scolo
Depressioni coltivate
Mitigazione per confronto - progetto
L’esondazione del Piave è un evento raro nella storia dell’area di progetto; si prevede che i cambiamenti climatici porteranno però a precipitazioni sempre più concentrate e che quindi il rischio di esondazione aumenti. Dal momento che non esistono “isole arginate’ completamente prive di edificazioni, vengono scelte le aree meno edificate ed in cui non è in programma un ulteriore sviluppo. L’intervento consiste nella ricucitura di una rete osmotica di scoline e canali. L’aumento della superficie destinata a fosso comporta una maggiore capacità del territorio di contenere l’acqua delle precipitazioni prima di immetterla nella rete principale, evitandone dunque un sovraccarico. Tale intervento comporta un aumento inoltre della biodiversità.
Lo scopo è mitigare. Far interagire lo spazio a verde pubblico come utiizzo di stoccaggio nei momenti di surplus di pioggia. Creare una mappa di circolazione dell’acqua anche per impedire il ristagno. In futuro far interagire l’industria con l’agricoltura, permettendo alla prima “impermeabile” la possibilità di raccolta per la distribuzione nei periodi estivi all’agricoltura.
140
Scenario - spegnimento delle idrovore
Strati del territorio - spostamenti funzionali Cosa succederebbe se... La scelta delle zone oggetto di densificazione viene eseguita in funzione dell’energia grigia esistente, intesa come sottoservizi, reti gas, acquedotti, rete elettrica, fognature.
Fra 25 anni: i campi diventano bacini allagabili solo in condizioni estreme.
Le zone predisposte verranno densificate sia con il normale aumento demografico che attraverso lo spostamento dalle aree abbbandonate
Fra 40 anni: Riduzione del funzionamento delle idrovore: suoli agricoli allagati per tutto l’anno e introduzione di colture a riso.
Fra 50 anni: Spegnimento totale delle idrovore e riporto di terreno a protezione del patrimonio edilizio : conversione dei suoli agricoli in aree destinate all’itticolura.
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Strati del territorio - decomposizione e composizione di progetto SOPRAELEVAZIONI A TETTI VERDI
TRASF. IN ITTICOLTURA
Schema dei tipi insediativi Il tessuto e le aree verdi - approfondimento
Il tessuto e le aree verdi - valorizzazione delle coste e spazi resilienti
CORRIDOI BIOLOGICI
ESPANSIONE DELLA LAGUNA
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Infrastrutture e connessioni
Decostruzione degli strati
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Università IUAV di Venezia - Facoltà di Architettura a.a. 2013-14 CARLO PESCE e.mail: carlo@renovastudio.it www.renovastudio.it
“...alla fine un disegno, un modello, una simulazione non ci parla solo del suo riferimento oggettivo ma anche di sè e di noi, della forma piĂš generale delle cose e del nostro modo di intenderle, della nostra coscienza e dell'orizzonte di senso che su di essa fa centro.â€? E.Garbin, M.Borgherini, Modelli dell’essere
...grazie.