Francesco Diluca - Giardini Exhibition - Lodi

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a cura di Angela Madesani

La mostra “Giardini” rappresenta per Lodi e per il panorama culturale del nostro territorio un forte segnale di ripresa e rinascita, come suggerisce il tema scelto dall’autore Francesco Diluca per raccontare l’evoluzione del rapporto dell’uomo con la natura. Nel grande giardino ideale riprodotto dalle creazioni della rassegna convivono armoniosamente decine di opere dalle forme organiche, collocate in diverse sedi, anch’esse in dialogo tra loro, per raccontare una storia di fragilità, ma anche di forza e di resilienza – parola quest’ultima che soprattutto nel tempo del Covid è diventata per tutti noi familiare. Lodi, che è stata per prima e più duramente colpita dallo tsunami della pandemia, ha dimostrato la voglia e la tenacia di rialzarsi e ricominciare: questo evento, dal nostro punto di vista, è quindi un’opportunità per rendere idealmente omaggio ai concittadini che non si sono mai arresi e hanno continuato a guardare con fiducia al futuro, ma lo è anche e soprattutto per riflettere e rinnovare la consapevolezza che l’uomo è parte di un tutto e che e con il tutto deve rimanere in rispettoso equilibrio. Siamo di fronte a un’esposizione di grande portata e di alto livello che per la nostra città è davvero un “unicum”, fortemente voluto dal Comune e organizzato con un lavoro durato ben tre anni, in collaborazione con due realtà eccellenti del nostro territorio, l’Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Lodi e la Collezione Anatomica “Paolo Gorini”. L’occasione di questa mostra dal fascino originalissimo permetterà di valorizzare alcuni luoghi di riferimento per la cultura cittadina, di aprire al pubblico due sedi suggestive, l’ex Chiesa di Santa Chiara Nuova e la Sala dei Filippini della Biblioteca Laudense, alle quali l’accesso è solitamente limitato, e di svelare per la prima volta in assoluto l’antica Libreria della Erbe, nel complesso dell’Ospedale Vecchio, che finora non è mai stata visitabile. Il percorso espositivo si snoda nel cuore della città e intesse uno stretto rapporto con il contesto storico, artistico, scientifico e religioso dei luoghi, conducendo il visitatore in un’esperienza intensa e coinvolgente. Il prestigio della mostra e degli spazi che la ospitano, insieme alla fama che precede l’artista e la curatrice Angela Madesani, sono tutti elementi di sicuro interesse e richiamo per un pubblico che ci aspettiamo provenga da tutto il territorio, e ben oltre.

Sara Casanova Lorenzo Maggi Sindaco di Lodi Vicesindaco e Assessore alla Cultura di Lodi

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SoMMario Giardini opere

Francesco Diluca a Lodi Angela Madesani

Gardens artworks Francesco Diluca in Lodi Angela Madesani

G I A R D I N I

i. Ex LiniFiCio

ii. CoLLEzionE anatoMiCa PaoLo Gorini

iii. antiCa LibrEria DELLE ErbE

iV. bibLiotECa LauDESE, antiCa SaLa DEi FiLiPPini

V. Santa Chiara nuoVa

Vi. Ex ChiESa DELL’anGELo

Vii. tEatro aLLE ViGnE

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A p p A R A t I / A p p e N D I x

Nota biografica e mostre selezionate / biographical note and Main Exhibitions bibliografia selezionata / bibliography Selected

A r d i n i O p e r e Francesco d iluca a Lodi

Sarebbe semplicistico definire quella di Francesco Diluca a Lodi una mostra. Si tratta piuttosto di un percorso espositivo nel cuore di una città carica di riferimenti storici, artistici, scientifici, religiosi, naturali. Qui il rapporto con i diversi spazi della città, destinati a funzioni differenti, si fa ancora più intenso e complesso. Tutto parte dal solito dualismo: uomo e natura.

Per favore non si pensi alle, ormai sin troppo proposte, rassegne sulla natura ai tempi del lockdown!

Questo tema coinvolge l’artista da un tempo assai più remoto e inoltre l’iniziativa di Lodi è faccenda che dura da circa tre anni: progetti, visite, pensieri, studi, realizzazione di opere specifiche per quegli spazi. Una costruzione articolata in cui giorno dopo giorno l’artista si è misurato con il tema che lo interessa ponendosi in continuo confronto con la storia dell’arte, con il suo percorso, con quanto affronta.

Certo, quelli che stiamo vivendo sono momenti grevi, preoccupanti, in cui è inevitabile che si guardi al nostro circostante. L’uomo è un animale egoista, autoreferenziale, che ora pare occuparsi della natura solo perché si sente tremare il terreno sotto ai piedi. Con l’arte possiamo trovare una risposta? Con la ricerca di Francesco Diluca, che in questa ampia manifestazione costruisce dei veri e propri ambienti fisici e mentali, ci si presentano ulteriori quesiti. L’opera non deve essere messaggio nudo e crudo, immediato, facile, propagandistico, atto al convincimento, piuttosto metabolizzato, digerito, pensato e mai esplicitamente finalizzato, altrimenti diviene propaganda. Il suo è un avvicinamento rispettoso alla natura senza metterla in posa. Alcune delle riprese per realizzare i filmati di documentazione per la mostra sono stati realizzati negli ambienti semi abbandonati dell’ex-linificio lodigiano, in cui la natura si è rimpadronita degli spazi in maniera totalizzante, poco garbata e allo stesso tempo maestosa. Ha creato una sorta di terzo paesaggio, così il filosofo paesaggista francese Gilles Clément. La natura “bisbetica da domare”, in parte domata per arrivare all’educazione massima del giardino, qui si è liberata di ogni tipo di coercizione per essere solo se stessa. Il rapporto è con il tempo suo grande alleato. E l’uomo? Occupa un ruolo marginale, come parte di un tutto. Diluca è affascinato dall’uomo, dalla sua struttura, dalla sua anatomia, proprio in rapporto alla natura in un un’indagine continua di natura fisica ed esistenziale. In tal senso mi piace collocare uno dei punti chiave della mostra, se non il punto chiave

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al Museo Gorini1, un luogo straordinario, nel senso etimologico del termine, inaugurato circa quarant’anni fa per il centenario della morte dello scienziato. Il primo viaggio in quel luogo mi ha sedotto, conquistato.

Gorini è una figura assai particolare, laureato in matematica,2 nel 1832 va a insegnare a Lodi dove vive tutta la sua vita. Uomo di scienza, certo, ma anche di impegno politico, perfettamente immerso nel suo tempo, amico di Carlo Cattaneo3. Uomo, artista del suo tempo, nutatatis mutandis, con uno sguardo di matrice etica, sociale è anche Diluca.

Una delle chiavi del pensiero e dell’azione goriniana è il concetto di “sperimentale”, mutuato dal Cattaneo. Il loro è un approccio laico4, scientifico, positivista e progressista in aperta contrapposizione alla metafisica, a ogni forma di trascendenza. Sperimentazione, empiria che trovano un evidente senso nella ricerca del nostro artista, teso a sperimentare materiali, con i quali si relaziona come un alchimista del contemporaneo.

Di Gorini affascina la battaglia contro l’ignoranza e la superstizione, battaglia che ancora oggi ha un senso. Stiamo vivendo un tempo di oscurantismo, di paure, dove l’apparente democrazia dei social genera una sorta di facile populismo del sapere, di infodemia in grado di distruggere e di mettere in crisi la ricerca, la cultura e lo studio. L’arte in questo senso può diventare uno strumento rivoluzionario, una risorsa di comprensione e di mutazione speculativa e metodologica. A partire dalla prima metà dei Settanta del XIX secolo, Gorini si dedica allo studio delle tecniche per la cremazione dei cadaveri5, dell’imbalsamazione6 e della pietrificazione degli stessi, tecnica alla quale molto spazio viene dato all’interno del museo. È questo l’aspetto della sua ricerca che affascina maggiormente Diluca. Gorini si è anche occupato di Geologia, uno degli aspetti più interessanti della sua ricerca in tal senso è il plutonismo7, una teoria per la quale fu aspramente condannato, che lo rese inviso alla politica ufficiale. Lo scienziato voleva che il plutonismo potesse

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spiegare «tanto la vita delle montagne, quanto la vita dei vegetali e degli animali». Questa visione di insieme, questa lettura olistica del circostante può essere particolarmente interessante per Diluca. Quello a cui si dà vita nel museo non è un dialogo armonioso tra opere e spazio ma un confronto serrato, quasi di rottura. Nel chiostro del museo pone una grande scultura di forte impatto, alta circa due metri e mezzo. Titolo dell’opera è Micelio, il corpo del fungo, il suo apparato vegetativo, formato da una serie di filamenti uni o pluricellulari. Qui forse il collegamento è più con il micelio sterile, sprovvisto di un corpo riproduttore in cui Diluca scorge un collegamento con la rete neurale umana, che a sua volta rimanda alla rete capillare e rizomatica di Internet. Natura, uomo, tecnologia in un collegamento formale diretto, continuo, sono l’oggetto della sua indagine. nello stesso luogo sono, inoltre, presenti due opere della serie Post fata resurgo, in una sorta di continuità dialettica con le ricerche goriniane. Una serie della quale abbiamo già parlato in occasione della mostra di San Celso8, che potrebbe fare pensare a Waste Men, la scultura fatta di materiali di scarto, alta 25 metri, realizzata nel 2006 in sei settimane da Antony Gormley, nel Kent: «La sfida era costruire qualcosa con cui la gente potesse identificarsi e a cui potesse contribuire. Abbiamo convinto la nettezza urbana di Thanet a scaricare la spazzatura sul sito prescelto, ma abbiamo anche chiesto alla gente di portarvi oggetti, che avessero o meno un significato personale, da bruciare. Insieme ad alcuni rifugiati in attesa di permesso, con il materiale accumulato abbiamo costruito questa figura alta venti metri. Il braccio sollevato mirava a essere un cenno di riconoscimento, come un registro: come a dire: «Ci sono»»9. La gente si era trovata di fronte a una sorta di grande rogo collettivo, che in Post fata resurgo è altra cosa: è una sorta di ritualità antropologica in cui la scultura, realizzata dall’artista, con le modalità di una statua miologica, anche dopo la combustione rimane tale, non subisce una distruzione totale. anzi gli scheletri delle due sculture, in aperto dialogo con le scoperte e le teorie goriniane, vengono installate a Santa Chiara nuova, il giorno successivo all’inaugurazione.

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Qui non è un grande rogo di rimando apotropaico quanto una sorta di performance di rimando esistenziale in cui l’uomo resta nella sua unicità. «Ho fondato tutto il mio lavoro su un amore viscerale per l’anatomia, fin dai tempi dei miei studi all’Accademia di Brera a Milano. Ho sempre guardato con interesse ai libri di miologia, mi affascina l’idea della concatenazione dei muscoli alle ossa, come una pianta si concatena a una pietra». Il legame fra uomo, natura e circostante è nella sua opera evidente. La natura è stata martoriata dagli uomini egoisti, strafottenti, presuntuosi e arroganti. Il dialogo è forse l’unica soluzione possibile. Homo homini lupus, certo, ma bisogna essere capace di arrendersi, di mettere in atto una strategia di pacificazione. Altrimenti è la fine.

All’interno del Museo Gorini, Diluca ha creato una sorta di metamostra in cui anatomia e natura vengono raccolte in un abbraccio totalizzante. Nella biblioteca, situata al piano superiore del museo è l’antica Libreria delle erbe, in cui gli scaffali sono vuoti. Quanto ricrea l’artista è una sorta di laboratorio, uno studio alchemico, in cui si propone una collezione ideale fatta delle sue opere dell’artista, una raccolta alla maniera sette-ottocentesca in perfetta relazione con il luogo. Per fare questo Francesco ha portato in mostra intere parti del suo studio, oggetti dai quali mai si separa e che diventano opera nell’opera, ci sono parti anatomiche da lui realizzate, studi per il suo lavoro, teschi di sale, ma anche di foglia d’oro. Chi guarda si può perdere in una collezione fisica e mentale al tempo stesso. Su un lungo tavolo è uno scheletro in cui si sviluppa una parte corallina. Vengono in mente le settecentesche macchine anatomiche del medico palermitano Giuseppe Salerno, conservate nella napoletana Cappella Sansevero: dei gioielli straordinari in cui la medicina si fa arte.

Nella biblioteca delle erbe concettualmente Diluca dà vita a un evidente unicum inscindibile e imprescindibile di natura e uomo. La stanza di fronte è tutta bianca, in essa è appesa una scultura di filato metallico, a terra è il sale che ritroviamo in alcune opere della libreria dirimpettaia.

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Il titolo della mostra, Giardini, sembra essere in contrasto con quanto da noi affermato poc’anzi, a proposito di una natura che si reimpossessa di quanto le è stato rapinato ingiustamente. I giardini ai quali Diluca fa riferimento sono, tuttavia, luoghi ideali. Come una dimensione ideale è nell’opera Memento (2014), imperativo del verbo latino meminisse.

Ricordati!, dunque, un’opera del passato proiettata nel presente con un rimando al futuro, è un invito a non dimenticare quanto sta accadendo intorno a noi, a non dimenticare che noi donne e uomini siamo comunque parte di un tutto che merita riflessione, impegno e rispetto giorno dopo giorno. E forse l’arte in tutto questo può fare la sua parte: Memento!

1 Il museo è dedicato a Paolo Gorini, scienziato e patriota (Pavia, 1813 – Lodi, 1881)

2 La sua formazione in Scienze Naturali è da autodidatta. Si è occupato di fisiologia, di geologia, di chimica, di biologia.

3 Carlo Cattaneo (Milano 1801-Lugano 1869) è stato un intellettuale e politico italiano.

4 Il suo in particolare agnostico, senza mai atteggiamenti polemici, nonostante il suo positivismo convinto con evidenti simpatie massoniche.

5 Nel 1877 fu realizzato a Lodi, a spese del Comune, un forno crematorio.

6 Il 10 marzo del 1872, giorno della morte di Giuseppe Mazzini, il Gorini, è stato incaricato dell’imbalsamazione del cadavere dello stesso.

7 Il plutonismo è una teoria geologica intesa ad attribuire ai fenomeni eruttivi il ruolo principale nella formazione della massa solida della crosta terrestre.

8 L’installazione proposta alla Basilica di San Celso a Milano, della quale mi sono recentemente occupata viene ora riproposta alla chiesa dell’angelo. Cfr. a.Madesani, Francesco Diluca. Portraits, Eclipse Edizioni arte, Milano, 2022; p.11 e seguenti. Lo stesso rimando è anche per le sculture della serie Radicarsi poste nella sala di lettura della Biblioteca e per le due sculture in oro e ossido di rame poste nelle nicchie esterne del Teatro delle Vigne.

9 A.Gormley in conversazione con M.Gayford in A.Gormley, M.Gayford, Plasmare il mondo La scultura dalla preistoria a oggi, Einaudi, torino, 2021; p.376.

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A r d e n s A r t w O r k s

Francesco d iluca in Lodi

Defining Francesco Diluca’s exhibition in Lodi as an exhibition would be reductive. It is rather an exhibit itinerary in the heart of a city full of historical, artistic, scientific, religious and natural references. The relationship with the city’s different spaces, designed for different functions, becomes even more complex and intense. It all comes from the usual dualism: man and nature.

Do not think of the overly-propagated exhibitions on nature in times of lockdown! This topic has involved the artist for a very long time and, moreover, the Lodi initiative has been underway for about three years: projects, visits, thoughts, studies, the creation of specific works for those spaces. A structured project in which, day after day, the artist has challenged himself on the theme of his interest, in a continuous comparison with the history of art, his career and what he is dealing with.

Of course, the times we are living in are dark and worrying, and it is inevitable that we look at our surroundings. Man is a selfish, self-referential animal, who now seems to care about nature only because they feel the ground shaking under their feet.

Can we find an answer through art? Francesco Diluca’s research, which in this wide exhibition builds real, physical and mental environments, raises further questions. The artwork is not to be a raw, immediate, easy, propagandistic message, aimed at convincing, but rather metabolized, digested, conceived and never explicitly targeted, otherwise it becomes propaganda.

his is a respectful approach to nature without forcing it.

Some of the shootings done to create the documentary footage for the exhibition took place in the semi-abandoned environments of the former Lodi linen mill, where nature has taken over spaces in a totalizing, ungentlemanly yet majestic way. it has created a kind of third landscape, so-called by the French landscape philosopher Gilles Clément. The “shrew to be tamed” nature, partly tamed to achieve the garden’s highest education, here gets rid of all coercion to express itself. The relationship is with time, its great ally. And man? He plays a marginal role, as part of a whole. Diluca is fascinated by man, his structure, his anatomy, precisely in relation to nature in a continuous investigation, both physical and existential.

in this sense i like to place one of the key points of the exhibition, if not the key point, at the Gorini Museum1, an extraordinary – in the etymological meaning of the term –location inaugurated about forty years ago for the centenary of the scientist’s death. My first trip to that place seduced me, conquered me.

Gorini is a very particular figure, graduated in mathematics,2 in 1832 he went to teach in Lodi where he spent all his life. A man of science, indeed, but also politically com-

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mitted, perfectly immersed in his time, a friend of Carlo Cattaneo3. Diluca is a man, an artist of his time, mutatatis mutandis, with an ethical and social matrix.

One of the keys to Gorini’s thought and action is the notion of “experimental”, borrowed from Cattaneo. Their approach is secular4, scientific, positivist and progressive, in open contrast to metaphysics, to any form of transcendence.

Experimentation, empiricism that find clear meaning in the research of our artist, focused on experimenting with materials, with which he relates as a contemporary alchemist.

the fascinating thing about Gorini is his battle against ignorance and superstition, a battle that still makes sense today. We are living in a time of obscurantism, of fears, where the apparent democracy of social media generates a sort of easy populism of knowledge, of an infodemic able to destroy and undermine research, culture and study. In this sense, art can become a revolutionary tool, a source of understanding as well as of speculative and methodological mutation.

From the first half of the 1870s, Gorini devoted himself to the study of techniques for cremating5, embalming6 and petrifying corpses, a technique the museum gives much space to. This is the aspect of his research that fascinates Diluca the most. Gorini also dealt with Geology, and one of the most interesting aspects of his research in this regard is plutonism7, a theory for which he was strongly condemned, and that made him unpopular to official policy. Gorini wished that plutonism could explain “both the life of mountains and the life of plants and animals”. This overview, this holistic reading of his surroundings may be of particular interest to Diluca. What is created in the museum is not a harmonious dialogue between works and space, but a close confrontation, almost a break. In the cloister of the museum he places a large sculpture of strong impact, about two and a half meters high. The title of the work is Micelio, the body of the mushroom, its vegetative apparatus, made up of a series of single or multi-cellular filaments. The connection here is perhaps more with the sterile mycelium, lacking a reproductive structure which Diluca perceives as a link with the human neural network, referring to the capillary and rhizomatic network of the Internet. Nature, man, technology in a direct, ongoing formal connection are the focus of his investigation.

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The same place hosts two works of the series Post fata resurgo, in a sort of dialectical continuity with Gorini’s investigations. a series which we have already talked about on the occasion of the San Celso8 exhibition, that could bring to mind Waste Men, the sculpture made of waste materials, 25 meters high, created in 2006 within six weeks by Antony Gormley, in Kent: “The challenge was to build something people could identify with and contribute to. We persuaded Thanet’s refuse collectors to dump garbage on the chosen site, but we also asked people to bring in objects, whether or not they had personal significance, to be burned. Along with some refugees waiting for a permit, we built this figure twenty meters high with the accumulated material. The raised arm was intended to be a nod of recognition, like a register, as if to say: “I’m here”” 9. People had been confronted with a sort of big collective bonfire, which in Post fata resurgo is something else: it is a kind of anthropological rituality in which the sculpture, made by the artist, with the modalities of a myological statue, remains unchanged even after the combustion, without undergoing a total destruction. The skeletons of the two sculptures, in open dialogue with Gorini’s discoveries and theories, are actually to be installed in Santa Chiara nuova, the day after the inauguration. Here it’s not a big pyre of apotropaic reference but rather a sort of performance of existential reference in which man remains in their uniqueness. “I have based all my work on a visceral love for anatomy, since I was studying at the Brera Academy in Milan. I have always looked with interest at books on myology, I am fascinated by the idea of the connection of muscles to bones, like a plant is connected to a stone”. In his work there is an obvious link between man, nature and his surroundings. Nature has been tormented by selfish, overbearing, conceited and arrogant men. Dialogue is perhaps the only possible solution. Homo homini lupus, of course, but we have to be able to surrender, to implement a reconciliation strategy. Otherwise, it is the end. Inside the Gorini Museum, Diluca created a kind of metamostra in which anatomy and In the library, located on the upper floor of the museum, we find the old Herb Library, whose shelves are empty. What the artist recreates is a sort of laboratory, an alchemical workshop, offering an ideal collection of the artist’s works, a eighteenth-nineteenth-century style collection in perfect relation to the place.

To this end, Francesco exhibited entire parts of his studio, items he will never part with and that become work within the work; there are anatomical parts he made, studies

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for his work, skulls made of salt, but also of gold leaf. The viewer may get lost in a collection that is physical and mental at the same time.

On a long table there is a skeleton with a coral component. Eighteenth-century anatomical machines by Palermitan doctor Giuseppe Salerno, preserved in the Sansevero Chapel in Naples, come to mind: extraordinary treasures where medicine turns into art. In the Herb Library, Diluca conceptually creates an essential and inseparable unicum of nature and man. The opposite room is all white, in it hangs a sculpture of metal yarn, while on the floor, the same salt we find in some works of the opposite library. the title of the exhibition, Gardens, seems to be in contrast with what previously stated about a nature that takes back what has been unfairly stolen from it. However, the gardens Diluca refers to are ideal places. As ideal is the dimension in the work Memento (2014), imperative of the Latin verb meminisse. Remember!, then, a work of the past projected into the present with a reference to the future, is an invitation not to forget what is happening around us, not to forget that we women and men are still part of a whole that deserves consideration, commitment and respect day by day. And perhaps in all this, art can play its part: Memento!

1 The museum is dedicated to Paolo Gorini, scientist and patriot (Pavia, 1813 - Lodi, 1881)

2 His education in natural sciences is self-taught. He studied physiology, geology, chemistry, and biology.

3 Carlo Cattaneo (Milan 1801 - Lugano 1869) was an italian intellectual and politician.

4 His approach was specifically agnostic, devoid of polemical attitudes, despite his firm positivism with obvious Masonic sympathies.

5 In 1877 a crematorium was built in Lodi, at the expense of the City.

6 On March 10th 1872, the day of Giuseppe Mazzini’s death, Gorini was entrusted with the embalming of his corpse.

7 Plutonism is a geological theory that aims to attribute to eruptive phenomena the main role in the formation of the solid mass of the Earth’s crust.

8 the installation proposed at the basilica of San Celso in Milan, which i recently dealt with, is now exhibited again at the Chiesa dell’angelo. See a.Madesani, Francesco Diluca. Portraits, Eclipse Edizioni arte, Milan, 2022; p.10 and the following. The same reference is also valid for the sculptures of the Radicarsi series located in the reading room of the Library and for the two gold and copper oxide sculptures placed in the external niches of the Teatro delle Vigne.

9 A.Gormley in conversation with M.Gayford in A.Gormley, M.Gayford, Shaping the World: Sculpture from Prehistory to Now, Einaudi, turin, 2021; p.376.

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GIARDINI

i . e x Lini F ici O

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GIARDINI ii . cOLL ezi O ne A n A t OM ic A pAOLO G O rini

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GIARDINI iii . A ntic A L ibreri A de LL e erbe

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bib L iot EC a DELLE E rb E Chio S tro o SPED a LE VECC hio Lo D i i S ta LL azion E foto credit

Giorgio Gori

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GIARDINI

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GIARDINI V. sA nt A c hi A r A n u OVA

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GIARDINI V i . e x c hies A de LL’An G e LO

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GIARDINI V ii . t e A tr O A LL e Vi G ne
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a p p a r a t i / a p p e n d i x

Francesco diluca, Milano 1979, ha seguito i corsi di pittura e scultura presso l’Accademia di brera, dove si è laureato con lode nel 2004. Vive a Milano / Francesco diluca, Milan 1979, he attended painting and sculpture courses at the brera Academy, where he graduated cum laude in 2004. he lives in Milan.

Mostre selezionate / Main exHiBitions

2022

– Francesco Diluca. Portraits, mostra personale a cura di / solo exhibition curated by Angela Madesani, santuario di santa Maria dei Miracoli e san celso, Milano

2021

– LiMen, mostra collettiva a cura di / collective exhibition curated by Angela Madesani, Villa borletti, Origgio

2020

– Nudo e Figura, mostra collettiva a cura di / collective exhibition curated by simona bartolena, torre Viscontea, Musei civici, Lecco

2019

– Radicarsi, mostra personale / solo exhibition, Museo bernareggi, bergamo

– Germina, mostra personale a cura di / solo exhibition curated by Giuliano zanchi e Giovanni berera, ex Oratorio di san Lupo, porta s. Alessandro, bergamo

2018

– Tempo, mostra personale a cura di / solo exhibition curated by diego Galizzi, Museo delle cappuccine e convento di san Francesco, bagnacavallo (rA)

– Archè, mostra personale presentazione di / solo exhibition presented by isabella nobile, Museo Archeologico paolo Giovio, como

– PARMA 360°, mostra collettiva a cura di / collective exhibition curated by chiara canali e camilla dimeo, parma

2017

– Germina, mostra personale a cura di / solo exhibition curated by davide caroli, spazio ratti, ex chiesa di san Francesco, como

– Sequela, mostra collettiva a cura di / collective exhibition curated by Leonardo regano, ex chiesa di san Mattia, polo Museale dell’emilia romagna, bologna

– streetscape6, mostra collettiva a cura di / collective exhibition curated by ivan Quaroni e chiara canali, Museo Archeologico paolo Giovio, como

2016

– Cities they are a-changing, mostra collettiva a cura di / collective exhibition curated by Marco biraghi e daniele decia, Fabbrica del Vapore, Milano

2015

– Vessel (project room), mostra personale a cura di / solo exhibition curated by davide caroli, nuova Galleria Morone, Milano

2014

– Una Solitudine troppo rumorosa, mostra collettiva a cura di / collective exhibition curated by Angela Madesani, nuova Galleria Morone, Milano

– Francesco Diluca, mostra personale a cura di / solo exhibition curated by davide caroli, MAr, ravenna

2013

– Biennale Italia Cina 2014, mostra collettiva a cura di / collective exhibition curated by sandro Orlandi, 798 Art district, beijing

2012

– Biennale Italia Cina, mostra collettiva a cura di / collective exhibition curated by ivan Quaroni e wang chuchen, Villa reale, Monza

2011

– 54a Biennale di Venezia, mostra collettiva a cura di / collective exhibition curated by Vittorio sgarbi, padiglione italia, torino, sala nervi

– Giorni Felici 2011, mostra collettiva a cura di / collective exhibition curated by Giovanni Frangi e davide dallombra, Fondazione casa testori, novate Milanese (Mi)

2010

– Cocoon, mostra personale a cura di / solo exhibition curated by Alberto Mattia Martini, Fabbrica eos Gallery, Milano

2003

– VOLARE, mostra collettiva a cura di / collective exhibition curated by Gastone Mariani, sala delle cariatidi, palazzo reale, Milano

1999

– Salon I, mostra collettiva collective exhibition, Museo della permanente, Milano

n o t a b i o G r a F i C a E M o S t r E S E L E z i o n a t E / b i o G r a P h i C a L n o t E a n D M a i n E x h i b i t i o n S 152

– A. Madesani, Francesco Diluca. Portraits, (catalogo della mostra / exhibition catalog, santuario di santa Maria dei Miracoli e san celso, Milano)

2021

– A. Madesani, LIMEN, (catalogo della mostra / exhibition catalog), Villa borletti Origgio.

2020

– s bartolena, Nudo e Figura (catalogo della mostra / exhibition catalog, torre Viscontea Musei civici, Lecco).

2018

– d. Galizzi, TEMPO, (catalogo della mostra / exhibition catalog, Museo delle cappuccine e convento san Francesco bagnacavallo).

– i nobile, L. Merlini, Archè, (catalogo della mostra / exhibition catalog Museo archeologico paolo Giovio, como).

2017

– d caroli, Germina (catalogo della mostra / exhibition catalog, spazio ratti, ex chiesa di san Francesco, como).

2014

– A. Madesani, Una Solitudine Troppo Rumorosa, (catalogo della mostra / exhibition catalog, nuova Galleria Morone, Milano).

– d caroli, critica in Arte, (catalogo della mostra / exhibition catalog, MAr, ravenna).

– i. Quaroni, M. bu, w chunchen, s. Orlandi, biennale italia cina 2014, (catalogo della mostra / exhibition catalog, 798 Art district, beijing). s bartolena, Materie (catalogo della mostra / exhibition catalog, Museo Must, Vimercate).

2012

– i. Quaroni, M. bu, w chunchen, s. Orlandi, biennale italia cina 2014, (catalogo della mostra / exhibition catalog, Villa reale, Monza).

2011

– d dall’Ombra, G. Frangi, Giorni Felici 2011, (catalogo della mostra / exhibition catalog, casa testori, novate Milanese).

– s bartolena, Articolo 11, (catalogo della mostra / exhibition catalog, torre Viscontea, Lecco).

2010

– A. M. Martini, Cocoon, il senso dell’assenza, (catalogo della mostra / exhibition catalog, Galleria Fabbrica eos, Milano).

– G. zanotto, A. cruciani, Terzo Rinascimanto, (catalogo della mostra / exhibition catalog, palazzo ducale, urbino).

2003

– G. Mariani, VOLARE!, (catalogo della mostra / exhibition catalog, palazzo reale, Milano).

1999

– Salon I, (catalogo della mostra / exhibition catalog, Museo della permanente, Milano).

2022
b i b L i o G r a F i a S E L E z i o n a t a / b i b L i o G r a P h y S E L E C t E D 153

in copertina / cover

Giardini Ex linificio, istallazione

graphic design sara salvi

traduzioni / translations Giulia savorelli

crediti fotografici / photo credits

© Giorgio Gori: tutte le foto presenti nel catalogo tranne | all photos in the catalog except: pp. 14, 22-23, 25, 26-27, 29

© damiano cao pp. 38-39, 41, 42 © Lucia ceriani

nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. All rights reserved under international copyright conventions. no part of this book may be reproduced or utilized in any form or by any means, electronic or mechanical, including photocopying, recording, or any information storage and retrieval system, without permission in writing from the publisher.

© 2022 gli autori per i testi / the authors for the texts

© 2022 Francesco diluca © 2022 eclipse edizioniArte, Milano tutti i diritti riservati

isbn: 978-88-945895-7-3

Finito di stampare nel mese di marzo 2022 printed in italy

stampa a cura di / printed by Graphic & digital project, Milano

Questo catalogo è stato pubblicato in occasione della mostra / this catalog has been published on the occasion of the exhibition Francesco Diluca GIARDINI 2022

a cura di / curated by Angela Madesani

allestimento mostra / exhibition set up Francesco diluca

decorazione floreale per le casse imballo sculture / decorazione floreale per le sculture che imballano le casse diana diluca

ufficio stampa / press office nOrA comunicazioni

si ringrazia / thanks il comune di Lodi L’ufficio Cultura Architetto robarto Munari La direzione strategica A.s s t., Lodi u.O.c servizi tecnici A.s s t., Lodi professor Alberto carli, curatore Scientifico Collezione Anatomica paolo Gorini, Lodi (A.s s t.) bAr studios dAV srl-carpenteria Meccanica e taglio laser capson inhedited basement italkali Galluccio Angelo, Lodi Angela Madesani

si ringrazia inoltre / thanks also Flavio Arensi, bruno bani, Alessandro branca, damiano cao, nora caracciolo, Francesco crespi, roberta dallabona, Gianluca dell’Atti, diana diluca, daniele e claudia Galluccio, ernesto Giuntini, Giorgio Gori, stefano Govi, Jeanfrancois Lanzetta, carlo Lisi, Abele Maffei, Johannes March, david Mazzola, ivano Merlini, Leonardo Merlini, elisabetta Mero, Libreria Mittel, Marco Mordenti, Giancarlo Orrù, Gaby ramsperger, Sara Salvi, Raffaele Zuccotti

Giuseppe, Marilena, roberto, sara, piermario, Anita, diana, Jlia, stefano, Fabio, Maria e / and sara carusi

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con il contributo di

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