ÔE SHUNDEI, DI CUI
PARLERÒ TRA POCO, APPARTIENE ALLA PRIMA. IO, INVECE, ALLA SECONDA.
CREDO DI POTERMI DEFINIRE UNA PERSONA ESTREMAMENTE RETTA E ASSENNATA, SENZA PARTICOLARI MANIE O INCLINAZIONI.
SE DOVESSI SUDDIVIDERE IN DUE GRANDI CATEGORIE GLI AUTORI DI ROMANZI POLIZIESCHI, LI CLASSIFICHEREI IN AMANTI DELL’ASSASSINO E IN AMANTI DELLA DEDUZIONE.
MA SONO ANCHE UN CREDULONE E, TANTO PER COMINCIARE, HO SBAGLIATO A FARMI COINVOLGERE IN QUESTA VICENDA.
LO STRANO DELITTO OYAMADA.
SE AVESSI AVUTO QUEL PIZZICO DI FREDDEZZA E MALVAGITÀ IN PIÙ, ORA NON MI RITROVEREI IN QUESTA SITUAZIONE. SAREBBE FINITO TUTTO SENZA RIMORSI E NON SAREI SPROFONDATO IN QUESTO ORRIBILE ABISSO DI DUBBI.
ERA L’OTTOBRE DEL 2 ANNO DEL PERIODO SHÔWA (1927)…
MUSEO IMPERIALE DI UENO, TÔKYÔ.È
LEI LA VERA DEA KANNON…
OH, NON È NIENTE, MI SCUSI.