Francesco Diluca - Portraits (Milano Exhibbition)

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portraits francesco diluca


Curiosamente il colore più diffuso tra i fiori è il verde.

Molti fiori non hanno infatti

la necessità di essere appariscenti

e colorati perché il loro polline viene trasportato dal vento e non dagli insetti. (Charles Darwin)

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con il patrocinio with the patronage

Santuario di Santa Maria dei Miracoli e San Celso – milano

portraits francesco diluca a cura di angela madesani


Il vantaggio o lo svantaggio dell’arte contemporanea è che è suscettibile di diverse letture

“Post fata resurgo”. “Nulla si crea nulla si distrugge…, tutto si trasforma”. Già lo dicevano

a volte anche contrastanti se non contraddittorie. Se i dipinti cinquecenteschi conservati

i filosofi dell’antica Grecia che avevano intuito una circolarità del tempo e dell’esistenza.

in santuario o le immagini della madonna con Bambino sulle pareti di san Celso sono

Anche Qoèlet col suo discorso provocatorio affermava: “Vanità di vanità. Non c’è nulla

facilmente leggibili e capaci di generare sentimenti “devoti”, l’arte contemporanea richie-

di nuovo sotto il sole, quello che è stato ancora sarà…”, e F. Nietzsche incalza: “Questa

de una fatica in più, sollecita non solo emozioni ma interpella il ragionamento. Richiede

vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innume-

anche spiegazioni e quindi permette sguardi diversi.

revoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo…”. È evidente che una concezione ciclica del tempo e dell’esistenza storica dell’uomo è as-

Suggestivi i lavori della serie “radicarsi”. Essi, nella loro stesa forma, fanno riferimento

sai lontana da una visione ebraico/cristiana che afferma la possibilità di un compimento,

alle radici e alla natura. Senza radici profonde nel terreno l’albero muore. Anche l’uomo

“un fine” (non semplicemente “la fine”) della storia. È in questo orizzonte teleologico che

senza radici muore! Ma quali sono le radici dell’uomo? Semplificando possiamo dire che

si può rileggere la ripetitività di un gesto quale suggerito nella performance “post fata

sono due: la natura e la storia. L’uomo è parte della natura ma non si riduce ad essa.

resurgo”: creare, distruggere, ricreare, distruggere… infinite volte

L’uomo è capace di creare storia, cultura, socialità, scienza…

Che diritto ha l’uomo di distruggere? Ma poi, è davvero capace di ricreare? Che novità

La distruzione, lo sconvolgimento della natura e la rimozione della propria storia rende

c’è nella ripetizione che pretende essere “rituale”?

l’uomo senza radici, instabile, privo di quel fondamento che per uno sguardo credente è

Il compito del rito non è ripetere nel tempo, ma piuttosto è accogliere nel presente ciò

l’origine e il compimento di tutte le cose: Dio.

che ormai è al di fuori del tempo e dunque sempre attuale. La liturgia cristiana da questo punto di vista insegna!

“Ritratti” (è il titolo della mostra!) e/o autoritratti. Il volto dice la mia identità e l’alterità ri-

“La verità è la vita che dona alla vita - dice Gibran - e benché noi pensiamo di essere i do-

spetto all’altro ma anche rispetto a me stesso. Come vi sono stagioni della natura vi sono

natori non siamo altro che testimoni”. Il gesto rituale, anche quello dell’artista, è testimo-

anche stagioni della vita. Il nostro volto muta come muta la natura. Permane però, il filo

nianza di un gesto originario che trascende il tempo e lo spazio, capace dunque di dare

rosso, il nostro “Io”, che collega le tappe della nostra esistenza. Accettare il mutamento

novità e slancio anche al ripetersi del tempo. Se così non fosse sarebbe un’eterna noia!

permette di vivere senza l’ansia del tempo che scorre e accogliere e vivere quella bellezza e verità che ogni età porta in sé. Compito non facile ma necessario anche per un artista!

Forse, il compito dell’arte è anche questo!

Don Diego Arfani Rettore del santuario di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso


so mma rio / co ntents

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portraits notes on the work of Francesco Diluca in the Basilica of San Celso Angela Madesani

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portraits note sul lavoro di Francesco Diluca nella Basilica di San Celso Angela Madesani

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opere / works

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Elenco opere / List of works apparati / appendix

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Nota biografica e mostre selezionate / Biographical note and main exhibitions

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Bibliografia selezionata / Selected bibliography


portraits

portraits

Angela Madesani

Angela Madesani

In the past three years I’ve curated a few exhibitions in the Basilica of S. Celso. I feel there is the presence of a fil rouge that connects them all. We are not just witnessing an exhibition space, but a very special welcoming site. This is a locus of silence, history and spirituality that can amplify a sense of strong connection when paired with the right genre of contemporary art. Some of the exhibitions I’ve curated here have been conceived specifically around the location. Some others, like this one by Francesco Diluca, used pre-existent pieces that fit perfectly with the hosting environment. Among the artworks exhibited many belong to the series Radicarsi. The title refers to roots, a symbol of continuity, memory and rebirth. Although nature has been compromised in the last century, outraged by prevailing consumerism, unfair exploitation and no ethical rules, she never gives up, she pushes through and keeps on fighting to regain what’s been unfairly taken away from her. A strong reminder of Gilles Clèment describing the importance of defaced landscapes in his “Manifesto del terzo passaggio”. Through this series of works by Francesco Diluca we can sense a connection with the current pandemic, even if their conception was born ahead of it. A testament to how often artists’ sensibility can be ahead of the current state of affairs. “From its deep layers there is a lot we can grasp, Radicarsi maps out a hopeful view of the future, the possibility for rebirth and reflourishing”.1 Forests, trees, culture and history all exist thanks to the roots they lay upon, roots to whom we should pay more attention: they give meaning to our existence, without them everything would be utterly superficial. There is no given continuity, we should observe and study with the utmost interest and attention life’s progress and constant developments. Roots represent life that symbolically embraces everything. Diluca is a lover of botanical studies, his studio is like a greenhouse where different species of plants thrive in a beautiful light. Roots are not all the same, they are like

Negli ultimi tre anni ho curato alcune mostre nella Basilica di San Celso. Mi pare di potere rintracciare in esse una sorta di fil rouge. Non ci troviamo di fronte a un luogo espositivo, ma piuttosto a un particolare sito di accoglienza. È questo uno spazio di silenzio, di storia, di spiritualità e con esso certa arte contemporanea può creare un legame assai intenso. Alcune delle mostre da me proposte erano pensate specificamente per il luogo. In altre, come questa di Francesco Diluca, l’artista si è posto in relazione con esso attraverso opere già esistenti, che risultano, tuttavia, perfettamente in linea con lo spazio ospite. Tra i lavori in mostra numerosi fanno parte della serie Radicarsi. Il riferimento del titolo è alle radici, segno di continuità, memoria, rinascita. Sebbene nell’ultimo secolo della storia del mondo, la natura sia stata offesa, oltraggiata, a causa del consumismo imperante, dello sfruttamento iniquo e privo di qualsiasi forma etica, essa non si è fermata, ha continuato a vivere e in ogni attimo lotta per rimpossessarsi di quanto le è stato sottratto. Così Gilles Clément nel fondamentale Manifesto del terzo paesaggio, quel paesaggio che non è oggetto di un’umana creazione. Possiamo trovare in questa serie di lavori di Francesco Diluca un collegamento con l’attuale situazione pandemica anche se la loro nascita è precedente. Ma quante volte gli artisti hanno visto più in là della cosiddetta società civile? «Dal punto di vista dei significati molto potremmo cogliere, Radicarsi traccia una visione positiva del vivere, un rifiorire, un risbocciare»1. Le foreste, gli alberi, la cultura, la storia esistono proprio grazie alle radici, alle quali dovremmo prestare maggiore attenzione: esse danno un senso all’esistenza, senza di loro tutto sarebbe superficiale. Non esiste soluzione di continuità: ogni cosa che accade merita di essere guardata, studiata con il dovuto interesse. Radice è vita, che simbolicamente abbraccia ogni cosa. Diluca è un appassionato di botanica, il suo studio è una sorta di serra, in cui prosperano piante di diversa tipologia. Le radici non sono tutte uguali, sono dei ritratti ideali. Ogni essere vivente è diverso dall’altro. Questa indagine è uno degli aspetti più affascinanti del suo lavoro. In ognuno di

notes on the work of Francesco Diluca in the Basilica of San Celso

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note sul lavoro di Francesco Diluca nella Basilica di San Celso

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ideal portraits. Each being is different from one another. This investigation is one of the most intriguing aspects of his work. From each one of them transpires devotion, almost feverish, always pregnant with symbolism, there are referrals to outer dimensions, to conceptualism. Ars e non téchne. One of the sculptures in the exhibition is in the shape of a man with visible lungs inside the shell, the formal reference is to I Soffi di Giuseppe Penone, beloved artist, but it would be simplistic to think of a mere allusion. Here the real reference is to the current state of the world, to the everyday drama we are living, to the increasingly less breathable air. It’s like with his work he managed to align completely with a social dimension, to analyse the ever growing complications of men’s relationship with nature. This is an exhibition based on the concept of resistance and not resilience, a term such in vogue right now but often used in the wrong context, on the start of a new life, on the blossoming of a new existence, on the possibility of regeneration and rebirth. I feel in this reading I can also sense a touch of autobiographical reference. The main body of work is made of a group of sculptures, a crowd that must be faced by the spectator. After a careful look, essential to access the deeper meanings of modern art, many layers start to unravel. I am referring to his natural sculptures. Spring with its intrinsic regeneration and floral, reproductive explosion, and winter with its rigidity and incapsulating the drama of inevitable endings. In each one of his works we can perceive a hint to Eros and Thanatos, two opposites tightly entwined. These are just suggestions of course, there isn’t an univocal reading. There is no certainty, no absolute truth. In Papillon, another piece exhibited, the icy white of the butterflies outlining the body of many sculptures, is almost blinding. Not surprisingly a butterfly is just the final phase of a short life. This is the artist’s way of telling the story of our existence under its many facets. The meaning of the exhibition Ritratti, is precisely this: “All the many different figures share the same fascination, but tell different stories, express phases of evolution or involution, life or death, each one represents a different season”.2 In them we could also see all the progressive stages of life. The viewer is welcomed by a 2.5 metres high figure, in the guise of Caronte, the ferryman, a guide that introduces us to the dense crowd of characters. Inside the church together with the pieces from Radicarsi, the artist entertains his guests with the performance Post fata resurgo, taken from a motto by la Fenice. Resurrection after death, the cyclical nature of our existence, a concept dear to him and recurring once again. It’s at this point that a sculpture made of wool and steel is set on fire, it quickly becomes dust that the artist collects and uses to mold new pieces. The waste material finds his legitimate way into becoming new artwork, in a ritual of alchemic matrix. “Recycling is a cyclical expression that I often insert in my work. At first the process was almost unconscious, because I’m fascinated by beauty in all its expressions.

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essi c’è un’applicazione totale, fabbrile si potrebbe dire, ma sempre carica di simbolismi, di rimandi ad altre dimensioni, ai concetti. Ars e non téchne. Una delle sculture in mostra è un uomo nel cui interno sono dei polmoni, il rimando formale è a I Soffi di Giuseppe Penone, artista amatissimo, ma sarebbe semplicistico pensare a una mera citazione. Qui il riferimento è al tempo nostro, al dramma che stiamo vivendo giorno dopo giorno, a un’aria sempre meno respirabile. È come se con il suo lavoro fosse riuscito a entrare perfettamente in una dimensione sociale, ad analizzare il rapporto sempre più complesso dell’uomo con la natura. È questa una mostra sul concetto di resistenza e non di resilienza, un termine così di moda, ma quasi sempre utilizzato in maniera impropria, sul ritorno alla vita, sul risbocciare delle varie fasi, sulla capacità di rinascita. E mi pare in tal senso di potere leggere un rimando autobiografico. La rassegna, presenta, un insieme di sculture, una sorta di folla con la quale lo spettatore si deve relazionare. A chi ha uno sguardo, attento, quanto mai necessario per entrare nell’arte contemporanea, si presentano molte sfaccettature. Sono le sue, sculture naturali. Vi sono la primavera con il suo rigenerarsi, con l’esplosione floreale, riproduttiva, l’inverno con le sue rigidità i suoi drammi legati alla fine delle cose. In tutti i suoi lavori è un richiamo evidente ai concetti di Eros e Thanatos, messi in stretta relazione tra loro. Quelli proposti sono suggerimenti, nessuna lettura esplicita. Nessuna la certezza, la pretesa di verità. In Papillon, un altro dei lavori presenti in mostra, il bianco niveo delle farfalle, dalle cui forme sono composte certe sculture, è quasi accecante. Del resto la farfalla non è che la fase finale di una breve vita. Il suo è un modo di raccontare l’esistenza con molte sfaccettature. Il senso del titolo della mostra, Ritratti, è proprio questo: «Sono tante figure differenti, accomunate dalla stessa fascinazione, però raccontano storie diverse, fasi di crescita evolutiva o involutiva, vita e morte, le diverse stagioni della natura»2. I differenti momenti della vita, potremmo aggiungere. Lo spettatore viene accolto nella mostra da una figura alta circa 2,50 metri, una sorta di grande Caronte, un traghettatore, una guida che ci inserisce nel fitto gruppo di personaggi. All’interno della chiesa oltre alle figure di Radicarsi, l’artista propone la performance Post fata resurgo, motto della Fenice. La resurrezione dalla morte, la ciclicità dell’esistenza, ancora una volta. Qui la scultura di lana di acciaio viene incendiata e diviene polvere, che l’artista raccoglie e utilizza per creare altre opere. Lo scarto entra a pieno titolo a fare parte della sua opera, in una ritualità di matrice alchemica. «Il riutilizzo è qualcosa di ciclico che inserisco nel lavoro. In un primo momento quasi inconsapevolmente, perché sono affascinato dalla bellezza in tutte le sue espressioni. La natura è creazione-distruzione, quindi perché devo fissarla in un momento specifico? L’opera potrà essere peggiore o migliore della realtà. Chi può dirlo? L’importante è che succeda qualcosa. Post Fata Resurgo è la mia massima espressione artistica, perché è qualcosa che faccio e poi distruggo.

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Nature contains creation and destruction, so why should I try to condense it in a static moment? Art can evolve into something better or worse than reality. Who can tell? The revelation is that something new is born each time. Post fata resurgo is my greatest artistic expression because it’s something that I create to then destroy. I’m not interested in becoming a sciamanic artist. After birthing a new conceptual idea, the practical execution could be done by anyone”.3 Diluca goes against the mainstream of his time that associates rituals with boredom, and offers his own version of it. I like to witness the ritualistic part of this action, the symbolic reaffirmation of a myth, finally reinterpreted in a positive way. Just like the Korean philosopher Byung Chul Han highlighting the disappearance of rituals within our society. Han reminds us that rituals should have a positive reference. They give value to what we’ve learned so far, acknowledge what has been, remind us of our roots. Through this work and Diluca’s aesthetic research, we can spot the tension between a beginning and an ending. A reading of life that is almost sacral. I can easily remember the first time I saw the performance in Francesco’s studio. I was the only spectator. I was so impressed by it that it’s hard to forget that feeling of excitement. It was like witnessing a ritual of purification for the art, where what counts is the experience of the spectator, constantly morphing by its personal circumstances. The performance almost obliterates the surroundings, what counts in that moment is only the action and its ontological meaning. The aim of the artwork belongs in it’s being, in its ability to penetrate the spectator that witnesses it. In the exhibition are also displayed some pieces from the series Kura Halos, the Greek “human form”. They are both feminine and masculine figures. Once again it’s a call to the hidden strenght of a fragile material. In this case the referral is to coral. Coral in our culture is a clear metaphor for the blood of Christ.This is a series of pieces that evokes the veins and arteries of the human body. I’d like to see traces of the anatomy treaties by Andrea Vesalio.

Non mi interessa diventare artista sciamano. Io do vita a un’idea in termini concettuali e il resto potrebbe farlo chiunque»3. Diluca, in controtendenza con il proprio tempo storico, che vede nella ritualità un aspetto noiosamente negativo, ne propone una sua forma. Mi piace, infatti, leggere in questa azione una sorta di rito, riaffermazione simbolica di un mito, da interpretarsi in senso positivo. Così il filosofo coreano Byung Chul Han, che ne denuncia la scomparsa all’interno della nostra società. Il rito invece, sottolinea Han, ha un valore positivo. È il riconoscimento del già noto, è l’attaccamento a qualcosa che è già stato, è il rintracciare delle radici. Anche in questo lavoro, come in tutta la ricerca di Diluca, possiamo cogliere un momento iniziale e un momento finale. È in tutto questo una sorta di sacralità legata al concetto stesso della vita. Ricordo un giorno, tempo fa, quando Francesco ha dato vita a questa performance, nel suo studio. Ero l’unica spettatrice. Ho provato una tale emozione, che non riesco a dimenticarmene. Mi pareva di assistere a un rito purificatorio dell’arte, in cui la parte determinante è proprio quella dell’esperienza che si vive, diversa a seconda dei frangenti. L’azione tende ad annullare la cornice in cui essa stessa ha luogo. Quello che è determinante è l’azione con tutta la sua forza ontologica. Lo scopo dell’opera è proprio nel suo essere, nel suo entrare in chi guarda, in chi la vive. In mostra sono anche alcune opere della serie Kura Halos, dal greco forma umana. Sono figure maschili e femminili. Ancora una volta è il richiamo a una sorta di resistenza di una materia fragile. In questo caso il rimando è al corallo. Corallo che nella nostra cultura, soprattutto artistica rimanda al sangue di Cristo. Si tratta di una serie di opere formalmente vicine all’apparato venoso-arterioso. Mi piace leggervi traccia dei trattati di anatomia cinquecenteschi di Andrea Vesalio. In mostra sono i riferimenti a diversi momenti poetici in una dicotomia continua in cui vita e morte sono pur sempre due facce diverse della stessa medaglia.

1 F. Diluca in conversazione con chi scrive, dicembre 2021. 2 Idem. 3 B. C. Han, F. Diluca in conversazione con chi scrive, dicembre 2021.

1 F. Diluca in conversation with the writer, December 2021. 2 Idem. 3 B. C. Han, F. Diluca in conversation with the writer, December 2021.

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elenco opere list of works

Papillon, 2021

Radicarsi, 2020

Radicarsi Micelio, 2021

ferro saldato smaltato / glazed welded Iron

ferro saldato e polvere di rame ossidato /

ferro saldato e polvere di rame ossidato /

170 x 50 x 50 cm

welded iron and oxidized copper powder

welded iron and oxidized copper powder

(pp. 19 – 21)

230 x 90 x 120 cm

216 x 44 x 80 cm

(p. 61)

(pp 103 – 109)

ferro saldato smaltato / glazed welded Iron

Radicarsi, 2020

Radicarsi Ventre, 2021

170 x 50 x 50 cm

ferro saldato e ossidato / welded iron and

ferro saldato e polvere di rame ossidato /

(pp. 22 – 25)

oxidized

welded iron and oxidized copper powder

193 x 60 x 60 cm

175 x 35 x 45 cm

(pp. 63 – 65)

(pp 110 – 115)

ferro saldato smaltato / glazed welded Iron

Radicarsi, 2020

Kura Halos, 2018

90 x 50 x 50 cm

ferro saldato e polvere di rame ossidato /

ferro saldato smaltato / glazed welded Iron

collezione privata / private collection

welded iron and oxidized copper powder

180 x 41 x 55 cm

(p. 27)

185 x 51 x 33 cm

(pp 117 – 119)

Papillon, 2021

Papillon, 2012 Padre

(pp. 67 – 69) Kura Halos, 2019

Papillon, 2021 ferro saldato smaltato / glazed welded Iron

Radicarsi, 2020

ferro saldato smaltato / glazed welded Iron

170 x 50 x 50 cm

ferro saldato e polvere di rame ossidato /

160 x 66 x 60 cm

(p. 29)

welded iron and oxidized copper powder

(pp 121 – 123)

227 x 65 x 51 cm Papillon, 2017

(pp. 71 – 75)

Kura Halos, 2018 ferro saldato smaltato / glazed welded Iron

GERMOGLI ferro saldato smaltato / glazed welded Iron

Radicarsi, 2020

103 x 90 x 50 cm

220 x 70 x 60 cm

ferro saldato e ossidato / welded iron and

(pp 124 – 127)

(p. 31)

oxidized

Germina, 2016

200 x 50 x 40 cm

Kura Halos, 2018

(pp. 77 – 79)

ferro saldato smaltato / glazed welded Iron 85 x 65 x 62 cm

Installazione di 20 sculture. Ferro saldato, vernice dorata, dimensioni

Radicarsi Diana, 2021

variabili / 20 sculptures installation.

ferro saldato e polvere di rame ossidato /

(pp 129 – 131)

Welded iron, golden paint, variable dimensions.

welded iron and oxidized copper powder

Kura Halos, 2021

180 x 60 x 40 cm cad.

145 x 37 x 25 cm

filato metallico / steel yarn

(pp. 32 – 53)

(pp. 81 – 83)

168 x 40 x 40 cm

Radicarsi

Radicarsi, 2022

Radicarsi uomo, 2020

filato metallico / steel yarn

ferro saldato e polvere di rame ossidato /

168 x 40 x 40 cm

welded iron and oxidized copper powder

(pp. 85 – 91)

(pp 133 – 137)

195 x 56 x 30 cm

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Radicarsi donna, 2020

Radicarsi, 2021

ferro saldato e polvere di rame ossidato /

ferro saldato e polvere di rame ossidato /

welded iron and oxidized copper powder

welded iron and oxidized copper powder

171 x 98 x 50 cm

203 x 48 x 37 cm

(p. 55)

(pp. 93 – 97)

Radicarsi, 2020

Radicarsi Skin, 2021

ferro saldato e ossidato / welded iron and

ferro saldato e polvere di rame ossidato /

oxidized

welded iron and oxidized copper powder

211 x 63 x 45 cm

210 x 90 x 56 cm

(pp. 57 – 59)

(pp. 99 – 101)

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a p pa r at i

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appendix

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n o ta b i o g r a f i c a e M o s t r e s e l e z i o n at e / biographical note a n d MAIN EXHIBITIONS

Francesco Diluca, Milano 1979, ha seguito

2016

i corsi di Pittura e Scultura presso l’Accademia

– Cities they are a-changing, mostra collettiva

di Brera, dove si è laureato con lode nel 2004.

a cura di / collective exhibition curated by

Vive a Milano / Francesco Diluca, Milan 1979,

Marco Biraghi e Daniele Decia, Fabbrica del

he attended Painting and Sculpture courses

Vapore, Milano

at the Brera Academy, where he graduated

B i b l i o g r a f i a S e l e z i o n ata / Bibliography Selected

2021

2010

– A. Madesani, LIMEN, (catalogo della mostra /

– A. M. Martini, Cocoon, il senso dell’assenza,

exhibition catalog, Villa Borletti Origgio.

Galleria Fabbrica Eos, Milano). 2020 – S. Bartolena, Nudo e Figura (catalogo della

cum laude in 2004.

2015

mostra / exhibition catalog, Torre Viscontea

He lives in Milan.

– Vessel (project room), mostra personale

Musei Civici, Lecco).

a cura di / solo exhibition curated by Davide Caroli, Nuova Galleria Morone, Milano Mostre selezionate / MAIN EXHIBITIONS

– Una Solitudine troppo rumorosa, mostra

Convento San Francesco Bagnacavallo).

collettiva a cura di / collective exhibition

– LIMEN, mostra collettiva a cura di / collective

curated by Angela Madesani, Nuova Galleria

della mostra / exhibition catalog Museo

Morone, Milano

archeologico Paolo Giovio, Como).

Borletti, Origgio 2020

2017

MAR, Ravenna

– D. Caroli, Germina (catalogo della mostra /

Bartolena, Torre Viscontea, Musei Civici,

– Biennale Italia Cina 2014, mostra collettiva

exhibition curated by Giuliano Zanchi e

2014

Sandro Orlandi, 798 Art District, Beijing

– A. Madesani, Una Solitudine Troppo

– Biennale Italia Cina, mostra collettiva a cura di / collective exhibition curated by Ivan Quaroni e Wang Chuchen, Villa Reale, Monza

mostra / exhibition catalog, MAR, Ravenna). – I. Quaroni, M. Bu, W. Chunchen, S. Orlandi, Biennale Italia Cina 2014, (catalogo della

2011

mostra / exhibition catalog, 798 ART

– 54a Biennale di Venezia, mostra collettiva

DISTRICT, Beijing). S. Bartolena, Materie (catalogo della mostra / exhibition catalog,

– Tempo, mostra personale a cura di / solo

by Vittorio Sgarbi, Padiglione Italia, Torino,

Museo Must, Vimercate).

Francesco, Bagnacavallo (RA) – Archè, mostra personale presentazione di / solo exhibition presented by Isabella Nobile,

Sala Nervi – Giorni Felici 2011, mostra collettiva a cura

collective exhibition curated by Chiara Canali e Camilla Dimeo, Parma

– I. Quaroni, M. Bu, W. Chunchen, S. Orlandi,

Frangi e Davide Dallombra, Fondazione Casa

Biennale Italia Cina 2014, (catalogo della

Testori, Novate Milanese (MI)

mostra / exhibition catalog, Villa Reale, Monza).

2010 – Cocoon, mostra personale a cura di / solo exhibition curated by Alberto Mattia Martini, Fabbrica Eos Gallery, Milano

2017 – Germina, mostra personale a cura di / solo exhibition curated by Davide Caroli, Spazio Ratti, ex Chiesa di San Francesco, Como – Sequela, mostra collettiva a cura di / collective exhibition curated by Leonardo Regano, ex

2012

di / collective exhibition curated by Giovanni

Museo Archeologico Paolo Giovio, Como – PARMA 360°, mostra collettiva a cura di /

catalog, Museo della Permanente, Milano).

catalog, Nuova Galleria Morone, Milano).

a cura di / collective exhibition curated

delle Cappuccine e Convento di San

– Salon I, (catalogo della mostra / exhibition

– D.Caroli, Critica in Arte, (catalogo della

2018 exhibition curated by Diego Galizzi, Museo

1999

Rumorosa, (catalogo della mostra / exhibition 2012

Giovanni Berera, ex Oratorio di San Lupo, Porta S. Alessandro, Bergamo

exhibition catalog, Palazzo Reale, Milano).

di San Francesco, Como).

a cura di / collective exhibition curated by

2019

– Germina, mostra personale a cura di / solo

– G. Mariani, VOLARE!, (catalogo della mostra /

exhibition catalog, Spazio Ratti, ex chiesa 2013

Museo Bernareggi, Bergamo

– I. Nobile, L. Merlini, Archè, (catalogo

di / solo exhibition curated by Davide Caroli,

/ collective exhibition curated by Simona

– Radicarsi, mostra personale /solo exhibition,

Palazzo Ducale, Urbino).

– Francesco Diluca, mostra personale a cura

– Nudo e Figura, mostra collettiva a cura di

Lecco

(catalogo della mostra / exhibition catalog,

exhibition catalog, Museo delle Cappuccine e

2021 exhibition curated by Angela Madesani, Villa

– G. Zanotto, A. Cruciani, Terzo Rinascimanto,

2003 2018 – D. Galizzi, TEMPO, (catalogo della mostra /

2014

(catalogo della mostra / exhibition catalog,

2011 – D. Dall’Ombra, G. Frangi, Giorni Felici 2011, (catalogo della mostra / exhibition catalog, Casa Testori, Novate Milanese).

2003 – VOLARE, mostra collettiva a cura di / collective exhibition curated by Gastone

– S. Bartolena, Articolo 11, (catalogo della mostra / exhibition catalog, Torre Viscontea, Lecco).

Mariani, Sala delle Cariatidi, Palazzo Reale, Milano

chiesa di San Mattia, Polo Museale dell’Emilia Romagna, Bologna – streetscape6, mostra collettiva a cura di / collective exhibition curated by Ivan Quaroni

1999 – Salon I, mostra collettiva collective exhibition, Museo della Permanente, Milano

e Chiara Canali, Museo Archeologico Paolo Giovio, Como

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Questo catalogo è stato pubblicato in occasione della mostra / This catalog has been published on the occasion of the exhibition Francesco Diluca portraits Santuario di Santa Maria dei Miracoli e San Celso, Milano 20 gennaio / January – 20 febbraio / February 2022

/ cover Radicarsi Micelio, 2021 particolare in copertina

graphic design

/ curated by Angela Madesani a cura di

/ text of Angela Madesani testo di

Sara Salvi

allestimento mostra

/ editing by Angela Madesani

exhibition set up

editing a cura di

crediti fotografici

Giorgio Gori

/ photo credits

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. All rights reserved under international copyright conventions. No part of this book may be reproduced or utilized in any form or by any means, electronic or mechanical, including photocopying, recording, or any information storage and retrieval system, without permission in writing from the publisher. © 2022 gli autori per i testi / the authors for the texts © 2022 Francesco Diluca © 2022 Eclipse EdizioniArte, Milano Tutti i diritti riservati

/

Francesco Diluca decorazione floreale per le casse imballo sculture

/ decorazione

floreale per le sculture che imballano le casse

Diana Diluca

ufficio stampa

/ press office

/ thanks BAR studios, DAV Srl-Carpenteria Meccanica e Taglio laser, Capson, Inhedited, Basement, LAQ, BASILICA DI SAN CELSO, Angela Madesani. si ringrazia

/ thanks also Diana Diluca, Johannes March, Jeanfrancois Lanzetta, Damiano Cao, Carlo Lisi, Nora Caracciolo, Gianluca Dell’Atti, Raffaele Zuccotti, Gaby Ramsperger, Marco Mordenti, Abele Maffei, Flavio Arensi, Francesco Crespi, Giorgio Gori, Roberta Dallabona, Bruno Bani, Sara Salvi, Elisabetta Mero, Giancarlo Orrù, Leonardo Merlini si ringrazia inoltre

Giusppe, Marilena, Roberto, Sara, Piermario, Anita, Diana, Jlia, Stefano, Fabio, Maria e / and Sara Carusi

ISBN: 978-88-945895-8-0 Finito di stampare nel mese di gennaio 2022 Printed in Italy stampa a cura di / printed by Graphic & Digital Project, Milano

copia ________ / 99

www.francescodiluca.com



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