CAYENNA 2

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CAPITOLO PRIMO

coraggio... sono le ultime casse. il carico di legno di sandalo e’ stato finalmente consegnato. e’ un pomeriggio di sole maligno, irrespirabile. gli indigeni si muovono con gesti sempre piu’ lenti e cadenzati...

dio, che sete!

chi mi accompagna a bere?

uno di guardia deve restare, tartarin. prima noi, poi tu... l’invito e’ irresistibile. quest’aria maledetta mozza il fiato, asciuga la lingua...

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e’ piu’ onesto tirare a sorte, signori, o no?

d’accordo.

dove cavolo l’ho messa...?

testa.

ho io una moneta.

griffith?

testa. ho vinto.

testa.

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ancora testa. andiamo.

ho fatto bene a rubare quella moneta truccata dalla tasca di tartarin. deve imparare a non imbrogliare piu’ la gente.

oppure potremmo cercare un tesoro. dicono che nei mari del sud sono frequenti... ci sono galeoni affondati, pieni di dobloni d’oro...

nel locale assistiamo all’impari lotta tra un anemico ventilatore e un esercito di mosche esasperate dal caldo.

per quanto tempo continueremo al servizio di kipling?

sbaglio, o hai letto troppo stevenson?

potremmo provare in oriente. dicono che a shanghai si guadagna bene facendo espatriare la gente.

hai un’idea migliore?

basta chiacchiere, soci. kipling vuole vederci.

va’ a...

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pare sia urgente.

lo so. solo a te piace la birra scura. oltre a me, naturalmente.

guarda che quello e’ il mio bicchiere.

c’e’ solo un modo per definire quell’insignificante scherzo di natura che risponde al nome di kipling: uno che adora il fatto di avere la pelle bianca.

i trasporti decenti sono sempre piu’ rari. manca la voglia d’investire e lavorare, in questo continente. del resto, il nostro problema e’ la manodopera di colore. quei lavativi...

vengo subito al dunque, signori...

ho un carico importante da affidarvi. guadagnerete il doppio del normale. so che continuerebbe per ore a suonare quel tasto e cerco di tagliar corto...

vale oro. sono armi.

parlate come se si trattasse di oro...

perche’ ci avete chiamati?

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CI SONO PROBLEMI A hIkUeRo. UNA ribELlIone DI INDIgENI... HANno ABbANDONATO LA fATtORIA, Poi HANno ATtACcATO i coloNI... SaPETe COME SONO QUELle ScIMmIE...

SO ANCHE COME SONO I biANCHI.

COMUnQUE GLI AFfARI SONO AFfARI. SE nON lI FACEsSiMO noI, COME ANDReBbeRo LE COSE, QUI?

DIrEI CHE e’ MEGLIo NON DOMANDarselo.

BUonA FORtuNA, SIGnORI. VI RICORDo CHE LA VOSTra e’ UNA miSsiONE Da CUI DIPENDe LA VITA DI...

bENE, SIGnORI. TENEtevi I VOSTri DUBbI, MA PoRtATE LE ARMI a HiKuEro.

LA viTA DI ALCUNI E LA moRtE DI ALTri. Lo SaPpIAMO, SIGnOR kIpling. E IL PESaNTiSsIMO CARiCo VIENE TraspoRtATO A TEMPo DI ReCORd NEL CaPACE VENTrE DeL BIG brotHEr.

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KIPliNg AVEVA I SUOi BUONI MOTIVI PER AUGURaRCI BUoNA FORtUNA...

DOBbIAMO ATTrAVErSaRe Il MAR DeI CORaLlI.

... QUEsTA e’ LA STAGIoNE DeLlE TemPESTe.

iL SOLE.

e SOPPoRtARe IL SOlE.

Il SOlE. e FINALMENTe... SIAMO ARrIvATi!

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wHISKY DI MARcA, FRaTeLlO!

LA VOCE DI TARTARIn e’ ROcA PEr LA SEtE, MA SUONA ALlE mIE ORecCHIe COME UNA MuSIcA DOLCISsIMA... GIA’, CI SIAMO. SIAMO NELlO STreTto DI hIKUERO... STAPpA UNA BOTtIGLia, gRIFfITH!

ePpURE LA nOSTrA ALLEGrIA SI SPEGNE DI COLpO.

EHI, gUARDaTE! c’e’ QuALCUNO LI’ SOpRA... LA CORrentE TrasCINA PIgRAMENTe UNA cANOA...

e’ UN INDIGENO. SeMBRa feriTO.

BIANCHi...

QUALCUNO CHE SI RIALZA fATiCOSaMENTE...

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MA...

PoRtaMI UN FUCILE, GRIFfITH!

CAPiScO SUBITO A COSa glI sErVE...

uN FUCIlE ANChe A mE!

oCcUPATI DeL tIMoNE, gRIFfITH!

CI STANnO MAsSaCRaNDO... I BIANCHi CI StaNnO MAsSaCRANDo TUttI... CI TrATtAVaNO COME ScHiAVI E QUANDO CI SIAMO RIBELLATi... RIuScIAMO A SPAVeNtaRE I cOCcODRILli e A TraSCINARE l’INDIGeNO TerrORIZZaTO A BORdo...

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Sta PEr mORIRE...

TI SBAGLI. e’ GIA’ MORtO.

ARrIVIAMO ALl’iMBARcADeRo DeLla fATtORIA. Il SIlENZiO e’ SPESso, ASsoluTO...

LA FATtORIA NON e’ DeSerta.

aVvICINATevI CON cAUtELA. LA’...

FORZA, RAGAZzi! vENITE a DARe uNA mANO!

LA VOCE DI mORrIs ASsOMiGLIA AL SUO PADrONE... SPiEtaTA, VIolENTA.

AVEte PoRtATO LE ARMi? bRAvI!

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PErCHE’?

SI SONO RIFIuTATI DI LAVORARe, PoI HANnO ATtACcATO LA FATtORIA e UCcISO DIEci UomiNi...

COMincIANO A ScaRIcARe LE CAssE DI BUoNA LENA...

bRUTtA FAccENDA, uNA RIVOlTA D’iNdigENI...

sONO SeLvAGgi, TUTtO QuI. ANIMAlI SeLVAGgI. cErTO. bISOGnA IMPoRrE LA DISCIPliNA, In QUEsT’INfErNO.

aBbIAMO VISTO UN INDIGENO, ARrIvANDO. ErA FERITO...

ABbIAMO PoRtATO ARMI E MUNIZIONI. NON TI BAsTA?

EHI... DA CHE PARtE STAi? LA DIScIPLinA, gIA’. PErCHE’ NON LA CHiAMATE SCHIAVITU’, QUEstA SanTA DISciPLiNA?

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TORNANo! uN NUoVO ATtACCO. DOBbIAMO DIfENDerE LA PELlE...

FUOCO!

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Li ABbIAMO ReSPinTI...

CI SaPEte FARe VOI... ANDIAMO A FEsTEggIARE.

d’iMPROVvISo SenTIAMO IL LAMENtO. TrOpPe VOltE ABbIAMO VISTO GENTe MORIRE, PEr nON SaPERe CHe SI TrattA DeL LAMEnto DI UN MoRIBONDO...

oH, NIEnTE PAURA. SOLO UNO DeI PRIMI RIBELli.

ChI e’?

Se vuoI DIvErTiRTi, VA’ a DARe uN’oCcHIATA.

sI’... CI vADO.

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mIo DIo...

CHE MORtE... CHE TerRIBIlE MORtE...!

e’ oRriBIlE...

NON c’e’ NIENTE DA FEsTEggIARE, MORrIS.

mA...

NON NE PARLO, NON NE PARLEro’ MAI. QUELLo CHe HO VISTO IN QUELlA CAPANnA DeVE ReSTARe UN SeGRetO. PErCHE’ ANCH’Io, ANCHE NOI... tUTti NOI... SIAMO IN PARte ReSPonSaBILi DI QUELlo CHe e’ SUCceSso. NOI... NOI BIANCHi...

nOI NON ABbIAMO NULlA IN COMUNE.

NON CAPiScO...

NON NE SeI IN GRaDO.

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NON SaRebBE SerVITO A niENTE.

eHI, MA... E cE nE anDIAMO. CON DeNTro QUEL SeNSO DI COLpA gonFIO COME Il MARE.

NON DOvEVAMO SpARARe CONTRO GLI INDIGENI...

NON HANnO ANCORA ScARICATO LE CasSE DI mUNiZiONI! E TU... sEi PARtItO Lo stesso!

gIA’.

SeNZa muNiZIONI, I FUCiLI NON SerVoNO. LA FATtORIA cAdra’ AL PROSsiMO ATtACcO.

nESsUNA DOMANDA. IN EuROpA LE DONnE COMPRANO COLlANE DI CORALlo, PROFUMI DI SaNDaLO...

... E SI FANnO PoCHISsiME DOMANDE... NEssuNA DOMANDA. 14

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CAPITOLO SECONDO

DI NUoVO L’iMmOBIliTA’ QUAsi AssoLUTA DeL CIELO, DeLl’ACqUA, DeLlE COSe. MENTRe NOI... VEdO LA cATeNA DeLl’ANCORa FEndeRE l’ACqUA COME UN SeRPENTE gIGANTEsCO E TErrIBILE. POi L’ACQUA TORNA FErMA e LIMPiDA COME UNO sPECcHIO. UN’avvENTURA e’ FINITA, Il NOSTrO bIG BROtHEr e’ aRrIVATO.

NOI NON SIAMO FErmI. ANDIAMO ALlA dErIVA. GIoRNO DOPo GIoRNO.

PErCHE’ SeGUIaMO LA cORrENTE DeL DeSTINO... ... CHE MAI SI FErmA. NoI, NAUFRAGHI DeLl’EsISTenZa, NON CONOScIAMO PoRtO DovE BUTtARE L’ANCORA. e’ PRecarIO PErSiNO Il mALE SOTtiLE ChE CI PoRtIAMO DeNTRO...

fACcIAMO uN SaLTO DA cROSs, cAYENnA ?

LA BARAccA DI cROss: HOTEL, BORDeLlo, bAR, tEaTrO. GLi ATtORI: VAGAbONDI DI TUTtE LE RAzze, IMPEGnATI NeLla TraGicA COMmEDIA DI UCcIDeRsi LENtAMENTE CON PESsiMO ALCOL...

FORSe PEr QUEstO, nEL gErGO DeI MARINAI, Il LoCALE VIENE CHiAMATO IL CIMitEro.

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Li' S’INCONTraNO INDIVIDUI DI DUE TIPi: QUELli CHE non PARLANO MAI DI Se’, e QUELlI CHE PARLANO TroppO.

i prIMI SONO AVvENTuRIErI, I SeCONDI LO SONO STATI.

nOI APpARtENIAMO AL PRIMO TIPO. COLTIVIAMO IL sIlENZIO, QUAsI mORBOSaMENTE. ReLigIoSaMENTE...

SaPpIAMO PEr EsPErIENZA CHE I GUAI SONO COME LA PIoGgIA... INUTIlE INVOcARLA, CERCArlA. VIEne DA SOLA, ALL’iMPROVvISO, CON FURIA.

cROSs CI SPALANCa ADdOSsO IL SUO SORrISO.

cOSA VI SeRVO, SIGnORI?

UNO DI LORO, UNO DeI TANTI SeDUTI IN SILENZIO, PUO’ ESsErE Il NOSTro GuAio. INUTIlE STuZzICARLO PRIMA DeL TeMPo.

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SI VIVE. cROss, Il CICLOpE MoNCO. cAPAce DI ESsErE AMABIlE CON I CLiENTI COME UNA GEIsHA, OPPUre FEROCe COME UN MAsTINO, se QUALCUNO osA TURBARe LA QUIeTE DeL LoCALE...

lE SOlITE BIRrE, cROSs.

Se CHiAMI VIVEre LAVORARe PEr LA kIPlinG COMPANY...

COME VANnO LE COSE?

C’e’ QUALCOSa DI MAlE?

NO, e’ UN LAVORO ONEStO. MA FORSE PoTresTI GUAdaGNARe IL TrIPlO SeNZA RISCHi...

CONTraBbANDO?

NIENTE AFfATto.

SO CHE QUALCUNO vorREBbE ESsERe PoRtATO a Port mOrESBY. PAGHeRA’ MOlTO, Se nOn FAReTE DOMANDE E TerRete LA BOCcA CHIuSA.

Io AdoRO Il SILENZIO, CROSs.

SegUiTEmI.

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ECcOCI, ENTrATe PURE. PEr DI QUA.

VI PREsENTO LA SIGnORINA CATHEriNE DeLAnEY. e’ MOlto RICCa... E VORrEBbe ANDARe A PoRT mOrEsBY.

e’ GENTe DI FIDUCIA, AMORE MIO. NON PARLErANno...

E ALloRA TACi ANCHE TU.

SeMPRe Il SoLiTO IMBECILle. nON DOvEVI DIRE Il MIo NOME.

e COSI’ QUEsTI SIGnORI NON AVRebBErO fATtO DOMANDE, EH? QUANTO SeI IMBEcILlE, CROSs.

uN MOMENtO. DeLANEY e’ PRATicAMENTE IL PAdrONE DeLl’aRcIPELAGO... NON MI PiACerEBbE DOvEr LITIGARE CON LUi. NON MI PiACerEBbE AFfATtO.

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GIA’... ACcETtEreMO, mA A CeRTI PATtI. E I PATtI SI CHIAMANO...

TI RIpETO CHE ACcETtErANno, CATHErINE.

QUESTA e’ LA mEta’. IL REsTO A PoRT MOrEsBY.

SOLDI.

CONTALI, gRIFfItH.

e COSI’ ACcETtIAMo. cAtHErINE S’iMBARCHEra’ A meZzaNOTTe.

DeNARO, MOlTO DeNARo, FORSe PErSiNO tROPpo. e IL GUAiO e’ ARrIvATO.

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appUNTO.

QUAL e’ Il PROBLEMA?

di COsA TI PReOCcUPI, CaYENnA ? NON Sei AMICO DI cROSs?

DOMANDA Sciocca...

... E comuNQUE ECco LA RISPoSTA. QUELLO e’ jOE deLANEY.

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a cosa dobbiamo l’onore? i suoi occhi sono fissi su di noi. occhi di vetro opaco, senza riflessi.

non fare la commedia. sai di cosa parlo.

vi aspettavo.

chi e’? da due giorni cerco una donna. e’ nascosta da qualche parte sull’isola e certamente offre molto denaro perche’ qualche idiota la porti via.

allora... e’ un’offerta precisa?

mia moglie. l’ho tirata fuori da un bordello di port moresby. ogni uomo commette una volta un errore irreparabile... il mio si chiama catherine. percio’ offro molto piu’ di lei... chiaro?

e anche una minaccia.

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sei avvertito.

che facciamo?

tutto come previsto. siamo impegnati con cross.

non e’ solo una questione di parole d’onore. non abbiamo un codice morale... la vita non ce l’ha concesso. ma ci ha concesso di amare alla follia i guai, quella pioggia torrenziale di guai che a volte si scatena su di noi...

finalmente e’ notte.

siamo qui, cayenna!

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vieni anche tu?

ti basta come spiegazione?

ci sono stati degli inconvenienti. accompagnero’ catherine.

prima spiegati...

levate l’ancora! si parte!

i suoi occhi sono duri, decisi. inutile discutere.

e adesso si parte. abbiamo fretta.

ci inseguiranno, cross. avremmo dovuto ucciderlo...

e’ stato picchiato duro, piccola. delaney stentera’ a riaversi.

non si dara’ per vinto, lo conosco. avresti dovuto ammazzarlo come un cane, cross...

non sono un assassino, catherine.

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non t’intromettere.

lei ha ragione, cross. delaney v’inseguira’.

delaney puo’ rassegnarsi a perdere una femmina. ma non I suoi diamanti...

questo non ci fara’ andare molto lontano...

ora capisco. non si tratta solo d’amore...

ti abbiamo pagato. cosa vuoi ancora?

gia’ l’ho fatto. per colpa tua.

io la amo, capisci?

la notte diventa improvvisamente piu’ scura. non piu’ luna. non piu’ stelle. solo buio e silenzio.

mi riferisco all’oceano, cross...

una burraSCA!

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NON MOLLARE IL TIMONE.

UNA NUVOLA DI VAPORE SOFFOCANTE... LA FALSA CALMA CHE PRECEDE LA TEMPESTA. POI LA LUCE FOLGORANTE DEL PRIMO LAMPO... E, IMPROVVISA, UNA PIOGGIA TORRENZIALE... GIU’, COME UNA PIOGGIA DI GUAI.

NON CE LA FAREMO...

ADESSO, TARTARIN!

RESISTI, CAYENNA. RESISTI! RESISTO. CON TUTTO ME STESSO. FACCIO ORMAI PARTE DEL TIMONE. POI, DI COLPO...

LA NAVE S’INCLINA IN AVANTI. IL BRUSCO MOVIMENTO SORPRENDE CROSS...

CHE DIAV?...

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HA SEMPRE LA PISTOLA...

UN PUGNO CHE LO FA VOLARE FUORI DALLA CABINA...

cross!

NON RIESCO A VEDERLO...

METTO TUTTA LA MIA FORZA NEL PUGNO...

AGGRAPPATI! POI CAPISCO. E’ SCIVOLATO FUORI, SI AGGRAPPA DISPERATAMENTE AL BORDO CON IL SUO UNICO BRACCIO...

AIUTAMI, CAYENNA!

REGGI FORTE...

STRINGO... STRINGO PIU’ FORTE CHE POSSO. MA SENTO CHE NON BASTA...

nooo!

PIU’ FORTE, CROSS...

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CROSS...

NON DOVEVO METTERMI CON QUEL MONCO. HA SBAGLIATO TUTTO.

E COME I GUAI, ANCHE LA TEMPESTA CESSA DI COLPO.

LUI VI AMAVA. ERA SOLO UN MEZZO PER PIANTARE DELANEY... NON MI SERVIVA UN UOMO RICCO IN QUELLA PALUDE DI POSTO... HO ALTRE AMBIZIONI, IO.

LA GUARDO... E’ BELLA. SO CHE ANCHE GLI ALTRI LA STANNO GUARDANDO.

CROSS O UN ALTRO... ERA LO STESSO, CAPITE? ASSOLUTAMENTE LO STESSO. SOLO UNA PEDINA...

COSA FARETE DI ME?

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E HO... ME STESSA. FORSE NON E’ POI MOLTO PEGGIORE DI NOI. E’ VISSUTA IN UN BORDELLO, FORSE CI E’ NATA... NO, NON CE LA SENTIAMO DI ESPRIMERE GIUDIZI.

POSSO PAGARVI BENE. HO I DIAMANTI.

ALLORA? SILENZIO. STA SORGENDO L’ALBA.

MALEDETTI!

NON VORRETE...

SI’, VOGLIAMO TORNARE INDIETRO.

TORNIAMO INDIETRO. IL PORTO SI AVVICINA A VISTA D’OCCHIO...

NON POTETE RESTITUIRMI A DELANEY! VE LA FARA’ PAGARE!

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CAPITOLO TERZO

... NON PUO’ TARDARE.

LEI...

NO, NON PUO’ TARDARE.

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STRANO POSTO. MI SENTO COME SE FOSSIMO ARRIVATI AI CONFINI DEL MONDO.

RHUM.

NIENTE FILOSOFIA, GRIFFITH, PER PIACERE. FA TROPPO CALDO.

COGNAC. WHISKY.

GIN.

HAI SENTITO IL PADRONE, MARCHESE?

SCUSATE, SIGNORI. SARESTE TANTO GENTILI DA INVITARMI AL VOSTRO TAVOLO?

APPUNTO. ANDIAMO A BERE.

FILA, MARCHESE. NIENTE PIU’ COMBUSTIBILE, FINCHE’ NON AVRAI PAGATO I DEBITI.

NON ESSERE IMPERTINENTE, NEGRO.

SIEDITI.

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FUORI DI QUI, BASTARDO!

NON E’ AFFAR NOSTRO, CAYENNA. NON TI INTROMETTERE.

LASCIAMI!

MOLLALO!

E’ UN SOPRUSO! IO!...

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SONO PROFONDAMENTE DESOLATO, SIGNORI. E ALTRETTANTO PROFONDAMENTE GRATO A VOI. SE C’E’ UN VALORE CHE SI E’ PERDUTO IN QUEST’EPOCA DISGRAZIATA, E’ IL CORAGGIO. LA DECADENZA DELLA SOCIETA’ OCCIDENTALE...

ASPETTATE...

ANDIAMO!

RESTA, SE TI VA. TI RICORDEREMO NELLE NOSTRE PREGHIERE.

AVETE LETTO NIETZSCHE, AMICO? SI’, DOVRESTE AVERLO LETTO. SIETE UNO DI QUEI TIPI CHE NON SI LASCIANO INTRUPPARE NELLA MASSA... LO SPIRITO SOPRA DI TUTTO...

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PUOI PAGARE, MARCHESE?

CI SONO DUE LOCALI SU QUEST’ISOLA. PER FORTUNA, IL PADRONE DELL’ALTRO E’ UN MIO AMICO. UN’ANIMA PURA, NOBILE E GENEROSA. VEDRETE...

POSSO PAGARE IO.

EHM...

COSI’ HO CONOSCIUTO IL MARCHESE. PER GLI ALTRI, UN RELITTO. PER ME, UNA DECADENZA VISCHIOSA MA DIGNITOSA, UN’INTELLIGENZA ASTRATTA, MA VIVA... E TUTTO SOMMATO, UNO DANNATAMENTE SIMILE A ME.

BEVIAMOCI L’ULTIMO BICCHIERE. POI CE NE ANDREMO.

L’HAI GIA’ DETTO PRIMA...

SOLO UN BICCHIERE!

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ANDIAMO. TI ACCOMPAGNERO’ A CASA.

AL MIO PALAZZO, VORRAI DIRE!

E HO PERDUTO TUTTO. IL DESTINO... IL MALEDETTO DESTINO, SAI?

NON MI CREDI? TI DIMOSTRERO’ CHE NON MENTO... POTREI ESSERE IL PADRONE DELL’ISOLA, SAI? SOLO CHE MI SONO ANDATI MALE GLI AFFARI... LA FATTORIA, LA PIANTAGIONE, IL PORTO... TUTTO E’ STATO MIO...

SIAMO QUASI ARRIVATI...

ECCO, E’ LI’. GUARDA.

E’ TUTTO QUELLO CHE MI RESTA DEI GIORNI BUONI. MA A ME BASTA. CHE TE NE PARE? LA PRIMA COSA CHE MI COLPI’ FURONO LE FINESTRE IN STILE VENEZIANO. IL PALAZZO EMERGEVA DAL BUIO E DALL’INTRICO DELLA BOSCAGLIA COME UNO SCOGLIO SCONOSCIUTO IN UNA NOTTE SUL MARE...

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BELLO, VERO? SEGUIMI!

SEI ANCORA UBRIACO, GEORGE.

GEORGE?

PER FAVORE, PIPER.

SIEDITI E METTITI A TUO AGIO, AMICO. VEDO DI TROVARE QUALCOSA DA BERE. CI DOVREBBE ESSERE DELLO CHAMPAGNE, DA QUALCHE PARTE.

BUONANOTTE, SIGNORA. E SCUSATE PER IL DISTURBO.

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dov’e’ il mio amico? l’hai cacciato?

non... non importa, GEORGE. quell’uomo non e’ tuo amico, GEORGE. c’e’ qualcosa in lui... non ha la faccia di quelli che chiami tuoi amici.

di cosa parli?

ehi... sveglia!

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hai alzato il gomito, eh?

cosa?...

buongiorno, signore.

hai perso tutta la tua fortuna alle carte. mi credi tanto stupido da concederti un’altra possibilita’?

ti cercano di sopra... una donna.

questa notte ho avuto una discussione con GEORGE. temo che stia per mettersi ancora una volta nei guai...

il palazzo.

mi resta qualcosa.

un bocconcino niente male...

che genere di guai?

siediti...

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andiamocene, GEORGE.

sei pronto?

devo tentare. vattene!

buttalo fuori, dick.

ti prego, amico... ho giurato a piper di portarla via di qui... torneremo in europa... con molto, moltissimo denaro...

sei pazzo!

decisi che non mi avrebbe buttato fuori.

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figlio di...

ce ne andiamo, marchese.

otto.

aspetta. voglio vedere che carta...

NOVE!

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spiacente, ma ho promesso di portarti via di qui.

e lo faro’.

eccolo, signora. ci mettera’ un po’ a riprendersi.

addio.

no...

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ho pensato di fuggire con voi, signore.

ma non posso abbandonare GEORGE. lui ha bisogno di me... non posso...

non posso.

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io ti aspettero’. sulla spiaggia.

io... forse...

a presto.

lei...

... non arrivera’.

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CAPITOLO QUARTO

quella calma ossessiva nell’aria di piombo...

randolph?

si’. e’ lui.

mio dio...

vorrei vederlo. per l’ultima volta...

cindy, no...

lasciami fare, kipling.

no... no... no...

sorreggila, griffith.

tu sei il colpevole... tu l’hai ammazzato!

io...

io gli ho solo dato del lavoro. lui me l’ha chiesto... assassino!

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ASSASSINO!

non e’ stata colpa mia... non sono responsabile della sua morte. voi mi capite, vero?

portatela via di qui! muovetevi!

come spiegarle che io...?

l’abituale maschera di sicurezza di kipling si e’ rotta. qualcosa si e’ sciolto, dentro di lui...

gli ho dato lavoro, tutto qui. ma lo avevo avvertito... lui andava a caccia del paradiso e le isole salomone sono un purgatorio... o un inferno.

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randolph se l’e’ cercata. lo giuro.

lo credo.

mi chiamo randolph jordan. vengo per quel posto nelle salomone.

parla, parla... non a me. a se stesso.

entro’ nel mio ufficio in una piovosa mattina d’ottobre...

quel posto e’ per un uomo, non per un ragazzo.

a volte le apparenze ingannano, padrone.

ho una carta di presentazione...

siediti. sedeva al vostro posto. spiava ansiosamente ogni ruga del mio viso, mentre leggevo la raccomandazione...

era una carta dell’ammiragliato. randolph aveva un parente importante, a cui dovevo un favore...

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hai gia’ sentito parlare delle salomone, randolph?

sono qui per questo, padrone.

non sono il tuo padrone.

perche’ ne sei sicuro?

pero’ lo sarete. perche’ la mia e’ una raccomandazione importante.

dicevate, padrone? d’accordo. pero’ voglio sapere il motivo. seppellirsi nelle salomone in genere non e’ un capriccio.

sono stanco, kipling. tutto qui.

stanco di cosa?

stanco e basta.

un disperato romantico che sorrideva alla porta dell’inferno...

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anche voi lo avete conosciuto, vero?

si’. anch’io.

randolph...

stava per sposarsi con me, quando venne nel pacifico del sud. fu una decisione improvvisa, assurda...

non sospettammo nulla, finche’ arrivarono notizie a sydney. parlavano di una sua orribile infermita’...

voglio che lo riportiate qui. sono disposta a pagarvi bene.

e se randolph non volesse tornare?

cosa volete da noi, signorina?

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non vi pago per farE domande, signore.

il big brother prende il mare verso le isole salomone... e cosi’ accetto. forse mi ha convinto il lampo magnetico negli occhi di lei...

saremo alle salomone tra due giorni.

un viaggio comodo e tranquillo, accompagnato dalla fresca carezza degli alisei...

che non sara’ un compito facile. e neppure piacevole.

a che pensi?

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seguiamoli.

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credi che troveremo randolph alla base di kipling?

vivo o morto?

guardate! siamo stati pazzi ad accettare l’incarico. pazzi come randolph.

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non mi piace.

che facciamo?

cayenna, griffith...

niente, per ora.

neppure a me.

sembra che aspettino qualcosa...

aspettano che li seguiamo.

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dove ci stanno portando?

da tempo non ricevevo visite. i miei amici non le gradiscono, sapete?

hai indovinato.

da randolph, probabilmente.

non siamo visite. ci manda cindy.

cindy?

cindy?...

CINDY!

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CINDy... LA BELLA FACCIA DeLlA BORGHEsIA. LEI E TUtTI GLi ALTRi... VOleVANO FARe DI ME UNO PEr beNE... UNA RISaTA DeLiRaNTE, EPPURE LOGIcA. SE LO AVESSIMO SaPUTO PRIMA, nON AVRemMO MAI INTrAPReso QUEsTO VIAGgIO.

e Io MI SONO STAncATO. DeLlE CITTa’ DI PieTra E DeI CUOrI DI ACCIAIO, DeLl’ipOcRISIA E DeLlA VIOlENZA. MI SONO STancATO...

aVReI DOVUTO FAre IL GIudiCe. AMmINISTrARE GIuSTIZIA Io, Che NON CReDo NEPPURE CHe SIA MAI EsISTiTA...

E ALLoRA ScELSI LA LIBErTA’, SeNZa SaPERe Che nESSUNO PUo’ CAMbIARe Se StESso. NEPpURE LA LibErTA’ ESISTe.

e’ SVeNUTO. STA BRuCIANDO DI fEBbrE.

SONO MALATO, SeMPRE DI PIu’... AGLI OCcHI... E LA FEBbrE...

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dOBbIAMO PoRtARLO VIA DI QUI.

vUOi MORIRE? GLi INDIGENI LO ADORANO, FORSE lO CONSIderaNO IL LORO STrEGONE...

CI PROvEReMO...

ANDIAMO.

TI PORtIAMO DA CINDY, RANDOLph.

DOvE?...

FIGLi DI...

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nON grIdaRe, IMBECILle! NON CAPiScI CHE hAI BISOGno DI UN MEdICo? STiaMO RIScHIANDo LA PELlE PEr Il TUO BENE, TE Lo VUOi FICcARe IN TEsTA?

NON... CAPiREte... MAI...

AH! AH! AH!

PEr iL MIo BENE?...

E’...?

SI’.

e’ MORtO.

lUi MI AMAVA...

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dITEMI LA vEriTA’...

QUALI SONO STATE LE ULTIME PAROLe DI RANdolph?

Il VOSTrO NOME, CINDy. un LUNGO SIlENZiO, UNA DecISIONE DIFfICILE.

LE SUE uLTIME PAROlE... SONO STATE UNA PAROlA SOla.

Lo SaPEVO. SI’, LO SaPEVO.

QUELlA caLMA OSsESsIvA NEL CIELo DI PIoMBO...

QUEL LAMpO MAGnETiCO NEGLI OCCHI DI LEI.

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CAPITOLO QUINTO

LA MACCHINA PER ScrIvERe e’ COME UN pIANOFORTE. SoLo CHE LA SUA MUSICA l’AsCOlTI DOPo. QUANDO HAI FINITO DI sCrIvERe.

bEeTHOvEN. SONATA PEr pIANOFORTe IN DO MAGgIORE, wALdSTEIN.

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NON PARLARe. SuONA.

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... INSOMma, TROPpE CAsSE. MI DOMANDO PErCHE’. A CHI... A cOSa SErve TUTtO QUEstO LIQUORE?

lI’ c’e’ LA RISPoSTA.

e’ UNA bELlA RISPoSTA.

SaLvE.

BUONgIoRNO, SIGnORI. MI CHIAMO MAUrEen MAINE.

iNCANTATo...

PIACEre.

QUEsTE SONO LE mIE PROpRIETA’. qUELlA e’ CAsA MIA.

CI INVITA A seGUiRLa. CaMMINA LEGgeRa E SINUosA COME UN ANIMALE DeLLA gIuNGLA...

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e QUELlo e’ Il MIo UFfICIO.

SEGUitEMI. VI SPiEGHEro’. e’ IL PIu’ ANTICO COMmErciO DeL mONDO. E iO AdORO LE ANTiCHitA’.

cAPiScO. QUI TROvANO uN bRICIOlo DI FELiCITa’ I CANI RANDAGI.

vOLETE ACcoMODarvi IN CASa?

uHm... s’aVviCINA UNA TEMPEsTA.

noN PoTRemo PARtIrE, STANOTte...

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VOlETE SeGUiRMI?

PrEgO, ENTraTE...

QUEL QUADro...

un pRANZO sQUISITO. L’hA DIPiNTO UN VOSTrO COMPATrioTa. UN CErTO PAuL gAUGUin.

FUORI, IL CIELO e’ DIvENTATO UNA MASsA PURPUrEA. UN VENTO ROVINOSo fA TreMARE I vETRI E URLARE GLi ALbeRi. e’ BELlo STARe Dentro. SI’, e’ BELlO.

e’ IN VOSTrO oNOrE. iN GENEre QuI NON SI SIEde gENTE CON CUI vALE LA PENA DI parLARe.

MA SONO FELICE, QuI. HO SeMPrE ADORATO LA SOlITUDINE, LA BELlEZzA SeLVAGgIA DI Un’ISOlA. HO I MiEI LIbRI, I MIEI DIScHI, IL MIO vINO...

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e QUEL PIANOFORte?...

SaPETe SUONARlO?

SI’... unA vOlTA iO...

FORSe NON SuONa DA TROPpo TEMPO. c’e’ COME UNA CoMmOZiONE RElIgIosA, IN LUi. QUAsI FOSse IL SaCerDOtE DI UN RITO ANTiCHiSsiMO.

MeRAVIGLIoSO... e COSI’ COMInCIA IL DUELlO TRA LA MUSICA E IL TEMPorALE, TRA LO STruMENTO DeLl’uOMO, IL PIANOFORTe, E QUELlO DeLla nATURA, iL VENTO...

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BRANDON... e’ TORNATO... CON I SUOI... VOGLIoNO DISTruGgerE... TUtto...

NON Io... BEetHOvEN...

PoSsIAMO AIutARVi...

MALEdETtO FIGLIO DI PUTtANA!

glI INDIGENI HANnO LE OssA rOTTe, SIGnORA. BRANDON e I SUOI MARINAi HANnO OCcUPATO IL BORDeLLo.

NON SerVE. PAGO UN GRUPpo DI INDIgENI APPoSTA PEr...

LAsCIA IL PiANO, gRIFfITh. ADeSsO VIENE UN’ALTRA MUSIcA.

ALlORA MI SeRVIRA’... QUEsTO.

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e’ UNA PAZZIA...

Se AVETe PAURA, TORNATE DeNTro...

cON VOI, IO...

... ANDReI AlL’iNFErnO.

tOH... UN NUOVO CLIENTE.

vADO Io.

ChE PAROLE... E CONCETtI ASsURdI. FORSE NON e’ PEr lEI, PEr LA DONnA. MA SoLo PEr se stESso. PEr SeNTiRSi ANCORA VIVO.

a QUEsT’ORA IL lOcALE CHIuDE. FUORI!

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CALMA...

ATtENTO, CAYENnA !

a tErrA, RAGAzzi!

DOvE SEI, BRANDoN?

VOLEVO PROTEGgERtI, cAGNA. NON HAI VOLUTO e TI AMMAZzERo’.

iNfErNO. FUORI, DeNTRO. ANCHE DenTrO Il CUORE, DenTRO Il cErVELlo.

CREPA!

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BAstA!

nON SPARATE... NON SPARATE! SiLENZiO. STrANO, e’ CESsaTo ANCHE IL TeMPORALE.

MAuReen...

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UNA FErITA SUPErFICIALE... Se LA CAVERA’.

MENtO. LA fEriTA e’ UNO sQUARCIo. PochE PRObABIlita’ DI CAVARSela...

VIvRA’?

NON Lo SO.

UN’ALBA FULGIDA, CHiARISsiMA. FUoRI, TANTe PErSONE... MUtE, ANSIoSE. MARiNAi, PROSTiTUTE, INDIgENI...

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SeMBRaNO IN PENA PEr LEI. LE SONO AFfEZIOnATI.

l’AMI?

MA LEI VIVRA’, vEro?

DOVE...?

Io... AL DIAVOLo!

vENgonO QUI, i PiccIoNCINI...

DUE SeTtIMANE SONO PASSaTE.

SaLvE!

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INSOMMA, VUOI STABILIRTI QUI, VERO? BE’, NOI VERREMO A SALUTARTI OGNI TANTO E...

DAMMI DI NUOVO DELL’IDIOTA E IO...

IDIOTA!

FERMO! NON CAPISCI CHE VUOL FARSI PICCHIARE?

VOLEVO DIRVI CHE SONO PRONTO A PARTIRE.

TI SBAGLI, IDIOTA.

IO... SCUSAMI, VECCHIO.

UN’ALTRA PARTENZA... TUTTO FINISCE. Anche se rischi la vita, anche se impazzisci di dolore... tutto finisce. e’ questo il brutto.

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capisco.

no, non capisci.

prendi. il rHum aiuta molto.

inutile discutere. tanto a che serve capire?

affondiamo lentamente nella noia del viaggio. a tratti, lampi di ricordi, rimorsi, qualche viso che torna dalle tenebre...

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CAPITOLO SESTO

con le parole di griffith...

... o con quelle di tartarin?

sono stanco. mi dolgono i piedi.

sono stanco. mi duole... l’anima.

come puo’ essere l’inizio? o meglio, l’inizio della fine?

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tempesta a babordo!

non e’ la prima volta che il big brother affronta una tempesta.

ATTENTO!

si e’ fermato!

il motore... continua a tossire...

non riesco a tenere il timone...

fa’ qualcosa!

fa’ qualcosa!

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allora?

temo proprio che...

impossibile.

AFFONDIAMO!

nella disgrazia siamo fortunati. nessuno di noi resta ferito e riusciamo ad aggrapparci a una grossa tavola di legno...

quanto tempo possiamo resistere cosi’?

non molto.

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guardate...

“anche noi siamo affondati con il big brother. troppi ricordi, troppe giornate. per questo la vista della nave non ci sembra un miracolo...”

ne usciremo vivi...

“ed e’ a bordo della nave olandese che mi accorgo che qualcosa non va...” una nave da carico olandese, diretta a sydney. non abbiamo alcuna idea di cosa faremo, di come riempiremo il vuoto delle nostre vite.

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fra tre giorni saremo a sydney.

stai sempre zitto, griffith. a cosa pensi?

voglio cambiar vita? da molto tempo mi faccio questa domanda.

e hai trovato risposta?

e con questo?

non so. forse.

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e’ passata una settimana. camminiamo lungo i docks di sydney, senza un soldo in tasca.

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no, non abbiamo bisogno di gente.

arrivate tardi. siamo al completo.

aspettate...

e adesso?

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oggi mangeremo.

piu’ ritmo! e’ un cancan, non una marcia funebre... muovete quelle natiche, accidenti!

e tu datti da fare! picchia piu’ forte! la gente vuole stordirsi, mica andare a un concerto!

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ehi, voi! il locale e’ chiuso!

non capisco come griffith possa sopportarlo. al suo posto, io...

FUORI!

sono amici miei...

pago te, non loro.

FUORI!

se gridi ancora, ti spacco il naso, tedesco bastardo.

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no, tartarin. andiamocene. ma... non capisco. griffith dev’essere impazzito. non ha mosso un dito, per noi. ti giuro, cayenna, quando l’agguanto io...

salve!

eppure la sua ira cade di colpo, uccisa da strani pensieri...

ah, sei tu...

sono stanco. mi duole... l’anima.

vi devo spiegazioni.

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anch’io sono stanco. mi dolgono i piedi. pero’ saprei rischiare la pelle, per difendere un amico.

non capite. io voglio fermarmi in un posto e guadagnarmi la vita suonando. non e’ per i soldi. mi si e’ rotto qualcosa dentro.

non obbligarmi a... senti, griffith... d’accordo, hai trovato lavoro. bravo! ma questo non ti autorizza a fare il figlio di puttana.

a cosa? avanti...

aspetta, griffith.

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scansati.

basta!

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basta, ho detto!

basta!

bene. ma io in quel teatrino ci resto. voglio ricominciare da capo, chiaro?

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i tuoi occhiali.

si’... chiaro.

grazie.

d’accordo.

dopo l’ultimo spettacolo ci vediamo, okay? e berremo alla salute dei nostri ricordi.

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... perche’ di un addio si tratta, vero?

addio...

si’.

dove andiamo adesso?

cercheremo qualcosa.

era un buon tipo. simpatico, vero?

siamo piu’ soli, piu’ vecchi, piu’ vicini alla morte.

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CAPITOLO SETTIMO Può uno impedire che le cose gli succedano? E in quale misura è responsabile del proprio destino?

e Un FaTtO... GIA’, SOLo UN FaTtO DeVO RACcONtARE.

PoI ABbIAMO CONoScIuTO gRiFfith. A VOlTe Lo RImPiANgo, Lo sAi?

L’UnICA VERITa’ e’ Che I FatTI SONo SeMPRE PIu’ IMPoRtANti DeI PENsIeRI.

D’improvviso qualcosa ha spezzato l’allegria di Tartarin.

E QUanDO CI INceNdiARONO Il LoCaLe? RICORdI? PErO’, DOpo, PEr NOi e’ StatA DURA, UNa CoRSa IN SaLiTA...

iNSIEmE ABbIAMO FATTO MOLTO, CaYENnA. L’EPocA MigLiORE DeV’EssErE StaTA QUELLa DeLlO sweet sodome. ErA DIVERTeNTe LAVoRArE IN QUEL CasIno.

PErCHe’ TAnTI rIcORdI? ChE Ti SUCcEdE?

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oH, E’ COlpA DeL RHUm. Mi ReNDE mALiNCONicO.

hAI DeCISO DI ResTArE A SYdNey. SI TrATtA DI QUEsTO.

NON e’ QUEsTO. PArLa CHiARO.

BE’, Io...

uhm... SI’.

ZOE nON e’ UNa CaTTIvA RagAzZa. UN Po’ LE VOGLiO ANChe BenE. MI PiAcE. E cOSi’...

NON HAI bISOgNO DI GIUSTiFICaRTi. AL TuO PoSTO Farei Lo StesSo.

BEvIAMoCI UN’ALTrA BOTtIGLiA!

uN’ALTrA BOTtIGLia... LA SOLiTA FraSE. LA PANACEA DI TutTi I MALI. e, SOpRATTUttO, LA CHiAVE PEr APRiRe LA PoRtA deI RICORdI...

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tUttO ErA COMiNCIATO QUALCHe TeMPo PRIMA. CI SPACcavaMO LA ScHiENA CON QUEL DaNnATo LAVORO.

e’ Che LA MIA SPALlA...

nON FartI QUEsTe dOMANDe. COSi’ PASSa PIu’ PReSto.

QUANto MANCA ALLA FINE DeL TuRNO?

UNA VOlTA o l’ALTra Lo AMMaZzO, PAROLA miA...

Il LAVoRO RINFORZa Il fiSICo. DOVReSTI RINGrAzIARCI.

NO! GIuRO CHE...

TAcI!

... Se nON FOSsE PErCHe’ NON ABbIAMO UN cEntESIMO...

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ma...

aLzaTI, SfaTiCaTO. CHE ASPETtI?

Il CaPoCcIA SI CHiAMAvA rOUrKE. DeLiCATo COME Il SUo SeNSo DeLl’huMOR.

sU... ANDiAMo!

e VOi, cosa gUARdaTe?

bRAvO... COSI’ MI PiACI.

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sTrOzzEro’ quEL GORiLla. DOvESSE eSsErE L’UlTIma COSa CHE fACcIO.

nON Te Lo CONSIGliO, COMpARe. ROUrke e’ UN DURO DeI PEGgIoRI.

e’ MEGliO NON PEsTarGLi LA CODA.

ABbIAMO BISOGnO DI LAVORO. non possiamo perderlo.

c’ErANO bob, LAzlo e GiANNI. BRaVa GeNTe. EraNO ARRIVaTI A SYdNEy PER FaR FORTUNA Ed ERANo DISPOSTi A TuTto. FINO Ad AcCEttAre DI VIVErE CON RAsSegNAzIoNE. PERChE’ LA RASSEgnAzIoNe e’ Una MANiErA dI ESSErE DISPoSti A TUtTO.

nON PENSaRCI... OGgI e’ veNERDI’. DIVERtiTI.

nO... Io StrOZzEro’ QUEL GorILlA!

sCeGLI UNA RAgAzZA. SIi FeLICE FINCHe’ puOi.

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nON e’ UNA CaTtIvA IDeA... VERO, CayENnA ?

CHI e’ QUELlA PELlEROSsa?

no.

nO, QUELLA NO, FrateLlO. QUELlA e’ ZOE. LA RagazZA DI ROUrKE.

MI PiACe.

uhm... DOVReSti BAdARe DI PIu’ AL TUo AMICO, CayeNna.

GIA’... VA A cACcIA DI ROGnE.

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E NE FArA’ uN BUoN BOTtINO.

e’ AdULTO E VAcCINATO.

iN gENErE SONO GLi ADULTI A SUICIDaRSI...

Era vENErdi’. SI’, LA SerATA IDeALe PEr beRE BIRrA E ASCOlTArE caNZONI IN QUEL TUGURIo DeI DOcks. A QUELl’ORA UNO PoTEva SeNTiRSI CaPACe DI MoDIFICAre Il DesTInO. O MoLTO Piu’ umilmente, COME TArtARiN , DI RUBArE LA RagAzZA A UN TIPO COME ROurKE.

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pARLAVa A FATIcA, LA SUA BOCcA ErA pIENA DI saNguE...

Lo UCcIDerA’.

ROuRke CI HA sORPResi NEL VICOlo...

te l’ho DeTto. Il TUo AmICO e’ UN SuicIDA.

fATe QUALCOSa...

AVReI DOVUTO FINIRE Il MIo bICcHIErE DI BIRrA. AVReI DOvUTO RISPoNDeRe nO ALlA MiA COScIEnZa. E INVecE feci TutTO Il cONTrariO.

EH?...

tI AVEvO AvvErTiTO...

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bAsTA COSI’. LAscIALO.

fErMO. NON HO ANCORA FINITo, CON LUi... A MENO cHE NON VOGLia RIMPiAZZaRLo Tu.

nON TI CONcEDeRo’ IL PIACeRE.

AnDIAMO, TArtariN .

aTtENto...

anDIAMo.

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d’ACcORdO...

nE VUOi ANCORA?

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PoSsONO...

... poSsONO BAsTARe...

ANDIAMO, AMORE MIo... VIENi CON ME. TI cUReRO’. sI’, AVEvAMO PERDUTO QuaLCOSa, QUALCOsA D’iMPoRtANTE: IL LAVORO. MA ErA DaVvErO UNA PErDITA iMPoRtAnTe? gIA’, PErCHE’ IN caMbIo TArTARIn AVEva TROVATo iL PROFUMo DeLl’AMoRE. MA ANChe l’AMORe Era PROpRIo uNA CONQUiSTA iMPoRtANTe?

... e PoI... MA nON DeVO dIVAgare. SOLo UN FaTto DeVO RAccONTaRe

TARtARIN ErA SPARiTo DaLlA CiRCOlAzIONe PEr UNA SETtIMANA...

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L’ho incontrato in una taverna

Oh, e’ ColpA DeL RHUm. mi ReNDe MALiNCONICO.

nON e’ QUEsTO. parla chiaro.

pErCHe’ TANtI RiCORDi? che Ti SUccEde? INSiemE ABBIAMo FaTtO MOlTo, CaYENnA. l’EPoCa MIGLiorE DeV’eSsEre StaTa QUELla DeLlo sWEeT sOdOmE. ERA DIVERteNTe LAVORare IN QUEl CaSINO.

be’, io... zOe... e’ LEI.

zOE NON e’ UNa CaTtIvA RagaZza. UN Po’ LE VOGLiO anche BeNE. MI PiACE. e COSi’...

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LE HO PARLATO TANto DI TE. TI e’ MOlTO GRata E VORrebBE cHE TU vENiSsi A PRANZO Da noI. Se nON FOSsE StATO PER TE, NON SI SaRebBE MAI LiBERATA DI rOuRKe.

SI’, e’ UNA BRAva RAgazZa... uNA GRaN bRava RAgAzZa...

LAVORA IN UN BAR, NON GUADaGNA MALE. pRIMA O Poi ANCH’Io MI TrOVEro’ UN LAVORO e... INSOMmA, CI SISTeMErEMO.

... E grAzIE A TE...

... GrAzIE...

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il SORrISO DOlCE E TrISTe e’ L’ulTiMA COsa CHe MI ReSTa DI TartARIN.

Nelle strade deserte del porto i miei passi sembrano ingigantire l’eco della solitudine.

l’eco della solitudine.

solitudine.

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CAPITOLO OTTAVO

La vita gioca con noi giorno dopo giorno, anche quando non ce ne rendiamo conto. Sì, parlo del passare del tempo, della solitudine, dei ricordi.

QUI, UNA VOlTA C’era lo SwEet SODOME...

mEglIO TroVArE UNA TAvERNA...

ErO TORnATO ANCORA a MELBOUrne...

ALTrI TeMPi...

L’uomo è sempre solo. E’ difficile da accettare, ma è così. Solo, con tutto il suo passato, con le sue esperienze... Bah... pensieri oziosi in una sera oziosa.

Avevo lavorato sodo, negli ultimi tempi. Prima in una fattoria, poi su un cargo. Chissà perché ero voluto tornare a Melbourne. Forse il desiderio di rivedere una città. Forse...

e’ INuTilE. QUeSTa NOn e’ Piu’ LA Mia CITtA’...

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FORsE NON Lo e’ MAI StAta.

eHI!

da CHe PArTE e’ ANDaTO?

hA giraTO dI QUi... CORrIAMo!

NON PUo’ eSSErE. QUELLO e’ UN viCOLo CIEcO.

di LA’.

Perché si agisce in un modo piuttosto che in un altro? Non sapevo cosa stesse succedendo, ma decisi di aiutare il fuggitivo.

Se vuoI FReGArci, Te NE PEnTiRAI.

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nIEnTe PAURA... HA SaLTaTO Il MURO LA’ IN FONDO.

anDIAMO... NON c’e’ TeMPo Da PERDeRe.

GRa... GrAZIE.

uNA SIGaReTtA?

LA PROSsIMA VOlTA CERCa DI Non buTTARmi A TeRrA.

Lo FarANnO, Se CI FerMIAMO QUi.

teMEvO ChE Mi PReNDessEro.

io... NoN SO DoVE AnDare.

pErO’ SaI BeNE DOvE NON VUoI REStARe. e’ GiA’ QUALCOSa.

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cOME Ti CHiAMi?

tAB.

QUEsTO NON e’ UN NOme... e TanTo MEno IL TUO.

STaI ScaPpANDO. e IL MOTIVO DeV’Essere GRavE, VISTO I TIPI CHe t’INSeGUono. LoGICO CHE TU Mi nAScONDa iL TUO NOME.

GIA’... LoGICO. E A ME NON IMPoRtA. OGNUNO CONOScE I PROpRI AfFArI.

AspETtA... mI FIDO DI TE... VOGLIO PARLARe.

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d’ACcORdo. CeRCHIAMOcI UN PoSTO.

cHI ErANO QUei TIPi?

Credevo saremmo stati tranquilli in quel bar sulla costa. C’erano abbastanza rumore e fumo da nascondere una mandria di dinosauri.

E COSa PENSI DI FarE?

Li HA aSsOlDaTI ZIO rudolph. Se Mi TOGLierANnO DI MEZzo Lui ERedITera’ TUtTO.

Una storia che avevo già sentito. O forse letto in un romanzo inglese. O forse, come dice Oscar Wilde, davvero la realtà imita l’arte.

SONO SCaPpAtO DI CasA gIornI FA. ALlA MoRtE DI mIo PADrE hO ERedITATO LA SUA FORtUNA... e l’oDIo DI QUALCHe PAReNTE. Sai? NON MI e’ MAI IMPoRtATo DeL DeNARo... MA ORA che Ho VISTO COME TrAsFORMA LA GEnTe, MI IMPoRtA ANCORa MEno.

ANDaRmENE... LonTaNO. TrOvARmi uN LAVORO QUALSIAsi NELlE ISOlE.

NoN CaPiScO. se NON TI INTeREssaNO I SOlDi, PErChE’ NON Lo DiCI A Tuo ZIo?

CI ho PROVATO. MA LUi SI SeNTirA’ SICURO SOLo Se Io CRePo.

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no...

TAB... GUARdA...

caLMATI. NON FaRaNnO NIENte FINCHE’ sIAMO QUA DeNTro. AsPETTANO CHe UScIAMO.

E cOME FAReMO?

NON CI RIuScIReMO...

ALzATI E CaMmINA AL mIO FIANCO. QUANDO SaRemO VICINo A LoRO, PReNDI UNa BOTtIGlIa e ROMPIla iN TesTA AL PIu’ PICcoLo. Io PENSero’ ALl’ALTro.

seI PRonTO?

pRONTO.

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ora!

maledetto!

fermi!

Un istante lungo come una vita. E, dentro, la rabbiosa disperazione per aver perso un’occasione di quelle che non si ripresenteranno tanto facilmente.

SPARA, JOe! UCcIDIli.

no... NON QUI.

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FuORI... mUoVEtEVI!

AVANTi.

SU QUELl’AUTO. SvELTI.

dOvE CI PoRtANo?

eSaTto.

Da ZiO ruDOLph, IMmAGINO.

ORA SceNDeTe.

Ci sono occasioni in cui è inutile reagire. Davanti ai nostri occhi, una villa imponente, ancora più grande dell’oscurità della notte.

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DeNTro!

caMmINATe!

cRedEVI DI ANDarE LoNtaNO, EH?

TE l’HO GIA’ DeTto, ZiO. NON VOGLiO QUEI SOlDI.

E cReDI CHe Io PoTreI DORMiRe TrANQUiLlO, SaPENDO ChE IN UN MOMEnTO QUAlsIASi TU PoTrEsTi AVaNZaRE DeLlE pRetESe?

Una sensazione di freddo alla bocca dello stomaco. Nausea. Per quel lusso, per quell’indifferenza, per quei discorsi. CHI e’ l’ALTrO TIPO?

chE VUOi FArGLI? lUi NON c’EnTRA CON QUEsTA SToRIA.

uN aMiCO DeL RagAzZO, CReDo.

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ziTtO! DeVO pENSaRe!

Silenzio. Un silenzio pesante. E inutile. Sapevo già quale sarebbe stata la decisione del vecchio. E fu mentre disperavo che pensai alla lampada.

SCAPPA, TAB!

UCCIDETELI!

DOVE?

DOVE SONO ANDATI?

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eh?

UCCIDETELI, IDIOTI!

ma... cosa...?

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tAB...

ZiO RudoLPh...

sONO QUI... STO BENE...

dIo! DIo!

PErCHe’... PErCHe’ TUtTO QUEsTO?

TeLEfONA ALlA POLiZIA.

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pErcHe’ deV’eSsErE SUccESsO TUtTO QUEsTO?

Come spiegarglielo? Come spiegare a cosa conduce l’avidità? Meglio tacere e avvicinarsi al telefono.

DeVO ANDArMEnE. NON PoSsO FarMI TrOVArE QUI.

VEnGO CON TE.

nON VOGLIO SaPEre PIu’ NIEnTe DI QUEsTA SToRIA.

La polizia sarebbe arrivata a momenti. Non era tempo di grandi discussioni.

ANCH’io.

NON e’ Il CaSo, RagaZzo. ORMAI e’ TutTO TUO. e NON HAI Piu’ NIEnTe Da TemeRe.

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tI HO GIA’ DeTtO cHE nON M’INTerESsa. E adesso ANCORA MENO... DOPo TutTE QUEsTE MORtI...

lA POLiZIA ScOPRIRA’ TutTO. JOE e’ ANCORA VIVo... LO FarANnO PArLARe...

Cominciammo a camminare. Lontano, un suono di sirene. Un suono che cancellava il passato di Tab.

TI RIpETO UNa DOMANDA CHE TI HO GIA’ Fatto. DOVE PENSI dI ANDaRe?

nON LO So.

DOMATtINA c’e’ uN CarGO CHE SaLPA PEr lE ISOlE.

Eh, sì! Brutta cosa la solitudine. Brutta cosa la vita degli uomini. Ma perché spiegarlo a Tab? No. Non era il momento.

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CAPITOLO NONO Così era il “Dirty Jack”.

Così lo lasciò il vecchio Jack.

E questa è la storia di quel locale.

DeL LOCaLE E DI FINnEGAN. E FORSE ANCHE DeL SUO SOGnO... UN SOGnO CHE DOvEVA duRARe PoCO...

ScRIVErE. ScRIVErE E RIANDaRe COl PENSIEro A TANTE COSE TrAsCORSE. A TANTe SENsazIoNI. a TAnTI VOlTI. e’ MERAVIGLiOSO ScRIVErE. O FORSE NO. FORSe e’ SeMPlicEmeNTE ATrOcE.

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eHI, DaISY... DeLl’ALTrA BIRrA!

SVeLTA, TOPinA...

e COME VUOi CHe TI ChiAMI?

NON MI VA CHE Mi CHiAMI COSI’. Lo SaI.

tOGLi QUELlA MANO.

tI AveVO AVvERTiTO!

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nON Ti ASPEtTAVI QUEsTA DOCcIA, veRo?

bAsTA, ORA. PIANTaLA.

BE’, IN FONDo NE AVEVI BISOGnO.

nON DOVEVI FArLO, TOPInA.

gIA’. OGnI TANtO CI VUOlE.

LAscIALA!

OrA vEdRaI, TOPiNA.

no.

LAsCIAmI, FINnEgaN.

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ADdOSsO A FINnEGan, RaGazzi!

GRazIE, FINnEgan.

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aDdIO, DaISY...

dOvE VAI?

e’ TArDI... DeVO CHIUDERE...

aDdio.

piovE... PIoVe FORtE.

a DORMiRe.

reSTA.

117

121


vUOi PROpRIO?...

sI’.

... Così cominciò il sogno di Finnegan. Il suo sogno e quello della sua Topina.

nON MI pIACE Il MATRIMONIo, TOPiNA.

ErA GiA’ DIFfICILe MANDaRE AVANti IL LoCaLE QUANDO ErA VIVO MIO PAdrE... MA ORA, Da SOlA, e’ QUAsi IMPoSsIBIle. Se AVesSi UN UOMO, SaRebBE DIVErSO... MA COSI’ DeVO DeCIDErMI A VEnDeRE.

e non ESsERe STUPiDo. NoN HO PArlATO DI MATRIMoNiO. Io VOGLiO UN UoMO, Non UN MARiTO.

nON CHIAMARMI TOPINA.

caPiscO.

118

122


TU SeI Un UomO.

fINnEGaN...

sI’?

Ricordo bene com’era il “Dirty Jack”, quando ci entrai per la prima volta.

servi Il SIGnORe, FINnEgAn. SBrIGAtI.

si’, tOPiNA.

Dovevano essere passati pochi mesi da quando Finnegan ci si era trasferito.

nON CHIAMARMI TOpINA. E RICORDa CHe DeVI RIoRdINARE Il BANCO.

sI’, TOPiNA.

119

123


nON HAI ANCORA LAVATO Il PAVIMEnTO?

FU IL PRIMo INConTrO coN FINnEGan. NON SaPEVO ANCORA LA STORIA. Non SAPEVO CHE DaISY AVeva DeTto DI VOlErE SOLo UN uOMO. PEr me LUi ErA UN TIPo QUALsiAsi...

... un marito

hO VINtO, FraNCEse. SeI SfORtUNATO.

Il locale era vicino ai docks. Ci bazzicavano tutti gli scaricatori e un pokerino si poteva sempre fare. Per di più la birra era buona. Perché non avrei dovuto andarci?

QUELlO CHE HA PErSO SeI TU, AMICO.

120

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mI SPiEGO?

LA PAGhErAi!

lAscIAMi.

hO UNa ‘45 IN QUESTa TASca. TII CONSIGLiO DI MEttERe I QUATTriNI SUL TAvOLo CON EStreMA CaLMA.

bUONANOTtE.

NON CORrerE, FraNCESe.

Certo, tutto sarebbe stato diverso, se mi avessero sfidato a estrarre di tasca un’arma che non avevo. Ma mi era andata bene. Non mi restava che allontanarmi dal “Dirty Jack” in fretta.

STaI FeRMO.

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i SOlDI.

Forse non mi era andata bene. TI CReDevI FURBO, VERO?

seI ARRIVatO gIUSTo IN TeMPo, AMiCO.

VIEnI. ANDiAMO A FaRcI Una BIRrA. SONo Io Che Ti DeVO RINGRazIARe, FrancEse. StAVO AMmUFfenDO E Tu Mi HAI FaTto RiTrOVArE UN Po’ d’aZIoNE... ErA ORA!

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SONO CON UN AMiCO, TOpINA.

NON CHIAMArMi TOpINa. e SMEtTIlA DI BeRe!

e’ Tardi, FInnEgan. e DOMANi DeVI ALZaRTI PREsTO. bUTtA l’IMmONDIZIA e CHiuDI.

NON ARRABbIARtI, TOPiNA.

tOPiNA...

TI HO DeTTO miLlE VOLTE DI NON CHiAMArMI TOPinA !

pErCHe’?

Sul volto di Finnegan vidi passare un’ombra strana, triste. E’ sempre triste svegliarsi da un sogno.

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Obbedii senza reagire. Dopotutto non erano fatti miei.

basta chiaCcHIErE. ORa SI CHiUDE... QUANto a voI, ANdATevENE!

ASPETtA, FrAnCESE... e’ AMiCO MIo, TOpINA. e’ TAnto cHE NON HO uN AMiCO.

qUI SONO Io CHe COMaNDO! e’ CHiARO?

HO FaTtO DI TE UN UOMO DeCeNTe. TI HO DaTO CIo’ CHE NON HAI MAI AVUtO. Se EsCi Da QUELLA PoRtA, Non CI ENTRErAI PIu’. CHiARo?

CHiARO, tOpina.

iL MiO BErRetto. Lo StAvo ScORdaNDO.

CHE... Che FAi?

124

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finnEgAN!

fINnEGaN!

fInn...

idIoTA! FrAncEsE!

pErChe’ Lo HAI FAtto, FINnEgAN?

bAH!

e’ StAto BeLlO FInChe’ e’ DuRaTO. MA FoRsE e’ DURatO TrOPpO PEr I miEi GuSTI. nON Mi VA DI PArlArNE.

aLloRa NON PArLARnE.

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vOGLIO BerE. FEsTeggIARe Il MIo RISVeGLIO. E DOMANI TrOVEro’ uN LAVORO AL PORtO.

sAlUtE!

Sì, così conobbi Finnegan. SaLUTE!

Poi ci imbarcammo su un cargo diretto verso le isole. Trasportavamo armi e viveri.

Ma questa è un’altra storia.

storia.

126

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CAPITOLO DECIMO

Col passare degli anni la solitudine pesa meno. Col passare degli anni la memoria si trasforma in un’amica un po’ complice, che rende più tollerabile l’idea che la morte ci sta cercando sfogliando il calendario.

bAH!... MEGLiO CONtiNUarE A ScRIVErE. TeNGO di PiU’ A RACcONtare, ChE A RIFLEtTErE...

ScRIVERo’ DeLlA MIA AMiCIZIA CON FINNEGAN...

sI’... e’ CoSI’. LA mEMoRIA e’ la MIGLiORE AMiCA. E FORsE GLi UOmINI PoTrEBbEro TrOVAre PROpRIO IN LEI LA SPiEgazIonE DeI LoRO ATTI... Ammesso Che UNa SPiEGazIoNE CI SIA.

Ci eravamo imbarcati sulla “Dusty Daisy”.

... UNA NAVE COME TAnTE, la DUSTY DaISY.

QUANdo ERO GIOVANE, Mi PiACeVa QUEsTO LAVORO. ORA NON PIu’.

e PErCHe’?

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ci ho perso il gusto. non mi va piu’ di dondolare sopra un cargo per pochi soldi. e’ roba per i disperati come te.

ti SI CaPiSce SUBiTO. PArlI PoCo. GuArDI Chi Ti PArLA COME SE Tu aPpArTeNEsSI A UN ALTrO MoNDO. e ATTrAvErSI Le ReaLTA’ piU’ ImMoNDe seNZa CHe NIeNTe Ti TOCcHi... ECcO, SI’... e’ COSI’... HAI SeMPRe QUALCOSa DI INCONtaMiNATO.

hAI ANCORA aDdOSsO l’UlTiMA SBORNIA, FInNEgAN.

cosa vuoi dire?

PARLI CON me, bELLA FACcIA?

nO, DICO SUL SeRIo. A vOlTe SeNtO CHe MI MANCANo I mOTIVi... CHe MI SI SONO oSsIDaTe LE IDee... COME A QUEL BOTOlO...

CONtInuA A gIoCARe, bOTOlO. pUo’ DaRsI CHe IN UN SeCOlo IMpAReRAI A FAr QUALCOSa DI BUONO CoN QUELlA CORda.

pEr ESeMPIo, STRANgOlARTI...

NON PROVOCaRMI, BOTOlO. PoTrei PReNDeRE IL PosTO DeL Tuo IGnOTo PaDrE E ScULACcIARTI. pROVACI, BELlA FAcCIA.

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NON CREderti pIu’ FORtE, BELlA fACcIA. PoSsO DaRtI UNA LEZIoNE.

Un diversivo, nella vita di bordo. E subito una selva di visi attorno ai due contendenti.

LA DaRO’ Io A TE e CON UNA SOlA MANO... Sai Che PUoI FArCI, CON QUELlA MANO? QUALCOSa ChE nON HAI ANCORA IMpAraTO: ROMpErTI LA...

SONO CReScIuTO SUI MOlI DI LiVERpool, BELlA FAccIA. E Te Lo DImOStREro’.

BASTA!

BAsTA!

bAsTA!

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Strane smorfie, sui volti degli uomini della ciurma. Sorrisi, forse. Da sempre, i bambini al circo sorridono.

Ben FATtO, FInNEgAN. Se l’e’ MERITaTO!

Sordo, cupo, quasi grottesco, il grido di rabbia. L’urlo dell’umiliazione trasformata in odio implacabile.

HAI FatTO BEne. QUESTI GIOVANI NON HANNO PiU’ RiSPEtTO.

Se l’e’ cerCatA. AL PoSTo TUo, NON SaRei StATO COSI’ TeNeRO.

NON FaRA’ PIu’ Il GALlETTo, QUEL RaGAzzINO.

tI UCcIDeRo’!

gIuRO CHe Lo FaRo’!

bAH... NIEnTe DI SPEcIALE...

Improvviso, il silenzio. E di nuovo, sguardi fissi su noi due, mentre il battere ritmico del motore è come un rumore lontano.

tI UCcIDero’, FINnEGaN!

Difficile, dimenticare quel giorno... la sfida tra Finnegan e Jim sul ponte della “Dusty Daisy”. 134

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“Dusty Daisy”.

NEaNChe FINnEgAN e jIm... PUR Se dOVeVanO PREvEderlo, QUeLlo ChE SAreBbE ACcadUTO SUl PONTe DeLlA DUSTY DaISY.

e’ StRaNo, Il DestINO. CI mANoVRA COMe MArioNEtTe. E NeSSUNo PUo’ TaGliArE i SUoi fIli. NEsSUnO.

sul ponte della “Dusty Daisy”. TORnAtE Al LAvORO!

Kirbison, primo ufficiale. Un viso su cui mille tempeste hanno lasciato il segno. E una voce dura, senza incertezze.

no. voi DuE No.

vI FaRo’ PEnTirE. FaRO’ IN MoDO ChE pER TuTtO il Resto DeLlA VOStRa StUpiDa VITA NoN PEnSIAtE MAI PIU’ A LiTiGArE SuLlA MiA NAvE.

VeNiTE CON ME.

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Di nuovo calma, silenzio. Di nuovo la “Dusty Daisy” come un alveare operoso, sulle acque del Pacifico meridionale.

eNTRAte, CaRoGnE!

Una calma solo apparente, però. Che non cancella il pensiero di Finnegan e Jim, rinchiusi nello stomaco buio della nave, in quell’aria impossibile, calda e densa di mille odori.

UN MEsE A PANE E ACqUA VI CaLMeRA’ e Vi FArA’ RICORDaRe i regolamenti DeLlA MARiNA MERCaNtIlE.

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a TrA UN MEse, SIGnORI...

Due ombre nell’oscurità. Un’eternità, prima che una parli.

ADeSsO FINiRO’ QUELlO Che hO COMInCIATO iN COpErTA. TI FArO’ A PEZzI, bOTOlO.

NON Ti CONVIEnE, BeLLA FaccIA.

e AdESSO, BELlA FaccIA?

ABbIAMO bISOGnO UNO DeLl’ALTro, Se VOGLiAMo SOpRAvVIVerE. Se NOn CI AIutIAMO, CREPErEMO PREsto. QUiNDI, DIvIDeReMO IL PANE E L’AcQUA, CI CUReRemo a VICEnDa Se CI AMmALErEMO. Se INVEce CI AMmAzZIAMO QUI, CHi VINCE NON LA Fara’ FrANca, BELLA FaccIA.

D’ACCORdO, JIM.

NON MI CHiAMARE BELlA FAcCIA, bOTOlO... iL MIO NOME e’ FINnEgAN.

FINnEGan...

E IL MIO NOME e’ JIM... NON BOTOLo...

cHE VUOi?

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QUEsTA e’ SOLO UNa TrEGUA. ReGOlErEMO i CONTI AL pRImo PoRto.

Giorni e giorni di comportamento esemplare. Dalla stiva non un grido, non un momento di rabbia. Ma nell’aria, una tensione chiara, quasi palpabile. Tutti sanno... che non è finita.

oKAy!

tUtTI AI PoSTI DI MANoVRa!

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Un lieve tic nervoso sul volto del capitano Collins. Un lampo nei suoi occhi abituati da sempre a mantenere la calma sempre.

La rabbia dell’oceano. Il bianco della spuma, gli abissi neri tra due onde.

FAte UScIRe I PUNiTI.

CI SeRvoNO TUTtI GLI UomINI, KIRBiSON. e’ UNA bRUTtA temPESTa. DOVRemo LOTtARe CON LE UNGhIE E Con i DeNTI.

Tuffi vertiginosi e risalite lente, faticose, terribili, per la “Dusty Daisy”. Sulle labbra il sapore amaro del sale e della paura.

Momenti in cui ti scopri tra i denti serrati una preghiera. mIo DIo...

mio DIo...

mio DIo!

L’aLBEro... ATTeNTo!

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aFfONDiAMo!

Torrenti d’acqua sulla coperta. Gelidi, rabbiosi, infuriati contro ogni ostacolo. E il galleggiamento come una sfida senza storia agli dei misteriosi.

OCEaNO MALEdeTtO! QUELL’ONDA... TeNEtEVI SaLDI!

ALMENO TI PoRtAsse VIA, BELLa FACcIA !

cHIAMAmi ANCORA BELLA FACCIA e TI...

reGgITI FORte, FINnEGaN!

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AAHH!

NOn Ce LA Farai!

aFfErRa LA CIMA, FinnEgAN!

fINnEgAN!

ZITtO e NoN MoLLARe!

SONo Con Te, Jim!

e’ INuTilE!

grazIE, jiM.

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lAscIA PERDere.

Porpora sul nero del cielo. Poi rosso. E infine rosa.

Un sospiro. Anche gli incubi possono finire bene.

A Che PENSaTe, kIrbisON?

E’ difficile, a un duro, trovare una formula per perdonare.

SI SONO COMPoRtATi BENE, NeLlA TeMPESta.

AI DUE PUNITi?

NessUNO TI PUo’ CRiTiCARe, Se Li FAI UScIRe DaLlA STiVA.

FaLlI UScIRe!

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fUORI, CaROGnE.

mUovEtEVI, HO DeTTO. mUovEte LE CHiAPpe! c’e’ MOlTO LAVORO, IN COpErTA.

“Muovetevi, ho detto”. E la voce di Kirbison, primo ufficiale, era dura.

SI’, Il DesTINO SI DIVErTE A GIOCArE CON LE SUE MARIONEttE...

RICORdO Il GruGnITO DI FINnEgAN, ALl’ARRIVO IN COpErTA...

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eHI, CaYENnA... VOGLiO PReSeNTarTI UN AMiCO. SI CHiAMA jim.

MOlTO PiACErE, jIM.

Il destino si diverte a giocare con le sue marionette.

MA QUEsTA e’ Un’ALTra STORIA...

... PoI, QUANDO ARRIVaMmO AL PoRtO...

SI’.

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CAPITOLO UNDICESIMO

Quella donna si imbarcò sul “Dusty Daisy” in una grigia mattina d’ottobre. Era l’unica donna a bordo e la sua presenza assunse diversi significati per i pensieri e i sogni di ciascuno di noi.

La ricordo bene. Appoggiata alla balaustra, fissava un punto qualsiasi dell’orizzonte, là dove l’azzurro del cielo e quello del mare si mescolano.

Ricordo bene il suo profilo da cammeo, il suo collo lungo... la sciarpa che sventolava, bianca nella penombra del tramonto.

QUELlA DONnA...

Il “Dusty Daisy” navigava tranquillo verso est. L’oceano gli scivolava lungo i fianchi, calmo. Il tempo sembrava cristallizzato per sempre.

C’era QUALCOSa DI INQUietANTe, NEI SUOi GEsTI, NEL SUo MUTISmo. COMe NELLA PAcE DI UN LAGO DI CUi IMMAGinI LE TeRrIBIlI CORreNTI di PROFONdITA’.

E gli uomini avevano di che parlare.

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dev’essere Una SPiA... DICONO Che IN EUROpA STIA PER ScOPpIARe LA gUERRA. i TedeScHI...

no. e’ Una SNOb. UNA DI QUELlE MIliARdaRIE IN CeRCa DI FORtI EMoZIoNI.

forse e’ una mALATA CHe VUolE ANDaRE a MORIRE IN UN DaTO PoSTO.

O UNa SBarELlATA... UNA PAZZA.

o UNa DI QUELle. NE Ho VISTe TaNtE COME LEI A LIVERPOol...

CHE NE SaI Tu DeLlE DONnE, RagAzZo? TAcI.

cHe NE DICI, FRaNcEse?

Il “Dusty Daisy” raggiunse il porto.

MMM...

e ALloRA...

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E allora.

E allora.

ANDIAMO. VI OFfRO UN GiN.

Finnegan e Jim erano silenziosi. Non era difficile capire a cosa stavano pensando.

nON MANCarLE Di RISPETTO. NOn VOGLiO.

Trovammo subito una taverna.

CaLMI. NON VI SeMBRa ESAGERATo LITIGArE PEr UNA dONnA Che NON CONoSCEtE?

QUANdO BEvo, DIVENto maLinCONiCO. e PENSO ALlE DONnE. UN UOmo NON PUo’ VIVErE TUttA LA VITa Da SOlO. hai IN MENtE LA BELLoNA CHe c’ErA A bORDo, Eh?

gIA’... fORse hAI RaGIoNE.

SI’. HAI RagIoNE.

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eHI! GUARdaTE...

Ci sono luoghi in cui un fiore è inconcepibile. E altri in cui una donna è un’immagine di bellezza inopportuna. Quando quella donna entrò potemmo capirlo.

e Un Po’ DI COMpAGnIA, FORse?

Nella taverna restò il suono del pianoforte. Tutti gli altri rumori scomparvero in un istante.

bOURBON.

La donna restò ferma, indifferente. Ebbi chiara l’impressione che quell’importuno non la infastidisse più di una mosca. SeI MUTA, BELlEZzA?

TOgLitI DI MEZZO. PUZzI.

e Se ti BAcIASSi?

PROVAcI.

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cON PiacErE.

MA...

Il rumore tornò subito, nel locale. Come se tutti avessero improvvisamente perso interesse per quella donna.

CeRCO UN UoMO... MARvIN STeIN.

CHe ALTrO deSiDerATe?

mAI SeNtiTO.

mARvIN SteiN... SI’, ALlo StAR hOtEL.

pENSaCI MEgLiO.

Finnegan e Jim la guardavano fissi. Con ammirazione. Forse con qualcosa di più che ammirazione. SaRa’ Una Di QUeLlE, MA HA CaratterE.

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MM...

e TU, FrANcEse?

nON PoSsIAMo PERMEtTerE ChE Se LA cAvI Da sOlA. D’AcCORdO. Andiamo.

Il colore viola di certe notti. L’odore del fritto di pesce di certi porti. Da lontano il canto un po’ gracchiante di una radio.

l’ABbIAMO PErSa!

CORrIAMo!

aspEttATe... Mi e’ PARso DI SeNtiRe...

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FERMI!

e’ LEI!

NON VOGLiAMO Farvi DeL mALe. ABbIAMO SeNtiTO Il COlpO e...

NON MI IMBROGLiATE.

SIEtE UOMIni DI MArVIN. VI Ho vISTi SULLA naVe... MARvIN e’ PotENTe e CaPACE DI TUtto. SaPEVa CHe StavO ARrIvANDo... PER QUEsTO HA MANDaTO QUEL BEL TIPo A iNTerCEttarMI... E VOi.

La freddezza di Jim mi sorprende. Quel ragazzo aveva la capacità di usare la ragione anche nei momenti più caldi e disperati. Come quello.

nON PoTetE eLIminARCI TUttI E Tre. NoN FaRetE A TeMPo.

jIM HA RagIoNE, sIGnORA. ABbAsSaTe LA PiStOlA.

nON vi MuOVEtE.

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SIAMO QUI PEr AIuTArVI. Se aVEssIMO VOlUTO AGGREdIRVI Non AVrEMmo SPReCaTO TAnTo TeMPo IN ChiACcHierE.

fORSE... FORSe AVeTE RagIoNE.

LA ACcOMPAGnAMmO AL TAvOLO DI UNa TAvErNA, a QUATtrO BIRrE e UN SaCcO DI SIGAReTte. E LEI CI RaccONto’ LA SUA StoRIA...

aCcOMPAGnAtemI. DeVO PARlARVI... CONFIDaRmI...

ria...

La accompagnammo.

Una lunga storia. MI ChiAMO LoReeN bRIerLy... MARvIN STein e’ StATo Il MIO uomo PER mOlTi ANnI. FINo AL GIORNo IN cUI ABbIAMo FaTto QUEl COlpO... eraVAMO iN UN ALTro CONtiNEntE...

LA POliZIA MI arReSTO’... e FU TUTto UN GIoCO DI VERITA’ E bUGIE. SONO SeMPRe StAta BRavA A MEntire. MI HANnO LIBERATa... E maRVIN ErA SPAriTO.

IN ALTri TemPI, IN MEZzo AD ALTra gEnTe... COMiNCIAVO ALloRA A ESsErE DONnA... ED Ero GIA’ PIu’ DONnA DI QUANto LUI NON FOSsE UOMO. MA QUEsTO NON CONTA. DIcEVO DeL COlpO... CI FURONO DeI MORti... TUttI I gioRNALI NE PARlARONO.

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CHe NE DITe? VOGLiO LA MIA PARtE. E Se VOI Mi AIuTerete, LA DIVIDErEmo. BAsTERA’ a FarVI SMEttEre DI NAViGARe PEr SeMPRe.

cI Ho MESsO MOlTO A ScOPRIRE CHe VIVEva IN QUEsTA CITtA’, CHe AveVA PReSO IN MANO CERTI SPoRCHI AFFARI QUI. GLi HO SCRITtO PEr DIRgLI CHe VOlEVO LA mIA PARtE DI BOTTINO. SeNZa AMORe NE’ RanCORE. QUESTIone DI SOLDI. CHiARo?

iNTerESsaNTe.

MMM.

CI STO.

Due contro uno. Dovevo seguire i miei amici anche se qualcosa mi diceva di non farlo. Non era la prima volta che mi trovavo in una simile situazione. Dissi di sì. Uscimmo nella notte.

Non è complicato comprare certe cose nei bassifondi, se sai come. TrE CaLIBRO 45... fUoRi I SOlDI!

Non è complicato neanche comprare informazioni. lo STaR HoTeL e’ PiuttOSTO DIStAnTE. NoN SaRa’ FacIlE SORPReNDeRe MArviN.

Il denaro apre tutte le porte e tutte le bocche. MArVin sI CORicA SeMpRe TarDI. E LAscIA TrE ScagnOZzi Di GuARdIA ALl’ENtrAtA e DuE ALlA PoRtA PoStErIoRe.

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TAXI!

STAr HOtEL.

COME ENTrEreMO?

e’ QUI.

Nessuno parlò, durante il tragitto. Mi chiesi perché diavolo mi stessi di nuovo mettendo a giocare con la morte. Poi guardai Finnegan e Jim. Chissà, forse la spiegazione era nei loro occhi, nei loro sguardi tesi. QUEsTO e’ COMPito NOSTro.

COSa?...

COS’e’ STAto?

VAI A vEDeRe.

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di QUA.

Entrammo da una finestra. Attraversammo una lavanderia, una cucina, un corridoio. Trovammo una scala. Poi un ballatoio, un altro corridoio e finalmente... una porta.

cO...?

CIAO, MArVIN.

tu?

CReDeVI CHe TI SaRebbe StaTO FacIlE LiBErARtI DI ME, VERO?

COME?...

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Compresi come dovevano sentirsi Finnegan e Jim. Ma se lo meritavano.

GLi UOmiNi SONo TUTTI IDIOTI. IN CaLiFORNIa MI HAI PARlATO DI MATRIMoNIo E MI HAI DaTO UN FIGLiO. E ORa SONO QUI PEr IL MATRIMoNIo...

AsPETta, LoReen... NON PUoI...

EHI... CI AveVaTe PARlATO DI Un BoTtINO.

ScORdaTeVELO. Il BOTtINO ErA PoRtArE QUEsTO DISGRazIATo DaVanTI A UN GIuDICE DI PACE.

io...

Il MATRIMoNIo. o UNA PALLoTtOlA TrA GLi OCcHI!

Era l’alba, quando riuscimmo a svegliare un giudice di pace. Marvin Stein sembrava un cane bastonato. Ma molti uomini hanno la stessa espressione in quel momento.

MARvIN StEIN, VUOi TU COME LEGiTtIMA SPoSA LA QUI PReSENTe LoReen BRIerly?

Io... EHM...

RISPoNDI, TesORO.

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Il giudice era troppo pieno di sonno, per avvertire la presenza di un’arma nella borsetta di quella donna. E Marvin non poté far altro che balbettare.

E AdESsO?

S... SI’...

ORA Tuo FIGLiO HA UN COGnOME. PEr ME e’ SUFfICIEnTe.

ADdIO. gRazIE, AMICI.

io... Io...

153

157


... io...

loReen! AsPETTAMI!

AVEtE BIsOGnO DI UN GIN.

Albeggiava. E la presenza di quella donna era viva, quasi concreta tra noi.

oFfrO IO.

BAH!... LE DONnE...

- Vi invito dissi.

BAH!... LE DONnE... DISsE JIM CON TrISteZzA.

154

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CAPITOLO DODICESIMO Forse la spiegazione delle azioni di ogni uomo giace nell’angolo più inaccessibile e oscuro del suo cuore. Forse tutti i perché della vita scaturiscono da qualcosa a cui non abbiamo ancora potuto dare un nome.

... FORSe e’ PEr QUESTO CHe GLi UOMINI IN FONDO CONOSCONO MEGLiO GLi ALTri di QUANto NON CONOSCONO Se’ STESsI...

O FORSE QUEsTO e’ CiO’ Che CREDONO... SI’, INCONTrANO UNo COME ELiOT e CREDONO DI SaPERNE SU DI lUI, PIu’ DI QUANTO NE SAPpIA Lo SteSsO ELIOT...

CeRCO LAVORO.

eLIOT...

Un uomo asciutto, un viso di cuoio che gli zigomi sporgenti sembravano tendere in maniera assurda.

155

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CHE COSa SaI FaRe?

Una domanda banale, quella di Kirbison, il primo ufficiale della “Dusty Daisy”. Eppure, negli occhi dell’uomo che gli stava di fronte, ci fu come un attimo di vuoto. chE COSa SO FaRe?

Le sue labbra si mossero automaticamente, quasi a emettere un suono senza senso.

sI’. CHE COSa?

qUALUNQUE COSA.

CHe COSa SO FARE?

Sotto gli zigomi sporgenti apparve l’ombra, quasi l’idea, di un sorriso. PoSsO FAre TUtTO CIO’ CHE Fa UN Uomo CHe HA BISOGnO DI LAVORare.

hmm...

tUTtO.

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eHI, FrANCEsE!

COME Ti CHiAMI?

dIAMO UN LAVORO A QUEsT’UOMO. ACcOMPAgnALo DaI RagAzZi. E CercaGLi UN PoSTO.

Un istante di silenzio, come se la domanda faticasse a farsi strada nel suo cervello.

SeI INglEse?

ti imPoRtA?

eliot.

Non insistetti. Ognuno può avere le sue ragioni per preferire il silenzio.

Fu allora che notai ciò che Eliot teneva sotto il braccio. Un fagotto chiuso da un pezzo di spago. Niente di particolare, ma richiamò la mia attenzione.

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cHe GuARdI?

Raggiungemmo il ventre della “Dusty Daisy”. I ragazzi, che erano già rientrati dalla licenza a terra, si voltarono e fissarono Eliot.

Eliot li fissò tutti a lungo. Poi le sue labbra si mossero appena.

QUAL E’ Il MIO ArMADIETTO?

che GUARDaTE?

QUELlO.

158

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159

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E solo la sera, al riposo, veniva il momento delle chiacchiere.

E la “Dusty Daisy” salpò. Giorni e giorni di gesti ripetuti, di lavoro rassicurante, di oblio. Come se non si navigasse nel mare, ma nel tempo, in un tempo immobile come l’eternità.

neanche a me piace, jim. ma ognuno ha il diritto di scegliersi la propria vita.

non mi piace quel tipo. sembra un morto.

e tu che ne pensi?

si’. era un tipo strano, eliot. strano e chiuso... e piu’ i giorni passavano, piu’ lui diventava il centro di ogni conversazione, sulla nave.

non lo so, finnegan. ci sono un sacco di motivi per cui un uomo puo’ scegliere il mare. e in quel tipo non sono evidenti.

sulla nave.

160

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cReDo CHE SIA UN AsSaSsINO. HA UCcISO QUALCUNO E ORA ScaPpa CON Il frUTtO DeL SUO CRiMINE. HAI VISTO QUEL FAgOTto?...

CrEdI Che CI TeNGA DeL DENARo?

SICURO... Io HO VISTO QUALCOSa Che BRiLlAVA Nel FagOTtO.

NO... NoN PUo’ EssErE DeNARO. PoTreBbEro ESSEre DIAMANtI. OCcUPANo MEno SPAzIO.

SI’, e’ UN LADRO DI DIAMAnTI. qUALCUNO LO HA ScOpErTO E LUI StA FUGgENdO.

HAI RagIoNE. SONO DIAMANti.

Un mare tempestoso di voci, di supposizioni, di certezze basate sul nulla. E in mezzo a quel mare, come un’isola, Eliot dormiva...

... o leggeva una vecchia e consunta Bibbia.

... o guardava il mare...

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Il comandante Collins aveva fiducia in Kirbison, nella sua sensibilità, nel suo intuito, nella sua capacità di risolvere ogni problema a bordo. Si stupì nel sentirlo preoccupato.

Una situazione pesante, che non poteva non impensierire Kirbison, spingendolo a parlarne con il comandante Collins.

COME SI CHiAMA?

L’EQUipAGgIO e’ INQUieTo, SIGnORE. e TUttO A CAUSA DI QUEL TIPo...

ELIOt...

COSa SApETe DI LUI?

Silenzio. E intorno, nell’aria, una strana quiete. La stessa che circonda un’arma che nessuno osa toccare.

NIEnTE. ASSoLuTAMEnTE NIEnTE.

UN UoMo PUo’ AVErE MOLTi MOTivI PER IMBaRCaRSi, MA A NOi NON DeVE INTeREssaRe.

ELIOT LAVORA... e’ EFfIciENTE... MA...

MA?

a NOi IMpORtA SOLO CHE QUEsT’UomO LAVORI. PER QUESTO Lo PAGhiAMO.

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Sì, una notte calma.

dICONO CHE NAscONDA DeI DIAMANTI. HA UCcISO, PER RUBArLI.

QUEI DIAMAnTI VALGONO UNA FORTUNA. CHIuNQUE PoTrebbE VIVERCI PER SEMPRe SeNZa LAVoRARe.

dIAMAnTI...

VaLGONO pIu’ DI TutTE LE NOSTRE PAGhE...

Io LI HO VISTi. E HO VISTO COME LUI LI GUARDaVA cReDeNDOSI INoSserVATo.

Una notte calma. Calma come la morte.

SONO DIAMANtI GReZzi... iNcRedIBIlMEnTe GRoSsi!

pIu’ DI QUEsTA NAVE.

CHIudI IL BECco, FIGLiO DI PuT..

EHI!... che...?

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Qualcuno accese una lampada. Giallastra, sporca. E vedemmo...

FermO.

La vittima...

Il destino...

Il mio pugno colpĂŹ con forza. Sentii quasi con piacere il dolore alle nocche.

E il testimone.

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MA NON Fu SOLO PER QUESTO CHe MISI TANtA VIOlENZA NEL MiO PUGnO. FU PER LA RaBbIA DI constatare COME ANCORa UNA VOlTA Il DEstINO AVeVA SCHERZATo CON GLi UOmInI.

sI’. SeNTII CHE Il Destino MI AVEVA ScELTO PEr INTerVENIRe. TrOPpo TArDI. AvEVO INTuIto, PIu’ Che SENTiTO, l’AGgReSsIONE DI ELiOT ED Ero INTerVENUTO. TrOPpo TARdI.

gli uomini.

ORA VEdReMO.

ECcO I DIAMAntI... DeGLI ScACcHI e DeLLE LETTErE.

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tOPo DI FOGnA.

No...

Il cadavere di Eliot era una risposta. Però non spiegava tutto. Fu più tardi che capimmo. Quando leggemmo quelle lettere.

CHE SUCcEdE QUI?

QUEsTA e’ L’UlTiMA LEtTErA, ELiOT. NON TI AMO PIu’. E’ FINiTA. ME NE VaDO. Da QUEL BUon GIOCaTORe DI ScaCcHI CHe SeI, DeVI CaPiRE Che nON PoTeVA FINirE CHe COSI’. SCaCcO MATtO. E Tu HAI PERSO. ADDIO...

NON c’e’ ALTrO.

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Il silenzio si era fatto solido, duro come un diamante.

tUttO COSI’ SeMPlicE E COSI’ AssURdO. ELIOT StAva FUGgENDO Da UNA StoRIA d’AMORE, UNa SToRIA TrISTe cOmE TUTtE LE StorIE D’AMoRe.

CON GLi ScaCcHI E LE LEtTEre, RICORdI STUPiDi COME TuTTI I RICORdI, SI ERA IMbaRCaTO PEr FUGgIRe Da QUALCOsA DA CUI NON sI PUo’ FUGgIRE. Da SE STeSso.

iL suo silenzio a bordo della dusty daisy AVEva ALiMEnTATo i SOsPETti e LA CUPiDIgIA. PoI LE CHiACCHiErE E UN Destino ASSURdO AVEvaNO FATtO IL ReSTO. In QUEL FAGOTto c’Era UN TesORO CHE LUI vENERAVA COME UN DeVOtO VEnErA UNA ReLiQUia. Il RICORdo DI UNA FeLiCITA’ MORtA.

eD ELIOT ErA FINIto SGoZzaTO.

si’, I RICORdi HANnO UCcISo qUEsTO PovEro iNFElICE...

I RICORdi... e NON TU, IDIoTA.

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Salii in coperta. La brezza calda e tranquilla teneva.

Guardai a lungo il pezzo degli scacchi che avevo in mano. Era una regina bianca.

La “Dusty Daisy� continuava a navigare nel tempo.

La gettai in mare.

Ne ha raccolti tanti, di segreti, il mare.

il mare.

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CAPITOLO TREDICESIMO

piovE, MEntRE ScRIVO. E QUEsTa PIoGgIA ME NE Fa RICORdarE UN’ALTrA.

QUEL TRaMONTO IN QUEL PoRtO...

Quel tramonto...

... in quel porto.

e’ BeLlO, VIVErE COSI’. BIRrA e TranQUIlliTA’.

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PENSaVO CHe LA VITA DI MARINAiO TrA LE ISOlE fOSsE Un’ALTrA COSa.

bAH! SaRa’ BeLlO pER Te. iO MuOio DI nOiA.

e’ Il PROGReSso, JIM. LE AVVEntURE CHe SOGnAVi DI VIVErE SONO LEGGEnde d’aLTri TeMPi.

La voce risuonò improvvisa alle nostre spalle. Grave e autoritaria.

C’era qualcosa di strano, in quell’uomo. Un lampo ironico negli occhi. Ma era un’ironia che non raggiungeva le sue labbra.

cReDO CHe VI SBaGLiATE, AMICI. CI SONO ANCORa AvvEnTuRE Da VIvErE.

No, non potremo dimenticare quell’uomo, la sua faccia, la sua voce che a tratti si confondeva con gli scrosci di pioggia. SI’, VI HO OSserVati.

vI OSsErVO Da QUANDO SIEte SBArCAtI. VOi NON sIEte GenTe COMuNE... VOGLiO DIRe Che CReDo DI PoTeRMI FIDarE DI VOi.

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Jim fu il primo a rispondere. L’entusiasmo della gioventù è sempre il primo a spingere all’azione.

Un lampo illuminò in maniera strana, quasi asimmetrica, il suo viso.

CONtatE SU DI NOi. SIAMO STUfI DeL SOlITO LAVOro.

VI OFfrO UN LAvoRO.

VEnITE CON ME. beRREMO uN’ALTra BIRrA E VI SPiEGHero’.

CaLMA, JiM. PRIma VOGLiO SaPErE.

SI TrATTA DI UNa RIcERCA. LInGOTTI d’oro SePOLTI SUL FONDO DeL MARe.

UN TesOro? DaVvErO?

vErISsIMO.

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DOV’e’ NAScOSTo?

HMM...

AVEtE MAI SeNTITO PARLARe DI PUerto mUErTe?

ROBA PERIcoloSA. LO IMmAGiNAVO.

Ancora una volta negli occhi dell’uomo brillò quel lampo d’ironia.

NIEnTe SI OttieNE gRAtIS, AMICi. MENO CHE MAI LA RICcHeZzA.

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cI PEnSereMO.

VOGlIo Una RISPoStA DOMANI. TORnERO’ QUI ALlE DiEcI.

GuARdaTe.

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andiAmo a Vedere.

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ma...

stanotte Ho MOlTe ViSITE... Gente di TuTtI i TIpi... QUesTi DUE...

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... E VOi. MA NON DOVEtE PReOCcUPARVi. SONO CREscIuTO e SO DIFeNDeRMI.

Uno dei due uomini ebbe un breve rantolo. Sulla sua fronte il segno della contusione era rosso, nitido. Un colpo dato con precisione. ALZaTI, BASTArdO.

FUoRI DaLlE BALlE! portATi VIA Il Tuo COMPlicE. E Di’ A GLENDa Che nON Ho CaMbiATO IDea, Che ho SeMPRe LA TEsTA DURA e NON TRAttEro’ CON LEI.

L’uomo tirò fuori una bottiglia di cognac. Sui vetri la pioggia picchiava forte, rabbiosa.

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dELl’ALTro COGnAC?

si’. in questa storia c’e’ ANCHE UNA DONnA. e DOVE c’e’ UNA DONnA, CI SONO PROBLEMI. QUEsTA SI CHiAMA GLENDA. HO cOMmESsO l’ERrORE DI INnAMoRaRMI DI LEI. e ANCHe QUELlO DI PARlARle DeI LiNGoTtI DI PUErto MUerte.

Knut parlò a lungo. Raccontò della stiva di un cargo olandese, di come la ciurma si ammutinò per impossessarsi dell’oro. Di una notte di sangue e di morte nel Mar dei Coralli.

E vOI... COME AveTE SaPUTO?

Il COMANDaNTE DIFeSE COME PotE’ IL CaRICO. MA LA LoTtA FeCE AFfONDaRe LA nAVE. e I TIFONI e le MARee FeCEro SI’ CHe NESsUNO SAPESsE MAI NIEnTE DeLlA SToRIA.

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ErO Il PRIMO UFfICIALe A boRdO.

cI sTO.

Il giorno seguente ci recammo a dare la nostra risposta a Knut.

ANCh’io.

si’.

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Knut aveva una barca solida e panciuta. Una bella barca. Stavamo preparandoci a salpare quando Finnegan richiamò la mia attenzione.

Tutto successe in fretta. Loro, noi e le armi.

GLEnDa!

E fu la donna a parlare. ferMI!

VOGLio TrAtTARe, kNut. Se I MIEi UoMInI SPAranO E I TuOi RISPoNDONO, pUo’ FInIRe ChE Non ResTi NeSSUNO VIVO A RaCcONtarlo.

TI AScOlTO. TI Ho SeMPRE AscOlTAtA.

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cI MEtTEReMO INSIEME.

A UNa CONDIZIoNe, GLENDa.

Non abbassammo le armi. Aveva finito di piovere, ma non ce n’eravamo neanche accorti.

NON SeI IN CONDIZIoNe DI... Porre CONDIZIoNI.

neMmENO TU. se UNA PAlloTtOla MI UCcIDe, I LiNGoTtI NON SaRANnO DI NEsSUNO.

SaRaI MiA quando TrOVEREMO l’oRO.

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d’ACcORdO. SaRa’ COME VUOi.

non piove piu’...

La nave salpò. Una partenza è sempre il principio e la fine di qualcosa. Jim era felice, perché finalmente sentiva il brivido dell’avventura. Finnegan accarezzava sogni di oro e di ricchezza.

Sì, una partenza è sempre l’inizio e la fine di qualcosa.

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CAPITOLO QUATTORDICESIMO Il sole come un disco di fuoco sulla distesa immobile dell’oceano. Immobile e silenziosa.

Anche Finnegan lavorava in silenzio. Concentrato, come se da ogni suo gesto dipendesse il suo destino.

Vicino a lui, Jim oliava il fucile con una cura persino rabbiosa, quasi pregustando l’inevitabile momento dell’azione.

In plancia, Knut fissava i suoi occhi freddi, quasi sperduti, verso la linea dell’orizzonte.

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A prua, la donna chiamata Glenda fumava, osservando la spuma delle onde. Immobile come una statua, ma piena di tensione come un lago immobile può essere pieno di correnti profonde.


Poco più in là, i suoi due mastini. Uomini d’azione, che quella calma esasperava.

Quel sole che brucia i cervelli.

E sopra tutti, il sole.

Che tende i nervi.

Che ti fa soffocare.

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AVEvaMO LAScIATO Il NOStRo LAVORO DI MARiNAi SU UN CArGO, PEr LANCIArcI ALlA RICERCA DI Un TesORO.

NAVIGAVaMO SOTtO UN SOle mALEdeTto VeRSO PUErto MUErTE...

SI’, Io ErO PRImO UFfICIALe deLlA NAVE OlANDeSE Che AFFONDo’ A PUErTo MUErTe. FAcEVO PARte ANCH’io DeL COMPLoTto PEr AMmUTINArCI e IMpAdrONIRCi DeI LinGoTtI CArICaTI NELlA StiVA.

MA ALl’UltIMo MomeNto MI ScHIeRAi COL COMANdaNTe. LoTTAMmO UOmo CONTRO UomO e a UN TrATTO SCOPPIo’ l’INCeNDIO.

Il ResTO Lo FeCERo GLi ScOGLi e I PEsciCaNI. Io SONo l’UNiCO SOpRAVVISsUTO. L’UnICO CHe SaPpIA DeL teSORo.

cOSI’ NAvIGAMMO VERSO Il TesORO COMe VeRSO UNA LEGGEnDa SeGReta.

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sI’. VOi PARlATe PoCO, CaYENnA. PReFeRITE STuDIARe LE SITuAzIONi, VERO?

STAtE TrANQUiLlO. NON CI SaRaNno PROBLEMI. ALMENo FINche’ SIAMo QUi.

FIDaTevI. gLENDa Se nE StaRA’ BUONA. E SaRa’ MiA QUANdO AVreMO l’oRO, cOME STabIlitO.

I GORIllA NON AGiRANnO Da SOlI. OBbEdiScONO A gLENDa e LEI Li TeRrA’ FeRMI FINCHe’ NON PENSera’ Che Sia IL MoMEnTO DI COlPIRe.

MA ALLoRA NOi SaReMO IN VANtAGGIO. SIAMO IN QUATTro, LI SISteMErEMO FaCIlMEnTe.

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NOi SIAMO UN’uNiTA’... PReCarIA, FORse. MA SeMPRE UN’UnITA’.

nO, NON c’e’ DI cHE PReOCcUPARsI.

SIAMO VICINI A PUErto mUErTE.

COME FatE A SaPErlO?

pEr I PiRaTi. SONo I PAdRONI DeLlA ZONA.

Sentii il sudore scendermi lungo la schiena. Il sole. Quel sole infernale.

Lontano, quasi all’orizzonte, due sagome. Due piccole navi che venivano verso di noi.

PRePAra LE ArMI, Jim.

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SI APRONO. VOGLiONO PReNDErCI TrA DUe FUOCHI.

CI Stai A SCOMMEttere SU CHi Ne AMmAzZA DI PIU’?

I due scagnozzi sorridevano. Finalmente la noia era finita.

daMmI QUEL FUCIlE, RaGAzZO.

Glenda armò il suo revolver e si guardò intorno prima di fissare le due navi pirata.

ANDaTa, VEcCHIO MIo.

PERChe’ NOn AttAcCANO? RISPArMIA I NERVI. TI SErVIrANnO PIu’ TArdI, jIM.

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pErCHe’ NoN VeNgoNO?

ANCHE LoRO CI StannO VaLuTANDO.

AVaNTI, FIGLi DI CaNI!

Minuti lunghissimi, eterni, sotto un sole al calor bianco.

CaLMaTI. I TuoI COlPi NON ARrIVANo FIN LA’.

Finimmo per accettare la loro presenza. La presenza di quelle due navi come un’ombra doppia, silenziosa e carica di presagi. 189

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eCcO PUErTO mUErTE.

Puerto Muerte. Un tempo terra fertile, ricca di fattorie. Poi la febbre delle perle. E tutti si trasformarono in pescatori. Ora, cadenti baracche in un malinconico, spettrale abbandono.

i PiRATI NON CI ATtACcHERANno, PER ORA. AsPETtANO CHE ABbIAMO FINiTO Il LAVoRO.

nON CaPiScO. aVEvi DeTtO CHE LA STORIA DeL TesORO Era UN SeGreTO.

be’, FoRse NON Lo ErA.

Neanche a me piaceva. Sul fondo, tra gli scogli, una nave carica d’oro. In superficie, noi. Contro di noi, Glenda e i suoi due scagnozzi. E contro tutti, due navi piene di assassini della peggiore specie. No, non mi piaceva.

cHe SI FA? QUEsTA SITUAzIoNe NON Mi PiACE.

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Mezzogiorno. Il sole allo zenit.

la nAVE e’ LAGgIu’. e NON e’ FONdO COME SeMBRa.

ScENDero’ CON Te, CaYENnA.

vINCE VeRRA’ CON VOi.

cI SONO SOLo DUE ScaFANDri, GLENDa. PoTrEStE COMBINARe DeI TrUCcHi, LA’ SOTtO. E IO VOGLiO GaraNZIE.

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Knut sapeva dove cercare. Non ci costò molto forzare la porta arrugginita. E fu in quell’istante che tutto sembrò ribollire intorno a noi.

Un brivido. Come un nodo allo stomaco.

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Poi, un respiro di sollievo. E il gesto di Knut a indicare un punto preciso.

LĂŹ.

LĂŹ...

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Lì.

E giunse il momento dell’allegria. Sfrenata, dirompente. Totale. SIAMO RICcHI! RICcHI!

FORSe.

Parole che fecero tornare il silenzio sulla nave. E fu Glenda a romperlo di nuovo. La bella, impassibile Glenda.

SeI SeMPRe Il PIu’ LUCIDO e INTeLlIGEnTe, cayENnA.

Si’, SeI INTeLLiGeNTE, FrANcESe...

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il sole sta per tramontare.

forse siamo ricchi.

Fu Jim a riportarci a una realtà da cui i riflessi dei lingotti sul ponte ci avevano allontanati.

NOn CI CreDO.

nEANCH’io.

LE NAVI DeI PiRATI sONO ScOMpARSe.

oRMEGgIAMO A PUErto MUErte. PAsSereMO LA NoTtE Li’. NON e’ PRuDeNTe NAVIgAre DI NoTtE.

D’aCcORdO.

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pensavo che ci sarebbe stata piu’ azione. pazienza... i lingotti MI compenseranno DeLlA NoIA.

Il sole calava. Un disco d’oro sopra un mare violaceo. D’oro, sì. Proprio d’oro.

no, Non ErA StAtO Un GioRNo NoIOSO e VUoTO, ANchE Se JiM PEnSaVA Il CoNtrArIo.

sava il contrario.

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CAPITOLO QUINDICESIMO

Vi ho parlato di Puerto Muerte, vero? E ve ne ho parlato male, immagino. Be’... il mio senso della giustizia mi spinge a correggermi un po’. Porto Muerte non è male, quando hai dei bei soldi in tasca. Anche per noi fu così per qualche tempo... Ma poi il compenso di Knut finì (finisce sempre in fretta il denaro, quando ci si vuole divertire) e Puerto Muerte ridivenne lo schifo che vi ho già descritto. E per noi ci sarebbe stato da morire di fame e di noia... Se non ci fosse stata quella storia d’amore... Sì, lo so che tutte le storie d’amore, in fondo, si assomigliano...

... MA QUESta e’ LA SToRIA d’AMORe DI jIm. e PER ME e’ SPECIALE.

SIEtE DIVERteNTi COME DUE GUfI.

CHe VUoi DIRe?

ogni volta che siamo a terra, Non TrOvAte DI MEgLiO Da FAre CHe CHIuDerVI iN UNA TavERNa A bErE BIRrA Da QUATTrO SOlDI.

bAh.

CHe PReteNdI, CON LA NOStRa PAGa?

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Così cominciò la storia. Proprio così, per un niente.

Jim SI MisE a CaMmINArE NElLA NOTte...

AIuTO!

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MI INSeGUoNO!

hmm...

hmmm...

eHI, RagAzZo... HAI VISto UNa Che CORReVa?

PARlA, o...

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TI RINGrazIo PEr AvErMI LiBERATa Da QUEI DUe... MI CHiAMO bReNDA mc LOughlin...

iO MI CHiAMo jIM.

Mi ACcOMpAGnI, JIm? NON VOGLiO PAsSaRe Da SOla PER QUESTI vICOLi.

PErCHe’ Ti INseGUIVANO, QUEI DUE?

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pENSO... PENSO FOSsErO DeI RaPiNATORI... MI HANnO VISTA e MI HANnO AssaLiTA.

bE’... SI’.

eCco... STO QUI.

bUoNANOTtE, JIM.

FORsE...

e’ LA TuA CAsA?

poTro’ RIvEderTi?

pEr ORA, bUoNANoTtE.

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205


buonanotte, brenda.

gia'... jim ignorava che brenda non era la padrona di quella casa. e' strano, ma jim, con tutta la sua astuzia di topo di moli, era in fondo una creatura ingenua. ingenua e facile all'entusiasmo...

dormi?

no. devo dirti una cosa... mi sono innamorato e devo dirlo a qualcuno... cosi', ho pensato a te. finnegan mi prenderebbe in giro...

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Mi raccontò di quella notte. Dei due rapinatori, della ragazza, della sua casa, della sua tristezza.

No. Finnegan non dormiva. bella storia. ma preferisco cappuccetto rosso.

vive in una bella casa. credi che potra'... pensare a un miserabile come me?

chiudi la bocca, faccia di...

calmati, jim. e' tardi e domani dobbiamo cercare lavoro.

fila a dormire. o ti addormento io...

Ma l'indomani Jim non cercò lavoro. Cercò di nuovo quella casa. si'... e' questa.

Non riusciva a decidersi.

devo.

devo entrare...

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vuoi l'elemosina, ragazzo?

no. cerco brenda mc loughlin.

qui non c'e' nessuna brenda.

non puo' essere... l'ho accompagnata qui, stanotte. e' una ragazza dai capelli rossi... occhi azzurri. bella. piu' bella di tutte le donne che abbiate mai visto.

per di la'.

ah... vuoi dire tina...

salve.

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Come in una vecchia commedia, Jim si era innamorato di una servetta che si vergognava della propria condizione.

salve, tina.

si', proprio come una commedia o un romanzo del secolo scorso. di quelli pieni di buoni sentimenti...

quei tipi che mi seguivano... si', sono ladri... ma uno lo conosco e...

non mi interessa il tuo passato, tina.

si chiama burns... voleva che lo aiutassi a rubare nella casa in cui lavoro, capisci? io ho rifiutato e lui mi ha minacciata...

dimenticalo.

festeggeremo il nostro incontro.

io vivo in quest'albergo, con degli amici. nel bar c'e' un angolo tranquillo, dove potremo parlare del futuro... del nostro futuro.

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entra.

lascialo stare, finnegan... lascialo in pace.

ehi... guarda chi arriva...

davvero vuoi sposarmi, jim?

eccola la', roy. lei e quel disgraziato di stanotte...

posso fare il testimone alle nozze, tina?

ti ho chiesto un favore, tina, e me lo hai rifiutato. non si fa cosi'...

non con noi, almeno.

burns... non...

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andatevene.

questa volta ti sistemiamo.

figli di...

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prova con me, amico.

buono...

il mio braccio!...

oh... si e' rotto.

208

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stai bene, jim?

s... si'... niente di rotto.

ora lasciamoli in pace.

hmmm... ci sposeremo. e avremo tanti bambini. e quando tornerai dal lavoro, mi troverai in cucina... cucino molto bene, sai? e da sempre desidero farlo per qualcuno...

salve!

Il giorno seguente Finnegan e io ci mettemmo in fila giĂš al molo per trovare un imbarco.

che e' successo a... al tuo amore?

209

213


Mi chiesi se Jim non stesse crescendo. O forse, se io non ero mai cresciuto. O se forse, giovani o vecchi, non siamo tutti uguali.

avevo scordato un dettaglio. io sono un avventuriero. e tina cercava qualcosa di diverso.

tra una lite con una moglie e una rissa a bordo, scelgo la seconda. e poi...

bah... meglio non parlarne.

si', meglio.

Non parlammo. Da lontano, portata dalla brezza del mattino, giungeva una canzone che parlava di birra e di amore a ore.

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214


CAPITOLO SEDICESIMO

Il ventilatore girava piano, ronzando come un moscone annoiato. L'aria era calda, quasi irrespirabile, densa dell'odore di legno marcio che solo certi vecchi locali hanno. E fuori, benchè fosse mezzogiorno, il cielo era nero, cupo. L'oste era un tipo con un occhio solo, che si riempiva di gin, incurante del fatto che quello era proprio il liquore meno consigliabile, in quel clima.

Parlava poco. Ma anche quel poco sembrava fiato sprecato. Fuori ci fu un soffio forte di vento. c'e' vento.

viene a piovere.

Lontano, dal mare, giunse, come un colpo di tosse, l'ansimare metallico di un motore desideroso di riposo.

arriva una barca.

si', un caldo da non credere.

faceva un caldo infernale...

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ci mancava la pioggia.

Poi cominciarono a cadere le prime gocce. Grosse, separate. Come un bussare ritmico sul tetto sottile.

La sua voce assunse un tono stupidamente profetico. Come se lui fosse orgoglioso di prevedere cose tanto ovvie.

viene sempre, quando mi lacrima quest'occhio.

e' un miracolo che quella carretta galleggi.

e' un miracolo che sia arrivata fin qui.

guardate...

verra' una tempesta.

il miracolo e' che sia arrivata in tempo. se beccava la tempesta, era una tragedia.

Fu allora che la palla di lardo che stava sul fondo della taverna aprĂŹ bocca per la prima volta, senza alzare gli occhi dalle carte.

Sulle labbra del guercio si disegnò un sorriso strano. Pieno di mille sfumature. Ansia, ma anche attesa. Forse divertimento. flo non sbaglia mai. le sue carte dicono sempre cio' che e' successo, cio' che succede e cio' che succedera'.

la tragedia ci sara' ugualmente. le carte lo dicono.

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la disgrazia... vedete?

Sul tetto il rumore della pioggia si era fatto piĂš forte, continuo.

la disgrazia viene da li'.

arriva qualcuno.

hmmm... sembra che non ci sia nessuno a bordo.

dio...

e' spaventoso...

un'altra birra, vecchio.

un mostro...

quel mostro non entrera' nel mio locale.

la disgrazia... flo lo aveva detto.

io non sbaglio mai... le mie carte non sbagliano.

ricordo cio' che provai nel voltarmi...

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salve, dame e cavalieri! si', ricordo che pensai al potere diabolico della natura. al suo potere sinistro, malvagio...

pensai che a volte la natura e' crudele.

il mio nome e' john tac. un nome strano, vero?

si'... mi chiamo john... o meglio... il mio nome e' comune... john... ma tac e' strano ed e' in onore della mia stampella...

esci di qui, mostriciattolo. la gente come te porta sfortuna.

voglio della birra, del cibo e una stanza... ho di che pagare...

non hai sentito, mostriciattolo? fuori di qui, o io...

prova.

tu? ti caccero' a pedate.

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Fuori, la tempesta era al culmine. si', prova!

attento, john!

non immischiarti, ragazzo!

non immischiarti.

birra e da mangiare. e' un ordine.

sei un idiota... come tutti.

Il rumore dei tuoni che esplodevano fuori riempĂŹ per un lungo istante il silenzio della taverna.

s... si', signore. non chiamarmi signore, ipocrita. chiamami tac, come tutti.

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grazie.

e tu, ragazzo, avvicinati.

perche'?

ma la tua generosita' puzza di pieta'. john tac sa cavarsela da solo. e lo hai visto.

sei stato generoso. io volevo solo...

non capisci... forse perche' sei tanto giovane.

John Tac prese il piatto con la cena e il boccale di birra e si diresse verso le scale.

si', signore... voglio dire... signor tac.

ipocriti... tutti!

voglio un boccale di birra ogni quarto d'ora finche' non mi addormento.

Lo guardammo salire. Sentimmo la sua stampella picchiare ritmicamente lungo la scala di legno.

Fuori, la tempesta si stava calmando. Il vento si tramutava in brezza. Nella mia testa mille pensieri ronzavano come mosche impazzite.

E Flo riprese a parlare. la tempesta si e' solo quietata un po'... ma ricomincera', dame e cavalieri, come direbbe tac.

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Il marinaio si rialzò a fatica, la bocca segnata dal sangue. dov'e'... dov'e' quel figlio di puttana?

si', ricco e potente.

PiĂš tardi conoscemmo molte cose di John Tac. Della sua nascita da qualche parte nelle Isole Figi, del fatto che la gente lo temeva, ritenendolo di cattivo augurio, del mistero dei soldi con cui pagava sempre qualunque cosa chiedesse.

capita, a volte. flo si era data alle carte quando aveva perso il potere di attirare gli uomini. eppure era brava.

john tac e' ricco.

di che parli?

tanto brava da capire cose che non era capace di spiegare con parole appropriate.

Fu Finnegan a parlare.

Mancava poco all'alba. Ed era stata una notte strana, popolata di incubi, di presagi sgradevoli.

cosa sai?

le carte tacciono, ora. ma io so.

un tuono, finnegan... lasciaci dormire.

non e' stato un tuono.

che e' stato quel rumore?

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Ci furono altri colpi. Distinti, chiarissimi. spari. in fondo al corridoio.

attenti!

no...

Ci affacciammo alla camera. Il vecchio oste implorava alla luce fioca della lampada a petrolio, atterrito.

no...

ti ho gia' detto di non chiamarmi signore.

non uccidetemi, signor tac...

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e non tentare di piangere. la morte sara' il castigo giusto, per te... o forse mi limitero' a toglierti l'unico occhio che hai.

Alzai il cane della pistola e mirai al braccio di Tac. Ero pronto a sparare per fermarlo. no... nemmeno quello...

ah, sei tu, ragazzo?... e coi tuoi amici...

PiĂš tardi, John Tac scese.

andatevene... lasciatemi solo!

si', signore... pensavamo che...

Attraversò il salone

La porta si chiuse alle nostre spalle.

E se ne andò.

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non sentimmo piu' parlare di lui.

mai piu'.

Ma quella mattina l'oste, con il solito bicchiere di gin in mano... le tue carte avevano detto che quel mostro era ricco, flo.

La voce della donna era stranamente felice. La voce di chi finalmente ha capito una verità. e lo e'.

vai all'inferno, flo!

e' ricco perche' conosce gli uomini e sa come difendersi da loro. ed e' potente per questo. ma questo gli uomini non lo capiscono... di questo parlavano le carte. non di denaro, imbecille!

Partimmo quella mattina. Era un giorno limpido e luminoso. Gli urli di Flo e dell'oste ci accompagnarono a lungo, tentando di sporcare l'azzurro del cielo.

© Copyright per l’Italia: Editoriale Aurea, 2012

john tac e' intelligente... quasi quanto una donna.

del cielo.

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