Da un lato il deserto dall’altro il mare
La confessione di Joe Nino Rocca “Raccontai tutto, e fu per me una liberazione, mi ero liberata di un peso enorme che mi opprimeva, adesso mi sentivo più leggera! Nessuno mi stava giudicando”. Joe è una delle migliaia di ragazze vittime di tratta che si è salvata. Adesso si trova in un luogo protetto e può riprendersi la sua vita. Aspetta un bambino che all’inizio non voleva, ma che adesso ama già moltissimo. È arrivata all’inferno ed è riuscita a venirne fuori. Adesso bisogna aiutarla a vivere una vita diversa, una vita umana. Abbiamo raccolto la sua testimonianza, ma il mondo deve attrezzarsi per accogliere, proteggere e sostenere queste vittime. Era il 2015. Joe viveva a Benin City in Nigeria con la sua famiglia, fratelli, sorelle e papà. La mamma era morta da tempo. Il papà si era risposato. “Quando avevo 17 anni, papà a noi ragazze comunicò che non ci poteva mantenere e dovevamo trovare una sistemazione per conto nostro”. Joe racconta che non sapeva cosa fare, tuttavia capiva che avrebbe dovuto in qualche modo arrangiarsi. “Ne parlai ad una mia amica, che mi disse di una donna (solo molto tempo dopo scoprii che quella donna sarebbe stata la mia maman) che cercava una ragazza graziosa e giovane per mandarla in Europa a lavorare… mi fidai… e pur immaginando i pericoli a cui sarei andata incontro mai mi sarei aspettata l’inferno che incontrai”.
Fu subito accompagnata a fare il voodoo con il quale si impegnava a restituire la somma che serviva per arrivare in Europa e nel giro di pochi giorni era pronta per affrontare il viaggio. “Mi affidarono ad un giovane, partimmo con un pullman e il viaggio mi sembrava affascinante. Dopo qualche giorno, arrivammo in Niger, ci fermammo in una città da cui passano i pullman che vanno in Libia. Il giorno dopo ci ammassarono come animali in gabbia su un furgone per bestiame e cominciò l’inferno”. Insieme a lei in quel carro di bestiame c’erano tante altre ragazze, anche più piccole di età, che provenivano dalla Nigeria e la maggior parte da Benin City. Erano tutte clandestine, percorsero strade diverse da quelle normali per arrivare in prossimità del LeSciliane - Casablanca 7
deserto. OK “Il caldo era insopportabile, non avevamo acqua né cibo, il deserto era terribile. Da ogni parte montagne di sabbia attorno a noi. Il gippone che ci trasportava di fronte ad una montagna di sabbia che si era formata il giorno precedente per i venti che attraversavano il deserto fu costretto a fermarsi. Bruscamente ci fecero scendere tutte, ci dissero che avremmo dovuto superare quell’immensa duna e che dall’altra parte ci sarebbe stato qualcuno ad accoglierci. L’autista e i suoi compari ritornarono indietro. Noi ragazze eravamo tutte terrorizzate”. La grande montagna di sabbia stava lì davanti a loro. Se volevano salvarsi non avevano altra scelta, avrebbero dovuto scalare la montagna di sabbia bollente.