Editore: Centro Culturale San Lorenzo 46040 Guidizzolo (MN) - Tariffa R.O.C.: ”Poste Italiane s.p.a. - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27-02-2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB - BS
BIMESTRALE DI ATTUALITÀ, CRONACA, CULTURA E POLITICA - GUIDIZZOLO MN ANNO XIX N. 108 - GIUGNO 2013
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DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Dal Prato CAPO REDATTORE Graziano Pelizzaro REDAZIONE Giulia Avanzi Laura Leorati Francesca Lugoboni Elodio Perani Sandra Tosi Paolo Zani COLLABORATORI Giorgio Arienti Sante Bardini Annalisa Cappa Cristina Delmenico Michele Galli Luca Ghizzi Daniele Guerra Marta Leali Donatella Lusenti Franco Mondadori Francesca Pesci Luca Piazza Marisa Rodighiero Mariavittoria Spina Giulia Stuani Davide Truzzi Giovanni Zangobbi PROGETTO GRAFICO Claudia Dal Prato EDITORE Centro Culturale “San Lorenzo” via Virgilio, 25 46040 Guidizzolo (MN) Tel. 348 3115232 e-mail: redazione@lanotiziaguidizzolo.com Sito internet: www.lanotiziaguidizzolo.com R. O. C.: N° 9434 del 16-10-00 Aut. Tribunale di Mantova N° 8/95 del 30-05-1995 Stampa: Arti Grafiche Studio 83 (VR) Cellofanatura e spedizione postale: Coop Service s.c.r.l. Virle Treponti (BS) COSTO MODULI 1 modulo verticale: mm 60 x 38 € 40,00 2 moduli orizzontali: mm 60 x 82 € 70,00 4 moduli orizzontali: mm 60 x 170 € 120,00 1/2 pagina: mm 124 x 170 € 200,00 Pagina intera: mm 277 x 170 € 300,00
sommario 3 Editoriale 4 www.adottaunachiesa.it 6 Cronaca 12 Oratorio in festa 2013 12 Rebecco: Festa d’Estate 13 Noi e il fisco Noi 14 Pro Loco 15 Ricette 16 La via delle perle 17 L’insalata fresca in tavola ogni giorno 18 Anima e cuore 29 Taca Banda 20 Lacrime d’Arte 17 21 Appunti di viaggio 24 Io, la moto e i beduini 27 Nuova stagione per il Ciclo Club 7730 28 Arte e dintorni Letteratura 29 Arte e dintorni Astri e civiltà 30 Arte e dintorni La nostra storia 31 Arte e dintorni Cinema 32 Arte e dintorni Recensioni35 33 La pustinò là sunò do olte38 34 Gruppo Micologico Naturalistico 36 Notizie dall’Amministrazione 43 Numeri utili In copertina: Don Antonio Mazzi interviene all’assemblea studentesca dell’ISA, che si è tenuta nel Teatro Comunale, con un tema di scottante attualità “Violenza sulle donne e sui minori: rompiamo il silenzio”
Invitiamo i lettori a proporre, per le rubriche, problemi o situazioni che siano di interesse generale. 2
editoriale
Andrea Dal Prato
La potenza della tenerezza La messa è finita e Papa Francesco ruota il polso per guardare l’orologio. Gesto insolito per un Pontefice; non per Bergoglio. Ha già impartito una “normale” benedizione, il diacono ha annunciato l’”ite missa est”, lui è sceso per sostare davanti alla statua della Madonna col Bambino e ha fatto ritorno all’altare. Papa Francesco è in sintonia con i fedeli, gente comune. Soprattutto non è presuntuoso e, di conseguenza, nemmeno invadente. Un Papa che sogna una “Chiesa povera” è un Papa anti-kolossal. Essenziale anche nella comunicazione e al quale stanno strette le pomposità della liturgia, si trova bene con la gente, con il suo popolo, passando sulla “papamobile” accenna un gesto benedicente o alza il pollice in segno d’intesa. Scende dalla jeep per accarezzare un disabile, un bimbo o semplicemente un amico, rompendo gli schemi del rigido protocollo di sicurezza, Lui non riesce a vivere lontano dalle persone, vuole essere con loro a contatto con tutti. Ha spiegato perché s’è voluto chiamare Francesco: ama i poveri, la pace e il creato. Ha invitato a riflettere sulla potenza della tenerezza: questo, sarà al centro della sua spiritualità. Tutto nel suo modo di porsi e di darsi a noi lo dimostra, il suo comportamento convince e conquista. Riportiamo parte dell’omelia inaugurale del suo pontificato, un’omelia che traccia con chiarezza quale sarà la sua impostazione: una Chiesa per l’uomo. Papa Francesco ha ricordato l’investitura di Pietro da parte di Gesù Cristo e insistito sul concetto di «protezione»: come insegna San Giuseppe, di cui è devoto. …Come vive Giuseppe la sua vocazione di custode di Maria, di Gesù, della Chiesa? Nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio; ed è quello che Dio chiede a Davide, come abbiamo ascoltato nella prima Lettura: Dio non desidera una casa costruita dall’uomo, ma desidera la fedeltà alla sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito. E Giuseppe è «custode», perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato! La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio! E conclude chiedendo di pregare per lui. … Chiedo l’intercessione della Vergine Maria, di san Giuseppe, dei santi Pietro e Paolo, di san Francesco, affinché lo Spirito Santo accompagni il mio ministero, e a voi tutti dico: pregate per me! Amen. Ah, quanto mi piace!
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È trascorso un anno dal tragico terremoto che ha sconvolto anche alcuni paesi del mantovano, l’opera di ricostruzione continua ininterrotta e così anche la necessità di aiuto delle comunità colpite.
Prof. Sante Bardini “Avanti, avanti !” Ci apre la porta un uomo di aspetto giovanile, sorridente, che si appoggia ad un bastone. È don Giorgio Vermigli parroco di Portiolo e S. Siro, frazioni di S. Benedetto Po. Mi ha portato a lui il desiderio di conoscerlo e di fare un poco di bene alla sua piccola comunità che sta vivendo da tempo una situazione difficile sotto il profilo della pratica religiosa: il recente terremoto ha reso inagibili le chiese dei due paesi. Lui si arrabatta come può ma soffre nel vederle vuote ed essere costretto a tenere le funzioni religiose in una tensostruttura. Sono venuto con il mio autista-fotografo Daniele Sinico, bravissimo giovane che mi accompagna nelle mie peregrinazioni nel contado mantovano. Ha l’apprezzabilissimo dono, oltre a quello fondamentale di una guida sicura, di sopportare le tediose, rituali divagazioni che inesorabilmente gli inflig-
MULTIMARCA
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go sui grandi valori della civiltà contadina. Passato il ponte di Borgoforte, abbiamo percorso una lunga e malagevole strada sull’argine del Po. Molte le vecchie case della golena e della campagna abbandonate, cadenti, ridotte a cumuli di macerie. Sono immagini accorate, struggenti, tristi pagine di una storia recente che sta trasformando in desolazione sociale una realtà già precaria. Siamo a Portiolo. Don Giorgio ci introduce nel suo studio, un avaro bugigattolo con mobili raffazzonati, di fattura umile e di età diverse nel quale il telefono appare come una stonatura, quasi un’intrusione luciferina. Comincio a scrivere. Giorgio Vermigli da giovane abitava a Mantova, era uno scavezzacollo o meglio un capobanda (è la sua precisa definizione) che lo portava a compiere atti sconsiderati e talvolta violenti. Mi confida che uno dei pochi elementi positivi della sua vita di allora era quello di non bestemmiare e di proibire imperativamente ai compagni di farlo. Col tempo però avvertiva che tali comportamenti aggressivi ed indomabili se lo affermavano come leader del suo gruppo gli lasciavano una profonda amarezza interiore che andava sempre più aumentando. Ha la fortuna di incontrare la stu-
penda figura di Monsignor Arrigo Mazzali. Questi capisce la personalità del giovane, le sue elevate capacità, il desiderio di rompere con un passato breve ma tempestoso e con parole semplici ma penetranti in pochi anni lo trasforma. I colloqui frequenti con questo prete fanno emergere la sua nascosta e viva umanità, si sente pervadere dall’amore per Dio e si sot-
tomette con gioia all’intima vocazione di spendere la propria vita al servizio del prossimo. Entra in seminario ed a 27 anni è ordinato sacerdote. Passa qualche anno all’abbazia benedettina di Praglia. L’esperienza della vita monastica lo fortifica. Qui apprende gli arcani dell’erboristeria che gli consentirà poi di avvicinare il prossimo per curarne il corpo ma anche di ascoltarne i lamenti, di coglierne gli affanni interiori, di raddrizzare una fede compromessa dalle suggestioni ca-
duche di una realtà sempre più laicizzata. Le vie del Signore sono veramente infinite. Parliamo del nuovo Papa. Lui sapeva, aveva già previsto che dal conclave sarebbe uscita una grande sorpresa e pensava ad un certo nome. È stato quello. Non si è trattato di preveggenza ma, mi chiarisce, la semplice constatazione che c’era bisogno di una svolta. È convinto che il pontefice che verrà dopo continuerà, sia pure con qualche accentuazione diversa, il cammino dell’attuale Francesco. Francesco. Innamorato come sono del santo di Assisi, trovo finalmente un interlocutore di rango. È una passione comune. Ci inerpichiamo sulle vette ripide e difficili ma affascinanti della povertà, con sconfinamenti nella teologia, che mi danno consapevolezza della sua fede: autentica, intensa, vissuta con passione e sofferenza, tesa esclusivamente a recuperare o rafforzare quella del suo gregge. Lavora con umiltà e devozione per la affermazione di Cristo senza cedimenti alle malìe della modernità e del
privilegio personale, libero dal dèmone dell’avere per godere la felicità dell’essere. Mi vengono alla mente i cardini dell’Osservanza francescana: Pietro di Giovanni Olivi, Ubertino da Casale ed Angelo Clareno. E con essi i tanti altri frati amanti di Madonna Paupertate che finirono dispersi e combattuti dai vescovi del tempo tra i monti vicino ad Assisi. Don Giorgio è di amabilissima conversazione. Gli chiedo se si trova bene a Portiolo. Risponde con un sorriso sollecito ed eloquente: iè bravi. Lo incalzo con l’inquietudine che mi perseguita da tempo: questo nuovo Papa che atteggiamento assumerà nei confronti dell’Islàm, religione pervasiva ed esclusiva ? Arretrerà, occulterà il deposito della nostra fede, si asterrà dal proclamare come unica verità il cristianesimo per ricercare il dialogo con i musulmani ? È pacato e fermo: avrà per essi, come per tutti i figli di Dio, la massima comprensione ma sarà anche serenamente inflessibile. A me che da sempre brancolo, sia pure con intelligenza, alla scoperta del Trascendente, questo uomo dalla vista molto debole ma che arriva a leggerti dentro, dalla salute incerta ma dalla fede granitica, ha fatto una grande impressione. Il terremoto è stato inclemente ed ha lesionato le strutture delle
due chiese parrocchiali. Come il Gesù di S. Damiano che chiedeva a Francesco “va, ripara la mia casa”, avverte prepotente la nuova missione che si concretizza in questa immagine: la casa di Giorgio è modestissima ma aperta a tutti mentre quelle del suo amico Cristo hanno la porta sbarrata. C’è qualcuno che vorrà aiutarlo ad aprirle? Per contributi ed offerte visita il sito www.adottaunachiesa. it oppure effettuare un bonifico bancario sul conto corrente postale Parrocchia di San Paolo Primo Eremita – Iban IT 90 R 07601 11500 001010716213
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ABEO
Domenica 17 marzo con la bancarella Abeo (associazione bambino emopatico oncologico) sono state vendute come ogni anno le uova di cioccolato . Una parte del ricavato verrà utilizzato per il progetto “Rosaspina”, il quale si occupa di migliorare le attività d’ ambulatorio, pronto soccorso e degenza ospedaliera di Mantova, Asola e Pieve di Coriano, dando strumenti , attrezzature e finanziando anche dei professionisti in campo pediatrico. L’altra parte del ricavato, verrà invece usato per il nuovo progetto per la pediatria di Asola : l’Abeo nave, un’area dedicata al gioco , dove i bambini potranno trovare uno spazio alternativo rispetto ai normali spazi ospedalieri dove incontreranno i loro familiari, dove potranno studiare e svagarsi. Da non dimenticare che Abeo oltre a cercare fondi per le varie iniziative precedentemente spie-
Polizia Locale che avevano predisposto i percorsi per le prove di regolarità seguite dal pubblico degli appassionati. Per l’Amministrazione comunale il saluto è stato portato dal sindaco Sergio Desiderati, dall’assessore Giacomino Milani e dai consiglieri Luisa Ferrari e Renato Pasini. Saluto ai presenti e complimenti alla Pro Loco ed a tutti i vespisti oltre che agli sponsor grazie ai quali è ancora possibile mantenere vive queste manifestazioni. Alla fine, la vittoria di questo 3° Rally Virgiliano, 1ª tappa, come si è detto, del Campionato Lombardo 2013, ha arriso a Gaetano Traversi del V.C. Milano. Ottimo l’esordio dei mantovani con questi piazzamenti: 20° Gabriele Bordanzi 25° Giancarlo Giubelli. Gradito da tutti i partecipanti anche il giro sulle strade collinari. Colline, che a dispetto del freddo di questi giorni, si stanno rivestendo dei colori primaverili.
Teleserenità, un buon supporto gate, cerca donatori di midollo osseo che per molte patologie rappresenta l’unica speranza di guarigione. Referente di Guidizzolo Ruggeri Morena cell. 338 3067122.
Vespa raduno
Organizzazione perfetta della Pro-Loco con il Vespa Club Mantova per la 1ª Tappa del Campionato Regionale Lombardo 2013. Un Vespa Raduno che ha visto la partecipazione di moltissimi appassionati di questo mezzo di trasporto che ha fatto la storia , e non solo in Italia. Con il presidente Silvio Tarchini, presenti in Piazza Marconi, i volontari della Pro Loco con gli agenti della
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Qualche mese fa un nuovo ufficio ha iniziato la propria attività a Guidizzolo, in Via Solferino 92, e si chiama “Teleserenità“. Questo centro fornisce servizi di assistenza ad anziani, malati e disabili, a casa o in ospedale, diurni o notturni, a partire da un’ora al giorno fino a 24 ore su 24. Più in particolare questi servizi riguardano: un aiuto nell’igiene personale, nella vestizione, nelle pulizie di casa, nella preparazione e somministrazione di pasti, nella compagnia, nella vigilanza, nel fare il bagno, nell’alzata e messa a letto dell’assistito, nel fare la spesa o andare in farmacia o dal medico, nell’accompagnare o
trasportare l’assistito a visite o terapie. Questi servizi sono forniti da operatori qualificati, che vengono selezionati con cura secondo le necessità dell’anziano, assunti secondo le norme di legge e coperti da polizza assicurativa a tutela delle famiglie richiedenti.Tutti questi servizi hanno prezzi accessibili anche per le persone più bisognose e inoltre il costo sostenuto può essere detratto nella denuncia dei redditi secondo le norme di legge e ciò costituisce un ulteriore motivo per fare ricorso a Teleserenità. Per avere ulteriori informazioni, potete: • telefonare senza impegno allo 0376 847465 (attivo 24 ore su 24 e 7 giorni su 7); • inviare una e-mail all’indirizzo guidizzolo@teleserenita.com; • andare direttamente all’ufficio “Teleserenità” in via Solferino, 92, dalle ore 10 alle 13 e dalle 14 alle 17,30 dal Lunedì al Venerdì) il Sabato mattina su appuntamento).
Mercatino dell’usato 4 stelle
La crisi imperversa abbracciando ogni settore commerciale e molte attività imprenditoriali stanno vivendo dei tempi davvero cupi. Nessun momento potrebbe essere, tuttavia, più propizio per aprire un mercatino dell’usato. La recessione e l’incertezza per il futuro, infatti, spingono a risparmiare e a trovare validi escamotage per ” sbarcare il lunario senza rinunciare allo sfizio in più” e senza spendere una fortuna per gli acquisti. Oggi le famiglie sono molto attratte da questo tipo di compravendita, poiché rappresenta la valida alternativa, il luogo in cui, senza spendere cifre improponibili, si possono trovare capi o oggetti carini (a volte addirittura nuovi) ad un prez-
zo decisamente più basso rispetto al tradizionale negozio. Fino a qualche anno fa, quest’attività d’intermediazione era vista con una certa diffidenza dal mercato italiano e le persone erano sempre un po’ reticenti ad acquistare oggetti usati. Queste preclusioni mentali hanno frenato la diffusione di tale concezione “d’acquisto intelligente”, ritardandone la radicazione, a differenza di altri posti nel mondo come l’America, dove i mer-
catini dell’usato sono delle realtà assolutamente affermate e sono ben viste dalla popolazione che fa di questi luoghi le mete preferite per lo shopping. In un ampio spazio espositivo ha recentemente aperto un moderno punto vendita dell’usato con diversi settori: l’abbigliamento uomo, donna e bambino; oggetti per la casa; oggettistica per gli hobbies; giocattoli;i libri e molto altro ancora. Mariana e Rosario saranno lieti di accogliervi nel loro “mercatino” in via Sajore39 a Birbesi dalle 9 alle 13 e dalle 14,30 alle 19,30, sabato e domenica orario continuato. Lunedì chiuso.
Le Penne Nere in festa
Hanno vivacizzato, con la grande macchia colorata di cappelli e gonfaloni, l’intero sagrato. Curiosità e simpatia davanti al folto gruppo schierato davanti alla chiesa con alpini del paese e
SERVIZI DI ASSISTENZA
ANZIANI, MALATI E DISABILI Tel. 0376 847465 Via Solferino, 92 Guidizzolo (Mn)
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provenienti da realtà limitrofe come dalla sezione di Cremona. Ma anche riflessione su quanto ascoltato durante la messa delle 10.30, quando il capogruppo Angiolino Pozzi aveva letto la toccante preghiera dell’alpino partecipandone lo spirito di corpo, solidarietà, fedeltà ai valori di patria e bandiera. Dopo la canonica foto ricordo tutti a pranzo nella vicina Castelgrimaldo, una frazioncina tranquilla affondata nel verde, rispolverando tra una portata e l’altra ricordi di Feste e Adunate. E dove il presidente, ringraziando per la massiccia adesione alla Giornata Insieme, ha ricordato l’impegno cittadino degli Alpini di Guidizzolo. Allargato a vari ambiti assicurando il buon funzionamento di tante manifestazioni. Come nella Camminata della Salute organizzata ogni anno dalla Pro loco il 1° maggio, o nella Giornata del Telefono Azzurro, oppure nella domenica delle Palme per distribuire l’ulivo benedetto. Anche se fondamentale resta il servizio, gestito in
modo puntuale e prezioso, sugli scuolabus. Invitando poi in chiusura i presenti alla tradizionale serata dei cori Alpini in calendario il prossimo 26 ottobre.
Incontro con l’autore
Presente sul territorio dal 1992 al Gruppo Volontari Guidizzolesi (G.V.G.) va riconosciuto il merito di aver per anni “sbriciolato” grossi temi socio-
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economico-culturali attraverso “Pomeriggi di educazione permanente degli adulti”. Realizzati attraverso conversazioni affidate alla disponibilità di studiosi del territorio e accompagnate da visite guidate ad hoc. “Ora nel nostro programma 2013 affiora la novità - precisa il presidente Luciano Bondioli - di proporre incontri tesi a far conoscere nostri concittadini che si sono distinti nei campi più svariati, ma con approdi passati quasi sotto silenzio come spesso succede con quanti ci vivono accanto in familiarità e modestia.” Il primo appuntamento è con il prof. Franco Mondadori, insegnante di materie letterarie nelle scuole superiori fino al 1996, poi prezioso collaboratore di riviste locali, ma soprattutto autore di diverse opere di notevole spessore, contribuendo col suo lavoro certosino a trarre dall’oblio storia e arte locale. Venerdì 19 aprile, alle ore 15.30, nella Galleria Civica di piazzale Marconi, presente l’autore e il sindaco Sergio Desiderati, è stata illustrata da Stefania Fontanesi curatrice della prefazione, l’ultima fatica di Mondadori “Quasi un romanzo”, edito dal Centro Culturale San Lorenzo. È la Storia di una famiglia dalla metà ‘800 a tutto il ‘900 tratta da lettere, diari, memorie orali; il coinvolgente racconto - arricchito da foto d’epoca - di vicende reali, come i personaggi rievocati, con i loro nomi, pregi e difetti. Specchio di costumi e aspetti “del piccolo mondo guidizzolese che nel profondo è scritto in ognuno di noi”. In chiusura omaggio della pubblicazione a tutti i partecipanti.
La poesia in biblioteca
La Biblioteca Comunale di Guidizzolo, per festeggiare la Giornata mondiale della poesia, lo scorso 21 marzo, ha invitato la poetessa mantovana Vanna Mignoli, insegnante in pensione, ad un reading di sue poesie, con relatore Fabio Alessandria; la lettura delle poesie è stata affidata ad Anna Cortelazzi, accompagnata dalla musica di Jessyca Graffigna; tra i presenti l’Assessore Rosalba Bombana e le bibliotecarie Arianna Fornari e Elena Bandieri. La poetessa Mignoli è da sempre innamorata della poesia e scrive poesie da quando era ragazza; per la sua bravura ha vinto diversi premi nazionali e durante la serata sono state lette le poesie tratte dalle sue ultime tre pubblicazioni: “Di sillaba e rima”, 2004, “Quartetto di cannucce”, 2007 e “Un vortice di polvere”,2012; la poetessa ha spiegato il significato dell’essere poeti e la differenza tra la poesia e il romanzo, in cui la prima consente di entrare in sé stessi, mentre il secondo consente di “uscire” da sé, per questo, secondo la poetessa, è più semplice scrivere romanzi che poesie, perché l’introspezione in sé stessi fa più paura dell’esternazione e ha evidenziato come la poesia sia strumento artistico della propria creatività, i cui temi sono i valori universali, come l’amore e il dolore. La poesia è un’armonia necessaria, un accompagnamento di sottofondo alla vita quotidiana, perciò la poesia dei grandissimi del passato è universale ed è immortale nei secoli, perché tratta temi sempre attuali in ogni epoca.
Novità da Misspizza
In un locale completamente rinnovato con la possibilità di gustare un ottimo caffè oltre alle tradizionali bibite in lattina o alla spina si è voluto festeggiare la “Mamma”nel giorno a lei dedicato con una serata all’insegna della musica e del Karaoke abilmente curati da Niko. Nell’occasione si sono potute gustare le pizze novità recentemente introdotte: “pisellino” con crema di formaggio, piselli, panna, prosciutto e mozzarella; “alla Norma” con pomodoro, mozzarella di bufala, melanzane, basilico e grana padano; fritto misto di pesce; fritto pastellato; focacce; piadine; panozzo e tutte le normali pizze che da anni sono apprezzate dalla clientela. Ora, oltre la pizza da asporto, è possibile la consumazione, comodamente seduti, nella sala e
avere a disposizone un’ampia scelta di bibite, birre e caffè finale. Su prenotazione è possibile organizzare feste di compleanno e cene di gruppo a base di pizza o fritto misto.
Debutto per ‘Ma che ferie!’
Il teatro pieno in ogni ordine di posti ed i complimenti del pubblico a fine spettacolo rappresentano senza dubbio il miglior biglietto da visita per la compagnia teatrale dialettale guidizzolese ‘La Beffa’ che il 16 marzo si è presentata sul
0376 840494 Apertura:
dalle 11.00 - 14 e 16.30 - 22.00 domenica 16.00 - 22.00 Lunedì chiuso Via Solferino, 66 Guidizzolo MN
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palcoscenico del teatro comunale con ‘Ma che ferie!’. Commedia comico-dialettale in tre atti, adattamento del regista Carlo Zuanon da ‘Vacanze forzate’ di Antonella Zucchini. E le risate in sala si sono susseguite a spron battuto, segno anche questo del gradimento da parte degli spettatori. La serata era stata promossa con la collaborazione del Circolo Anspi ‘La famiglia’ e della sezione Aido di Guidizzolo, presenti il presidente sezionale Giovanni Milani e la presidente provinciale Daniela Rebecchi la quale al termine dello spettacolo ha ringraziato la compagnia per la sensibilità ed invitato a riflettere sul tema della donazione nei riguardi della quale questo territorio è particolarmente attento visto che la maggior parte degli iscritti all’Aido virgiliana provengono proprio dall’Alto Mantovano. La commedia. Due famiglie, complice un errore da parte dell’agenzia immobiliare, si ritrovano entrambe affittuarie per l’intero mese di agosto di una casa per le vacanze estive. La convivenza non è delle più facili. I due nuclei poi sono completamente differenti: il primo (padre, madre, figlia e zia) ha una florida azienda orticola che garantisce ottimo tenore di vita insieme a tanto lavoro; il secondo (padre, madre, figlio e domestica) ha ‘sangue blu’ ma portafoglio vuoto. Alla fine le forti diversità, ed i conseguenti battibecchi, saranno risolti dal cuore, quello dei due giovani figli. Bravi come
sempre gli interpreti: Claudio Tencheni, Federica Carpano, Elena Marocchi, Fausta Panarotto, Marco Tencheni, Sabrina Truzzi, Andrea Tencheni, Claudia Restelli, Carlo Zuanon, Simona Federici; suggeritrice Laura Residori.
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25 Aprile 2013
‘Il 25 aprile 1945 è la data simbolica del risveglio della coscienza nazionale e del riscatto morale e civile. Un insegnamento per tutti. La Liberazione è stata resa possibile proprio da coloro che hanno confidato nella certezza di poter offrire ai loro figli, a noi, un’esistenza migliore, libera e rispettabile, condizione che ai nostri giorni può
apparire elementare e scontata, ma che a loro era stata negata’. È questo un passaggio del discorso del sindaco Sergio Desiderati davanti al monumento ai caduti di Piazza Mutti. Si commemorava il giorno della Liberazione: cerimonia pomeridiana come lo scorso anno, partecipatissima. Primi appuntamenti ai cippi che ricordano alcuni martiri guidizzolesi: in una casa di San Giacomo di Cavriana e poi lungo Via Goito e Via Rodella. Il Corteo con il sindaco, le presidenti del Consiglio comunale e del Consiglio ragazzi, il comandante della stazione Carabinieri M.llo Sebastiano Batisti, la Polizia Locale, il gruppo Alpini, la Protezione Civile, i Carabinieri in congedo ed i labari di molte associazioni tra cui Aido e Avis hanno poi raggiunto, con l’orchestra fiati dell’Ente Filarmonico Guidizzolo, i monumenti ai caduti delle frazioni di Rebecco e Birbesi. Il sindaco ha ricordato il valore degli ideali per i quali un’intera generazione ha sofferto lasciando sul campo moltissimi giovani. ‘Perché la storia, non è costituita soltanto da eventi ma scritta soprattutto da donne e uomini’ che hanno combattuto per la libertà. Avvicinandosi poi alla politica vista non come qualcosa di sporco ma ‘…quale servizio offerto a tutti, come ci ha dimostrato nei giorni scorsi il Presidente Giorgio Napolitano’. E il senso di questa commemorazione, ha detto ancora Desiderati ‘…c’è nella misura in cui sappiamo
far tesoro di quelle sofferenze e di quegli insegnamenti affinchè mai più, in qualunque parte del mondo, si sentano pronunciare parole quali odio, violenza, prevaricazione, guerra. Parole che, ahimè, risuonano purtroppo ancora e che devono essere sradicate dall’animo umano. E ciò sarà possibile nella misura in cui ognuno di noi saprà riconoscere un fratello in ogni uomo, qualunque ne siano la provenienza, il colore della pelle, il sesso, il credo politico o religioso’. Significative, al termine, le testimonianze e le poesie di un gruppo di ragazzi dell’Istituto Comprensivo accompagnati dalle loro insegnanti.
Ristorante albergo il Roccolo
Quando un pranzo di lavoro, una serata intima, un banchetto nuziale o qualsiasi ricorrenza richiedono una buona cucina, un servizio accurato ed una cantina ben fornita, rivolgiamoci con fiducia al ristorante “Il Roccolo”che é in grado di offrire tutto questo in un ambiente confortevole dove potremo gustare le “gioie della tavola” e l’arte del mangiar bene. Quando vai al ristorante c’è sempre un motivo: festeggiare un compleanno, una ricorrenza, un momento importante o semplicemente passare una serata senza pensieri e poter stare in buona compagnia. Per questo ci aspettiamo un ambiente che ci soddisfi, che sia accogliente nel personale e nella disposizione dei tavoli· e che il menù sia vario, i cibi ben preparati e i vini adatti alla ricorrenza. Nel ristorante “Il Roccolo” a Castel Goffredo”
gestito da Monica e Vincenzo, che vantano una lunga tradizione famigliare nell’arte della cucina, possiamo trovare delle vere specialità: Il ristorante propone prodotti tipici pugliesi e locali. Una cucina semplice e gustosa partendo dagli antipasti, ai primi di pasta fresca fatta in casa per arrivare ai secondi come gustose fiorentine di angus argentino, costolette di agnello e grigliate, servite su pietra lavica; e poi spaghetti allo scoglio e pesce, sempre fresco, servito alle brace, al cartoccio o nei modi tradizionali, a tutto questo si aggiungono le favolose pizze, i dolci artigianali e naturalmente i “Tortelli amari” tipici di Castel Goffredo. Segnaliamo inoltre i particolari menu, a prezzi fissi, anche alla domenica e tutti i giorni a pranzo ricco menù di lavoro con verdure al buffet. Il tutto preparato con passione ed amore. Area attrezzata con giochi per bambini interna ed esterna con Baby sitter e animazione dedicata ai più piccoli nei giorni di sabato, domenica e alle feste di compleanno. Infine la gestione comprende anche l’albergo, un prestigioso tre stelle con oltre 35 camere tutte dotate di aria condizionata, televisore LCD con canali digitali e connessione internet Wi fi ad alta velocità. Sono disponibili due postazioni internet completamente gratuite.
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Oratorio in festa 2013 Venerdì 14 giugno
Sport... da crescere! Alle 19.30 partita di calcio tra Seleçao sacerdoti e amici di Mattia Bignotti. Dalle 21.30 serata di confronto sul tema dello Sport come importante strumento per la crescita, con ospiti Gilberto Pi-
lati (formatore e dirigente CSI), alcuni giocatori della Seleçao Sacerdoti, rappresentanti del mondo dello sport e una squadra di tchoukball che ci presentera’ questo sport rivolto a tutti. Invitati in modo particolari tutti gli appassionati di sport (di tutte le età), educatori, allenatori e genitori.
Sabato 15
Cena Multietnica “il gusto di conoscersi meglio”. Dalle 19.30 cena con piatti di cucine dal mondo. Prenotazione gradita e consigliata presso l’oratorio. Dalle 21.30 serata con musica, poesie e immagini dal mondo. Momento conclusivo della festa di alcuni anni fa
Domenica 16
“Ma che ferie!” Commedia dialettale a cura della compagnia teatrale “La Beffa”.
Lunedì 17
Serata di giochi per bambini, ragazzi e genitori.
Tornei
- dal 3 al 7 giugno tornei di Dodgeball e Calcio Saponato. Iscrizioni giovedì 23 maggio presso il bar nell’oratorio. - dal 3 al 21 giugno II memorial don Adriano Avanzi, torneo di calcio per bambini categoria Pulcini e Mini-Pulcini
Tutte le sere è attivo lo stand gastronomico
Rebecco: Festa d’Estate Con l’arrivo dell’estate si apre anche la stagione delle feste popolari, ma per la comunità di Rebecco quest’anno la Festa ricade in un momento caratterizzato dal lutto e dal dolore per la tragica scomparsa di Gilmar Dolfini, che tutti conoscevano ed apprezzavano per il suo impegno, per la sua generosità e simpatia. Gilmar, che era anche componente del direttivo della stessa associazione, lascia un vuoto che sarà difficile colmare.
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Ma, si sa, l’organizzazione di una Festa richiede impegni assunti da tempo, che vanno rispettati. La Festa d’Estate si presenta, con il consueto ricco programma predisposto dalla associazione “Amici di Rebecco”, che offre le migliori orchestre da ballo ed una gastronomia tradizionale, Guidizzolo è da tempo gemellato con Anghiari (AR) e così gli Amici di Rebecco hanno deciso di gemellarsi con l’associazione “I Ricomposti” di Anghiari, che interverranno alla Festa con le loro proposte artistiche e culinarie. Da non dimenticare inoltre che la storica battaglia del 24 giugno 1859, che imperversò violenta anche nel territorio di Rebecco, viene commemorata con la partenza della staffetta di marcia verso Solferino e con il corteo verso la località Bai-
te, alla presenza delle autorità. Quest’anno l’evento sarà arricchito con una mostra, allestita in loco, di armi e di divise militari dell’epoca. Questo il programma
Venerdi 21 giugno
gemellaggio con I Ricomposti di Anghiari – Cena tipica toscana e cantastorie
Sabato 22
ore 18 partenza staffetta e corteo commemorativo verso Baite, con figuranti in divisa militare d’epoca – Ore 21: orchestra Roberto Polisano
Domenica 23
orchestra Maurizio Medeo
Lunedì 24
orchestra Pietro Galassi Tutte le serate, presso la struttura polivalente, apertura degli stand gastronomici alle ore 19.00
conti correnti italiani una somma pari al sei per mille dei saldi dei conti correnti e le eccezioni di incostituzionalità con quel decreto legge furono successivamente respinte dalla Consulta. Proprio per andare incontro a coloro che vorrebbero avere più indicazioni in proposito ho deciso di riepilogare, qui di seguito, le principali informazioni riguardanti tale argomento. Da subito è importante chiarire che se una persona detiene legittimamente del denaro, frutto dei propri risparmi, o ricevuto in eredità, o da una donazione, o proveniente da vincite, ha il diritto di depositare tali somme dove preferisce. Le motivazioni che possono spingere un individuo a prendere una tale decisione possono essere le più svariate: dalla previsione di volersi stabilire definitivamente in un altro Paese al pensare che la propria Nazione sia a rischio default, con tutte le conseguenze che ne potrebbero derivare, oppure, semplicemente, non ci si fida più del sistema bancario nazionale. Per evitare di commettere una violazione o, peggio, un reato, è solo necessario rispettare le normative vigenti. È possibile trasferire il proprio denaro in un’unica operazione oppure si può decidere di accumulare una somma all’estero un poco alla volta seguendo le procedure esistenti. Si possono trasferire i soldi sia fisicamente, in proprio, rispettando la soglia di 10.000,00 euro
prevista attualmente dalla legge, oppure si può optare per un bonifico internazionale o per l’emissione di un assegno da depositare poi sul conto estero. All’interno dell’Unione Europea le persone ed anche le società hanno il diritto assoluto di poter spostare in altri stati membri i propri capitali senza dover fornire alcuna motivazione; se invece il trasferimento è verso uno Stato ExtraCee è opportuno verificare che cosa prevedono i singoli trattati vigenti che regolano tali operazioni, perché vi potrebbero essere indicate alcune limitazioni o divieti da rispettare. Si ricorda che ogni volta che si eccede il limite di denaro contante che la legge autorizza ad esportare diviene obbligatorio operare tramite un canale bancario (perché verrà effettuata una segnalazione ai fini della legge per la lotta alla criminalità) se non si rispetta tale regola è prevista una sanzione, che in taluni casi potrebbe essere anche elevata (la disciplina di applicazione di tali sanzioni la si può trovare facilmente sul portale dell’agenzia delle dogane, in internet). I soggetti che si sono creati uno o più conti all’estero dovranno ricordare di compilare un apposito quadro nella dichiarazione dei redditi, per evitare di incorrere in sanzioni. Tale modulo, denominato RW, deve essere compilato anche da tutti coloro che all’estero detengono investimenti ovvero altre attività di natura finanziaria.
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Giulia Avanzi, dott.ssa commercialista
Nelle ultime settimane, anche a causa di ciò che è accaduto a Cipro, sono aumentate sensibilmente le richieste di informazioni in merito alle modalità con cui è possibile esportare del denaro proprio. Indipendentemente dall’ammontare dei risparmi personali, è comprensibile che molte persone abbiano iniziato a sentirsi sempre più preoccupate, soprattutto dopo che un esponente dell’Unione Europea ha incautamente esclamato, davanti alla stampa, che la soluzione adottata a Cipro poteva essere un modello per altri casi analoghi. E poco ha contato il fatto che lo stesso individuo si sia prontamente corretto, supportato anche da altre figure di spicco nel panorama europeo, dichiarando che il prelievo forzoso operato sui conti correnti detenuti in territorio cipriota costituisce un caso eccezionale. Tale azione ha avuto la conseguenza di rendere consapevoli i cittadini che parte dei propri averi, regolarmente detenuti e depositati sui conti correnti, potrebbero essere prelevati in dipendenza di uno o più provvedimenti emanati dal Governo e motivati da “una situazione di drammatica emergenza della finanza pubblica”. L’utilizzo di tali parole non viene fatto a caso ma fa riferimento ad un evento ben specifico che forse i più hanno dimenticato: una simile operazione in Italia è già stata eseguita, più precisamente nel corso del 1992 fu prelevata forzosamente dai
Noi e il fisco
Esportazione di danaro
PRO LOCO GUIDIZZOLO Apertura: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9,00 alle 11,00 Telefono 0376 1620426 - Fax 0376 1620443 - piazzale Marconi, 2 - c/o Municipio
Notiziario a cura di Daniele Guerra
Fotografie di Flavia Castagna
40ª camminata della salute
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Quarant’anni ma non li dimostra. La camminata della salute, organizzata dalla Pro Loco, è sempre più fresca, frizzante, giovane e non ha bisogno di lifting particolari per sembrare più bella. Nata in una bollente estate del 1973, merito del gruppo podistico del circolo Arci-Uisp, ancora oggi non ha perso lo spirito della camminata quale occasione per far festa insieme. Quest’anno, a dispetto di tutti i fulmini che Giove pluvio ha mandato fino al giorno prima, ha fatto capolino un po’ di sole e sono stati conteggiati circa un migliaio di partecipanti, pronti per un sano antagonismo e per un gioioso confronto tra amici. Per l’evento, è stato messo in palio, con una lotteria, un maialino, l’AVIS ha preparato un delizioso risotto con le salamelle e sono stati premiati i “mostri sa-
cri” guidizzolesi delle maratone che hanno corso per il mondo. Al gruppo più numeroso è stata offerta una pancetta steccata di due metri. Diversi negozianti, commercianti, artigiani, hanno contribuito, sponsorizzando i premi a tutti i partecipanti e di questo la Pro Loco deve renderne grazie. Un grazie sentito anche a tutte le associazioni che hanno aderito all’iniziativa, e soprattutto al consiglio direttivo che è riuscito a portare la Pro Loco a questo traguardo importante e notevole. Poche sono le manifestazioni che possono vantare un traguardo così prestigioso!
strada Marchionale, 20 - cell. 338 3960175 46040 Guidizzolo - MN
Risotto con rape rosse e lenticchie di Castelluccio
50 gr lenticchie di Castelluccio 200 gr rapa rossa lessata 50 gr burro 1 cucchiaio di formaggio grana Padano 1 cipolla rossa 1 bicchiere vino bianco 1 cucchiaio olio di oliva del Garda 1 spicchio d’aglio 1 foglia di alloro Sale, pepe e brodo q.b.
Procedimento
Mettere a bagno le lenticchie per almeno 12 ore. Preparare un soffritto con mezza cipolla, poco olio, uno spicchio d’aglio schiacciato, aggiungere le lenticchie, una foglia di alloro, circa mezzo litro di acqua e regolare di sale e pepe. Portare a ebollizione e cuocere per circa 10/15 minuti. In un’altra pentola soffriggere mezza cipolla con poco olio, aggiungere la rapa rossa cubettata e un mestolo di brodo. Frullare il tutto, aggiungere il riso e tostarlo; quando è in temperatura mettere il vino e lasciare evaporare, continuare la cottura con il brodo e a tre quarti di cottura (cinque minuti prima della fine) aggiungere metà delle lenticchie cotte. A termine cottura mantecare con burro e grana padano, impiattare e al centro del risotto mettere il resto delle lenticchie.
Vino consigliato: Ivo, rosato. Azienda Agricola Bertagna
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a cura di Donatella Lusenti
280 gr riso vialone nano
Ricette
Ingredienti per 4 persone
La via delle perle Sulle rotte dei velieri da Venezia al Mondo Un viaggio emozionante sulle rotte di antichi velieri che prendevano il largo verso territori lontani dove il mercato era basato sul baratto. Un viaggio che abbiamo avuto il privilegio di compiere con la preziosa e appassionata guida di Paolo Zani presidente degli Amici del Museo del Bijou e uno dei curatori della rassegna. Così l’immaginazione viaggia in quei mondi lontani nello spazio e nel tempo, tra spezie, oro e schiavi, in cambio di manufatti europei. Le perle di Venezia seguirono Cristoforo Colombo alla scoperta dell’America. Le perle veneziane erano presenti in tutti quei porti dove i mercanti europei arrivavano alla ricerca delle materie prime tanto ricercate in patria. In questi continenti, trasfigurate in simboli ed in potenti tali-
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smani - spiega il conservatore del Museo Letizia Frigerio - le perle di vetro venivano montate in maestosi gioielli confezionati per adornare e proteggere non solo le persone ma anche oggetti sacri e feticci animisti. Anche se oggi da Venezia non partono più, ogni anno, migliaia di tonnellate di perle di vetro come nei tempi d’oro, sopravvive un artigianato di alta qualità che continua a produrre piccoli capolavori sulla scia di un’antica tradizione. Andrea Dal Prato
L’insalata fresca in tavola ogni giorno ‘Non trapiantarmi, mangiami!’ Con questo slogan la Società Agricola guidizzolese ‘SempreFresco’ sta commercializzando in questi giorni attraverso la grande distribuzione, i mercati generali ed i negozi specializzati, un articolo innovativo. Insalata viva e, appunto, Semprefresca. Prima azienda nel sud Europa, la Semprefresco, che ha sede in Strada per Medole a Guidizzolo, nei suoi circa 10.000 mq di serre tecnologicamente avanzate produce in zolla di torba alcune qualità di insalata che viene venduta viva nel proprio terreno di crescita. La pianta, anzi le piante, in quanto in ogni IMPIANTI e RIPARAZIONI: zolla vi sono tre qualità diverse • SANITARI di insalata: tre piante differenti • RISCALDAMENTO per colore, tipologia e sapore: • SOLARE TERMICO • CONDIZIONAMENTO un tris adatto a tutti i gusti av• TRATTAMENTO ACQUA involucro volto in uno speciale (Calcare e Ferro) biodegradabile e compostabile, acquistato e mantenuto in casa Via Tomasina, 44 46040 GUIDIZZOLO (MN) fresco. Qui si conserva, ovviamoriz.sgarbi@alice.it mente fuori dal frigorifero, per un periodo di 7/10 giorni durante i quali l’insalata può essere consumata. Anche a poche foglie quotidiane: le rimanenti avranno la caratteristica di prodotto SEMPREFRESCO. L’idea di questa nuova coltivazione, e conseguentemente della Società, nasce a Guidizzolo da sei orticoltori già produttori di
eccellenza di insalata a tutto campo o in serra fredda e di pomodori in serre specializzate. Un’alternativa efficace e di consumo sicuro; una pianta di lunga durata che potesse appunto essere conservata senza l’ausilio di apparecchiature refrigeranti. Alcune esperienze sono già presenti nel nord Europa, ed è qui che i soci hanno raccolto le prime informazioni utili. L’attenzione ai cicli colturali permette di poter essere presente 12 mesi all’anno sul mercato e questo è il punto di forza dell’azienda, principale obbiettivo dei soci. Nelle sei linee di produzione tutto avviene secondo natura e come se le piantine fossero a terra in pieno campo, alimentate solo con acqua e gli stessi sali minerali contenuti nel terreno, le piantine di insalata, le stesse che vengono utilizzate per le coltivazioni aperte o nei nostri orti, hanno un ciclo produttivo che varia dai 30 ai 35 giorni durante i quali non si utilizza nessun insetticida e anticrittogamico. Settimanalmente vengono lanciati insetti predatori naturali, i quali cacciano eventuali insetti nocivi che fossero riusciti a superare gli accurati sbarramenti. Il prodotto finale risulta senza nessun tipo di residuo. L’obiettivo sta tutto
nella freschezza di un’insalata veramente unica per la nostra tavola. E dopo il consumo, torba ed involucro finiscono nella raccolta differenziata dell’umido completando così il ciclo della natura.
In un locale sterile le piantine vengono messe a dimora e dopo circa 30 giorni sono pronte per il consumo
IMPIANTI e RIPARAZIONI: • SANITARI • RISCALDAMENTO • SOLARE TERMICO • CONDIZIONAMENTO • TRATTAMENTO ACQUA (Calcare e Ferro) Via Tomasina, 44 46040 GUIDIZZOLO (MN) moriz.sgarbi@alice.it
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di Sandra Tosi
Anima e cuore
Là dove comincia il cielo tendigli la mano e ti insegnerà a volare, poi posale su un vecchio, con delicatezza e affetto e, finché ci sarà un sorriso, di certo ci sarà un domani. Aggiungi le ali anche alle insinuazioni fin dove inizia la menzogna, spalancale alla vita perché non venga mai calpestata: solo dove la fragilità è forza, si costruirà davvero! Riassetta le ali al cuore e lascialo viaggiare fin dove la musica è poesia ed ha inizio un nuovo sogno aggiungi i tuoi pensieri svincolati da ogni meschinità fin quando il sogno diventerà realtà. Porgi le ali a chi ha il potere perché comprenda quanto è
immenso il mare e improvvisa la sua collera… Schiudile sui sentimenti dove nascono le emozioni e spalancale all’Amore: da solo conquisterà la pace! Infine: osserva attentamente un angelo e segui la sua traccia, ti indicherà il passaggio per iniziare il volo. Poi cerca una stella, quella più nascosta, là dove scurisce il cielo, metti le ali all’anima e accompagnami nel volo respirando la stessa essenza in un frusciare d’ali, perdonando il gelo… Là dove comincia il cielo!
Seguendo l’esempio di Marzia, invitiamo i lettori ad inviare in redazione
le fotografie di luoghi che hanno riportato in vita abbellendoli.
Quando scorgi un’ombra in un momento incerto, non muoverti nel buio, cattura una cometa alla fonte della Luce, là dove ha inizio il cielo, poi prendi le sue ali e inizia la tua ascesa. Metti le ali al giorno perché avanzi luminoso e dentro la sua luce radicherà un fiore, sboccerà e porterà colore, per rischiarare il cielo oltre il calar del sole! Assesta le ali alla vita cercando la verità, dimentica l’angoscia, rimuovi la malinconia, poi asciuga una lacrima su una gota stanca e da quella goccia sgorgherà un rivolo di speranza. Regala le ali a un bimbo, donagli sincerità e rispetto,
Bellezza e fantasia
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Marzia Segna, non nuova a questo tipo di allestimenti floreali, ci stupisce di nuovo e ci dimostra ancora una volta che con un pizzico di fantasia è possibile valorizzare anche luoghi che ad un primo sguardo distratto appaiono anonimi e disadorni. Le è bastato recuperare una vecchia bicicletta, riverniciarla di un colore rosso fiammante e riempirne di fiori il cestino e posizionarla nei pressi dell’antico pozzo presente alla fine del vicolo di Via Battisti, per creare un angolino insolito ed originale, che vi invitiamo a visitare per apprezzare il suo estro creativo.
redazione@lanotiziaguidizzolo.com
TACA BANDA Notiziario a cura dell’Ente Filarmonico di Guidizzolo
La musica accomuna tutti i popoli Dopo aver accompagnato le recenti manifestazioni di commemorazione del 25 aprile a Medole, Rebecco, Birbesi e Guidizzolo, il Corpo Bandistico dell’Ente Filarmonico di Guidizzolo, lo scorso sabato 4 maggio è stato presente a Mantova in occasione dell’inaugurazione delle Virgiliadi. La manifestazione, giunta alla dodicesima edizione e inserita negli Special Olympics Italia, richiama centinaia di atleti disabili provenienti da tutta la Lombardia. In uno splendido pomeriggio di sole, il quale ha dato ancor più risalto alla città dei Gonzaga, il Corpo Bandistico, ha sfilato per le vie di Mantova. Il clima di grande allegria ha coinvolto tutti, sia i gruppi molto colorati degli atleti con i loro striscioni che i numerosi appassionati, sportivi e semplici cittadini, i quali al suono della musica si sono radunati ai bordi delle strade in piacevole ascolto. Sempre emozionante è per il Corpo Bandistico dell’Ente Filarmonico di Guidizzolo, suonare l’Inno di Mameli! Ogni volta ascoltato in solenne raccoglimento; Inno eseguito anche una seconda volta su richiesta di un giovane atleta tedoforo. Dopo i vari interventi delle personalità provinciali e dello sport, (l’accensione della fiac-
cola, il giuramento dell’atleta, il giuramento degli arbitri), è arrivata la dichiarazione ufficiale di apertura dei giochi da parte del vice presidente e Assessore provinciale Francesca Zaltieri. La Banda ha fatto ritorno al proprio paese con la gioia di aver contribuito a rendere più bella questa importante manifestazione, portando con sé anche l’entusiasmo di questi speciali atleti, perché se come è stato pronunciato “lo sport accomuna tutti i popoli” così anche “la musica accomuna tutti i popoli”.
Patrizia Cauzzi
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Lacrime d’Arte Dobbiamo ammetterlo: ogni paese ha le sue perle nonostante si dica che nemo propheta in patria. A volte, è proprio nella nebbia dei nostri territori che si celano delle scoperte sorprendenti, spesso apprezzate prima dagli occhi degli altri che dai nostri. Così è il caso di Lacrime D’Arte, il giovane marchio ideato da Valentina e Riccardo Sartori che hanno ideato una linea di tavoli e sculture in legno, nati dal loro estro e dalla loro voglia di sperimentare. Accomunati dall’arte e dall’amore per la manualità, Valentina e Riccardo si sono diplomati presso l’Istituto Statale d’Arte Alessandro Dal Prato di Gui-
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dizzolo (MN) – sezione arredamento; entrambi sono cresciuti nell’azienda di famiglia RI.VA.S. specializzata nella realizzazione di porte e finestre, dove hanno iniziato a lavorarvi stabilmente subito dopo la scuola superiore. Mentre Valentina sceglie di occuparsi del settore commerciale (laureandosi
in contemporanea in Comunicazione e Marketing presso l’Università di Reggio Emilia), Riccardo si dedica alla produzione e in breve tempo gestisce da solo tutti i macchinari a controllo numerico migliorandone la programmazione, accorciando i tempi di produzione e semplificando i processi. La voglia
di sperimentare e di crescere li sprona a frequentare mostre, a navigare sul web lasciandosi trasportare dalla curiosità e dalla loro innata passione per l’arte. È proprio a questo punto
della loro vita – precisamente nel 2009 – che realizzano la loro prima opera: un tavolo a cui danno il nome di PREMIÈRE. Ad esso seguono altri progetti di design dalla grande presenza scenica: le loro opere sono monumentali e di grande impatto visivo, sempre di grandi dimensioni, un mix equilibrato di legno naturale e laccato. Non si tratta di un semplice tavolo da cucina, ma di una vera e propria “scultura” in cui Valentina e Riccardo hanno messo tutta la loro professionalità, fantasia ed emotività. Un pezzo unico nato con fatica: hanno cercato il legno di recupero in magazzino, lo hanno adattato al progetto che avevano in testa, lo hanno trasformato in un’opera che possiede un
aspetto unico, inimitabile. Questo percorso spesso complicato suggerisce a Valentina e Riccardo il marchio LACRIME D’ARTE, che vuole narrare la “sofferenza” artistica e la fatica –anche fisica – con cui il legno, loro materiale principe, si trasforma nella loro idea. Questo approccio “diverso” rispetto a quello di molti designer e artisti, ha contraddistinto Lacrime D’Arte all’interno di numerosi concorsi. Valentina e Riccardo hanno partecipato al concorso 150 MANI – Centocinquant’anni di saper fare, esponendo il TRONO METAFISICO OMAGGIO A DE CHIRICO presso il Museo Regionale delle Scienze Naturali di Torino, ma anche a Noto (SR), Anghiari (AR), Modena e Bruxelles. Il loro pianoforte MUSIC&COLOR – ready made pianoforte ha partecipato alla fiera OPEN DESIGN ITALIA di Venezia e infine una delle loro ultime produzioni, il tavolo NYMPHAEA è stato selezionato per il Salone del Mobile di Milano, all’interno dello spazio dedicato ai giovani talenti Freedom Design. Tutte le loro opere sono in esposizione all’interno dell’atelier RIVAS. Contatti - Valentina e Riccardo Sartori. Mail. info@lacrimedarte.com Tel. 0376 849449 www.lacrimedarte.com
Arianna Gandolfi
AUTOFERRI G
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Ferri Maurizio 348 8602121 T./F. 0376 818052 Autoriparazioni di Ferri Maurizio e C. s.a.s. Loc. Quagliara, 26 - 46040 Guidizzolo (MN) ferri.mauri@gmail.com
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Val Badia dott.ssa Francesca Lugoboni
Appunti di viaggio
Conoscerla per viverla Siete pronti a scoprire una delle valli dolomitiche a me più care? La Val Badia è senza dubbio la più romantica delle vallate dell’arco alpino. I suoi suggestivi colori e scenari rendono i paesaggi unici regalando emozioni che rimangono impresse nel cuore. Tramonti intensi, gite in carrozza, antiche tradizioni contadine che rivivono nelle feste in costume lasciano agli ospiti il gusto di una vacanza autentica, proprio come questa valle. Distesa ai piedi delle più belle vette delle Dolomiti, la Val Badia, per la sua posizione, può certamente considerarsi il “cuore delle Dolomiti”. Qui le varietà paesaggistiche eccezionali permettono ai visitatori di sbizzarrirsi con sport di ogni tipo, ma anche per chi non intende fare sforzi, sono molte
le possibilità per esplorare assaggi di paradiso naturale: chiese e residenze nobiliari di grande valore sono presenti in tutta la valle e molti sono i sentieri tematici dove a p p ro f o n d i re qualche aspetto ladino. Diversi sono i paesi che si snodano lungo la valle, a partire da Colfosco. Posto ai piedi del massiccio del Sella e contornato da boschi e dolci pendii, il borgo offre numerose alternative per tranquille escursioni. Nel centro storico è d’obbligo
una sosta nella piccola chiesa gotica dedicata a San Vigilio con il suo tipico campanile a cipolla. Proseguiamo sulla provinciale ed incontriamo Corvara, situata a circa 1600 metri d’altitudine in una soleggiata piana ai piedi del monte Sassongher. Tra i punti forti dell’offerta turistica ci sono la curata gastronomia e la cultura del benessere con centri estetici all’avanguardia. Pochi chilometri separano Corvara da San Cassiano, un piccolo paese con il tipico fascino dei luoghi di montagna, dove vige un’atmosfera di pace e tranquillità. Qui le passeggiate lungo il fondovalle offrono la vista di tramonti spettacolari, tanto da tingere di rosa le Dolomiti. Di particolare interesse il museo Ursus Ladinicus, inau-
Guidizzolo (MN) e Montichiari (BS)
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0376 847116 · www.noleggiare.net
gurato nel 2011 e dedicato ai ritrovamenti in una grotta poco distante che conteneva reperti unici: scheletri di un orso preistorico allora sconosciuto alla comunità scientifica. Sviluppato su tre piani, il museo illustra le scoperte fatte nella grotta, rispondendo a tutti i quesiti inerenti la vita e l’ambiente degli orsi delle Dolomiti: di certo una visita interessante per stare a stretto contatto con uno dei più antichi abitanti di questa valle. Terminata la visita al museo, continuiamo il percorso che ci porta a La Villa, paese più centrale dell’Alta Badia e incastonato in una conca soleggiata ai bordi dei parchi naturali del Puez Odle e di Fanes Senes Braies. Concludiamo il nostro itinerario nel piccolo centro di Badia, caratteristico borgo di montagna,
Viaggia insieme a te!
con numerosi esempi di maso dalla tipica architettura ladina. Da ammirare la chiesa parrocchiale in stile barocco-rococò e il santuario gotico di Santa Croce. Se la Val Badia, con le sue
tradizioni, vi ha un po’ incuriositi, allora non potete perdervi la visita a Ciastel de Tor, museo dedicato ai varia aspetti della cultura ladina. Il Museum Ladin fornisce infatti informazioni sulla storia, la lingua, la cultura e l’artigianato di queste valli. Mettendo in luce vari aspetti della vita locale, il museo contribuisce a promuovere le usanze ladine che non devono cadere nel silenzio. Allora? Cosa state aspettando? Passare una vacanza in Val Badia rappresenta l’occasione giusta per stare a stretto contatto con una natura senza eguali e farsi viziare dall’ospitalità ladina. Di certo questa terra si farà amare, marcando indelebilmente i ricordi di chi la visita.
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Io, la moto e i beduini Pubblichiamo il seguito del racconto del viaggio avventuroso compiuto da Diego Marchesini in moto, tra le montagne ed il deserto della Tunisia. 4° giorno Buona sera amici, sto scrivendo da un posto al limite tra la realtà e la fantasia... sono dall’amico Stefano a Douz. Facciamo colazione insieme e le storie di spedizioni e aneddoti sahariani si sprecano... che risate! Faccio un giretto nel cuore del paesino, dove una piazza a forma quadrata accoglie una miriade di negozietti con ceste di datteri, spezie, volpi del deserto al guinzaglio, falchetti su trampolini pronti ad entrare nelle fotografie del turista di passaggio. ..me ne vado quasi subito... non è proprio il mio posto! Percorro i primi 70 km di deserto su una piccola striscia
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di asfalto. Non c’è vegetazione, bensì un territorio cosparso da canyon, vallate, creste, montagne a perdita d’occhio... come al solito prendo il percorso più isolato... attraverso villaggi fermi ancora a 200 anni fa... quando mi vedono arrivare si fermano, spalancano gli occhi... mi indicano... spostano capre, pecore, carretti e mi fanno passare divertiti... percorro decine di chilometri in questo modo passando anche per gli ksur, vecchi granai fortificati che punteggiano la zona. Sono le 5 ed il sole inizia a calare... sono quasi giunto a destinazione... Duiret... un nome come un altro! Seguo l’indicazione di
un cartello malconcio che punta una montagna... dietro una curva, arroccato su una cresta vedo un ammasso di rovine di qualche antico insediamento... proseguo pensando di trovare qualche bivio... ma non è così... la strada finisce dentro le rovine! Dove sono finito? Da sopra un ammasso di sassi, un ragazzo gesticola... sembra cordiale... mi fa segno di aggirare una piccola montagna! Percorro un sentiero largo 1 metro e mezzo, cosparso di massi... molto lentamente salgo! Alzo gli occhi e mi ritrovo all’interno di queste rovine... resto allibito. Una porzione di queste è ristrutturata e la cosa più incredibile è
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che il retro entra nella montagna! Mi fermo, scendo, guardo... è l’alloggio che cercavo! Case costruite all’ interno della montagna riscaldate geotermicamente... non capisco... non sembra vero... ma dove sono? Il ragazzo vuole farmi vedere qualcosa... vuole mostrarmi dove dormirò... un cunicolo largo 2 metri che entra per 10 con una porta in legno che la chiude ed un materasso con lenzuola profumate in fondo! L’interno sembra di pongo... linee morbide... buchi... sporgenze… ma tutto smussato, arrotondato... levigato! Dentro un tepore incredibile! Stento a crederci ma è tutto vero! Mi chiedono se ho fame... gli risponderei di arrostire un capretto intero... mi trattengo e con discrezione annuisco! Mi portano in un’altra grotta, siedo ad un vecchio tavolo e mi porgono una ciotola di ciorba... un piatto unico simile ad una zuppa con dentro di tutto! Non pretendo di più! Spero, amici miei, di poter portare, prima o poi, qualcuno di voi in questo luogo fuori dal tempo! Buona notte da una grotta nel deserto del Sahara.
sorgente di acqua calda che forma un piccolo laghetto naturale! Il tratto che mi separa dall’oasi non è molto... 80 chilometri di pista in pieno deserto! Attraverso qualche altopiano e trovo un altro motociclista solitario, un siciliano di 46 anni, barba incolta, anche simpatico! Mi chiede dove vado e gli spiego che sono diretto a Ksar Ghilane per la pista... mi guarda e mi dà del matto! Va beh, io parto... mi riguarda e mi dice “vengo anch’io”! E io gli rispondo “chi è il più matto... io o tu, che segui uno sconosciuto in pieno deserto?” Parto e trovo subito l’ingresso... lascio l’ultimo metro di asfalto e le ruote iniziano ad assaggiare lo sterrato... la
velocità di marcia non supera i 30 km orari...vado con prudenza e assaporo ogni metro di deserto! Ma il deserto è sabbia e non tarda ad arrivare... memore dell’esperienza del primo
5° giorno Buon anno amici... sto scrivendo da sopra una duna in mezzo al deserto! La luna è quasi piena e illumina migliaia di dune a perdita d’occhio... oggi sono partito a malincuore dal rifugio dentro la montagna, per dirigermi verso un’oasi nel deserto del Sahara, particolare, in quanto al suo interno c’è una
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giorno, rallento ma l’affronto deciso... dopo una quarantina di metri esco... diciamo che non è proprio il pane per le sue ruote, ma il connubio pilota/moto non va male! Mi diverto! Il gioco dura per “solo” 4 ore! L’oasi è il più classico dei miraggi… in mezzo a dune di sabbia compare un palmeto! Mi si affianca il siciliano, lo guardo...sta piangendo! Mi fermo, lui scende dalla moto, si toglie il casco e... mi abbraccia!! Mi confida di non aver mai fatto e provato sensazioni simili in vita sua! Sono contento, a fatica trattengo l’emozione! Cerco subito un alloggio per la notte e trovo un letto in una tenda berbera... non è affatto male... tranne per un particolare...durante la notte la temperatura scende a 3 gradi e non c’è riscaldamento... va beh, ho fatto di peggio! Partecipo ad una festa tunisina... canti, balli, danzatrici... passano le ore e arriva la mezzanotte! Mi ritengo soddisfatto e mi ritiro... mi
ritiro su una duna, in mezzo al deserto del Sahara e guardando il cielo vi scrivo e vi auguro buon anno! 6° giorno Ciao amici...anche oggi è stata una giornata magnifica. Nonostante fosse il primo gennaio la sveglia ha suonato presto! Giusto per svegliarmi percorro i primi 90 km completamente diritti… a destra e a sinistra. ...il deserto! All’orizzonte inizio a focalizzare la prima serie di 3 cordoni di montagne che dovrò superare. Passo 3 ore fuori dal mondo... entro in uno stato di estasi… sembra tutto surreale... questo torpore viene interrotto solamente da gruppetti di bambini che osannano il mio passaggio... vorrei fermarmi... vorrei toccarli... vorrei abbracciarli! Ma non posso... temo la loro reazione... ma soprattutto temo la mia reazione... preferisco restare un fantasma, una fuggevole visione! Ormai le montagne stanno per finire e la mia meta è vicina e tra me e una bella cena mancano solo 70 km! A domani! 7° giorno Ciao amici, oggi è stato l’ultimo giorno dell’avventura... che peccato... ma come quasi tutte le cose, c’è un inizio e c’è una fine! La giornata è trascorsa come al solito senza problemi... avrei potuto risalire dal sud
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tunisino, prendendo l’autostrada ma... che noia! Decido di percorrere i 500 km che mi separano da Tunisi completamente su strade secondarie... allungando un po’ il percorso... ma andando a toccare una miriade di cittadine, paesi e paeselli che non mi fanno pesare il tempo trascorso in moto! Oggi trovo il primo semaforo. ..non funzionante, ma pur sempre un semaforo! Attraversare questi paesi è un’avventura... non esiste precedenza... senso di marcia... o qualsiasi logica europea! Sono dietro a un pullman che ne incrocia un altro... si fermano... abbassano i finestrini, si danno la mano ed iniziano a chiacchierare... dietro ad ogni veicolo circa 300 metri di coda aggrovigliata! Dietro una curva, in mezzo alla corsia stanno impastando il cemento... e cosa vuoi che sia...! Il pickup davanti a me decide che quello è il momento di fermarsi...e lo fa! Fermando il veicolo in mezzo alla strada...scende...e va a fare pipì contro un fico d’india! La giornata trascorre così... osservando e sorridendo del modo in cui questa gente interpreta la vita! Adesso devo imbarcarmi e tornare nel mondo delle regole e delle leggi, come è πgiusto che sia! Un ultimo saluto dalla terra tunisina! Grazie a tutti voi, che indirettamente mi avete accompagnato in questa splendida avventura! Ciao amici, un abbraccio dall’Africa. Diego Marchesini
Nuova stagione per il Ciclo Club 77 Presso la sala conferenze della Idromeccanica Lucchini si è tenuta la presentazione della nuova squadra Giovanissimi che difenderà i colori della Società guidizzolese nella stagione ciclistica che sta per partire. Al tavolo dei relatori, chiamati da Alfio Montagnoli, diversi campioni delle due ruote a testimoniare, tutti, la possibilità di uno sport pulito con risultati che si raggiungono con l’impegno e la fatica. Elementi richiamati da Emanuele Lucchini, uno dei titolari dell’azienda ospitante, nel suo intervento di saluto chiedendo a tutti di credere nello sport. Anche in momenti difficili come quello attuale, ha ricordato il sindaco Sergio Desiderati, bisogna tutti recuperare i motivi dello stare insieme, perché insieme si possono superare le difficoltà. Con il presidente del sodalizio Claudio Cervi e il segretario Adriano Roverselli, campioni del ciclismo e dirigenti hanno salutato gli emozionati ragazzini. Paola Pezzo, Valerio Piva, Paolo Rosola, Dino Porrini, Aldo Balasso; poi Giovanni Redini presidente provinciale FCI, Corrado Lodi consigliere nazionale FCI, Bruno Righetti pluridirigente, il presidente del Bordinificio Barbieri di Valeggio con cui il Ciclo Club è gemellato
il quale, con Rosola, ha parlato del nuovo parco di Mountain Bike di Valeggio. Da tutti poi i complimenti al sodalizio guidizzolese: la Federazione ciclistica, è stato detto, ha bisogno di queste società, soprattutto in questo periodo dove è difficile riuscire a mantenere questi livelli e portare ragazzi ad amare il ciclismo e continuare a praticarlo. C’erano anche tre ex giovanissimi del Ciclo Club, ora under 23, ad un passo dal professionismo. Con un saluto alle famiglie, determinanti per i loro ragazzi, ecco la formazione Giovanissimi 2013 del Ciclo Club 77: G1: Damiano Lavelli, Kevin Lanzarotto, Monib Hadar; G2: Davide Signoretto, Manuel Cerutti, Martina Ferrari, Damiano Vergna, Andrea De Simone, Sara Iacovino; G3: Omar Hadar, Riccardo Pettenati; G4: Nicole Cerutti; G5: Cristian Ferrari, Davide Marzocchi, Damiano Righetti; G6: Gianluca Cordioli, Claudio Bellini e Riccardo Signoretto. Direttori Sportivi Adriano Roverselli, Massimo Bertoletti, Gianni Bonesi; preparatore atletico Lido Baracca; Accompagnatori Daniela Fogliata e Giovanni Cordioli.. - Valerio Piva viene intervistato - la campionessa Olimpionica di Mountain Bike Paola Pezzo con tre giovani ciclisti
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L’inetto: il trionfo del debole Riprendiamo il filo del numero scorso con Italo Svevo. L’autore ha il merito di aver introdotto nella letteratura, non solo italiana, una tipologia di personaggio: l’inetto, cioè – anche se semplificando – l’incapace.
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dott.ssa Francesca Pesci
Letteratura
arte & dintorni
Il primo romanzo dell’autore, “Una vita”, originariamente avrebbe dovuto intitolarsi appunto “Un inetto”. Ma quando Svevo lo propose a Treves, il maggior editore del momento, questi glielo bocciò e non glielo pubblicò. Svevo lo pubblicò allora a sue spese, nel 1892, cambiando titolo. Ciò che però a Treves non andava non era tanto il titolo, quanto piuttosto la tipologia di personaggio che quel romanzo proponeva. In esso vedeva un flop editoriale, perché quel personaggio inetto, incapace e debole non avrebbe mai incontrato, secondo lui, i gusti del pubblico di fine ‘800 che leggeva Verga, D’annunzio, De Amicis… dove i protagonisti erano eroi, magari problematici, certo, ma pur sempre eroi in cui potersi immedesimare. Davanti a un inetto, invece, ciò non sarebbe stato possibile, perché il lettore si trova
“più in alto” del protagonista. L’inetto sveviano, infatti, è “incapace alla vita”: impacciato, imbranato se vogliamo, ma non solo. La sua incapacità non è soltanto a livello operativo, ma anche relazionale, e porta con sé anche l’incapacità di leggere le situazioni che ci si trova a vivere. Considerando le radici ebraiche di Svevo, queste caratteristiche ricordano molto da vicino quelle di una figura ricorrente nella cultura jiddish: lo schlemihl, che corrisponde al buono a nulla, sfortunato e fallito. Svevo inventa dunque una tipologia di personaggio complessa, che ritorna nei suoi tre romanzi principali: “Una vita”, poi “Senilità” ed infine La Coscienza di Zeno. In tutti e tre i romanzi, il protagonista è un inetto, ma, come abbiamo visto la scorsa volta, Zeno alla fine si sente guarito, forte, capace finalmente di affrontare la vita. Il debole che guarisce, o che almeno crede in una guarigione, diventa, in una nuova prospettiva, il trionfatore: la vera forza dell’inetto è proprio quella di non vivere inchiodato a certezze che paralizzano, ma di mettersi, grazie al disagio, in conti-
nua discussione e quindi poter migliorare. Questa guarigione permette di differenziare l’inetto di questo romanzo, dagli altri due inetti sveviani dei romanzi precedenti. Se sui primi due pesava un’inferiorità sociale non riscattabile in alcun modo (visione deterministica dell’uomo che rimane sempre uguale a se stesso), ora Svevo, nel suo terzo romanzo, cambia prospettiva: la malattia, l’imperfezione non è un limite, bensì un privilegio. L’uomo inetto non deve sentirsi inadatto alla vita, ma anzi deve rallegrarsi di essere “l’uomo più umano che sia stato creato”. Alla base c’è una convinzione maturata da Svevo: il difetto spinge l’uomo a migliorarsi, mentre la perfezione crea sclerosi e porta quindi alla morte. Scriveva Svevo all’amico Valerio Jahier nel 1927: “E perché voler curare la nostra malattia? Davvero dobbiamo togliere all’umanità ciò che essa ha di meglio? […] Noi siamo una vivente protesta contro la ridicola concezione del super uomo come ci è stata gabellata”. Uno spunto per noi, forse malati di voler essere sempre sani ed efficienti ad ogni costo.
La Chioma di Berenice Piaccia agli dèi, ch’io della mia regina Al bel capo gentil torni a far velo; Erigone ad Arturo arda vicina, Non fa per me di rimanere in cielo.
la regina fece voto di sacrificare la sua splendida chioma bionda, una rarità in Africa, alla dea dell’Amore se il marito fosse tornato incolume dalla guerra. Nel 245 a.C. il faraone ritornò vittorioso e la regina mantenne la promessa depositando i suoi capelli in offerta al tempio della dea Arsinoe, identificata con Afrodite, presso il promontorio Zefirio. Ma il giorno seguente la chioma era misteriosamente scomparsa dal tempio e l’astronomo Conone di Samo spiegò ai sovrani che gli dèi avevano assunto in cielo il dono votivo di Berenice: nel firmamento era infatti appena apparso vicino alla coda del Leone un nuovo gruppetto di stelle, da quel momento noto come Chioma di Berenice. La regina Berenice II non fu solo una moglie devota, ma anche un’amazzone: nel 243 a.C. circa vinse una corsa di cavalli ai giochi Nemei, partecipò ai giochi Olimpici e pare perfino che si distinse in battaglia. È dunque un buon esempio di versatilità e coraggio, virtù che, come indica la radice del termine (lat. cor), si origina dal cuore, la sede per eccellenza dell’amore.
È interessante riflettere non solo sul mito sorto attorno ad un personaggio storico come rappresentazione simbolica della realtà, ma anche sulle stelle della Chioma di Berenice: Alfa Comae Berenices nel nome, Diadema, si ispira alla corona della regina, mentre Beta, leggermente più luminosa, è una nana gialla che, con una magnitudine apparente di appena 4,26, ci dà l’idea di come si vedrebbe il Sole se si trovasse a 27 anni luce, una breve distanza in termini astronomici, basti pensare che Spica, individuabile come un astro luminosissimo sull’eclittica, dista ben 250 anni luce da noi. Osservare la Chioma di Berenice è piacevole anche ad occhio nudo perché le sue stelle formano un vasto ammasso aperto (Mel 111), una chioma di astri giovani nati dalla stessa nube molecolare. Ricordatevi di dedicare uno sguardo anche al nostro satellite naturale, che a giugno sarà all’apice del suo splendore: la super Luna piena apparirà leggermente più grande del solito e ben visibile tutta la notte del 23.
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dott.ssa Mariavittoria Spina
La costellazione della Chioma di Berenice culmina a mezzanotte nei primi giorni di aprile, ma risulta ben visibile anche d’estate. Trovandosi ad ovest di Arturo (Alfa Bootis) e a nord di Spica (Alfa Virginis), occupa un’area celeste dominata da stelle brillanti e famose. Forse per questo passò quasi inosservata, considerata per secoli il “ciuffo della coda” del Leone, fino a quando Gerardus Mercator nel 1551 tornò a distinguerla nelle sue mappe celesti. In epoca antica, la Chioma di Berenice era invero una costellazione dedicata ad un illustre personaggio storico: la sua origine mitologica risale all’omonima elegia del poeta greco cirenaico Callimaco. L’opera, che valse al suo autore la nomina a direttore della Biblioteca di Alessandria, si diffuse grazie alla versione latina di Catullo e in seguito venne tradotta da Foscolo. Berenice, figlia di Magas, re di Cirene, nacque attorno al 267 a.C. e andò in sposa al faraone Tolomeo III Evergete nel periodo di massimo splendore dell’Egitto ellenistico. Quando il sovrano partì per la campagna di Siria,
Astri e civiltà
(Callimaco, Chioma di Berenice)
È successo quattro secoli fa
prof. Massimo Marocchi
La nostra storia
arte & dintorni
Ha destato molta commozione a Cavriana la tragica scomparsa del commissario Camillo Acerbi. Sconvolto per una dolorosa malattia e per una lunga serie di traversie che non gli davano requie, si è gettato nella cisterna della rocca, ma è stato tratto in salvo da alcuni uomini prontamente accorsi in suo aiuto. Andato a vuoto questo tentativo, due giorni dopo il commissario ha ripetuto l’insano gesto tagliandosi la gola con un coltello. L’agonia del poveretto è durata un paio di settimane finché, l’antivigilia di Natale, è passato a miglior vita. Documenti tratti dall’Archivio Gonzaga di Mantova (b. 2716, c. 445, c. 451 e 477)
7 dicembre 1610, notaio Stefano Trevini da Cavriana
bito ad aggiutarlo et non si fece male alcuno...”
“Il sindico, consoli et altri huomini del governo del Commune di Capriana, hoggi m’hanno significato qualmente in questa mane il signor Commissario di questa terra s’è partito dal suo letto, essistente nella rocca di Capriana nel quale se ne stava già erano alcuni giorni, meggio disperato et, per quanto si dice et considera, dal gran male et molti travaglii che ha, di un figliolo in prigione et altre cose, et spento così, motu proprio, si partì dal detto letto et se n’andò a giettar nella cisterna essistente nella detta rocca. Il che inteso da un suo figliolo, molti delli nostri huomini corsero su-
9 dicembre1610, lo stesso La moglie dell’Acerbi si trovava in casa con il console del comune ed alcuni conoscenti quando “sentirono a serarsi una cassa nella camera di detto signor commissario, il che sentito subito corsero al detto rumore et ritrovorno che il signor commissario haveva aperto una cassa, qual era serata con la sua seratura, nella quale haveva tolto un cortello et poi se n’haveva datto nella gola et così subbito chiamorno socorso et l’andò molta giente et non successe altro. L’istesso console, reccercando parimen-
te il detto signor commissario in che modo era successo tal cosa et se era stato lui o pur se era stato altri, al che esso signor commissario rispose che era stato lui con un cortello et che era stato la furia del male, ma più tosto si dubita che sii stato suasione diabolica, et ciò con infusione grande di sangue et con pericolo della lui vitta...” 23 dicembre 1610, lo stesso “...significo a Vostra Altezza Serenissima sicome in questa mattina, tra l’hore sedeci et diecisette in circa, il signor commissario di questa terra è passato da questa a miglior vitta...”
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Bianca come il latte, rossa come il sangue zato sotto una luce diversa, come potrebbe essere, appunto, quella adolescenziale, si rivela invece al tempo stesso semplice e toccante, e attraverso un vero e proprio “percorso formativo”, riesce ad affrontare e sviluppare temi decisamente particolari, sottolineando soprattutto come anche i giovani siano in grado di crescere e formare il proprio carattere attraverso i primi amori, attraverso le prime delusioni (anche scolastiche) e infine anche attraverso l’esperienza dolorosa della morte. La semplicità spesso evocata dal regista, trova fondamento proprio perchè tratta da una storia vera, da fatti di vita quotidiana, e la fatica sta proprio nel trovare risposte ai tanti, forse troppi, quesiti che il film (o la vita) propone o vuole proporre. L’invito che per l’ennesima volta vogliamo rivolgere, è quello di non soffermarsi solo ai grandi nomi di registi o attori stranieri che richiamano il grande pubblico, ma di considerare anche opere di registi e attori italiani, capaci, nel loro piccolo, di dare vita a splendide opere cinematografiche.
arte & dintorni dott. Luca Ghizzi
troppo grande anche per la loro infinita dose di coraggio. Tratto dall’omonimo best seller di Alessandro D’Avenia, la storia narra le vicende di Leo (ottimamente interpretato da Filippo Scicchitano) che tra una partita di calcetto e un brutto voto da recuperare, si innamora follemente di Beatrice (Gaia Weiss), riuscendo a dichiararsi però solo con l’aiuto dei suoi inseparabili amici (tra cui troviamo anche Silvia, segretamente innamorata di Leo). Quando le cose sembrano andare per il verso giusto, la vita di tutta la compagnia viene sconvolta dalla notizia della malattia di Beatrice, malattia che sembra trasformare radicalmente soprattutto il giovane protagonista, rendendolo più maturo e sicuro delle sue azioni. Aiutato anche dal nuovo professore di Lettere Luca Argentero (una versione italiana non troppo riuscita de “L’attimo fuggente”) Leo prenderà coscienza della dura realtà e dei problemi che bisogna affrontare, imparando che cosa sia la vita, l’amore e anche la morte. Il film a prima vista potrebbe sembrare quasi prevedibile, addirittura scontato in alcuni passaggi chiave, ma analiz-
Cinema
Come già avvenuto in qualche numero passato de La Notizia, ci ritroviamo a recensire per l’ennesima volta un film (tanto per cambiare, italiano) passato velocemente nelle sale cinematografiche ma che non ha ricevuto il giusto apprezzamento al botteghino, nonostante la critica abbia speso parole di elogio per questa pellicola. “Bianca come il latte, rossa come il sangue” appartiene a quella categoria di film che, solo perchè vede come protagonisti degli adolescenti, viene ingiustamente definito “leggero”, poco impegnato, non particolarmente profondo; in realtà l’opera propone un racconto abile, decisamente vivace, sicuramente dinamico, ma al tempo stesso commovente ed emozionante, riproponendo (secondo la classica versione melodrammatica) quel connubio perfetto tra amore e morte. Il regista Giacomo Campiotti (già conosciuto per “Come due coccodrilli” del 1994 e soprattutto per il toccante “Mai più come prima” del 2005) dirige con competenza e precisione un gruppo di teenagers che oltre ai primi amori e alle pagelle scolastiche si trova ad affrontare un problema
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Gargoyle
di Marta Leali
Recensioni
arte & dintorni
“Gargoyle” è primo esperimento letterario di Andrew Davidson. La prima cosa ad avermi attirata del libro è stata la copertina, opera di Sam Weber, un’ottima scelta, è meraviglioso! Personalmente, ho trovato delle parti molto gradevoli per una lettura senza pretese e altre che si possono ricondurre alla categoria del cliché. Oltre a questo ha un unico difetto: pare che l’autore abbia voluto inserire fin troppe idee nelle stesse pagine. All’inizio abbiamo un attore porno, drogato e alcolizzato, che mentre è preda del delirio d’onnipotenza dato dai suoi deleteri vizi ha un incidente d’auto. Come nel più classico contrappasso, la macchina prende fuoco e lo splendido corpo dell’attore si rovina per sempre e l’uomo perde lo strumento chiave del proprio lavoro. Cliché. Davidson ci rende partecipi della trafila di dolori e operazioni che quest’uomo subisce, inframmezzato dalla
storia della sua infanzia e giovinezza. Tutto molto triste, ma raccontato con un distacco e un cinismo davvero encomiabile. Sdrammatizza la penosa situazione in cui versa con uno humor aggressivo e un po’ volgare molto apprezzabile. Viene presentata una donna con apparenti problemi psichiatrici, Marianne Engel, che racconta delle storie al nostro anonimo protagonista. E’ una boccata d’aria fresca, sia per il narratore costretto a letto che per il lettore: le storie sono molto affascinanti e portano la mente lontano dal punto di partenza. Presenta epoche differenti, il tono narrativo viene modificato pur mantenendo un sottofondo drammatico, velato dalla sensazione di speranza che permea tutto il viaggio. E’ una scultrice, lei ‘libera’ i gargoyle dalla pietra. E’ una guida: conduce il protagonista in un percorso verso la riscoperta di ciò che a causa della vita vissuta fino a quel punto non ha voluto e potuto esplorare: la sua emotività. Cliché. Davidson, tramite Marianne, aggiunge molti elementi alla narrazione: storia europea medievale, un numero di personaggi notevole dalle variegate sfumature e caratteristiche diversificate, nonché qualche componente filologica.
Percorso di redenzione dai peccati attraverso la riscoperta di sé e dell’amore? Sì, è la parte che contiene la vena più moralistica del libro. Il cliché più evidente. L’amore oltre i confini del tempo? Questione di reincarnazione? Sì, c’è anche questo. La parte più romantica del libro, adattissima ai cuori di panna. Cliché fastidioso. Confusi? Non siete i soli. Quando ho concluso il libro mi sono ritrovata a chiedermi quante storie effettivamente contenesse. Ricco, caotico. Cinematografico nella sua costruzione. Dispersivo. Molto visivo, di grande impatto. La costruzione dei personaggi è pregevole: la loro evoluzione mantiene un nocciolo duro che li caratterizza con costanza. Rende semplice individuarli nelle varie pagine, fino a comprenderne ogni espressione. Nel complesso ritengo che sia un buon libro per passare il tempo. Davidson scrive molto bene (oppure deve ringraziare Katia Bagnoli per la splendida traduzione nella nostra lingua), deve solo imparare a moderarsi nella quantità di elementi con cui desidera giocare e soprattutto ricercare quell’originalità che nel mondo della letteratura contemporanea al momento manca.
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La pustinò là sunò do olte La Compagnia Instabile di Medole è un gruppo ormai consolidato e diversamente dal nome è molto “stabile”. Chi segue il teatro dialettale nella nostra zona, non si sarà certo perso l’occasione per vedere l’ultima commedia rappresentata a Medole, nel Teatro comunale nei giorni 5,6, e 7 Aprile, dal titolo “La pustinò là sunò do olte”. I testi sono stati scritti appositamente per il gruppo da Donatella Lusenti, mentre la cura della regia, suggeritrice e tante altre mansioni come il trucco, sono state affidate a M. Angela Franzini. Chi ha sostanzialmente dato corpo alla commedia sono attori che da anni lavorano nella compagnia: Gina Foroni, pilastro indiscusso, con spontaneità e padronanza scenica di alto livello, ben sostenuta dalla sua “spalla” abituale, Armida Danesi nei panni della postina. Nel ruolo di due nipoti molto viziati, Agostino Cirani e Alex Galli, bravissimi nel saper mantenere durante tutta la commedia una complicità interessata allo scopo di poter vivere senza impegnarsi troppo. Senza voler svelare troppo la trama avvincente di questa commedia, è doveroso rimarcare che anche i ruoli secondari sono stati brillantemente rappresentati da: Amneris Bendoni, scrupolosa direttrice di banca, Laura Fran-
zini, esperta dottoressa in chirurgia estetica, Sergio Bonesi, cliente molto esigente del centro estetico. Anche i due nuovi arrivi nella compagnia hanno saputo apportare freschezza e capacità interpretativa: Fiorenza Varini nei panni di una affezionata vicina di casa anche se con diversi acciacchi di natura fisica, mentre nel doppio ruolo di tecnico tutto fare e marito geloso Giancarlo Pederzani ha dimostrato una versatilità sorprendente. Non sono però state meno significative le due brevi interpretazioni dei due giovani, Alessia Maraldo nei panni di amica di famiglia e di Davide Anzeloni Bignotti che con accento americano ha dato un fresco tocco di ironia ricordando la famosa coppia dei “soliti idioti”. Il successo di questo gruppo è dovuto anche all’impegno di chi lavora dietro le quinte quindi è doveroso ricordare Angelo Scrof che ha sapientemente costruito e decorato le scenografie con la valida collaborazione di Aldo Caratelli e di Ivano Palvarini che oltre ad essere l’autista per le traferte, da anni collabora sempre agli allestimenti. Danno il loro apporto ormai da anni, la sarta Nella
Caratelli per i costumi, mentre le acconciature e le parrucche di scena sono curate da “Cristina acconciature” di Medole. Per fissare questi eventi, come operatore per le riprese era presente Virginio Vanni. Le tre rappresentazioni che si sono susseguite, venerdì, sabato e domenica pomeriggio hanno avuto come costante un pubblico numeroso e divertito con una partecipazione molto sentita coronata da numerosi applausi spontanei che hanno dato a tutti gli attori una forte carica, in fondo per chi recita l’applauso è il miglior compenso.
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GRUPPO MICOLOGICO NATURALISTICO
“COLLI MORENICI” Sede: Ristorante “La Baita” Campagnolo di Cavriana MN - Notiziario a cura di Giorgio Arienti
I funghi della campagna mantovana da: Mantova Agricoltura - quinta parte
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Clitocybe dealbata. Tossico Funghetto che fruttifica con le prime nebbie autunnali nei prati incolti e nell’erba dei giardini. Cappello bianco e pianeggiante che arriva a 3-4 cm di diametro; le lamelle candide decorrono leggermente sul gambo, odore leggero di farina. Molto pericoloso al consumo malgrado le piccole dimensioni.
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Volvariella glojocephala Non commestibile Bel fungo appariscente e molto comune alla fine dell’autunno nei prati e nei campi coltivati in mezzo alle stoppie. Cappello viscido di color grigio, lamelle rosa sporco, gambo senz’anello ma con volva calzante sul piede, odore sgradevole di urina che lo rende immangiabile.
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Armillaria mellea Buono nome dialettale: ciudin É il classico chiodino autunnale che, per i più fortunati, non di rado tappezza la pianta ospite. Cresce cespitoso su piante vive e ceppaie di molti tipi di latifoglia, da settembre a novembre. Cappello leggermente ispido di color miele, verdastro o anche pallido, lamelle crema poco decorrenArmillaria mellea
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ti e gambo con anello fugace. Fungo di buona qualità, ma non certo alla pari del pioppino per la carne viscida e meno consistente.
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Pleurotus ostreatus Buono nome dialettale: burtulana, m’lina E’ un’altra specie a cui il fungaiolo padano presta la massima attenzione. Fruttifica cespitoso su piante vive e ceppaie in autunno e d’inverno al di fuori dei periodi di gelo. Cappello grigio blu o brunastro secondo la temperatura, che s’attacca lateralmente al tronco a mo’ di mensola oppure col gambo eccentrico; lamelle bianche molto decorrenti. Va consumato da giovane perché in seguito diventa coriaceo.
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Flammulina velutipes Commestibile nome dialettale: brinaro Il nome è già un programma: solo i più accaniti si muovono negli inverni miti alla ricerca di m’line (magari con lunghe pertiche) o dei brinaroi. Quest’ultimo cresce in cespi su tronchi e ceppaie specialmente di platano, ha cappello aranciato e appiccicoso, carne molle, lamelle paglierine e gambo finemente vellutato che imbrunisce a cominciare dal piede. Per le sue peculiarità viene preparato fritto.
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Daedalea quercina Non commestibile Il cappello di consistenza legnosa è privo di gambo e si attacca lateralmente al tronco delle latifoglie, così da somigliare ad una mensola; lamelle labirintiche incavate nel cappello. Vegeta per più anni sulle ceppaie morte di campagna o di bosco. fine
Lombardia: capitale dei grandi vini Spiazzando gli storici produttori di Piemonte, Toscana e Veneto, la nostra regione è stata “consacrata” nel recente Vinitaly nell’olimpo enologico internazionale. Un nostro collaboratore e profondo conoscitore, in particolare, delle realtà del Veneto, Trentino e Piemonte ci ha inviato questa breve recensione. In occasione della visita alla 47ª edizione del Vinitaly, su consiglio di amici guidizzolesi, ho fatto una sosta allo stand della Azienda Agricola BERTAGNA. Il titolare, cordialissimo, mi ha illustrato la sua produzione e nel suo racconto traspariva la grande passione, passione indispensabile, soprattutto in questi tempi. Passione e ottimismo con uno spiccato senso conservativo delle tradizioni enologiche della zona, non trascurando però l’evoluzione che il settore sta mettendo in pratica per mantenersi al passo con i tempi e le mode e per non perdere posizioni di mercato. Ho potuto assaggiare alcuni vini tipici di grande qualità ad esempio il Montevolpe Brut. Si tratta di un vino ottenuto dall’uvaggio di uve Chardonnay e Pinot Nero, fermentato in bottiglia secondo il metodo classico (un tempo chiamato metodo champenoise, ovvero spumante, terminologia depositata dai francesi, che non ne permettono
l’uso in Italia). Questo prodotto può vantare delle eccellenti referenze e sta avendo un notevole successo sia sul mercato italiano che all’estero. Le caratteristiche più salienti: colore giallo dorato intenso, brillante, con un perlage persistente e vivace. La gradazione alcoolica 12.5°, risulta con un corpo ben strutturato, fresco, vivo, rotondo, giustamente tannico, equilibrato, da gustare a tutto pasto, ottimo come aperitivo o a fine pasto. Da servire fresco 6-8 °C. Altro prodotto di indiscutibile pregio è il Monte Volpe Bianco, vino fermo con un bel colore giallo paglierino, brillante, un gusto fruttato (con sentori di Ananas fresco, banana), schietto, persistente. La grande scalata dei produttori lombardi, in questi ultimi anni è il frutto della perfetta sinergia fra tre fattori: alta professionalità delle aziende, ferreo controllo dei consorzi e diversificazione del prodotto. Tutte caratteristiche che si ritrovano nell’Azienda Bertagna di Bande presso Cavriana. Lorenzo Ruzza
Azienda Agricola Bertagna La cantina a Cavriana, nel cuore delle colline moreniche e a 10 chilometri dal lago di Garda, è organizzata per curare l’intera produzione: dalla vinificazione fino all’affinamento. Nella sala vinificazione e stoccaggio ci sono impianti per la spremitura soffice delle uve e vinificatori (serbatoi in acciaio inox), per la fermentazione e successiva stabilizzazione del vino a temperatura controllata. Nella barricaia ci sono le botticelle di rovere (Barrique e Tonneaux) per l’invecchiamento dei vini superiori e per la maturazione dello spumante metodo classico. Esperienza enologica, passione e moderne tecnologie, danno vita ai pregiati vini rossi, bianchi, chiaretti, agli spumanti e passiti che sono una sorpresa sia per l’intenditore che per il degustatore occasionale, ai quali ogni giorno è data la possibilità di visitare e degustare in cantina.
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Violenza sulle donne e sui minori: rompiamo il silenzio Teatro stracolmo per l’assemblea studentesca dell’ISA, che si è tenuta nel Teatro Comunale, con un tema di scottante attualità “Violenza sulle donne e sui minori: rompiamo il silenzio”. I saluti istituzionali sono venuti dai promotori dell’iniziativa. Per il Comune di Guidizzolo il sindaco Sergio Desiderati rivolto alla giovane platea ha detto “Serve un cambio culturale e mai come ora e mai come con voi può diventare determinante una svolta alla violenza di genere.” Mentre per il Liceo Artistico Alessandro Dal Prato con il dirigente Giuseppe Rizza l’invito agli studenti di saper cogliere gli stimoli dell’incontro per crescere come cittadini attivi. E per il Lions Club Chiese Mantovano con il presidente
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Andrea Antico è stata spiegata la mission umanitaria e solidale dell’associazione, operativa in campo mondiale sul piano socio-economico-culturale. Partecipando al programma del concorso pittorico “Arte in piazza” sul tema della violenza a donne e minori che si è tenuta il 29 maggio ad Asola, con una selezione tra opere in concorso provenienti dall’ISA-Guidizzolo, da Parma, dalle Belle Arti di Brescia e premi acquisto per i primi classificati. “Una modalità inusuale - ha precisato Antico - per contrastare la violenza,
parlando nelle piazze attraverso l’arte che è comunicazione, con messaggi speciali che arrivano al cuore e invitano alla riflessione mediata dall’emozione.” A seguire, presentati dagli studenti, due famosi ospiti, Don Antonio Mazzi e il dr. Emilio Quaranta. Il primo, 83enne inossidabile, precursore delle cosiddette attività di strada, in particolare, fondatore del Progetto Exodus e della Casa Beniamino di Cavriana, noto collaboratore
di testate giornalistiche nonchè ospite di reti televisive e radiofoniche. Tra considerazioni e amarcord, toni irruenti o pacati, qualche rimbrotto a studenti poco attenti, si è detto preoccupato dell’escalation della violenza dei minori e della violenza sui minori dentro casa. “Due cose che stanno facendo traballare la famiglia struttura portante della nostra società - ha spiegato - frutto per l’una della fragilità psicologica degli adolescenti, inadeguati nonostante la straordinaria ricchezza interiore, rispetto gli strumenti offerti dalle nostre comunità complesse; e per l’altra risultato di inesperienza dei giovani e immaturità affettiva degli adulti col devastante esito di trasformare un luogo destinato all’amore in luogo di abusi e di sesso”. Tuonando poi sulla necessità di guardare al ragionamento, prima dell’istinto e di saper cogliere per tempo i
segni del disagio evitando che possa sfociare nel dramma. “Non posso rimanere con voi di più - ha detto, salutando i giovani prima della chiusura - però vi lascio la mia e-mail e domani conto di leggere tutti i vostri commenti, quali che siano, sui miei interrogativi.” Nell’intervento di Quaranta, procuratore generale della Repubblica del Tribunale per i minori di Brescia e professore nell’Università della stessa città, l’esaustivo quadro visualizzato con scioccanti cortometraggi ad hoc, della violenza - psicologica, fisica, sessuale e dello stalking - sulle donne. Non solo inaccettabili mali trasversali e planetari, ma prima causa di morte delle stesse. Partecipando sconvolgenti statistiche: in Italia ogni 2 o 3 giorni viene infatti uccisa una donna, atto finale di una lunga storia di violenze perpetrate più spesso come atto di controllo e potere; consumate quasi sempre nella cerchia familiare. Portando poi come esempi i processi da lui celebrati nei delitti di Hina Salem e Desireè Piovanelli. “Siete il presente ha detto rivolgendosi accorato ai ragazzi - e dovete avere il coraggio di cambiare la mentalità maschilista di distinzione di genere, scoraggiando complicità e omertà e con la forza non solo di indignarsi ma di impegnarsi; esercitando pure una pacifica pressione sui legislatori per arrivare a norme più incisive”. “L’Italia - ha ricordato - in di-
versi consessi internazionali è stata redarguita dalle Nazioni Unite per lo scarso e inefficace impegno nel contrastare la violenza maschile nei confronti delle donne. Mentre dati ufficiali sostengono come almeno una donna su cinque nel corso della sua vita abbia subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo.” Quaranta ha poi indagato, allargandosi alle diverse disposioni legislative, il ruolo genitoriale, stigmatizzando quello “di amici” per recuperare la valenza “di saper dire no”, supportati dall’esempio, quando serve, per il bene dei figli. Indicando come prassi prudenziale il muoversi con pudore tra le pareti domestiche per evitare che “una mano adulta vada oltre il gesto d’affetto”; e raccomandando alle ragazze di “non farsi mettere i piedi sullo stomaco” e ai ragazzi di “trattarle con delicatezza”.
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Giornata del ricordo Al concittadino Bruno Rodella, caduto nella strage delle Cave Ardeatine il 24 marzo 1944, Guidizzolo ha intitolato una via e in fregio alla casa natale ha posto una targa, da decenni tappa nelle cerimonie del 25 aprile. Sabato 23 marzo gli è stata dedicata una giornata di ricordo perchè, come ha detto la nipote Grazia Rodella “l’eredità di ideali irrinunciabili come la libertà e il rifiuto dei sorprusi lasciata dallo zio Bruno non vada dispersa”. “E i giovani specialmente - ha osservato nel suo intervento la vice presidente nazionale ANMIG Caterina Moccia - possano capire che il loro essere cittadino libero e tutelato è dovuto al sacrificio dei nostri predecessori.” Due le tappe della manifestazione, entrambe emozionanti. In una sala consiliare stracolma, in testa la corona di quattro generazioni della famiglia Rodella, una forte presenza istituzionale, studenti delle medie e dell’ISA e del Pitentino di Mantova, con il sindaco Sergio Desiderati, il vice
Pietro Gialdini, ispiratore dell’iniziativa insieme al vicepresidente provinciale ANMIG Claudio Saccani, l’assessore provinciale Giulio Freddi, i nipoti Grazia e Mario Rodella, la professoressa Moccia, è stata rievocata la figura di Bruno. Sottolineando in particolare l’importanza dell’attenzione alle tracce di memoria del proprio territorio e l’impegno a privilegiare nei gesti quotidiani i valori di pace e fratellanza affinchè momenti difficili come quelli drammaticamente sfociati nella guerra non debbano più ripetersi. Ad illuminare ulteriormente il carattere di Bruno e le circostanze del suo martirio, fondamentale è stata la pubblicazione di un prezioso volumetto, edito dal Centro Culturale San Lorenzo grazie all’impegno di Andrea Dal Prato, distribuito a tutti i partecipanti. Con foto e documenti inediti, ricordi dei famigliari, degli amici Noris Tomasi e Dino Gialdini; ma soprattutto con testi tratti dal quotidiano stampato nel 1944 a Roma “L’Italia Libera” - Or-
di Caldognetto Angela
orario continuato 8.00 - 18.00
è gradito l’appuntamento cell. 347 4125083
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via Vittorio Veneto, 50 - 46040 Guidizzolo MN
gano del Partito d’Azione, da “Tra Vespri e Soldati” di Lorenzo Baratter, e da testimonianze dello storico Franco Mondadori. In chiusura con Maicol Alberti del Liceo Artistico letta la poesia di Corrado Govoni scritta nel 1946 ad memoriam del proprio figlio Aladino reciso come Bruno nel massacro delle Ardeatine. La seconda parte della giornata di ricordo ha riguardato lo scoprimento della targa - restaurata dai fratelli Graziano e Germano De Giuli attuali
proprietari della casa natale di Rodella - caratterizzata dal toccante suono del “silenzio” eseguito da Davide Lucchini della locale Banda Juniores.
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La fede non è un sonnifero ... ma più credi di averla, più ti induce a cercarla.
Parto dalla voce, che ancora risento, della mia maestra di Dottrina Cristiana Pasquina Ramazzotti, mancata da non molto, che, col libretto aperto annunciava:”Dio è sempre stato e sempre sarà, Egli è l’eterno” e ancora “Dio è l’essere perfettissimo creatore e signore del cielo e della terra”. Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, non può assolutamente derivare dall’evoluzionismo di Darwin perché nessun animale ha intelligenza né possiede facoltà trascendentali potendo soltanto astrarre dal vissuto principi che gli permettono di risolvere problemi contingenti simili. Dall’età del ragionamento puro sono andato oltre quegli assiomi dottrinali tentando di vedere l’entità e l’origine di questo Dio Creatore e scoprire l’infinito del suo universo. La scienza dimostra che non vi si può arrivare per via diretta ma ancor più non si può arrivare alla negazione perché porterebbe all’impossibile concetto del nulla. La stessa scienza può conoscere l’assetto astrale, spiegare fenomeni fisici, modificare la genetica vegetale e descrivere mille altri fenomeni che però non hanno nulla a che fare con la creazione. La materia inanimata può modificarsi ed essere modificata ma scientificamente non può essere autogenerata. Per quanto Dio ha riversato sul mondo e su noi, sono esistiti i patriarchi che hanno parlato a nome suo ed i profeti che hanno anche scritto (esistono i manoscritti) quanto sarebbe accaduto
Dott. Elodio Perani
dopo millenni: situazioni e cose storicamente accadute. Il Nuovo Testamento dà maggiori spunti per differenziare il cristianesimo dalle altre religioni perché non è solo rivelato ma anche storico. Dio non è statico nella sua essenza, troppo difficile per l’uomo che aveva creato; essendo Uno e Trino ha voluto dimostrarlo inviando sulla terra il figlio suo Gesù, perché gli uomini vedessero che era simile a loro, e lo Spirito Santo non è un’astrazione, come qualche voce vorrebbe definirlo; la sua realtà è dimostrabile almeno in due eventi fondamentali. Per sua opera Gesù è nato da Maria ed è credibile soprattutto per realtà trinitaria, base di tutto il cristianesimo. Una nascita come la nostra non avrebbe cambiato nulla; Dio non aveva bisogno di riconfermarsi con questa anomalia. Un’altra reale dimostrazione dello Spirito Santo si evince quando Gesù inviò gli apostoli in tutto il mondo a diffondere il cristianesimo. Non è dato sapere quale cultura avessero ma è immaginabile non molto alta perché erano quasi tutti pescatori ad eccezione di Matteo che era agente delle tasse. Se lo Spirito Santo non avesse infuso loro la sapienza, come sarebbero riusciti a diffondere la notizia di uno strano re del mondo, parlando in tutte le lingue? Anche l’assunzione in cielo di Maria non aveva bisogno di dimostrazione perché la sua maternità la rendeva già connaturata a Dio.
La crocifissione, che rimane il più cruento fra tutti gli omicidi avvenuti su questa terra, è storicamente documentata nei minimi particolari e non ha bisogno di essere riscritta. Se la resurrezione, constatata da persone storiche, anche non cristiane, non fosse avvenuta, questa falsità avrebbe fatto il giro del mondo e avrebbe avuto un’eco negativa su tutta la storia fino ai giorni nostri. Da medico ho avuto e appreso casi clinici, all’ultimo limite della sopravvivenza, ritornare alla vita, ma quell’uomo martoriato prima, durante e dopo la crocifissione, non poteva trovarsi in una morte apparente. Alcuni lontanissimi ricordi classici mi confermano che, non solo nei Vangeli e negli Atti degli apostoli, c’è tutta la certezza divina e terrena di Gesù. Lo storico Giuseppe Flavio, vissuto al tempo delle guerre giudaiche, descrive un certo Cristo che aveva un seguito di discepoli e che venne torturato e messo a morte mediante crocifissione. Virgilio Marone ( 70-19 a.C.), vanto mantovano e considerato da Dante il simbolo del più profondo pensiero precristiano al di fuori dell’Antico Testamento, nella 4a Egloga citava la profezia dell’avvento di Cristo. Lo storico latino Cornelio Tacito (55-120 d.C.) appartenne al collegio sacerdotale dei sacri riti cristiani. Lo scrittore e studioso latino Svetonio Tranquillo Gaio (70-140 d.C.) parlava di una attesa secondo cui dalla Giudea sarebbe uscito il dominatore del mondo. Non commento.
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Il pranzo della solidarietà a sostegno di “Donna per donna” Oltre 150 persone all’iniziativa organizzata dal Lions Club Sirmione Una festa con fini solidali, una festa riuscita con tanta gente lieta di partecipare per sostenere un’associazione che, negli anni, ha saputo fare cose importanti a favore delle donne. Con un cammino continuo, mai rallentato da nessun avvenimento, “Donna per donna” ha proceduto fino a oggi, fino a diventare un punto di riferimento sostanziale per le donne operate di tumore al seno. Le aderenti all’associazione, in primis la presidente Ines Micucci, Clara Polato ed il Direttivo, sono sempre a disposizione di quante hanno bisogno: nel fornire indirizzi e una presenza psicologica che aiuta davvero chi vive un momento difficoltoso, perché al proprio fianco ci sono donne che per quell’e-
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sperienza ci sono già passate. Per queste ragioni, e per molto altro ancora “Donna per donna”, con l’aiuto e la preziosa collaborazione dei tanti medici che operano al suo fianco, è divenuta uno strumento essenziale per le socie e per qualsiasi altra donna abbia bisogno. Il volontariato solidale dell’associazione, mai esibito ma vero e profondo nella sua essenzialità, colpisce nel segno, su tutto il territorio del Garda bresciano e non solo, visto che qualche giorno fa ha avuto luogo uno “Spiedo della bontà” organizzato alla Casa di Beniamino di Cavriana dal Lions Club di Sirmione. Lo spiedo era naturalmente a favore di “Donna per donna” e godeva del patrocinio del Comune di Cavriana. Si trattava di un evento aperto a tutti al quale hanno partecipato oltre 150 persone, un gran numero che testimonia l’interesse che l’associazione riscuote anche nell’Alto Mantovano. Tra i presenti si ricorda il sindaco di Cavriana Ben Hur Tondini, il Governatore Lions del Distretto 108 Ib2 Gabriele Pezzini, il Presidente di Zona Enrico Modolo e numerosi altri rappresentanti lionistici tra cui il governato-
re In Coming Achille Mattei e la Presidente di Circoscrizione Marisa Corsini. A fare gli onori di casa Clara Polato, membro di “Donna per donna” e appartenente al Lions Club Sirmione. Numerosi gli attestati di stima, assai meritati, piovuti sulla associazione, e una giornata che è stata utile per il suo sostegno. Al termine ha avuto luogo una lotteria, che comprendeva ben 150 premi, anche questa una testimonianza tangibile di come tante attività abbiano voluto essere presenti donando un premio poi estratto a sorte. La dea bendata ha arriso qua e là, ma soprattutto all’associazione, che ha sentito intorno a sé il calore umano di tante persone, presenti per dire “grazie” a chi da anni gioca a fianco delle donne la partita più importante, quella per la vita. L’associazione è grata al Presidente del Lions Club Sirmione Gianni Colangelo che ha voluto questo evento con tutti i Soci. Ed un grazie a tutti coloro che a vario titolo hanno reso possibile uno spiedo denominato, con doppio significato… “Spiedo della Bontà”.
Anagrafe - Stato Civile - Elettorale: Da lunedì a venerdì: dalle 10.00 alle 13.00 mercoledì: dalle 14.30 alle 17.30 sabato: reperibilità, solo per decessi cell. 347 8074979 Segreteria - Ragioneria - Tributi - Ufficio tecnico Scuola - Teatro - Segretariato sociale: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10.00 alle 12.30 mercoledì: dalle 14.30 alle 17.30 Assistente sociale: mercoledì e venerdì
dalle 10.00 alle 13.00
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Municipio (centralino) - tel. 0376 819201 Vigili Urbani - tel. 0376 840241 Teatro e manifestazioni - tel. 0376 1620428 Posta elettronica certificata: guidizzolo.mn@legalmail.it
ORATORIO SAN LORENZO ORARIO DI APERTURA 1ª e 3ª DOMENICA Maggio - Settembre dalle 17.00 alle 19.00 Ottobre - Aprile su prenotazione 335 422406
BIBLIOTECA tel. 0376 840435
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CIMITERO Apertura tutti i giorni della settimana Gen. Feb. e Nov. Dic. Marzo e Ottobre da Aprile a Settembre
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PIAZZOLA RIFIUTI Lunedì Mercoledì e Venerdì dalle 14.30 alle 17.30 Sabato: dalle 9 alle 12 e dalle 14.30 alle 17.30
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inverno 8 - 10.30 18 17 9.30 8.30 17
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