La Saga di Lucifero – Capitolo 3 – Il linguaggio del male Eccoti esiliato, furente e schiumante di rabbia contro Dio, contro gli angeli, contro gli uomini, contro il creato intero, ma cosa farai adesso. Nel silenzio del palazzo di cristallo scrutavo la terra nella speranza di un tuo pentimento: ah stolto ero e sono rimasto. Dio aveva il Suo Logos, tu allora per non essere da meno iniziasti a costruire il tuo di logos: la lingua del male. Ti guardavo ed inizialmente ascoltavo la tua melodia, per nulla distante da quella che ancora cantavi prima della caduta, ma progressivamente piu’ cupa, sempre piu’ strana e distante. Gli angeli caduti con te cantavano anche loro la disperazione, la rabbia , l’odio eterno verso tutti e tutto tranne che verso di te: novello eroe e riferimento. <<Folli, non riescono ad imparare la lezione, non riescono a chiedere perdono a Dio?>> mi chiedevo mentre vi guardavo contorcervi nella sofferenza che e’ la lontanza da Dio, ma quello che mi stupiva era la vostra determinazione. Il perseverare che avete dimostrato nel vostro errore, nella vostra ribellione, nella distruzione del bello costituito. Con tristezza mi chiedevo <<Cosa vorranno fare? Dove vorranno andare?>> Vi urlavo con tutta la voce del mio corpo <<Pentitevi! Tornate alla luce!>> e poi lo vidi: Lucifero si ergeva alto nel suo trono oscuro, un trono che non desiderava la luce, che non bramava Dio, ma cercava solo la sua auto affermazione. Lucifero inizio’ a cantare un canto nuovo e gli uomini iniziarono ad ascoltarlo. Un angelo caduto, inizio a trascrivere questo canto di potere in un testo scritto con il nero sangue della sua anima. Il testo era l’inno definitivo dell’affermazione del male. Umani, voi lo avete intuito, ma le parole con il cuore dell’uomo e la giusta intonazione possono ricreare in piccolo quello che il Logos di Dio fece in grande: voi potete modificare la realta’ con il vostro logos. Lucifero, ormai il signore ed il padre dell’oscurita’, lo aveva inteso e, geloso di questa prerogativa, iniziava a cantare un canto di morte e di distruzione. I segni del male, non li posso riportare, la mia mano si ferma davanti all’abominio che questi portano al mondo: segni di odio e di potere, segni di morte e di disperazione. Parole oscure dimenticate nelle pieghe dell’eternita’ che pero’ tu ripeti ogni momento con rancore, un profondo, cupo assillante suono che si erge dal luogo della tua pena: falsita’, immoralita’, depravazione sono tutte le qualita’ delle tue parole, pronunciate da colui che poteva riportare e diffondere la vera luce. La melodia risuonava sulla terra, sui deserti, nell’oscurita’, ma rifuggiva la luce. Lucifero fremeva di rabbia verso la luce, la odiava e la odia ancora oggi, ma la brama allo stesso tempo perche’ questa luce a lui e’ negata.
<<Padre, perche’ non mi hai accettato per quello che sono? Perche’ non mi ha dato modo di compiere il mio destino? Perche’ mi hai esiliato dalla tua vista? Io sono come te, posso creare come te, posso fare tutto quello che fai tu>> . Questo rimuginava il drago, la bestia ormai sfigurata per sempre, ombra di quella bellezza che era un tempo. Dio, schiero’ i suoi angeli per evitare e controllare le intemperanze della bestia e di quelli che erano caduti con lui: le tenebre, minacciavano di espandersi ovunque, volevano espandersi ovunque. Lucifero con il suo canto stringeva attorno a lui sempre piu’ strettamente gli angeli caduti:<< Saro’ io il centro di ogni cosa e non permettero’ a nessuno di allontanarsi da me!>> questo risuonava nella tua mente e pensavi a come stringere e dominare sempre di piu’ quegli angeli che nella speranza di liberta’ si erano ribellati. Questo e’ il tuo paradosso esistenziale: chiedi un amore che non riesci e non puoi dare, chiedi una liberta’ che per primo non riesci a dare e a concepire. Quale pena, vederti scimmiottare Dio, quando potevi essere tu il primo tra gli angeli, ma sto divagando. Uno dei tuoi sottoposti, il cui nome si e’ perso tra le rovine del tempo, demone della falsa sapienza, della falsa cultura: Marvex inizio’ a trascrivere il tuo canto, a trascrivere la lingua del diavolo, delle tenebre. Con il tuo parlare creasti un palazzo, il tuo palazzo: la tenuta oscura e Dio inizialmente ti lascio’ fare. Tu spezzando l’eternita’ imponesti il tempo ed iniziasti quella catena di eventi che portera’ alla tua rovina. Ma torniamo a Marvex, che da bravo scriba riportava tutte le tue parole e tu parlando e cantando costruivi il tuo potere, seducevi la terra e le acque e i viventi. Continuavo a guardare ed a rassegnarmi sempre di piu’: per voi non c’era ritorno. La tua opera fu in tal modo completata: uno specchio oscuro di tutto quello che avevi visto nella mente di Dio, una versione contorta, dolente ed a te sottomessa. Tutto, proprio tutto, era riportato nel testo di Marvex, che rideva con una smorfia e con la bava cadente si compiaceva pensando di rubare i tuoi segreti. Ma perche’ sto parlando di Marvex? Perche’ avra’ un ruolo chiave nella tua saga, un ruolo quando pur di tornare sulla terra divenne un piccolo uomo, vegetariano, con gli occhiali piccoli, gli occhi azzurri e la passione per la morte. Questo piccolo uomo fara’ parte del tuo piano e portera’ tanta morte e distruzione, ma cosa piu’ importante cerchera’ di recuperare quel libro che aveva scritto e di cui aveva memoria. Con il libro del male inizia la tua saga Lucifero ed attraverso questa spero che i figli dell’uomo si ravvedano e capiscano quale dittatore, quale impostore e quale ingannatore tu sia. Non riesco a provare odio e forse invidio i figli dell’uomo per la gamma delle loro emozioni, ma io devo raccontare di te perche’ sia chiaro a tutti chi tu sia e quale iattura tu sia per l’intero creato.