n ragazzo forte e coraggioso si incamminò nella foresta per abbattere alberi e tagliare legna, come faceva quasi ogni giorno. Quella volta, però, arrivato nel bel mezzo della foresta, sentì delle urla selvagge. Si avvicinò al punto da cui giungevano quelle grida bestiali e vide un orso alle prese con un boa che lo stava soffocando. Il boscaiolo ebbe pietà dell’orso, prese la sua ascia e decapitò il terribile serpente. Da quel momento, l’orso, che doveva la vita al generoso boscaiolo, divenne il suo fedele compagno: seguiva il suo padrone ovunque e gli dimostrava continuamente il suo affetto e la sua devozione.
Un giorno, un uomo saggio incontrò il ragazzo. Stupito da quell’amicizia con un orso gli disse:
L amicizia di un orso
«L’orso non è un animale intelligente. Un amico sciocco è peggio del tuo peggior nemico».
Il ragazzo rispose: «È la gelosia che ti fa parlare».
Quindi il saggio replicò con calma: «Credimi, figliolo, se anche fosse così, la mia gelosia sarebbe comunque meglio dell’amicizia di questo animale».
Gli avvertimenti del saggio, però, caddero nel vuoto e il boscaiolo continuò a vivere in compagnia dell’orso.
Un giorno d’estate, dopo aver abbattuto un bell’albero robusto, il boscaiolo decise di concedersi un meritato pisolino. Mentre dormiva, una mosca gli si posò sulla mano. L’orso, che non voleva che la mosca svegliasse il suo amico, la allontanò agitan-
do la zampa. L’insetto volò via, volteggiò un po’ più lontano e tornò a svolazzare sul viso dell’uomo addormentato per poi posarsi sul suo naso. Allora l’orso, indispettito da quella mosca fastidiosa, prese un sasso e glielo lanciò contro con violenza, uccidendo il suo amico in un solo colpo.
il campagnolo e il ladro
Utn campagnolo andò in città, alla fiera del bestiame. Spese tutti i suoi risparmi per comprare una capra e poi, senza perdere tempo, si incamminò verso casa.
Il campagnolo tirava la capra per la briglia canticchiando, quando alle sue spalle arrivò un ladro, che tagliò la briglia e rubò la capra. Quando si accorse che la bestiola era scomparsa, il campagnolo tornò sui propri passi e la cercò ovunque, ma senza successo.
Sconsolato, si rimise in cammino verso il suo villaggio. Lungo la strada, però, vide un uomo seduto accanto a un pozzo che si lamentava a gran voce, allora si avvicinò allo sconosciuto per chiedergli perché fosse così disperato. Questi gli raccontò che
la sua borsa carica di monete d’oro gli era caduta nel pozzo, quindi gli fece una proposta:
«Se sarai così coraggioso da scendere nel pozzo al mio posto per recuperare la borsa, ti darò venti monete d’oro».
Il campagnolo pensò:
“Con quei soldi potrei comprarmi dieci capre!”
Accettò, si svestì e scese nel pozzo dove cercò a lungo, senza trovare nulla.
Quando risalì, non c’era più traccia né dello sconosciuto né dei suoi vestiti.
Un giorno, un topo vide passare un cammello accanto alla sua tana. La briglia del cammello strisciava per terra, così il topo la afferrò. Il cammello, che aveva un bel carattere, non protestò. Il topo trotterellava allegramente davanti al cammello, come se fosse lui a condurlo. Il piccolo cammelliere pensava:
«Sono più forte di quanto si creda!»
Lungo il cammino, il topo raccontò al cammello delle sue lotte e delle sue vittorie con i suoi simili, paragonandosi addirittura a Ulisse! I due animali proseguirono insieme per qualche ora, finché arrivarono davanti a un ruscello. Davanti a quell’ostacolo, il topo si fermò immediatamente, così il cammello gli chiese con un po’ di malizia:
il topo e il cammello t
«Perché ti fermi?»
«Ma non vedi il fiume davanti a noi?» rispose il topo spaventato.
«Quale fiume? È solo un ruscello, andiamo avanti!»
«Un ruscello? Non vedi com’è profondo questo fiume? Rischiamo di annegare entrambi.»
Il cammello voleva provare alla sua guida che l’acqua non era affatto profonda, quindi immerse prima una zampa, poi una seconda, poi una terza e infine una quarta. Voltandosi verso il topo, lo incoraggiò:
«Dai, vieni, l’acqua non mi arriva neppure agli stinchi!»
E il topo rispose:
«Ciò che a te sembra piccolo come una formica, a me sembra grande come un drago. E se non mi porti in groppa, non potrò mai superare questo ruscello».
Il topo si ridimensionò, tornò a essere umile e cambiò tono.