IMPRENDITORI ASSOCIATI A DIFESA DELLE IMPRESE
25 anni di LIA
25 anni di LIA
25 anni di LIA
Coordinamento editoriale
Daniela Taiocchi
Manuela Assolari
Testi
Marco Offredi
Fotografie
Archivio Associazione LIA
Archivio L'Eco di Bergamo
Fabio Cattabiani
Progetto grafico e impaginazione
Monica Seminati - Oroslab (Bg)
Stampa
Litostampa Istituto Grafico (Bg)
Riproduzione vietata, tutti i diritti sono riservati @ Sesaab Spa - Bergamo
MARCO AMIGONI Presidente LIA P. 7
PIETRO BONALDI Direttore LIA P. 9 LE TAPPE DELLA STORIA P. 10
01
LIBERI IMPRENDITORI ASSOCIATI NASCITA, SFIDE, STRAPPI E TRAGUARDI
13
03
ACCESSO AL CREDITO NASCE LIAEUROFIDI
05 DALLA CAMERA DI COMMERCIO A IMPRESE & TERRITORIO
02 «IMPRENDITORI SI DIVENTA» L'ORIGINE DELLA LIA SERVIZI SRL P. 27
04
L’INGRESSO NEGLI ENTI BILATERALI IL BATTESIMO DI COMUNITÀ
06 «CURATE I MALATI, AMMAZZATE LE AZIENDE» LA BATTAGLIA DELL’OSPEDALE
07 CATEGORIE MERCEOLOGICHE IL GIUSTO APPROCCIO PER CRESCERE
08 LE ACCADEMIE PER ACCONCIATORI E TATUATORI FANNO IL PIENO DI STUDENTI
Presidente LIA
«Pronto, Amigoni?»
«Sì, con chi parlo?»
«Sono Giorgio Violi… posso disturbarla?»
In realtà aspettavo una telefonata di Violi perché il mio nominativo gli era stato dato dalla mia consulente del lavoro la quale mi aveva già anticipato il motivo per il quale mi cercava. Comunque… dopo i convenevoli, che vi risparmio, fissammo da me in ufficio un appuntamento.
Quel giorno, come avrete già capito, Giorgio mi confidò l'intenzione di voler costituire una nuova associazione. La prima domanda che gli rivolsi fu quella legata a quanto tempo avrei dovuto impegnare, ovviamente la risposta fu rassicurante: «Non ti preoccupare, non ti impegnerà tantissimo».
Mi accorsi fin da subito che tutto poteva essere tranne che avrei dedicato poco tempo e così infatti si rivelò negli anni, ma la risposta di Giorgio la feci poi mia per coinvolgere allo stesso modo altri imprenditori che oggi, con la stessa costanza, continuano a dare la loro disponibilità all’Associazione.
Dopo 25 anni mi sento di dire che se Giorgio quel giorno non mi avesse chiamato avrei perso una grande occasione di crescita personale e professionale ed oggi non sarei qui a raccontare di LIA, un’Organizzazione che mi auguro potrà essere anche in futuro un riferimento per l'imprenditore e al servizio delle imprese.
Oggi posso garantire che quel tempo è stato speso bene, con passione, soddisfazione e tanto tanto orgoglio, se dovessi tornare indietro rifarei la stessa scelta.
Direttore LIA
Dal primo giorno in cui sono entrato a far parte di LIA, sono stato impressionato dalla sua autentica dedizione al mondo delle imprese, un impegno vissuto con passione e concretezza. Gli imprenditori che ho avuto il piacere di incontrare e che si sono dedicati alla gestione dell’associazione hanno sempre agito con un profondo senso di responsabilità, perseguendo gli obiettivi di LIA con il solo scopo di tutelare e valorizzare i diritti e le aspirazioni delle imprese.
L’organizzazione ha sempre dimostrato una grande determinazione nel sostenere le proprie posizioni, specialmente quando la voce delle nostre imprese ha richiesto un supporto straordinario. Nell’esercitare l’azione di rappresentanza non ha mai contato se altre associazioni o altri Enti sostenessero la stessa causa; ha sempre prevalso il «farlo a qualsiasi costo» se le motivazioni erano legittime. Grazie a questo approccio, la LIA è riuscita a ottenere risultati che non solo rappresentano conquiste per i nostri associati – come l’azione a sostegno dei creditori Dec – ma anche traguardi unici nel panorama dell’associazionismo locale.
Gli stessi valori sono profondamente radicati anche nella struttura operativa, dove i collaboratori incarnano in pieno lo spirito della LIA. Assunzione di responsabilità, capacità di anticipare le opportunità e adattabilità sono tratti distintivi del nostro team, che riesce a posizionarsi con prontezza di fronte ai cambiamenti. La nostra dinamicità è una grande risorsa che ci consente di essere pronti e reattivi, anticipando spesso le mosse delle organizzazioni concorrenti.
Guardando al futuro, è essenziale mantenere vivo lo stesso spirito e la stessa determinazione che hanno contraddistinto i primi 25 anni della LIA. Le sfide che ci aspettano richiederanno costanza e innovazione e in questo percorso sarà importante il contributo dei giovani che si sono e che vorranno unirsi a noi. Sono loro il futuro dell'Associazione, il ponte attraverso cui continueremo a evolverci. Il loro entusiasmo e le loro idee si integreranno con la preziosa esperienza della componente più matura, dando vita a un’alleanza strategica tra tradizione e innovazione, tra perseveranza e creatività.
In un momento in cui la rappresentanza politica fatica a ritrovare una sua dimensione, credo che proprio dai giovani imprenditori possa nascere una risposta concreta per invertire la rotta. Sta a noi il compito di trasmettere la nostra storia, di condividere le nostre battaglie e di mostrare i risultati raggiunti. Non solo per fare memoria del passato, ma anche per entusiasmare le nuove generazioni e coinvolgerle in questa grande squadra che ha ancora molto da dare e da costruire.
SETTEMBRE
Primo incontro tra i soci fondatori
NOVEMBRE
Atto di costituzione della LIA
Gemma Ranghetti prima Presidente
DICEMBRE
Primo Consiglio LIA
MAGGIO
Fondazione LIA SERVIZI PER L'IMPRESA
GENNAIO
Marco Amigoni è il primo componente LIA eletto in Camera di Commercio
LUGLIO
Riconoscimento della LIA in Edilcassa e in EBA 2007 2005
GENNAIO
Marco Amigoni viene eletto
nella Giunta Camerale
DICEMBRE
Conclusione dell'azione a tutela delle imprese creditrici per i lavori all'Ospedale di Bergamo 2015
MARZO
Nasce Imprese & Territorio
MAGGIO
Giuseppe Vigani viene eletto
Presidente CPTA di Bergamo
GIUGNO LIAEUROFIDI entra in ASCONFIDI
FEBBRAIO Costituzione del IT Hub-Innovation & Technology Hub 2020
GIUGNO
Costituzione del Consorzio LIAEUROFIDI
SETTEMBRE
Marco Amigoni
viene eletto Presidente LIA
MARZO
Danilo Barzizza viene eletto Presidente regionale ELBA
MAGGIO
LIA SERVIZI diventa Centro di Formazione Professionale accreditato da Regione Lombardia
NOVEMBRE Anniversario del decennale LIA 2002
APRILE
Firma del CCPL edile artigiano con CGIL, CISL e UIL
DICEMBRE
Primi accordi sul rinnovo degli organismi camerali
APRILE
Nasce il progetto «Build Solutions»
OTTOBRE
Inaugurazione della Tattoo Academy Bergamo
2013 2008 2009 2022 2003 2021 > > > > > > > >
APRILE
L’Accademia Bergamasca Acconciatori entra a far parte di LIA
«Eravamo emozionati, ma anche convinti che stavamo per compiere un passo importante per la nostra vita di imprenditori».
LIBERI IMPRENDITORI ASSOCIATI
NASCITA, SFIDE, STRAPPI E TRAGUARDI
1999. Un gruppo di imprenditori bergamaschi sente il bisogno di dare vita ad una nuova associazione capace di rispondere in modo diretto ed efficace alle esigenze delle piccole e medie imprese.
LIBERI IMPRENDITORI ASSOCIATI
NASCITA, SFIDE,
I fondatori. Il primo gruppo dirigente dell’Associazione LIA non contava alcun componente proveniente da altre associazioni di categoria. Erano, e sono ancora oggi, imprenditori “liberi” che volevano dare vita ad un’associazione di rappresentanza datoriale senza appartenenze politiche.
Era il 1999 e Bergamo si preparava ad entrare nel nuovo Millennio affrontando le sfide della globalizzazione, con tutti i dubbi e le preoccupazioni che il salto di secolo avrebbe comportato: dal rischio Millennium Bug all’arrivo della moneta unica (l’euro fu introdotto per la prima volta in via sperimentale proprio in quell’anno).
Erano tempi di cambiamenti socio-economici importanti e dentro questo contesto stava per muovere i suoi primi passi una nuova associazione di imprenditori in provincia di Bergamo. Un soggetto destinato a diventare un nuovo protagonista nell’associazionismo imprenditoriale locale e che, come si legge nello statuto, era privo di scopi politici o di lucro, ma nasceva con l’obiettivo di rispondere all’esigenza di una migliore rappresentanza delle istanze delle piccole e medie imprese. Anche il gruppo dirigente, guidato dall’allora Presidente Gemma Ranghetti, imprenditrice delle costruzioni di Castelli Calepio, e dal Vicepresidente Marco Amigoni, imprenditore di Seriate, con attività nel settore delle tinteggiature industriali, era privo di esperienze di rappresentanza sindacale in altre associazioni. E nemmeno nel primo Consiglio generale erano presenti imprenditori con cariche elettive in altri organismi, a dimostrazione che la nascita dell’associazione non derivava da una posizione polemica con altre organizzazioni già esistenti.
Ma torniamo indietro di qualche anno: la LIA (Liberi Imprenditori Associati) si costituisce quasi in modo informale, durante una cena tra amici, più che imprendi-
La prima Presidente Gemma Ranghetti, di Castelli Calepio, imprenditrice del settore edile.
tori. Il primo incontro ufficiale tra i promotori dell’iniziativa per la costituzione di una nuova associazione avviene il 23 settembre del 1999 come ricorda Marco Amigoni1, socio fondatore: «Ci trovammo al ristorante Le stagioni di Orio al Serio: al tavolo eravamo seduti io, Giuseppe Vigani e Giorgio Violi. In realtà avrebbero dovuto esserci anche altri due imprenditori che erano stati invitati, ma dopo aver scoperto che erano legati ad altre associazioni e non volendo entrare fin da subito in collisione con altre realtà datoriali, all’ultimo preferimmo non coinvolgerli. Noi invece eravamo liberi, in tutti i sensi, pronti ad andare avanti da soli e con le nostre gambe. E così è stato».
Un particolare ringraziamento a Gianmaria Mologni per aver sostenuto e creduto nell'associazione sin dalla sua costituzione.
Liberi, quindi, autonomi e, soprattutto, con le idee chiare: seduti al ristorante Amigoni, Vigani e Violi avevano già predisposto un primo business plan da seguire per
lo sviluppo dell’associazione. C’era però ancora un punto da risolvere, di fatto quello più importante in vista del battesimo della nuova associazione: il nome. «Inizialmente avevamo pensato ad “Ampia”, ovvero Associazione delle Medie e Piccole Imprese dell’Artigianato –sottolinea Giorgio Violi –. Dopo aver incontrato a Milano la CLAAI, Confederazione delle Libere Associazioni Artigiane Italiane, per noi che avevamo partecipato a quell'incontro la parola “liberi” esprimeva il concetto fondamentale di libertà in quel momento storico in cui eravamo convinti delle nostre forze. E lo volevamo anche per distinguerci dalle altre associazioni datoriali politicamente esposte. L’essere “Imprenditori liberi” ci ha portati alla scelta definitiva di chiamare l’associazione LIA, ovvero Liberi Imprenditori Associati. Poi, infatti, abbiamo aderito a livello regionale alla CLAAI».
10 novembre 1999, Radisson Hotel in via Borgo Palazzo. I 22 soci fondatori che diedero vita alla LIA Bergamo.
LIBERI IMPRENDITORI ASSOCIATI
NASCITA,
APPROVATO DALLA ASSEMBLEA DEI SOCI DEL 20/09/2016 STATUTO
Articolo 1 – Costituzione
Per iniziativa di imprenditori e sulla base dell’allegato atto costitutivo è istituita la Liberi Impre Associati di seguito più brevemente denominata L.I.A.
Articolo 2 – Scopo
La L.I.A. è costituita in forma di associazione non riconosciuta senza scopo di lucro. L’associazione ha lo scopo di rappresentare i propri soci, tutelare e proteggere gli interessi dei pro favorendone il progresso economico, organizzativo e tecnologico Nell’esecuzione degli scopi sociali, l’Associazione dovrà evitare di esercitare attività che competano professionali per legge definiti.
Articolo 3 – Durata
La durata legale dell’associazione è illimitata, fatto salvo il suo scioglimento da deliberarsi second contenute nel presente statuto.
Articolo 4 – Sede
La L.I.A. ha sede in Bergamo, gli organismi previsti dal seguente statuto potranno in ogni caso proced per il trasferimento della sede legale dell’Associazione.
Articolo 5 – Soci
Possono divenire soci dell’Associazione tutte le imprese, indipendentemente dalla forma giuridica in c costituite. Sono quindi comprese quelle artigiane, le società di persone e di capitale, operanti nel c delle P.M.I., sia commerciali che industriali. Possono aderire anche imprese costituite in forma coope L’adesione avviene attraverso la sottoscrizione del modulo d’iscrizione e con il pagamento della quota annuale, nell’importo e nelle modalità che saranno stabilite dagli organismi previsti dal presente st I soci decadono dai diritti sociali in caso di mancato pagamento della quota associativa annuale e qua perdono la qualifica di imprenditori così come indicata al primo comma del presente articolo. L’adesione è volontaria.
Articolo 6 – Rappresentanza
La rappresentanza legale della L.I.A. spetta al Presidente. Articolo 7 – Organi Associativi statutari
Sono organi della L.I.A.:
Lo Statuto e l'Atto Costitutivo sottoscritti il 10 novembre 1999.
«Il logo ci fu suggerito da Pietro Riva, un nostro collaboratore (ora in pensione) rimasto in quel periodo gravemente ferito a una gamba in un incidente. Durante la sua degenza in ospedale, ancor prima di essere assunto dimostrò fin da subito un attaccamento e una dedizione impagabile, tanto che propose alcune bozze legate al logo. Seguì anche la produzione del logo che commissionò poi alla figlia, allora adolescente. E così nacque il nostro logo che con il tempo ha subito piccole ma significative modifiche».
Nel mese di ottobre del 1999, il comitato promotore – che nel frattempo si è allargato con l’ingresso degli imprenditori Alberto Armati, Gemma Ranghetti e Mario Carrara – non disponendo di una sede si riunisce presso le aziende dei fondatori, tra Castelli Calepio, Pedrengo e Dalmine. «Ci trovavamo dopo il lavoro, spesso alla sera, per definire insieme la stesura dello Statuto e ovviamente la denominazione dell’associazione – spiega Giorgio Violi2 –. Il nostro obiettivo era definire meglio gli aspetti di autonomia della nuova associazione e, nel frattempo, avviare dei contatti con altri imprenditori interessati al progetto. Preparammo una bozza di statuto, fissammo la data per l’atto costitutivo e preparammo il materiale da distribuire in occasione dell’assemblea di fondazione. Eravamo molto
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NASCITA, SFIDE, STRAPPI E TRAGUARDI
emozionati, ma anche convinti che stavamo per compiere un passo molto importante per la nostra vita imprenditoriale e non solo».
Il 10 novembre 1999, presso il Radisson Hotel di via Borgo Palazzo, avviene l’atto formale di costituzione della LIA di Bergamo sottoscritto da 22 soggetti (21 imprenditori e Giorgio Violi), oltre ad alcuni invitati. Viene eletto il primo Consiglio Generale composto da Marco Acerbis, Marco Amigoni, Alberto Armati, Oscar Brolis, Mario Carrara, Mauro Comotti, Giacomino Dossena, Paola Facchinetti, Adriano Gambarini, Ubaldo Gonella, Massimo Mazzucchetti, Yuri Moressa, Irene Paccani, Luca Pavoni, Guido Pedrini, Gemma Ranghetti, Federica Salvatoni, Giovanni Toffetti, Alessandro Valoti, Luigi Valoti e Giuseppe Vigani. La successiva riunione di insediamento del Consiglio elegge Gemma Ranghetti, Presidente, e Marco Amigoni, Vicepresidente. Il primo Comitato Esecutivo era composto da 6 membri: oltre a Ranghetti e Amigoni ne facevano parte Alberto Armati, Mario Carrara, Federica Salvatoni e Giuseppe Vigani.
Il giorno successivo viene aperto il primo conto corrente bancario (per altro ancora attivo oggi) presso la Banca Popolare di Bergamo e si inizia con l’operatività effettiva. «Il problema principale era quello di trovare la sede – prosegue Violi – Dopo aver vagliato alcune possibilità, il Comitato Esecutivo, che nel frattempo continuava a riunirsi a Pedrengo, decise di optare per la collocazione ai margini
della città, in un’area artigianale nei pressi degli svincoli autostradali e delle circonvallazioni. Per noi era fondamentale disporre di un numero adeguato di parcheggi gratuiti a favore degli associati. Ci proposero un edificio in via Camozzi che era economicamente appetibile, ma di fatto scomodo a livello logistico. Dopo aver vagliato diversi immobili in città individuammo la attuale sede, in via delle Canovine, situata al terzo piano». «A nome di tutta la LIA – aggiunge Amigoni – rivolgo un particolare ringraziamento a Gianmaria Mologni per aver sostenuto e creduto nell’associazione sin dalla sua costituzione».
La sede viene quindi acquisita da una società che la mette a disposizione dell’associazione e, nel frattempo, nel corso dell’assemblea dei soci che si svolge presso il ristorante Bella Italia di Gorlago, si decide di aderire ufficialmente ad una Organizzazione nazionale del settore dell’artigianato e di prendere contatto con la CLAAI e di portare ad un massimo di 30 il numero dei componenti il Consiglio stesso. Il Comitato Esecutivo procede con la sistemazione della sede e con la dotazione di due linee telefoniche e la fornitura di alcune attrezzature di base per l’ufficio. Il 20 dicembre 1999 il Consiglio si riunisce informalmente presso la nuova sede (ancora in fase di
Segretario Generale CLAAI
«Abbiamo compreso subito che potevamo dare vita ad una nuova organizzazione di rappresentanza sindacale e di servizi, seria e di qualità».
(Marco Accornero)
Siamo artigiani nel Dna e, pertanto, di incastri, alchimie e materie prime ce ne intendiamo. Per queste ragioni, come associazione che ha iniziato a mettere in rete e a rappresentare le imprese dalla primavera del 1945, intuiamo subito se gli interlocutori che si siedono al nostro tavolo sono pronti a fare un pezzo di strada insieme a noi, riconoscendosi nei nostri valori. Quando abbiamo incontrato Marco Amigoni e Giorgio Violi nel 1999, abbiamo rapidamente compreso che potevamo davvero mettere a terra la sfida di dare vita ad una nuova organizzazione di rappresentanza sindacale e di servizi, seria e di qualità per le micro e piccole imprese artigiane di Bergamo e provincia. Insomma, abbiamo capito che c’era materia prima di qualità già pronta per un lavoro su misura sul territorio. In questi 25 anni di attività vissuti di corsa tra il capoluogo, i principali centri urbani, le valli e i borghi della Bergamasca, LIA ha velocemente dimostrato di sapersi radicare e dialogare con tutti protagonisti delle istituzioni e del mondo dell’economia locale. Centinaia di imprenditori hanno preso e continuano a rinnovare la tessera: è il segno di un doppio e consolidato rapporto di fiducia sia per la rappresentanza, che per la qualità dei servizi. Grazie all’adesione alla Confederazione delle Libere Associazione Artigiane, organizzazione considerata tra le maggiormente rappresentative e co-firmataria dei contratti nazionali di lavoro con le principali sigle sindacali, LIA è presente non solo negli organismi bilaterali dell’artigianato come Edilcassa ed EBA. Grazie alla crescita del numero delle imprese associate, inoltre, l’organizzazione è riuscita ad entrare prima in Consiglio e poi nella Giunta esecutiva della Camera di Commercio di Bergamo. I nostri rapporti non si sono fermati qui: i dirigenti di LIA partecipano attivamente ai tavoli regionali e nazionali di CLAAI e sono in prima linea per identificare nuovi servizi a supporto delle imprese con iniziative di qualità alle quali guardiamo con grande interesse anche da Milano. Felice 25°, amici di LIA!
LIBERI IMPRENDITORI ASSOCIATI
NASCITA, SFIDE, STRAPPI E TRAGUARDI
La comunicazione di adesione alla CLAAI.
allestimento) e decide di procedere dal 1° gennaio 2000 all’assunzione di due dipendenti e la realizzazione di un sito internet. L’attività prosegue nel segno della rappresentanza con l’incontro con la Camera di Commercio di Bergamo e altre istituzioni, tra cui la Provincia: l’obiettivo della LIA era quello di ufficializzare la sua presenza sul territorio e chiedere uno spazio rappresentativo adeguato.
Intanto, la raccolta delle quote di adesione degli associati prosegue senza sosta e la sistemazione degli uffici avviene con alcuni problemi di ritardo nella fornitura delle attrezzature. Il 26 gennaio del 2000, l’Esecutivo ipotizza la costituzione di una società di servizi dell’associazione. Vengono preparate le procedure relative ai servizi che verranno resi disponibili alle aziende con esclusione di quelli relativi a paghe e contabilità: una scelta strategica da parte dei soci fondatori: erano attività che già svolgevano le altre associazioni e anche nello Statuto si era stabilito di evitare di erogare attività che già competono ad albi professionali. «Il 4 febbraio la CLAAI ci comunicò l’accettazione della nostra adesione e inviò la relativa comunicazione a tutti gli organismi della Provincia, alle altre organizzazioni imprenditoriali e a quelle dell’artigianato – prosegue Amigoni –La LIA era nata ed era stata riconosciuta formalmente e istituzionalmente. Eravamo finalmente pronti a giocare il nostro ruolo sullo scacchiere provinciale».
Appena fondata, nei mesi successivi la LIA ottiene il riconoscimento sul territorio da parte delle forze sindacali Cgil, Cisl e Uil. Diverso, invece, l’approccio delle altre associazioni categoria datoriali, a cominciare da quelle dell’artigianato che non accolgono subito e, anzi, si oppongono alla nascita della nuova associazione, di fatto una concorrente: «I Sindacati ci contattarono per avviare un percorso di collaborazione, mentre le associazioni artigiane fecero di tutto per metterci i bastoni tra le ruote – prosegue Amigoni –. Vista la buona adesione associativa iniziale, avevamo chiesto di entrare negli Enti bilaterali di riferimento del comparto artigiano, ma le altre associazioni decisero di serrare i ranghi, ostacolando persino il nostro ingresso nell’allora Comitato Unitario Artigiano. Vista l’impossibilità di aderire agli Enti bilaterali abbiamo quindi provveduto all’apertura all’interno dei nostri uffici di uno sportello dell’ELBA, l’Ente Lombardo Bilaterale dell’Artigianato».
Subito collaborativo, invece, è il legame che si instaura con la Camera di Commercio, allora guidata dal Presidente Roberto Sestini e dal Segretario generale Carlo Spinetti. «Nel mese di settembre del 2000, insieme a Giorgio Violi e alla Presidente Emma Ranghetti ci presentammo in Camera di Commercio con grande entusiasmo – conferma Amigoni –. Eravamo convinti delle nostre buone intenzioni e di quello che volevamo proporre per l’associazionismo datoriale bergamasco, con le nostre progettualità legate all’assistenza alle imprese, alla formazione e all’accesso al credito. Ovviamente tra i nostri obiettivi c’era anche la volontà di partecipare al rinnovo degli organi camerali per essere rappresentativi in Camera di Commercio e, quindi, entrare a far parte del Consiglio camerale con una nostra rappresentanza».
Nel frattempo il direttivo si espande e nell’esecutivo entra la terza donna, Maria Teresa Cometti, che sostituisce Mario Carrara. «Per noi la componente femminile era fondamentale ed eravamo orgogliosi di poter accogliere nell’associazione donne imprenditrici a tutti gli effetti – conferma Giuseppe Vigani3 –. La nostra associazione stava crescendo in fretta e prima ancora di compiere un anno di vita cominciammo a pensare a come avviare un consorzio fidi per le esigenze di accesso al credito delle nostre imprese associate».
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NASCITA,
A pochi mesi dalla fondazione, l’obiettivo di superare le quattrocento adesioni viene raggiunto: a fine 2000, infatti, la LIA sale a quota 400 aziende associate. Una crescita che si riflette anche nella proposta di allargamento dell’Esecutivo poi salito a 8 membri come da seduta del Consiglio del 20 marzo 2001. «In quel Consiglio ci fu il rientro di Mario Carrara e l’inserimento di Danilo Barzizza – ricorda Amigoni –. Sempre in quel mese vengono consegnate in Edilcassa anche le prime 150 deleghe di adesione contrattuale: un passo concreto verso il pieno riconoscimento della LIA negli Enti bilaterali territoriali che però generò un’ulteriore agitazione tra le associazioni di categoria dell’artigianato».
Il 22 maggio del 2001 , intanto, Gemma Ranghetti dichiara la sua impossibilità a continuare a ricoprire il ruolo di Presidente dell’associazione per motivi strettamente professionali e lavorativi. Il Consiglio prende atto delle dimissioni di Ranghetti e, in attesa delle elezioni del nuovo Presidente, affida l’incarico protempore al Vicepresidente Marco Amigoni, affiancato alla vicepresidenza da Giuseppe Vigani. Viene approvato anche il primo bilancio dell’associazione, con un disavanzo nettamente inferiore a quanto preventivato.
Il 25 settembre si procede a designare il nuovo Presidente Marco Amigoni che viene eletto all’unanimità,
con Maria Teresa Cometti Vicepresidente : una scelta che conferma l’impegno della LIA di nominare sempre le donne ai vertici dell’associazione. Non a caso, entra nel comitato esecutivo anche Irene Paccani, in sostituzione di Federica Salvatoni, dimissionaria per motivi famigliari. In quel Consiglio si comincia a parlare anche di acquisire la sede tramite un'eventuale società immobiliare. Era novembre del 2001 e, sul finire di quell’anno, la LIA contava ben 570 iscritti, con una crescita della base associativa di oltre il 20 per cento rispetto all’anno precedente. Anche il bilancio cominciava a sorridere: tra le quote associative e il fatturato della neonata società LIA SERVIZI PER LE IMPRESE SRL l’associazione non solo comincia a coprire le spese e i costi legati alle risorse umane, ma anche a pianificare progetti e investimenti futuri.
Il 2002 è l’anno che segna la nascita di Eurofidi, il Consorzio Fidi della LIA. E non con pochi problemi come ricorda Giorgio Violi: «A inizio anno avviammo l’interlocuzione con la Banca d’Italia per costituire il Consorzio fidi. Il tempo stringeva: l’istituto aveva infatti bloccato la costituzione di nuovi consorzi, ma grazie al lavoro dell’associazione e a un pizzico di fortuna siamo riusciti a cen-
trare l’obiettivo. Ottenemmo infatti l’autorizzazione grazie a una centralinista della Banca d’Italia. C’era Irene Paccani molto preoccupata: solitamente alla Banca d’Italia rispondevano all’ultimo giorno e c’era sempre un errore nella richiesta. Di fatto, guardavano ogni virgola. Quella sera, invece, la centralinista ci diede la priorità e accelerò la pratica. Quattro giorni dopo ottenemmo l’autorizzazione. Entusiasti del traguardo raggiunto decidemmo di nominare Irene Paccani, competente in materia economico-finanziaria, Presidente del Consorzio».
Il 2002 può essere ricordato anche come l’«anno della discordia» per la difficoltà del riconoscimento della LIA negli Enti bilaterali dell’artigianato e la provocazione da parte dei vertici della LIA concretizzatasi con la firma indipendente del Contratto integrativo provinciale (Ccpl) sottoscritto con Cgil Cisl e Uil. A dare un ulteriore strappo alla vicenda è l’ingresso della LIA nella Commissione provinciale dell’Artigianato della Camera di Commercio, con la nomina di Angelo Marchesi che segna di fatto il primo ruolo istituzionale dell’associazione, pronta ad aprire nuovi orizzonti densi di battaglie, successi e traguardi: «Eravamo solo agli inizi del nostro cammino, ma sapevamo di essere sulla strada giusta – conclude Amigoni –. La squadra era composta, il bilancio poteva contare su numeri importanti e volevamo promuovere una rappresentanza capace di confrontarsi con gli enti e le istituzioni in modo efficace e trasparente. Avevamo dato prova della nostra autorevolezza sul territorio sottoscrivendo il primo contratto integrativo provinciale insieme alle forze sindacali. La LIA c’era e aveva cominciato ad alzare la voce. Ma questa è storia dei prossimi capitoli».
14 FEBBRAIO 2001
Ryanair fa il suo debutto a Orio con voli low-cost
La compagnia aerea irlandese «atterra» allo scalo bergamasco con la proposta di due voli al giorno per Francoforte a un prezzo di lancio decisamente basso (di 69 euro per la sola andata). Fa il suo ingresso con una politica commerciale aggressiva e volta a battere la concorrenza. Basti pensare che lo stesso volo con Alitalia costava 382 euro.
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 23 novembre 2001)
GIUGNO 2001
Centodieci candeline: buon compleanno Creberg!
L’istituto di Credito Bergamasco, fondato nel 1891, raggiunge un importante traguardo. Dopo 110 anni di attività arriva a contare più di 2.000 addetti, 209 unità e un capitale di 358 miliardi (nel 1891 era di 130mila lire). Nel 1997 la partecipazione di maggioranza del Crédit Lyonnais viene ceduta alla Banca Popolare di Verona-Banco San Geminiano e San Prospero.
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 24 aprile 2001)
La più grande Popolare d’Italia
Note 1. Presidente LIA
2. Direttore LIA fino al 2017
3. Vicepresidente LIA e Amministratore della LIA Servizi fino al 2018
Nasce una nuova Banca Popolare (Bpu) dalla fusione tra Banca Popolare di Bergamo-Credito Varesino e Banca Popolare Commercio e Industria. Per parte bergamasca l’operazione ha permesso all’istituto fondato nel 1869, e che 13 anni dopo faceva il suo ingresso in Piazza Affari, di passare da 650 a oltre 1.200 sportelli (140 solo in bergamasca).
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 15-16 dicembre 2002)
Accesso libero.
«Non guardiamo se chi bussa ha una storia lunga 100 anni o è una start-up.
Le nostre porte sono aperte».
«IMPRENDITORI SI DIVENTA»
L'ORIGINE DELLA
LIA SERVIZI SRL
«IMPRENDITORI
Servizi per le imprese. Non è obbligatorio associarsi per poter usufruire dei servizi, ma le aziende socie beneficiano di tariffe agevolate. Il nostro obiettivo è quello di intercettare i bisogni di tutte le aziende.
«IMPRENDITORI SI DIVENTA»
L'ORIGINE DELLA
SERVIZI SRL
Oltre alla formazione in tema di sicurezza, LIA SERVIZI SRL ha intensificato le attività di consulenza imprenditoriale, amministrativo-gestionale e di pianificazione aziendale.
Venticinque anni di servizi per gli imprenditori e un solo obiettivo: tutelare, sostenere e accompagnare le imprese nel loro cammino offrendo servizi di formazione, consulenza, assistenza e, ovviamente, nell’accompagnamento all’accesso al credito. Il braccio operativo della LIA ha avuto fin dalle origini un nome ben preciso: LIA SERVIZI PER L’IMPRESA 1 , la SRL nata in seno all’associazione per poterne rafforzare l’azione esecutiva. La società affonda le sue radici nella forte identità di squadra che, fin da subito, animava i primi incontri tra i soci fondatori dell’associazione: «Avevamo appena costituito la LIA – ricorda Marco Amigoni – e poche settimane dopo, il 26 gennaio, ipotizzavamo già la costituzione di una società di servizi che potesse operare per conto dell’associazione e, ovviamente, dei suoi associati».
Una lungimiranza che si fa concretezza in poche settimane: la decisione di fondare LIA SERVIZI PER L'IMPRESA viene formalizzata nel consiglio della LIA dell’8 marzo del 2000 e la SRL viene aperta con un capitale iniziale di 100 milioni di lire. Un bel «tesoretto» per una società di servizi che poggiava solo sulle garanzie rilasciate dagli imprenditori seduti al tavolo del primo Consiglio, e che il 12 maggio del 2000, presso lo studio del notaio Schiantarelli a Bergamo, firmarono l’atto della costituzione della società. Viene quindi nominato il Consiglio di Amministrazione, costituito solo dai componenti del Comitato Esecutivo di LIA, e nei giorni successivi
viene nominato Giuseppe Vigani in qualità di Amministratore Delegato. A pochi giorni dalla sua fondazione, LIA SERVIZI PER L'IMPRESA entra subito nel vivo dell’operatività tramite l’organizzazione di corsi di formazione per apprendisti (in collaborazione con il Ceref - Centro Regionale di Formazione - di Milano) e dei suoi primi corsi per la sicurezza. «In quel primo periodo abbiamo orientato l’attività della SRL sui temi della sicurezza e della salute sul lavoro perché erano quelli più richiesti dalle aziende – spiega Vigani –. La realtà economica del territorio e la sua strutturazione in piccole e medie aziende presupponeva che una nuova associazione come la LIA potesse rispondere in modo coerente alle continue richieste di supporto. La disponibilità e la flessibilità che la nostra associazione stava mettendo in campo di fatto riscuoteva un continuo interesse per l’evoluzione dei servizi: noi volevamo fare la differenza al di là della mera rappresentanza datoriale e politica».
Accompagnare le aziende, in particolare quelle del settore edile, nell’ottenimento della certificazione Iso
9002 è stata un’altra mission di LIA SERVIZI PER L'IMPRESA che nel primo anno di operatività segue e assiste nell’iter certifi catorio dieci aziende. «Sulla partita della certificazione di qualità abbiamo coinvolto fin da subito un certo numero di associati – sottolinea Vigani –. È stato un inizio promettente e, di fatto, siamo partiti forte: durante quel periodo la certifi cazione Iso sulla qualità era ancora una novità e molti imprenditori non immaginavano ancora i vantaggi che ne sarebbero derivati».
Di fatto non era un percorso facile: a cavallo tra il 2000 e il 2001 le aziende del settore edile certifi cate erano in tutta Italia poco più di quattromila, delle quali circa 700 in Lombardia. A Bergamo erano solo 67, un numero davvero esiguo se si pensa che ai tempi il comparto contava tra industria e artigianato circa 14mila imprese. E poi c’erano i costi: la spesa per ottenere la certificazione per un’azienda di 10-15 dipendenti poteva arrivare a 2025 milioni in tre anni. Un onere non indifferente.
«Abbiamo chiesto alle altre associazioni datoriali di costituire un gruppo di lavoro per razionalizzare i costi relativi alle pratiche per l’avvio della procedura Iso – prosegue Vigani –. Abbiamo chiesto alle altre associazioni datoriali di costituire un gruppo di lavoro per razionalizzare i costi relativi alle pratiche per l’avvio della procedura Iso – prosegue Vigani –. La nostra richiesta al mondo associativo locale rispecchiava lo spirito originario di LIA che attraverso l’erogazione dei suoi servizi voleva essere
CERTIFICATO № QE/122/21.IT
Certificate N. QE/122/21.IT
Si certifica che il Sistema di Gestione per la Qualità di: This is to certify that the Quality Management System of: LIA SERVIZI S.R.L.
Sede Legale / Registered Office: Via delle Canovine, 46 - 24126 BERGAMO (BG) Sede Operativa / Operational Headquarters: Via delle Canovine, 46 - 24126 BERGAMO (BG) è conforme ai requisiti della normativa has been found to conform to the standard ISO 9001:2015 per il/i seguente/i campo/i di applicazione: for the following scope(s) of application:
Progettazione ed erogazione dei servizi di formazione continua in ambito professionale inclusi gli obblighi di legge. Progettazione ed erogazione di servizi di consulenza in ambito organizzativo.
Design and provision of continuing education services in the professional field including legal obligations. Design and provision of organisational consultancy services. Settore IAF/ IAF Sector:
Pamela Della Toffola
Pamela Della Toffola Amministratore / CEO
in prima linea nel dare risposte concrete ai bisogni economici delle imprese».
«Avevamo lavorato bene e ci eravamo fatti conoscere per l’accompagnamento alla certifi cazione della Iso 9002 e questo è stato un grande risultato per la nostra “piccola” società di servizi – osserva Alberto Armati 2 , amministratore unico della LIA SERVIZI PER L'IMPRESA fino al 2021 –. La certificazione per la qualità non era solo un ottimo biglietto da visita per un’azienda, ma stava per diventare necessaria per poter accedere alle gare pubbliche per lavori di importi superiori ai 150mila euro con il relativo possesso dell’attestazione Soa (la certificazione obbligatoria per gli appalti pubblici di lavori)». Tutte necessità che in quel periodo erano legate al rispetto dei requisiti della sicurezza sul lavoro, ambito in cui si cominciava a delineare un quadro normativo sempre più stringente: lavoro nero e subappalti erano le mine vaganti da disinnescare, mentre la formazione e la prevenzione le priorità su cui intervenire. Come? Organizzando e sostenendo corsi di formazione ai sensi della Legge 626 e fornendo servizi di consulenza e assistenza per la stesura della valutazione dei rischi piani di sicurezza e prevenzione incendi. E ancora: consulenza nei cantieri, medicina del lavoro, convenzioni con ditte fornitrici di materiale antinfortunistico e a fornire risorse economiche importanti.
In poco tempo si costituisce un binomio tra la
«IMPRENDITORI
SI DIVENTA»
L'ORIGINE DELLA
LIA SERVIZI SRL
cietà e l’associazione : i servizi offerti aumentano e rafforzano il legame tra la LIA e gli associati, oltre ad attirare nuovi soci e a fornire risorse economiche importanti. Ma la mission di LIA SERVIZ I PER L’IMPRESA è quella di investire non solo sulla quantità ma, soprattutto, sulla qualità dei servizi offerti, ovviamente anticipando i bisogni e le richieste del mondo imprenditoriale: «Nello Statuto avevamo inserito il divieto di erogare servizi legati alle professioni, come quelli inerenti a paghe e contabilità che le associazioni datoriali già facevano –prosegue Vigani –. Fu una scelta strategica: il fatto di non metterci in concorrenza con i liberi professionisti, in primis commercialisti e consulenti del lavoro, ci ha messo nelle condizioni di poter lavorare insieme a loro e diventare un loro partner serio e affidabile».
La scelta della LIA SERVIZI di operare solo nel campo dei servizi e non in quello delle paghe e della contabilità, si rileva anche gradita alle imprese perché non le obbliga, per la gestione di problematiche diverse, a cambiare consulente o commercialista. «Ricordo che i commercialisti non sapevano neanche chi fossimo nei primi mesi di operatività della LIA SERVIZI – aggiunge Amigoni –. Le nostre intenzioni non erano quelle di andare in conflitto con loro, ma di collaborare e questo approccio è stato fondamentale per il futuro della SRL che si affacciava sul mercato dei servizi per le imprese come un partner qualificato e autorevole».
Nel frattempo LIA SERVIZI PER L'IMPRESA apre le porte alla formazione e alla sicurezza, i due binari su cui la società ha orientato il suo sviluppo nel corso degli anni: «La missione della nostra società di servizi è sempre stata quella di offrire formazione e supporto per migliorare la competitività delle imprese – sottolinea Pietro Bonaldi, direttore della LIA –. Non ci siamo limitati solo alle attività necessarie al rispetto degli obblighi normativi, ma abbiamo colto ogni opportunità per sensibilizzare imprenditori e lavoratori su temi cruciali per il successo aziendale. Negli anni, questo approccio lo abbiamo esteso oltre le necessità obbligatorie, adattandoci ai cambiamenti del mercato e alle esigenze emergenti delle imprese. È così che siamo riusciti a promuovere iniziative e percorsi mirati a sostenere l’internazionalizzazione, la doppia transizione energetica e digitale, l’analisi di bilancio, il controllo di gestione per l’accesso al credito, e molto altro ancora».
Tanti anche i servizi offerti nell’ambito dell’ecologia che, a inizio anni 2000, rappresentavano ancora una nuova frontiera da valicare: dalla gestione
anche considerato più dignità esaltata
dall’applicazione della Legge 626, a tutela della sicurezza e della salute degli operatori di ogni
«IMPRENDITORI
SI DIVENTA»
L'ORIGINE DELLA
settore. Valori tanto improntati che hanno fatto da tempo il loro ingresso pure nella scuola; non solo perché negli istituti scolastici deve essere applicata la 626 come in ogni luogo di lavoro, ma anche perché nelle aule si parla sempre più spesso di cura e prevenzione.
LIA SERVIZI SRL
Prevenire, significa innanzitutto conoscere i propri diritti ed allora la formazione assume vera-
mente un ruolo centrale. È nata quindi, negli ultimi anni, una nuova consapevolezza: quella di essere tutti attori della sicurezza e non soggetti passivi. Anche perché a volte bastano piccoli accorgimenti; i nostri sensi, per esempio, sono fragili se sottoposti a forti sollecitazioni: gli occhi vanno protetti da schegge e da scintille con caschi integrali o speciali occhiali;
INFORMAZIONI PUBBLICITARIE
Crotti antincendio e antinfortunistica
IL RISPETTO DELLE
NORMATIVE ANTINCENDIO
Primo in Bergamo e provincia e tra i primissimi in Italia, il sistema di gestione per la Qualità della CROTTI ANTINCENDIO s.r.l. è stato riconosciuto, il 30 aprile 1996, conforme alla Norma UNI EN ISO 9002, dal prestigioso Ente Certificatore RINA, con certificato N° 346/96. Alla ricerca del continuo miglioramento, l’azienda ha voluto evolvere il suo sistema di gestione per la Qualità, conformandolo alla nuova normativa UNI EN ISO 9001: 2000. Primo in Bergamo e provincia, nel Luglio 2002, il Sistema di Gestione per la Qualità della Crotti Antincendio ha ottenuto il riconoscimento da parte del RINA alla conformità alla nuova normativa (certificato N° 346/96/S). La CROTTI ANTINCENDIO s.r.l., presente sul mercato dal 1980, ha sempre lavorato fornendo e garantendo alla propria clientela prodotti e servizi rispettosi dei requisiti contrattuali, delle Norme Tecniche e delle leggi applicabili, operando nel rispetto dell’ambiente e della sicurezza e salute dei propri lavoratori. Alla CROTTI ANTINCENDIO s.r.l., nel rispetto della Norma UNI - CNVVF 9994, che regola la manutenzione degli estintori e divenuta cogente dal 10/03/1998, le ricariche degli estintori non sono effettuate presso i Clienti. Durante la visita periodica di controllo (manutenzione semestrale) da parte dei tecnici dalla Crotti Antincendio, sono ritirati quegli estintori che devono essere ricaricati, revisionati o collaudati, lasciando in sostituzione temporanea, altri con portata non inferiore. Tutto ciò per garantire il rispetto della norma e in particolare l’impegno contrattuale verso il cliente. Risulta infatti impossibile applicare appieno le norme sulla manutenzione degli estintori (UNI-CNVVF 9994), quelle sulla sicurezza dell’operatore (D.L. 626/94) e quelle sul trasporto e smaltimento dell’estinguente esausto sostituto durante le lavorazioni (D.L. 22/97 Rifiuti), operando presso il cliente. In un mercato in cui, spesso il cliente non ha prova del giusto operato del suo fornitore e quindi basa le proprie scelte sull’aspetto economico dell’offerta e sulla fiducia la CROTTI ANTINCENDIO s.r.l., vuole dare prova di come lavora. Il Cliente può visitare l’officina della CROTTI ANTINCENDIO s.r.l. e verificare che non tutte le attrezzature necessarie per le operazioni di manutenzione, possono essere portate in strada, su un automezzo. Un ulteriore strumento di prova che l’azienda opera nel rispetto di ciò che dichiara, è l’inserimento di un anello di garanzia tra la valvola e il serbatoio, che dimostra l’avvenuta apertura dell’estintore necessaria durante le operazioni di ricarica, revisione o collaudo. La Clientela inoltre, per avere prova che l’estinguente è stato effettivamente sostituito, può chiedere alla Crotti Antincendio s.r.l., di visionare la dichiarazione annuale di smaltimento dei rifiuti e i registri di carico e scarico di polvere e schiumogeni estinguenti esausti (per il 2002 previsto 50 tonnellate di scarico polvere): solo così, potrà avere la certezza che la sostituzione della carica degli estintori, richiesta dalla normativa, avviene veramente e correttamente, senza essere un domani accusati di incauto affidamento. La CROTTI ANTINCENDIO s.r.l. propone contratti di manutenzione «all inclusive», comprendenti nel costo, la revisione e il collaudo degli estintori sia portatili che carrellati, richiesti dalla Norma UNI - CNVVF 9994, e/o il controllo e la verifica della manichette degli idranti in pressione, coma da UNI 671 3. loro tecnici sono a disposizione per verificare, tramite sopralluoghi, il rispetto di tutte le nuove normative e, nel caso il Cliente fosse soggetto al Certificato di Prevenzione Incendi (C.P.I.), per espletare le pratiche per il rilascio, vista l’iscrizione di uno dei soci all’elenco del Ministero dell’Interno. Infine, come richiesto dai capitolati d’appalto di enti pubblici e multinazionali, la Crotti Antincendio s.r.l. è coperta da un’adeguata polizza assicurativa ITAS.
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di tenuta e aggiornamento dei registri obbligatori di carico e scarico rifi uti, alla consulenza e ai rapporti con gli enti, fi no all’assistenza fi nanziaria sul reperimento di fi nanziamenti pubblici e privati. «Eravamo una società completa, pronta ad intercettare le sfi de economiche all’orizzonte e a fornire risposte concrete per i nostri associati – prosegue Armati –. Per questo decidemmo di allargare il team della società coinvolgendo docenti, tecnici e collaboratori esterni. Di fatto, stavamo creando un know how avanzato con fi gure specializzate in ogni ambito di intervento, dalla consulenza sindacale a quella tecnica».
SERVIZI E SISTEMI ANTINCENDIO DAL 1962
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a corsi di formazione. E non si tratta di «lezioni» mirate a migliorare le prestazioni lavorative, bensì a migliorare la sicurezza; gli operatori prendono coscienza di un tema tanto importante quanto troppo spesso trascurato.
Si parla molto di sicurezza, si leggono articoli, si acquistano indumenti e protezioni, poi però tutto questo viene messo da parte, viene trascurato. Gli occhiali danno fastidio, gli scarponi sono pesanti, le tute sono ingombranti e poi con questo caldo... E la sicurezza finisce in qualche cassetto o in qualche stanzino. Bisogna quindi partire dall’inizio, da una cultura del lavoro in totale tranquillità: questo è l’unico modo per cancellare dalle cronache (o almeno per ridurre in modo consistente) gli articoli che ci informano di incidenti sul lavoro.
Corsi di formazione e di informazione non devono ovviamente essere improvvisati, mai lascia-
ne o forse sarebbe meglio dire la loro «vocazione». Società che mettono a disposizione esperienza e personale altamente qualificato, in grado di organizzare incontri e corsi di formazione e di addestramento del personale. È fondamentale istruire alla sicurezza, ma anche sapersi destreggiare nelle situazioni di emergenza. Come usare i prodotti custoditi negli ar-
pe d’acqua, in caso di incendio? Spesso il panico, legato anche alla consapevolezza di non avere le nozioni necessarie, rende impossibile qualsiasi decisione o, peggio, spinge a prendere decisioni sbagliate. Essere preparati ad affrontare queste situazioni diventa quindi fondamentale per risolvere i problemi, piccoli o grandi che siano.
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MINISTERO AMBIENTE
Alzano Lombardo (BG) Via Meer,51 Telefono 035.51.12.73 - Fax 035.51.38.60
Internet:www.ema-antincendio.it - E-mail:ema@uninetcom.t
Un altro elemento distintivo del modus operandi di LIA SERVIZI per l'Impresa è sempre stata la non obbligatorietà ad associarsi per poter usufruire dei servizi. Il principio con cui è cresciuta la società è quello di porre la massima attenzione alle esigenze avanzata da qualsiasi impresa – sottolinea Bonaldi –. Certo, le aziende iscritte a LIA beneficiano di tariffe agevolate, ma per noi era fondamentale assistere le imprese e non solo quelle associate. L’obiettivo della LIA SERVIZI era ed è quello di diventare un riferimento territoriale per le imprese, con un occhio di riguardo per quelle associate». Negli anni a venire la società cresce e le risorse umane vengono internalizzate: i consulenti esterni lasciano spazio ad aree dedicate più strutturate interne alla SRL (Sindacale, Sicurezza sul lavoro, Formazione e
ti di comportamenti troppo superficiali sono sotto gli occhi di tutti, nelle cronache quotidiane che si occupano spesso di incidenti in cantieri e nei luoghi di lavoro. E non è cinismo sottolineare che, oltre al lato umano, c’è anche un lato economico in questo resoconto di morti e invalidi; i costi sostenuti dal sistema sanitario nazionale sono davvero ingentissimi e, negli ultimi anni, sono saliti sino a aggirarsi al due per cento dell’intero prodotto interno lordo. Una cifra destinata a salire, prendendo in considerazione altre «voci» di spesa: magistrati e forze dell’ordine che devono indagare sui fatti, Asl e altri enti impegnati nei controlli e così via. Un fiume di denaro che potrebbe essere fermato, basterebbe solo con un pizzico di buon senso. In fondo la tecnologia ci offre tutti gli strumenti necessari per la prevenzione (guanti, occhiali, mascherine, visiere e schermi protettivi cuffie ed inserti auricolari antirumore, elmetti per la protezione del capo, calzature, antinfortunistiche, maschere facciali, semimaschere, filtri, mascherine usa e getta, autorespiratori...) e per il primo intervento (materiale di pronto soccorso, estintori, apparecchiature a schiuma...). Senza scordare l’attenzione all’igiene, all’ambiente e allo smaltimento dei rifiuti; Parlando di sicurezza si pensa subito a possibili incidenti, in realtà la protezione della salute dei lavoratori è una forma fondamentale di sicurezza. E allora è bene rivolgersi a ditte specializzate nella cura degli ambienti lavorativi, dal punto di vista igienico-sanitario. Specialisti in grado di valutare il grado di rumorosità o di eccessiva luminosità degli ambienti, perché la salute passa anche da qui. La promozione dei servizi di LIA SERVIZI PER L’IMPRESA su L’Eco di Bergamo del 2 giugno 2003
di Beretta F.& C.s.a.s. 48899_3
Assistenza e consulenza tecnica:
Salute e sicurezza nei cantieri edili
Bonifica e smaltimento amianto
Prevenzione incendi - Pratiche ambientali
Certificazione UNI EN ISO 9000
Importazione/Esportazione complementi per edilizia
Gestioni immobiliari - Ricerca ed elaborazione dati
Sede legale: 20144 Milano - Via Vigevano,14
Uffici: 24058 Romano di Lombardia (Bg) Via Indipendenza,37 int.D/2
Telefono 0363.90.21.20 - Fax 0363.91.81.89
E-mail:beamsas@tin.it
SOCIETÀ DI SERVIZI DELLA LIA LIBERI IMPRENDITORI ASSOCIATI DI BERGAMO
Come contattarci: 24126 BERGAMO - Via Canovine 46 - tel.035.322377 - fax 035.3840525
E-mail:info@liabergamo.org - Internet:www.liabergamo.org
Presidente Confartigianato Imprese Bergamo
«Siamo uguali nella nostra
1999: la prima frase che mi risuona nella mente è «Odissea nello spazio». Ma no, impossibile. Il 1999 è l’anno di fondazione della LIA, Liberi Imprenditori Associati. Onestamente in quell’anno se mi aveste chiesto se sapevo cosa significasse quell’acronimo io, da artigiano, vi avrei risposto no. So chi sono gli artigiani di AAB (Associazione Artigiani Bergamo, Cora Confartigianato Imprese Bergamo) e CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa), ma LIA? Se mi aveste chiesto se volevo essere libero, imprenditore e artigiano, vi avrei risposto: voglio essere libero, voglio diventare imprenditore, sono artigiano. Chapeau a chi scelse quel nome allora, complimenti all’intuizione.
diversità. Le aziende che rappresentiamo hanno lo stesso
DNA. In una nuova Odissea forse potremo raccontare di una nuova unità artigiana».
(Giacinto Giambellini)
La memoria poi mi porta avanti nel tempo: pochi anni dopo ero diventato dirigente dell’allora AAB. La LIA cresceva, non era più un’«odissea». Era già una questione di «spazio». A onore del vero fin da allora mi chiedevo perché non potevo incidere ma guardavo da lontano e continuavo a chiedermi che bisogno ci fosse di un’associazione diversa da quelle esistenti. Da sempre immagino un sistema di imprenditori interconnessi e armoniosi dove ognuno ha il proprio ruolo complementare a quello che deve essere il bene comune. Quando ne ho avuto l’opportunità ho fatto questa domanda al Presidente Marco Amigoni. E ho trovato la risposta: perché siamo uguali nella nostra diversità. Le aziende che rappresentiamo hanno lo stesso DNA. E se uno di noi si siede ad un tavolo, rappresenta tutti i piccoli imprenditori artigiani.
Se fossimo uniti saremmo, oltre che unici, anche forti e andremmo lontani. Forse questo nuovo corso lo potremo raccontare nella nostra nuova «odissea». Complimenti a LIA e al suo Presidente. Ne so qualcosa. Semplicemente bravo, Marco Amigoni e brava, LIA. Sei nella Storia.
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L'ORIGINE
Credito). Con nuove assunzioni e la quota rosa sempre più consistente nel 2009 LIA SERVIZ I PER L'IMPRESA chiude l’anno superando un milione di euro di fatturato e la società evolve naturalmente anche nell’offerta dei servizi: «Le altre organizzazioni pensavano più alla parte politica, mentre noi eravamo più sul “pezzo”, di fatto pratici e collaborativi. E questo le aziende lo stavano capendo – sottolinea Francesco Locatelli 3 , Presidente della LIA SERVIZI –. Avevo 27 anni quando entrai in LIA: era il 2011 e mi aveva colpito la vocazione “libera” dell’associazione, una realtà giovane e dinamica con un team compatto. Dipendenti e collaboratori della LIA e della SRL lavoravano in sinergia per il bene comune. Il nostro capitale umano faceva la differenza e volevamo che le aziende percepissero questo: essere un’associazione di imprenditori che operava non tanto per fini politici, ma per aiutare le imprese a crescere». Sotto la guida di Francesco Locatelli, la SRL muta anche la gamma dei servizi offerti: «Negli ultimi anni abbiamo rafforzato l’azione operativa allargandola ad altri ambiti di interesse tra cui l’efficientamento energetico – conferma Locatelli –. Oltre alla formazione in senso stretto, abbiamo intensificato anche le attività di consulenza imprenditoriale, di consulenza amministrativo-gestionale e di pianificazione aziendale». «In tutti questi anni LIA SERVIZI ha dato un supporto
concreto al mondo imprenditoriale artigiano – aggiunge Sonia Bonesi, Vicepresidente della LIA –. Abbiamo cercato di migliore l’efficienza aziendale con un occhio di riguardo al passaggio generazionale, tema spesso critico in ambito artigiano: un’attenzione mirata verso le imprese che, di fatto, ha reso la nostra società di servizi sempre più richiesta e apprezzata. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di essere e diventare un punto di riferimento per le aziende che vogliono crescere. Oggi, infatti, non è più sufficiente lavorare: bisogna alzare l’asticella della qualità, investire in formazione, gratificare collaboratori e risorse umane e, soprattutto, avere uno sguardo manageriale per poter competere su un mercato sempre più competitivo». Da qualche anno, infine, la società è entrata nel Digital Innovation Hub Bergamo di Imprese & Territorio con l’obiettivo di rafforzare il livello di conoscenza e consapevolezza rispetto alle opportunità offerte dalla trasformazione digitale e stimolare la domanda delle imprese, aiutando in particolare le Pmi, a orientarsi nella complessità del mercato e delle tecnologie. «Le nostre imprese – conclude Bonesi – ci chiedono di spingere sull’acceleratore dell’innovazione perché, di fatto, il mondo dell’artigianato sta vivendo una trasformazione profonda. Le sfide da vincere non riguardano solo la digitalizzazione e le nuove tecnologie, ma anche il cambio generazionale. LIA SERVIZI
ha orientato il suo raggio d’azione anche in questa direzione, creando i presupposti per far capire ai giovani le opportunità legate al fare impresa. Come LIA siamo al loro fianco. E non guardiamo se chi bussa alla nostra porta ha una storia lunga cento anni o ha da poco aperto una start up. L’importante è crederci perché, in fondo, imprenditori si diventa e non si nasce».
Se si guarda al dato dei fallimenti degli ultimi 10 anni, erano costantemente sopra la soglia dei 200 all’anno, con picchi, come nel 1995, di 284. Il punto più basso si era registrato nel 2001, quando se ne contano “solo” 163. L’aumento dei fallimenti delle aziende orobiche registrati nel 2002 (176, 13 in più rispetto all’anno precedente) è un segnale del difficile periodo per l’economia bergamasca.
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 8 gennaio 2003)
Apre i battenti «Bergamo Fiera Nuova»
È il giorno dell’inaugurazione del nuovo polo fieristico di via Lunga. Un esempio di collaborazione tra istituzioni, mondo politico ed economico che ha portato alla realizzazione del polo espositivo in soli 18 mesi. Uno spazio di 173mila metri quadrati di superficie di cui 13mila di spazi espositivi coperti e 35mila scoperti, e 1800 parcheggi.
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 26 ottobre 2003)
Note 1. A partire dal 2016 ha assunto il nome di LIA SERVIZI SRL
2. Presidente onorario LIA
3. Vicepresidente LIA e Presidente della Categoria Edilizia
La Cassa Rurale di Prestiti di Treviglio nasce sulla spinta di due sacerdoti, don Ambrogio Portaluppi e don Francesco Boldoni. Da fine anni ‘80 la fase di espansione: da 7 a 31 filiali. Alfredo Ferri è stato direttore dal 1960 e presidente dal 1982. Nel 2004 dopo la nomina a presidente onorario passa il timone a Gianfranco Bonacina.
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 6 novembre 2005)
Lo stile. «All'inizio operavamo come un consorzio fidi, ma di fatto eravamo imprenditori al servizio di altri imprenditori».
ACCESSO AL CREDITO NASCE LIAEUROFIDI
La mission. Supportare le imprese nell'accesso al credito garantito, nella finanza agevolata, nella formazione e nella consulenza.
LIA e LIAEUROFIDI collaborano fianco a fianco per e con le aziende.
ACCESSO AL CREDITO
NASCE LIAEUROFIDI
Dall'allarme di inizio millennio legato al «caro denaro» per le piccole imprese alle difficoltà di reperire credito, nasce in LIA un percorso di accompagnamento agli imprenditori verso l'ottenimento delle risorse necessarie per mantenere e far crescere le loro aziende.
Finanza agevolata, credito garantito, formazione e affiancamento agli imprenditori: l’Area Credito è uno dei principali servizi della galassia interna alla LIA SERVIZI. Linfa vitale per ogni attività imprenditoriale, il credito è stato fin da subito un asset centrale nell’azione operativa dell’associazione di via delle Canovine che, negli anni, grazie al rafforzamento della struttura interna, ai rapporti con le banche, con il territorio ed alla stretta collaborazione tra i soci, ha sempre garantito un’assistenza mirata alle imprese fornendo un supporto continuo per accesso al credito.
Fin da quando la LIA muoveva i suoi primi passi sul territorio, il comparto artigiano aveva lanciato l’allarme sul «Denaro caro per le piccole imprese» e sulla difficoltà di reperire credito, come riportava L’Eco di Bergamo del 14 luglio 2000. Concertazioni, fusioni e trasformazioni in atto nel sistema creditizio non contribuivano a migliorare il rapporto tra banca e piccola impresa. Le procedure erano spesso lunghe e complesse e, soprattutto, la richiesta di onerose garanzie per coprire la domanda di credito non veniva sostituita dalla valutazione del progetto d’impresa. È in questo scenario che i fondatori della LIA decidono di dare vita ad una vera e propria struttura dedicata al credito in affiancamento alle imprese: «Abbiamo cominciato a pensare a un nostro Confidi nel Consiglio del 1° dicembre 2000 – afferma Irene Paccani1, Presidente del Consorzio Fidi dalla sua costituzione fino alla fusione in Confiditer,
nel ricordare i primi passi dell’area credito LIA –. Tramite la nostra società di servizi accompagnavamo già le imprese presso gli istituti di credito o i consorzi delle altre associazioni. Era però arrivato il momento di cambiare: gli imprenditori chiedevano a gran voce un’assistenza dedicata per l’accesso al credito e per migliorare i loro rapporti con il sistema bancario. Il primo pensiero, condiviso con la nostra consorella di Brescia (Assopadana) aderente alla CLAAI, è stato quello di fondare un’unica Cooperativa di Garanzia per le due province. Alla fine però, consapevoli che Bergamo e Brescia erano province vicine ma ben diverse, abbiamo optato per la costituzione di un consorzio interno alla LIA, formula più consona alle richieste delle aziende del territorio bergamasco che erano in aumento».
Nella procedura per la costituzione del Consorzio di garanzia, l’iter per la raccolta dei fondi destinati al capitale sociale, oltre che a quella dei soci, dà subito buoni frutti. Nell’ottobre del 2001, l’associazione e la nostra Società di servizi partecipano alla sottoscrizione di una parte del capitale sociale del Consorzio nei limiti previsti dalla Legge: 50mila euro (il minimo capitale) come stabilito dalla Banca d’Italia. «All’inizio eravamo in 26 soci – aggiunge Gianfranco Soldo2 , Vicepresidente del Consorzio Fidi fino al 2022 –. Ciascuno partecipò con la sua quota di sottoscrizione e si intraprese un importante lavoro di relazioni e supporto con le banche del territorio.
L'Atto Costitutivo del Consorzio LIAEUROFIDI.
Nei mesi successivi si entra nel vivo della costituzione del Consorzio Fidi che assume la denominazione di LIAEUROFIDI , vista la concomitanza con l’introduzione della nuova moneta unica. La struttura direttiva è composta da Marco Amigoni, Irene Paccani, Alberto Armati, Yuri Moressa, Luca Pavoni, Augusto Cometti e Giuseppe Vigani
Nel frattempo, l’attività della LIA continua con un notevole incremento degli associati e del fatturato della società dei servizi che permette la copertura di buona parte dei costi sostenuti. Nel 2002 le difficoltà di inserimento nel mondo economico si fanno sentire e Liaeurofidi, incontra in quegli anni non poche difficoltà per ottenere il rilascio delle certificazioni, necessarie ad operare, da parte di Banca d’Italia; ma in compenso le aziende accolgono la presenza di LIAEUROFIDI con entusiasmo ed il 26 maggio 2002 , viene costituito ufficialmente il Consorzio LIAEUROFIDI con la nomina di Irene Paccani in qualità di Presidente «Inizia un lavoro di relazioni e comunicazioni di assistenza al credito alle aziende ed ai consulenti, in modo di poter cominciare ad erogare servizi agli associati – spiega la Presidente Paccani –. Si procede con le prime convenzioni con
Gli imprenditori chiedevano a gran voce un'assistenza dedicata per l'accesso al credito e per gestire i rapporti con le banche.
le banche del territorio (Popolare di Bergamo, Credito Bergamasco e BCC) e si costituisce il Comitato Tecnico Erogante per snellire le procedure di delibera delle pratiche. Il Comitato era composto dalla Presidente del Consorzio, due Consiglieri e da un esperto esterno, il dott. Lorenzo Cavallini, professionista che negli anni ha dato un importante contributo per un’analisi precisa ad imparziale dello “stato di salute” delle imprese. Nel corso del 2003 avvengono, finalmente, le prime erogazioni». Anche se privo di una propria struttura autonoma, il Consorzio LIAEUROFIDI amplia la propria attività e già nel corso del 2004 riesce ad erogare oltre un milione di euro tramite la controgaranzia di Federfidi Lombarda Srl , il consorzio fidi regionale di secondo livello nel quale tutte le associazioni e/o i confidi di loro emanazione trovano rappresentanza. Ma non è solo una questione di garanzie: il modus operandi di LIAEUROFIDI rispecchia la vocazione associativa come ricorda Soldo: «All’inizio operavamo seguendo più l’istinto che non la ratio. Penso a quando andavamo nelle imprese che chiedevano un finanziamento per valutare di persona la sede, il magazzino, i macchinari. Il nostro ruolo non era quello di dare un rating, ma di far sì che tutto fosse in ordine, a cominciare dai bilanci azien -
ACCESSO AL CREDITO NASCE LIAEUROFIDI
dali spesso non coerenti con la realtà dei fatti. Ricordo che ci trovavamo ogni martedì sera in LIA: stavamo fino a mezzanotte a studiare carte e documenti. Quello che faceva la differenza era il rapporto umano che si instaurava con gli imprenditori che chiedevano un finanziamento». «Del resto –, ricorda la Presidente Irene Paccani – operavamo come un consorzio fidi, ma di fatto eravamo imprenditori al servizio di altri imprenditori, il gioco di squadra e la visione comune ci ha poi portati a dialogare con le banche, a capire quello che volevano e conoscere i loro parametri di valutazione delle imprese». Il modus operandi di LIAEUROFIDI detta la linea e nel corso dell’estate del 2006 viene acquisita una struttura dedicata. L’investimento si dimostra subito positivo: il Consorzio triplica l’operatività già entro la fine dell’anno – dai 2 milioni del 2005 l’erogato sale a 5 milioni – quando viene acquistato anche lo spazio utilizzato al piano terra della sede di via delle Canovine, attrezzato per ospitare un’ampia aula formativa, la Presidenza e la Direzione e gli uffici LIAEUROFIDI. Nei primi sette mesi del 2008, superando ogni più rosea aspettativa, il Consorzio raggiunge i 13 milioni di euro di erogato , allineandosi ai dati delle strutture storiche del territorio.
La crescita, di fatto, è continua e ne l corso dell’anno gli impegni in garanzia salgono da 13 a 19 milioni di euro. A fine 2009, i consorziati di LIAEUROFIDI sono
740 per un capitale consortile di 410.050 euro, con un incremento di 145 nuovi iscritti.
«La controgaranzia dei Confidi pareva in quegli anni, almeno per l’80% delle imprese, la conditio sine qua non per accedere al credito bancario e da questo punto di vista
LIAEUROFIDI stava diventando il mezzo necessario – dice Paccani –. Con sempre maggiore frequenza le aziende si rivolgevano a noi non solo per presentarsi all’istituto di credito con il supporto della garanzia reale del consorzio fidi, ma anche per esaminare insieme a noi la migliore scelta del credito. La nostra era una consulenza gratuita perché volevamo che gli imprenditori capissero che oltre al lavoro di tutti i giorni un’azienda doveva rispettare dei parametri, a cominciare dalla trasparenza dei bilanci. Il rapporto umano era tutto in quei momenti e per noi era fondamentale coniugare due necessità: quella del credito per l’impresa, e del rispetto dei requisiti per la banca».
Nel 2010, durante il convegno organizzato per festeggiare dieci anni di attività associativa, viene anticipata la volontà di avviare un processo di aggregazioni del Consorzio di garanzia LIAEUROFIDI con altre realtà della Lombardia. In quel periodo, infatti, la Banca d’Italia e le istituzioni spingevano per la riforma del sistema dei confidi e, nel frattempo, stavano nascendo le prime aggregazione di consorzi e cooperative fidi di commercio e artigianato come Asconfidi Lombardia (Associazione dei Confidi della Lombardia-Cooperativa di garanzia colletti-
ACCESSO
AL CREDITO
NASCE
LIAEUROFIDI
Il Consiglio di Amministrazione esamina 234 richieste di concessione di garanzia per un totale di euro 32.409.824. Ne verranno accolte 180 per un controvalore di euro 20.563.031.
Il Comitato Tecnico esamina 321 richieste di concessione di garanzia per un totale di euro 41.678.847. Ne verranno accolte 242 per un controvalore di euro 21.922.623.
va dei fidi), un Confidi basato su un modello organizzativo denominato «confidi rete» che operava prevalentemente nella regione Lombardia.
Il modello del «confidi rete» si fondava su un concetto funzionale di divisione dei compiti tra i confidi soci e il «soggetto centrale», attribuendo ai primi il presidio del territorio, lo sviluppo dei rapporti commerciali e la specializzazione nella conoscenza delle imprese e del contesto economico locale. La restante parte delle funzioni era, invece, in capo ad Asconfidi Lombardia che – accentrando le professionalità – otteneva un forte risparmio sui costi, mantenendo però i legami sul territorio e le necessarie competenze.
In questo scenario in cui i progetti di fusione sembravano essere sempre più necessari, i vertici di LIAEUROFIDI partecipano agli incontri per una nuova definizione societaria di Federfidi e nel contempo molte Associazioni regionali, il 24 novembre 2014, sottoscrivono un importante accordo di programma. Nei mesi successivi gli incontri proseguono in Federfidi per definire la nuova società, ipotizzata consortile Srl e con un capitale per circa un terzo sottoscritto dalle associazioni «regionali» firmatarie dell’accordo del 24 novembre e per i restanti due terzi dai Confidi lombardi, in proporzione allo stock di garanzie lombarde dai medesimi detenute a fine 2014. Da questi incontri regionali derivano una serie di fusioni per incorporazione che daranno vita a Confidi Systema, confidi iscritto nell’Albo degli Intermediari
Il Consiglio di Amministrazione esamina 196 richieste di concessione di garanzia per un totale di euro 19.741.990. Ne accoglierà 178 per un controvalore di euro 16.273.990.
Finanziari ex art. 106 del Testo Unico Bancario. Nello stesso anno iniziano anche i lavori con Asconfidi Lombardia per la quale la CLAAI, confederazione nazionale di riferimento dell’associazione, è già socio fondatore.
LIAEUROFIDI sceglie questa strada e il 6 giugno del 2014 sigla il suo ingresso in Asconfidi per poi ottenere a fine ottobre del 2015 l’effettiva ammissione a socio. Il lavoro con Asconfidi Lombardia permette di incrementare ulteriormente l’assistenza alle imprese, grazie anche alla sempre maggiore professionalità acquisita e all’ormai inevitabile concessione di garanzia da parte di un Ente Vigilato, di fatto una condizione imprescindibile anche da parte delle banche. Nel 2016, sotto la guida di Irene Paccani, Presidente del Consorzio, si decidono nuove strategie di direzione e la riforma del sistema dei Confidi porta a ridisegnare nuovi equilibri: «In quell’anno abbiamo assistito a una forte riduzione dei consorzi minori operativi sul territorio – spiega Paccani –. La Banca d’Italia chiedeva dei requisiti minimi e c’è stata una selezione naturale che negli anni successivi si è tradotta, per non dire risolta, con un’aggregazione proprio tra consorzi fidi di primo e secondo livello». Nel 2020, mentre il Consorzio si trova ad affrontare l’emergenza Covid, il lavoro di LIAEUROFIDI si limita alla gestione di richieste di moratoria, ovvero alla sospensione delle scadenze finanziare obbligatorie, disposizione erogata in via eccezionale dal governo a seguito del Covid. Le pressioni
di Banca d’Italia per favorire i processi aggregativi dei confidi aprono la strada ad importanti riflessioni e, grazie alla lungimiranza degli amministratori ed ai rapporti di stretta collaborazione intrapresi negli anni, LIAEUROFIDI sigla il 26 ottobre 2022 l’atto di fusione per incorporazione in Confiditer, cooperativa di garanzia collettiva fidi. «Il supporto e il confronto con l’associazione di categoria non muta negli anni – conclude Paccani –. Di fatto il consorzio è nato come una “costola” operativa della LIA ed è cresciuto insieme e di pari passo all’associazione. Non a caso, anche a livello politico, i componenti del Consiglio che si sono alternati negli anni sono stati anche ai vertici dell’associazione stessa. LIA e LIAEUROFIDI, di fatto, avevamo una mission comune: il rafforzamento della struttura e la stretta collaborazione associativa per agevolare l’assistenza alle imprese nel mondo del credito all’interno di un progetto più ampio e sostenibile. È con lo stesso spirito e con gli stessi obiettivi che nasce oggi l’Area Credito di LIA, all’interno della quale abbiamo anche voluto allargare gli orizzonti: una scelta che permette di ampliare l’offerta alle nostre imprese dando supporto non solo per l’accesso al credito garantito, ma anche per la finanza agevolata, la formazione e la consulenza, in particolare in materia di nuovo Codice della crisi d’impresa».
14 NOVEMBRE 2003
Orio al Serio: da trasporto d’élite a vettore low cost
Lo scalo aeroportuale orobico taglia il traguardo di 2 milioni e 500mila passeggeri con un mese e mezzo di anticipo. Nel 1982 Orio veniva rifiutato gratis dalla Sea e rischiava persino la chiusura. Passati 30 anni e la presa in gestione della Sacbo (negli anni ’90) lo scalo diviene «un servizio per la mobilità delle persone e delle cose».
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 10 gennaio 2004)
24 NOVEMBRE 2004
Oriocenter si «internazionalizza»: 200 nuovi store
Il centro commerciale che apriva i battenti nel 1998 si amplia. Un traguardo significativo per Oriocenter che si trasforma nel centro commerciale più grande d’Italia. Con l’ingresso di nuovi store internazionali, come Zara e H&M, il progetto capitanato dalla società Percassi è uno slancio per l’economia dell’intera provincia.
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 23 novembre 2004)
NOVEMBRE 2005
Sicurezza: corsi obbligatori per i neoassunti
Note 1. Componente del Consiglio camerale nel mandato 2015 - 2020 e Componente Giunta Esecutiva LIA. 2. Componente Giunta Esecutiva LIA.
Una convenzione tra le sigle sindacali e Confindustria introduce quattro ore di formazione obbligatoria sulla sicurezza nei posti di lavoro per tutti i neoassunti. In più, percorsi formativi specifici gratuiti per i rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza (Rls). Coinvolte 1.317 imprese aderenti all’Unione industriale e 88.176 dipendenti.
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 8 novembre 2005)
La sfida. «Abbiamo gettato le basi per favorire l'integrazione delle imprese straniere e per evitare la concorrenza sleale che poteva derivarne».
04
L’INGRESSO NEGLI ENTI BILATERALI
IL BATTESIMO DI COMUNITÀ
L’INGRESSO
La battaglia vinta.
L'ingresso dell'allora direttore Giorgio Violi all'interno di ELBA, nel 2005, è il coronamento di un percorso e la conferma che la LIA aveva ormai una sua riconoscibilità sul territorio.
come la nostra potesse avere già un peso politico ed economico dentro l’ente – sottolinea Angelo Marchesi1, Presidente Edilcassa dal 2012 al 2018 e attuale Presidente del CPTA (Comitato Paritetico Territoriale Artigiano di Bergamo) –. Questa ferma posizione al nostro riconoscimento fu l’inizio di una piccola rivoluzione che portò all’idea di aprire una Cassa Edile Artigiana di livello regionale con CLAAI e sindacati. Di fatto, Bergamo era l’unica provincia ad avere già due Enti Bilaterali dell’edilizia e la nostra era una provocazione forte, ma eravamo pronti a sostenerla e a portarla avanti».
A inizio 2003 viene avviata la procedura legale nei confronti delle altre associazioni per la soluzione del problema delle quote e della partecipazione alla gestione della Edilcassa. Gli aspetti di rappresentatività assumono finalmente un ruolo primario nell’attività dell’associazione e la firma del C.C.P.L. per l’edilizia il 1 aprile 2003 – sottoscritto unitariamente con le organizzazioni sindacali dei lavoratori, sebbene al di fuori del contesto bilaterale previsto dal contratto di settore – fu una provocazione nei confronti delle altre sigle artigiane del territorio. Se da un lato l’accordo testimoniava il peso e la legittimità acquisiti dall’associazione, dall’altro non sortì gli effetti auspicati, poiché le altre sigle artigiane continuarono a mantenere una posizione di chiusura nei confronti della LIA. «Di conseguenza, avviammo una procedura legale affidandoci all’avv. Sparano del foro
Il documento di Regione Lombardia che ufficializza l'ingresso di LIA in Camera di Commercio in rappresentanza del settore dell'artigianato.
di Vigevano, uno dei maggiori esperti a livello nazionale in questioni sulle Casse Edili – spiega Amigoni –. Ricordo che abbiamo lavorato alacremente, coinvolgendo il sindacato anche con incontri di livello nazionale fino ad arrivare, nell’estate, alla firma di un accordo ponte che prevedeva la costituzione di una nuova Cassa Edile qualora non fosse stato possibile accedere a quella esistente. Il continuo rinvio delle trattative e delle udienze in Tribunale per la causa da noi intentata ci spinse a proseguire e alcune organizzazioni sindacali (non legate ai confederali) ci contattarono per discutere la creazione di un nuovo sistema bilaterale in edilizia. Tuttavia, per correttezza verso Cgil, Cisl e Uil con cui avevamo già consolidato un rapporto, rifiutammo la sottoscrizione di patti alternativi».
Tra il 2003 e il 2004 si creano le condizioni per partecipare alle procedure per il rinnovo del consiglio camerale che vedrà poi la nomina del presidente Marco Amigoni all’interno del Consiglio dell’ente. Essere nella «casa» delle associazioni datoriali bergamasche, di fatto, favorisce il dialogo necessario per essere riconosciuti anche negli Enti Bilaterali. È così che, dopo un confronto serrato, il 25 luglio 2005 arriva il tanto atteso riconoscimento istituzionale in Edilcassa. Il 2005 – con oltre 2 mila imprese associate – rappresenta, quindi, l’anno della «pace»: dopo l’accordo sulla Camera di Commercio, anche la situazione con le «consorelle» dell’artigianato
L’INGRESSO
NEGLI ENTI BILATERALI IL BATTESIMO DI COMUNITÀ
All’assemblea dei Liberi imprenditori associati spazio alle donne negli organismi direttivi
■ Conferma per il presidente Marco Amigoni ma anche più spazio alle donne negli organismi direttivi nella Lia-Liberi imprenditori associati, che l’altra sera, nella sede di via Canovine, ha celebrato la sua assemblea dei soci. Organizzazione giovane (è nata nel novembre 1999) e formata da giovani imprenditori, la Lia sentiva l’esigenza di affidare maggiori responsabilità, nelle cariche direttive, alla componente femminile e così è stato. Amigoni ha proposto alcune modifiche statutarie con l’obiettivo di una maggior rappresentatività all’interno dell’associazione, attraverso, in particolare, l’istituzione di un secondo vicepresidente. Si è così provveduto all’elezione del Consiglio generale composto da 28 membri che vede al suo interno la presenza di tre nuove imprenditrici. Ec-
L’esperienza di Progetto artigiani sarà portata in altre aree Al via azioni specifiche per l’autoimprenditorialità
si tranquillizza. Il 25 di luglio viene finalmente raggiunto l’accordo e la LIA entra a pieno titolo nel Comitato Unitario Artigiani (diventato in seguito dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa), permettendogli di ottenere il giusto riconoscimento quale parte costituente degli Enti Bilaterali bergamaschi dell’artigianato (Edilcassa, CPTA, EBA e OPTA). La causa legale in corso viene chiusa e le spettanze arretrate vengono liquidate all’associazione.
co come è composto: il presidente Marco Amigoni, Alberto Armati, Ermelinda Balducchi, Danilo Barzizza, Deborah Bellini, Sabrina Belloli, Roberto Berta, Sonia Bonesi, Emanuele Bonomelli, Oscar Brolis, Mario Carrara, Augusto Cometti, Mariateresa Cometti, Giacomo Locatelli, Stefano Lorenzi, Dino Mangili, Angelo Marchesi, Anna Martinelli, Giovanni Minali, Maurizio Nava, Irene Paccani, Christian Patelli, Luca Pavoni, Guido Pedrini, Gianfranco Soldo, Alessandro Vacis, Giuseppe Vigani e Giorgio Violi (direttore Lia). Il Consiglio ha poi rieletto all’unanimità Marco Amigoni a presidente per il quadriennio 2008-2012. Unanimità anche per la nomina dei vicepresidenti Irene Paccani (presidente del consorzio di garanzia della Lia) e Giuseppe Vigani (vicepresidente uscente e attuale presi-
dente del Comitato paritetico territoriale artigiano). Nel Comitato esecutivo, oltre al presidente e ai due vicepresidenti, e accanto ai confermati Alberto Armati, Danilo Barzizza e Angelo Marchesi entrano Sonia Bonesi, Maria Teresa Cometti e Guido Pedrini, in sostituzione di Mario Carrara e Luca Pavoni. Sono dunque salite a tre le imprenditrici inserite fra i 9 componenti del comitato esecutivo (nel precedente vi era solo una presenza). Oltre che «rosa», la Lia resta anche un organismo «giovane», dato che l’età media dei componenti del comitato è di 40 anni. Nella sua relazione, Amigoni ha fatto riferimento alla storia dell’associazione, al percorso di questi anni ed i traguardi raggiunti quali il riconoscimento istituzionale e sindacale, la rappresentanza negli enti, nei comitati imprenditoriali
e nella Camera di commercio. «Scopo della Lia - ha detto - è quello di rimuovere parte delle difficoltà che le Piccole e medie imprese incontrano nell’affrontare una evoluzione economica sempre più basata sulla conoscenza, sull’innovazione e sull’organizzazione aziendale, tenendo conto dei valori e dei principi etici del lavoro e della persona. E abbiamo voluto mettere insieme imprenditori affermati con esperienza, giovani con tanta voglia di fare e tena- ci imprenditrici». E ha aggiunto: «È giusto dare spazio alle nuove generazioni, visto che il cambiamento è una costante per ogni società economica in evoluzione. E spero che la nostra presenza nel panorama economico Bergamasco sia di stimolo anche alle altre organizzazioni affinché favoriscano il coinvolgimento di giovani imprenditori».
Agenti di commercio
Da sinistra Gianluigi Brignoli, vicepresidente CPTA e Giuseppe Vigani, Presidente CPTA (maggio 2007).
L’iniziativa ha coinvolto 413 imprese: attraverso gli incentivi mirati sono state realizzate in Bergamasca 179 assunzioni
cia ha visto coinvolte 413 imprese, accompagnate nelle varie fasi del progetto (incentivi alle assunzioni, consulenze, focus group, sperimentazioni di laboratori associativi e di aggregazione); con consulenze per 56 imprese, in particolare del settore legno e del tessile, e incentivi alle assunzioni richiesti da 195 aziende. Secondo i dati aggiornati al 30 aprile 2008, le assunzioni sono state 179, di cui il 73% uomini (131) e il 27% donne (48). Due i laboratori realizzati: con l’Associazione artigiani, 103 aziende si sono applicate nell’area marketing e internazionalizzazione; con la Cna, 100 aziende, nelle aree marketing e comunicazione. «L’aspetto interessante del Progetto Artigiani sono gli interventi che aiutano gli imprenditori in quei processi in cui la piccola impresa trova difficoltà – ha sottolineato Giuseppe Vavassori, direttore Cna Bergamo. E ci troviamo, a seguito del progetto, con un modello esportabile in altre province». Un patrimonio di “buone pratiche” da salvaguardare. Soprattutto in termini di investimen-
A livello confederale la presenza della LIA è sempre più apprezzata sul territorio e la visibilità regionale è garantita dall’ingresso dell’allora Direttore Giorgio Violi all’interno di ELBA (Ente Lombardo Bilaterale dell’Artigianato). «È stato il coronamento di un percorso e la conferma che la LIA aveva una sua riconoscibilità sul territorio e anche all’interno della CLAAI» conferma Amigoni.
ti sul capitale umano: «La formazione deve diventare un’opportunità –ha chiarito Gianni Rossoni, assessore al Lavoro della Regione Lombardia -. Il ruolo degli enti locali è fondamentale: andremo a dare risorse alle province per l’apprendistato, ma resta la capacità delle associazioni di categoria e degli imprenditori di negoziare rispetto all’offerta e alla tipologia formativa». Formazione e credito, due aspetti decisivi per Angelo Carrara, presidente dell’Associazione artigiani di Bergamo; mentre Franco Nicefori, presidente Cna Bergamo, ha posto l’attenzione sulla sussidiarietà, come anima del progetto. «Con nuove risorse, che a giorni la Regione dovrebbe sbloccarci, abbiamo previsto delle azioni specifiche per l’auto imprenditorialità, come la dote per chi cerca di organizzare una nuova attività – ha concluso Giuliano Capetti, assessore provinciale al Lavoro -. Mentre la Regione ha ottenuto l’approvazione da parte dell’Unione europea del Piano operativo regionale, in cui ci sono interventi per il capitale umano, l’occupazione, la competitività, che vale la pena di spendere per quei territori che avanzano proposte concrete e costruttive».
Alessandra Bevilacqua
NELLA NOSTRA PROVINCIA SONO 15 MILA M IIE
Nel 2006 cambiano gli scenari politici: l’Unione Artigiani confluisce in Confindustria, uscendo quindi dal Comitato unitario e da Edilcassa. Questa mossa nello scacchiere politico territoriale porta la LIA a crescere ancora di più da un punto di vista associativo, in particolare nell’edilizia e a rafforzare la propria posizione dentro gli Enti Bilaterali.
■ Gli investimenti, l’impegno di imprese, associazioni di categoria e gli interventi statali stavolta, numeri alla mano, hanno funzionato. Tanto da creare modelli di sviluppo per favorire la crescita delle imprese artigiane che potranno essere esportati in altri territori o in altri settori produttivi. O favorire l’uso di queste “buone pratiche” per la creazione di altri modelli per nuovi servizi alle impre- se. È quanto emerge a conclusione di una fase di valutazione quantitativa dei risultati di Progetto Artigiani, partito nel settembre 2005 su una decina di province a livello nazionale, tra le quali Bergamo. L’iniziativa è stata messa a punto dal ministero del Lavoro e attuata da Italia Lavoro, in collaborazione con le associazioni di categoria (nel caso di Bergamo, l’Associazione artigiani e la Cna) e le Regioni. «È in atto una riflessione per dare continuità all’intervento su altre province italiane, soprattutto partendo dai risultati degli interventi già messi in atto - ha detto Domenico Bova, responsabile di progetto Italia Lavoro, durante il convegno che ha presentato, ieri, i risultati della prima fase sperimentale. «In queste settimane è partita anche una fase di valutazione qualitativa – ha proseguito Bova – per capire se applicare i modelli già realizzati, magari anche in altri settori produttivi, oppure valutare sul territorio se creare modelli per nuovi tipi di servizi, attingendo alle macro aree individuate, così da coprire, con altri due anni di lavoro, l’80% delle esigenze delle imprese artigiane». Soddisfazione per un modello di politiche del lavoro «di tipo europeo – ha affermato Natale Forlani, amministratore delegato di Italia Lavoro -, dove i sostegni sono contemperati alla capacità di creare nuovi posti di lavoro e intervenire sulle persone». Nella prima fase, la nostra provin-
Dopo mesi di trattativa è stata raggiunta l’intesa per il rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori in somministrazione (gli ex interinali), circa 15 mila solo in Bergamasca, ora al vaglio finale degli organismi dirigenti delle parti. L’accordo raggiunto - frutto di un confronto complesso - coglie la comune volontà delle parti, a dieci anni dalla nascita del lavoro interinale, di consolidare e rafforzare il sistema a partire dal miglioramento delle condizioni di lavoro e della sua valorizzazione. È opportuno ricordare l’assenza di una parte prettamente economica, poiché la legge sul lavoro in-
terinale prevede che il salario sia determinato dalla retribuzione prevista presso l’azienda utilizzatrice, anche per questa ragione lo sforzo maggiore si è concentrato sull’ampliamento delle tutele; la valorizzazione dei percorsi lavorativi anche attraverso il rafforzamento del rapporto di lavoro a tempo indeterminato; il miglioramento delle prestazioni, a partire dalla introduzione di una previdenza integrativa specifica, dalla definizione di un sostegno al reddito per i periodi di disoccupazione, da norme di tutela e sostegno per la maternità. Così come segna un’importante passo avanti, l’intero nuovo quadro normativo, teso a migliorare
Il Progetto artigiani ha trovato spazio nel legno (foto Imagoeconomica)
l’assetto qualitativo del sistema ed a sviluppare le relazioni sindacali anche nei livelli territoriali, quali sedi di confronto e di proposizione di merito. Con questa valutazione positiva Nidil-Cgil, AlaiCisl e Cpo-Uil si presenteranno ai direttivi nazionali unitari convocati per il 27 maggio per la definitiva approvazione dell’intesa. Nei giorni successivi verranno convocate le strutture regionali e provinciali per una capillare informazione a tutti gli operatori e delegati sindacali, quindi si procederà alla presentazione dell’accordo nei luoghi di lavoro.
■ Coesione degli associati, patente professionale, accordi economici collettivi. Sono questi i tre pilastri sui quali si basa l’attività sindacale della Abarc-Usarci, l’unione dei sindacati agenti e rappresentati di commercio, che lunedì sera, alla Casa del giovane, ha tenuto la sua 34ª assemblea provinciale. «La nostra categoria – ha precisato il presidente provinciale del sindacato, Pierluigi Signorelli – sta vivendo una situazione di difficoltà, in relazione alla preoccupante e grave recessione che in modo globale sta penalizzando i consumi ed è causa di pesanti ripercussioni sui bilanci familiari e di incognite per il futuro». Mai come in questo momento «è necessario compattare la categoria –ha aggiunto – per la difesa dei propri diritti». Un richiamo fatto proprio anche da Umberto Mirizzi, presidente nazionale dell’Usarci (che nella Bergamasca conta circa 500 associati, sui 3.900 agenti iscritti alla Camera di Commercio), che ha sottolineato la necessità di «fare fronte comune, soprattutto su due questioni: gli accordi economici collettivi e la patente professionale. Sul primo punto chiediamo che sul fondo indennità risoluzione rapporto (Firr) si applichi la normativa europea, mentre per la patente professionale riteniamo che anche gli agenti di commercio, che svolgono un’attività lavorativa con quotidiani spostamenti urbani ed extraurbani, abbiano diritto allo stesso trattamento garantito a tassisti e camionisti, con elevazione a 30 punti come tetto per la sospensione della patente». Mirizzi ha poi spiegato che la dismissione del patrimonio edilizio dell’Enasarco (l’ente di previdenza dei rappresentanti) si è reso indispensabile in relazione «al decreto varato dal precedente governo che ha portato i programmi per il pagamento delle pensioni da 15 a 30 anni. Poiché era assurdo aumentare la contribuzione a carico degli agenti, si è dovuto procedere alla dismissione dei beni immobili (16 mila appartamenti a Roma e 4 mila a Milano) di proprietà dell’ente. Non si tratterà di una svendita. La cessione privilegerà gli attuali inquilini e sarà basata su valutazione di periti». A. I.
A Bergamo il consorzio europeo delle aziende di ancoraggio Ecap, verso norme semplificate
IN BREVE IIIII
Ance Bergamo in assemblea
«I percorsi portati avanti in sinergia con le scuole di formazione hanno consentito di far crescere le imprese e, in particolare, gli imprenditori sui temi della formazione, della sicurezza e dell’innovazione – spiega Christian Patelli2, consigliere Edilcassa –. Il nostro obiettivo era fornire alle aziende gli strumenti per affrontare il mercato e superare crisi socioeconomiche come quella del 2008. Questo approccio ha portato a un miglioramento
piccoli e medi produttori di ancoraggi di far sentire la loro voce in merito a talune normative europee fatte principalmente da multinazionali. A quel punto, l’unico modo per difenderci era quello di unire le forze delle tante piccole realtà del settore. Abbiamo commissiona-
➔ Ance Bergamo, che festeggia quest’anno il sessantesimo dalla fondazione, convoca gli iscritti domani alle 10 nella sede di via Partigiani per l’assemblea annuale. Durante la riunione sarà eletto il consiglio direttivo che nella sua prima riunione
L’azienda del gruppo Basf si allea con la Kanoo
cresce nel Golfo
L’INGRESSO
NEGLI ENTI BILATERALI
della gestione aziendale a tutti gli effetti, privilegiando il gioco di squadra all’interno delle imprese e delle categorie. Abbiamo, inoltre, gettato le basi per favorire l’integrazione delle imprese straniere nel comparto artigiano, per evitare la concorrenza sleale di quelle operanti negli stessi settori».
Il 2007 segna un’altra data importante per la LIA: il 14 febbraio di quell’anno Giuseppe Vigani, Vicepresidente LIA, viene eletto Presidente del CPTA di Bergamo: si tratta del primo incarico a livello provinciale e di tipo bilaterale e di prestigio per la LIA. L’elezione è la conferma che l’associazione di via delle Canovine è presente in tutte le strutture bergamasche con figure autorevoli e preparate. Le ruggini degli anni passati lasciano così spazio a una nuova linfa collaborativa tra le associazioni artigiane del territorio e sotto la guida di Vigani
il CPTA dà un nuovo corso all’azione politica dell’Ente Bilaterale. Per la LIA era, di fatto, il coronamento di un percorso, con il riconoscimento di un peso sul territorio bergamasco anche da parte delle altre organizzazioni artigiane. Nel frattempo Edilcassa acquisisce una nuova sede autonoma in via San Giorgio in cui sono presenti anche CPTA ed EBA, dandosi una struttura consolidata e concentrando in un unico ampio spazio tutta la bilateralità dell’artigianato a Bergamo. Un investimento reso possibile grazie anche alle maggiori risorse economiche legate alle centinaia di adesioni delle aziende associate alla LIA.
Il quinquiennio 2007-2011 alla guida del CPTA è propedeutico alla successiva presidenza di Edilcassa ottenuta nel 2012 con la nomina di Angelo Marchesi alla guida dell’ente: «Fin da subito le nostre aspettative erano quelle di ambire alla presidenza di Edilcassa – prosegue Vigani, alla guida del Cpta fi no al 2011 –. Purtroppo, il momento storico non era favorevole all’edilizia che stava ancora pagando le conseguenze della crisi del 2008. La moria di migliaia di aziende edili aveva messo l’Ente Bilaterale in sofferenza, ma grazie al confronto con le associazioni e i sindacati abbiamo rilan-
«Sono
Presidente della Camera di Commercio di Bergamo
In occasione del 25° anniversario della fondazione dell’associazione LIA, desidero esprimere alcune rifl essioni sul ruolo che questa organizzazione ha saputo costruirsi affacciandosi, ormai un quarto di secolo fa, in un ambito che già vedeva diversi attori in rappresentanza degli interessi imprenditoriali e sindacali dell’artigianato. Parlare di LIA significa rievocare una storia fatta di impegno, di attenzione alle necessità delle aziende e di un dialogo costante con le istituzioni locali.
LIA ha sempre operato con un obiettivo chiaro: rappresentare e supportare le imprese artigiane e le piccole e medie imprese, offrendo loro uno spazio di confronto e strumenti concreti per affrontare le sfide di un mercato in continua evoluzione. Questo impegno ha contribuito a rendere dinamico e competitivo lo stesso quadro delle organizzazioni imprenditoriali, che sono sempre più stimolate a offrire servizi aggiornati e rispondenti ai bisogni reali.
contento che
LIA continuerà a essere accanto alle imprese con il fine ultimo di mantenere il benessere del nostro
Il valore di LIA, come accade anche per altre organizzazioni di servizi, sta nella capacità di adattarsi ai cambiamenti, senza mai perdere di vista le esigenze delle imprese associate. E così, in questi 25 anni, l’associazione ha promosso iniziative di formazione, supporto tecnico e consulenza in ambiti cruciali come la digitalizzazione, l’innovazione tecnologica e l’internazionalizzazione. Ha accompagnato le imprese nella transizione verso nuove modalità di lavoro, favorendo un approccio sempre più orientato alla sostenibilità e all’efficienza. In questo modo, ha contribuito a creare una rete solida tra le aziende locali, valorizzando l’importanza della collaborazione tra realtà di diverse dimensioni e settori.
territorio».
(Carlo Mazzoleni)
Il rapporto tra LIA e la Camera di Commercio di Bergamo è sempre stato improntato a uno spirito di leale collaborazione. Le sinergie sviluppate ci hanno permesso di affrontare insieme le criticità e di cogliere le opportunità per sostenere sempre la dimensione economica e imprenditoriale del territorio.
Guardando al futuro, sono convinto che LIA continuerà a svolgere con capacità il suo ruolo accanto alle imprese con il fi ne ultimo di mantenere il benessere del nostro territorio. La capacità di ascolto, la vicinanza ai suoi interlocutori, privati e istituzionali, e la volontà di innovare sono tutte qualità che garantiranno la continuità del suo operato, a beneficio non solo della base associativa, ma dell’intero sistema economico locale. Concludo con un sincero augurio: che i prossimi anni siano altrettanto ricchi di successi e che LIA possa continuare a essere un punto di riferimento per le sue imprese e un attore di rilievo nel panorama del nostro territorio.
L’INGRESSO
NEGLI ENTI BILATERALI
IL BATTESIMO DI COMUNITÀ
Domenico Zambetti, l'allora Assessore Regionale Artigianato e Servizi di Regione Lombardia.
ciato Edilcassa non solo da un punto di vista politico, ma anche economico: la scelte condivise con le parti sociali ci hanno consentito, in sede di consiglio, di intervenire per garantire un nuovo equilibrio, anche finanziario, dell’Ente. Abbiamo inoltre contribuito a dare un nuovo impulso nel segno dell’innovazione, avviando anche un primo “esperimento” di avvicinamento tra gli Enti Bilaterali dell’artigianato e dell’industria, a cominciare dalla collaborazione con la Scuola Edile tramite un percorso formativo comune per ridurre i costi alle imprese avviando nuovi corsi di formazione per gli operatori». La collaborazione tra CPTA e Scuola Edile sulla formazione aveva portato alla creazione di un nuovo Ente, una ATS (Associazione Temporanea di Scopo) chiamata SFE (Sicurezza e Formazione in Edilizia): «Sembrava avessimo trovato un obiettivo comune da raggiungere e decidemmo di gettare le basi per ricostruire i rapporti tra il mondo artigiano e quello industriale – spiega Marchesi –. Le difficoltà che stavano interessando il settore edile portarono a una convergenza politica tra il mondo artigiano e quello industriale che stavano so -
stenendo l’idea di una fusione dei rispettivi Enti Bilaterali. La costituzione dello SFE di fatto rappresentava il primo passo, seppur di natura operativa, di un percorso ambizioso. Noi ci credevamo davvero alla fusione tra Edilcassa e Cassa Edile, ma dal canto suo Ance poneva condizioni troppo sfavorevoli per il comparto artigiano».
Il mancato accordo tra i soggetti non è però mai stato accantonato. «La partita non è ancora chiusa –conclude Amigoni –. Possiamo dire che sotto la nostra presidenza abbiamo creato i presupposti per avviare il dialogo con Ance per la fusione dei rispettivi Enti Bilaterali perché portasse beneficio alle aziende, ma poi le condizioni non si sono mai trovate. Di fatto, l’operazione di unificazione fra le casse non ha trovato il pieno accordo politico, per cui si è realizzata soltanto sotto il profilo degli intenti e della pianificazione economica. Al momento la questione è sospesa e chissà che in un futuro per il bene dell’edilizia bergamasca non si trovi ancora una strada da poter percorrere insieme per arrivare a questo importante obiettivo».
L’INGRESSO
NEGLI ENTI BILATERALI
Se il riconoscimento effettivo della LIA negli Enti bilaterali dell’Artigianato avviene nel 2005, di fatto l’associazione era già nota ai livelli regionali, tanto da avere uno sportello ELBA operativo al suo interno, «anticamera» di un percorso coronato nel 2008 con la nomina di Danilo Barzizza3 come presidente ELBA, di fatto il primo e prestigioso riconoscimento a livello regionale in un Ente Bilaterale.
«Fu la CLAAI che ci propose di individuare una persona idonea a rivestire quel ruolo e per noi è stata una soddisfazione, sia personale che per l’organizzazione – spiega Amigoni –. Tra l’altro, la nostra presidenza cadeva in un momento difficile: il 2008 si trascinava con sé una crisi spaventosa e l’ente era chiamato ad assistere aziende e lavoratori in un periodo in cui anche gli ammortizzatori sociali erano messi a dura prova». «Le coperture erano pressoché azzerate e come Presidente non era facile far quadrare i conti – spiega Barzizza –. In ballo c’erano aziende da tutelare e posti di lavoro da salvare e in quell’anno abbiamo anche compiuto il primo passo per l’istituzione di FSBA, il Fondo di Solidarietà Bilaterale per l’Artigianato Il confronto con le parti sociali era serrato e il mio
compito era quello di essere il Presidente di tutti i soggetti in campo. Questa visione ha portato anche a migliorare i rapporti con i Vicepresidenti dell’Ente che si sono susseguiti negli anni di Cgil, Cisl e Uil: Valerio Zanolla, Mario Paris e Vito Panzarella».
Il lavoro di squadra e la visione comune portano quindi ELBA a trattare con le parti sociali e con Regione Lombardia: «Il 2008 rappresentava un momento drammatico per tutti i comparti e la politica doveva dettare un cambio di passo – aggiunge Barzizza –. Ricordo ancora l’allora Assessore all’Artigianato e Servizi in Lombardia Domenico Zambetti inizialmente perplesso di fronte alla nostra richiesta di potenziare gli ammortizzatori sociali e di promuovere politiche attive del lavoro. Abbiamo partecipato a diversi tavoli e, alla fine, Regione Lombardia ha recepito le nostre istanze prestando una nuova attenzione al comparto, in particolare nella promozione fieristica».
ELBA in quegli anni esercita un ruolo fondamentale per arginare la pesante crisi che interessava tutti i settori: «Non si vedeva l’uscita – ricorda Barzizza –. Le banche avevamo chiuso i rubinetti del credito e gli investimenti da parte delle imprese si erano azzerati. Abbiamo cercato di avviare un canale privilegiato di interlocuzione con le banche affinché premiassero le imprese serie e strutturate e lo sforzo dell’Ente Bilaterale è stato quello di creare occasioni di interlocuzione per il bene collettivo del tessu-
to socio-economico del territorio. Il periodo era difficile e ogni comparto soffriva le conseguenze della crisi. Come per Edilcassa, anche ELBA doveva far quadrare i bilanci». Crisi a parte, l’attività dell’ente sotto la presidenza Barzizza è proseguita erogando le attività caratteristiche, con un’attenzione particolare al tema della sicurezza per alzare il livello di sensibilità nei luoghi di lavoro. Ma non solo: «Il nostro sforzo in quel difficile periodo – prosegue Barzizza – è stato quello di proporre anche iniziative concrete di risonanza nazionale come la gestione dell’apprendistato. Il messaggio che volevamo lanciare era che non bastava aprire una Partita Iva per diventare artigiani. Servivano tutele, diritti e doveri, formazione e sicurezza su tutti i fronti».
L’impegno della LIA negli Enti Bilaterali è stato quindi quello di costituire un utile termine di paragone per altre realtà, sia della provincia che della regione, rispondendo in modo unitario alle necessità della piccola impresa e rendendo meno distante il confronto con le organizzazioni sindacali. «Negli anni lo sviluppo della bilateralità ha trasformato i costi contrattuali in opportunità di crescita e di sviluppo per l’imprenditoria artigiana che, al tempo stesso, poteva contare su una serie di servizi per il personale dipendente – conclude Barzizza –. Lo sviluppo degli Enti Bilaterali ci ha consentito di instaurare anche un rapporto di particolare collaborazione con le istituzioni pubbliche per trovare le risposte più semplici e univoche alle necessità dell’impresa: basti pensare alla sicurezza, alla formazione, agli ammortizzatori sociali, alle agevolazioni in fase di assunzione. Eravamo convinti che la strada intrapresa fosse quella giusta per venire incontro alle esigenze delle imprese e dei nostri dipendenti».
La rottura arriva con la variazione dello statuto nazionale di Confartigianato che impone un’unica rappresentanza per provincia. L’Unione, numericamente inferiore rispetto all’Associazione artigiani, non è disposta ad essere unificata alla prima. Il presidente Remigio Villa riceve mandato per valutare un’alleanza con Confindustria.
(Fonte, L’Eco di Bergamo, 29 giugno 2006)
Nasce Intellimech: un consorzio per l’innovazione
Il consorzio è composto da 18 aziende, tra cui anche Kilometro Rosso, scelta come location delle attività. L’ambito è la meccatronica e lo scopo la ricerca biennale precompetitiva che sta a metà tra ricerca di base e specifica applicazione industriale. Le risorse? Laureati o dottorandi proposti dalle aziende consorziate.
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 15 dicembre 2006)
Note 1. Componente Giunta Esecutiva LIA
2. Consigliere LIA
3. Componente Giunta Esecutiva LIA dal 2000 al 2015
Nel 2007 le aziende orobiche gestite da donne segnano un + 1,5% rispetto all’anno precedente. È la fotografia scattata dall’Osservatorio dell’Imprenditoria Femminile, indagine semestrale di Unioncamere, che conta 17.179 imprese posizionando la provincia bergamasca al sedicesimo posto per tasso di crescita.
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 4 marzo 2008)
CCIAA.
«L'innovazione delle idee e l'inserimento di energie nuove sono importanti quanto l'esperienza».
Energie nuove.
Nel 2004 la LIA pone il tema, a livello provinciale, del rinnovamento del Consiglio della Camera di Commercio di Bergamo.
«Un processo di evoluzione – dice il Presidente Marco Amigoni – non può che giovare all'istituzione stessa».
DALLA CAMERA
DI COMMERCIO
A IMPRESE & TERRITORIO
Il 2005 è un anno fondamentale per la storia della LIA: il riconoscimento delle altre organizzazioni e l’ingresso di diritto nella gestione degli Enti Bilaterali dell’artigianato si configurano come un traguardo politico fondamentale e tutt’altro che scontato per l’associazione di via delle Canovine. Un traguardo che corona un biennio «movimentato», c aratterizzato anche dalla sottoscrizione con Cgil, Cisl e Uil del contratto integrativo provinciale dell’edilizia e proseguito con la causa legale aperta nei confronti delle altre associazioni per la soluzione del problema delle quote e della partecipazione alla gestione di Edilcassa. Ma facciamo un passo indietro: dalla fine del 2003 la LIA si inserisce nella procedura di rinnovo del Consiglio della Camera di Commercio per il mandato 2005-2010: una partita non facile, con tanto di contenzioso e ricorsi da parte di alcune associazioni datoriali del territorio che vogliono chiudere la porta alla LIA che, con altre organizzazioni minoritarie, rivendicava il diritto di far parte del «parlamentino» di largo Belotti.
Con la chiusura del tesseramento (ben oltre le mille adesioni), già nel 2003 l’associazione è di fatto pronta a giocare un ruolo da protagonista nel rinnovo del Consiglio della Camera di Commercio di Bergamo, fresca anche della nomina di Angelo Marchesi come esperto in materia nella Commissione Provinciale dell’Artigianato della Camera di Commercio: nomina che, di fatto,
sancisce l’inserimento di un componente LIA nell’ente camerale.
A entrare nel merito della questione è Marco Amigoni: «La Camera di Commercio ci invita ufficialmente, sulla base della legge 580 del 1993, a fornire i dati per l’avvio della procedura di rinnovo del Consiglio Camerale. Dopo il continuo diniego da parte delle altre associazioni dell’artigianato e a seguito di un incontro fra i direttori di tutte le associazioni imprenditoriali di Bergamo, si arriva alla spaccatura con contrapposizioni che hanno portato a due apparentamenti diversi: uno guidato da Confindustria con Ascom, Associazione Artigiani, CNA, Unione Artigiani, Confesercenti, Coldiretti e Confesercenti. L’altro, organizzato da Compagnia delle Opere, che oltre a noi contava la presenza di Api, Fiaip, Fai e Confcooperative. È un periodo di ampie discussioni e alla fine decidiamo di aderire al secondo gruppo per poterci garantire, sulla base delle proiezioni disponibili, un posto in Consiglio nel comparto dell’artigianato».
La gestione dell’apparentamento è tutt’altro che semplice e la spaccatura fra i due gruppi si apre sempre di più, andando oramai verso una presentazione separata dei dati. L’atmosfera si surriscalda: a fronte della delibera della Regione Lombardia che assegna alla LIA il seggio camerale, Confindustria e Aceb fanno ricorso al Ministero. Si apre un contenzioso con ricorsi
Ex Presidente della Camera di Commercio di Bergamo
«Dal 1999 la concretezza e la determinazione di Amigoni si sono legate a doppio filo alla valorizzazione del mondo imprenditoriale bergamasco».
(Paolo Malvestiti)
Da ex Presidente della Camera di Commercio di Bergamo esprimo i miei più sinceri auguri per questo importante anniversario raggiunto dalla LIA e un caloroso ringraziamento al Presidente Marco Amigoni per l’impegno profuso in questi 25 anni al servizio del mondo imprenditoriale artigiano e non solo. Dal 1999 la concretezza e la determinazione di Amigoni si sono infatti legate a doppio filo alla valorizzazione del mondo imprenditoriale bergamasco. Durante i miei anni alla guida dell’ente camerale abbiamo lavorato insieme per il bene dell’economia provinciale e i rapporti con la LIA sono sempre stati ottimi: un’associazione attiva sul territorio che non ha mai chiuso gli occhi nemmeno di fronte a situazioni complicate. Il merito va a tutta la struttura LIA e, in particolare, al suo Presidente e «faro» Marco Amigoni che ha contribuito alla valorizzazione di questa associazione: una persona capace e onesta e che ha sempre dato tanto al territorio e al comparto artigiano che rappresenta. La sua determinazione e la capacità di mediazione sono infatti valori imprescindibili per chi fa rappresentanza datoriale. E senza mai “pestare i piedi” a nessuno. Amigoni si è prima rivelato e poi confermato non solo un imprenditore onesto e generoso d’animo: il suo senso politico della misura si è tradotto in azioni politiche e sindacali che lo hanno reso nei fatti un grande mediatore con un grande carattere, sempre pronto a dare le giuste valutazioni per il bene del tessuto socio-economico del territorio.
Ringrazio Amigoni anche per aver sempre creduto in Imprese & Territorio e nel valore unitario delle associazioni datoriali bergamasche, portando il suo spirito di compartecipazione all’interno di tutti i comparti rappresentati dall’associazione. Il suo merito è stato quello di far comprendere a tutti gli attori in campo il valore e il peso delle imprese artigiane. Un uomo, nei fatti, non solo da «scrivania» ma soprattutto di territorio.
DALLA CAMERA DI COMMERCIO A IMPRESE & TERRITORIO
Da L'Eco di Bergamo del 10 aprile 2004.
e memorie che durerà tutto l’anno e che attira su di sé l’attenzione mediatica: è «Scontro a suon di ricor si» titola infatti L’Eco di Bergamo del 10 aprile 2004. Sempre sulle pagine del quotidiano Marco Amigoni ribadiva il diritto della LIA di partecipare al «parlamen tino» camerale: «Vista la situazione attuale sul rinnovo del Consiglio camerale riteniamo che in un processo di evoluzione, anche un graduale cambiamento non possa che giovare all’istituzione stessa, seppur a discapito dei singoli soggetti che dovrebbero tener conto del pie no rispetto dell’effettiva rappresentatività. Riteniamo che il nostro contributo possa essere determinante per rappresentare le mutate esigenze del sistema impren ditoriale bergamasco».
La LIA, al primo tentativo e a soli sei anni dalla co stituzione, accede subito al sistema camerale, ma le sue battaglie proseguono. Nel 2005 l’apparentamento che aveva determinato il suo ingresso in Consiglio pare oramai svanito: il nocciolo della nuova questione è le gato alla posizione dell’associazione sulla questione del bilancio preventivo camerale per il 2006: «La Compa gnia delle Opere ha proposto una sua visione, per altro non discussa con noi, che stravolgeva i difficili equilibri raggiunti nelle prime modifiche apportate allo sche ma di bilancio, pretendendo un nostro avvallo a scatola chiusa – prosegue Amigoni –. Tale atteggiamento ci obbliga ad esprimere un parere autonomo e bilanciato
Vicepresidente
DALLA CAMERA
COMMERCIO
stria, determinando quindi la spaccatura del Comitato Unitario dell’Artigianato (fino ad allora composto da Associazione Artigiani, Unione Artigiani, Cna e LIA) e la nascita del nuovo CUARPI (Comitato Unitario dell’Artigianato e delle Piccole e Medie Imprese) composto quindi solo da Associazione Artigiani, Cna e LIA e la successiva sottoscrizione del primo contratto integrativo provinciale unitario.
Il 19 dicembre 2006 si annuncia la chiusura del tesseramento a 3.120 aziende (+35%) , frutto dell’importante stimolo che la LIA ha portato all’interno della struttura economica della nostra provincia. Nel frattempo sono in corso anche nuove trattative per la costituzione di un gruppo consistente di associazioni imprenditoriali in un comitato (sulla falsariga del Comitato unitario artigiani) che coinvolga tutto l’Artigianato (esclusa l’Unione) il Commercio, la Coldiretti e l’Api per poter contrastare il predominio degli Industriali. Erano i primi passi per quella futura «casa» delle associazioni del territorio che nel 2007 prende forma ufficialmente, sancendo una nuova «epoca» nei rapporti fra le organizzazioni imprenditoriali: il 9 marzo nasce infatti «Imprese & Territorio», l’«Associazione delle Associazioni» che vede la presenza oltre della LIA anche di Associazione Artigiani, Cna, Api, Ascom, Confesercenti, Fai, Coldiretti, Confcooperative e, in seguito, Cia-Confederazione Italiana Agricoltori.
Il percorso che si avvia nel marzo 2007 si configu-
ra, soprattutto nei primi anni, come né facile né privo di intoppi e passi indietro. Le testimonianze raccolte sulla stampa dell’epoca confermano la delicatezza del percorso di formazione di una base comune di valori, di culture, di repertori d’azione, iniziato già prima del cambio della guida della Camera di Commercio nel 2010. Le organizzazioni che fondano il tavolo unitario iniziano in primo luogo a sviluppare una strategia di intervento che punta a proporre una serie di interventi mirati a sostenere la transizione della piccola impresa verso modelli imprenditoriali, organizzativi, di marketing di internazionalizzazione più adatti a competere un ambiente che nuove tecnologie e globalizzazione stavano rendendo molto diverso da quello in cui la gran parte di imprenditori, soprattutto piccoli, aveva sviluppato la propria azienda.
«Riceviamo i complimenti di tutti perché senza la novità della LIA e del “movimento” creato da noi all’interno del panorama economico bergamasco, il nuovo Comitato non sarebbe mai nato e quindi i predomini sarebbero rimasti invariati – spiega Amigoni –. Su nostra indicazione, Imprese & Territorio adotta un regolamento che prevede una Presidenza e una Segreteria a rotazione. Viene infatti nominato primo Presidente Italo Calegari, dell’Associazione Artigiani, che rimarrà in carica per sei mesi, per procedere poi ad una rotazione condivisa. Il nuovo modello viene quindi presentato ai sindacati, alla politica e alle istituzioni, creando un ovvio
L’anniversario del decennale
dalla fondazione
è l’occasione per la LIA di rimarcare la sua forte rappresentanza
Circa 3.000 imprese associate in soli dieci anni. Nel 2009 ricorre iI primo anniversario della fondazione della LIA che diventa l’occasione per l’associazione di rimarcare la sua forte rappresentanza sul territorio. Una realtà giovane, nuova e capace di far crescere le base associativa in modo esponenziale, passando dalle prime 22 associate a 3.000 attività di diversi settori artigianali. I numeri raggiunti fanno capire come la LIA sia stata ben accolta dal mondo imprenditoriale bergamasco: «Il merito – ricorda il Presidente Marco Amigoni - va a tutte quelle persone che hanno collaborato e contribuito a fare della LIA un’associazione apprezzata e rispettata, sempre a fianco delle piccole e medie imprese, e che, come sempre hanno fatto, continueranno a lavorare per restare sempre in prima fila, spinti dalla volontà di vedere riconosciuti, a tutti i livelli, i risultati ottenuti».
In occasione del decimo anniversario dalla fondazione, la LIA organizza due iniziative: la prima è l’organizzazione di un convegno alla Vecchia Filanda di Brusaporto dal titolo «Dieci anni di libera imprenditoria: quale futuro per le associazioni imprenditoriali». La seconda iniziativa riguarda il finanziamento del progetto di ricerca in collaborazione con l’Università degli Studi di Bergamo sul tema della problematica dei pagamenti dilazionati. Il fine della ricerca è quello di analizzare il possibile effetto del pagamento immediato sul sistema economico nel suo complesso. Il progetto si realizzerà attraverso l’assegnazione di una borsa di studio per una tesi di laurea.
Da sinistra: Marco Amigoni, Irene Paccani, Giuseppe Vigani, Alberto Armati, Guido Pedrini, Angelo Marchesi, Sonia Bonesi, Danilo Barzizza e Giorgio Violi (foto di Laura Pietra dalla rivista Bergamo Economia del dicembre 2009).
DALLA CAMERA DI COMMERCIO A IMPRESE & TERRITORIO
Marco S ucch (Fai-au o raspo ta o i) Abbiamosperimentato l’unionetraorganizzazioni dellastessacategoria:con l’unionetrapiùcategorie, dove è fondamentale l’affermazionedellapari dignità,facciamo unpassoavanti
Franco N cefor (Cna - ar gian ) Il Comitato non nasce comecontrapposizioneo controqualcuno,macome espressionediquelloche siamo.Vogliamo rappresentarelaPmi in tutte le sedi
F anco Ga (Co vator d re i) Cisonoimpresenel territoriochenonpossono delocalizzare e sul territorio creano lo sviluppo.Perquesto serveunaspecifica rappresentanza
Paolo Ma ves i (Ascom) Ciproponiamodi rappresentarelePmi,un mondodelqualealtre organizzazioninonfanno parte,maconlequalii rapportisonopiù che ottimi
I a o Calegar (As oc azione Ar ig an ) Ci hanno accomunato le necessità delle Pmi e l’esigenzadi rappresentarle.Tuttoè stato favorito dalla consuetudine che si è creatatranoiinquestianni
Pao o Agne i (Ap ndu t ia) Siamoapertiall’ingresso nel Comitato di tutti coloro che condividono il nostro percorso,inostriobiettivi e nostri valori. Vedremo infuturo:c’èqualcuno che al momento sta alla finestra
Giorg o Amb os on (Con e e cen i) Non è un cartello elettorale ancheperchénoncisono scadenze,nélegatoad eventicongiunturalichese risoltiporterebberoa ripensamenti:dalComitato non si torna indietro
Mar o Ven uri (Con coopera ve) Ilmondodellecooperative sirispecchiapienamente neldocumentoperchéci
L’obiettivo primario del nuovo comitato unitario che raggruppa nove associazioni è la rappresentanza Il presidente Calegari: «Vogliamo contribuire allo sviluppo parlando con tutte le istituzioni»
legato ai diversi obiettivi di rappresentanza. Ai commenti di Confindustria e alleati sulla nascita di un Comitato al quale non sono stati fatti partecipare, riportati ieri da L’Eco di Bergamo, il Comitato ha replicato con una nota unitaria dove le reazioni vengono definite «a seconda dei dichiaranti, serie, contraddittorie e nervose». «Sono molto curiose - si legge nella nota alcune dichiarazioni il cui contenuto, inutilmente polemico, sembra rispondere alle libere deduzioni fatte dal giornale quasi fossero dichiarazioni rilasciate dai rappresentanti della nuova associazione. "Imprese e territorio" nasce per assicurare una più forte e qualificata rappresentanza alle Pmi in provincia di Bergamo, non per fare la guerra a chicchessia o per stabilire a tavolino improbabili spartizioni di seggiole o di fette di "non meglio precisato potere".
Da L'Eco di Bergamo del 10 marzo 2007.
sconcerto visto che è la prima esperienza di questo tipo in Italia. Imprese & Territorio, di fatto, è stata la prima esperienza inter-associativa ed è stato un modello di riferimento anche per Rete Imprese Italia, esperienza simile nata proprio in quel periodo ma di respiro nazionale ».
Il biennio 2007/08 si chiude con un aumento della attività all’interno di Imprese & Territorio, anche in vista del successivo rinnovo del consiglio della Camera di Commercio, che diventa l’interlocutore unitario con la politica e con il sindacato dei lavoratori, oltre a essere soggetto propositivo per lo sviluppo di processi di trasformazione della cultura imprenditoriale. «La coscienza di rappresentare unitariamente oltre il 90% delle imprese del territorio ci fornisce lo stimolo a porre la questione del cambio di Presidenza in Camera di Commercio alla fine del mandato Sestini e che portò poi all’elezione nel 2010 di Paolo Malvestiti – spiega Amigoni –. Abbiamo poi assistito al cambio di nome dell’azienda speciale Bergamo Formazione della Ca -
zione nei processi di cambiamento, sviluppo e crescita dell’economia e della società. I punti di partenza sono l’autonomia politica e una concezione di assoluta pari dignità tra associazioni al fine di favorire un percorso di convergenza che guardi al futuro e semplifichi criteri e le modalità storiche della rappresentanza degli interessi sulla base di valori, visioni e principi etici condivisi». Inizia così il «documento manifesto» di Imprese & Territorio. MOTOREDISVILUPPO Il Comitato afferma che sostenere le Pmi e il pluralismo che le contraddistingue è sinonimo di difesa del mercato, di coesione e di competitività. «Oggi purtroppo si legge - si registra ancora troppa distanza tra l’attenzione verbale rivolta alle Pmi e le azioni di governo, soprattutto per ciò che riguarda le politiche finanziarie, instrastrutturali e fiscali, le politiche di regolazione e le liberalizzazioni, che potrebbero offrire a tutti soggetti economici pari opportunità di accesso al mercato. La questione della protezione sociale e della previdenza è prerogativa di tutte le parti sociali. Occorre quindi uscire dal terreno di conflitto ideologico». RAPPRESENTANZA Per rappresentare l’universo delle Pmi "gigante economico e nano politico" si afferma la necessità di superare la frammentazione, sulla base del fatto che agricoltori, artigiani, commercianti, piccoli e medi imprenditori condividono dinamiche relazioni e di mercato, compresi problemi e le limitazioni che ne derivano. «Una moderna interpretazione della rappresentanza non può prescindere dal concreto operare sul territorio degli imprenditori impegnati personalmente nell’attività e nel rischio d’impresa: da qui la convergenza associativa». TERRITORIO L’attenzione al territorio come capacità di risposta ai bisogni della comunità locale e co-
me luogo tipico dell’azione economica e sociale viene considerato un tema centrale per l’assunzione di una moderna responsabilità sociale delle Pmi. L’azione è diretta a rimuovere le tante difficoltà che le Pmi incontrano nell’affrontare le opzioni proposte dall’evoluzione economica FORMAZIONE La formazione per l’imprenditore e suoi collaboratori è considerata un importante misuratore della capacità di competere delle imprese e l’impegno è per dare una disposta efficace alle difficoltà che il piccolo imprenditore incontra nell’affrontare da solo la complessità della riqualificazione. CONOSCENZA Come per la formazione, il Comitato punta su politiche mirate
mera di Commercio di Bergamo che nel 2012 si trasforma in Bergamo Sviluppo e viene spostato l’asse di ragionamento sull’utilizzo delle risorse che vengono concentrate su iniziative di crescita delle Pmi».
Sul tema del lavoro, oltre allo sviluppo della bilateralità, vengono siglati con le organizzazioni sindacali del lavoro importanti contratti sull’apprendistato e la cogestione delle risorse per le politiche attive del lavoro. Sul fronte del credito si crea un coordinamento dei Consorzi Fidi delle associazioni sostenendone le difficoltà e sviluppando una interlocuzione unica con la Camera di Commercio. Tutto questo processo di costruzione di prassi unitaria facendo leva sulla Camera di Commercio, favorisce poi la capacità di Imprese & Territorio di porsi come interlocutore importante della politica locale che, precedentemente, tendeva invece a rivolgersi alle singole organizzazioni.
«La costituzione di Imprese & Territorio – conclude Amigoni - oltre a rispondere a un’esigenza di affermazione del proprio ruolo politico e sociale da parte del
mondo della piccola impresa, può essere considerato il tentativo di muoversi su un terreno diverso e aggiuntivo rispetto ai tradizionali campi di azioni proprie delle singole associazioni: un campo d’azione che ha il suo baricentro nella progettazione e nella gestione di politiche di sviluppo territoriale secondo modalità di co-progettazione. In quest’ottica, Imprese & Territorio ha sempre catalizzato tematiche trasversali sintetizzando la posizione di diverse associazioni nell’ottica di una politica associativa non fine a sé stessa. I risultati sono sotto gli occhi del mondo economico bergamasco: penso alla partecipazione unitaria al tavolo Ocse per lo sviluppo e la competitività di Bergamo nel 2016 e alla costituzione del IT Hub – Innovation & Technology Hub che dal 2020 ha il compito di fornire alle imprese assistenza tecnologica e innovativa, sostenendole nella realizzazione dei loro progetti».
È il primo giorno di lavoro per Ubi Banca
L’istituto di credito nasce dalla fusione tra Bpu e Banca Lombarda e si conferma una realtà molto radicata sul territorio. «Se fossimo rimasti come dieci anni fa oggi la sede della banca non sarebbe a Bergamo – dichiarava Emilio Zanetti, Presidente del consiglio di gestione di Ubi – e sarebbe stata acquisita da un altro gruppo».
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 3 - 18 aprile 2007)
GENNAIO 2008
Nasce «Sviluppo competitivo veloce nelle Pmi»
Un progetto che mira a sostenere la competitività delle Pmi rivolto a un campione di 50 aziende orobiche, promosso dalla Camera di Commercio e affidato a Bergamo Formazione. Al fianco di esperti e tutor aziendali si punta alla crescita tecnologica, organizzativa e gestionale e sull’internazionalizzazione.
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 10 gennaio 2008)
SETTEMBRE 2009
Tessile-moda: la grande crisi economica
I dati (dell’osservatorio Femca-Cisl) dei primi sei mesi dell’anno fotografano il pesante bilancio delle aziende del settore: 7 chiusure e 165 lavoratori disoccupati. In quell’anno la provincia bergamasca rappresentava un quarto del totale delle aziende lombarde che avevano chiuso i battenti, solo Varese aveva fatto peggio (8 chiusure).
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 3 settembre 2009)
Concordato Dec. «Non potevamo lasciare soli i colleghi imprenditori in quella che abbiamo ritenuto una battaglia di giustizia e di equità sociale».
«CURATE I MALATI, AMMAZZATE LE AZIENDE»
«CURATE I MALATI, AMMAZZATE LE AZIENDE»
LA BATTAGLIA
DELL’OSPEDALE
Le battaglie. Il nuovo ospedale di Bergamo e il Covid-19 hanno richiesto a LIA uno sforzo eccezionale per difendere gli interessi degli associati e di coloro che stavano vivendo un momento di difficoltà mai visto. La tenacia del board e dei funzionari ha saputo far fronte e risolvere le istanze urgenti e vitali.
«CURATE I MALATI,
Qui e nella pagina a fianco due immagini del presidio ad oltranza fuori dall’Ospedale di Bergamo.
Tra le tante battaglie affrontate e vinte in 25 anni di rappresentanza e attività sindacale, una in particolare ben sintetizza lo spirito e i valori che caratterizzano l’associazione di via delle Canovine e i suoi rappresentanti: il sostegno al « Comitato creditori nuovo ospedale di Bergamo », con l’azione legale condotta insieme e a difesa delle imprese coinvolte nel mancato pagamento dei lavori eseguiti per la realizzazione dell’ospedale «Papa Giovanni».
Ma andiamo con ordine: è l’estate del 2012 quando, a lavori quasi ultimati, esplode il caso Dec: una quarantina di aziende artigiane – bergamasche e non – che avevano lavorato in subappalto per la realizzazione del nuovo ospedale restano «ingabbiate» nell’appalto viziato dalle difficoltà economiche in cui in versava la società di Bari, capofila dell’associazione temporanea di impresa vincitrice della gara. La questione si presenta delicata sotto ogni punto di vista: in sospeso ci sono milioni di euro che decine di imprese devono ancora ricevere. E un punto chiaro a tutti: il nuovo ospedale di Bergamo non poteva aprire a discapito di chi aveva
lavorato per costruirlo, ma non veniva pagato: un forte segnale di rappresentanza da parte dell’associazione che, nei fatti, era direttamente coinvolta con alcuni suoi associati nella vicenda. Ma, più che tutto, la questione è morale: «Non potevamo lasciare soli colleghi imprenditori in quella che abbiamo sempre ritenuto essere una battaglia di giustizia e di equità sociale –spiega il Presidente Marco Amigoni che ha seguito la vicenda in prima persona mettendoci testa e cuore –. Le ditte coinvolte erano parecchie e non importava se erano nostri associati o meno. Il caso Dec pendeva come una “spada di Damocle” sul futuro di decine di imprese artigiane e come associazione di categoria abbiamo subito preso a cuore la vicenda. C’erano troppe imprese, lavoratori e famiglie a rischio fallimento».
Dalle parole si passa ai fatti: la LIA scende in campo per coordinare le istanze delle imprese creditrici facendosi portavoce, prima a livello istituzionale e poi legale – di una ventina di imprese che nel frattempo si erano organizzate costituendo il « Comitato creditori nuovo ospedale di Bergamo ». «Nell’estate del 2012 ab -
biamo riunito le aziende coinvolte qui in sede per portare avanti l’iter del contenzioso contro l’ospedale – sottolinea Amigoni –. La richiesta di concordato preventivo avanzata dalla Dec Spa, coinvolta in indagini a Bari e a Milano e in precarie condizioni finanziarie, aveva creato preoccupazioni tra i subappaltatori che temevano di non vedere neppure un euro del loro credito, o comunque soltanto un’esigua parte delle loro spettanze: il credito complessivo delle aziende del nostro Comitato nei confronti della società barese sfiorava i 7 milioni».
Il «Comitato creditori nuovo ospedale di Bergamo»
è stato costituito tra i subappaltatori che temevano di non vedere neppure un euro del loro credito.
Tramite la LIA, il Comitato creditori ad agosto del 2012 fissa un incontro urgente con i vertici dei Riuniti: «Abbiamo chiesto all’azienda ospedaliera che pagasse per conto della Dec le imprese che avevano lavorato in subappalto, rivalendosi poi nei confronti della società barese che, peraltro, aveva intentato proprio nei confronti dei Riuniti una causa civile per 150 milioni in più oltre al valore del contratto – prosegue Amigoni –. Pur dicendosi pronti a un confronto, però, i Riuniti avevano evidenziato che, a norma di legge, non potevano intervenire sui saldi non effettuati dalla Dec Spa, vista anche la richiesta di concordato preventivo
avanzata dal colosso barese». Per sbloccare l’ impasse il Comitato dei creditori mette sul tavolo una proposta nuova: «Avanziamo l’ipotesi di un accordo con i Riuniti sulla cessione del credito – prosegue Amigoni –. Era nei fatti una strada percorribile prevista grazie all’articolo 56 della legge fallimentare e una possibilità che lasciava fuori la Dec, ma permetteva ai Riuniti di acquistare, diciamo così , i crediti delle aziende in subappalto, liquidando alle stesse una percentuale del totale e consentendo poi di rivalersi nei confronti dell’azienda titolare dell’appalto. E per le ditte non pagate questo avrebbe permesso di tirare il fiato e di portare a casa almeno una parte delle loro spettanze in modo certo. L’obiettivo era evitare che le aziende coinvolte nei lavori rimanessero con un pugno di mosche in mano. Tra l’altro, alla richiesta del Papa Giovanni di finire i restanti lavori necessari per completare l’ospedale - con l’impegno di pagare direttamente qualora la Dec non avesse provveduto al pagamento - le imprese subappaltatrici non hanno esitato, pur di contribuire all’apertura di quel ospedale che doveva essere l’orgoglio di chi aveva contribuito alla sua realizzazione e a un territorio come il nostro
«CURATE I MALATI, AMMAZZATE LE AZIENDE» LA BATTAGLIA DELL’OSPEDALE
dove gli stesso principi vanno oltre gli interessi economici. Una volta fi niti i lavori, inoltre, le aziende dovevano rilasciare le certifi cazioni per attestarne la regolare esecuzione, una conditio sine qua non per poter aprire la struttura ospedaliera e che ci dava la speranza, seppur debole, di poter “tenere il coltello dalla parte del manico”».
La vicenda comincia ad assumere contorni politici e l'azione legale diventa quindi un passaggio cruciale per la LIA, che nel frattempo ottiene il sostegno politico della Regione Lombardia, in particolare dall’allora vicepresidente del Consiglio regionale, Carlo Saffi oti. Tuttavia, l’azione politica non si limita al livello regionale ma si estende anche a livello nazionale. A Bergamo, i dirigenti della LIA incontrano uffi cialmente l'allora Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, il quale, dopo essere stato informato dei fatti, condivide le preoccupazioni delle imprese e sostiene le istanze rappresentate dall'associazione.
«Anche l’Avvocatura di Stato si era espressa favorevolmente sulla percorribilità della cessione del credito – prosegue Amigoni –. Dal canto suo l’azienda ospedaliera tergiversava e sembrava più propensa ad aspettare gli esiti del contenzioso con la Dec. I tempi dell’udienza rischiavano di allungarsi e si parlava di andare dopo il 30 ottobre. Troppo in là per il comitato creditori che voleva risposte rapide e aveva già mi-
nacciato azioni di protesta. In pratica si era persa la pazienza, più che la speranza». A metà ottobre arriva la sentenza che, di fatto, fa saltare ogni accordo tra le parti: il Tribunale di Bari ammette al concordato preventivo la Dec e la battaglia giuridica e politica si fa più intensa: «A questo punto non potevamo che scegliere la strada della protesta – prosegue Amigoni –. con la proclamazione di un presidio ad oltranza: un vero e proprio sit-in per bloccare ogni accesso all’ospedale di Bergamo».
«La decisione fu presa al termine di una riunione qui in sede LIA – ricorda Luca Colman 1 , imprenditore direttamente coinvolto con la sua impresa nella vicenda Dec –. La notizia che la Dec era stata ammessa al concordato preventivo non era quello che avevamo chiesto e, soprattutto, non soddisfava i creditori i quali avrebbero ricevuto nella migliore delle ipotesi solo il 21% di quanto gli spettava. La situazione stava scappando di mano e alzare la voce era l’unico modo per attirare l’attenzione: non volevamo bloccare l’apertura dell’ospedale, ma sensibilizzare i cittadini sul tema della Pubblica amministrazione che non garantiva i pagamenti alle piccole e medie imprese, aziende che rischiavano di fallire dopo che una ventina di ditte erano, di fatto, già fallite ».
Al presidio del 5 novembre scendono in strada circa 70 mezzi con 140-150 persone e il sit in viene organizzato
« Chi lavora deve essere pagato »: il messaggio che campeggia sugli striscioni dei creditori Poledil e dei loro dipendenti è chiaro. La “lezione” dell’ospedale di Bergamo, evidentemente, non è servita a destare le coscienze e, ancora una volta, ci sono decine di imprese artigiane che hanno lavorato in subappalto e rischiano il fallimento a causa del mancato pagamento da parte del loro appaltatore, in questo caso la Poledil. È il 2 dicembre 2016 e la situazione è ormai al capolinea: gli imprenditori organizzano un sit in nel parcheggio MD in via Pertini a Grumello del Monte. Manifestano in segno di protesta per i mancati pagamenti delle opere realizzate in subappalto. «Come per l’ospedale, con quel sit-it abbiamo avuto il coraggio di mettere in evidenza quello che stava succedendo in Bergamasca e non solo – commenta il Direttore della LIA, Pietro Bonaldi –. Di fatto, in tema di appalti non c’era differenza se il committente era un Ente Pubblico o un privato. Troppo spesso era diffusa la prassi per cui i General Contractor incassavano dalla stazione appaltante senza poi pagare i lavori dei subappaltatori. Come LIA avevamo chiesto un incontro con la società, oltre ad avanzare la richiesta di ricorrere alla formula della cessione credito per poter pagare i subappalatori. Per la committenza, però, non c’erano i margini di intesa e quindi abbiamo deciso di appoggiare le aziende nella loro protesta». La vicenda conclude nel migliore dei modi con la richiesta di concordato preventivo da parte di Poledil e la quasi completa liquidazione delle aziende. La manifestazione di protesta, inoltre, lascia il segno: dopo quel sit-in, le società affidatarie di appalti se ne sono ben guardate nell'assegnare lavori sottocosto.
Due scatti relativi al presidio a sostegno delle imprese creditrici di POLEDIL.
«CURATE I MALATI, AMMAZZATE LE AZIENDE»
all’ingresso del cantiere alla Trucca con tanto di scenografica provocazione: una bara e delle candele per rappresentare le imprese in subappalto che rischiano di morire se non pagate e uno striscione « Curate i malati, ammazzate le aziende » corredato da un manichino-operaio appeso per il collo. «Sembra un controsenso ma tra le imprese presenti al sit-in c’erano anche quelle che stavano continuando a lavorare nel cantiere: imprenditori che avevano a cuore l’apertura dell’ospedale e ci credevano – spiega Colman –. Aziende che avevano realizzato le pavimentazioni, gli impianti, le tinteggiature, avevano fornito mezzi e strumentazioni, porte tagliafuoco, serramenti interni, arredo bar».
« La dirigenza dei Riuniti si è sempre dimostrata aperta nei nostri confronti, capivano ma, di fatto, non sapevano come pagarci» .
do gli eventi e i rapporti tra i vari attori che hanno partecipato alla costruzione, tra cui l’amministrazione pubblica (l’Azienda ospedaliera dei Riuniti in qualità di stazione appaltante) che a parere nostro non aveva prestato attenzione all’articolo 118 del Codice degli appalti che dice che qualora gli affidatari non trasmettano le fatture quietanzate del subappaltatore (entro 20 giorni) la stazione appaltante sospende il successivo pagamento a favore degli affidatari. In sostanza, la società titolare di un appalto deve dimostrare di aver pagato i suoi subappaltatori prima di vedersi riconosciuti dalla stazione appaltante i pagamenti degli Stati di avanzamento lavori (Sal) successivi al primo».
A seguito della protesta, il Comitato creditori e la LIA chiamano in giudizio l’azienda ospedaliera. La rabbia degli imprenditori che aspettano da anni i pagamenti dalla Dec risuona nella sala riunioni dell’associazione di via delle Canovine che decide di ricorrere alle vie legali e, tramite l’Avvocato Gabriele Forcella, elabora un esposto nei confronti dei Riuniti: «Lo abbiamo inviato alla Guardia di Finanza e quindi alla Procura – spiega Amigoni – descriven -
L’i nosservanza della legge sugli appalti non può quindi essere ignorata: «Le norme erano chiare e la stazione appaltante, in questo caso i Riuniti, prima di pagare la titolare dell’appalto, ovvero la Dec, aveva l’obbligo di verificare che fossero state liquidate le fatture dei subappaltatori che però non erano mai stati pagati – prosegue Amigoni –. Perché i Riuniti, invece, hanno già saldato la Dec?». Il contenzioso aperto e il sit-in prolungato sbloccano la situazione
e l’azienda ospedaliera apre quindi al dialogo: sia il direttore generale degli Ospedali Riuniti di Bergamo, Carlo Nicora , e il direttore amministrativo Peter Assembergs sono consapevoli che la questione doveva essere risolta una volta per tutte: «La dirigenza dei Riuniti si è sempre mostrata aperta nei nostri confronti – aggiunge Colman –. Capivano le nostre esigenze ma, di fatto, non sapevano come pagarci».
La questione si risolve nel 2015 quando l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo viene condannato a versare 5 milioni di euro alle 24 aziende aderenti alla LIA. Vittoria sia, finalmente, ma con dei risvolti da non sottovalutare: «Di queste aziende cinque sono fallite nel corso del tempo – ricorda Amigoni –. Per le altre 19 imprese, invece, questo pagamento rappresentava il giusto riconoscimento dei lavori eseguiti e una importante boccata di ossigeno per ripartire in un momento economico di certo non facile come quello post crisi del 2008.
Infine, dobbiamo ammettere che da parte dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, in fase di CTU, c’è stata molta disponibilità e lealtà nei nostri confronti. Allora come oggi ci tengo personalmente a ringraziare la controparte, l’azienda ospedaliera, che durante la fase dell’azione legale ha sempre dimostrato disponibilità e collaborazione, agendo con correttezza e disponibilità».
Da L’Eco di Bergamo del 10 novembre 2012.
L’emergenza Covid e, in particolare, i primi mesi della pandemia nella provincia bergamasca mettono a dura prova anche la LIA che, nonostante le incognite di quei terribili giorni, dimostra di avere una compattezza interna e una flessibilità strutturale e operativa che si traduce fin da subito nell’attivazione da parte della LIA SERVIZI di corsi in videoconferenza per garantire una formazione di distanza, con tanto di laptop forniti in pochi giorni al personale per il lavoro da remoto.
Anche l’area sindacale, nonostante le difficoltà del momento, riesce a mantenere una forte operatività durante quelle prime settimane di emergenza sanitaria, pronta ad agire per tutelare le imprese in un momento difficile e dagli scenari poco rassicuranti, fornendo un prezioso supporto a coloro che chiamavano – anche a quelle già iscritte ad altre associazioni – accompagnandole nelle procedure burocratiche per accedere agli ammortizzatori sociali.
Sul piano pratico, inoltre, la LIA scende in campo a sostegno di una delle categorie direttamente coinvolte nella gestione proattiva dell’emergenza Covid, quella delle onoranze funebri, che chiedeva maggiori chiarimenti sulle procedure da mettere in atto per il trattamento delle salme in connessione al Covid-19, avanzan -
Marzo 2020: il periodo più difficile per l'emergenza Covid a Bergamo.
do anche una serie di proposte concrete: «Già a inizio del 2020 si riscontrava un aumento dei decessi giornalieri dovuto a un boom di polmoniti - spiega Antonio Ricciardi, Presidente della categoria –. Avevamo segnalato la necessità di nuove procedure da adottare alle autorità sanitarie: i funerali erano in costante aumento e già da qualche mese eravamo sommersi di chiamate». In quei primi giorni di marzo la gestione del rischio per gli operatori funebri si rivela un’altra emergenza da risolvere e, dopo la convocazione di un incontro con i sindaci di Dalmine, Seriate, Treviglio e Bergamo e le autorità (Prefettura e ATS), la LIA scrive alla direzione generale Welfare della Regione Lombardia, alla Provincia e all’ATS di Bergamo: «Il nostro intento – ricorda Ricciardi – era quello di contribuire, come associazione e come categoria, al raggiungimento dell’obiettivo e cioè al contenimento della diffusione del virus. Avevamo rimarcato l’assenza di una procedura chiara e univoca per la gestione delle persone decedute positive, sospette e anche per quella negative al Covid-19. Limitarsi a certificare che una persona deceduta non può trasmettere il virus, senza considerare i momenti di contagio esistenti prima e dopo la morte, era per noi un errore: il problema non era la persona deceduta ma i familiari che erano stati in contatto con quella persona e tutte le persone che avevano fatto visita alla salma e ai familiari».
Le richieste avanzate dall’associazione di via delle
Canovine ruotano tutte attorno alla tutela e al rispetto della sicurezza degli operatori delle imprese funebri: «Invitiamo le autorità competenti – scrive in una nota stampa la LIA che nel frattempo ha costituito anche un comitato tecnico per studiare le contromisure da prendere per contenere la diffusione del virus – a definire una procedura straordinaria per l’accesso alla struttura sanitaria, al recupero della salma e all’autorizzazione al trasporto del feretro, oltre alla segnalazione delle persone che hanno avuto contatti con il defunto e alla gestione telematica delle pratiche amministrative».
«Non era nostra intenzione sostituirci agli organismi preposti – ricorda Bonaldi –. Non avevamo titolo, competenze e neanche interesse, ma volevamo collaborare e offrire il nostro supporto, consapevoli che in quel momento il servizio funebre stava contribuendo a diffondere il virus. Le nostre erano indicazioni utili affinché le autorità competenti potessero prendere decisioni per contenere la diffusione del virus». L’emergenza non dà segnali di rallentamento e, come la cronaca ci ricorda, i casi sono innumerevoli e i decessi per Covid riempiono le pagine dei giornali e i necrologi. «I telefoni squillavano in continuazione e lavorare in quelle condizioni era diventato estenuante – prosegue Giuseppe Moleri2 , imprenditore della categoria –. Non era solo un problema di quantità, ma anche la qualità del servizio ne risentiva: le limitazioni, giustamente intro -
role ma concreta, visto che si mette a disposizione (con un filo diretto dal lunedì al venerdì, allo 035399514), per cercare di risolvere i dubbi dei cittadini. Le risposte non tardano ad arrivare: «Suo zio, deceduto il 12 marzo a Longuelo, è partito il 26 marzo per il forno di Cervignano del Friuli L’urna tornerà settimana prossima, verrà avvisata».
I numeri
L’emergenza. L’assessore Angeloni a disposizione delle famiglie per dare informazioni: «Già 350 le salme portate fuori città per la cremazione»
«CURATE I MALATI, AMMAZZATE LE AZIENDE»
LA BATTAGLIA
DELL’OSPEDALE
BENEDETTA RAVIZZA «Dov’è mio zio?» È morto in casa, a 67 anni, da solo. Ufficialmente per infarto, ha certificato il medico, anche se da un paio di settimane aveva i sintomi del Covid-19 (e infatti il fratello che l’ha trovato è stato messo in quarantena). Sono passate due settimane e più, dov’è ora? Quante sono le famiglie che in questi giorni non hanno po-
tuto dare l’ultimo saluto ai loro cari, spirati negli ospedali, nelle case di riposo o al proprio domicilio, e si stanno chiedendo: «Dove è mia mamma? Dove è mio nonno?». Una domanda ancora più straziante di fronte alle foto delle bare raccolte nelle chiese e ai video delle colonne dei camion dell’esercito che le portano via «È difficile immaginare il dolore e lo smarrimento che le
famiglie colpite da un lutto stanno provando in questo momento; so che è poco per consolarle, ma posso assicurare che nulla è lasciato al caso. Ogni passaggio, ogni trasferimento è seguito e documentato, con appositi registri e atti. Nessuno sarà lasciato da solo», assicura l’assessore ai Servizi cimiteriali di Palafrizzoni Giacomo Angeloni. Una vicinanza non solo a pa-
Informazioni che dovrebbero dare le onoranze funebri (sono loro, infatti, su delega dei parenti, a fare da intermediario tra Comune e familiari), ma, visti i numeri - tristemente - eccezionali di questi giorni (solo per dare l’idea, sia la Bergamo Onoranze Funebri sia gli operatori privati sono passati dai 5-6 funerali al giorno a oltre 30 e il Centro funerario bergamasco che normalmente si occupa di 1300 defunti all’anno nel solo mese di marzo ne ha seguiti più di mille), qualche falla o ritardo nella comunicazione può capitare.
L’assessore Giacomo Angeloni
Tempi lunghi (vista l’alta richiesta) soprattutto per la cremazione (che, ricordano gli addetti ai lavori, non è comunque obbligatoria per le vittime certificate di coronavirus). Il forno del cimitero di Bergamo (che copre l’intera provincia) è in funzione 24 ore su 24 ed è passato dalle 18 cremazioni al giorno di prima dell’emergenza alle 24 attuali. In due settimane, altre 350 salme sono state destinate a forni fuori dalla Bergamasca. «Dove si è trovata disponibilità, come a Ferrara, Bologna, Udine, Verona o Busto Arsizio, e dove i costi sono in linea con i nostri», l’assessore spiega i criteri.
Le procedure «Palafrizzoni - Angeloni approfondisce le procedure - invia una lettera alle onoranze funebri per avvisarle sia del forno di destinazione sia della data di rientro dell’urna. Sono loro poi a contattare le famiglie per informarle. Ma è comprensibile che in questo peri-
«Chiediamo più sicurezza»
Domani
La Lia: lo stop solo per le nuove chiamate. «Dobbiamo avere adeguati dispositivi di protezione individuale»
«Dormo in sede da tre settimane per proteggere la mia famiglia, un mio dipendente è morto, ho soci a casa con l’ossigeno, non so più cosa dire per farci ascoltare». Antonio Ricciardi, presi-
dente della categoria onoranze funebri della Lia (Liberi imprenditori associati) non è abituato a lamentarsi e se questa volta accetta di diventare portavoce dei colleghi (80 le imprese nella Bergamasca, oltre la metà iscritte alla Lia) lo fa «perché si è davvero raggiunto il limite. Qui ci sono morti e malati, non si può più scherzare», dice, annunciando l’iniziativa che prevede la sospensione del servizio. «Al
Da L’Eco di Bergamo del 29 marzo 2020.
momento varrà solo per la giornata di domani e solo per le nuove chiamate. Poi valuteremo, in base anche ai segnali di attenzione che riceveremo», precisa Pietro Bonaldi, direttore Lia. «Le attività già fissate proseguono - aggiunge Ricciardi -. In questa guerra nessuno è mai rimasto senza una bara e le famiglie non saranno mai lasciate sole, ma le autorità competenti devono metterci nelle condizioni di
dotte, di fatto non hanno consentito a molte famiglie di poter salutare i propri cari».
A peggiorare la situazione è la carenza di mascherine: «In quel contesto di emergenza la categoria si trovava a lavorare senza dispositivi a tutela della salute dei propri operatori – prosegue Moleri –. Le onoranze funebri non rientravano tra quelle categorie che avevamo accesso prioritario alla fornitura di Dpi e, per questo, abbiamo cercato qualsiasi soluzioni alternativa, compresa quella di rivolgerci ai colleghi di altre province meno colpite dal Covid. Per noi era un dovere morale svolgere il servizio, anche se eravamo consapevoli del rischio che affrontavamo tutti i giorni. Siamo addirittura arrivati a minacciare di smettere di lavorare senza le dovute precauzioni per i nostri collaboratori. Oltretutto, anche noi operatori eravamo un veicolo di trasmissione del virus».
Il mese di marzo è critico: le imprese del settore sono stremate dalla situazione e dai rischi connessi all’esposizione al Covid, ma continuano a lavorare con grande spirito di collaborazione, sostenendo e sopperendo alle esigenze quando un’altra impresa, un tempo concorrente, non riesce a garantire il servizio: «Tutti lavoravano 24 ore per far fronte all’emergenza e dare consolazione alle famiglie delle vittime del Covid – prosegue Moleri –. Per gli operatori del settore non c’erano tutele, non venivano effettuati i tamponi e mancavano i dispositivi di protezione individuali. In quelle situazioni diversi
odo di estrema difficoltà, per il numero di richieste e anche per il numero di malati tra gli stessi operatori, l’attesa possa essere un po’ più lunga, anche se li stiamo sollecitando nel fornire le informazioni necessarie». L’assessore conferma comunque la disponibilità del Comune per supportare il lavoro delle società di pompe funebri: «Abbiamo messo a disposizione la chiesa del cimitero e collaborato perché aprissero altre camere mortuarie di emergenza, come la chiesa di Seriate e lo spazio di Ponte San Pietro. Sono state derogate le questioni burocratiche, per evitare lungaggini inutili. E stiamo lavorando, grazie al supporto economico di Bof con Lia, Ubi e Banca popolare di Sondrio per creare un fondo di garanzia per i pagamenti anticipati che devono sostenere le aziende, soprattutto nei casi di cremazione. In situazioni normali non ci sono mai stati problemi di liquidità, ma con questi volumi di attività si sono verificati». Per le famiglie in attesa, intanto, può essere davvero di conforto conoscere almeno le tappe dell’ultimo viaggio dei loro cari.
L’ingresso del cimitero
poter lavorare in sicurezza, per la salute nostra e degli altri». La richiesta, rivolta soprattutto ad Ats, riguarda in particolare la fornitura di dispositivi come le mascherine e di tamponi: «Si fanno alle categorie non utili e non si fanno a noi, che entriamo nelle case e negli ospedali, è una follia». Per dare l’idea della situazione Ricciardi fa un esempio: «Per quanto riguarda la mia azienda siamo passati dal seguire 115 decessi al mese, 1.300 in un anno, a oltre mille solo a marzo. Siamo a dieci volte il lavoro normale di un mese». Una prima risposta è arrivata dal Comune. «Da domani - assicura l’assessore ai Servizi cimiteriali Giacomo Angeloni
- 600 mascherine saranno messe a disposizione del personale delle pompe funebri». Anche Palafrizzoni sollecita «Ats e Regione affinché vengano forniti dispositivi di protezione adeguati e garantiti i tamponi agli operatori del settore». Di «grandissima difficoltà» - anche se non verrà sospeso il servizio - parla pure Fabrizio Ondei, presidente della Bof (la Bergamo onoranze funebri, con socio unico Palafrizzoni): «Il numero di telefonate che riceviamo è incalcolabile - descrive la situazione - stiamo lavorando a dei ritmi assurdi, con squadre che arrivano anche da Verona e da Trento». Be. Ra.
colleghi erano arrivati persino a dormire in ufficio per paura di contagiare i famigliari a casa. Il supporto e la collaborazione dentro e fuori la nostra categoria e la consapevolezza di poter contare sul continuo sostegno della LIA ci ha dato la forza, la volontà e gli strumenti per andare avanti e garantire il servizio».
Il 19 marzo la situazione precipita e gli operatori funebri cominciano ad alzare la voce e a lanciare un appello alle istituzioni: «Dopo quasi un mese dall’inizio della crisi sanitaria e l’elevato numero di decessi, ancora oggi le onoranze funebri sono costrette ad adempiere a tutti gli obblighi burocratici, come se nulla stesse accadendo – scrive la LIA in una nota stampa di quei giorni –. Oggi l’operatore deve passare mediamente dalle cinque alle otto ore in diversi Comuni per le pratiche di trasporto e i parenti devono scegliere il loculo: si chiede quindi di derogare le pratiche. Non è tempo di burocrazia, ma di soluzioni. E bisogna superare le procedure ordinarie: serve flessibilità.
Il 27 marzo si annuncia l’interruzione delle attività delle onoranze funebri: «Stante gli appelli dei giorni scorsi, l’assenza di un monitoraggio sanitario sugli operatori da parte delle autorità e la difficoltà di approvvigionamento di dispositivi di protezione continuano ad esporre la collettività, soprattutto anziani, malati e disabili, all’enorme rischio di contagio. Nelle condizioni attuali, chi entra ed esce quotidianamente dalle strutture
sanitarie e dell’abitazione dei parenti dei defunti, diventa infatti non solo una facile preda, ma anche un veicolo perfetto per la diffusione del virus. A costo di mettere a rischio il futuro delle loro stesse aziende gli imprenditori della categoria seguiranno la propria coscienza, interrompendo l’attività nel giorno di lunedì 30 marzo. Le uniche soluzioni affinché il servizio possa continuare nel rispetto e per la sicurezza dei cittadini restano il monitoraggio degli operatori tramite tamponi periodici, così come dovrebbe essere per tutti gli operatori sanitari, e un canale di fornitura prioritario, a pagamento, di dispositivi di protezione individuale».
«Dopo aver più volte lanciato l’allarme siamo chiamati a fare l’unica scelta responsabile per il bene della collettività – conferma Ricciardi –. Abbiamo dato tutto quello che potevamo sul campo, ogni giorno e ogni notte, perdendo anche amici e colleghi. Vorremmo fortemente continuare con lo stesso impegno, ma in assenza di un intervento delle istituzioni, per noi la priorità è difendere la cittadinanza, della quale anche noi facciamo parte. Chi oggi fa annunci sul garantire il servizio senza protezioni o controlli è un irresponsabile o non ha ben chiaro a quali pericoli sta esponendo tutta la collettività. Non si tratta di garantire o non garantire un servizio: si tratta di non contribuire alla diffusione di un virus che sta uccidendo centinaia di persone».
L’appello non cade nel vuoto, anzi. Il 29 marzo si annuncia la revoca dell’interruzione delle attività della categoria che ottiene da ATS un riscontro in merito alle procedure da mettere in atto per il trattamento delle salme ritenendo le proposte avanzate dalla categoria ragionevoli e recepibili. «Il riconoscimento di questo sforzo – ricorda Ricciardi – ci motiva continuare a rappresentare nel migliore dei modi valori etici di umanità, rispetto e professionalità che caratterizzano le nostre imprese».
26 MARZO 2011
La Camera di Commercio spegne 200 candeline
Nonostante una querelle sull’origine dell’ente (forse 1802) gli studiosi attribuiscono la nascita a un decreto di Napoleone datato 27 giugno 1811. Il decreto sanciva anche le modalità di finanziamento che vigono tuttora: sono a carico del corpo dei commercianti del comune dove si trova la Camera. Nel 2011 erano 95mila le imprese iscritte.
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 2 giugno 2024)
DICEMBRE 2011
Crisi edilizia: futuro incerto per le costruzioni
Dai dati Ance emerge che le aziende soffrono per i ritardi dei pagamenti: dalle interviste emerge che il 51% delle imprese vede nero, il 39% non vede cambiamenti e solo il 10% ipotizza un miglioramento. Il settore edile in provincia rappresenta il 15% del pil, se si ferma l’edilizia si ferma l’economia.
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 7 dicembre 2011)
15 DICEMBRE 2012
Ospedale nuovo: il trasloco dai Riuniti al Papa Giovanni XXIII
Note 1. Consigliere LIA 2. Consigliere LIA
Comincia al mattino il trasloco di 598 malati che prosegue per sei giorni, con una media di 100 pazienti al giorno. Un trasloco che è stato cadenzato su tre settimane: la prima per il personale amministrativo, la seconda per i degenti e infine gli ambulatori. Ad ogni «lotto» di pazienti si apre una torre alla Trucca.
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 10 novembre 2012)
Mission. «L’azione politico-sindacale orientata al dialogo con le istituzioni e le controparti favorisce il miglior contesto possibile in cui le imprese possano esprimersi».
CATEGORIE MERCEOLOGICHE IL GIUSTO APPROCCIO PER CRESCERE
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MERCEOLOGICHE
IL GIUSTO
APPROCCIO PER CRESCERE
Servizi dedicati.
L'impegno quotidiano è quello di attivare tutte le misure necessarie per far fronte alla complessità del contesto in cui lavora ogni categoria. Le tre aree – sindacale, operativa e formativa – si declinano sulle esperienze delle categorie degli associati.
CATEGORIE MERCEOLOGICHE IL GIUSTO APPROCCIO PER CRESCERE
Uno dei primi numeri del periodico dell'Associazione.
Rappresentanza, perseveranza, chiarezza, impegno sono i valori che orientano il raggio di azione della LIA nei confronti del mondo imprenditoriale artigiano. Un’azione che dal 1999 ha visto l’associazione crescere di anno in anno, arrivando a più di quindicimila imprese seguite nel corso di 25 anni di attività sindacale nel mondo dell’artigianato, rafforzata dalla partecipazione agli enti di riferimento, Edilcassa ed EBA Bergamo, e dalla presenza in Giunta della Camera di Commercio di Bergamo. Dal 2000, di fatto, l’attività di rappresentanza della LIA si concentra su due livelli: da un lato l’azione politico-sindacale, caratterizzata da un dialogo con le istituzioni e le controparti con l’intento di garantire alle imprese le condizioni più favorevoli per esercitare la loro attività. Dall’altro c’è l’aspetto operativo, con la volontà di erogare prestazioni e servizi utili a generare un valore aggiunto che permette alle imprese di competere sui mercati. La creazione delle categorie, definite in base all’attività svolta dalle imprese appartenenti, rappresenta un ulteriore livello di confronto e di rappresentanza: «Il nostro impegno quotidiano è sempre stato quello di attivare tutte le misure necessarie per far fronte alle complessità che caratterizzano l’attività d’impresa e di ogni categoria – sottolinea Sonia Bonesi, Vicepresidente LIA –. In 25 anni abbiamo cercato di accompagnare le imprese sotto ogni aspetto: sindacale, operativo e formativo. Dal 2008, inoltre, abbiamo avviato la pubblicazione di un periodico
di informazione dell’associazione n° 3 - Ottobre 2009 Editoriale
Per non incorrere in facili fraintendimenti, ci tengo subito a precisare che la mia non vuole essere una provocazione, ma soltanto una semplice constatazione dettata da una situazione che possiamo riassumere così: più di 4000 imprese associate entro fine 2009! Pronti a celebrare il decennale della nostra associazione, numeri raggiunti ci fanno capire come la LIA sia stata ben accolta dal mondo imprenditoriale e associativo bergamasco, vedendo crescere di anno in anno il numero degli associati e quindi del consenso da parte di tutti gli interessati. Una crescita che, preciso nuovamente, non ci vede come prima associazione datoriale bergamasca ma, ed anche questo ci tengo molto a sottolinearlo, in questi dieci anni è riuscita a fare molto di più di quanto non abbiano fatto nello stesso periodo altre associazioni presenti nel territorio. Tutto questo, tenendo presente che sin dalla sua costituzione la LIA ha operato sicuramente in modo trasversale, ma con scelte ben diverse dalla maggior parte delle altre associazioni, rinunciando per principio e dal principio al facile e comodo business storico della tenuta delle buste paga e delle contabilità, scelta questa che, visto i traguardi raggiunti, evidentemente ha conquistato nostri rappresentati. Merito quindi a tutte quelle persone che hanno collaborato e contribuito a fare della LIA quell’Associazione apprezzata e rispettata nell’ambiente,
Redazione@liabergamo.org
LIA - Via Canovine, 46 - 24126 BERGAMO Tel. 035 322327 - Fax 035 3840525 - www.liabergamo.org
D opo quasi un anno dal rinnovo delle cariche, con la contestuale conferma del mio mandato in qualità di presidente, è per me un piacere annunciare che sono ormai trascorsi dieci anni dalla costituzione della nostra associazione, sicuramente una delle più giovani nel panorama associazionistico bergamasco, ma che in questo non lungo lasso di tempo, ha raggiunto livelli di rappresentatività maggiori di strutture storiche del nostro territorio sia nell’ambito dell’artigianato che nei servizi e nell’industria. Ritengo a questo punto doveroso fare il punto della situazione, ripercorrendo velocemente le tappe fondamentali e ribadendo principi che hanno dato vita a questa associazione da sempre vicina alle PMI, il motore trainante della nostra economia ma che troppo spesso vengono “snobbate” o non assistite a dovere. Sentita l’esigenza di un gruppo di imprenditori, di vari settori, di sentirsi rappresentati all’interno del panorama economico bergamasco, la LIA viene costituita il 10/11/1999 da 22 soci fondatori e da subito aderisce alla CLA-
10° anniversario Una crescita importante
AI (Confederazione delle Libere Associazioni Artigiane Italiane), organizzazione nazionale firmataria degli accordi contrattuali ed interconfederali per il settore dell’artigianato e delle PMI. Consolida poi la propria struttura operativa costituendo la LIA servizi per l’impresa Srl, società operativa dell’Associazione per la fornitura di servizi, e successivamente, la LIAEUROFIDI, consorzio di garanzia fidi per garantire l’accesso agevolato al finanziamento delle imprese. Infine, dopo esser diventata parte costituente degli Enti Bilaterali bergamaschi, Edilcassa, E.B.A. (enti bilaterali dell’artigianato di Bergamo), CPTA (comitato paritetico territoriale artigiano per l’Igiene e la sicurezza sul lavoro); nel Marzo del 2007, insieme ad altre otto associazioni, diventa parte costituente di un nuovo soggetto di rappresentanza delle imprese, il Comitato di Imprese & Territorio: uno strumento unitario a disposizione delle piccole e medie imprese, volto a rappresentarne con determinazione gli interessi e le aspirazioni. Oggi, uomini e donne della LIA occupano posizioni di primo piano all’interno
di enti territoriali come la presidenza all’ELBA, la presidenza e consiglio al CPTA, Consiglio CCIAA, Consiglio e giunta Edilcassa e una serie di partecipazioni a commissioni. Neanche più ottimisti di quei 22 soci fondatori avrebbero potuto immaginare per la LIA una crescita così importante ed in così poco tempo, riuscendo ad ottenere un radicamento forte e stabile su tutto il territorio, ed un consenso sempre maggiore tra le PMI che cercano e trovano nella nostra associazione un valido supporto, per quell’assistenza
in questi primi 10 anni tanto è stato fatto, ma è anche certo che non abbiamo voglia di guardarci allo specchio e questo traguardo non deve quindi essere considerato
interno trimestrale, riservato ai soci, chiamato LIArelaziona per fornire aggiornamenti sull’attività dell’associazione e per presentare le storie delle imprese associate. Negli ultimi anni abbiamo sostituito il periodico con una comunicazione ancora più diretta tramite newsletter dedicate».
Una delle armi vincenti dell’espansione della LIA nei suoi primi anni di vita è stata quella di far crescere negli imprenditori la mentalità di operare in modo nuovo e costruttivo, investendo sulla certificazione che non fosse fine solo a sé stessa, ma che rappresentasse un modello di gestione prima ancora che di certificazione. E poi nella formazione continua come strumento di aggiornamento delle competenze e di confronto. «Già nel 2003 avevamo erogato oltre 6.500 ore di formazione e tramite la nostra società di servizi abbiamo aiutato decine di imprese ad ottenere la certificazione Iso per la qualità – spiega Vigani –. La crescita della società di servizi negli anni ha saputo dare le risposte agli associati, spesso anticipando e intercettando le esigenze delle imprese».
Di anno in anno LIA ha documentato la sua base associativa, incrementando anche le tipologie di aziende rappresentate. Le novità normative introdotte da Regione Lombardia impongono un cambio di passo e aprono nuovi scenari in termini di rappresentanza: «Le nuove norme sulla gestione dei sistemi di riscaldamento e l’ingresso in associazione di nuovi soci ci spingono ad aprire un Centro Assistenza Impianti Termici (Cait) per la gestione del
Catasto regionale (Curit) – prosegue Vigani –. Con il tempo il mondo degli impiantisti-manutentori comincia a rivolgersi alla nostra associazione e in pochi anni la LIA diventa, nel settore, la prima organizzazione sul territorio bergamasco e la prima della Confederazione a livello regionale. Con più di 60 aziende associate, infatti, il comparto degli impiantisti (caldaisti e manutentori) è quasi interamente rappresentato dalla nostra associazione». La categoria degli impiantisti si costituisce ufficialmente nel 2016 a seguito dell’adesione alla LIA del Gruppo manutentori caldaisti bergamaschi (GMCB) nato negli anni Novanta grazie a Giuseppe Boffelli all’interno di un’altra associazione di categoria del mondo artigiano. «Nei primi anni Duemila decidiamo di diventare autonomi – sottolinea Camillo Cattaneo, oggi Presidente della categoria –. Avevamo ottimi rapporti con Comune e Provincia, ma avevamo bisogno di un supporto in termini di servizi e formazione e quindi siamo entrati in contatto con la LIA che per il gruppo era già un riferimento per l'attività formativa. La condivisione anche in termini politici del percorso da seguire ha portato il Gruppo manutentori caldaisti bergamaschi a un maggior coinvolgimento all’interno della LIA stessa e nel 2016 decidiamo di aderire in toto
Il mondo degli impiantisti-
manutentori ha trovato in LIA il naturale riferimento per i servizi di assistenza e di crescita.
dando vita alla nuova categoria dei caldaisti-manutentori». È l’inizio di un percorso che ha portato la categoria a crescere ancora di più e a diventare sempre più attrattiva: «Siamo entrati in punta di piedi nei tavoli che contavano a livello provinciale e regionale, ma poi abbiamo cominciato ad assumere un ruolo sempre più determinante – prosegue Cattaneo –. Sicuramente far parte di un’associazione aderente ad una delle confederazioni nazionali maggiormente rappresentative come la CLAAI è stato il presupposto fondamentale. Eravamo diventati una voce autorevole: i nostri esperti e tecnici valutavano le normative e le proposte di legge per poi discuterle sui tavoli competenti in cui eravamo coinvolti. L’obiettivo era facilitare il confronto tra imprese e imprenditori con il mondo della politica e in sinergia con le altre associazioni del territorio che, nel corso degli anni, hanno riconosciuto il “peso” non solo tecnico ma anche istituzionale della nostra categoria». Se i manutentori sono stati tra le ultime categorie nate in seno all’associazione, la prima categoria rappresentata dalla LIA è quella degli edili che muove i suoi primi passi subito nel 2000, con le prime imprese iscritte. Oggi l’associazione conta più di 800 aziende associate del comparto edile, settore che va ricordato in questi 25 anni
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ha vissuto momenti altalenanti: durante i primi anni di vita della LIA, infatti, l’edilizia viveva un periodo di crescita ed espansione. La corsa alla certificazione Iso per la qualità come marchio distintivo dell’azienda era determinante, così come la «patente» per partecipare ai bandi pubblici che veniva prima rilasciata dall’Albo nazionale costruttori poi dalle Soa (certificato di qualificazione e lavori pubblici). Attestazioni di qualità che le imprese edili dovevano ottenere per mantenersi competitive e su cui LIA, insieme alla società di servizi, ha sempre creduto, proponendo un supporto specifico alle imprese. Poi c’è stata la crisi del 2007 che ha di fatto dimezzato il numero delle imprese, mettendo in ginocchio il comparto, l’indotto e ovviamente l’occupazione.
«Anche la partita della sicurezza è stata determinante per la crescita della categoria – ricorda Locatelli –. Prima con la 626 poi con il DL 81/2008 la normativa ha vissuto anni di evoluzione continua. Il rispetto della normativa è stato uno dei nostri cavalli di battaglia e, ancora oggi, è uno degli asset principali dell’azione associativa». Sostenere e qualificare il settore edile è stato da sempre uno degli obiettivi della Lia, consapevole del valore del comparto e della sua reputazione anche oltre i confini provinciali, ma senza mai dimenticarsi la figura dell’imprenditore come anima e motore dell’azienda: «Abbiamo sempre cercato di far crescere i nostri associati non solo da un punto di vista imprenditoriale ma anche da quello umano, seguendoli
e affiancandoli in ogni aspetto del fare impresa – prosegue Locatelli –. Una priorità fondamentale è intercettare le esigenze degli associati e affrontare con prontezza le sfide future. La categoria dell'edilizia è oggi preparata a ogni evoluzione normativa e presto dovrà confrontarsi con l'introduzione della nuova patente a crediti – conclude Locatelli –. Il nostro impegno rimane lo stesso: come associazione, dobbiamo formare gli imprenditori, che spesso, a causa degli impegni di lavoro, non riescono a seguire direttamente i cambiamenti normativi. Molti di loro, inoltre, guidano aziende individuali o con pochi dipendenti: la patente può quindi diventare un'opportunità per sensibilizzarli sulle nuove sfide da affrontare e sull'importanza di operare in sicurezza».
Nella storia della categoria degli edili un altro momento chiave riguarda l’impegno speso per l’attività fieristica sul territorio coronato dalla promozione, nel 2013, insieme ad Ance Bergamo, Associazione Artigiani Bergamo e Cna Bergamo, del progetto «Build Solutions» che, per la prima volta, sosteneva il confronto tra professionisti e imprese con l'obiettivo di valorizzare le competenze nel ciclo di realizzazione del processo edilizio. Si ricorda, infine, il ruolo della categoria degli edili LIA nella costituzione del Tavolo dell’edilizia che da dieci anni vede l’associazione impegnata insieme alle altre organizzazioni a confrontarsi sulle tematiche del settore, in un contesto differente da quello degli Enti Bilaterali. Tra convergenze programma-
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GLI ACCONCIATORI
Fondata nel 1969, Accademia Bergamasca Acconciatori è riconosciuta dai professionisti del settore come una vera e propria università dell’acconciatura. Nel 2021 entra a far parte della LIA, diventando di fatto la categoria degli acconciatori. La proposta formativa è variegata: dal percorso tradizionale, al mondo barber, ai corsi di aggiornamento tecnico per professionisti del settore con un catalogo di attività formative anche a costo zero.
La categoria dell’autoriparazione accoglie le imprese di un comparto in piena trasformazione, alle prese con un momento ricco di sfide. La rapida evoluzione non solo del mondo automotive, ma di tutto il paradigma di mobilità ha numerose implicazioni, non tutte favorevoli, per le imprese del settore, in particolare quelle indipendenti. Riunirsi e associarsi ha un doppio obiettivo: quello di far sentire la propria voce al cospetto di istituzioni e grandi gruppi multinazionali e di incrementare la professionalizzazione verso un futuro sempre più 4.0.
Il gruppo è composto da manutentori caldaisti, bruciatoristi e installatori di impianti per la climatizzazione estiva e invernale. Professionisti delle manutenzioni di caldaie domestiche, di centrali termiche, di impianti per la produzione di acqua calda sanitaria, per la climatizzazione degli ambienti e per i nuovi impianti Fer (Fonti Energia Rinnovabile). Rappresentando il maggior numero delle imprese provinciali del settore, il Gruppo partecipa agli incontri di aggiornamento istituzionali e tecnici a livello provinciale, regionale e nazionale.
La categoria rappresenta le imprese nelle sedi istituzionali, raccogliendo le istanze degli imprenditori prima di portate all’attenzione degli enti preposti. Tra le diverse iniziative esercitate negli anni, la categoria ha contribuito alla revisione del Piano Cave Regionale.
Il gruppo raccoglie le imprese di eccellenza nel settore delle costruzioni operative sul territorio provinciale per promuoverne i valori, la professionalità e la qualità. Le imprese del settore, pilastro per tutta l’economia bergamasca, riconoscono in LIA l’interlocutore ideale per sostenere azioni concrete a sostegno della propria attività.
Il mondo dell’impiantistica si avvia a diventare sempre più “verde” e high-tech. Chi lavora sugli impianti elettrici, termici, idraulici deve saper gestire al meglio sia il proprio lavoro che il rapporto con il cliente e consumatore, per dare soddisfazione a nuove richieste e tendenze. La categoria nasce proprio per andare incontro agli imprenditori su queste tematiche tramite l’aggregazione, la condivisione e la rappresentanza nelle sedi competenti.
Il gruppo delle onoranze funebri raccoglie le imprese del comparto funerario della provincia di Bergamo per promuoverne i valori e affrontare le criticità, rappresentando gli imprenditori in tutte le sedi istituzionali competenti. La categoria è particolarmente rappresentativa del settore e negli anni ha avuto un ruolo importante nella revisione normativa del settore, oltre a essere stata un punto di riferimento durante l’emergenza Covid-19.
La categoria è una vera e propria accademia di riferimento per tatuatori e tatuatrici grazie alla quale è possibile ottenere l’abilitazione di Regione Lombardia, obbligatoria alla pratica di tatuaggi. Gli allievi sono impegnati in un percorso formativo a 360 gradi con la guida di un corpo docenti, composto da professionisti e dipendenti specializzati nell’ambito della formazione. La formula formativa prevede anche corsi di specializzazione ed approfondimenti tecnici per professionisti già operanti nel settore.
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tiche e battute di arresto il Tavolo ancora oggi è operativo e l’obiettivo è quello di valorizzare le imprese e, di riflesso, il settore.
A rappresentare un unicum nella storia della rappresentanza LIA è la categoria delle onoranze funebri, nata all’interno dell’associazione di via delle Canovine per volontà del Presidente Amigoni e di Mario Vavassori, impresario del settore. Nel 2008 il tesseramento all’associazione di via delle Canovine vede un ulteriore incremento del 3,60% che, tenendo conto della crisi, rappresenta un buon risultato operativo. Tra le 3.628 aziende associate ci sono anche le imprese di onoranze funebri, da poco entrate nell’orbita di rappresentanza LIA come ricorda Antonio Ricciardi, attuale Presidente della categoria: «Nel primo incontro sul finire del 2007 siamo in meno di dieci e il primo passo è quello di capire le potenzialità della categoria che in quel periodo lamentava regole troppo rigide e normative stringenti. Il bisogno è quello di fare squadra e le condizioni ci sono: in poche settimane arrivano più di cento adesioni e in pochi mesi siamo arrivati alla costituzione della categoria con la nomina degli undici componenti del Gruppo allora guidato da Emanuele Bonomelli».
Per la categoria delle onoranze funebri servivano azioni concrete dando corso alle potenzialità inespresse delle imprese.
La particolarità della neonata categoria è evidente: avere una rappresentanza datoriale sul territorio che fino ad allora non c’era mai stata (se non a livello nazionale). La lungimiranza dei vertici della LIA ha potuto unire le sinergie delle imprese del comparto che sotto il faro LIA hanno gestito non solo le problematiche, ma attuato azioni concrete dando corso alle potenzialità inespresse delle imprese. «La prima idea è quella di costituire un consorzio ad hoc tra le imprese per fare squadra e razionalizzare i costi» spiega Amigoni che aggiunge anche un aneddoto: «Un associato mi dice che se avessimo iniziato un percorso insieme mi avrebbe regalato un funerale di prima categoria. La proposta mi spiazza e così decido di donare il premio al consiglio, mettendolo in palio. Potete immaginare chi esce nell’estrazione a sorte tra tutti i consiglieri presenti…». Una volta accettata la sfida, i numeri non si fanno attendere: in pochi giorni arrivano più di 100 richieste di adesioni e nell’incontro presso la ex chiesa di San Sisto a Colognola viene organizzata una riunione che di fatto sancisce la costituzione della categoria. «Tra le priorità da affrontare c’è il rispetto dei nuovi requisiti strutturali previsti dalla riforma regionale del settore che, di fatto, destano
preoccupazioni tra le imprese, soprattutto le più piccole – spiega Ricciardi -. Intraprendiamo, quindi, un percorso che ha avuto un epilogo diverso rispetto all’idea di unirci in consorzio, ma che è stato fondamentale per il gruppo: la nascita della Bergamo Servizi Cimiteriali che ancora oggi si occupa della gestione completa dei cimiteri della provincia di Bergamo e limitrofe con interventi su richiesta delle amministrazioni comunali. Di fatto abbiamo creato una rete di impresa che è la soluzione più idonea perché ci consente di mantenere l’autonomia delle singole realtà ottimizzando però risorse e costi».
Oltre alla partecipazione attiva e al confronto politico sui tavoli regionali per seguire l’evolversi della normativa regionale, con particolare attenzione alla nuova Legge Regionale del 2019 che sancisce l’apertura delle Case del Commiato e affida la gestione e la manutenzione dei cimiteri a soggetti pubblici o privati, la categoria delle onoranze funebri spende molte energie sul tema della formazione: «Di fatto è oggi un nostro fiore all’occhiello –prosegue Ricciardi –. La LIA è infatti un ente accreditato per organizzare i corsi obbligatori e abilitanti per la nostra professione. Nel 2019 a Presezzo abbiamo organizzato un evento formativo molto partecipato che ha coinvolto 200 persone tra operatori del settore e tecnici comunali. L'Associazione è anche lo strumento che ci permette di interloquire con ATS per definire un protocollo comune relativo alle procedure igienico sanitarie da seguire: un percorso condiviso e che durante il periodo del Covid è stato fondamentale nella gestione della pandemia e che viene portato avanti ancora oggi».
1 AGOSTO 2015
Nasce «Confidi Systema!», alleanza lombara
Nato dalla fusione di cinque Consorzi dove a livello locale sono protagonisti Confindustria Bergamo e Ance Bergamo e Confagricoltura Bergamo. Fuori solo la sigla artigiana. Il via ufficiale sarà per l’inizio del 2016. Gli obiettivi: promuovere la crescita delle imprese, garantire il credito e porsi come interlocutore valido e credibile con le banche.
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 1 agosto 2015 - 16 febbraio 2016)
25 NOVEMBRE 2016
Il battesimo dei Tavoli Ocse: risultati nel 2017
Attrattività, educational, innovazione, competitività, lavoro e welfare sono gli ambiti dei cinque Tavoli di esperti all’interno del progetto «Bergamo 2030». Ente capofila della cabina di regia è la Camera di Commercio insieme a Comune, Provincia, Università, Confindustria, Imprese & Territorio, Sindacati e Popolare Bergamo (gruppo Ubi).
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 12 - 26 novembre 2016)
14-15 OTTOBRE 2017
G7 dell’agricoltura e la «dichiarazione di Bergamo»
Bergamo è città ospitante dei vertici mondiali sull’agricoltura con ospiti i sette ministri dei Paesi più industrializzati del mondo: Canada, Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Giappone e Italia. Ben 115mila persone partecipano agli eventi della Settimana dell’Agricoltura bergamasca cornice del summit tra Città Alta e Astino.
(Fonte: L’Eco di Bergamo, 19 settembre - 16 ottobre 2017)
Eccellenze. «Il lavoro artigianale passa dalla formazione tecnica. Saloni di parrucchieri e tatuatori si contendono i nostri studenti».
LE ACCADEMIE PER ACCONCIATORI E TATUATORI FANNO IL PIENO DI STUDENTI
LE ACCADEMIE
Formazione. Non solo consulenza per le imprese socie della LIA, ma anche formazione professionale di livello universitario.
Le Accademie per acconciatori e tatuatori sono la scommessa vinta che LIA vorrebbe replicare anche per altre figure.
LE ACCADEMIE PER ACCONCIATORI E TATUATORI
FANNO IL PIENO DI STUDENTI
La sede delle due Accademie per parrucchieri e tatuatori.
Aggregare è un concetto chiave nella storia della LIA e fare squadra è nel «dna» dell’associazione di via delle Canovine che negli anni non solo ha strutturato le sue categorie più rappresentative, ma ha anche aperto le porte a nuove professionalità artigiane. Tanta edilizia, quindi, ma non solo: nel post Covid la LIA ha saputo riadattarsi al mutato contesto economico prestando il suo sostegno, tra gli altri, agli acconciatori e alla storica Accademia Bergamasca Acconciatori ( ABA ). Un sodalizio nato con l’obiettivo di non disperdere l’esperienza, di successo, dell’«università dei parrucchieri» che nel 2021 ha festeggiato i 52 anni di storia.
«In molti casi gli studenti che ottengono il diploma di parrucchiere al termine di un corso d’istruzione superiore non sono realmente pronti a lavorare – sottolinea Valeriano Pesenti , Presidente dell’Accademia e della categoria –. Non hanno maturato la giusta esperienza, perché durante la scuola non è stato dedicato abbastanza tempo a far imparare loro il mestiere, non tanto sui libri, quanto sui clienti. Da un paio di anni, grazie alla nostra adesione alla LIA, abbiamo potuto fare il salto di qualità e contare sull’esperienza dell’associazione per strutturarci meglio e ricevere i servizi di gestione d’impresa che solo un’associazione di categoria come la LIA è stata in grado di offrirci». A confermare l’unione di intenti è Marco Amigo -
ni, Presidente della LIA : «L'Accademia Bergamasca degli Acconciatori è ora parte integrante della nostra associazione, una scelta che abbiamo abbracciato per diverse ragioni. La principale è la condivisione di un format vincente: uno degli ostacoli per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro, così come per le aziende pronte ad assumere, è la carenza di competenze pratiche.
Settori come quello dell'acconciatura richiedono allievi preparati, capaci di rispondere alle esigenze del mercato con abilità concrete e immediatamente spendibili. I ragazzi formati presso l’ABA sono molto ricercati dai saloni del territorio e spesso sono richiesti dai loro stessi formatori, titolari altamente specializzati, la cui esperienza consente agli allievi di diventare veri professionisti del mestiere ».
Una visione comune che ha trovato subito concretezza: «Ci siamo incontrati nel 2020 e la decisione di costituire una categoria ad hoc è stata presa in pochi mesi – conferma Pietro Bonaldi, Direttore della LIA –. Da un punto di vista politico, l’Accademia era una realtà indipendente e quindi abbiamo deciso di mantenere la sua identità e il marchio. Da un punto di vista della rappresentanza per noi l’ingresso di una realtà come ABA ci ha consentito di sviluppare un nuovo format formativo per risolvere il mismatch tra domanda e offerta nel settore».
Il primo passo della categoria è stato quello di trasferire la sede dell’ABA dalla Malpensata ai nuovi locali di Cavalieri di Vittorio Veneto. A pochi metri dalla sede della LIA è stato messo a disposizione dell’Accademia uno spazio di 400 metri quadrati dove insegnanti e allievi possono lavorare in ambienti più ampi e funzionali: «La nuova sede ci consente di strutturare diversi tipi di corsi per la formazione di base e avanzata e dal 2022 abbiamo avviato anche l’Accademia Barber dedicata esclusivamente al taglio maschile – spiega Pesenti –. Come didattica abbiamo potenziato l’offerta: i primi due anni si sviluppano su un percorso comune a tutti, mentre il terzo e quarto anno di specializzazione prevedono indirizzi diversi. Il percorso in Accademia punta molto tutto sui laboratori e sulla conoscenza pratica: i nostri allievi hanno costantemente le mani in pasta, per così dire. Questo perché il mercato ha bisogno di figure già avviate e ben formate: non a caso l’Accademia riceve telefonate quotidiane di titolari di saloni interessati ad assumere come apprendisti i nostri allievi. Parliamo di saloni bergamaschi, ma anche bresciani e milanesi, professionisti che hanno già toccato con mano le capacità dei nostri allievi. Nessuno degli studenti dell’Accademia è mai rimasto senza lavoro al termine dei quattro anni. Anzi, quasi tutti vengono assunti prima di finire il primo anno accademico».
Dal 2002 è stata avviata anche l'Accademia Barber dedicata esclusivamente al taglio maschile.
Dentro l’Accademia si organizzano anche corsi trasversali, dalla sicurezza alla privacy, dalla gestione fiscale e amministrativa alla comunicazione. L’obiettivo è stimolare i ragazzi e accompagnarli come giovani imprenditori nell’apertura della loro attività. «Quello di ABA è davvero un format innovativo e stiamo pensando di mutuarlo anche per altre categorie – aggiunge Bonaldi –. Crediamo profondamente nel legame che questa proposta formativa ha con il territorio bergamasco, per cui è diventata un solido punto di riferimento. Il nostro percorso insieme è appena iniziato e porterà all’attivazione di nuove attività».
Il fine originario delle Accademie è quello di ridurre il gap di competenze. Ma non è l’unico: «Stiamo infatti strutturando una proposta di corsi di specializzazione e aggiornamento rivolti ai professionisti che già lavorano – conferma Bonaldi –. Inoltre, stiamo valutando la possibilità di rivolgerci a quei soggetti esclusi dal mondo del lavoro o insoddisfatti del proprio impiego. L’approccio esclusivamente pratico dell’Accademia si presta perfettamente anche per formare quelle persone che desiderano imparare un nuovo mestiere. La vera sfida sarà quella di trovare le risorse pubbliche per agevolare le iscrizioni: l’interlocuzione con enti e istituzioni, Regione Lombardia in primis, sarà una delle priorità dei prossimi anni. Non è da escludere nemmeno il supporto dei nostri Enti Bilaterali».
LE ACCADEMIE PER ACCONCIATORI E TATUATORI
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Altra categoria, stesso obiettivo degli acconciatori: accompagnare la crescita imprenditoriale di nuove figure artigiane, strizzando l’occhio ai giovani e alle nuove generazioni. Esattamente un anno dopo l’ingresso dell’Accademia degli Acconciatori Bergamasca la LIA inaugura la Tattoo Academy Bergamo , una vera e propria scuola per diventare tatuatori professionisti. Il «padre» dell’iniziativa è Haiva Romanello, tatuatore con oltre 15 anni di esperienza e Segretario Nazionale del CNTP (Confederazione Nazionale Tatuatori e Piercer) che sul finire del 2021 bussa alla porta della LIA. Il suo, di fatto, è un ritorno: «Nel 2014 avevo seguito il corso organizzato dalla LIA in qualità di ente accreditato dalla Regione per l’abilitazione regionale sulle norme igienico sanitarie. Mi era piaciuto il modus operandi e la qualità della struttura e così ho subito pensato a loro per l’idea che avevo in testa».
L’idea di di Haiva di affidarsi a una realtà come la LIA è presto giustificata: nel 2021 la normativa cambia e l’entrata in vigore della nuova legge regionale porta la formazione obbligatoria a 1.500 ore, di cui 500 ore come tirocinio. «Le nuove norme introdotte da Regione Lombardia tutelano il diritto alla salute e promuovono elevati standard di qualità e competenza, oltre a valorizzare le capacità artistiche degli operatori
– sottolinea Romanello –. Per la prima volta si vanno a definire non solo i requisiti igienico-sanitari per l’esercizio delle attività, ma anche l’importanza di garantire un’adeguata formazione degli operatori: aspetti che negli anni precedenti come Segretario della Confederazione Nazionale Tatuatori e Piercer mi ero impegnato a portare sui tavoli istituzionali. Grazie alla riforma regionale abbiamo finalmente centrato l’obiettivo e ora l’accesso alla professione è regolamentato. Non è certo un atto politico per contrastare i colleghi: la nuova riforma regionale nel mondo dei tattoo è stata pensata per arginare quel boom di nuove attività che spesso operavano fuori dai requisiti richiesti dalla legge e, soprattutto, con una qualità del servizio non all’altezza che il nostro lavoro richiede».
Quel cambio di passo aspirato dalla categoria dei tatuatori è quindi alle porte, ma per attuarlo Romanello si rivolge alla LIA esprimendo la sua esigenza formativa: creare una vera e propria Academy per tatuatori. «Non abbiamo esitato un attimo – ricorda Amigoni – e sulla base dell’esperienza maturata negli anni dall’Accademia Bergamasca Acconciatori, abbiamo fondato la Tattoo Academy Bergamo ». Il primo anno formativo 2022/23 prende il via raccogliendo le adesioni di 15 allievi e oggi l’Academy conta più di 40 iscritti.
Quella del tatuatore è infatti una professione ambita: negli ultimi anni la richiesta del mercato nell’ambito
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del tatuaggio ha subito una forte impennata, ma a Bergamo non c’erano realtà formative strutturate che potessero istruire la nuova generazione di tatuatori. «Per noi era diventato fondamentale fornire una formazione adeguata ai giovani che si avvicinavano al mondo dei tattoo anche solo per passione – prosegue Romanello –. Il corso, conforme alla nuova legge regionale 23 luglio 2021 n. 13 “Disciplina delle attività di tatuaggio e piercing”, permette oggi di ottenere l’abilitazione regionale necessaria per praticare la professione di tatuatore sia in proprio sia come lavoratori dipendenti.
Sono 1.500 ore, suddivise in 1.000 ore di formazione teorico-pratica e 500 ore di laboratorio o tirocinio: abbiamo allievi giovanissimi, appena diciottenni, ma anche ragazzi di 25-30 anni, oltre ad alcuni iscritti provenienti anche da fuori provincia». Storia, cultura e tecniche del tatuaggio, quindi, ma non solo: ampio spazio è riservato alle nozioni pratiche di marketing, inglese, contabilità, sicurezza, con il conseguimento finale degli attestati Rspp, Primo soccorso e Antincendio. Dall’anno scorso, inoltre, con le nuove annualità accademiche sono partite anche interessanti novità
rivolte ai professionisti del settore già in attività».
Nello specifico, sono stati organizzati degli incontri di formazione ed aggiornamento professionale, anche a costo zero, con partner tecnici e ambassador specializzati e riconosciuti nel settore: «Con le nostre Accademie stiamo proponendo un modello in cui anche gli imprenditori e i loro dipendenti più specializzati si mettono a disposizione come docenti – conclude Bonaldi –. Abbiamo constatato che questo format è molto efficace nel processo di trasferimento delle competenze professionali.
Gli iscritti alle nostre accademie rilevano una percentuale altissima di attivazione di contratti di lavoro (quasi il cento per cento), essendo un contesto in cui domanda e offerta di lavoro si incontrano naturalmente. In entrambe le accademie gli allievi sono impegnati per tutto l’anno formativo in un percorso a trecentosessanta gradi, affiancati da un corpo docenti composto da professionisti specializzati nell’ambito della formazione, con un programma che mira a restituire competenze, soprattutto pratiche, immediatamente spendibili nel mercato del lavoro».
Dietro ogni traguardo della LIA ci sono loro: donne e uomini che hanno reso possibile la costruzione di una realtà forte e dinamica, veri custodi e protagonisti di un’associazione che guarda al futuro senza dimenticare le proprie radici.