La Sicurezza? Rimuoviamo le basi e le bombe
Una sfida avvincente per l’italia: nuke über alles Antonio Mazzeo Il 22 gennaio 2021 è entrato in vigore il Trattato internazionale TPNW che proibisce il possesso e l’uso di armi nucleari. Una giornata storica che premia le innumerevoli iniziative di mobilitazione dell’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (Ican) che nel 2017 si è aggiudicata il Premio Nobel per la pace. Il nuovo trattato vieta esplicitamente alle parti di sviluppare, testare, produrre, fabbricare, acquisire, possedere, immagazzinare, usare o minacciare di usare, testate nucleari. L’Italia attraverso un comunicato del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, pur apprezzando l’iniziativa ha inteso delegittimare i contenuti del TPNW. Il nostro paese si conferma come il partner NATO che ospita il maggior numero di bombe nucleari tattiche B-61 degli Stati Uniti d’America I media e le forze politiche e sociali, specie nel nostro paese, non hanno offerto la necessaria e giusta attenzione all’evento del 22 gennaio scorso. Anche diverse realtà impegnate contro le guerre e i processi di riarmo e militarizzazione hanno manifestato una certa freddezza per l’entrata in vigore del Trattato no nuke, anche perché ad oggi è stato sottoscritto solo da 86 Paesi e ratificato da 51, nessuno dei quali in possesso di armi nucleari. Di contro, i nove paesi nuclearizzati (Stati Uniti d’America, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, Corea del Nord, India, Israele e Pakistan) hanno osteggiato in tutti i modi le conferenze internazionali che hanno condotto all’approvazione e all’entrata in vigore del TPNW. Le criticità e la fragilità del Trattato che proibisce la
produzione e l’uso di armi atomiche sono state indicate dal fisico dell’Università degli Studi di Padova, prof. Alessandro Pascolini, vicepresidente di ISODARCO (la Scuola Internazionale sul Disarmo e la Ricerca sui Conflitti). «Il nuovo trattato vuole essere considerato come punto di partenza morale e legale verso uno sforzo a lungo termine per raggiungere il disarmo nucleare – scrive Pascolini sulla rivista scientifica on line dell’Ateneo padovano – ma è ancora difficile prevedere l’impatto che il TPNW potrà concretamente avere sui temi cruciali per il controllo degli armamenti e il blocco dell’attuale corsa qualitativa alle armi nucleari. Il TPNW – aggiunge il professore – rappresenta una reazione politico-legale al mancato rispetto, da parte delle LeSiciliane - Casablanca 7
potenze nucleari, degli impegni a perseguire rapidamente il disarmo nucleare, come richiesto dall’articolo VI del Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari del 1970 (…). Tuttavia il TPNW pone minime condizioni alle parti che dichiarano il non possesso di armi nucleari e non prevede alcuna forma di verifica o controllo della dichiarazione stessa». «Per i paesi con armi nucleari che intendano aderire al trattato sono previste delle procedure che difficilmente potranno essere accettate anche dagli stati che intendano rinunciare ai propri armamenti nucleari, per cui il TPNW è praticamente privo di effetti reali come strumento per il disarmo nucleare, anche