Raw

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mensile di fotografia diretto e redetta da Carmelo Guarino - Marzo 2015 nr.1 -

mensile di fotografia

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Intervista a Steve McCurry Il “fotografo di Sharbat Gula”

Moda Urbana Un’analisi della fotografia di Bruno Senna

Fibonacci nella fotografia La Regola dei terzi e la composizione fotografica

L’Obiettivo del Mese: Tamron 90 Recensione e caratteristiche

Milky Way Quando si incontrano astrologia e fotografia: le tecniche ideali per fotografare le stelle


mensile di fotografia

Direttore responsabile Carmelo Guarino - carmelo.guarino88@gmail.com Caporedattore Carmelo Guarino - carmelo.guarino88@gmail.com Art Director Carmelo Guarino - carmelo.guarino88@gmail.com Graphic Designer Carmelo Guarino - carmelo.guarino88@gmail.com Redattori Carmelo Guarino, Luigi Calabrese, Rosa Pugliese, Michele Cirillo


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aw, come suggerisce il titolo di questa rivista, è un mensile di fotografia digitale, che si impegna a trattare i temi della fotografia moderna attraverso articoli specifici sulle tecniche e fotografi moderni. Questo mensile non vuole fare pubblicità ai vari produttori di macchine fotografiche, ma ha lo scopo di fare informazione e di istruire chi si avvicina alla fotografia, attraverso news e informazioni tecniche, quasi fosse un manuale. Questo perché la rivista nasce a scopo didattico, non di lucro. Le fotografie e gli articoli sono presi da redazioni esterne ed editati dal curatore della rivista sempre nel rispetto dei diritti e della privacy. In questo primo numero ci siamo dedicati alla fotografia astronomica, affascinante e molto complessa, mettendo a nudo i trucchi del mestiere e, attraverso le fotografie selezionate, mostrando al lettore alcuni dei migliori risultati ottenuti nell’astrofotografia. Introduciamo le rubriche dell’obiettivo del mese e Urban, dove parleremo, rispettivamente, delle ottiche più interessanti in commercio e delle fotografie dei fotografi emergenti e professionisti, attraverso l’analisi di progetti interi o singoli scatti. Per l’intervista del mese abbiamo estratto un’interessante discussione con Steve McCurry, uno dei più grandi fotografi viventi autore di una delle foto ritrattiste più famose del mondo. Attraverso questa rivista vogliamo far immergere il lettore all’interno del mondo della fotografia digitale, farlo appassionare e coinvolgerlo, nel caso del neofita, aggiornarlo e informarlo, nel caso del professionista. Una rivista fotografica per ogni appassionato di fotografia. Editoriale - di Carmelo Guarino


Articolo di punta

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Milky Way

Le tecniche per applicare l’astrofotografia.


Indice

Intervista 6

Steve McCurry

Il fotografo di Sharbat Gula

Urban 10

Moda Urbana

Fotografia di Bruno Senna

Articoli di linea 12

Fish Eye

I grandangolari estremi

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Fibonacci nella fotografia La regola dei terzi

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Fotocamere Mirrorless Sono un’alternativa alle reflex?

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Post produzione e fotoritocco Quando e come usare la post produzione

Obiettivo del mese 26

Tamron SP AF 90mm f/2.8 Macro Recensione e caratteristiche

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Film&Libri

Raccolta di film e libri sulla fotografia


Steve McCurry Intervista esclusiva al fotografo di Sharbat Gula

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Intervista a Steve McCurry

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hi può dimenticare i profondi occhi verdi della ragazza afgana immortalati per due volte a distanza di dieci anni da Steve McCurry? Sebbene più di cinque secoli separino quel volto dalla Gioconda di Leonardo, qualcuno ha paragonato l’intensità dei due sguardi. Non ama le definizioni e si dichiara semplicemente “fotoreporter”, sposa la filosofia del digitale, la fotografia sperimentale e l’uso di software per il fotoritocco. C’e solo una cosa a cui non rinuncia mai: i colori, ciò che egli stesso definisce “anima del mondo”. La gente ti conosce come “il fotografo di Sharbat Gula”, la ragazza dagli occhi verdi che hai fotografato a Peshawar, in Pakistan. Ti senti un po’ prigioniero di questa icona? No, per niente. Anzi, forse proprio il contrario. Voglio dire che percepisco tutto questo quasi come fosse una sorta di regalo. È un onore essere legato a una foto che piace così tanto, io personalmente la trovo bellissima e sono molto felice di averla scattata. È vero, la foto è decisamente bellissima e di forte impatto. Perché poi ha deciso di tornare a Peshawar? Torno spesso negli stessi posti, non è qualcosa che ho fatto in maniera esclusiva. E quando mi sono trovato di nuovo a Peshawar non ho proprio potuto fare a meno di cercare la ragazza dagli occhi verdi che aveva tanto fatto parlare di sé. Forse perché la foto che la ritrae è stata così improvvisa per lei che le regala quello sguardo spaventato, ma bello, fiero nella sua povertà e timidezza. Steve, tu sei nato con la vocazione di fare il fotografo?

No, ho cominciato a studiare fotografia soltanto all’università, dopo aver lavorato addirittura come cuoco nelle cucine d’Europa per mantenermi. I viaggi mi hanno fatto cambiare idea sulla mia voglia iniziale di fare il regista. Così ho cominciato ad appassionarmi e a lavorare nel campo della fotografia soltanto al College, collaboravo con il quotidiano studentesco. Possiamo dire che Steve McCurry è un fotogiornalista con una speciale vocazione per il ritratto?

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Intervista a Steve McCurry

“Ho cominciato a studiare fotografia all’università, dopo aver lavorato addirittura come cuoco.” “È molto difficile fotografare le donne, in questi luoghi, spesso vivono in condizioni di sottomissione.”

Io penso che mi si possa chiamare semplicemente “fotografo”, magari “fotografo-documentarista”. Certo mi piace molto fare dei ritratti alle persone, questo è vero. Ma la fotografia non è solo il ritratto e a me piace qualsiasi inquadratura. Sei stato in molte zone del mondo, posti segnati da conflitti e guerre. Ma qualche volta sembra quasi che tu sia più interessato alle persone e alla loro umanità piuttosto che agli eventi storici. È vero? Si, è vero. Penso che sia proprio così. Spesso cerco di capire la gente, come vive, come sopravvive nelle situazioni di incertezza create dalla guerra, nel disastrastro disarmante. Mi piace pensare di poter in qualche modo aiutare queste persone a rendere visibile al mondo la situazione di precarietà e di dolore in cui si trovano. Quanto è difficile fotografare in luoghi come l’Afganistan, l’Iran o l’Iraq? Penso che sia invece molto facile, spesso basta semplicemente chiedere, soprattutto per fotografare gli uomini o i bambini. Ma, come si può intuire, è meno semplice fotografare le donne. Le donne in questi luoghi vivono spesso in condizioni di sottomissione. Pensi che il fotogiornalismo possa giustificare anche mettere a rischio la propria vita? Se devo esser sincero non lo penso, direi che la risposta è no. Generalmente, quando noi pensiamo alla storia del fotogiornalismo immaginiamo le fotografie in bianco e nero, e ancora suscitano un certo fascino. Tu usi sempre i colori. Perché sono così importanti per te? È molto semplice, perché la vita non è in bianco e nero. La realtà è colorata e a me piace rappresentarla così come la

vedo. Non so voi, ma io la vedo a colori (ride), le cose hanno un’anima colorata. Qualcuno dice: “una foto può dire più di mille parole. Prova a dire questo senza!” Forse questa frase provocatoria è proprio l’anima del fotogiornalismo. Tu pensi che una singola foto senza parole possa esser considerata fotogiornalismo? Assolutamente si. Le tue foto sono “puro reportage”? Voglio dire, generalmente le scatti istintivamente o le pianifichi? Istintivamente. Non puoi reagire alla persona o a quello che hai di fronte a te. Spesso non ti aspetta, quindi devi scattare istintivamente, ma con metodo, a proposito di quello che dicevamo prima. La vita è di fronte alla tua macchina fotografica e non la puoi pianificare. Qualche volta è possibile con i ritratti, ma quelli fatti d’istinto sono sempre più naturali e, oserei dire, reali. C’è qualcos’altro che vorresti dalla fotografia in futuro? Io penso che la fotografia sia sempre qualcosa d’altro al di là di quello che tu hai bisogno. Quello che voglio è solo avere altre esperienze di vita, continuare a viaggiare che è la cosa che mi piace di più in assoluto e di cui non mi sono ancora stancato. Incontrare altra gente, altri volti, altre donne come Sharbat Gula per raccontare al mondo la loro storia in maniera semplice, ma immediata come solo la fotografia riesce ancora a fare.

Intervista di Rosa Pugliese

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Moda Urbana

Un’analisi nella fotografia di Bruno Senna estratta dal suo progetto fotografico che unisce street e moda

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otografia di Bruno Senna tratta dal suo progetto di street photography intitolato “Moda Urbana”, scattato nel Novembre 2010. Bruno è un fotografo professionista brasiliano, opera nel campo della fotografia dal 2003 e i suoi progetti possono essere visitati sul suo sito web www.photosennas.com. Lo scatto che abbiamo scelto dalla raccolta è davvero suggestivo, 10

una modella fotografata su un’altura, o grattacielo, con la metropoli sullo sfondo. La composizione è il punto di forza della foto, richiamando senza sbavature il tema principale del progetto, che da a punto il titolo alla fotografia che vi mostriamo. Del suo progetto lo stesso Bruno ha raccontato sul suo blog: “Ho avuto la possibilità di collaborare con gli studenti


Urban

dell’Accademia di moda di Nat Araújo. Per chi non lo sapesse, abbiamo fatto servizio fotografico a Chagall che ci ha dato un grande aiuto nelle riprese. Le foto sono state ottenute da un misto di luce naturale e retroilluminazione di una lampada. Amo questa combinazione, è semplice e da un ottimo effetto alla foto. Il sole invernale non riscalda e dura 10 minuti. Abbiamo fatto diverse foto a orari diversi,

fino all’ultima luce disponibile... Alla fine ciò che conta è il risultato!”. Ed è un ottimo risultato.

Articolo di Carmelo Guarino

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Il Fish Eye I grandangolari estremi che permettono di ottenere panorami a 180째.

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Articolo di Linea

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li Obiettivi Fisheye, sono una estremizzazione degli obiettivi grandangolari stessi. La loro lunghezza focale è in assoluto la più corta e varia tra i 6 ed i 16mm. Di conseguenza l’angolo di visuale “parte” dai 180° per arrivare a coprire angolature addirittura maggiori quando si usano gli obiettivi a focale cortissima (i 6°). In questi casi però l’obiettivo tende ad essere particolarmente ingombrante, sia per quanto riguarda la dimensione globale che la protuberanza anteriore della lente (necessarie entrambe per superare il limite del 180°). Il fisheye ovviamente estremizza quelli che sono i difetti dei grandangolari in particolare la distorsione a barilotto: questa non è solo accennata ma è la ragione di vita degli obiettivi fisheye. In tutte le foto fatte con questi obiettivi non troverete infatti mai una riga diritta ameno che questa non passi esattamente per il centro. Oltre che le linee interne alla foto, ad essere fortemente curvate sono anche i contorni della fotografia: ecco perché molte foto fisheye sono tonde invece che rettangolari. Attenzione ai filtri: poiché il primo elemento ottico di un obiettivo fisheye è sferico e sporge pesantemente dal corpo obiettivo,è impossibile usare i normali filtri filettati. Molti fisheye, per ovviare a questo problema, includono all’interno dei filtri colorati o neutral density o una fessura all’interno della quale infilare dei filtri (di solito di plastica o “vetrini”). Articolo di Carmelo Guarino

Nikkor 16 mm Fish Eye

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Fibonacci nella fotografia: la regola dei terzi Il canone aureo nella composizione fotografica, quanto è fondamentale?

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Articolo di Linea

L

a sezione aurea, o rapporto aureo, ha colpito da molto tempo la fantasia di artisti e cultori di storia dell’arte in quanto sembra essere alla base della composizione in molti dipinti, sculture e opere di architettura. Tale ricorrenza dimostrerebbe, secondo molti, una particolare valenza estetica della sezione aurea: le opere realizzate tenendo conto della sezione aurea apparirebbero più belle e armoniose in quanto il cervello umano sarebbe naturalmente predisposto a trovare gradevole questa particolare proporzione. Ma in che modo la sezione aurea torna utile al fotografo? Essa può avere una certa importanza nella composizione, cioè nella scelta della disposizione degli elementi principali all’interno della fotografia. In realtà, diciamolo subito, fino a poco tempo fa il normale fotografo non ha potuto fare riferimento alla sezione aurea ma si è dovuto accontentare di una sua semplificazione che è costituita dalla regola dei terzi. Essa consiste nel dividere idealmente il fotogramma in nove rettangoli, utilizzando delle linee che dividono i lati del rettangolo in tre segmenti uguali, e nel disporre i punti forti dell’immagine nelle intersezioni di questi. Nella foto ritrattistica accanto, mettiamo a confronto una griglia ricavata dalla sezione aurea con la sua semplificazione denominata “regola dei terzi”. La difficoltà di applicare in fase di scatto la sezione aurea alla fotografia era dovuta al fatto che, fino a poco tempo fa, la maggior parte delle fotocamere non erano dotate di mirini traguardati che fungessero da guida. Ci si limitava, pertanto, a disporre i punti forti dell’immagine sul terzo del fotogramma, calcolato approssimativamente, ad occhio, dal fotografo che inquadrava. In realtà per alcune reflex e per quasi tutte le fotocamere professionali a banco ottico e medio formato, erano disponibili, come optional, dei vetrini speciali che suddividevano il fotogramma in base alla regola dei terzi o, più raramente, in base alla sezione aurea.

Articolo di Luigi Calabrese

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Milky Way Zero inquinamento luminoso, ISO alti, lunghe esposizioni e ottiche ideali. Le tecniche per applicare l’astrofotografia.

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Articolo di punta

L’

astrofotografia è una tecnica fotografica poco conosciuta ma comunque spettacolare, che consiste nel fotografare i corpi celesti. Nell’ultimo decennio, l’avvento del digitale, ha avvicinato un numero sempre più crescente di appassionati a questa splendida disciplina che fino ad un certo periodo è stata appannaggio di pochi fortunati. La fotografia notturna è molto affascinante ed è praticata soprattutto in Estate, stagione in cui il cielo è più sgombro da nuvole, ma per realizzare questo genere di fotografia bisogna tenere conto di determinati fattori, oltre ad un meteo favorevole. Spesso, quella che viene definita Milky Way in fotografia, ovvero la rappresentazione della Via Lattea, è ottenuta in zone dove è quasi del tutto assente l’inquinamento luminoso, zone isolate a svariati km dalle città o paesi più vicini. Una fotografia della sola Via Lattea circondata da oscurità e stelle isolate è poco interessante, quindi spesso la maggior parte dei fotografi aggiunge dei primi piani,

come un edificio, una persona, una tenda, un albero, una roccia, quindi i grandangolari diventano fondamentali per questo tipo di fotografia. Per praticare una buona fotografia astronomica esistono quattro tecniche differenti. Macchina fotografica fissa: è sicuramente il metodo più facile e più semplice per fotografare gli oggetti celesti. Non occorre una specifica attrezzatura o doti tecniche particolari. Sono sufficienti una macchina fotografica ed un cavalletto. Una volta fissata la fotocamera al cavalletto, si punta la volta celeste e si espone per alcuni secondi. L’obiettivo deve essere regolato su “infinito” ed il diaframma deve essere impostato alla massima apertura (f/seguito dal numero più piccolo). Questo sistema, permette di fissare sulla pellicola o sul digitale, le stelle più luminose. In pratica, sotto un cielo scuro, si riesce a cogliere tutte le stelle visibili ad occhio nudo. Gli oggetti celesti più luminosi (es. Grande Galassia di 17


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Articolo di punta

Esistono 4 tecniche differenti, oggi: a fotocamera fissa, fotografia in parallelo, a fuoco diretto e sistema a proiezione. Andromeda o Nebulosa di Orione), appariranno solo come delle sfocate macchie biancastre, comunque ben identificabili. Una foto facile da realizzare con questo tipo di tecnica, è l’immagine delle tracce stellari: le scie luminose delle stelle, generate dalla rotazione terrestre. Con l’obiettivo si punta la Stella Polare e si scatta la fotografia utilizzando tempi di posa molto lunghi (più saranno lunghi, più estesa sarà la traccia). Fotografia in parallelo: per fotografare oggetti dalla debole luminosità, come nebulose e galassie, è necessario utilizzare tempi di posa molto lunghi (esempio: 30-45 minuti). Per evitare le tracce stellari, è necessario utilizzare un sistema che permette di muovere la macchina fotografica alla stessa velocità con cui si muove la volta celeste. Il metodo più semplice e funzionale è quello di “fissare” la fotocamera al telescopio e puntarla nella stessa direzione dello strumento. In questo, modo si sfrutta il motore del telescopio per inseguire l’oggetto celeste inquadrato. Questo sistema, da buoni risultati con obiettivi aventi una lunghezza focale massima di 400 mm. E’fondamentale, con questa tecnica fotografica, mettere l’attrezzatura (fotocamera e telescopio) perfettamente allineata sul Polo Nord celeste (a circa 47 primi d’arco dalla Stella Polare). La messa in postazione dello strumento deve essere la più precisa possibile in quanto, coi lunghi tempi di esposizione, gli eventuali errori diverranno sempre più visibili e fastidiosi. Purtroppo per questo tipo di tecnica le macchine digitali compatte non sono le più adatte, in quanto non dispongono della posa B. Fotografia a fuoco diretto: Metodo mediante il quale, il

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telescopio diventa l’obiettivo della macchina fotografica. Rimosso l’oculare, la macchina fotografica si inserisce nel telescopio mediante un anello adattatore (raccordo che da un lato è liscio ed entra nel tubo del focheggiatore del telescopio e dall’altro ha un filetto 42x1 o un innesto a baionetta) che effettua un vero e proprio collegamento meccanico. Il rapporto focale (f/) sarà quello del telescopio, così come la definizione delle immagini, sarà quella massima ottenibile da quello strumento. Il sistema a “fuoco diretto” è il metodo migliore per fotografare galassie, nebulose e ammassi stellari, tutti oggetti molto distanti e dalla debole luminosità 20

Se poi, volessimo allungare ancor di più la focale del telescopio, bisognerà inserire una “lente di Barlow”. Si tratta di uno strumento che aumenta la focale da 2 a 5 volte, secondo il modello utilizzato. L’uso della lente di Barlow è consigliata solo per oggetti brillanti, quali: Sole, Luna e pianeti. Questo metodo di fotografia astronomica è sicuramente il più difficile da realizzare perché richiede una montatura stabile, immagini perfettamente a fuoco e l’uso di un telescopio guida. A sistema di proiezione: Il metodo consiste nell’inserire un oculare tra il porta oculari e la fotocamera in modo da ottenere un’immagine ingrandita dell’oggetto da foto-


Articolo di punta

grafare. Così facendo viene anche aumentata la lunghezza focale effettiva del telescopio. Questa tecnica è molto usata nella fotografia della Luna e pianeti e permette di ottenere degli ingrandimenti a piacere variando la distanza della macchina fotografica dall’oculare. Va ricordato che il sistema non è fra i più facili e necessita di una buona preparazione della fotografia di base oltre ad una valida conoscenza della strumentazione utilizzata. L’astrofotografia, come si può evincere dalle tecniche descritte è un tipo di fotografia molto tecnica e complessa, ma anche molto ampia. Si consiglia di praticarla spesso durante l’estate, special-

mente Luglio, mese ideale per la notte di San Lorenzo, utilizzando un programma per la rilevazioni degli astri celesti. Articolo di Carmelo Guarino

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Fotocamere mirrorless Cosa sono le fotocamere mirrorless? Come funzionano? Sono un alternativa alle reflex?

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Articolo di Linea

I

n questi ultimi anni le mirrorless hanno conquistato una fetta consistente all’interno del mercato della fotografia digitale, tanto che anche un importante produttore come Nikon ha pensato bene di sviluppare la sua Nikon1, la prima mirrorless della casa giapponese. In poche parole, una fotocamera mirrorless è una via di mezzo tra una fotocamera compatta e una reflex digitale, ad essere precisi una mirrorless è una reflex a cui manca uno dei suoi meccanismi principali: lo specchio. Lo specchio all’interno di una reflex è essenziale per una serie di motivi, tra cui i più importanti riguardano l’elevata velocità di messa a fuoco, il maggior livello di controllo manuale, il riuscire a vedere esattamente quello che si trova davanti alla lente, il ridardo di scatto praticamente nullo etc. Ma allora perchè i costruttori hanno pensato di togliere lo specchio e creare le mirrorless? Semplicemente perchè da quando la fotografia è diventata alla portata di tutti, i produttori hanno capito che non tutte le persone sono disposte a portarsi dientro 1kg di attrezzatura per fare una foto decente. Un sistema a specchi aumenta le dimensioni e il peso della fotocamera e non permette di far entrare una reflex in tasca. Anche se gli specchi sono stati eliminati, tutte le qualità di una reflex sono rimaste: le prestazioni professionali, la messa a fuoco automatica veloce, i comandi manuali e la possibilità di cambiare le lenti. Non meravigliatevi se il prezzo si avvicina a quello delle reflex, dopo tutto avrete delle immagini di tutto rispetto con un corpo macchina grande come un pacchetto di sigarette! Articolo di Michele Cirillo

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Post produzione e fotoritocco: sĂŹ o no? Quando e come usare la post produzione (o il fotoritocco) nella fotografia digitale

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Articolo di Linea

L

a post-produzione sulle fotografie, nella fotografia digitale come nella fotografia a pellicola, è indispensabile. Nella pellicola il negativo non è che uno spartito che va interpretato in fase di esecuzione, cioè in fase di stampa. Nel digitale, il file RAW è l’equivalente del negativo. Quando ricaviamo l’immagine da quel file grezzo, dobbiamo ottimizzarla in base al nostro gusto o alle commissioni del cliente, o alle necessità tipografiche o a mille altri fattori. Per questa ragione molti preferiscono distinguere tra post-produzione, che indicherebbe un intervento sull’immagine di tipo “soft”, che riguarda solo i parametri di base quali regolazione della luminosità, del contrasto, della saturazione, e fotoritocco, che invece indicherebbe un intervento più “hard”, che comporta delle modifiche sostanziali alla fotografia, come ad esempio clonare via qualcosa dalla immagine originale. Nei concorsi spesso sono vietati certi approcci di fotoritocco nella fotografoia presentata, come l’utilizzo del timbro-clone, che può essere usato per eliminare oggetti indesiderati dalla composizione, l’HDR ((cioè l’unione di più foto con esposizioni diverse) o altre tecniche che prevedono la fusione di più scatti se non nelle sezioni apposite. Nella fotografia di moda, o nella fotografia di cerimonia, e in un certo approccio nella fotografia di paesaggio (volto più all’aspetto estetico, al creare paesaggi fiabeschi, che al mero fine documentativo), sono in genere ammessi interventi molto più “invasivi” con i programmi di fotoritocco perché richiedono una post produzione più accentuata. Ad esempio nel ritratto fotografico, è normale attenuare le imperfezioni della pelle o le occhiaie della modella con Photoshop, anche se le donne plastificate che si vedono oramai sulle riviste di moda ci sembrano dei veri i propri esempi di cattivo gusto. In conclusione, se praticate generi fotografici documentativi, cercate di limitare gli interventi alla post-produzione: la regolazione dei toni, di luminosità e contrasto è spesso necessaria. Per altri generi fotografici siete più liberi di apportare modifiche, ma cercate di mantenervi nei limiti del buon gusto. Articolo di Luigi Calabrese

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Obiettivo del Mese

Tamron SP AF 90mm f/2.8 Di 1:1 Macro Leggerezza, semplicità di utilizzo, messa a fuoco precisa in manuale, nitidezza eccellente, macro. La recensione dell’obiettivo di casa Tamron.

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Obiettivo del mese

Caratteristiche Focale

90mm

Angolo visivo Diaframma Max. Min. Distanza MAF Rapporto di riproduzione

27° f/2.8 0.29metri 1.00x

AF interno Moltiplicatori

N.C.

Stabilizzatore

No

Diametro filtri

55mm

Peso Dimensione

I

l Tamron SP 90mm f/2.8 Di Macro è un obiettivo macro per formato FF e APS-C, prodotto dal 2008. La messa a fuoco avviene tramite Motore AF obiettivo (non a ultrasuoni), non è presente stabilizzazione d’immagine. Il prezzo attuale è 326euro (versione Canon) o 346euro (versione Nikon). È una delle pietre miliari della macrofotografia, a cavallo tra le focali corte (50-60mm) e le focali lunghe. Buono in tutti gli aspetti, permette di iniziare seriamente nel mondo della macro, senza problemi o preoccupazioni particolari. La costruzione è molto buona, unica pecca è il barilotto che quasi raddoppia la lunghezza alla minima distanza di messa a fuoco (la distanza di lavoro si riduce considerevolmente). La lente frontale è molto incassata e ben protetta, tanto che l’uso del paraluce spesso non risulta necessario. La messa a fuoco è attuata da un classico micromotore, piuttosto lento e soprattutto rumoroso, ma chi pratica macrofotografia sa bene di non dover far uso dell’autofocus.

No

405g 72 x 97mm

In conclusione, il Tamron SP AF 90mm f/2.8 Di, è un ottica davvero ottima, adatta sia per i fotoamatori che per i professionisti che si applicano nella macrofotografia. La qualità/prezzo che presenta l’obiettivo resta tra le migliori del mercato. Nelle pagine successive si possono notare alcuni scatti ripresi dall’ottica. Recensione di Carmelo Guarino

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Nikon D7000, Tamron SP 90mm f/2.8 Di Macro, 1/5 f/18.0, ISO 250 28


Obiettivo del mese

Nikon D7000, Tamron SP 90mm f/2.8 Di Macro, 1/100 f/4.0, ISO 100 29


Film&Libri Una raccolta di film e libri, dedicati alla fotografia, consigliati questo mese

The bang bang club Film del 2010 diretto da Steven Silver con Taylor Kitsch, Ryan Phillippe, Frank Rautenbach e Neels Van Jaarsveld. Sud Africa, anni 90. La storia vera di quattro giovani fotografi di guerra legati dall’amicizia e con lo scopo di raccontare la verità attraverso le immagini. Rischiano la propria vita per raccontare il mondo della violenza durante le prime elezioni libere del post-apartheid in Sud Africa.

Palermo Shooting

Triage

I ponti di Madison County

Film del 2008 diretto da Wim Wenders con Andreas Frege “Campino”, Giovanna Mezzogiorno, Dennis Hopper, Olivia Asiedu-Poku e Letizia Battaglia.

Film del 2009 diretto da Danis Tanovic con Colin Farrell, Paz Vega, Christopher Lee, Kelly Reilly e Jamie Sives.

Film del 1995 diretto da Clint Eastwood con Clint Eastwood, Meryl Streep, Annie Corley, Victor Slezak e Jim Haynie.

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Film&Libri

L’occhio del fotografo Libro del 2008 di Michael Freeman Editore: Logos (3 edizioni); lingua: Italiano; ISBN-13: 9788879407014 Un’adeguata padronanza delle regole della composizione è indispensabile per realizzare fotografie efficaci. La capacità di riconoscere un’opportunità fotografica e di organizzare gli elementi grafici in un insieme riuscito è da sempre una delle qualità più apprezzate in un fotografo.

Meditazione e fotografia. Vedendo e ascoltando passare l’attimo

Per una filosofia della fotografia

Nuovo Trattato di Fotografia Moderna

Libro del 2008 di Diego Mormorio. Editore: Contrasto; lingua: Italiano; ISBN-13: 978-8869651113

Libro del 2006 di Vilém Flusser Editore: Mondadori; lingua: Italiano; ISBN-13: 978-8842499787

Libro del 2011 di Michael Langford. Editore: Castello; lingua: Italiano; ISBN-13: 978-8880397540 31


Nel prossimo numero:

Cosa l’occhio non può vedere Il meraviglioso mondo della macro-fotografia naturalistica, attraverso gli occhi degli esperti

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