Caterina M Gatti portfolio architettura 2012
Caterina M. Gatti via Pinturicchio 33 20133 Milano Italia 3391972403 cater@fastwebnet.it
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concorso
Riqualificazione di Piazza Sant’Ambrogio, Vigevano Caterina Gatti, Silvia Merighi, Elisa Rampa con Studio Associato di Architettura Ferrazza-Gatti Progetto di risistemazione di Piazza Sant’Ambrogio e delle strade limitrofe
Relazione di progetto: La posizione di Piazza Sant’Ambrogio la rende un importante nodo all’interno del centro storico di Vigevano, la sua riqualificazione offre l’occasione di completare il sistema di spazi pubblici storici operando ad una scala urbana. La strategia progettuale prevede inoltre la valorizzazione di tutti quegli spazi a ridosso del cuore del centro storico oggi trascurati ma potenzialmente importanti per la vita dei cittadini. In primo luogo si è cercato di determinare un nuovo ruolo per piazza S. Ambrogio con lo scopo di renderla complementare ai luoghi d’interesse nelle immediate vicinanze, il Castello, la Rocca Vecchia, la Piazza Ducale. Il progetto della piazza, cuore dell’intervento di riqualificazione, mira a creare un nuovo luogo di aggregazione, funzionale e flessibile. La piazza Sant’Ambrogio è concepita come l’anticamera di Piazza Ducale, una sorta di foyer a cielo aperto non appariscente ma fortemente caratterizzato nella sua semplicità, le scelte progettuali mirano a inserirla armonicamente nel centro storico senza l’ambizione di competere con le eccellenze esistenti. Osservando l’attuale configurazione di Piazza DucaleCastello-Rocca Vecchia si nota come il sistema manchi di una sorta di conclusione nelle sue estemità, in particolare per quanto riguarda lo sbocco della Strada Coperta. Obiettivo strategico del progetto è quello di dare organicità a tale percorso includendo all’interno di un sistema chiuso quelle aree ricche di potenzialità come via Rocca Vecchia, che costeggia il Naviglio fino ad arrivare in piazza S.Ambrogio. La riqualificazione di tale asse con gli stessi caratteri che identificheranno la nuova piazza completa dunque il percorso del visitatore, arricchendo il sistema dei luoghi pubblici storici. Allo stesso modo la riqualificazione della via Rocca Vecchia, in continuità con via Pier Candido Decembrio, ha consentito di creare nuovi spazi dello stare per i cittadini, dando vita a un nuovo spazio di aggregazione all’ingresso della Scuola Media Bussi. 5
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(a sinistra) planivlumetrico (sotto) schemi di analisi del sistema piazza Ducale-Castello-Rocca Vecchia
Si è scelto di riqualificare le vie in asse con Piazza Ducale e la Strada Coperta (via Bruno Buozzi e via Marazzani) per ancorare il sistema di spazi pubblici storici di Vigevano al resto della città. Il progetto proposto si compone per parti riconoscibili, tenute insieme dal legante della pavimentazione in pietra e dalle alberature, definite da gesti apparentemente elementari in alcuni punti ma dalla grande forza compositiva. Per assicurare la vitalità di piazza S.Ambrogio è fondamentale dotarla di una funzione che la renda concretamente utile alla vita quotidiana e la inserisca attivamente nel sistema attrattivo della città. Nonostante l’alta frequentazione di Piazza Ducale e del Castello le possibilità di incontrarvi luoghi di sosta all’infuori dei tavolini dei bar sono molto scarse. Il ruolo di piazza Sant’Ambrogio, anticamera naturale di Piazza Ducale, è quindi individuato in un nuovo luogo di sosta, uno spazio dello stare flessibile che possa ospitare eventi o essere semplicemente un luogo di aggregazione sociale. Tra gli obiettivi principali sicuramente quello di ridefinire con misura, regola e proporzione l’invaso. La riqualificazione di questo luogo non è un’operazione esclusivamente estetica e formale: essa è innanzitutto ridefinizione funzionale e sociale, tesa a valorizzare gli elementi esistenti e a dare continuità ai sistemi urbani. Si è pensato di rendere il cuore della piazza esclusivamente pedonale limitando l’accesso veicolare ad episodi di eccezioni. La pedonalizzazione e l’assenza di ostacoli fissi (se non perimetralmente) permette una versatilità della piazza e una facile organizzazione delle aree in occasione di mercati e fiere stagionali. Il particolare arredo urbano progettato per la piazza è una panchina snodabile, composta da tre elementi di legno che ruotano intorno a perni d’acciaio. Uno dei tre elementi è fissato al suolo, gli altri due sono mobili, liberi di ruotare grazie alle ruote montate sotto i perni. La flessibilità offerta dalla possibilità di movimento non è fine a se stessa, né si esaurisce nella varietà di occasioni d’uso, infatti le panchine si possono spostare all’ombra degli alberi seguendone gli spostamenti. Dalla combinazione di elementi semplici, e facilmente montabili, si ottiene quindi una grande varietà di configurazioni possibili, non solo delle panchine stesse, ma dell’intera piazza. Le svariate configurazioni possibili rendono la piazza un luogo perfetto per lo svolgimento della vita quotidiana dei cittadini, ma anche per eventi speciali di più ampia affluenza, uno spazio unico di aggregazione sociale. Può ospitare un cinema all’aperto estendendo al massimo tutte le panchine, un mercato, ottenendo il massimo spazio libero possibile richiudendo le panchine su se stesse, si possono creare grandi cerchi di sedute per una lezione all’aperto. 7
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(pagine precedenti) pianta di piazza Sant’Ambrogio (sinistra) disegni della panchina snodabile (pagine seguenti) planivolumetrico
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tesi di laurea Politecnico di Milano Scuola di Architettura Civile Corso di Laurea Magistrale in Architettura A.A. 2011-2012
Relazioni, densità, paesaggio Trame e orditi dell’abitare per lo scalo di San Cristoforo Relatrice: prof. Laura Montedoro Caterina Gatti e Valentina Mion Progetto di disegno urbano nell’area dell’ex scalo ferroviario San Cristoforo a Milano. Abstract: Abitare i margini Il superamento della ferrovia e del Naviglio - elemento qualificante dell’area ma anche cesura - si è imposto tra gli obiettivi prioritari del progetto. La previsione della nuova stazione della metropolitana (linea 4) in piazza Tirana, ha suggerito che la connessione ciclo pedonale est-ovest si ricavasse alla quota sotterranea del mezzanino della metropolitana, potenziando poi il sottopasso ferroviario già esistente e continuando al di sotto dell’alveo del canale per riemergere sull’altra sponda. L’altra scelta strategica è stata quella di considerare e mettere a sistema tutte le aree di trasformazione in gioco nel contesto: oltre allo scalo ferroviario, si sono pertanto considerate anche l’ATU di Ronchetto sul Naviglio e l’area di Corsico in diretto contatto le aree interessate, per il quale il Pgt del Comune prevede un insediamento residenziale. La soluzione finale ha prodotto un impianto cardodecumanico ancorato nelle testate più periferiche ai nuovi insediamenti (Corsico a sud-est, Ronchetto a sud-ovest) e in quelle più urbane alle preesistenze (piazza Tirana a nord-ovest, l’asta verde lungo il Naviglio a nord-est, per la quale si allude a un’auspicabile continuità in direzione del centro città). Il cardo, parallelo al canale, si traduce in un parco lineare sensibile nel proprio andamento alle presenze che vi si susseguono, pur restando fedele alla direttrice principale; contraendosi ed ampliandosi in prossimità della stazione, conservata ma potenziata con nuovi servizi, della nuova darsena presidiata da un edificio di supporto, del nuovo polo pubblico a sud, costruito attorno alle preesistenze della incompiuta stazione e 15
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della cascina di via Molinetto, tramite tra il parco e il nuovo quartiere di più a sud. Il decumano, strutturato sul percorso ipogeo, dalla piazza Tirana - rivitalizzata da strutture per il commercio minuto e per servizi - conduce all’area di Ronchetto, dove si prevede un sistema di corti residenziali. A chiudere il percorso, un perentorio edificio in linea interpreta il confine tra città e campagna e l’approdo del sistema delle cascine nel Parco Sud.
estratti dall’analisi territoriale: (a sinistra) il sistema degli scali ferroviari milanesi (in basso) il sistema delle ville sul naviglio grande, punti d’interesse nel parco agricolo sud milano
ABB 8. 11. 17. 18.
Abb Abb Abb Abb
VIL CAS
1. Casc Corn 3. Cast Cusa 5. Casc Cors 6. Casc Bucc 7. Cast 8. Rocc Lacc 10. Cast Pieve 12. Sant S. M Loca 13. Gran Carp 14. Cast 19. Cast Pesc 21. Casa Roda 22. Villa Roda
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MU POL
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PUNTI D’INTERESSE
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2. Mus Corb 4. Mus Casc Alba 15. Polo Rocc S. Gi 16. Mus cont Casc S. Gi
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(a sinistra) attività umane e modi d’uso stato di fatto e previsione (sotto) programma d’intervento (pagine seguenti) planivolumetrico
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(a sinistra) foto del modello (sotto) vista (pagine seguenti) prospetti lungo il naviglio
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(a sinistra) piano terra area ronchetto sul naviglio (a destra) tipologie residenziali
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(a sinistra) pianta piano terra stazione (sotto) vista a corsico, vista dal cavalcavia
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(a sinistra) schema edificio parco sud (sotto) sezione di una corte prospetto lungo la ronda sud
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contributo al libro Una scelta per Milano Gli scali ferroviari e la trasformazione della città A vision for Milan Rail yards and the city’s transformation a cura di/edited by Laura Montedoro Quodlibet
Railways otherwhere Schedatura di progetti già realizzati in Europa Caterina Gatti e Valentina Mion Il fenomeno della deindustrializzazione ha interessato grandissima parte delle città del mondo occidentale, dando luogo a importanti e radicali processi trasformativi produttivi e fisici dei contesti urbani e metropolitani e alla definizione di città “post-fordista”. All’interno di questo scenario, la dismissione degli scali ferroviari - e la conseguente operazione di riuso e riqualificazione di aree o tratti ferroviari in disuso - è diventata un tema ricorrente nell’ambito della progettazione urbana. Si tratta di un corpus di questioni che si estende a livello mondiale e che, in particolare in ambito europeo, presenta problematiche affini. Tali aree, infatti, si trovano spesso a ridosso dei centri storici e si configurano, data la loro estensione e posizione, come grandi opportunità per le città. Exempla Per queste ragioni si è deciso di presentare in questo capitolo una selezione di progetti realizzati in Europa negli ultimi vent’anni. Si tratta di interventi che si sono distinti in quanto casi emblematici di rigenerazione urbana e sociale: particolarmente apprezzati da parte della popolazione e delle amministrazioni, premiati per il loro valore pubblico (European price for Urban Public Space), catalizzatori trasformazioni massive all’interno della città. Si è ritenuto interessante mettere in luce come, in ambito europeo, a temi e problematiche simili corrispondano spesso dinamiche e processi molto differenti da quelli cui si assiste nel nostro Paese. Di frequente tali interventi sono il risultato di una collaborazione continua e fruttuosa tra enti pubblici, privati e cittadini che assicura, o per lo meno favorisce, il buon esito dell’intervento stesso. Un altro tratto ricorrente è il 35
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(a sinistra) copertina del libro (sotto) esempio di schedaW (pagine seguenti) pagine di sintesi
tentativo di inserire il singolo progetto, indipendentemente dalle dimensioni, in una logica generale che tenga conto degli altri interventi urbani in atto e si ponga come parte di un sistema piĂš ampio atto a far vivere e a far funzionare la cittĂ nel miglior modo possibile.
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concorso Europan 11 Kosovo - Pec
Pecwork atomized density arch. Eleonora Salsa Caterina Gatti Valentina Mion e con Umberto Di Tanna Tiziano Derme Maria Chiara Piraccini Progetto di residenze e complesso universitario in un ex campo militare. Relazione di progetto: A landscape concept The project area is a sort of stretched threshold that connects different parts of the city to the Rugova Mountain and generally to a natural and less urbanized landscape. The proposal aims to work on a double scaled design, that’s always described as a form of transition: the territorial/urban scale, which considers the project as a whole, new city landscape: a shaped set in which it is possible to distinguish residencial areas included in a public building system, that becomes a kind of background view from the city centre, and a light cone from the mountain. the urban/domestic scale, which is also based on the double settlement system PUBLIC/PRIVATE. The first one, that includes the University buildings, the Conference Hall, the Library, the Refectory, and all other collective activities, is strictly related to the GROUND and compromised by it (DENSITY). The second one, that embodies residential functions, represents the settlement RULE and, at the same time, the transition to the domestic smaller scale (ATOMIZATION). The main idea of the proposal consists in forming this double scaled design by shaping the ground as a group of differently sized TERRACES which, in one way, contain the collective functions, in the other way are the ground support of the dwelling bars. Sustainability A NO ZONING strategy of settlement is the first nec41
essary condition to achieve a real sustainability in a full sense. The choice to create a tight relationship between the collective buildings and the dwellings by not separating them in two different portions of the site area, but, on the contrary, by defining a strong FUNCTIONAL JOINT between them, is the idea which has been driving all the urban designing. From a SOCIAL point of view: the idea of mixing up functions gives a concrete richness to the public space, which has to be the social glue in which many things happen: people using it make it richer. This kind of settlement tries to imagine a different idea of University Campus, in which people live and whose public space and main buildings are used 24/7 by different social categories. This is the reason why the social strategy we used doesn’t separate the dwelling typologies by social categories: the choice has been to define a TIME BASED differentiation, built up through a matrix, regardless of whether the residents were students, families or tourists. In a URBAN sense, there are two important topics: the settlement strategy has the possibility to be realized by SUBSEQUENT PARTS, the dwellings are formed by a modular and drywall off site construction system and they can be built up depending on how many residents are foreseen as time goes by. Each collective building is independent from the others although they are positioned according to a hierarchical general plan (SMALL-MEDIUM-LARGE blocks). The whole system of buildings develops around the three large ones: the Library, which is positioned in the heart of the site area, the Conference Hall and the Refectory which are positioned along the street front, more connected with the centre of Peć. In this way the settlement works both internally and as a treasure for the whole city. the accessibility is organized on two kinds of way: the one from the LOW LEVEL gives accesses to the collective buildings and to the University buildings and the one from the HIGH LEVEL gives accesses to the residential terraces on which the dwelling bars are positioned. This kind of system is coherent with the double scaled PUBLIC/PRIVATE settlement choice. A perimetral driveway helps some access points linked to collective and services functions (bike sharing, minimarket, cableway) but no cars are foreseen inside the area. The proposal aims to make an experience out of walking, biking and running: a way to create a real live in culture. A high ENVIROMENTAL performance is indispensable to reach a comfortable living space. In a urban 42
(a sinistra) genesi del progetto
scale, the idea of PERMABILITY as a net: the settlement is organized to have two large opened corridors running in north-south axis, each one with a different connotation: the lowest one, related to the three Large Buildings, has a more urban character. The highest one is more natural running along the water channel. The programmatic framework The DENSE SHAPED GROUND: the Campus develops itself through the Small-Medium-Large sized collective buildings. This kind of strategy gives a hierarchy to the public space avoiding a monumental impact to the city and giving an interpretation to the contemporary urban issues. Small buildings hold sports facilities: two basket/volley fields with a coffee bar, a gym with a coffee bar, a restaurant, two shops and a mini marketplace. S buildings are located on the highest level of the site area, the one who hold a sport and shop functional mix, close to the cable car station. The public space here is more naturalistic and relaxing. Medium buildings are: four Departments in which are located study rooms of different sizes, offices, laboratories and a reception area and the Vocational Training Centre for 200-300 people close to the bike sharing room; all the M buildings have an internal patio and they are organized in the first two levels of the site area, related to the city fabric and to the street. Large buildings hold the most important collective functions: a Library, a Conference Hall and a Refectory; they are located in order to balance the hierarchies of the whole settlement, because of holding the more representative functions. The three of them also have an internal patio. The DWELLING ATOMIZATION: The dwelling settlement strategy has stressed up the concept of minimum unity to live in, starting not from the idea of a dining-living-bedroom characterized rooms, increased by toilets and a kitchen - which is the typical idea of a flat, but starting from the idea to atomize it; this means that every room is the same, not dependent from the function, just a private space with a door and a window. It may be called NEUTRAL ROOM, a 14 sq mtrs space in which everything could happen. Every group of dwellings is a combination of a number of NR related to a SERVICE BLOCK (SB) that is designed in the same dimension and proportion of the NR but it is organized with toilets and kitchens differently assembled. The NR is an appropriation space that assures a real degree of flexibility in the use, not in the design except for the wall and floor finishings. 43
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(a sinistra) planimetria di progetto (sotto) matrice delle residenze e tipologie
The combination of NRs in this proposal forms three different typologies which construct the settlement rule overlapping the dense shaped ground. This kind of thinking about dwelling aims to enhance the social mix and relationships, proposing a more performing lifestyle according to the needs of dofferent kinds of users and social categories. The TIME BASED ATOMIZED MATRIX: To imagine which kind of social mix could have been foreseen, and to comprehend in which way to make it work, the design concept starts from the idea that the users are considered by how much time they are going to live in the site (1-5 years, 6 months-1 year, 0-6 months). This time based first grouping has been crossed with the number of users that could share a a NR and a SB unit; in this way it has been possible to follow a multiplying strategy, and to create a matrix that shows how the social mix is working.
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(a sinistra) assonometria con indicazione funzioni (in alto) vista (a lato) schema funzionamento edificio tipo (pagine seguenti) vista a volo d’uccello 47
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progetto accademico Politecnico di Milano Scuola di Architettura Civile Corso di Laurea Magistrale in Architettura A.A. 2011-2012 Laboratorio di Sistemi Costruttivi II
Nuovo quartiere sostenibile nell’area ex Atena, Vercelli Proff: Davide Derossi, Emilia Costa masterplan: Massimiliano Degli Antoni, Caterina Gatti, Valentina Mion, Camilla Sacerdoti progetto singoli edifici: Caterina Gatti Progetto di disegno urbano e architettura residenziale a Vercelli
Il progetto mira a creare un nuovo quartiere sostenibile in un contesto urbano caratterizzato principalmente da una forte dispersione residenziale. L’area si trova in una zona margine tra città a campagna, su una delle principali direttrici di penetrazione di Vercelli; il torrente Cervetto attraversa l’area in direzione nord-sud. L’idea principale prevede di invertire la naturale sequenza città-campagna, portando il verde verso il centro della città e la densità edilizia nella parte più periferica. Il quartiere residenziale incorpora diverse funzioni e diverse tipologie residenziali, dal co-housing ad abitazioni-ufficio. Lo spazio pubblico si configura come una sequenza di spazi fortemente caratterizzati che si conclude nella risistemazione dei margini del Cervetto. Gli edifici progettati prevedono sistemi costruttivi fortemente sostenibili, con struttura in legno montabile a secco. 51
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(a sinistra) sistema del verde lungo il Cervetto e concept (sotto) schema assonometrico
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(pagine precedenti) planivolumetrico (a sinistra) pianta piano terra (sotto) prospetto su strada
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(pagine precedenti) planivolumetrico (a sinistra) pianta piano terra (sotto) prospetto su strada (pagine seguenti) sezioni costruttive
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progetto accademico Politecnico di Milano Scuola di Architettura Civile Corso di Laurea Magistrale in Architettura A.A. 2011-2012 Fotografia dell’architettura
Riverberi prof. Marco Introini Caterina Gatti, Valentina Mion Progetto di fotografia su Milano ispirato a Corinne Vionnet L’utilizzo di immagini presenti sul web in fotografia In un’epoca come la nostra la disponibilita’ di contenuti offerta dalla rete ha reso possibile un fenomeno storicamente inedito: la condivisione semplicissima, immediata e quindi aperta a tutti degli strumenti di lavorazione creativa, ma anche delle idee stesse, delle fonti a cui attingere, dei frutti della creativita’. La rete ha reso possibile la condivisione, senza ostacoli, di conoscenze e di elaborazioni che fino a pochissimi anni fa non erano condivisibili se non attraverso canali prefissati e, quindi, di facile controllo. In questo panorama generale, grande spazio è riservato alla fotografia che diviene chiaramente uno degli ambiti più inflazionati. L’enorme quantità di materiale disponibile rappresenta, di fatto, una risorsa ma si tratta anche di una quantità di dati tale da diventare disorientante. Esiste una saturazione tale per cui qualsiasi tema di progetto, sembra divenire banale. Nasce una sorta di imbarazzo e quindi, una difficoltà. Generalmente, un progetto fotografico nasce a partire da un oggetto reale o comunque, si serve di un oggetto reale per svilupparsi. Nell’immagine che viene prodotta, la realtà appare filtrata attraverso lo sguardo del fotografo che ne elabora una visione possible sulla base di un progetto definito. Questo aspetto, ossia il rapporto diretto tra fotografo e realtà, viene a mancare nel momento in cui l’esperienza dell’oggetto non è più parte del processo. Con la rielaborazione di immagini già prodotte da altri, venendo meno l’esperienza diretta, il progetto fotografico diviene ancor più idea e processo. Il rapporto diretto soggetto (fotografo) realtà, si trasforma in un rapporto indiretto in cui tra soggetto e oggetto compare un filtro estraneo, quello delle immagini già prodotte. 63
All’interno del rapporto si inserisce una collettività che prima era esclusa e che interviene indirettamente come creatrice di immagini. In sintesi possiamo dire che il progetto fotografico ha come oggetto la realtà la quale, tramite un processo più o meno preciso, si trasforma in immagine. Il progetto di rielaborazione fotografica avviene invece a partire da immagini esistenti e ha come scopo un’immagine finale la quale, oltre a restituire un’idea di realtà, restiuisce anche, indirettamente, un’interpretazione che il fotografo subisce e non crea. Numerosi fotografi famosi hanno scelto di lavorare in questo modo, abbandonando più o meno parzialmente la fotografia propriamente detta per concentrarsi sulla rielaborazione di materiale digitale. Primo tra tutti Thomas Ruff che ha abbandonato quasi totalmente I sistemi tradizionali per dedicarsi a progetti basati su immagini trovate in rete. Tra I più famosi un progetto basato sulla variazione dei pixel finalizzato alla produzione di immagini astratte con soggetti solo parzialmente riconoscibili. Fontcuberta ha invece utilizzato immagini trovate in rete per realizzare dei mosaici raffiguranti scenari presi dalla realtà. Corinne Vionnet ha ricreato paesaggi e luoghi conosciuti utilizzando la sovrapposizione di immagini eistenti arrivando a creare una nuova visione effimera della realtà. Riverbero del suono Il riverbero è il suono che permane in un ambiente quando il segnale diretto si è esaurito. Per immaginarlo pensiamo ad un esempio macroscopico: un colpo di pistola in una cattedrale. Dopo lo sparo il suono rimbomba per diversi secondi estinguendosi lentamente. Questo suono è originato dalle riflessioni del suono originario sulle superfici che incontra. Nel fenomeno della riflessione, una parte dell’energia associata all’onda sonora viene assorbita e un’altra parte viene riflessa. Dunque ad ogni riflessione l’onda sonora perde una parte di energia fino a che questa non si estingue. Mentre il fenomeno dell’eco permette al nostro orecchio di distinguere suoni separati e quindi di percepire la ripetizione del suono iniziale, con il riverbero le onde sonore rimbalzano, si sovrappongono al suono emesso, provocando un rimbombo, il suono iniziale non è più percepito chiaramente. Riverbero del monumento Il comportamento delle onde sonore ci permette di fare un parallelo con la percezione del monumento. 64
(sotto) schemi: riverbero del suono, riverbero del monumento
Il primo impatto è un’immagine nitida, è il suono diretto, solitamente coincide con “l’immagine da cartolina”, il turista cerca quell’immagine che è abituato ad associare al monumento. Con l’esperienza del monumento, muovendosi di fronte ad esso, si hanno i primi echi, simili alla prima immagine e comunque nitidi anche se con piccole distorsioni (cambio di punto di vista, luce). Nel momento in cui il turista si allontana o lascia il luogo, alle immagini nitide si sotituisce il riverbero del monumento. Una sovrapposizione di immagini collezionate nell’esperienza che rimbalzano sulle sue impressioni, emozioni, cultura e restituiscono un’immagine non chiara, distorta che contiene la suggestione dell’esperienza reale del monumento. Quest’immagine sostituirà nella memoria del turista l’immagine da cartolina.
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(a sinistra) Torre Velasca (sotto) il Duomo (pagine seguenti) la Scala
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(a sinistra) Galleria Vittorio Emanuele (sotto) San Lorenzo (pagine seguenti) la Scala: fonti
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progetto accademico programma erasmus Universidad Camilo Josè Cela Madrid ESAT Arquitectura Proyectos 5-6 A.A. 2009-2010
Eco-barrio en la antigua estaciòn de Segovia
(quartiere sostenibile nell’area della vecchia stazione di Segovia) prof. Antonio Vèlez, Diego Garcia Setièn Caterina Gatti Progetto di riqualificazione dell’area della vecchia stazione di Segovia, Spagna. L’area di progetto è una vasta area in dismissione situata alla periferia sud di Segovia. La scelta di riqualificare l’area e insediare un nuovo quartiere residenziale deve fare i conti con forti limiti topografici e una certa carenza di servizi nella zona, tagliata fuori dal centro turistico della città. La riqualificazione dell’area è soprattutto occasione di creare un nuovo punto d’interesse non più legato al turismo ma rivolto a studenti e lavoratori. Il progetto nasce dalla sovrapposizione (quasi letterale) di una spina di servizi che segue l’andamento topografico dell’area e l’orientamento eliotermico delle residenze. Nonostante la “rigidità” del concept l’intervento è fortemente sensibile al contesto in cui è inserito. La stecca dei servizi, che ospita una molteplicità di funzioni, da spazi lavorativi a spazi ricreativi, modella gli spazi sfruttando i dislivelli del terreno e accogliendo le direttrici della città in continuità con le strade esistenti. Avendo quindi affidato completamente alla spina di servizi il compito di articolare gli spazi esterni, gli edifici residenziali sono liberi di seguire il migliore orientamento: l’impianto residenziale è quindi rigidamente orientato secondo l’asse nord-sud senza spazio per eccezioni. Si crea quindi una sorta di città su due livelli: sia dal punto di vista formale sia da quello dell’uso. Il piano terra è quasi completamente permeabile e sistemato a verde, definito dai fronti spezzati della spina di servizi, è pensato come una sorta di grande parco abitato, un corso d’acqua corre lungo tutta l’area svolgendo la funzione di fitodepurazione per gli edifici insediati. Il mondo fluttuante delle residenze, in connessione alle attività commerciali e ricreative con 75
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(a sinistra) studi sulla densità (sotto) modelli di studio
una “promenade” in quota garantisce la massa critica di persone necessaria alla sicurezza di un’area a parco tanto estesa. La completa fruibilità del piano terra assicura alla città una grande quantità di spazio pubblico vivificato e controllato dalla varietà funzionale insediata.
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(a sinistra esploso assonometrico (sotto) schema funzionamento eco-barrio
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(a sinistra) pianta coperture (sotto) piano terra quota percorso (pagine seguenti) studio per il concept
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progetto accademico Politecnico di Milano Scuola di Architettura Civile Corso di Laurea Magistrale in Architettura A.A. 2008-2009 Laboratorio di progettazione III
Milano Verde 1938-2009 prof. Francesco Menegatti Caterina Gatti Progetto di edificio residenziale a partire dalla reinterpretazione del progetto Milano Verde “Immaginate la gioia di poter progettare, creare, costruire, organizzare un’intera città viva, moderna, attiva, dove possa abitare, in pace con le leggi dell’estetica, dell’igiene e della giustizia sociale, quel mondo operaio e laborioso di cui tanto ostenta di interessarsi la società contemporanea? Immaginate l’orgoglio di un architetto o di un gruppo di architetti , chiamati a ideare e a realizzare un gruppo omogeneo di “case per la gente qualunque”, dove l’elemento economico e l’elemento estetico potessero identificarsi entro i giusti e decorosi limiti di un dignitoso e civile tenore di vita?” G. Pagano, ottobre 1942 Il lavoro da noi condotto nel laboratorio ha portato da un’attenta analisi del disegno della Milano Verde (di G. Pagano, F. Albini, I. Gardella, G. Minoletti, G. Palanti, G. Prevedal, G. Romano.) ad una reinterpretazione del progetto. Il “ridisegno” della Milano Verde è stato volutamente slegato dalle dinamiche sociali, economiche, storiche da cui il progetto originale è nato. Il tentativo è stato di decontestualizzare il progetto e reinterpretarlo da un punto di vista linguistico e compositivo. La reinterpretazione non si scosta in modo netto dall’originale, rimangono forti la ritmicità e l’ortogonalità dell’edificato, non variano le tipologie edilizie e si mantiene la via trionfale. La scelta è stata di diradare l’edificato e creare una vasta area verde centrale ad ospitare le funzioni collettive. Attraverso un’operazione compositiva semplice come la rotazione degli isolati, si inseriscono variazioni senza minare la chiarezza e leggibilità del progetto. La grande piastra centrale che ha ruolo fondamentale nella dinamica compositiva del progetto di Pagano non perde qui la sua funzione: è infatti elemento ordinatore dell’intero ridisegno, separa e collega le due aree verdi 87
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(a sinistra) vista a volo d’uccello (sotto) reinterpretazione della Milano Verde
inserite nel progetto. Dalla reinterpretazione l’approfondimento di un isolato e il progetto di un edificio residenziale che ne fa parte.Come il ridisegno, l’edificio è stato progettato all’interno di una ricerca linguistico-compositiva basata sulla semplicità, chiarezza e purezza d’immagine, d’impianto e di funzione. Si tratta di un edificio di 6 piani lungo circa 160 m che scavalca la strada. La ripetizione della stecca residenziale nell’isolato crea una forte ortogonalità contraddetta dai percorsi orizzontali vari creati dalla disposizione casuale degli spazi commerciali al piano terra degli edifici. La composizione è regolata da una rigida maglia strutturale con modulo di 3.60 m che ordina l’edificio in pianta e in alzato. Tre corpi di risalita composti da un corpo scala e un modulo di spazio comune, servono la distribuzione a ballatoio degli alloggi. Il ballatoio a baionetta ruota intorno al corpo scala centrale e ribalta gli alloggi. Questo semplice espediente separa l’edificio in due parti nettamente leggibili e opposte, facendo del corpo scala centrale il nodo compositivo del progetto. In corrispondenza del ballatoio è la maglia strutturale a creare il prospetto, sul retro degli alloggi è invece un apparente infittimento della struttura a disegnare l’alzato. L’edificio risulta quindi un continuo scambio tra pieni e vuoti, ordinato dal corpo scala centrale e dalla fascia del primo piano che contraddice la normale distribuzione dell’edificio. Nei piani si dispongono le diverse tipologie abitative, tutte sviluppate a partire da un’unica matrice che tende a creare spazi tesi e chiaramenti leggibili: la divisione fondamentale è tra spazi comuni aperti e spazi chiusi di intimità e servizio. I 2 piani più alti dell’edificio ospitano invece uno studentato e una terrazza comune su due piani. Il progetto della “casa per studenti” si compone dell’alternanza di un modulo di spazi e servizi comuni e un modulo con alloggi privati in equilibrio tra intimità e dialogo. Le rigide scelte linguistiche degli alzati fanno sì che le diverse tipologie si fondano nell’edificio dando un aspetto unitario e continuo alla composizione.
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(a sinistra) dettaglio di prospetto (a destra) tipologie di (pagine seguenti) studio per il concept
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progetto accademico Politecnico di Milano Scuola di Architettura Civile Corso di Laurea Magistrale in Architettura A.A. 2008-2009 Laboratorio di progettazione Urbanistica
Legami e complessità progetto per l’Area dell’Ex Scalo Ferroviario Farini proff. L. Montedoro, B. E. Campbell, S. Sbattella Caterina Gatti, Valentina Mion Progetto di disegno urbano nell’area dell’ex scalo ferroviario San Cristoforo a Milano. Il progetto dello scalo Farini è il risultato di un lavoro di analisi condotto a partire dalla scala 1:100000 fino ad una verifica in scala 1:500, nel corso del quale Milano e il suo territorio sono stati analizzati in diverse tematiche e a scale diverse, permettendoci di accostarci al progetto urbano (in scala 1:2000) con una forte consapevolezza del contesto. L’area dello scalo Farini, ampia circa 500 mq., è racchiusa indicativamente tra il Cavalcavia Bacula, Via Cenisio, Via Valtellina, e Via dell’ Aprica. La presenza del cimitero a Monumentale amplifica l’effetto barriera, esasperato ulteriormente dalla differenza di quota. La ferrovia crea una contraddizione fortissima: da un lato favorisce i collegamenti fra città o aree geograficamente distanti, permettendo un flusso di persone e beni, dall’altro lato causa una cesura all’interno del contesto urbano, creando della aree di risulta, intorno ai suoi margini. Questo è stato per noi un punto fondamentale nell’approccio alla riqualificazione dello Scalo Farini, assunto come un residuo della Milano industriale. Questa area deve ricucire zone della città con caratteri molto diversi, creando una nuova centralità, che vada a sfruttare le potenzialità dell’area circostante (sia attuali che in progetto). E’ infatti una parte della città in fase di grandi trasformazioni (basti pensare ai progetti del Nuovo Portello, di Citylife, dell’area Garibaldi). Da una civiltà industriale siamo passati a una civiltà dei servizi, la città deve quindi conformarsi a queste nuove esigenze e un’area dismessa, per riqualificarsi, deve offrire una varietà funzionale e tipologica adatta. La città è nata mescolando funzioni diverse: la casa, il lavoro, la cultura, il divertimento; tale aspetto risulta evidente dalla nostra analisi. Laddove diverse funzioni e destinazioni d’uso si intrecciano e si completano troviamo una grande ricchezza di relazioni urbane; laddove 97
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(a sinistra) concept (sotto) schizzi di progetto
questo aspetto viene a mancare si crea il degrado. La situazione ottimale si creerebbe qualora in ogni quartiere fossero riprodotti questi intrecci. Una centralità urbana dovrebbe poi riuscire ad innestarsi su un tale tessuto per arricchirlo e renderlo ancor più vitale nonché creatore di relazioni urbane positive. E’ questa la tensione che ci siamo poste nell’affrontare il progetto. L‘obbiettivo è stato ricreare nel progetto quella complessità urbana che abbiamo analizzato. Nella fase di analisi che ha preceduto quella prettamente progettuale ci siamo impegnate a cercare di individuare quali fossero i punti di forza e quali i punti deboli dell’area dello Scalo Farini. L’obbiettivo che ci siamo poste è stato quello di mettere a sistema i punti forti modificandoli e potenziandoli così da eliminare le aree degradate o comunque di ridurle il più possibile. Per far questo abbiamo ritenuto opportuno sfruttare le infrastrutture esistenti (es. Stazione di Lancetti ) e potenziarle laddove necessario. Abbiamo infatti previsto la realizzazione di una fermata delle FS da collocarsi nei pressi di Villa Simonetta così da favorire ulteriormente l’accesso al nuovo parco e al Centro Interculturale che sorgerà nell’area (funzione d’eccellenza). Per quanto riguarda le funzioni da inserire negli edifici in progetto, l’obiettivo che ci siamo poste è quello di riuscire a creare un buon livello di mixitè funzionale sia all’interno dei quartieri che dei singoli edifici. Per connettere le due parti di città tra cui si pone lo Scalo Farini abbiamo scelto di creare tre grandi fasce verdi differenti per funzioni inserite e per conformazione. Un’ulteriore fascia verde segue invece la giacitura dei binari e segna una linea di forte collegamento tra Garibaldi e Bovisa.
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(a sinistra) attività umane e modi d’uso (a destra) analisi territoriale (pagine seguenti) planivolumetria e estratti dei piani terra
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progetto accademico Politecnico di Milano Scuola di Architettura Civile Corso di Laurea Magistrale in Architettura A.A. 2008-2009 Il Progetto di Architettura nei contesti di marginalità e povertà
Scuola Comunitaria a Katì Plateau, Mali proff. Emilio Caravatti, Camillo Magni Caterina Gatti, Valeria Matteri, Valentina Mion Progetto di una scuola comunitaria a Katì Plateau, Mali, da realizzarsi in due fasi. Il tema di progetto ha riguardato la costruzione di una Scuola Comunitaria a Katì, cittadina africana situata a 10km da Bamako (Mali) in un ambito intermedio tra contesto rurale e contesto cittadino. Data la particolarità del tema proposto, le fasi di analisi e di progetto hanno richiesto uno sforzo considerevole. Sono state affrontate alcune questioni fondamentali come per esempio: - lo studio del contesto nel quale il progetto andava a situarsi inteso sia come contesto fisico che come presenza sociale - il tentativo di avvicinarsi ad una realtà diversa e distante dalla nostra sia sotto il profilo culturale che in merito alle esigenze della comunità - la comprensione delle reali esigenze funzionali di cui tener conto nella stesura del progetto - il tentativo di gestire il processo progettuale come una serie di momenti successivi e complementari in cui lo spreco delle risorse fosse ridotto al minimo - le limitazioni dovute alle difficili condizioni climatiche e metereologiche del territorio - le limitazioni dovute ai materiali, alle tecniche costruttive e alla manodopera locale - il tentativo di realizzare un progetto che diventasse esempio per successive realizzazioni da gestirsi a livello locale senza la necessità di un intervento esterno. Nell’affrontare un progetto di questo tipo, in un contesto così distante dal nostro, è stato evidente come sia a livello organizzativo che di impostazione progettuale fossero necessarie delle soluzioni differenti da quelle adottate tradizionalmente. Tuttavia non ci sono state grandi differenze a livello di metodo o di approccio al tema di progetto. Se in Italia 109
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(a sinistra) inquadramento area di progetto
il contesto ed i vincoli possono essere rappresentati da preesistenze storiche o da normative e distanze dai confini, lo stesso è in africa quando cerchiamo di conservare un albero o di scegliere che tipo di materiale è più adatto per la muratura. Il programma di progetto prevedeva che la costruzione della scuola si articolasse in due fasi distinte: FASE I - Costruzione di tre aule (ciascuna di 60mq circa) per il primo ciclo scolastico (sei annualità) - Spazio d’ombra - Ufficio per la direzione - Latrine - Deposito materiale - Pozzo d’acqua - Muro di confine FASE II - Acquisizione di terreno adiacente (possibilità a sud o nord del terreno di prima fase) - Ampliamento con tre nuove aule - Spazio studio doposcuola all’aperto (da utilizzare anche come pranzo all’aperto) - Cucina comunitaria con deposito - Eventuale ampliamento latrine - Stanza per guardiano notturno - Piantumazione di n.5 alberi - Completamento muro di confine Altre indicazioni prevedevano che: Le aule sarebbero state utilizzate da studenti dai 5 ai 12 anni circa; ciascuna utilizzata nella prima fase di progetto contemporaneamente da allievi di due classi. Ogni classe sarebbe stata composta da circa 60 studenti (tolleranza fino a 70) I maestri sarebbero stati in numero di tre per la prima fase a cui se ne sarebbero aggiunti eventualmente altri tre nellaseconda fase. Il direttore sarebbe stato anche maestro. I genitori avrebbero gestito il mantenimento degli alunni ed il loro vitto oltre al pagamento/mantenimento del/dei maestri.
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(a sinistra) concept (sotto) foto del modello (pagine seguenti) pianta e sezioni
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(a sinistra) esploso assonometrico di una coppia di aule (sotto) fasi della costruzione (pagine seguenti) dettaglio, riferimenti progettuali: Caravatti, Scuola Comunitaria, N’Tyeani, Nuova Guinea; Hollman, Reuter, Sandman, Women’s center, Rufisque, Senegal
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progetto grafico
Portfolio pieghevole in A1 Caterina Gatti
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