Editore: Centro Culturale San Lorenzo 46040 Guidizzolo (MN) - Tariffa R.O.C.: ”Poste Italiane s.p.a. - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27-02-2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB - BS
BIMESTRALE DI ATTUALITÀ, CRONACA, CULTURA E POLITICA - GUIDIZZOLO MN ANNO XIX N. 107 - APRILE 2013
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DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Dal Prato CAPO REDATTORE Graziano Pelizzaro REDAZIONE Giulia Avanzi Laura Leorati Francesca Lugoboni Elodio Perani Sandra Tosi Paolo Zani COLLABORATORI Giorgio Arienti Sante Bardini Annalisa Cappa Cristina Delmenico Michele Galli Luca Ghizzi Daniele Guerra Marta Leali Donatella Lusenti Franco Mondadori Francesca Pesci Luca Piazza Marisa Rodighiero Mariavittoria Spina Giulia Stuani Davide Truzzi Giovanni Zangobbi PROGETTO GRAFICO Claudia Dal Prato EDITORE Centro Culturale “San Lorenzo” via Virgilio, 25 46040 Guidizzolo (MN) Tel. 348 3115232 e-mail: redazione@lanotiziaguidizzolo.com Sito internet: www.lanotiziaguidizzolo.com R. O. C.: N° 9434 del 16-10-00 Aut. Tribunale di Mantova N° 8/95 del 30-05-1995 Stampa: Arti Grafiche Studio 83 (VR) Cellofanatura e spedizione postale: Coop Service s.c.r.l. Virle Treponti (BS) COSTO MODULI 1 modulo verticale: mm 60 x 38 € 40,00 2 moduli orizzontali: mm 60 x 82 € 70,00 4 moduli orizzontali: mm 60 x 170 € 120,00 1/2 pagina: mm 124 x 170 € 200,00 Pagina intera: mm 277 x 170 € 300,00
sommario 3 Editoriale 4 Noris Tomasi 7 Riciclare gli inerti 8 Cronaca 13 Telefono Azzurro 16 Carnevale 2013 19 Ricette 20 Pensioni e dintorni 22 Anima e cuore 23 Psicologia 24 Appunti di viaggio 26 Io, la moto e i beduini 29 Nozze d’oro 30 Arte e dintorni Letteratura 31 Arte e dintorni Astri e civiltà 32 Arte e dintorni La nostra storia 33 Arte e dintorni Cinema 34 Arte e dintorni Recensioni35 37 Lettere al direttore 38 I prodotti Derivati 42 Notizie dall’Amministrazione 45 Gruppo Micologico Naturalistico 46 Pro Loco Guidizzolo 47 Numeri utili
In copertina: “Le Vespe in Vespa” il carro vincitore della sfilata di Carnevale 2013
Invitiamo i lettori a proporre, per le rubriche, problemi o situazioni che siano di interesse generale. 2
editoriale
Graziano Pelizzaro
É finita la seconda Repubblica? Vent’anni fa, dopo Tangentopoli, si disse che era finita la prima Repubblica, che finalmente un certo modo di concepire la politica poteva considerarsi superato, che dalle sue ceneri sarebbe nato un mondo nuovo, pulito, onesto, senza ladri, mantenuti e approfittatori, un mondo dove potevamo tornare a lasciare la porta di casa aperta anche di notte. Com’è andata poi lo sappiamo bene. Dopo vent’anni siamo punto e a capo. O forse peggio. Si dice che la corruzione che venne a galla allora aveva in fondo una certa “moralità”: chi rubava lo faceva per il partito, che lo facevano tutti, che in fondo in fondo era per l’interesse di tutti. Anche per questo si decise che i partiti dovevano avere finanziamenti pubblici, per evitare che dovessero cercare finanziamenti più o meno occulti, più o meno leciti. Ma evidentemente non si erano fatti i conti con la natura umana. Sarebbe semplicistico dire che “l’occasione fa l’uomo ladro”, ma di certo noi italiani facciamo di tutto per apparire tra i migliori interpreti di questo detto. Nei partiti ci sono, per fortuna, tante persone rette ed oneste, ma anche nei partiti sembrano nascondersi soggetti che preferiscono approfittarsene, però a scopo personale. Per alcuni l’interesse privato ha preso il posto dell’interesse pubblico. E così oggi ci troviamo in una situazione politica ingarbugliata, che sembra senza via d’uscita. Ma una speranza c’è. La cadenza ventennale. Il ventennio fascista durò appunto circa vent’anni. Poi la guerra e dopo, gli anni cinquanta e Sessanta, caratterizzati dai governi democristiani. Poi ci fu la “rivoluzione” del sessantotto. Gli anni Settanta e Ottanta con il coinvolgimento della sinistra al governo. Poi la caduta del muro di Berlino, la fine della contrapposizione tra est e ovest e, da noi, tangentopoli. E adesso, dopo vent’anni di seconda repubblica, lo tsnunami Grillo? Più o meno, sempre vent’anni, una generazione. Più o meno tutti finiti con un evento forte, traumatico. Ora i risultati delle ultime elezioni ci consegnano una situazione politica davvero ingarbugliata, dove resistono i vecchi partiti, ma irrompe in Parlamento anche una valanga di “gente comune”, portatrice di istanze di cambiamento forte, di innovazione profonda del modo di concepire l’amministrazione della cosa pubblica. Ma sarà sufficiente mettere a soqquadro il panorama politico per sperare davvero in un cambio di rotta del nostro Paese? Più che uno tsunami politico serve un’ondata di moralità, una nuova coscienza sia individuale che collettiva. Serve un’educazione alla cittadinanza, dove il “bene comune” non sia più solo un valore sbiadito da rispolverare nelle campagne elettorali. Serve che i giovani mantengano la loro purezza e non abbiano fretta di scimmiottare gli adulti. Serve che le istituzioni riguadagnino la credibilità, che i giudici facciano i giudici e non i politici, che vengano eliminate tutte le sacche di privilegio. Serve che i politici facciano proprio ciò che diceva Alcide De Gasperi quando ricordava che “un politico è colui che pensa alla prossima elezione, uno statista è colui che pensa alla prossima generazione”. Ma basterà un’altra generazione?
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Festeggiato il decano degli insegnanti della Scuola d’Arte
Noris Tomasi Prof. Sante Bardini L’amicizia con persone particolarmente dinamiche, a volte, consente di partecipare ad eventi straordinari. Sono stato invitato - per il privilegio appunto di un’amabile familiarità con il direttore di questa rivista, Andrea Dal Prato - ad una singolare rimpatriata tra alcuni vecchi docenti ed i loro allievi della Scuola d’Arte di Guidizzo-
MULTIMARCA
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lo. Lo stesso Dal Prato e Graziano Pelizzaro hanno raccolto la sollecitazione giunta da più parti di riunire il gruppo che, più di mezzo secolo fa, aveva realizzato un importantissimo lavoro. Ovviamente vi era sotteso anche il vivo desiderio di ritrovarsi, dopo tanti anni di lontananza e talvolta di silenzio, di rinnovare l’amicizia, di riandare con la memoria ai tempi della giovinezza e di rammentarne gli episodi più caratterizzanti, rimasti indelebili nella mente e nel cuore di tutti. Si sono ritrovati presso la trattoria “Birbesi” dell’omonima frazione. Invitati erano coloro che avevano lavorato, come accennato, ad un’opera di vasto impegno collettivo, realizzata nei primi anni Cinquanta del secolo scorso, talmente valida
ed interessante da qualificare successivamente la istituzione in campo nazionale ed all’estero. Il progetto consisteva nella riproduzione in scala della cappella della famiglia Pellegrini posta in S. Bernardino a Verona e della chiesa di un santuario denominato Madonna di Campagna, situata negli immediati dintorni della città scaligera. Entrambe le costruzioni, di elevatissimo valore artistico, furono realizzate poco dopo la metà del Cinquecento su disegni di un famoso architetto veneto, Michele Sanmicheli (riporto la grafia più nota) di famiglia originaria da S. Michele di Porlezza, nato a S. Michele Extra nel 1484. Il Sanmicheli è stato un insigne rappresentante della scuola manieristica allora in voga ed ha avuto come com-
mittenti numerose famiglie patrizie di Verona, la Serenissima, il cardinale Alessandro Farnese ed il Papa Clemente VII. Se si tiene presente che l’architettura di quell’epoca ed il concetto del bello che la promuoveva consistevano in pilastri, volte, balaustre, strombature ecc. e decori complessi come cordoni, dentellature, cassettoni, modanature ecc., si può capire l’impegno artistico e manuale, ai limiti del certosino, che è stato necessario. I rilievi sono stati fatti da Paolo Dal Prato. Ho visto i due plastici, sono semplicemente affascinanti. Per le molte concordanze che vi sono sottese non mi è difficile paragonare la vecchia scuola di Guidizzolo alle botteghe artigiane del Rinascimento dove maestri ed allievi pervasi dal demone della bellezza, producevano veri capolavori di pittura, ebanisteria, intaglio, scultura e decorazione che andavano poi ad abbellire chiese e dimore patrizie d’Italia e d’Europa. A Birbesi mancavano gli arredi di legno grezzo e le rozze stoviglie di ceramica, non si scorgevano vescovi, abati e nobili venuti a concordare l’esborso delle palanche e a dare suggerimenti imperativi che nei film in costume sono stati affidati al nostro immaginario collettivo, ma l’atmosfera era quella: comunione amicale nello spirito dell’arte con comodo di forchetta. Quando sono giunto, il ristorante era vuoto ed allora,via via che arrivavano, osservavo incuriosito gli invitati. Ho colto in tutti una sorta di trepidazione mista a curiosità. Saluti, abbracci,
pacche sulle spalle e desiderio vivissimo di rivivere come una ventata di giovinezza i momenti più belli ed importanti di un tempo comune. In questo clima festoso, da primo giorno di scuola, mi è stato compagno di banco Graziano Pelizzaro per lunghi anni ottimo sindaco di Guidizzolo. Graziano è l’interlocutore ideale per chi, come me, tende alla logorrea tossica. Parla poco ed ascolta molto. Dai conversari che si svolgevano in un clima di rinnovato cameratismo ho avuto modo di approfondire la funzione della scuola. Essa era stata voluta dal grande Alessandro Dal Prato, educatore e pittore di vaglia nazionale, sia come presidio di istruzione popolare a sostegno delle attività ed industrie locali, ma anche come occasione per i giovani di promozione sociale o di riscatto da una storia familiare dura e difficile. È stata un’intuizione felicissima, permeata di amore per il bello non disgiunto tuttavia da realismo e concretezza. Egli poneva particolare cura ed attenzione nel coinvolgere costantemente i ragazzi alle lezioni. Gli orari fissi erano ovviamente quelli del mattino ma non mancavano i rientri nel pomeriggio o addirittura la sera e nei giorni festivi. Con solerte ostinazione pretendeva un legame stretto tra teoria e pratica in quanto entrambe componenti inelu-
dibili di una formazione completa. Gli allievi provenivano dai paesi limitrofi ed erano sempre di estrazione modesta se non addirittura povera. Dopo il vitello in salsa, il fiume della memoria, ben sorretto da un acconcio potabile, ha dato la stura alle voci di dentro che io ascoltavo in divertito silenzio. Tra queste il racconto di un anziano allievo che un giorno si è beccato un cazzotto in testa dal Maestro per non avergli ubbidito. Le dinamiche interne alla classe allora erano anche scuola di vita. Non c’erano le ansie psicologiche tanto care alla pedagogia moderna e certe situazioni si risolvevano così, al momento. Tali, come dire, correzioni espresso oggi non ci sono più e, a mio parere, ciò postula qualche rimpianto. A capotavola sedeva il prof. Noris Tomasi cui spettava la commenda di decano (92, alla grande). Lungo i lati, nel devoto ritegno che regolava i rapporti tra allievi e Maestro, stavano tutti gli altri: c’erano, tra i docenti, l’arch. Paolo Dal Prato e Dario Cagioni, mentre tra gli
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allievi erano presenti Norberto Badini, Bruno Cadoria, Giacomo Casnici, Ettore e Osvaldo Cristani, Bruno Bandiera, Angelo Malagnini, Dionigio Maltini, Franco Bassignani, Gianni Badini e l’arch. Amedeo Bucelleni. Il senso più nobile della scuola, della istruzione e della formazione umana si rivelava in tutta la sua unicità. L’attaccamento alla cerchia ed il senso di profonda amicizia comune che nei secoli passati si sublimavano nella vita quotidiana della bottega, apparivano straordinariamente immutati. Intanto, nel corso accattivante delle varie portate, si riandava con la memoria ai tempi passati, si rideva di qualche gherminella, si scherzava ma non veniva mai meno, infatti, il senso di riguardo e di considerazione, che erano peculiarità, allora vivissime, di quel legame culturale, di quella particolare relazione umana che lega l’allievo al Maestro. Verso la fine del pranzo le allocuzioni ufficiali. Ha parlato per primo Franco Bassignani, oratore facondo e creativo, che ha ricordato con accenti since-
ramente ispirati come la loro scuola fosse momento di impegno, di acquisizione del sapere, di appagante contatto con il bello ma anche di sofferenza e di dolore. Un ex studente davanti a me ha fatto finta di non cogliere le sottili implicazioni morali e psicologiche avanzate dal Bassignani e, freni inibitori ormai allentati, ha commentato icasticamente: supratut quand is dava na smartlada in si dì. È stata la volta poi del sindaco di Guidizzolo Sergio Desiderati che ha ringraziato i presenti per quanto hanno fatto per valorizzare l’istituzione che è stata fulcro di sviluppo per il paese e per tutto il circondario. Ha fatto segui-
to quindi l’intervento dell’arch. Amedeo Bucelleni, ex allievo e attuale insegnante dell’Istituto d’Arte. Ha portato il vivo e cordiale saluto dei professori, ha espresso riconoscenza e gratitudine per quanto fatto nei decenni precedenti ed ha invitato tutti a far visita alla scuola stessa così da apprezzarne le novità tecniche e metodologiche ad ausilio della nuova didattica. Ha preso infine la parola il decano Noris Tomasi. Si è alzato dalla sedia e si è puntellato bene dando la sensazione di voler liberare un discorso pontificale. Il momento era solenne e l’attesa vibrante. Ma alle prime parole si è ineffabilmente impappinato, ha cercato di manovrare, di recuperare qualcosa del concetto iniziale ma, sopraffatto dall’emozione, non ce l’ha fatta. È uscito soltanto uno stupendo e flebile “vi ringrazio tutti”. Grida commosse di incitamento, applausi, sorrisi, abbracci. Fuori nevicava.
di Caldognetto Angela
orario continuato 8.00 - 18.00
è gradito l’appuntamento cell. 347 4125083
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via Vittorio Veneto, 50 - 46040 Guidizzolo MN
Riciclare gli inerti La necessità di preservare l’ambiente, ma anche di considerare una risorsa ciò che è sempre stato un rifiuto, deve modificare le scelte sia nel nostro privato che nel settore pubblico. dott. Antonio Quiri Ormai in quasi tutti i Comuni è in atto la raccolta differenziata che, in alcuni casi, riguarda tutte le tipologie di scarto dell’attività umana, in altri casi solo alcuni settori: carta, plastica, vetro e alluminio. Una conseguenza di questo impegno è dimostrata dal fatto che oggi, grazie a tecnologie innovative, il vetro riciclato così come la plastica, permette di ottenere prodotti riutilizzabili a tutti gli effetti nella vita di ogni giorno. Si tratta di un processo che, avviato con qualche difficoltà anche per mancanza di indicazioni chiare sulla normativa oltre che per l’entrata in vigore in tempi molto diversi da città a città, si sta finalmente diffondendo. Esistono tuttavia ancora settori dove queste procedure arrancano pur avendo enormi possibilità di sviluppo: uno di cui vogliamo qui trattare brevemente è quello dei materiali inerti di risulta. Si tratta dei residui delle demolizioni domestiche, dei rifacimenti di strade, viadotti, canali, fino alle grandi opere di smantellamento di strutture pubbliche fatiscenti. Non è qui il caso di ribadire i ri-
Il riciclo visto dai bambini
sparmi in termini economici ed energetici oltre che ambientali. Per rendersi conto dell’importanza del problema basta pensare che una colonna “ininterrotta” di autotreni che scendesse da Milano a Reggio Calabria e ritorno sarebbe appena sufficiente a trasportare i materiali da demolizione e scavi (definiti “rifiuti speciali inerti”) che ogni anno sono prodotti in Italia, con un valore economico di diverse centinaia di milioni di euro. Stime attendibili fanno infatti ritenere il quantitativo globale compreso fra 20 e 30 milioni di tonnellate. Eppure potrebbe diventare anche questo come quello della carta, della plastica, del vetro, tutti materiali riutilizzati per produrre nuovi e non meno validi prodotti. Quello dei rifiuti speciali inerti è la concreta dimostrazione del principio secondo cui il rifiuto non esiste: è quasi sempre una risorsa male utilizzata o per la quale non si è ancora trovato il modo di una nuova destinazione d’uso. Anche in questo caso vale il principio secondo cui, in natura, nulla si crea o si distrugge, ma tutto si trasforma. Da decenni in molti Paesi più poveri di inerti naturali rispetto all’Italia, quali Olanda, Belgio, Danimarca, Inghilterra, il riciclo dei materiali da demolizione è una prassi. Oggi esistono tecnologie avanzatissime che consentono, per l’appunto, di recuperare praticamente tutto ciò che è contenuto in una demolizione: dal cemento alla plastica, dal ferro al legno, dalla carta alle tegole. Per dare un ulteriore svilup-
po al settore occorrerebbe che i diversi Enti territorialmente competenti (Regioni, Province, Comuni) facessero ognuno la loro parte: i Comuni, che non vogliono più vedere rifiuti abbandonati un poco dovunque, potrebbero introdurre il principio della concessione edilizia con relativa fideiussione non solo per le nuove edificazioni, ma anche per le richieste di demolizione. La fideiussione verrebbe liberata dietro presentazione di dichiarazione, sottoscritta dal titolare dell’impianto di riciclo autorizzato, che attesti l’avvenuto ricevimento del materiale. Un altro punto qualificante potrebbe essere costituito dall’inserimento dei materiali da riciclo nei capitolati d’appalto delle opere pubbliche sull’esempio di quanto avviene in altri Paesi quali Germania, Danimarca, Olanda, Belgio.
Il materiale riciclato con criteri di eccellenza e serietà, soprattutto con l’esclusione di presenze negative (carta, plastica, legno, metalli, ecc...) potrebbe sostituire in molti casi l’inerte naturale. Una prima conseguenza sarebbe la riduzione dell’apertura di nuove cave ed una seconda quella di destinare i non riciclati ad usi più “nobili”: calcestruzzi a resistenza, malte, bitumi speciali, ecc...
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Bella iniziativa della Pro Loco
A partire da metà febbraio, molte persone si saranno accorte che su diverse vetrine dei negozianti, esercenti e commercianti di Guidizzolo è apparso un adesivo che comunica che in quell’esercizio, chi si presenta con la tessera della Pro Loco del 2013 avrà diritto o a uno sconto sulla merce acquistata o ad un gentile omaggio. L’iniziativa è nata grazie alla generosità dei commercianti che hanno aderito all’iniziativa proposta ed anche grazie al Consiglio direttivo che ha promosso tale iniziativa. Il tutto è nato da quando l’anno scorso, nel chiedere ad una signora di Guidizzolo se volesse prendere la Tessera della Pro Loco ci ha risposto:” ma che me ne faccio della Tessera?” A quel punto alcuni consiglieri si sono guardati in faccia ed hanno cominciato ad escogitare qualcosa che potesse far “fruttare” la Tessera della Pro Loco. Ed ecco, pertanto, la proposta di questa iniziativa nata da un rifiuto. Si spera che con il tempo i negozianti,artigiani e commercianti di Guidizzolo, con la crisi che li attanaglia tutti, riescano a capire che esponendo tale adesivo possono incrementare il giro d’affari, in quanto le persone, si sa, vedendo su una vetrina la fatidica parola”sconti”, entrano a vedere di cosa si tratta.
Manifestazioni 2013 della Pro Loco
Il Consiglio direttivo della Pro Loco nelle ultime sedute ha proposto un calendario (ancora provvisorio) delle manifestazioni che si svolgeranno a Guidizzolo nel 2013. Si parte il 7 APRILE con il 3° rally virgiliano proposto dal Vespa Club di Mantova che, essendosi “innamorato” di Guidizzolo e della sua accoglienza, ripropone per la terza volta il suo rally. 1° MAGGIO, 40ª Camminata della salute. Per questo ragguardevole traguardo la Pro Loco ha proposto una giornata intera di sport e pre-
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miazioni speciali a guidizzolesi che si sono distinti nello sport a livello internazionale. Disponibili anche una cartolina celebrativa del 40.ennale con una foto del 1973 ed un annullo postale dedicato all’evento. Su prenotazione, risotto “celebrativo” per tutti a prezzo popolare. 6ª Fiera della Musica (18/22 luglio) Come ogni anno la musica sarà la protagonista delle cinque giornate con spettacoli e cene all’aperto. 2ª Festa della birra (primi giorni di agosto). 3ª Expo colori e sapori sotto la torre (5/7 ottobre) tre giornate di spettacoli, bancarelle e mercatini. 2ª Festa di Halloween. 8ª manifestazione canora “Guidizzolo in-canta”(7 dicembre) con la presentazione della 7ª cartolina di Guidizzolo. Dicembre in… piazza con musiche e vin brulé. Concerti di fine anno e di Capodanno che sono diventate manifestazioni ormai consolidate. Naturalmente durante l’anno potranno essere presentati altri eventi che, a seconda della “potenzialità” economica della Pro Loco, si andranno a proporre, come spettacoli teatrali dialettali in teatro, cene, gelati, aperitivi con musiche nei parchi e mostre.
Un incontro di Speranza
Nei giorni scorsi presso l’Oratorio parrocchiale si sono riunite le famiglie affidatarie di una quindicina di bambini rumeni temporaneamente in Italia per completare i propri studi oppure per motivi di salute. Provengono tutti da Casa Speranza, struttura di accoglienza da anni attiva a Campina, aperta a minori abbandonati o con gravi difficoltà allo scopo di sostenerli ed educarli. Nel nostro Paese stanno sperimentando, alcuni per la prima volta, la vera vita di famiglia; guidati da “mamme e papà”, affiancati da “fratelli e sorel-
le”. In capo al coraggioso progetto l’Associazione guidizzolese “Pico de Jaca” con Renata Faini, il marito Claudio Pinelli, le figlie Anna e Chiara. E la generosa disponibilità di uomini e donne, sensibili nonostante impegni personali e professionali, a seguire con cura e amore questi bambini, diventando “vero cuore aperto sui bisogni di Casa Speranza”, come ha ricordato la responsabile Suor Marisa nel suo “grazie” natalizio. Abbiamo osservato i bambini giocare insieme vivaci, sereni, con i più grandicelli attenti come adulti alla sicurezza dei più piccoli. “I problemi non mancano - ci ha confidato un “padre” - e si accentrano sulla maggiore responsabilità genitoriale richiesta da infanzie più spesso negate se non abusate; per cui servono pazienza e affetto atti a ricostruire fiducia nel prossimo, ma coniugati a regole chiare e ferme onde orientare a corrette abitudini di vita”. “Tematiche difficili - ha ricordato Renata - da affrontare come gruppo di auto-aiuto dalle varie famiglie di riferimento per poter condividere disagi, cogliere suggerimenti, avvalersi dell’indirizzo di specialisti del settore,” aggiungendo poi con un po’ di preoccupazione “I bambini dovranno tornare a Casa Speranza, lasciandosi alle spalle famiglie pronte, nel caso, a riaccoglierli, ma purtroppo solo a tempo poichè le leggi vigenti in entrambi i Paesi, Romania e Italia, non aiutano a fare diversamente.”
Gran Galà di Carnevale
Lunedì 11 febbraio si è svolto, presso il circolo Anspi “La famiglia” di Guidizzolo, il secondo Galà di Carnevale, organizzato dall’ A.Ge. (Associazione genitori). La festa è iniziata nel pomeriggio con l’animazione per i bambini a cura del gruppo giovani dell’oratorio e, per chi è rimasto per la cena, la serata è continuata con un aperitivo in compagnia, un primo piatto cucinato dai cuochi del circolo Anspi ed “esplosa” con il gran buffet di dolci di Carnevale! Novità assoluta di questa seconda edizione della festa di Carnevale è stata l’introduzione della “Gara per la maschera più bella”. Il concorso ha visto diversi adulti partecipare sia
“in gruppo” che “singolarmente” mettendosi in gioco per divertirsi e, soprattutto, per far divertire contendendosi l’ambita “Coppa A.Ge 2013”... Il risultato è stato pienamente raggiunto ed arduo è stato il compito della giuria per decretare i primi tre classificati. Tutta la serata è stata allietata da musica per i ragazzi e da un’atmosfera decisamente festosa che i numerosi partecipanti hanno contribuito ad alimentare. A tutti loro va un sincero grazie perché anche quest’anno hanno creduto nell’iniziativa favorendone la buona riuscita! …perché, ricordiamolo, il gruppo A.Ge. ha organizzato e creduto nell’evento poi, ognuno (gruppo o singolo) ha fatto il resto contribuendo direttamente al successo dell’iniziativa! L’intenzione del direttivo A.Ge. è far diventare questa festa una tradizione per dare un’occasione in più alle famiglie di trascorrere un momento conviviale di festa tra amici ed in semplicità, in un ambiente in cui piccoli, giovani ed adulti trovino il loro spazio. L’appuntamento è per il prossimo anno!
Separiamo i rifiuti!
La raccolta differenziata dei rifiuti sta facendo segnare ottimi risultati. Si è già superato l’80%, e questo va a merito dei cittadini guidizzolesi che hanno compreso appieno l’importanza dell’innovazione. Ciò è stato già in più occasioni segnalato anche da Mantova Ambiente, la società che cura il servizio per conto del Comune. Rimangono però alcune sacche, seppur minime, di disorganizzazione che provocano spiacevoli disguidi,
TRATTORIA PIZZERIA
“BIRBESI” con alloggio
Via Sajore, 19 Birbesi di Guidizzolo (MN) - Tel. 0376/847247 - Cell. 345/5836062 - www.locandabirbesi.it E’ gradita la prenotazione. Lunedì chiuso.
MERCOLEDI sera GIRO CARNE NO STOP € 18,50 GIOVEDI sera GIRO PIZZA NO STOP € 10,00 VENERDI sera FRITTO MISTO di PESCE NO STOP € 18,50 DOMENICA a pranzo MENU di PESCE € 25,00
Ecco i nostri menu speciali, tutti bevande incluse! AREA RISERVATA ATTREZZATA GIOCHI PER BAMBINI Si organizzano feste private e banchetti per cerimonie.
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Assemblea AIDO
oltre che spese aggiuntive dovute agli operai che devono passare appositamente per recuperare quanto viene abbandonato in luoghi pubblici. A questo proposito dal Comune fanno sapere che è di fatto terminato il “periodo di prova” per cui da ora in avanti per i trasgressori scatteranno le sanzioni previste dalla normativa. È sempre spiacevole dover intervenire con le multe, purtroppo in alcune occasioni si rende necessario!
Pranzo a favore della Caritas
Domenica 24 febbraio nel salone dell’oratorio parrocchiale si è svolto un pranzo aperto a tutti, il cui ricavato è stato destinato a favore della Caritas parrocchiale, per aiutare le persone che si trovano in situazione di bisogno, purtroppo sempre più numerose anche nel nostro paese. I numerosi partecipanti hanno potuto gustare un ottimo menu, formato dai due primi di pasta, un secondo di carne con contorno di verdure, e come dessert, torta alle mele, cucinato dalle abili cuoche del Circolo Anspi. Per continuare il momento di convivialità, al termine del pranzo è stata organizzata una tombola di cinque giri, i cui premi in natura sono stati offerti da negozi e aziende del paese, il cui ricavato è stato devoluto sempre alla Caritas. Il gioco della tombola è stato presentato sapientemente dalle ragazze del gruppo “Terza Media”. Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito in vario modo alla buona riuscita di questa iniziativa benefica, perché le persone che la Caritas assiste hanno sempre bisogno di aiuto!
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Un’assemblea sociale quella convocata domenica scorsa dall’Aido Luigina Corradi, forte di 500 iscritti, andata ben oltre la puntualità contabile per ogni centesimo impegnato. Caratterizzandosi attraverso l’ampio ventaglio di servizi e attività 2012, illustrate dal presidente Giovanni Milani, affiancato dalla collega di Solferino Angela Annovazzi e dal tesoriere Danilo Toniato, prezioso collante del tessuto sociale guidizzolese. Una presenza centrale e propositiva, ma senza grancassa. Anche se ha portato nell’assise provinciale Emanuela Capoferri come consigliere e Andrea Torreggiani quale vice Alto Mantovano. L’apprezzamento per l’apertura all’altro e la capacità gestionale Aido è stato il comune denominatore nei vari interventi della mattinata. Con Daniela Rebecchi - neopresidente provinciale, onorata di rappresentare un’associazione vitale ed energica sposata a sorriso e cuore - complimenti alla sezione di Guidizzolo. Riconducendo a “volontà e rete”, come all’accettazione della ricchezza delle diversità, le linee guida capaci di garantire risultati positivi, nonostante le criticità attuali. Nel saluto del sindaco Sergio Desiderati è stata ricordata la fondamentale presenza dei volontari sul territorio, e il valore aggiunto di quanti come Aido, Avis, Abeo, Admo lavorano per divulgare la donazione. Concetti avallati da Carlo Maccari, testimoniati dalla presenza in sala di diversi trapiantati e famigliari di donatori, ripresi da Antonella Marradi del Consiglio regionale per sottolineare l’importanza del progetto condiviso “La mia vita in te”, cha ha raggiunto, in un anno,
500 nuovi associati tra i 18 e i 25 anni. Meritati elogi anche da vari rappresentanti di sodalizi locali: Franco Pelizzola e Luca Madella (Avis), Emanuele Palagiano (Protezione Civile), Gianluigi Grandelli (Pro Loco). In chiusura, da Milani, ancora un grazie a quanti, specie i più umili e disponibili, sostengono l’Aido aiutandolo a crescere e a far crescere. A tutti i presenti è stato donato un gadget floreale.
Le seconde medie in visita all’Avis
Le seconde classi medie dell’Istituto Comprensivo, con le docenti Barbato Ghidini e Guida Scolica, hanno visitato la locale sede dell’Avis. Associazione presente sul territorio dal 1968 e passata da 15 donatori a 270 in un diffuso senso di solidarietà. Ad accoglierle, il presidente Franco Pelizzola, coadiuvato da Giovanni Milani presidente Aido, per mostrare la base del sistema trasfusionale, in particolare la stanza dove viene raccolto il sangue donato dai volontari. Quindi con la responsabile provinciale commissione scuola Eugenia Ballista un accattivante dialogo per rispondere all’ampia teoria di domande avanzate dai ragazzi. Indagate funzioni, caratteristiche, composizione del sangue; settori trasfusionali; scelte innovative dettate dai passi da gigante della ricerca medico-scientifica. Inquadrando la grande famiglia Avis sulla forza dei numeri nazionali, oltre due milioni di sacche raccolte in 3354 sezioni, ben 94 nel mantovano su 70 comuni. Ma soprattutto mettendo a fuoco la ricchezza della sua mission, uno scambio di umanità come recita lo slogan del progetto “La mia vita in te” in rete con Aido, Admo, Abeo - che coinvolge persone, ambienti e culture diverse. “Vi aspetto appena avrete compiuto i 18 anni” - l’invito della Ballista strappando consensi - “Perchè per soddisfare i crescenti bisogni della comunità occorre ampliare la presenza di donatori e assicurare il ricambio tra gli stessi. E sapete bene che il sangue umano non è riproducibile e può essere solo donato”. E da due giovani donatori, Elena Sala e Andrea Torreggiani, motivata la propria scelta di servizio all’altro nella consapevolezza
che “bastano due minuti per salvare una vita”. Quindi in video testimonial guidizzolesi del dono di cornee e midollo osseo. In chiusura a tutti gli studenti è stato donato uno zainetto con materiale scolastico a ricordo dell’interessantissimo appuntamento.
Novità in casa Auser
Si è svolta nelle scorse settimane l’assemblea per il rinnovo delle cariche sociali del gruppo Auser di Guidizzolo. Nuovo presidente è stato eletto Francesco Pelizzaro, che sarà coadiuvato dalla vice Anna Gallesi, dal segretario Angiolino Boschetti e dal vicesegretario Gabriele Bottoli. Rinnovato anche il consiglio, composto ora da Loredana Bonomini, Libera Battaglioli, Luciano Bondioli, Adriano Gialdini, Giuseppe Premi e Mario Bonesi. Il programma di attività che la nuova dirigenza ha predisposto per i prossimi mesi, sempre fedele ai principi del volontariato, è assai ricco e va dalla conferenza sul tema “Invecchiare bene” alle varie escursioni nei dintorni e alle gite più impegnative, come quella prevista all’acquario di Genova. E tante sono ancora le idee e le iniziative in cantiere. Per ogni informazione è possibile contattare il presidente al n. 339 3538192.
Torneo su pattini a rotelle
Grande interesse e pubblico numerosissimo alla semifinale della 16ª edizione della gara su pattini a rotelle organizzata dal Comitato Provinciale UISP e dal suo presidente Luca Barbieri. Esibizione tenutasi domenica 10 marzo presso la
0376 840494 Apertura:
dalle 11.00 - 14 e 16.30 - 22.00 domenica 16.00 - 22.00 Lunedì chiuso Via Solferino, 66 Guidizzolo MN
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tenso struttura “Palaroller” di Suzzara. Il torneo ha visto la partecipazione, in questa fase, di 65 ragazze in rappresentanza di 5 scuole: Castellana ASD di Castel Goffredo, Suzzara, San Lazzaro, Atlantis di Cerese e ASD Pattinaggio di Mantova. Lo spettacolo, durato oltre 6 ore, ha saputo creare un susseguirsi di esibizioni e mantenere alto l’interesse del pubblico in gran parte di giovani amici dei partecipanti e delle famiglie. Ha ben figurato, classificandosi 4ª, la giovane Chiara Ruffoni, Guidizzolese ora abitante a Castel Goffredo. Nella foto la squadra Castellana con le insegnanti Rita Berviglieri e Giada Pederzani.
Un generoso contributo
Il Circolo Anspi San Giorgio Martire di Birbesi in campo per sostenere, con l’offerta di 2.000 e, la parrocchia di San Giacomo delle Segnate, tra le realtà più colpite dal terremoto che ha sconvolto nel maggio scorso il basso mantovano. La somma è stata raccolta nell’ambito di due Giornate dedicate, la prima al Ringraziamento il novembre scorso e la seconda alla Solidarietà, domenica 10 marzo. Quest’ultima connotata da una
festa nella festa per la presenza nella piccola frazione di otto parrocchiani di San Giacomo a rappresenza di tutta la loro comunità. Ad accoglierli il parroco don Libero, con don Lorenzo, don Nicola e la grande ala dei birbesani. Una giornata all’insegna della fraternità e condivisione scandita su diversi momenti: la messa delle 9.30 un momento di riflessione in canonica nel quale gli ospiti hanno illustrato, anche con immagini, le profonde ferite causate a persone e cose dal tragico evento, in particolare alla chiesa e ai centri di ascolto collegati; il pranzo, a base di specialità locali, nel salone dell’Oratorio con 120 partecipanti; la consegna della somma raccolta all’economo della parrocchia di San Giacomo e il suo commosso grazie per il gesto solidale con l’affettuoso invito a restituire la visita. Un appuntamento quello di domenica scorsa che ha rafforzato il gemellaggio, voluto dal vescovo monsignor Roberto Busti per unire virtualmente le parrocchie dell’Alto mantovano con quelle terremotate e bisognose del Basso mantovano.
La Prof.ssa Marzia Bertolasi, vicesindaco di San Giacomo delle Segnate, ha comunicato che nel mese di settembre saranno terminati i lavori di riparazione delle scuole e, ad inizio dell’anno scolastico, verrà dato un resoconto preciso di come saranno stati utilizzati i 5.866,00 € (cinquemilaottocentosessantasei) raccolti con la nostra sottoscrizione.
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Telefono Azzurro “Occorre alzare la voce in difesa dei nostri bambini perché il futuro di un paese si misura attraverso la condizione dei suoi figli.” E allora, come ormai ogni anno, il prossimo 20 aprile, al mattino, sul piazzale Marconi si terrà anche a Guidizzolo la manifestazione che Telefono Azzurro sta organizzando a livello nazionale. L’iniziativa, denominata “Fiori d’azzurro”, si propone non solo e non tanto di raccogliere fondi per sostenere la struttura di “Telefono Azzurro”, ma soprattutto per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema delle emergenze dell’infanzia e sulla necessità di costruire un mondo più a misura di bambino. I problemi sui quali i bambini cercano una voce amica sono tanti: dalle difficoltà con i genitori, alla violenza fisica, ai rapporti con i coetanei, ai problemi dei bambini nello sport e nel calcio in particolare. Negli ultimi tempi, poi, oltre ad aver attivato forme di collaborazione con la FIGC, Telefono Azzurro aiuta i più piccoli e le loro famiglie a ritrovare il sorriso nelle carceri, sostenendo studenti ed insegnanti in progetti contro il bullismo o nell’uso corretto e consapevole di internet.Il Centro Culturale San Lorenzo si fa carico, insieme alla locale sezione della Associazione Alpini, di gestire il banchetto, dove tutti potranno contribuire con una offerta minima di 12 euro, ricevendo in cambio una bellissima confezione composta da una pianta di calancola a fiore doppio (pianta particolarmente adatta al periodo estivo), disponibile in vari colori, ma soprattutto il materiale informativo e divulgativo con il quale aggiornarsi sulle attività che meritoriamente Telefono Azzurro porta avanti a difesa dei nostri bambini, da ben ventisei anni, attraverso il numero telefonico 19696. Siamo certi che i nostri lettori risponderanno numerosi all’appello, così come accaduto negli anni precedenti, che nelle prime ore del mattino tutte le confezioni sono andate esaurite!
Alcuni volontari alla distribuzione negli anni 2011 e 2012
Federico 1-12
Federico e Riccardo, per errore, non sono stati inseriti sul numero di febbraio, ci scusiamo con i bimbi e con i genitori.
di Stefano Rossetti ed Erika Bodini
Riccardo 24-9 di Matteo Ghignoni e Alessandra Santi
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Il cielo in una stanza Come la canzone apre gli orizzonti. Incontro con Gino Paoli. È l’ultimo lunedì di gennaio. Ovviamente piove. Il copione è da sempre lo stesso: i biglietti, la scelta dei posti migliori, il viaggio, l’ultima attesa, gli ultimi applausi, l’ultimo minuto di silenzio. Quando il silenzio, in punta di piedi e con il sedere sul ciglio della poltrona cede il posto alla musica, allora la solita magia è iniziata. Così anche questa volta. Il mondo è qui dentro, non fuori. Il Teatro Bibiena sembra finto tanto è bello: è la cornice giusta per appoggiare le note sull’avorio. Perché le note non si suonano…si appoggiano come si poggia il colore dalle setole di un pennello. Il tocco di Danilo Rea al pianoforte è elegante, raro, sottile, colorato e prepara lo sfondo dentro il quale Paoli dipinge la sua storia. Lo fa – come al solito – con una strana timidezza, con un’inaspettata irruenza, con eleganza passata: lo fa con la voce azzurro mare.
E così, attingendo dalla tavolozza dei colori, i due si rincorrono, si smarcano, si ritrovano attraverso le canzoni di Paoli e alcuni omaggi a De Andrè, Bovio, Lauzi, Brel, Bindi, Trent, Tenco. Potere dell’improvvisazione. Le canzoni di Gino Paoli sembrano facili, ma in realtà non lo sono. Tra le tante ce n’è una che mi ha sempre catturato. Fine degli anni ‘50. Fino ad allora l’amore era cantato con toni distaccati dalla realtà: amori ideali, amori tesi verso il cielo, verso il platonico, amori inarrivabili, amori mai consumati, amor cortese. I cantautori – soprattutto quelli della scuola genovese – ebbero la capacità di confezionare un abito nuovo alla musica leggera, spogliandola dal peso di una morale rigida, bigotta ed oppressiva e rinfrescandola con la gioia sensuale, con il cuore ma anche con la carne, con gli odori, gli umori ed i sudori, con la carne sì, ma verso il cielo. “Il cielo in una stanza” appunto. La rivoluzione più profonda portata nella musica. La magia di un amore fisico cantata attraverso i colori. La legge Merlin aveva da poco decretato la fine delle case di tolleranza. Era di certo inconcepibile – come lo sarebbe tutt’oggi –
Michele Galli consegnare alla musica la descrizione di un amore da sogno, da poco. Eppure le parole snocciolate in questa straordinaria sequenza fotografica raccontano l’estasi e l’appagamento di due “amanti” abbandonati ed arresi dopo l’amore. Gli alberi infiniti sono le umide e grezze pareti della stanza di un bordello. Il soffitto viola si squarcia verso il cielo, come se l’ultima emozione lo avesse fatto esplodere degnando i due di uno sguardo nel cielo. Il mondo è lì dentro, non fuori. E poi l’armonica a bocca che, dal fondo di una via sale sino alle finestre, trasformandosi in un organo, in uno strumento sacro, quasi a consacrare ufficialmente un amore libero, di seconda mano, un amore non amore, ma non per questo privo di sacralità. Anche da ciò cominciarono a delinearsi i primi sintomi di una rivoluzione che occupò gli anni a venire. E anche le canzoni, soprattutto quelle di musica leggera, ebbero il meraviglioso merito di cambiare inesorabilmente il costume sessuale, allargando gli orizzonti culturali e acuendo le curiosità, provocando le provocazioni, ma soprattutto rivendicando, anche per i sentimenti meno confessabili, il “diritto alla poesia”. E tra le tante poesie ce n’è una che mi ha sempre catturato.
Dalla progettazione alla realizzazione di tutte le esigenze di comunicazione.
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Marchi. Pubblicità.
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Interior design. Eventi speciali.
Dopo oltre trent’anni, Maria Rosa Zaccagni si ritira dall’attività con un’affettuosa lettera di commiato, una lettera alla quale sarebbe superfluo qualsiasi commento. Grazie Maria Rosa.
Ecco, la decisione è stata presa... Lo devo a me, ma soprattutto alla mia famiglia alla quale ho dato tanto amore, ma poco in presenza. È ora di lasciare; fisicamente non riesco più a sostenere il mio standard. Ho sempre pensato che questo mestiere dovesse essere fatto a 1.000, altrimenti sarebbe stato meglio lasciare. Devo ringraziare molte persone: innanzitutto la scuola (Casa del Giovane) che mi ha formato e la Wella (tedesca) che mi ha aperto un mondo meraviglioso, pieno di fascino e di bellezza, ma che soprattutto mi ha insegnato ad amare il bello, misto ad una tecnica precisa e sicura che permette di svolgere il proprio lavoro senza indecisioni. Un grazie a tutti i rappresentanti ed in particolare a te, Davide, che li raffiguri un po’ tutti: mi avete sostenuto ed aiutato nelle scelte. Un ringraziamento anche a chi, in tutti questi anni, ha collaborato con me, con la speranza di essere stata una buona insegnante. E adesso a voi care Amiche: un grazie di cuore. Il nostro è stato un viaggio durato 30 anni: con alcune abbiamo fatto un pezzetto di strada assieme, con altre è continuato sino ad ora. Grazie per avermi donato dei momenti della vostra vita, mi mancherete tanto. Da parte mia spero di avervi donato sicurezza sul vostro aspetto. Un pensiero anche a quelle clienti che ci hanno lasciato e che rimarranno sempre nel mio cuore. A voi giovani: questo è un lavoro bellissimo che vi porterà a viaggiare e ad amare il bello. In bocca al lupo e un caloroso abbraccio a Marica e Veronica. Grazie di cuore a tutte voi!!!
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Carnevale 2013 Annalisa Cappa Una splendida giornata di sole ha fatto da cornice al tradizionale Carnevale di Guidizzolo, organizzato dal Circolo ANSPI “La Famiglia”, che si è svolto domenica 3 febbraio, con pubblico numerosissimo (superiore a quello presente negli anni scorsi) per tutta la durata del percorso per le vie del paese. È stata una festa ben riuscita e il serpentone formato dai carri colorati dalle forme più stravaganti che ha attraversato tutto il paese ha fatto la gioia sia dei bambini, che si divertivano spruzzando schiume colorate e stelle filanti, che degli adulti che li accompagnavano. A differenza delle edizioni precedenti, quest’anno non è stato previsto il tema fisso per le maschere a cui attenersi, ma alle varie classi delle scuole (le scuole materne di Guidizzolo e Birbesi e la scuola elementare di Guidizzolo) è stata lasciata la possibilità di sbizzarrirsi liberamente nel trovare maschere fantasiose ed originali.
I genitori dei bambini di ogni classe sono stati impegnati per mesi nella realizzazione dei sette bellissimi carri che hanno sfilato; hanno costruito opere davvero complesse e ricche di effetti speciali, pertanto la giuria ha avuto filo da torcere nel decretare il vincitore del titolo di “Miglior carro”. La giuria era composta da Elisa Bonoldi di Medole, da Paola Brighenti di Pozzolengo, da Luana Colombaroli di Monzambano e da Claudia Fornari di Volta Mantovana. I premi sono stati così assegnati: COLORE “La carica dei Chupa Chups” della Scuola Materna di Guidizzolo; SIMPATIA “Pulcino Pio” delle quinte elementari; BRIOSITÁ “Pop corn” delle quarte elementari; DESIGN “Sognando l’Olimpo” delle prime elementari; DIVERTIMENTO “Cotti e serviti” della materna di Birbesi, con le maschere che rappresentavano i maestri messi a cuocere in padella e allo spiedo; ORIGINALITÁ “Cavernicoli dell’Era Glaciale” delle terze elementari. La giuria ha destinato l’ambitissimo premio di “MIGLIOR CARRO” a “Le Vespe in Vespa” delle seconde elementari, in cui i bambini sul carro hanno sfilato preceduti da un
corteo formato da adulti mascherati da ape regina, operaia e fuco, che guidavano scoppiettanti Vespe ed Ape Piaggio, rigorosamente d’epoca. Al termine della sfilata, tutti i carri si sono ritrovati sul sagrato della chiesa, pullulante di persone d’ogni età, per le premiazioni, condotte dal coinvolgente speaker Gino Mazzacani, maestro della scuola materna comunale, che non ha mancato di ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla sfilata e chi ha collaborato per l’ottimo esito della manifestazione: i bambini che si sono mascherati, i genitori che hanno realizzato i carri, la Parrocchia, il Circolo ANSPI “La Famiglia” con il suo Presidente Carlo Zuanon, e tutti i validi collaboratori, il Corpo Bandistico Juniores, che, suonando, ha aperto la sfilata dei carri, il Comune, i Vigili, i Carabinieri, la Protezione Civile. Successivamente alle premiazioni si sono svolti i tradizionali giochi, egregiamente organizzati dai giovani animatori dell’oratorio, sempre infallibili nel fare divertire i più piccoli con scherzi di torte in faccia e gare con percorsi ad ostacoli. Dopo tutte queste “fatiche”, poteva mancare la merenda per rifocillare grandi e piccoli? Certo che no: le efficienti cuoche del Circolo Anspi hanno provveduto a cucinare ottime lattughe, accompagnate da grandi pentoloni di tè e vin brulè caldi per accontentare ogni richiesta!
Oratorio in Festa dal 13 al 17 giugno
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- Torneo di Schida - dal 20 al 31 maggio - Tornei di DodgeBall e Calcio Saponato dal 3 al 7 giugno - info: anspi.lafamiglia@gmail.com
- Torneo di calcio a 7 categorie Pulcini e Minipulcini - 2° memorial “don Adriano Avanzi” dal 3 al 22 giugno - info: Virgilio Forgione tel: 3393921533 mail: virgilio64@tin.it
Assassin’s Creed 3 Chi scrive su questa rubrica ha, sin dall’uscita del primo capitolo, un debole per la saga di Assassin’s Creed, nata nel 2007 su Xbox 360 e Ps3 dalle sapienti mani dello studio francese Ubisoft e nel mese di novembre giunta alla sua quinta incarnazione (anche se la numerazione nel titolo potrebbe ingannare a causa della presenza, fra il secondo capitolo e il terzo, di 2 spin-off) con Assassin’s Creed 3. La capacità di unire storia, arte, azione, avventura ed affiancarle ad una storia intricata ed avvincente fanno di Assassin’s Creed un videogame esemplare per chiunque voglia affacciarsi al mondo videoludico ed in particolare ai giochi di avventura. Detto questo, è bene fare un piccolo passo indietro e riassumere in poche righe i capitoli precedenti. La saga narra dell’eterna lotta fra templari ed assassini, 2 fazioni ben distinte caratterizzate da metodi e fini differenti, e di come, al centro di tutto, vi sia un semplice barista, Desmond Miles, che suo malgrado si troverà, nel dipanarsi dei capitoli, al centro di vicende di vitale importanza. L’elemento che più di ogni altro rende la storia di Assassin’s Creed originale ed avvincente è l’Animus, un marchingegno che permetterà a Desmond di rivivere le memorie dei suoi ante-
nati, attraversando e vivendo in prima persona alcune delle più importanti e carismatiche epoche storiche, come le Crociate (nel primo capitolo con l’antenato Altair) e il Rinascimento italiano (nel secondo capitolo e nello spin-off “Brotherhood” con il fiorentino Ezio Auditore). Parlare della trama di Assassiin’s Creed non è semplice, poiché è mio primo obbligo quello di non rivelare nulla che possa rovinarvi i mille colpi di scena che vi attendono se deciderete di affrontare questo lungo e avvincente viaggio videoludico fra le epoche storiche. Il 31 di ottobre, dopo 2 capitoli principali e 2 spin-off, Assassin’s creed giunge alla sua terza incarnazione principale, cambiando epoca e spostando l’attenzione del giocatore su un altro periodo storico fondamentale: la Rivoluzione Americana. Il nuovo antenato di Desmond, Connor Kenway, per metà indiano e per metà inglese, si ritroverà a combattere per la propria terra, per il proprio villaggio e per la propria confraternita, quella degli assassini. Avremo modo di visitare la frontiera americana e di cacciarne gli animali, oltre che camminare furtivi per le strade tumultuose di Boston e di New York, rivivendo eventi fondamentali come il Boston Tea party e combattere
a fianco di personalità uniche come il generale e futuro Presidente George Washington. Molto è stato fatto dagli sviluppatori per affinare e migliorare ogni aspetto della saga, grazie a movenze piu fluide, un nuovo sistema di combattimento e nuove animazioni. La storia, che si dipana nell’arco di 12 sequenze di memoria, porterà Desmond a comprendere fino in fondo il proprio percorso ed il proprio destino, come moderno assassino e come tassello fondamentale per la salvezza dell’intera umanità. Sotto il profilo tecnico, Assassin’s Creed 3 si presenta maestoso, città ed elementi naturali si presentano perfettamente modellati, grazie ad una mole poligonale di tutto rispetto e a un buon numero di texture in alta definizione. Oltre ad una campagna single player particolarmente curata e longeva, Assassin’s Creed 3 offre diverse modalità multiplayer online, sia competitive che cooperative. Assassin’s Creed 3 è disponibile per Ps3, Xbox 360, Pc e Wii U.
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strada Marchionale, 20 - cell. 338 3960175 46040 Guidizzolo - MN
Guanciale di manzo con tortino di zucca
Per il tortino 2 hg di polpa di zucca cotta al forno per persona ½ cipolla 20 gr di burro Sale, pepe e formaggio grana
Procedimento
In una casseruola mettere il burro, la cipolla tagliata finemente, tutti gli aromi e soffriggere per qualche minuto. A parte, pulire il guanciale da filamenti e residui di grasso, salare e pepare leggermente la carne e rosolarla nel soffritto; quando è in temperatura sfumare con il vino bianco, lasciare evaporare e coprire con acqua. Mettere in forno per circa 2 ore a 160°. Ultimata la cottura filtrare il liquido di cottura in un’altra padella e restringerlo sul fuoco aggiungendo poca farina per addensare. Ottenuta la consistenza desiderata, dovrebbe risultare un po’ più fluido di una crema, servitela calda su una fetta di guanciale con il tortino di zucca. Tortino: Fare un fondo rosolando la cipolla tritata con il burro, aggiungere la polpa passata della zucca cotta e lasciare insaporire per cinque minuti. Raffreddare il composto con l’aiuto di uno stampino, dare la forma desiderata e spolverare di grana, cuocere a 180° per circa 10 minuti, sfornare e mettere nel piatto.
Vino consigliato: Chianti oppure Rosso di Montepulciano
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a cura di Donatella Lusenti
1 guanciale di manzo (circa 600/700 gr) ½ cipolla bianca 25 gr burro 1 rametto rosmarino 5/6 foglie di salvia 1 foglia di alloro 2 bacche di ginepro 3 grani di pepe ½ bicchiere di vino bianco Farina per addensare Sale e pepe macinato
Ricette
Ingredienti per 4 persone
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di Paolo Zani, consulente previdenziale
Pensioni e dintorni
Pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi: sì alle deroghe! L’INPS, con una clamorosa quanto opportuna retromarcia, ha rivisto la sua posizione riguardo ai lavoratori che, seppur in possesso di tutti i requisiti contributivi per l’accesso alla pensione di vecchiaia (in deroga), se la vedevano negata in quanto non raggiungevano i 20 anni di contribuzione. Stiamo parlando di alcune categorie specifiche di lavoratori che, in forza dell’art. 2 comma 3 delle legge N°503 del 1992, mantenevano il vecchio requisito dei 15 anni di contribuzione per l’accesso alla pensione di vecchiaia; questa legge aveva, infatti, innalzato sia l’età per la pensione di vecchiaia dei lavoratori dipendenti portandola rispettivamente a 60 anni per le donne e 65 anni per gli uomini ed aumentato contemporaneamente da quindici a vent’anni il minimo contributivo per aver diritto a questo tipo di pensione. Il problema era nato con l’entrata in vigore della riforma Monti-Fornero, legge n° 241/2011, laddove con l’art. 24 si affermava che il diritto alla pensione di vecchiaia si consegue in presenza di un’anzianità contributiva minima di vent’anni (come per altro già previsto dalla legge n°530/1992) ma senza fare alcun accenno alle deroghe previste e valide fino al momento dell’entrata in vigore della legge di riforma. L’INPS, molto opportunamente, ritorna sui suoi passi e con la circolare n° 16 del gennaio 2013 riconosce a tutti i lavoratori che godevano delle deroghe previste dalla legge n° 503/1992 di poter accedere al pensionamento di vecchiaia con i “vecchi” requisiti contributivi.
Ma vediamo nel dettaglio chi siano questi lavoratori “salvaguardati” Continuano ad accedere con i vecchi requisiti contributivi (15 anni o 780 contributi settimanali): Lavoratori che al 31 dicembre 1992 hanno maturato i requisiti di assicurazione e di contribuzione previsti dalla normativa previgente Si tratta dei lavoratori dipendenti ed autonomi che, al 31 dicembre 1992, avevano già maturato i requisiti di assicurazione e di contribuzione previsti dalla normativa allora vigente (15 anni). Ai fini della maturazione dei requisiti in parola, sono utili tutti i contributi (obbligatori, figurativi, volontari, da riscatto e da
ricongiunzione) riferiti temporalmente a periodi anteriori al 1° gennaio 1993. I contributi figurativi, da riscatto e da ricongiunzione riferiti a periodi che si collocano entro il 31 dicembre 1992 devono essere valutati anche se riconosciuti a seguito di domanda successiva a tale data. Lavoratori ammessi alla prosecuzione volontaria in data anteriore al 31 dicembre 1992 Sono i lavoratori dipendenti ed autonomi ammessi alla prose-
cuzione volontaria in data anteriore al 31 dicembre 1992. La “salvaguardia” opera anche se non è stato versato alcun contributo volontario né in data anteriore al 31/12/1992 né in data successiva. É sufficiente che l’autorizzazione ai versamenti volontari sia stata concessa prima del 31 dicembre 1992. Chiedendo un estratto contributivo all’INPS è possibile verificare questa circostanza: infatti, in caso il lavoratore sia stato autorizzato alla prosecuzione
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volontaria, sull’estratto compare la data di autorizzazione. Lavoratori dipendenti che possono far valere un’anzianità assicurativa di almeno 25 anni e risultano occupati per almeno 10 anni per periodi di durata inferiore a 52 settimane nell’anno solare L’elevazione dei requisiti di assicurazione e di contribuzione non opera anche nei confronti dei lavoratori dipendenti che possono far valere un’anzianità assicurativa di almeno 25 anni e risultano occupati per almeno 10 anni, anche non consecutivi, per periodi di durata inferiore a 52 settimane nell’anno solare (articolo 2, comma 4, del decreto n. 503). Per calcolare l’anzianità assicurativa (lasso temporale dei 25 anni) si deve fare riferimento come prima data a quella reIMPIANTI e RIPARAZIONI: lativa al primo versamento con• SANITARI tributivo INPS e come termine, • RISCALDAMENTO ovviamente, alla data dell’ulti• SOLARE TERMICO mo versamento INPS. • CONDIZIONAMENTO Il• TRATTAMENTO requisito dei ACQUA 25 anni di anzia(Calcare e Ferro) nità assicurativa e quello dei 10 anniVia conTomasina, periodi44 di occupazione GUIDIZZOLO (MN)a 52 settidi46040 durata inferiore moriz.sgarbi@alice.it mane nell’anno solare possono essere maturati anche successivamente al 31 dicembre 1992. Per quanto riguarda il requisito dei 10 anni con occupazione di durata inferiore a 52 settimane nell’anno solare, a nulla rileva la circostanza che nell’anno solare nel quale il lavoratore sia stato occupato per periodi di durata inferiore a 52 settimane
sussista anche contribuzione diversa da quella obbligatoria (figurativa, volontaria, ecc.) per un numero di settimane tale che, sommato a quello delle settimane di contribuzione obbligatoria, faccia raggiungere le 52 settimane. La deroga in parola non opera nei confronti dei lavoratori occupati per l’intero anno ai quali venga attribuito, per l’anno solare, un numero di contributi settimanali inferiore a 52, per effetto delle disposizioni vigenti in materia di accreditamento dei contributi ai fini del diritto alle prestazioni pensionistiche (minimale contributivo). Si guarda, quindi, esclusivamente alle settimane effettivamente lavorate. É, questa, un’opportunità poco conosciuta e quindi poco sfruttata. Riguarda i lavoratori che nell’arco della loro vita hanno svolto lavori saltuari magari per pochi mesi all’anno e comunque quasi mai per anni interi. Lavoratori dipendenti che possono far valere al 31 dicembre 1992 un periodo di assicurazione e di contribuzione inferiore ai 15 anni previsti dalla previgente normativa É, questa, un’opportunità più teorica che reale. Per i lavoratori dipendenti che abbiano maturato al 31 dicembre 1992 un’anzianità assicurativa e contributiva tale che, anche se incrementata dei periodi intercorrenti tra il 1° gen-
naio 1993 e la fine del mese di compimento dell’età per il pensionamento di vecchiaia, non consentirebbe di conseguire i requisiti assicurativi e contributivi richiesti dall’articolo 2 del decreto n. 503 nell’anno di compimento dell’età pensionabile, i requisiti stessi sono ridotti fino al limite minimo di 15 anni previsto dalla previgente normativa. In pratica il numero dei contributi richiesti par tali lavoratori è pari alla somma delle settimane di contribuzione maturate fino al 31 dicembre 1992 e delle settimane di calendario comprese tra il 1° gennaio 1993 e la fine del mese di compimento dell’età pensionabile. Età pensionabile Per quanto attiene all’età pensionabile, invece, si deve tenere conto dei nuovi limiti fissati dalla riforma Monti-Fornero. Recita infatti la circolare INPS n° 16 del gennaio 2013: “Si precisa inoltre che nei confronti delle suddette categorie di lavoratori trovano applicazione i nuovi requisiti anagrafici previsti per il diritto alla pensione di vecchiaia nel sistema retributivo o misto di cui dall’art. 24 comma 6 della legge n. 214 del 2011(v. circolare n. 35 del 2012 punto 1.1.1. e n. 37 del 2012) nonché la disciplina in materia di decorrenza dei trattamenti pensionistici prevista dal D.L. n. 201 del 2011 (disapplicazione della c.d. finestra mobile)”.
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di Sandra Tosi
Anima e cuore
Inizia la Primavera e nelle strade di campagna si cominceranno a buttare nei fossi cuccioletti che hanno l’unica colpa di essere nati. Non scriverò quello che penso veramente degli esseri ripugnanti che abbandonano e violentano gli animali, perché diventerei scurrile… Ciao uomo, sono il tuo migliore amico. Io non posso sceglierti o cambiarti se non mi piaci, posso solo amarti. Per una volta, ti prego, non chiudere gli occhi davanti a ciò che ti rattrista, stavolta guardami e spiegami perché… Perché mi usi per fare esperimenti senza un briciolo di pietà per la mia sofferenza? Anch’io sono un essere vivente, con grandi sentimenti, come te amo, sento il dolore, ho paura. É troppo facile e comodo tenere gli occhi chiusi per non angosciarsi. Perché fingi di non capire o peggio, giustifichi la cattiveria della tua specie “umana”? C’è una legge che mi tutela ma basterebbero un po’ di buon senso e di rispetto, in tante, troppe cose… Rifletti sulle conseguenze per me e per i tuoi simili quando mi abbandoni per la strada: non senti ripugnanza per te stesso? Ti prego, prima di abbandonarmi, trova il coraggio di fissarmi negli occhi e vergognarti di te stesso.
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Mi consola la certezza che questo “essere” non è il mio amato amico uomo: è solo un miserabile, un vile, un meschino indegno di essere qualificato come uomo. Un essere abietto che probabilmente non ha riguardo nemmeno per i bambini, per i vecchi, per i più deboli, come può averne per me, che sono “solo un animale”? Per una volta, uomo, guardami con gli occhi del cuore. Lo senti
il mio urlo di dolore? Devo difendermi dalla solitudine, dall’abbandono, dalla fame e dalla brutalità degli esseri umani… Adoro i tuoi cuccioli, ma devi insegnare a loro ed a me, ad amare nel modo corretto: non sono un giocattolo da buttare
finito l’entusiasmo della novità. Agisco e gioisco solo per la tua felicità ed è la tua mano sulla testa, le tue carezze, che mi fanno tremare e vivere: voglio stare con te, voglio regalarti amore, non ho bisogno di molto, ma quel poco non puoi negarmelo. Vieni in un canile, accoglimi, portami con te, io non aspetto altro, ma fa che sia un atto di consapevolezza e serietà e sarai ricompensato con fedeltà assoluta e devozione! Perché amore e fedeltà sono innati in me: so amare senza remore, in cambio solamente di una tenerezza. Intanto rimango qui dove mi hai lasciato, in un angolo dell’autostrada, senza acqua e senza cibo e finché avrò un battito di cuore aspetterò… Ho già dimenticato quella mano infame e mi abbandono con infinito amore alla tua, tesa in una carezza: eccomi amico uomo, scodinzolo felice, ti guardo e sono pronto ad amare ancora. Quanto hai da imparare da me, amico mio!
questo un momento in cui scopriamo di poter fare dei nostri hobbies un lavoro, un periodo che facilita la creatività a dare vita a qualcosa a cui nessuno ha mai pensato. Provate a pensare, ad esempio, a quante “fattorie sociali” stanno nascendo: queste sono realtà in cui si sfrutta il sapere contadino e lo si mette a disposizione di scolaresche, persone portatrici di handicap con intento riabilitativo, o semplici famiglie che hanno perduto il sapore delle “cose di una volta”. Eppure su cosa si basano? Sulle conoscenze e sulle abilità che i nostri nonni hanno usato per vite intere: la vita nei campi. Vi garantisco che questo atteggiamento non è inguaribile ottimismo: è solo un nuovo paio di occhiali, magari meno appannato, per osservare una realtà sempre più cruda ed una strada un poco più leggera per entrarvi.
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Dott.ssa Giulia Stuani
le possa rendere “efficaci” in un mondo che cambia talmente rapidamente da non riuscire più a stare al passo. Innanzitutto però è necessario trovarsi in comune su una semplice cosa: una crisi può sempre essere vissuta come un’occasione. Non è forse nei nostri momenti peggiori che cerchiamo soluzioni alternative? Non è forse davanti a cose devastanti che scopriamo di avere risorse che non credevamo nemmeno di possedere? Non fraintendetemi, non voglio nè sottovalutare, nè sminuire quanto stia succedendo! Incontro persone che portano anche davanti ai miei occhi le lacrime, situazioni di vera e propria sofferenza che non sarebbe sopraggiunta se un mondo profondamente ingiusto non funzionasse sbadatamente. Sostengo però che sia possibile tirare fuori quaalcosa da questi fatti. Potrebbe essere
I NOSTRI SERVIZI
Sempre più di frequente, purtroppo, capita di incontrare in terapia persone che chiedono il mio aiuto perché la crisi economica che invade il nostro Paese, e tutta l’Europa in generale, li ha lasciati senza un lavoro, magari ad un’età di mezzo, a pochi anni di contributi dalla pensione, non più sufficientemente giovani da poter essere reimmessi nel mercato, con una famiglia da mantenere e figli ancora da mandare a scuola. Le condizioni sono sempre terribili: il disagio, la disperazione, la frustrazione e l’ansia di non saper come mandare avanti le cose sono i compagni della quotidianità. Ci si può chiedere cosa possa mai fare una psicologa davanti a queste cose. Certo non posso cambiare il mondo o la situazione in cui tutti versiamo! Posso però cercare con le persone che ho davanti una strada che
Psicologia
Creatività per combattere la crisi
Il trionfo della natura
PH Flavia Castagna
dott.ssa Francesca Lugoboni
Appunti di viaggio
E se conoscessimo meglio il Mincio?
Dal Benaco di Catullo alla Mantova di Teofilo Folengo fino alla Andes di Virgilio, passando per Dante Alighieri e Giosuè Carducci: ecco il Mincio, a buona ragione “Il fiume dei poeti”. Quella che sto per proporvi è l’escursione fluviale alla scoperta dei territori bagnati dal fiume Mincio, in particolare nel tratto compreso tra Rivalta, Grazie di Curtatone, la città
di Mantova, per concludersi nei pressi di Governolo. In questa zona, infatti, il fiume rallenta la sua corsa per formare una delle più importanti aree umide d’Italia: la Riserva Naturale delle Valli del Mincio, ambiente palustre di rara bellezza, interessante da esplorare in barca perché più selvaggia ed ancora integra. Punto di partenza della nostra escursione è il piccolo porticciolo di Grazie, proprio ai piedi del famoso Santuario dedicato alla Madonna. Qui ci si imbarca sui tipici battelli dal fondo
piatto che permettono di navigare nei bassi fondali e di accedere agli interni più nascosti della Riserva. Ha così inizio la suggestiva navigazione del Mincio che conduce fino alle porte di Mantova. Navigando lentamente è possibile godere di scorci mozzafiato volti a scoprire una natura insolita, impreziosita da una flora e una fauna uniche nel loro genere, ammirando rare specie di uccelli che qui, indisturbati, nidificano tra ninfee e canneti. L’ambiente naturale che si presenta agli occhi di chi osserva ha colori cangianti che variano al mutare di ogni stagione, ma è certamente il periodo tardo primaverile a farla da padrone, con la straordinaria fioritura del fior di loto nelle sue grandi aiuole galleggianti: foglie di un verde brillante che possono
Guidizzolo (MN) e Montichiari (BS)
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raggiungere fino a un metro di diametro, sulle quali sbocciano i tipici fiori dalla tonalità bianco-rosata che, per le importanti dimensioni, ne fanno un fenomeno unico in Europa. Paesaggi naturali ed insoliti, dunque, si offrono a chi ama un turismo discreto ed autentico, all’interno di una natura incontaminata capace di mettere in scena ambientazioni e scorci unici, sospesi tra fascino e atmosfere di grande suggestione. Spero di aver suscitato la vostra curiosità .
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Io, la moto e i beduini Diego Marchesini racconta, con lo stile proprio dei social network, un viaggio avventuroso in moto attraverso le montagne ed il deserto della Tunisia. Pubblichiamo la cronaca dei primi giorni, il resto sul prossimo numero. 1° giorno La nave arriva mezzoretta prima del previsto...la traversata del Mediterraneo è trascorsa velocemente. Sbarco ed inizio le pratiche doganali in tipico stile tunisino...ovvero gran bazar incasinato! Fortunatamente so un po’ come muovermi perché se sbagli una coda equivale a 30 minuti persi...e nessuno ti dice niente! Sono
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le 19, riesco a passare l’ultimo blocco... mi dirigo verso l’hotel ed inizio a percorrere un tratto di costa in riva al mare....giacca slacciata....visiera del casco alzata...senza guanti! Domani si prospetta proprio una bella giornata! Un saluto da Tunisi e buona notte a tutti! 2° giorno Ciao amici!! Oggi mi siete stati
di grande aiuto...e non sapete quanto!! Mi dirigo verso Bizerte, il punto più a nord della Tunisia...la strada è scorrevole, ma l’obbiettivo è prendere una pista sterrata che mi conduce fino a Tabarka... Passo attraverso distese di pino marittimo a perdita d’occhio fino al mare... montagne che finiscono nel mare come i fiordi norvegesi e la piccola strada li segue... talmente vicino che in alcuni momenti mi arrivano gli spruzzi del mare, spettacolare. Ormai è da 40 km che non vedo anima viva...sono completamente solo... io, il piccolo sterrato e il mare! Ma questa armonia si interrompe... la strada si avvicina ancora al mare finché la sabbia inizia ad invadere la strada... cosa faccio? Torno indietro? Riaccendono la moto, metto in prima e a tutto gas...la moto non si comporta proprio bene... guidare una enduro leggera è una cosa, ma una da 240 kg a pieno carico... faccio 10 metri, 15... 20… me ne mancano 10... sfodero tutta l’esperienza acquisita nell’enduro ma... con molta delicatezza io e la mia motoretta ci sdraiamo sulla spiaggia! Mi rialzo e cerco di al-
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zare anche lei... è un po’ sovrappeso... vado a recuperare ogni singola energia dal mio corpo... ed è in piedi, anzi sulle ruote! Sì proprio le ruote... sprofondate nella sabbia fino a meta! La riaccendo e provo... ma si trova bene dov’è! Ad un certo punto, seduto in parte alla moto sento le urla dei miei amici che mi incitano... accendo la moto ed inizio a spingerla... spingo... spingo... spingo ed un centimetro alla volta riesco a guadagnare la terra battuta! Sono stremato, ma avrò tempo per riposare... mi mancano solo 400 km... riparto e attraverso villaggi con il mercato a ridosso della strada, passo a stento... la gente mi si accalca attorno... mi picchiano sulle spalle, sulla moto, sembrano indemoniati mentre sono entusiasti di vedere un motociclista che attraversa il mercato... faccio centinaia di metri con i bambini che mi corrono a fianco, ma non mi fermo... non riuscirei più a ripartire! Dopo 250 km ritorno nella civiltà, se così si può definire... passo montagne e altopiani sterminati... sono le 6 di sera, è buio ed arrivo a destinazione... una piccola pensione tunisina in uno sperduto paesino nel centro del paese! per oggi è abbastanza! Buona notte a tutti, a domani!
asfaltata completamente diritta, quasi infinita, ma veramente suggestiva durante la quale ho il tempo per cantare, fischiare... ma soprattutto di stare in silenzio ed ascoltare il vento... senza guanti, giacca aperta... ogni tanto incrocio qualche carretto con ogni tipo di carico! Paglia, rami, pietre, mattoni... mi sentono arrivare e iniziano a salutarti da 100 metri prima e io contraccambio con molto piacere! Mi sto avvicinando alle montagne... davanti a me c’è un massiccio roccioso imponente, completamente assolato, di un colore rosso fuoco... la strada sale... curve, tornanti e ancora curve... dopo 30 minuti sbuca su un altopiano infinito,
con una piccola linea nera che lo attraversa zigzagando… la mano esperta di un pittore non avrebbe potuto fare di meglio... e adesso io e la mia moto la dobbiamo percorrere! Prendo
3° giorno Eccomi qua... direzione sud, parallelo al confine algerino... devo passare per oasi di montagna. Percorro i primi 100 km pianeggianti su una strada
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fiato, scatto qualche foto e parto, cercando di assaporare ogni metro di strada... per alcuni istanti potrei pensare di essere su un altro pianeta, magari sto sognando... ma invece è tutto
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vero... eccome se è vero! Smarrito nei miei pensieri, entro in una gola... poche centinaia di metri e mi ritrovo in un palmeto. Fermo la moto, scendo e poco distante sgorga una sorgente
dalle roccie... poco più avanti, questa sorgente nel corso dei millenni ha scavato un canyon... un monumento naturale maestoso! Poche decine di minuti, qualche pensiero e riparto... il paesaggio descritto prima prosegue senza ritegno... quasi mi vergogno di essere in un posto tanto magnifico! L’altopiano inizia ad aprirsi... ancora una curva e dall’alto del massiccio mi si presenta il deserto in tutta la sua potenza... mi fermo... quasi mi emoziono... ma non ho tempo, il sole inizia ad abbassarsi all’orizzonte! Percorro strade morsicate della sabbia... il deserto in alcuni tratti invade la piccola striscia nera. Inizia la sera e devo ancora attraversare il più grande lago salato tunisino per arrivare a Douz! I primi chilometri sono un po’ spaesato... mi supera un veicolo a velocità spropositata... sicuramente conosce la strada... o è un kamikaze... cosa faccio? Lo lascio andare nella notte? Non ci penso proprio... accelero...100...130…170... lo lascio a debita distanza... se per caso lo vedo esplodere, freno! Fortunatamente conosceva la strada e non è esploso... e io in poco più di mezzora arrivo a destinazione! Qua a Douz mi aspetta un vecchio amico, profondo conoscitore del Sahara! Mi accoglie con un abbraccio, sente la mia stanchezza e mi offre un buon pasto tunisino! Che sapore che ha... sì proprio... che sapore che ha... LA VITA! Buona notte amici, a domani!
Amici da sempre, sposati nella stessa chiesa a distanza di due giorni, hanno trascorso la loro “luna di miele� insieme a Roma. Angiolina Spazzini e Giovanni Sposetti sposati il 4 maggio 1963
Alice Tomasi e Gino Giubelli sposati il 6 maggio1963
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La Coscienza Di Zeno
dott.ssa Francesca Pesci
Letteratura
arte & dintorni
Italo Svevo nacque a Trieste nel dicembre 1861, suddito dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, pochi mesi dopo la proclamazione del Regno d’Italia, in quanto Trieste, con tutta la Venezia Giulia era rimasta esclusa dall’unificazione d’Italia. Trieste era una città di imprenditori, dove regnava il culto del lavoro e il miraggio del benessere, dove nutrire lo spirito era considerato un assurdo sperpero di risorse sottratte alla produzione di reddito. Eppure, in questo scenario votato al successo economico, ecco affacciarsi la vocazione letteraria di Svevo, che non a caso quindi dimostrerà una matrice realistica nelle sue opere, con uno sguardo disincantato, talvolta “anti-letterrario”. Italo Svevo è uno pseudonimo scelto d a l l’ a u t o r e per segnalare la confluenza nella sua persona della cultura italiana (Italo) e di Copertina della prima edizione del 1823 (proprietà Museo Sveviano di Trieste)
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quella tedesca (Svevo). Trieste è infatti una città di confine, dove si incontrano la cultura italiana, quella tedesca e quella slovena, senza contare l’apporto fondamentale della tradizione ebraica, di cui peraltro Svevo è un rappresentante (il suo vero nome è Aron Hector Schmitz). “La Coscienza di Zeno” è il terzo romanzo dell’autore, dopo “Una vita” e “Senilità”, e per la terza volta il protagonista sveviano è un inetto, un “incapace alla vita”. Ne La Coscienza di Zeno, però, Svevo abbandona lo schema ottocentesco del romanzo raccontato da un narratore esterno e lascia la parola al nuovo inetto, Zeno Cosini, che può parlare in prima persona perché ormai ha conquistato la propria coscienza. A differenza dei due romanzi precedenti, infatti, questo “debole” riesce a “guarire”. Per gran parte il romanzo è costituito da un memoriale, una confessione autobiografica, che il protagonista scrive su invito del suo psicanalista, il dottor S., a scopo terapeutico, come preludio alle sedute di pscicanalisi. Lo scrittore finge che il manoscritto di Zeno venga pubblicato dal dottor S. stesso, per vendicarsi del paziente che si è sottratto alla cura (tutto ciò viene
spiegato dal dottore in una prefazione con cui si apre il libro). La narrazione segue la memoria del protagonista che si sforza, per obbedire allo pscicanalista, di ricostruire il proprio passato. Ripercorre così le esperienze cruciali della propria vita: il vizio del fumo e i vani sforzi per liberarsene, la morte del padre, la storia del proprio matrimonio, il rapporto con la moglie e l’amante, la storia dell’associazione commerciale con il cognato. Alla fine, si collocano alcune pagine di diario di Zeno. Qui egli sfoga il proprio risentimento contro lo psicanalista e spiega il suo abbandono della terapia, dichiarandosi ormai sicuro della propria guarigione. “Io sono guarito! Non solo non voglio fare la psico-analisi, ma non ne ho neppur di bisogno. […] Da lungo tempo io sapevo che la mia salute non poteva essere altro che la mia convinzione”. Zeno ha conquistato la sua coscienza. Nel prossimo appuntamento, torneremo nelle profondità di queste pagine, tra malattia e salute, efficienza e debolezza, per provare a dire che, a volte, la prospettiva può cambiare.
Comete occulte e bolidi celesti Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia. ne è un esempio il caso dell’asteroide 99942 Apophis (2004 MN4), transitato il 9 gennaio a 15 milioni di chilometri dalla Terra. Il passaggio ha consentito ai telescopi di rilevare che il suo volume è maggiore del 70% rispetto a quanto stimato in precedenza. Avremo di nuovo a che fare con questo masso spaziale venerdì 13 aprile 2029, data prevista per il suo vistoso passaggio ravvicinato nell’orbita dei satelliti geostazionari. Nel frattempo, un altro ragguardevole ciottolo celeste è transitato nelle vicinanze del nostro pianeta: l’asteroide 2012 DA14, che ci ha “sfiorato” il 15 febbraio, sfrecciando a 7,8 km al secondo ad una distanza di 27650 km. Con un diametro di 45 metri e una massa di 135mila tonnellate, è stato il più grande corpo celeste noto ad avvicinarsi tanto alla Terra, pur senza causare problemi. Più incerte le conseguenze della pioggia di meteoriti che proprio la mattina dello stesso giorno si è abbattuta sulla regione degli Urali, seminando il panico tra gli abitanti della metropoli di Cheljabinsk. Difficile farsi un’idea precisa sulla natura dell’oggetto, forse meteorico, che ha solcato il cielo russo come un bolide infuocato, prima di esplodere e disgregarsi in vari frammenti. Anche la causa della sua deflagrazione rimane da chiarire: i resoconti e i video che circolano sul web potrebbero essere il
seguito del film Armageddon, ottimi per alimentare la foga di chi non è ancora sazio di sensazionalismo fine a se stesso ma inadatti ad una ricostruzione obiettiva degli avvenimenti. Come è possibile nel terzo millennio non avere informazioni precise sulle dinamiche di un evento che ha lasciato un cratere di svariati metri, milioni di euro di danni materiali e migliaia di feriti? Questo episodio di mancata chiarezza ci ricorda il divario impressionante tra la sedicente informazione globale e l’effettiva portata dei fenomeni in grado di esercitare un’influenza occulta e, è proprio il caso di dirlo, un impatto significativo sulla vita del pianeta e dei suoi abitanti. Nei prossimi giorni voglia almeno il cielo svelarci i suoi veri protagonisti: gli sciami meteorici delle Liridi (15-28 aprile, verso l’alba), delle Eta Aquaridi (19 aprile - 28maggio), e l’eclissi parziale di Luna del 25 aprile (massima oscurazione alle h. 20:07).
Le due comete di Pasqua viste dall’Osservatorio cileno di Las Campanas, foto di Yuri Beletsky.
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dott.ssa Mariavittoria Spina
Il 2013, noto tra gli appassionati come “l’anno delle comete e degli asteroidi”, è iniziato con qualche delusione. Attesa dal giugno del 2011, quando fu avvistata per la prima volta con uno dei telescopi del progetto hawaiano dal quale prese il nome, la cometa Pan-STARRS (C/2011 L4), che si prevedeva luminosa quanto la stella polare, agli occhi dei non addetti ai lavori è passata pressoché inosservata. Al perielio, il 10 marzo, era ancora invisibile a causa della luminosità del sole che tramontava in prossimità del punto in cui sarebbe stato possibile individuarla. Nei giorni successivi, il debole astro chiomato è stato osservato con discreti risultati, ma non sul territorio guidizzolese e limitrofo, dove pur scorgendosi il sorriso da Stregatto della Luna, ottimo punto di riferimento per orientare l’osservazione, una cortina di nuvole tenaci nascondeva alla vista tutta la zona celeste circostante. Poche speranze anche per l’osservazione in loco delle altre due comete: C/2012 TS Bressi, che solca il nostro cielo da metà marzo, non è visibile ad occhio nudo e la cometa Lemmon, in vista da metà aprile (il periodo più propizio per osservarla sarà la fine del mese, poco prima dell’alba), avrà magnitudini tali da consigliare l’utilizzo di un binocolo. Puntiamo tutto sull’avvicinamento di ISON, che nel periodo natalizio diventerà visibile anche di giorno, almeno stando ai calcoli attuali, passibili di correzioni anche eclatanti nel mutevole errare di questa esperienza terrena. Comunque, non tutte le previsioni imprecise risultano vane:
Astri e civiltà
(W. Shakespeare, Amleto)
È successo quattro secoli fa arte & dintorni
Non bastano i tanti furfanti che infestano i nostri paesi, ora ci si mettono anche i religiosi, come frate Nicola, agostiniano di San Cassiano, e don Euticio, prete di Guidizzolo, i quali danno ospitalità ad una banda di malfattori. Cosa inaudita, il frate è solito girare con una sorta di lupara nascosta sotto la tonaca.
prof. Massimo Marocchi
La nostra storia
Documenti tratti dall’Archivio Gonzaga di Mantova (busta 2726, c. 508)
21 ottobre 1613, Paolo Fiorela Agnelli, commissario di Cavriana “Il nostro capitanio del divieto di Guidezzolo hor hora è stato da me avisandomi come a San Calsano, giurisdittione mia, vi si trovano da quatordeci banditi
allogiati da frate Nicola agostiniano, i quali vanno facendo per questi contorni alcuni misfatti, come rubar pollari et levare il pesce alli conduttori di Garda, oltre le sporche parole che diccano alle donne che incontrano ... Costoro una sera allogiano a Guidezzolo in casa di don
Euticio, prete in detta terra, et l’altra sera in casa del sodetto frate Nicola, il quale con poca decenza dell’habito, porta quasi di continuo sotto le vesti un terzaruolo. Compiacendosi V. A. di far fare provigione a costoro, esso capitanio dice che bisogna far presto ... “
Cavriana. E’ stato imprigionato Gioachino Cavagni, reo di aver espresso giudizi poco lusinghieri sui governanti del suo paese. Documenti tratti dall’Archivio Gonzaga di Mantova (busta 2729, c. 437)
16 settembre 1614, Paolo Fiorela Agnelli da Cavriana. “Ho fatto distenere Joachino di Cavagni Ferraro il quale hebbe ardimento di dire quatro giorni sono che questi che governano il commune di Cavriana sono
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becchi et razza de becchi con la sua gionta, et perché queste parole hanno toccato ancor me che rapresento la persona di Sua Altezza, l’ho fatto mettere prigione et
l’ho mandato a Mantova... onde la prego a far sì che costui sia della temerità sua castigato...”
Il Direttore della fotografia
realtà ricoprono un’importanza fondamentale in una riproduzione cinematografica. Il ruolo di Direttore della fotografia, chiamato anche direttore delle luci o light designer, ricopre un ruolo così importante nella produzione di un film, da essere equiparato, come importanza, alla figura del regista. Il Direttore della fotografia infatti, lavora a strettissimo contatto con quest’ultimo, interpretandone spesso le intenzioni, assumendo il delicato incarico di “controllare” l’uso e l’utilizzo della luce nelle diverse fasi della lavorazione. Sono molteplici dunque le mansioni che il responsabile della luce ricopre dietro le quinte: innanzi tutto, essendo il sovrintendente dell’immagine in tutti i suoi aspetti, coordina la disposizione delle luci, da lui dipendono non solo i tipi di illuminanti da utilizzare, siano essi artificiali (le lampade per capirci) o natu-
ricordato Vittorio Storaro, premiato con tre Oscar (Apocalypse Now – 1979, Reds – 1981 e L’ultimo imperatore – 1987) e che ha seguito la fotografia di quasi tutti i film di Bernardo Bertolucci, collaborando anche con Salvatore Samperi, Francis Ford Coppola e Warren Beatty; una menzione particolare anche per Pasqualino De Santis, altro Direttore della fotografia italiano premiato con l’Oscar nel 1969 per il film Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli, collaboratore assiduo al fianco di Francesco Rosi, ha lavorato poi con registi del calibro di Luchino Visconti, Carlo Lizzani ed Ettore Scola; tra le nuove generazioni troviamo Mauro Fiore (Oscar per la miglior fotografia nel 2010 per Avatar di James Cameron) e Luca Bigazzi autore di una straordinaria direzione fotografica nel film This Must Be the Place di Paolo Sorrentino uscito nelle sale nel 2011. Sperando di aver contribuito a dar maggior visibilità a una delle figure più importanti nella realizzazione di un qualsiasi prodotto a carattere cinematografico, vorrei concludere con una citazione proprio di Vittorio Storaro che nella sua trilogia “Scrivere con la luce”, ha più volte ribadito e sottolineato come il Direttore della fotografia “esprime una creatività del tutto personale, una propria specificità espressiva che gli consente d’imprimere nell’opera un tratto del tutto personale e ideativo”.
arte & dintorni dott. Cesare Ghizzi
rali (come nel caso di riprese in esterno e dunque con luce naturale), ma provvede anche alla scelta dell’obbiettivo, della sua apertura, l’esposizione, il diaframma e la conseguente messa a fuoco di tutto l’insieme. Il light designer, sempre in strettissima collaborazione con il regista, si occupa non solo della scelta del tipo di pellicola, ma anche dei diversi tipi di macchine da presa, dei loro movimenti e della loro collocazione all’interno della scena da girare. A tutte queste priorità, vengono conseguentemente ad aggiungersene altre: la selezione delle diverse composizioni stilistiche delle inquadrature, scelte in base ad esempio alle diverse angolazioni e relativa ampiezza della scena inquadrata; la distanza della cinepresa dalla scena stessa; il movimento degli attori e di tutti gli elementi”secondari” che costituiscono l’insieme di tutto ciò che si trova davanti alla telecamera. In poche parole il Direttore della fotografia è il principale responsabile dell’effetto e del risultato visivo che le immagini hanno verso lo spettatore. L’autore della fotografia opera a stretto contatto anche con altre figure che partecipano alla realizzazione di un film: dirige personalmente il lavoro dei cameramen, degli assistenti di macchina, degli elettricisti e dei responsabili dell’impianto illuminazione, infine collabora attivamente con scenografi, costumisti e arredatori. Citando brevemente grandi direttori della fotografia stranieri come John Alcott (Barry Lyndon – 1975) e Janusz Kaminski (Schindler’s List – 1993; Salvate il soldato Ryan – 1998), vale la pena sottolineare come anche il cinema italiano può annoverare diversi Direttori della fotografia che hanno contribuito in maniera determinante alla creazione di capolavori assoluti: primo fra tutti va assolutamente
Cinema
Quando si discute di un film o semplicemente si parla di cinema in generale, nella maggior parte dei casi ci si limita a commentare la regia e l’interpretazione dei personaggi, tralasciando osservazioni e giudizi su tutto il resto. Ci sono però ruoli all’interno della realizzazione di una pellicola che non hanno la giusta visibilità, spesso “degradati” in posizioni marginali, ma che in
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50 sfumature di grigio
di Marta Leali
Recensioni
arte & dintorni
Vi è un libro che in questi mesi ha fatto davvero molto clamore. Per i miei gusti, ha fatto fin troppo rumore. Fosse almeno stato un solo volume stilisticamente apprezzabile, avrei anche potuto comprendere suddetto assordante chiasso, ahimé, si tratta di una serie scritta da un’analfabeta. Concedo con piacere un applauso a coloro che si sono occupati della pubblicità: vendere una porcheria simile non dev’essere stato semplice, poverini. Di quale ‘cosa’ sto parlando? Dell’ultra popolare “Cinquanta sfumature di grigio”. Lo so, molte persone in tutto il mondo lo A-D-O-R-A-N-O e la mia –evidentemente- non è un’opinione condivisa dalla massa. Mi auguro però che molti cambino idea e sfruttino suddetta ‘cosa’ come merita: per alimentare il fuoco. Ma diciamo anche perché, altrimenti non ha senso e la mia sembra una posizione campata per aria. Genesi: questa storia nasce come una fanfiction nel fandom di Twilight. Spiego che cosa siano queste strane cose, per chi non lo sapesse: le fanfiction sono delle storie scritte dalle fan di un particolare libro/telefilm/etc, per piacere personale quindi senza scopo di lucro, in questo caso si tratta della
saga dei vampiri della Meyer (e anche su questa vi sarebbe molto da dire, nel bene e nel male, magari un’altra volta). Io leggo fanfiction e in alcuni casi la qualità non è alta, ma altissima! Ovviamente questo dipende molto dal sito, dal fatto che sia moderato o meno e dall’età di chi può accedervi. Questa parentesi per dire che non ho assolutamente alcun pregiudizio sulle fanfiction, anzi, bisogna dire che in molti casi sono migliori dei libri originali, per stile e caratterizzazione dei personaggi. Torniamo alle variegate sfumature: la signora che l’ha scritta ha 59 anni, ragazzina non è. Dovrebbe, almeno anagraficamente, avere una discreta esperienza di vita alle spalle. Non parlo di cultura e maturità letteraria, ma proprio di vita vissuta. Lo specifico perché è importante tenerlo in considerazione. Andiamo con ordine: differenze tra la fanfiction d’origine e il libro. In sostanza? Ha cambiato il nome da Isabella Swan (detta ‘Bella’) ad Anastasia Steele (detta ‘Ana’). Chi ha letto la saga della Meyer sa che Bella è una studentessa liceale, ‘Ana’ è studentessa universitaria. Entrambe sono ‘goffe e impacciate’ e hanno dei difetti proprio insormontabili: Bella ha
le labbra apparentemente non proprio simmetriche (non parlo di una smorfia perenne o una sfregiatura, ma solo una leggera diversità tra labbro superiore e inferiore!) e Ana ha gli occhi troppo grandi. Per il resto sono perfette senza far sport o movimento generico. Ora, da giovane donna normale mi permetto di dire: “Diamine!, avessi io tali difetti!” Ovviamente il belloccio Edward Cullen si è tramutato nella versione del miliardario Christian Grey. Differenze? Solo il nome. Entrambi descritti come figlioli pazzescamente belli, ricchi sfondati, intelligenti, in qualche modo adottati e –guardate un po’ voi il caso!- entrambi non riescono a comprendere la loro partner: Edward non riesce a leggerle la mente, Christian non riesce a leggerne le espressioni! Il mutaforma-lupo, il caro Jacob sempre mezzo svestito, grazie!, si trasforma nell’amico ispanico José… Che è innamorato di Ana, ovvio! Quale dilagante fantasia… E qui mi fermo, ma vi sarebbe molto da dire anche su tutti i restanti personaggi. Ora mi direte: “Marta, è normale che una fanfiction rispetti i canoni dati dall’originale!” e io vi rispondo che, se fosse rimasta una fanfiction, non vi sarebbe nulla di male in queste similitu-
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dini, anzi sarebbe perfettamente in linea. Ma non è più una fanfiction! Questa assurdità è divenuta un libro che milioni di persone hanno pagato! Parliamoci chiaramente: se la signora James avesse avuto la grazia e il buon gusto di pubblicare un libro originale, oltretutto con un argomento tosto come il BDSM (poi vi spiego meglio di cosa si tratta…), anche basandosi sulla storia scritta in precedenza, avrei potuto almeno sorridere per lo sforzo. E’ sempre complesso partire ex novo e trovarsi dei propri personaggi e caratterizzarli come si deve, ma qui non c’è proprio storia! E’ completamente piatto: i ‘personaggi’ sono delle marionette la cui caratterizzazione comprende caratteristiche fisiche quali colore di occhi e capelli e… basta. Non c’è altro. Un’opportunità sprecata per una signora che si meriterebbe d’essere cacciata anche dal fandom, mentre vi sono tante altre persone che dovrebbero essere acclamate come professioniste. Torniamo a ciò che ci dice la storia: coerenza dei personaggi e perciò dell’autrice. In una parola: inesistente. Le marionette si contraddicono tra di loro per azioni e pensieri. Un caos assoluto. Qui potreste obiettare: “Marta, nessuno può essere sempre coerente, soprattutto se s’innamora!”. Sono d’accordo con voi, anche io certe volte sono incoerente, ma da lettrice attenta pretendo che uno scrittore mi motivi il cambio del per-
sonaggio! Se prima Christian pronuncia la celeberrima frase “Io non faccio l’amore, io fotto… senza pietà” (a cui mi sono messa spudoratamente a ridere e canticchiare una famosa canzone di Anna Oxa…) ed afferma, con un tono che vorrebbe essere spietato, che non dorme con le sue scopate e poi cosa accade? Dormono insieme più di una volta, beh, fatemi capire: la signora James ci prende per i fondelli o cosa? Pensa che ogni lettore sia privo di memoria o più semplicemente di cervello? All’inizio parlavo di ‘esperienza di vita’, ebbene, ora vi spiego perché si tratta di un dato importante. In questa ‘cosa’ si parla di sesso, di tanto sesso. Ma è scritto e descritto in modo così irreale e assurdo che ogni persona con un briciolo di cognizione non può far a meno di mettersi a ridere. Era nelle intenzioni della James proporre un volumetto comico-umoristico? No, voleva scrivere un libro erotico. Ma se non sa neppure dove la povera pornografia stia di casa figuriamoci l’erotismo! Per aggiungere gioia e gaudio alle finte pagine erotiche, vi è la ripetizione perpetua di due parole: sussurra e mormora. Dove è finito l’editor di questa signora? Probabilmente anche lui s’è affidato alla capacità dei pubblicitari. Per altro giustamente dato che rovinarsi la vista su una cosa simile è inutile. Rimaniamo sempre in argomento sesso. L’autrice di questa porcheria fa intervenire la voce
interiore, definita ‘Dea Interiore’, della protagonista in ogni momento, persino quelli sessuali sì, in siparietti demenziali. E poi, quando si accinge a parlare della tematica BDSM, cosa combina? La tratta quasi come fosse una devianza sessuale (le devianze sono NON consensuali, per esempio stupro e pedofilia…). Quindi non solo non spiega con esattezza cosa sia, ma quel poco che dice è da prendere e cestinare. Vi spiego di cosa si tratta, non perché sia pratica di questo genere, ma perché sono abbastanza sveglia da accedere a google. Cito dalla beneamata Wikipedia: “Il termine BDSM è un acronimo per Bondage & Disciplina (B&D); Dominazione & Sottomissione (D&S o DS); Sadismo & Masochismo (S&M o SM). Indica un complesso di pratiche relazionali e/o erotiche e/o preferenze sessuali. Queste pratiche, che considerate fuori da un contesto di piena consensualità delle parti coinvolte sono generalmente e di fatto da considerarsi spiacevoli e del tutto indesiderabili (in quanto non sarebbero più da considerarsi liberamente accettate, ma implicanti una costrizione, quindi violente ed illegali), sono invece all’interno del BDSM fonte di soddisfazione reciproca, oltre che strumento di costruzione d’un più profondo rapporto interpersonale.” Si tratta di qualcosa di consensuale! Le persone coinvolte sono fortemente consapevoli e desiderose di prendervi parte e
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hanno parole e/o gesti di sicurezza. Ovvero, se vogliono concludere l’altro partner si ferma. Punto. Non c’è ulteriore storia. Non mi dilungo ulteriormente sull’argomento, potete fare una rapida ricerca da soli. Aggiungo solo che ciò che ha descritto la signora James NON è possibile che venga considerato BDSM. Questa mia affermazione perché? Sapete, IO motivo ciò che scrivo! I due protagonisti stipulano un contratto, sì, proprio così. E vi riporto cosa decidono assolutamente di non fare: atti che implichino escrementi, sangue (da coltelli a piercing), strumenti ginecologici, fuoco (inteso come cera delle candele, non un corpo bagnato con la benzina e poi messo al rogo…), controllo del respiro (leggasi: asfissia per intensificare l’orgasmo) e no ad atti che implichino bambini (si chiama pedofilia ed è illegale, ricordiamolo) o animali (si chiama zoofilia ed è illegale pure questa!). Cosa resta? Quindi cosa effettivamente fanno ‘sti due? Sesso. E qualche sculacciata. E qualche tipo
di costrizione sul genere delle manette (al che mi vengono in mente quelle cose oscene e pelose dal colore improbabile che certe ragazzine tengono attaccate allo zaino quando vanno a scuola…). Come ogni contratto che si rispetti vi sono anche le cose a cui la protagonista acconsente: masturbazione, cunnilingus, fellatio, penetrazione. Giustamente vi chiederete: “Marta, ma dov’è il BDSM in questo libro?”. Risposta: come affermato in precedenza non c’è. Anche qui la signora James ci prende per i fondelli. Siamo tutti sciocchi e disattenti come lettori? Secondo lei, in tutta evidenza, sì. Tutto questo non vi basta per bruciare il libro? Proseguiamo… Parliamo delle marionettespazzatura. Sono un concentrato di stereotipi che mi auguravo superati. Sono ridicoli, incoerenti, ripetitivi, sciocchi, superficiali. Lei è bella ma incosciente d’esserlo, inizialmente vergine pudica diviene incredibilmente ‘espansiva’ e ‘sempre pronta’
non appena incontra il ricco belloccio di turno. Sarà la bellezza o il denaro di lui ad accenderne le voglie? Secondo me, è stato il conto in banca, altrimenti poteva tranquillamente stare con l’altrettanto finto ispanico dal fisico scolpito. Lui è bellissimo, ricchissimo, intelligentissimo. Insomma, tra lui e lei, si vive nel mondo degli standard impossibili da eguagliare. Il tutto è un connubio di futilità, frivolezza negativa (perché un po’ di frivolezza ci potrebbe star bene in un libro), irrealtà e immaturità nelle reazioni dei personaggi e anche nella stesura. Lo stile è completamente vuoto, la trama inesistente. La farcitura di buonismo da mal di stomaco la lascio a voi… Devo proseguire? Meglio di no, ormai suppongo che abbiate compreso. Ma se nonostante tutto questo la vostra curiosità volesse portarvi a leggerlo, vi consiglio di cercarlo in pdf tramite google. Compratelo solo se vi serve qualcosa per alimentare il fuoco!
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Lettere al direttore Caro Direttore, buongiorno, siamo le donne citate nelle “Quattro Bagole” del febbraio scorso. Effettivamente siamo donne che lavorano, come tante, tantissime, chi in fabbrica, chi in banca, chi come noi in un Ente Pubblico. Peccato non poterci rivolgere direttamente al “Quattrobagolista” ,sicuramente uomo, sicuramente amareggiato dalle o da una donna, che ha preferito non firmarsi, forse per pudore o vergogna, chissa’… Fatto sta che per l’autore tutte le donne, tutti i sabati , vanno dalla parrucchiera. E d’altro canto una donna in che altro modo potrebbe impiegare il suo tempo libero? Peccato che più probabilmente dovrà occuparsi della casa, delle commissioni, dei mariti, dei figli, dei nipoti, dei genitori anziani!!! Se la causa del contendere è “sabato Comune aperto o Comune chiuso” la divergenza di opinioni è legittima ma non è altrettanto legittimo offendere chi lavora e poi nascondersi nell’anonimato.
Chi conosce la realtà del nostro Comune sa che il personale si è ridotto ma i servizi da erogare sono sempre gli stessi, se non di più, e che in taluni periodi si lavora dalla mattina alla sera sette giorni su sette. Ciò nonostante viene costantemente ribadito da tutti gli uffici che è possibile prendere appuntamenti, così da agevolare chi ha difficoltà ad accedere ai servizi durante il normale orario di apertura. Da non dimenticare che il personale da sempre si turna per garantire la reperibilità per le urgenze. Il Comune è sempre stato e continua ad essere l’ente più vicino al cittadino, pronto ad accogliere in modo cortese e familiare chiunque si approcci con cortesia ed educazione. Al “Quattrobagolista” possiamo solo dire che può venire in Comune quando vuole per esporre le proprie personali opinioni, gli uffici sono sempre aperti… ma non di sabato, visto che non è nulla di urgente… Cordiali saluti.
Gentili signore, con piacere ho ricevuto la vostra lettera di “lamentela” per quanto scritto su “Quattro bagole”, con piacere perché mi viene data l’opportunità di precisare (a chi non l’avesse ancora capito) che una rubrica come questa ha la finalità di rendere con tono scherzoso e ironico quelli che sono i problemi, percepiti nel discorrere comune, tra la gente, al bar come al mercato, questioni che sono a volte reali, a volte supposte. Vi posso assicurare che non vi è stata nessuna intenzione di offendere chi lavora, ma solo di stemperare una decisione che per molti è risultata impopolare. Mi sorprende e rammarica, perciò, il tono risentito della vostra lettera. Sulla chiusura del sabato degli uffici comunali pensiamo sia stata una decisione ben ponderata, ma, come sappiamo, qualsiasi cambiamento provoca delle reazioni (questa è la regola della democrazia) a volte giustificate altre no. Diverse lettere di lamentele per questa chiusura sono arrivate al nostro periodico ed è nostra intenzione sottoporle all’Amministrazione Comunale, per una valutazione serena e questo potrà avvenire solo dopo un congruo periodo di “rodaggio”affinché l’argomento sia affrontato con la necessaria tranquillità.
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I prodotti derivati Ci è sembrato interessante poter introdurre gli affezionati lettori de “la Notizia” nel difficile e controverso mondo dei tristemente noti “prodotti derivati”. Il nostro collaboratore Daniele Guerra ci illustrerà con parole semplici alcuni concetti circa la nascita, l’evoluzione e i complessi meccanismi che regolano questi insidiosi strumenti finanziari, riportando alcune citazioni e considerazioni utili alla comprensione dell’argomento trattato. Derivati, vuol dire crisi economica. Al mondo solo pochissime società sono in grado di capire esattamente cosa sono e come si gestiscono. Uno studio del rapporto Nomisma (Istituto di ricerca economico) ha precisato che solo 10 “Società” in tutto il mondo controllano il 90% dei derivati. L’OCSE ha osservato che dopo 30 anni di fusioni e acquisizioni tra i più grandi gruppi bancari, finanziari, ecc. ci sono 10 attori che controllano il mercato internazionale dei derivati, “coadiuvati”, se così si può dire, dai 4 arbitri (Agenzie di rating) che non sono così imparziali. Non a caso le principali agenzie di Rating (quelle che giudicano la solvibilità e l’economia di tutte le banche, società, nazioni, ecc.), sono americane! I derivati sono coordinati da quei pochi e grandissimi gruppi finanziari- bancari che gestiscono i mercati a livello planetario e che nonostante, anzi, grazie alla crisi, hanno guadagnato e mangiato a piene mani. La Procura di Milano recita: ”I derivati sono una delle cau-
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se che hanno fatto esplodere la crisi finanziaria globale: da strumento per ridurre al minimo i rischi sono stati trasformati in strumenti che hanno esposto le società a rischi largamente superiori ai loro capitali”. La crisi attuale è partita da lontano, dagli Stati Uniti, dalle guerre in Iraq e Afghanistan (due mini guerre mondiali del nuovo millennio), ed anche da uno sforzo antiterroristico giudicato sproporzionato anche dagli stessi sondaggi pubblici americani. Tutto ciò ha creato una situazione economico-finanziaria difficile da sostenere per un Paese, appunto gli Stati Uniti, principale importatore di merci, capitali e debiti. E allora cosa è successo? Per cercare di far affluire profitti anche alle banche americane, che nel frattempo hanno cominciato a subire delle perdite, i “10 attori” coalizzati tra loro, hanno iniziato una vera e propria “guerra economica”, creando dal nulla l’illusione di guadagni facili con i derivati, e combattuta con i più moder-
ni mezzi d’informatica. E’ una guerra complicata: non si spara un colpo, ma si affondano paesi ed economie. Lo stesso rapporto parla chiaro, cita addirittura il film “Terminator” che decide di fare la guerra da solo in automatico. In sostanza la grande finanza non ha fatto altro che applicare la stessa logica attraverso un sistema informatico che guida le transazioni come il pilota automatico guida l’aereo. Solo che è programmato per fare solo profitti e basta, senza preoccuparsi delle vite umane che falcia sul suo cammino. Sono armi micidiali incaricate di fare profitti, senza preoccuparsi delle “vittime” che lasciano sulla strada!! Queste dieci “consorelle” che hanno destabilizzato il pianeta economico-finanziario, hanno avuto un grandissimo aiuto dalle altre 4 consorelle “Agenzie di Rating” con il loro immenso potere e la loro responsabilità cruciale nello scatenare la crisi a partire dal 2008. Infatti, le loro famose pagelle con i punteggi (A, B, AAA, ecc.) espressi sui titoli collocati sui mercati,
sui buoni del tesoro, obbligazioni, hanno spesso declassato non solo le banche, ma anche le Nazioni (Grecia, Irlanda, Portogallo, Islanda, ecc) facendo fuggire i grandi investitori, e costringendo forzatamente a rifinanziare il loro debito pubblico fino, in alcuni casi, al default finale. Sono le stesse agenzie che hanno dato (dietro pagamento!) delle “AAA” anche a titoli “tossici” (derivati su mutui inesigibili). In fondo sono solo società private e non lavorano certamente gratis!! Nel mio piccolo e in parole povere, (non mi sento assolutamente in grado di chiarire esattamente cosa vuol dire “derivati” e non faccio parte nemmeno delle dieci “consorelle”!!) cercherò di spiegare cosa significa derivati. Vuol dire scambiarsi dei flussi ipotetici d’interessi futuri relativi a un determinato capitale. Guadagnare sui debiti, sui mutui, sulle perdite. In pratica una banca, una finanziaria, ti dice: poiché degli studi molto particolari e importanti hanno previsto che per i prossimi anni il flusso dei mercati avrà questo tipo di tendenza (con decine di pagine di grafici che sembrano onde del mare), prendo in mano io (virtualmente, poiché il debito rimane sempre mio) il tuo debito complessivo e ti faccio guadagnare degli interessi che sicuramente andranno a coprire e azzereranno i tuoi interessi passivi che hai con i tuoi mutui. Ti dice che, se per
esempio, l’EURIBOR arriva o non arriva (a secondo dei contratti) a una certa quota di mercato, io ti pago degli interessi sul tuo debito mentre, se non si avvera ciò che appare nei grafici (ma sicuramente ti dicono che ciò non accadrà facilmente), gli interessi tu li paghi a me. Naturalmente e di solito, i primissimi anni sono favorevoli a chi ha ceduto il debito, anche perché i derivati, se gestiti senza fini speculativi, possono essere utili. Poi, chissà perché, (vedi Agenzie di Rating e crisi) l’Euribor ha cominciato a salire o a diminuire diversamente dalle onde dei grafici prospettati. Ti tocca perciò pagare degli interessi sugli interessi del tuo debito.È come gestire dell’ipotetico denaro su un’altalena. Si sa che per giocare all’altalena di solito c’è chi spinge e chi sale sull’altalena. Chi spinge è ben piantato per terra e se per caso ti dà uno spintone più forte del normale, sicuramente sei tu che cadi per terra, mentre lui si scusa ma rimane in piedi. Anche gruppi di banche hanno giocato con altre banche a livello mondiale (vedi MPS), solo che la speculazione a un certo punto è entrata nel gioco rendendo “tossici” i derivati. Le banche, quelle che hanno giocato sporco sperando di vincere la puntata, quando è arrivato il “rien ne va plus”, non sono state più in grado di pagare interessi su interessi, e onorare i loro debiti, e perciò sono rimaste proprietarie solo di illusioni.
Ed ecco, pertanto, arrivare il crac, la crisi, il default. Gli Enti locali, le ditte, le stesse banche non sono più in grado di onorare i propri contratti e pertanto cadono come un domino, come castelli costruiti sull’aria. Anche il Comune di Guidizzolo negli anni passati aveva sottoscritto dei derivati, ma un colpo di fortuna (un periodo favorevole dell’andamento dell’Euribor), una buona e oculata gestione, il breve periodo dei contratti stipulati (chiudendo il tutto prima della grande crisi del 2009) e le Banche che, onestamente, hanno aiutato il Comune, hanno fatto in modo che lo stesso Ente chiudesse con un attivo, con incassi che sono stati poi utilizzati per spese d’investimento. La stessa Corte dei Conti, alla quale erano stati spediti tutti gli incartamenti e i contratti stipulati dei derivati dal 2002 al 2008, con propria delibera del 13 novembre 2008 aveva promosso a pieni voti il Comune di Guidizzolo dichiarando che “si tratta di uno dei pochi casi nel quale questo genere di operazioni si è concluso in modo non negativo e che dimostra, quindi, che gli strumenti finanziari derivati possono adempiere a una funzione positiva sempre che vi sia una chiara consapevolezza dei rischi da parte di tutti e una correttezza operativa da parte dell’intermediario finanziario”.
Guerra Daniele
tratto in parte dal rapporto Nomisma 2012
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Qualcosa di più sui papi Dott. Elodio Perani Non mi intrometto nei commenti più o meno autorevoli, suscitati dalle dimissioni di Benedetto XVI perché molti hanno voluto mettersi in mostra su un fatto logico che non presumeva opinioni. L’argomento papale però mi è sempre interessato tanto che negli ultimi anni ne ho sempre seguito i fatti principali. Il termine “papa” derivato dal greco, fu originariamente nominato in Oriente per indicare abati e metropoliti mentre per il vescovo di Roma entrò in uso a metà del 5° secolo. Tutti sappiamo che nella storia bimillenaria, iniziata nell’anno 64 con S. Pietro, primo papa, si possono enumerare 266 papati relativi a 264 papi perché Benedetto IX fu tale per ben tre periodi separati: alcuni sono stati santi, altri anormali per diversi stili di vita o obbligati dal potere imperialistico temporale. Ricordo soprattutto quello carolingio e quello burocratico ed affascinante del periodo angioino. Dopo papa Niccolò IV, nel 1294 fu eletto Celestino V, un pio eremita su cui Carlo d’Angiò, re di Napoli, esercitava la sua volontà politica, tanto che lo indusse a portarvi la sede pontificia favorendo lo scisma con la chiesa d’Oriente. Quest’uomo, semplice e buono, nato nel 1215 a Morrone di Isernia, presto si manifestò assolutamente incapace a gestire il suo compito e il 13 dicembre 1294, in carica da pochi mesi e probabilmente stimolato dal suo successore, dichiarò la sua le-
gittima rinuncia. Il brevissimo conclave che ne seguì elesse quindi Bonifacio VIII che riportò la sede pontificia a Roma e confinò Celestino V in un castello, sito nello stesso luogo di nascita, dove morì dopo due anni nel 1296. Dante nella Divina Commedia lo colloca nell’anti-inferno fra gli ignavi, quelli che non prendono posizione, lo danna come simoniaco, cioè coloro che fanno traffico di cose sacre, e così lo descrive: vidi e conobbi l’ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto (Inferno III, 59-60), mentre Clemente V nel 1313 lo canonizzò. Il sommo poeta però non lo nomina nello specifico per cui poteva anche riferirsi a simili casi dell’antichità come quello di Ponzio Pilato, che al proprio giudizio antepose il volere del popolo, o quello di Esaù, fratello gemello di Giacobbe, che al senso del diritto antepose quello
San Celestino V, 1215-1296
materiale. Ricordiamo anche che la storia, dalle sue origini al 15° secolo, epoca dello scisma d’Occidente terminato con Martino V nel 1417, annovera antipapi ed altri 5 papi che, obbligati da poteri temporali o per ingerenze politiche nella chiesa dovettero subire dimissioni obbligate: Clemente I (a. 88-97), Ponziano (a. 230-235), Giovanni XVIII (a. 1004-1009), Benedetto IX (3 volte a. 10321044, 1045-1046 e 1047-1048), Gregorio XII (a. 1406-1415) concomitante con altri due papi ad Avignone, benché già dal 1059 l’elezione del papa, ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa, fosse definitivamente affidata solo ai cardinali e sottratta alle influenze politiche. Il Concilio di Trento (a.15451563) ha rafforzato il papato, il Concilio Vaticano I (a. 1870) ha promulgato l’infallibilità morale e dottrinale del papa, il Concilio Vaticano II di Giovanni XXIII ha aperto alla comunione con altre chiese contemporanee preparando a Giovanni Paolo I e II un’ancor maggiore diffusione nel mondo. Benedetto XVI ha riguardato in faccia la chiesa cattolica, apostolica, romana dimostrando che è tempo di darle una nuova dimensione più propria per il mondo d’oggi. Mi accingo a questo argomento in epoca di sede vacante pensando che la pubblicazione sulla Notizia possa avvenire col nuovo papa, che per me sarà l’8° essendo nato al tempo di Pio XI.
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Serata debutto 18enni In sala consiliare “luogo simbolo della vita democratica” debutto dei 54 diciottenni guidizzolesi - 15 di provenienza straniera - con maschi e femmine in quota pressocché paritaria. Ad accoglierli il sindaco Sergio Desiderati, col vice Pietro Gialdini, assessori, consiglieri, genitori; ospite d’onore il sindaco di Cavriana Benhur Tondini. Apertura sull’inno nazionale e rimando nel saluto di benvenuto di Desiderati alla celebre frase “Non chiedete cosa possa fare il Paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il Paese”, pronunciata da John Fitzgerald Kennedy nel 1961 durante il discorso inaugurale del suo mandato. Quindi amarcord di Tondini: “Sono sempre stato impegnato in ambito sportivo e anche con incarichi di responsabilità, ma lontano dalla politi-
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ca prendendovi parte attiva solo dopo i 40 anni; e sono pentito di non averlo fatto prima perché dover rileggere come amministratore Storia e Costituzione mi ha aiutato a meglio capire prezzo e valore della nostra libertà. Voi non perdete tempo, il Paese ha bisogno della vostra preparazione ed entusiasmo per cambiare la politica dalle fondamenta.” E tra gli esempi da seguire, la scelta delle tre ragazze che prestano servizio civile a Guidizzolo. Dai referenti comunali alle politiche giovanili e pari opportunità Luisa Ferrari e Matteo Robba sottolineata l’importanza del diritto al voto che sancisce l’ingresso nella comunità locale e nazionale; offrendo la possibilità di contribuire con idee portanti a disegnare prospettive per i giovani con la crisi di oggi senza futuro.
Emozione durante la consegna, per mano della Ferrari, a tutti i 18enni di un tricolore e di un libretto col testo della Costituzione della Repubblica Italiana e lo Statuto d’autonomia della Lombardia. Magia e brivido nel video di toccante attualità, sul Discorso tenuto agli studenti milanesi nel 1955 da Piero Calamandrei. Con la condanna dell’indifferentismo alla politica come offesa alla Costituzione “non carta morta, ma dietro ogni articolo sangue e dolore di giovani caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame per riscattare la libertà e la dignità; bene da conservare e alimentare con l’impegno, la volontà di mantenere le promesse, la propria responsabilità.”
Corsi di italiano per stranieri e di arabo per tutti La sala civica di piazzale Marconi è al centro di vari progetti culturali. Da febbraio a inizi giugno sta ospitando due corsi di italiano per stranieri, entrambi gratuiti, salvo il versamento di una piccola quota assicurativa. Sono modulati su due fasce orarie: la prima diurna per sole donne, in calendario i mercoledì e giovedì dalle 9 alle 12; la seconda serale ad utenza indifferenziata, i martedì dalle 20 alle 23. “L’amministrazione ha detto l’assessore alle politiche scolastiche e della famiglia Simone Zampolli - ha deciso, nonostante le risorse risicate, di non tagliare sulla cultura e di
affidare anche per il 2013 l’insegnamento della lingua italiana agli stranieri, fondamentale per l’integrazione, al Centro Eda di Castel Goffredo.” E sono i numeri che confermano la validità dell’iniziativa con un crescendo di adesioni rispetto le precedenti edizioni. Tuttavia con un balzo meno evidente nella corsia in rosa, fenomeno dovuto a varie concause, soprattutto ai condizionamenti familiari per lo più legati all’impegno di accudire bimbi in età non ancora scolare. Nonostante le oltre 400 donne residenti provenienti dal Bangladesh, Marocco, Macedonia, India, con oltre un terzo
di sopra i 16 anni, età minima richiesta per la partecipazione, siano state tutte raggiunte da una pubblicità presentata in tutte le lingue. La Sala civica, affittata ogni domenica mattina fino a giugno, è interessata da un altro importante progetto in capo al sodalizio El Karam, cui fanno riferimento gli stranieri guidizzolesi di ogni etnia. Propone l’insegnamento della lingua araba in particolare a giovani extracomunitari perché conoscano o non dimentichino le radici dei loro padri, ma diventa non trascurabile opportunità anche per gli italiani.
Mostra fotografica in Biblioteca In occasione della Settimana della Lettura Lombarda, giunta alla sua IV edizione, il gruppo Incontri fotografici di Guidizzolo organizza un evento dedicato a Diego Speri, fotografo mantovano nato a Ponti sul Mincio ma veronese di adozione. Speri si diploma all’Istituto d’Arte di Verona nel 1974 e successivamente si iscrive alla facoltà di Architettura di Venezia. Si occupa di arredamento e design per importanti marchi del settore. Dal 1986 collabora con il Circolo Fotografico Veronese, conseguendo numerosi riconoscimenti nazionali ed internazionali, e ottenendo onorificenze da F.I.A.P. (Federazione Internazionale dell’Arte Fotografica) nel 1992 e nel 2002, e la pregiata designazione IFI (Insigne Fotografo Italiano) nel 2011. Nonchè autore con il più alto numero di ammissioni nella sezione portfolio e secondo nella sezione stampe colore della statistica FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fo-
tografiche). Le sue fotografie mirano ad immortalare la nostra vita, fatta di immagini veloci e di forte impatto visivo ed emotivo, riuscendo ad associare magistralmente la grafica e l’architettura con la fotografia. Di Speri, sia che fotografi palazzi di imponente architettura e tecnologia, sia che fotografi ambientazioni marine del tutto naturali, non si può ignorare la profonda sensibilità verso il paesaggio che ci circonda. Se solitamente si producono scatti con gli occhi e con il cuore, Speri cattura sempre quel qualcosa in più: l’anima. Quella del fotografo e quella del soggetto immortalato. La Mostra espositiva delle fotografie di Diego Speri, Dialoghi di
architettura e I giganti tra di noi, sarà inaugurata Sabato 20 Aprile 2013, alle ore 18, presso Sala Consigliare, del Comune di Guidizzolo, alla presenza dell’autore. Orari di apertura al pubblico: Sabato 20 e Domenica 21 Aprile dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19. L’esposizione continuerà successivamente presso la Biblioteca Comunale, negli orari di apertura.
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Ricordo che nella scelta del beneficiario del 5 per mille, nel momento della compilazione dei modelli fiscali (730 o Unico) è possibile la destinazione ai Servizi Sociali del Comune di Guidizzolo con una semplice firma nell’apposita spazio. Tali somme verranno utilizzate unicamente per le necessità sociali del nostro Comune.
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Il responsabile delle Politiche Sociali Fabio Cagioni
GRUPPO MICOLOGICO NATURALISTICO
Sede operativa: Ristorante “La Baita” Campagnolo di Cavriana MN Notiziario a cura di Giorgio Arienti
I funghi della campagna mantovana •
Agrocybe dura Commestibile Cappello biancastro di medie dimensioni che tende a screpolarsi, lamelle grigio-pallide poi brune, gambo con anello labile. Abbastanza comune nelle cavedagne e sui bordi dei campi coltivati.
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Amanita vittadinii Ottimo Cresce dall’inizio dell’estate fino all’autunno, in ambienti ricchi di sostanze organiche come prati, pascoli e pollai; i primi esemplari trovati in provincia nell’82 provenivano proprio da 2 pollai. Di grandi dimensioni col cappello bianco a squame ocra, possono superare il mezzo chilo di peso; lamelle biancastre, gambo robusto fibroso e densamente squamoso.
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Marasmius oreades Buono nome dialettale: gambaséca Tipico dei prati incolti da maggio al tardo autunno, dove cresce abbondante nei caratteristici “cerchi delle streghe”. Cappello giallo ocra
da: Mantova Agricoltura - quarta parte
largo fino a 5-6 cm con lamelle crema, gambo lungo e tenace (da cui deriva il nome dialettale); la carne odora di mandorle amare. Fungo di buona qualità sconosciuto al cercatore nostrano, che giustamente limita la sua ricerca ai rivai lungo i fossi, dove è tranquillo di non incappare nei funghi sospetti.
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Agaricus nivescens Ottimo nome italiano: prataiolo Anch’esso tipico dei prati incolti ma anche dei giardini, cresce dall’estate all’autunno. Fungo bianco e carnoso, con odore gradevole ed intenso d’anice; le lamelle dapprima rosate diventano scure a maturazione, il gambo è decorato da un anello ben sviluppato. Leucoagaricus leucothites Commestibile nome dialettale: puinèr Meglio conosciuto come Lepiota naucina, cresce dall’estate all’autunno nei prati e nei pioppeti incolti. Cappello bianco latte, lamelle bianche poi sfumate di rosa e gambo cilindrico con un anello ed il piede rigonfio. Pare che abbia provocato intossicazioni nella sua forma che ingiallisce al tocco.
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Clitocybe dealbata Tossico Funghetto che fruttifica con le prime nebbie autunnali nei prati incolti e nell’erba dei giardini. Cappello bianco e pianeggiante che arriva a 3-4 cm di diametro; le lamelle candide decorrono leggermente sul gambo, odore leggero di farina. Molto pericoloso al consumo malgrado le piccole dimensioni. Marasmius oreades
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PRO LOCO GUIDIZZOLO Apertura: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9,00 alle 11,00 Telefono 0376 1620426 - Fax 0376 1620443 - piazzale Marconi, 2 - c/o Municipio
Notiziario a cura di Daniele Guerra
L’anno che verrà
Prendendo a prestito il titolo di una bellissima canzone di Lucio Dalla, vorrei ribadire che per le Pro Loco, non solo il nuovo anno, ma i prossimi anni che verranno, saranno molto difficili da gestire sia economicamente che, soprattutto, dal punto di vista burocratico. Oramai per rincorrere tutte le normative che stanno soffocando le Pro Loco ed essere in grado di seguirle, capirle e risolverle nel contesto delle Leggi, non serve più un semplice volontario che tiene un po’ di conti, ma un diplomato/laureato che sia in grado di gestire un computer, bilanci, registri, imposte fiscali, banche, ecc. Ecco un semplice elenco di ciò che una Pro Loco è obbligata per legge a tenere: registro Soci, verbali consiglio Direttivo, verbali Assemblea Soci, verbali Collegio Revisori dei Conti, libro dei beni patrimoniali, prima nota, registro delle entrate e uscite, registro delle fatture, rendiconto gestionale istituzionale, registro corrispettivi, registro degli acquisti, libro dei beni ammortizzabili, bilancio preventivo e bilancio consuntivo (diviso per gestione istituzionale e gestione commerciale). Ci sono poi le convenzioni con il
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Comune - con altre associazioni - distinzione tra attività istituzionali e commerciali quando ci sono delle manifestazioni, rapporti con la SIAE, certificazione SCIA per la distribuzione alimenti, dichiarazione IVA, F24. Non è finita. Ci sono poi da rispettare la normativa privacy per i soci, la normativa sulla sicurezza, l’assicurazione dei soci del consiglio direttivo, dei soci iscritti, dei collaboratori e/o volontari, e degli eventi/ manifestazioni. Occorrerebbe inoltre a consuntivo specificare quante ore ogni volontario ha contribuito nelle manifestazioni, nei consigli, nella gestione della Pro Loco, ecc. E’ possibile e soprattutto è giusto quantificare le ore che un volontario dedica all’associazione? Ognuno dà quello che può. Non è detto perché uno ha regalato 50 ore in un anno e l’altro 100, quest’ultimo sia più bravo dell’altro. Ogni manifestazione dovrà avere un proprio bilancio e dichiarare se sarà a carattere commerciale, non commerciale o istituzionale. Tutto ciò è regolato da molte normative tra le quali la legge 398/91- DPR 917/1986Dpr 633/2- L. 383/2000- L. 135/2012- DPR 445/2000- Circolari Agenzia entrate, ecc.
Occorrerà anche rifare lo Statuto per adeguarlo a quello Regionale, in base alla circolare UNPLI che fa riferimento alla Legge 383/2000, per ottenere agevolazioni. Alla luce di tutto ciò la Pro Loco sarà in grado di portare a termine tutte le manifestazioni presenti nel calendario che ha appena approvato? Se per gestire tutte queste incombenze e se per mantenersi in vita la Pro Loco sarà costretta a pagare consulenze commerciali, tutele legali, acquistare nuovi software, si può chiamare ancora tutto ciò volontariato? Quando ho posto questa domanda, mi è stato risposto che quando un cittadino chiede di fare il volontario iscrivendosi a una associazione, deve accettare e assumersi tutte le responsabilità connesse. La Legge, mi è stato detto (anche se lo sapevo già da tantissimo tempo) non ammette ignoranza. Mi si dice anche che tutte queste normative sono state emanate per tutelare e salvaguardare il volontariato. Sarà certamente così, ma se dopo quarant’anni di lavoro, un volontario deve di nuovo districarsi nell’intricata foresta della burocrazia, vien spontaneo chiedersi: ma chi ce lo fa fare???
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