LeSiciliane n.72

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Ricordando Giuseppe Fava – Il nostro Pippo Fava

Il nostro Pippo Fava 5 gennaio 1994 – 5 gennaio 2021 Fabio Tracuzzi Per raccontare una persona cara ci vuole un amico. L’amico. Il complice delle risate. La condivisione dell’ironia. Le battute anche sciocche tanto per ridere anche se si fa quel lavoraccio di raccontare le cose tristi e truci. Giuseppe Fava, Pippo, sarebbe felice di essere raccontato con tanta leggerezza e allegria. Squilla la suoneria del cellullare e sul display appare il nome di chi chiama: Graziella Proto. E come si fa a non rispondere a Graziella. Ci sentiamo di rado e ci vediamo ancora meno. Tutte e due, però, abbiamo in comune i cuori capricciosi e ci lega un filo invisibile e che non può essere tagliato da niente e da nessuno. E quando ci sentiamo o vediamo è come se fosse successo anche il giorno prima. Perché? Forse per i mesi passati nella redazione (un enorme garage in verità) a Sant’Agata Li Battiati de I Siciliani a quando c’era ancora Pippo? Si certo, ma soprattutto per i mesi passati dopo la morte di Pippo quando lei, insieme al povero Lillo Venezia, si prese sulle spalle tutto il fardello, pesante fardello (e non era tenuta a farlo) di carte e

pratiche della cooperativa Radar, editrice de I Siciliani, con enormi sacrifici personali e non solo in termini di tempo. E senza che nessuno, quasi nessuno, si preoccupasse di quanto stava facendo per la cooperativa, il giornale e la memoria del suo direttore. Ma questa è un’altra storia e chissà, magari un giorno ci andrà di raccontarla. “Fabio, gioia, come stai?”. E io: “tutto bene, dimmi”. “Mi devi scrivere un articolo su Pippo”. Quasi un ordine. Non chiedo per chi e per come ma presumo sia per il numero di gennaio della sua rivista on line “Le siciliane Casablanca” nel mese dell’anniversario della morte di Pippo Fava ucciso dalla mafia il 5 gennaio del 1984 di fronte al Teatro Stabile di Catania, quella strada chiamata oggi via Fava. Una LeSiciliane - Casablanca 31

lapide, anzi due (una istituzionale, una meno ufficiale ma più significativa) ricordano il vigliacco gesto dei mafiosi, uomini da niente che sanno sparare solo alle spalle contro uomini disarmati. Non ho mai capito perché li hanno sempre chiamati uomini di panza o peggio ancora uomini d’onore. Cosa c’è di onorevole nell’ammazzare un altro umo sparando a tradimento e per giunta disarmato. Esecuzioni mafiose le chiamano. Direi solo esecuzioni di uomini vigliacchi appartenenti a organizzazioni di vigliacchi. La mafia è vigliaccheria. E non vuole essere riduttivo. E lì in quell’angolo di via Fava dove Pippo è stato colpito nella sua auto mentre aspettava la nipotina (oggi donna fatta) che usciva dal


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