Editore: Centro Culturale San Lorenzo 46040 Guidizzolo (MN) - Tariffa R.O.C.: ”Poste Italiane s.p.a. - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27-02-2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB - BS
BIMESTRALE DI ATTUALITÀ, CRONACA, CULTURA E POLITICA - GUIDIZZOLO MN
Foto: Marco Valbusa ANNO XIX N. 110 - OTTOBRE 2013
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DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Dal Prato CAPO REDATTORE Graziano Pelizzaro REDAZIONE Giulia Avanzi Laura Leorati Francesca Lugoboni Elodio Perani Sandra Tosi Paolo Zani COLLABORATORI Giorgio Arienti Sante Bardini Chiara Bianchera Annalisa Cappa Cristina Delmenico Michele Galli Luca Ghizzi Daniele Guerra Marta Leali Donatella Lusenti Francesca Pesci Luca Piazza Antonio Quiri Marisa Rodighiero Mariavittoria Spina Giulia Stuani Davide Truzzi Giovanni Zangobbi PROGETTO GRAFICO Claudia Dal Prato EDITORE Centro Culturale “San Lorenzo” via Virgilio, 25 46040 Guidizzolo (MN) Tel. 348 3115232 e-mail: redazione@lanotiziaguidizzolo.com Sito internet: www.lanotiziaguidizzolo.com R. O. C.: N° 9434 del 16-10-00 Aut. Tribunale di Mantova N° 8/95 del 30-05-1995 Stampa: Arti Grafiche Studio 83 (VR) Cellofanatura e spedizione postale: Coop Service s.c.r.l. Virle Treponti (BS) COSTO MODULI 1 modulo verticale: mm 60 x 38 € 40,00 2 moduli orizzontali: mm 60 x 82 € 70,00 4 moduli orizzontali: mm 60 x 170 € 120,00 1/2 pagina: mm 124 x 170 € 200,00 Pagina intera: mm 277 x 170 € 300,00
sommario 3 Editoriale 4 Colti... in un battito d’ali 6 Laurea honoris causa al Professor Mauro Perani 8 Cronaca 12 Tacabanda 14 Arte e dintorni La nostra storia 15 Arte e dintorni Recensioni 16 Arte e dintorni Cinema 18 Arte e dintorni Letteratura 19 Astri e civiltà Materia oscura1 20 Adorazione Eucaristica perpetua 22 Appunti di viaggio 24 Cervello, nozionismo, intelligenza 25 Psicologia 26 Pensioni e dintorni 27 Ricette 29 Quattro bagole 30 Anima e cuore 31 Bambini 32 Pro Loco 33 Guido MarchesiniG 34 Gruppo Micologico Naturalistico 36 Notizie dall’Amministrazione 39 Nozze d’oro e di diamante 40 Porrini orticoltori da 100 anni42 43 Numeri utili In copertina: Verdone, maschio e femmina che si contendono il cibo foto di Marco Valbusa
Invitiamo i lettori a proporre problemi o argomenti che siano di interesse generale. 2
editoriale
Andrea Dal Prato
Pro Loco, coraggio La presenza di numerose associazioni in un paese è da sempre sintomo di vitalità e interesse per qualsiasi tipo di comunità. Associazioni di volontariato, sportive, culturali o di categoria sono sempre bene accette perché nascono da un’atavica esigenza avvertita da sempre dagli uomini: quella di riunirsi in gruppi, condividere interessi comuni e, perché no, sentirsi anche, in un certo qual modo, protetti perché insieme. Purtroppo, o per fortuna, dipende dai punti di vista, talvolta convivono, all’interno di una stessa comunità, due o più associazioni che operano nello stesso settore, perseguono gli stessi fini ed in più occasioni finiscono irrimediabilmente nell’originare dissapori e conflittualità fra gli iscritti. Quando, poi, viene prospettato a tali associazioni un eventuale “matrimonio”, ecco che il bisogno prioritario di mantenere una propria individualità si fa talmente forte da non voler sentir ragioni. Cosicché, come recita un vecchio adagio, molti preferiscono rimanere “proprietari” della loro scialuppa anziché essere “comproprietari” di una grande nave. Addentrandoci un pò di più nel locale non resta che constatare che Guidizzolo, come altri paesi, soffre proprio di questa malattia: l’esistenza di una molteplicità di associazioni desiderose di mantenere la loro individualità . Dieci associazioni sportive, quindici associazioni ricreative promozionali e culturali, undici Sanitarie assistenziali e cinque di categoria: quarantuno associazioni, in un paese di solamente 6200 anime. Il problema? Esiste e riguarda la mancanza di un calendario concordato e la sovrapposizione di manifestazioni. La Pro Loco dovrebbe diventare un “collante” tra tutte le associazioni al fine di riuscire ad ottimizzare i risultati senza che vi siano sovrapposizioni di iniziative e che le energie impiegate non vengano disperse. Si dovrebbe fissare l’obiettivo da raggiungere, i mezzi adeguati per sostenerlo e le condizioni ideali per realizzarlo. Ho voluto informarmi dalla Pro Loco di un paese a noi vicino, Volta Mantovana, con 7.200 abitanti e 15 associazioni (26 in meno che a Guidizzolo). La Pro Loco (ci sono voluti diversi anni e non poche difficoltà) è riuscita a far sì che alcune associazioni dalle finalità simili si unissero e altre si accordassero di fronte ad un preciso programma, hanno aderito con piena soddisfazione, anche perchè è l’unico modo per essere presenti e poter avere fondi dalla Istituzioni: Regione, Provincia ecc. Ora, infatti, una forte sinergia fa da collante ad un impegno comune, citiamo solo le più affermate: Sfilata di Carnevale, Mostra dei vini passiti e da meditazione, Convivio (cena a palazzo), Le notti bianche, manifestazioni che arrivano ad avere oltre i 7-8000 visitatori, la maggior parte da fuori paese. Abbiamo chiesto al presidente, Mauro Segna, quale è stato il “segreto” per raggiungere il successo di oggi. “Studiare il paese con le sue esigenze, ascoltare il parere e i consigli di tutte le Associazioni. Le proposte individuate come fattibili sono state analizzate e, quindi, dopo aver valutato con attenzione tutto fin nei minimi particolari si è disposto un calendario (in alcuni casi di due-tre anni) che stabilisca con precisione anche i compiti dei singoli per una efficace attuazione del programma stesso. Una vera promozione del paese sul territorio rende indispensabile attrarre gente da fuori paese. Ci stiamo riuscendo”. Tornando a Guidizzolo ricordo che il pubblico gradiva molto, tanto per citare alcune manifestazioni, il “Presepe vivente” nel giardino di Palazzo Rizzini, la “Rievocazione storica della Pace di Guidizzolo” e l’esposizione di lavori che divulgavano l’operosità e l’intraprendenza degli artigiani, commercianti e agricoltori guidizzolesi. Perchè non si è continuato?
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Colti… in un battito d’ali La passione di Marco Valbusa per la fotografia naturalistica
Gruccione, atterra sul sasso
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Gli americani lo chiamano “bird-watching”, ossia osservazione degli uccelli. Si fa per passione, più che per lavoro o per studio, ma richiede egualmente una buona conoscenza delle diverse specie e delle loro abitudini, delle loro voci e dell’ambiente naturale in cui vivono. In Italia più che in ogni altro paese europeo questo è uno sport difficile da praticare, poiché a meno che non ci si trovi in qualche area protetta, bisogna fare i conti con l’uomo e con la sua attività venatoria, fattore che rende gli animali molto diffidenti e difficili da avvicinare. Necessaria poi una buona dose di pazienza, dal momento che, per poter “catturare” gli animali nel loro ambiente selvatico, spesso sono necessarie lunghe attese nascosti all’interno di capanni mimetizzati o appostamenti approntati ad hoc facendo attenzione a non fare il minimo rumore e a non destare
alcun sospetto. Già, perché di “catture” si parla, ma non di quelle fatte col fucile o con trappole e reti, ma fatte con la macchina fotografica , per chi ci sa fare, oppure con il binocolo o il telescopio per chi si accontenta. Ogni avvistamento immortalato sul sensore della reflex digitale provoca una forte emozione, una scarica di adrenalina, specialmente quando si incontrano uccelli poco comuni o specie migratrici che attraversano anche interi continenti per raggiungere le nostre zone dove possono riprodursi o trascorrere un inverno più mite. “Riuscire a fotografarli, magari in un momento particolare ed unico non è sempre un’impresa facile” - racconta Marco Valbusa - “ spesso dietro una semplice fotografia si nasconde un lavoro lungo settimane o addirittura mesi. Capire le abitudini ed il comportamento del soggetto
è fondamentale per poi mettere in pratica la tecnica di approccio più idonea. In alcuni casi è necessario addirittura ricreare condizioni ambientali particolari, tali da attirare i soggetti a portata di click.” Fondamentali sono la pazienza e la perseveranza necessari ad ottenere i risultati voluti. Anche l’attrezzatura fotografica però non è una questione di poco conto e una buona macchina fotografica con un obbiettivo di almeno 300mm sono indispensabili per poter cominciare questo genere di foto. Mestiere dunque difficile quello del fotografo naturalista, che viene però ampiamente remunerato dalle emozioni che uno scatto è in grado di far rivivere in chi lo ha eseguito e, soprattutto, dalle emozioni che è in grado di suscitare negli altri. Un’espressione di stupore o meraviglia non sono solo una dimostrazione della propria “bravura” ma sono proprio lo
scopo per cui vengono realizzate le fotografie: emozionare. Così come fa il cacciatore che mette in mostra, felice, il proprio carniere, sotto gli occhi sbalorditi dei propri colleghi con l’unica differenza che qui, felici, sono per primi gli animali contenti di essere liberi e soprattutto vivi. E non si può non provare meraviglia nel vedere le catture fotografiche di Marco che alla passione per l’osservazione abbina una notevole abilità nell’arte fotografica. Le sue zone di avvistamento sono proprio le “nostre” colline moreniche, come le campagne di Volta Mantovana o Valeggio sul Mincio; così gli uccelli oggetto della sua attenzione sono
quelli che noi tutti potremmo osservare , con un po’ di fortuna e tanta pazienza. Ed è proprio con queste immagini che Marco ci dimostra anche come il nostro territorio non sia popolato solo da specie comuni come passeri, tortore e gazze, ma come certi esemplari, un tempo sicuramente più diffusi, si stiano lentamente riprendendo il loro habitat: upupe, gruccioni, ghiandaie, picchi, verdoni e frosoni si possono vedere non solo nei libri o nei documentari, ma anche attorno a noi. “Basta semplicemente avere rispetto” - così dice Marco - “e voler bene a loro, in fin dei conti, è come voler bene a noi stessi”. Graziano Pelizzaro
Picchio rosso major, cerca insetti sul tronco
Upupa, finita la colazione Picchio verde
Pigliamosche al bagno
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Laurea honoris causa al professor Mauro Perani Il prof. Mauro Perani, ordinario di Ebraico al Dipartimento di Beni Culturali di Ravenna, professore di studi ebraici codicologia e paleografia ebraica presso l’Università di Bologna, è stato insignito del titolo di Doctor Philosophiae Honoris Causa. Mauro Perani è nato a Castel Goffredo nel 1949 ed è cugino dei Perani di Guidizzolo. Il prestigioso riconoscimento è stato conferito al docente dall’Università Ebraica di Gerusalemme. Nella nota con cui l’autorevole istituto annuncia la decisione, viene evidenziato ‘il grande contributo offerto dal docente alla ricerca nel campo dei manoscritti ebraici e all’avanzamento di diverse branche degli studi ebraici, presente nei suoi libri e articoli, e in particolare all’interno del progetto Ghenizà Italiana’.
Poco prima del conferimento di questa onorificenza, Mauro Perani, nel curare assieme al collaboratore Giacomo Corazzol un nuovo catalogo dei manoscritti ebraici della biblioteca universitaria di Bologna, ha potuto identificare il Rotolo del Pentateuco Ebraico (Antico Testamento) intero più antico del mondo datato da due esami al carbonio fra il 1155 e il 1225. La Biblioteca Universitaria di Bologna conservava da epoca immemorabile, senza saperlo, il rotolo del Pentateuco ebraico più antico del mondo.
Il documento reca la segnatura “Rotolo 2”, è di morbida pelle ovina (lungo 36 metri e alto 64 centimetri), contiene il testo completo della Torah in ebraico (ovvero Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio) ed era stato precedentemente catalogato come probabilmente risalente al XVII secolo. Il “Rotolo 2”, invece, è stato vergato in un periodo compreso tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII (1155-1225) e risulta essere, dunque, il più antico rotolo ebraico completo della Torah (la Legge) oggi conosciuto: un esemplare d’immenso valore, la cui importanza per gli studiosi è evidente anche a un pubblico non specializzato. L’antichità del “Rotolo 2” non era stata riconosciuta da Leonello Modona, un ebreo originario di Cento che lavorò per anni come bibliotecario alla BUB, il quale, nel suo catalogo del 1889, lo riteneva risalente al secolo XVII, e ne descriveva la grafia come “un carattere italiano piuttosto goffo, in cui alcune lettere, oltre le solite coroncine e apici portano delle appendici non comuni e stra-
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Ferri Maurizio 348 8602121 T./F. 0376 818052
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ne”. Il professor Perani, nell’esaminarlo per il nuovo catalogo, si è accorto che la grafia orientale era, in realtà, molto elegante e raffinata, mentre le caratteristiche grafiche e la struttura testuale risultavano atipiche e molto più antiche del Seicento. Il testo del rotolo della BUB, infatti, non tiene presente e non rispetta le regole fissate da Maimonide (morto nel 1204), che fissò in maniera definitiva tutta la normativa rabbinica relativa alla scrittura del Pentateuco. Compaiono ad esempio caratteristiche grafiche assolutamente proibite ai copisti dopo la codificazione maimonidea. Il progetto Ghenizà italiana, nel quale Perani è stato attivo come ricercatore dal 1984 e che ha diretto per due decadi – si legge nel testo - si era prefissato lo scopo di localizzare tutti i frammenti di manoscritti ebraici presenti in legature di libri e in archivi italiani, mentre
negli ultimi dieci anni ha esteso la sua attività a includere anche gli archivi di Gerona in Spagna. Questo progetto ha scoperto, fotografato e catalogato circa 13mila frammenti di testi ebraici di vario contenuto che includono letteratura talmudica, commenti biblici, pensiero ebraico, lingua ebraica, storia ebraica e altri campi, e alcuni anche opere finora sconosciute. La nota dell’Università Ebraica di Gerusalemme si riferisce a Perani come ‘il supervisore di questa vitale impresa, i cui frutti hanno costituito un contributo significativo all’avanzamento degli studi ebraici, con impressionante dedizione, professionalità e creatività, in stretta collaborazione con la Biblioteca Nazionale di Israele a Gerusalemme e molti studiosi dell’Università Ebraica’. ‘Dopo il lavoro di Solomon Schechter, scopritore della Ghenizà del Cairo – si mette in
rilievo – nessun altro come il prof. Mauro Perani ha scoperto un così grande numero di manoscritti ebraici del periodo medievale’. Prima di Mauro Perani, a ricevere la laurea honoris causa dall’Università Ebraica di Gerusalemme sono stati il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e tra gli altri anche Umberto Eco, Carlo Ginzburg, Rita Levi-Montalcini e il cardinale Carlo Maria Martini. Il professor Mauro Perani è un prolifico ricercatore ed autore di innumerevoli pubblicazioni sulla materia, che ha tenuto conferenze in ogni parte del mondo. A lui vanno le felicitazioni della nostra redazione e, in particolare, di suo cugino dr. Elodio Perani, nostro prezioso ed apprezzato collaboratore.
Graziano Pelizzaro
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Pomodori da record
Sembra proprio che ormai sia divenuta una competizione tra produttori amatoriali di pomodori, una gara a chi lo produce più grosso! Il tipo di pomodoro preferito è una specie di cuore di bue, la qualità è sempre la stessa, si tratta di un pomodoro eccezionale, per dimensioni e per gustosità, del quale però non siamo ancora riusciti a sapere il nome esatto. Ma attenzione, qui non ci sono né trucchi nè OGM, solo tanta passione, tanta cura e… un po’ di buona sorte. In diversi sono riusciti ad ottenere pomodori di grosse dimensioni, come il sig. Luigi Cappa, con un gustoso pomodoro da 2100 grammi. Al momento, da quanto ci risulta, il record è detenuto dal sig. Giuseppe Artioli di Selvarizzo, che ha ottenuto un pomodoro del peso di ben 2.600 grammi (verificati!). La sfida comunque è aperta .
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Mastro Calzolaio
Aveva quindici anni Enzo Boschetti quando cominciò a frequentare la bottega da calzolaio. Così si usava allora: al mattino a scuola, al pomeriggio a bottega, per imparare un mestiere. E fare il calzolaio era un buon mestiere, uno dei mestieri più antichi, praticato sin da quando l’uomo decise di mettersi qualcosa sotto i piedi. Non era cambiato molto, poi, il modo di fare calzature: buona pelle, buon cuoio e tanta perizia. Si prendeva la pelle, si tagliava a misura, si bucava con la lesina, si cuciva con lo spago; e per fare lo spago si usavano “canef e pigula”, cioè canapa e pece. Si facevano calzature di ogni tipo, dagli anfibi con cuoio unto, alle sgalmere, con suola di legno e pelle fissata con chiodi, fino alle scarpe di pelle, per i giorni di festa.Negli anni settanta-ottanta, il boom economico, il consumismo, il cambiamento delle abitudini dei consumatori, qui Enzo si cimenta, per incrementare la propria esperienza in un’attività presso un’azienda calzaturiera ove affina e apprende le nuove tecnologie e i nuovi prodotti che si affacciano sul mercato. Ora ha deciso di tornare alle origini, cioè all’antico mestiere coltivato per oltre quarant’anni: l’essere artigiano. A Guidizzolo mancava un calzolaio ed Enzo ha deciso di aprire una bottega in via don Sturzo 5 (proprio vicino alla Parrucchiera Maria Rosa). Qui lo troviamo attento alle nostre esigenze che con competenza soddisferà, attento al suo lavoro tradizionale di riparazione di scarpe con cambio di suole e tacchi in gomma, cuoio e bufala, borse, cinture. Esegue un’accurata pulizia e lavaggio di scarpe e stivali in camoscio e nabuk, ed esegue anche lavori di piccola sartoria. Inoltre ci propone tutta un’ampia gamma di prodotti per l’igiene, il comfort e la bellezza delle nostre cose in pelle. Da lui possiamo trovare pile e cinturini per orologi, affilatura di forbici e coltelli, chiavi e… tant’altro
A margine della “Fiera in musica”
Domenica 21 Luglio il club Aldo Bassi di Calcinato, con le sue auto storiche, ha fatto tappa alla sede della RIVAS in occasione del suo annuale raduno.
Tante le auto presenti, dalla Bugatti T35 alla mitica Fiat Topolino, dalla Porsche 356 a vari modelli di Alfa Romeo d’epoca. I partecipanti hanno animato una calda mattinata d’estate con i loro clacson e... approfittato dell’aperitivo offerto. Prima della partenza per le tappe successive l’azienda ha fatto omaggio a tutti i partecipanti di una piccola auto realizzata in legno massello simbolo della storica corsa delle “Mille miglia”. Un omaggio realizzato interamente da RIVAS, un’auto che unisce il mondo dell’artigianato del legno con il mondo delle auto d’epoca. Apprezzato e conteso da tutti i piloti! Le auto hanno poi fatto tappa in Piazza Pezzati per animare la Fiera e la Pro Loco ha consegnato la cartolina di Guidizzolo e salutato i piloti in partenza per l’ultima tappa del percorso. Il club Aldo Bassi nasce nel 2004 con lo scopo di unire appassionati amatori di automobili d’epoca e proporre giornate di aggregazione e divertimento agli estimatori delle “vecchie signore”. Il nome del club vuole essere un omaggio ad Aldo Bassi meccanico e soprattutto pilota della “corsa più bella del mondo” tragicamente scomparso nel 1950 in un incidente alla guida della sua Ferrari 166 MM Touring.
Intensa attività al Tennis Club
Con la tradizionale festa di fine corso, che ha visto l’esibizione di tutti gli oltre 100 ragazzi partecipanti alla SAT, Scuola di addestramento tennis, si è conclusa più di un mese fa l’attività invernale del Tennis Club Guidizzolo davanti ad un pubblico attento di genitori ed amici del Circolo. Dopo il saluto del sindaco Sergio Desiderati, il quale ha sottolineato l’importanza dello sport nella crescita non solo fisica dei ragazzi, il presidente del sodalizio Alfredo Maccari ha ringraziato l’Amministrazione comunale, i genitori e gli sponsor, grazie ai quali l’attività è sempre più intensa e
ricca di soddisfazioni. Presentando nel contempo le proposte estive: il Grest, da giugno ad agosto dove i ragazzi, una trentina la settimana, nel proseguire l’attività tennistica hanno anche potuto cimentarsi in altri sport della ricca offerta dell’attrezzatissimo centro sportivo comunale; non mancando la ‘gavettonata’ finale. Poi la Family Cup, seguitissima ormai da anni, che porta sui campi in terra rossa e nelle tendostrutture, i ragazzi con genitori e nonni in appassionanti sfide che hanno visto ruotare oltre 30 coppie. E ancora l’attività agonistica con l’organizzazione di tornei nazionali giovanili under 12 e 14 maschili, torneo nazionale di terza categoria ‘Città di Guidizzolo’ con la partecipazione di 60 atleti delle province di Mantova, Verona, Cremona, Brescia e Milano. I prossimi appuntamenti: tornei sociali assoluti il 14 e 15 settembre; Rodeo open maschile 21 e 22 settembre, ripresa della scuola tennis 2013 e 2014, cena sociale a conclusione del 41° anno di attività. Un ringraziamento speciale è venuto dal presidente Maccari per tutti coloro che operano con costanza nel Circolo, per
i maestri Paolo Ferrari e Gianclaudio Passoni e per l’infaticabile direttore Renato Pasini.
In bici alle Grazie
Ferragosto in sella e meta prediletta l’antichissimo Santuario delle Grazie di Curtatone. Un gruppo di guidizzolesi irriducibili appassionati delle due ruote, fedeli a un appuntamento, che puntualmente il 15 agosto si ripete da oltre vent’anni, ideato da Elodio Perani, ora purtroppo, suo malgrado, finito in panchina come molti altri appassionati della tradizionale passeggiata in bicicletta. All’edizione 2013 hanno partecipato Angiolino Pozzi, Sergio Cigala, Mario Bonesi, Arnaldo Angioletti, Giovanni Vicenzi, Giuliano Fontanesi, rispettando il programma di sempre. Quindi una visita al Santuario della Beata Vergine Maria; uno sguardo ai madonnari dell’incontro nazionale ancora chini sull’arte effimera del gessetto; una sosta corroborante sulla specialità locale, il cotechino con fagioli stufati, e quindi, il rientro soddisfatti a Guidizzolo.
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Pasticceria ai Cigni
Quando un pasticcino o un caffè sono serviti accompagnati da un dolce sorriso, allora la colazione o la pausa diventano veramente piacevoli. Questo è quello che succede se – apposta o per caso – si affida la fame (di dolci o di sorrisi) alla sapiente abilità di Marica che, insieme al marito, alla mamma e al fratello, conduce il bar pasticceria “Ai Cigni”. Si inizia alle 7.00: brioche, cornetti farciti al momento e le speciali “roselline” (la tradizionale torta delle rose preparata in singole porzioni) oltre a caffè, cappuccini, tè, succhi di frutta ed altro ancora. Dal laboratorio non escono solo i dolci e i fragranti profumi della pasticceria, ma anche tutti gli esempi della tradizione italiana. E quindi, vicino al caffè, si possono trovare cioccolatini, babà, cannoli, biscotti secchi di tutti i tipi. Cosa chiedere di più per una sana e felice colazione? Da metà mattina in poi Marica aspetta sempre tutti con gli aperitivi e gli snack salati. Ed ecco allora una buona scelta tra prosecco, spumante, spritz, vini bianchi e rossi accompagnati da patatine, pizzette, vol-au-vent e altre gustose leccornie. Il dopo pranzo può essere scandito da un buon caffè (liscio o corretto) oppure – soprattutto d’estate – da un semplice e gustoso gelato sempre realizzato artigianalmente dal laboratorio. Oltre ad offrire queste prelibatezze, Marica è sempre pronta a far sentire a casa propria chiunque avesse voglia anche solo di scambiare quattro chiacchiere o due risate . Quando il giorno volge al termine, il laboratorio, sempre in funzione, è in fibrillazione, pronto a sfornare caldi stuzzichini e freschi dolciumi. Le bollicine dei prosecchi e degli spumanti punteggiano i bicchieri di coloro che decidono una tappa prima di cena per assaporare un po’ di relax.
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Il concorso dei madonnari 2013
Il 41° Concorso Nazionale dei Madonnari di Grazie di Curtatone, nel giorno dell’Assunta, parla mantovano e molto guidizzolese. Il primo premio, la medaglia d’oro ‘Maestri Madonnari’ è stata vinta dalla mantovana Cristina Cottarelli, magazziniera in una farmacia di Mottella, che ha realizzato il ‘Martirio di San Sebastiano’. Poi veniamo a Guidizzolo. La medaglia d’argento è stata assegnata dalla giuria a Mariangela Cappa,
guidizzolese, con il ‘Cristo morto’ di Rubens; ma non termina qui. É stata invece segnalata tra i Madonnari Semplici con “Famiglia”, soggetto tratto dalla scena di un film e rappresentante, con netto taglio fotografico, un intimo momento tra due genitori mentre osservano con gioia il loro Bambino appena nato. “Una natività che potrebbe appartenere a tutti - ha detto Chiara Bettoncelli - niente di divino, di plateale nè teatrale. Niente aureole. É stata la mia prima esperienza con un lavoro semplice poichè la mia ricerca artistica in campo pittorico è ancora acerba, solo all’inizio. Mi ha fatto molto piacere il gradimento della gente e della giuria, ma la strada è ancora lunga! E se ho avuto un piccolo, ma per me importante, riconoscimento, un grande grazie va alla Maestra Madonnara Mariangela Cappa e alla mia famiglia”. Siamo sicuramente di fronte alla vittoria di abilità e sensibilità particolari, ma possiamo dire che siamo di fronte anche alla vittoria di una Scuola, l’Istituto d’Arte ‘Alessandro Dal Prato’, che entrambe le guidizzolesi hanno frequentato. Mariangela Cappa, diplomatasi nel 1992, restauratrice e libera professionista, ha ormai una lunga storia con il Concorso di Grazie. Nel 2006 vince
la propria categoria che le vale il passaggio tra i Maestri Madonnari; nel 2007 vince la medaglia d’oro nella massima categoria e si riconferma nel 2011. Chiara Bettoncelli, diplomata anch’essa all’Isa e poi laureata in Decorazione alla LABA di Brescia, già insignita di una medaglia d’oro dall’Aci di Mantova per un suo lavoro, alla sua prima esibizione sul sagrato del Santuario Mariano di Grazie si è vista meritatamente riconoscere il proprio lavoro. Una nota di cronaca. La Giuria quest’anno era presieduta per la prima volta dalla scrittrice Edgarda Ferri affiancata da Paolo Bertelli, Romano Gandossi, Giancarlo Gozzi, mons. Giancarlo Manzoli, Augusto Morari, Fausto Salomoni e Maria Sessa.
Centenario a casa Artioli
Chi l’ha detto che la famiglia è un valore obsoleto? Dalle nostre parti certo non è così. Le nostre famiglie hanno tutte una storia, un vissuto e dei valori fondamentali ai quali non vogliono e non possono rinunciare. Famiglie che spesso si ritrovano per ricordare e rafforzare questi legami e per condividere alcuni momenti, segnati sì da un pizzico di nostalgia, ma anche dal piacere di stare insieme. É il caso della famiglia Artioli, che nelle scorse settimane si è ritrovata a festeggiare i cento anni del suo insediamento a Selvarizzo. Originaria di San Cataldo, nel 1850 si trasferisce a Goito fino a quando, dopo alcune permanenze in altre corti della zona, Ciriaco nel 1913 acquista l’attuale corte Artioli, ampliata in seguito dal figlio Isidoro e dal nipote Giuseppe, che ha condotto l’azienda agricola fino agli inizi degli anni novanta. Ristrutturata agli inizi di questo secolo dalle figlie Chiara e Adelina che vi abitano con le rispettive famiglie, la mamma Daria e il papà Giuseppe che si occupano ancora dell’orto, del giardino e dei nipoti Diego, Nicola e Michela. La corte e’ conosciuta per essere stata negli anni immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, adibita a osteria (la scritta “vino” sulla porta era visibile fino a prima della ristrutturazione)
e, in seguito, negli anni ’50 e’ stata sede delle scuole elementari per la frazione. Ospite d’onore della festa, la zia Teresa Artioli che, alla veneranda età di 98 anni ,ha intrattenuto i quaranta commensali con racconti e aneddoti della sua vita e vecchie storie di famiglia. Di certo la signora Teresa non si sente “obsoleta”, anzi, ha dato appuntamento a tutta la famiglia Artioli al compimento dei suoi cent’anni.
Il monumento agli alpini
Qualche anno fa nella zona prospiciente il laghetto “Breda” è stata intitolata una strada agli Alpini. Ora il Gruppo A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini) locale, con il consenso dell’Amministrazione Comunale, intende realizzare e posare un monumento per ricordare gli alpini di tutti i tempi. La zona si presta benissimo, dal momento che la strada presenta, verso la metà, uno slargo, una sorta di terrazza sul laghetto, che ben si presta
ad ospitare un monumento. Ancora non è disponibile il bozzetto, ma già è stato procurato il blocco di marmo rosato di Verona che vediamo nella foto con un gruppo di Alpini guidizzolese e il presidente Angiolino Pozzi che ha detto ”... adesso stiamo cercando di erigere il “nostro monumento” con l’aiuto vostro e di tanti concittadini che si sono sempre dimostrati generosi. Andiamo avanti insieme in questa direzione e speriamo di poterlo inaugurare presto.” Il Gruppo non dispone di grosse risorse, per cui tutti coloro che vorranno contribuire alla realizzazione del monumento potranno farlo rivolgendosi direttamente ai responsabili della sezione locale, oppure effettuare un bonifico a favore del Gruppo Alpini Guidizzolo, conto corrente M.P.S. (ex Banca Agricola Mantovana) filiale di Guidizzolo, IBAN: IT78J 01030 57680 00001 0242535. Gli Alpini non sono certo l’unico Gruppo di militari in congedo, ma a Guidizzolo la loro presenza e la loro opera a favore della comunità è senz’altro rimarchevole, per cui meritano tutto il nostro sostegno.
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TACA BANDA Notiziario a cura dell’Ente Filarmonico di Guidizzolo
La pausa estiva (ma c’è stata pausa?) è servita un po’ a ‘rifare il labbro’ per fiati ed ottoni specialmente. Ed ora si è già ricominciato perché i servizi sono anch’essi ripartiti e bisogna essere sempre pronti. Il maestro poi (Grande maestro!) è naturalmente esigente per cui bisogna provare, provare e provare. Ed è anche vulcanico, una miniera inesauribile di idee che andranno a concretizzarsi in questi e nei prossimi mesi. Ma torniamo all’estate. Dopo l’Opera il concerto di musiche da film. Un po’ una ‘specialità’ del nostro complesso musicale che quest’anno, complice sempre il maestro Ferraresi, è andato alla scoperta di brani sempre nuovi. Però credeteci: su tutto l’amicizia sincera è una delle fonti principali del successo del gruppo. Uno stimolo in più per tutti. Un perfetto insieme: un’orche-
stra affinchè possa esprimersi compiutamente ha bisogno che i diversi strumenti sappiano amalgamarsi per un risultato eccellente. Quando si suona questo è il compito del maestro. Ma quando si vive, e si vive insieme, questo è compito di tutti. Ragazzini di 12/13 anni si trovano a loro agio con ragazzotti di 60/70/80 anni. Il risultato, umano, è come quello della musica: strumenti diversi per una sin fonia unica. Un accenno, anzi più di un semplice cenno, lo merita il Campus musicale con i ragazzi. Quest’anno approfittando della cortese ospitalità di Casa di Beniamino a Cavriana il campus si è svolto in collina. Tutti in tenda ‘appassionatamente’, cinque giorni di musica, camminate, divertimento ed ottimi pranzi curati da volontari di Casa di Beniamino. Inutile dire che la settimana ha letteralmente reso tutti euforici. Ragazzi e adulti compresi. E magari, attrezzandosi opportunamente, perché non pensare ad un Campus invernale? Meglio non fantasticare. Restiamo con i piedi per terra e … fiato alle trombe! Il Barbiere di Siviglia: un sincero ringraziamento a tutti i volontari Non è facile per nessuno, soprattutto in questo tempo di
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magra, riuscire a promuovere appuntamenti di rilievo da poter offrire alla comunità e al territorio. Il nostro settore di intervento è quello musicale, ed è in quello che cerchiamo di esprimerci, senza ovviamente pensare a manifestazioni di altra natura che ci troverebbero impreparati; crediamo che affinchè ciò che si organizza riesca al meglio sia indispensabile che ognuno segua, nell’insieme, la parte che gli è propria. Riteniamo inoltre che ogni spettacolo, in quanto di volta in volta atteso o gradito da una persona piuttosto che da un’altra, non debba essere posto a carico della collettività ma lasciato alla libera scelta di ognuno per cui chi ha piacere parteciparvi lo farà anche contribuendo economicamente. Tuttavia il contributo maggiore che anche in occasione della rappresentazione ‘Il Barbiere di Siviglia’ ha consentito che l’opera potesse essere messa in scena è quello degli oltre 50 volontari che disinteressatamente e con grande spirito di sacrificio si sono dati da fare, magari con qualche sbavatura dalla quale abbiamo imparato per il futuro, affinchè si potesse dar vita all’evento. A tutti loro va il ringraziamento sincero dell’Ente Filarmonico e, crediamo, di tutta la comunità guidizzolese.
Agriturismo “Corte Fienili” Mancava a Guidizzolo e finalmente è arrivato. Il 20 luglio è stato inaugurato l’agriturismo “Corte Fienili” dei fratelli Galvani, alla presenza del presidente della Provincia di Mantova, Alessandro Pastacci, e di altre autorità. Il contesto in cui è stato ricavato l’agriturismo è un complesso rurale antico, di notevole valore dal punto di vista storico architettonico, pregevolmente restaurato a cura dell’arch. Mauro Faita. Alex e Michele Galvani, insieme ad Anna Maria Adami, si propongono alla clientela offrendo un servizio completo, dalla ristorazione all’alloggio, potendo contare su due ampi saloni e su cinque camere e due piccoli appartamenti, di cui uno attrezzato per disabili. Anche il menù proposto va nel segno della tradizione, proponendo piatti che appartengono alla cucina mantovana, con particolare attenzione alla stagionalità dei prodotti. Per cominciare, la lista comprende, tra l’altro, i capunsei e le tagliatelle al sugo d’anatra, come pure lo spiedo e la grigliata mista, ma prossimamente, quando sarà la stagione giusta, arriveranno i tortelli di zucca, le trippe e i bolliti. Il mese di ottobre, ad esempio, sarà dedicato alla zucca: questo prelibato prodotto della nostra terra sarà il protagonista dei classici tortelli, come pure del risotto con zucca e salamella e della crostata con marmellata di zucca, per finire con la rediviva “söca rustida”. Alcune
golose anticipazioni per novembre: la maialata e la cena dei milanisti. Ottimo infine il carrello dei dolci, dove non poteva mancare la sbrisolona, ma anche la torta delle rose, tipica della nostra zona. Azzeccata pure la scelta dei vini del territorio, con il Lambrusco ed il Lugana su tutti. Naturalmente molti dei prodotti utilizzati in cucina provengono direttamente dalle coltivazioni e dagli allevamenti dell’azienda, come le anatre ed i polli, ma anche le marmellate e le conserve, come nella migliore tradizione agrituristica: ottima qualità e prezzi contenuti. Proposte e menu sono presenti anche su Facebook, digitando “Agriturismo Corte Fienili”. Non rimane che provare, ma è meglio prenotare, telefonando al n. 0376.818151. Foto: raffaeletrivini.it
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È successo quattro secoli fa
prof. Massimo Marocchi
La nostra storia
arte & dintorni
Ancora Cavriana alla ribalta della cronaca nera. La sera del 27 dicembre l’arciprete del paese e suo nipote Giovanni Gabioneta si sono affrontati sulla pubblica piazza in un furioso diverbio, condito di frasi ingiuriose e concluso con una bastonata appioppata dal nipote sulla testa del reverendo zio, fortunatamente senza gravi conseguenze. Documenti tratti dall’Archivio Gonzaga di Mantova (busta 2716, c 484)
28 dicembre 1610, lo stesso “A nome delli sindico, consule et altri huomini del Comune di Capriana... dò parte a Vostra Altezza Serenissima sicome heri sera, che fu il giorno di Santo Giovanni, tra l’hore 24 in circa, il signor Giovanni Gabioneta, essendo venuto a contesa
di parole con monsignor arciprete di questa terra, suo zio, et in piazza publica per causa della lite vertente tra loro... et doppo molt’ingiurie fattesi uno per l’altro alla presenza di molti, esso signor Giovanni diede una bastonata al detto monsignor arciprete verso la testa, qual
si riparò con il tabarro et mano destra, rimanendo però se non un puoco offeso alla mano, essendoli anco stato viettato da altri, et non successe puoi altro...”
Un odioso sopruso a Cavriana. Mentre Felice Bosio conduceva a casa il carico d’uva che aveva appena vendemmiato, è stato affrontato da un gruppo di uomini armati d’archibugi che gli hanno sequestrato il carro, l’uva e gli animali da tiro, poi si sono diretti a Solferino, dove risulta essere la base delle loro ignobili imprese. Documenti tratti dall’Archivio Gonzaga di Mantova (busta 2720, c.364)
20 agosto 1611, il notaio Stefano Trivini da Cavriana “Dò aviso a Vostra Signoria Illustrissima qualmente hoggi è comparso nanti me Felice Bosio com’herede della quondam madonna Brigida de Federici, et me ha esposto che havendo egli mandato a far vendemiare certe sue pezze di terra poste una nella [contrada?] di
Belvedere et l’altra della Pilla, commissariato di questa terra, et havendo in pronto per far menar la sua uva a casa per un Battista di Parmesani, le sopragiunse un Benvenuto di Conchari in compagnia d’altri armati con archobugi longhi da rota che habitano sotto la giurisditione del signor marchese di Solfarino, per l’informationi a
me note, et con molta violenza, et in particolare un suo compagno per nome Francesco bandito, havendo abbassato l’archobugio contro il carratore con il cane calato per darli un’archobugiata, le disse al conspetto: Voglio che vaddi a Solfarino, et senza dir altro le tolse per forza il carro, animali et uva et s’inviò verso Solfarino...“
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L’Armata sarda cietà di San Martino e Solferino e in particolare al dottor Bruno Borghi, Conservatore dei Musei di San Martino della Battaglia e di Solferino, così come al signor Andrea Dal Prato autore di un servizio fotografico “eccellente” che integra efficacemente testo e disegni. E in effetti, le illustrazioni di Luciano Facca sono magistralmente integrate da numerose fotografie di quadri e militaria conservati, in modo particolare, presso il museo di San Martino della Battaglia. Scrive l’Autore: “E’ stata per me una grande sorpresa ed anche una grande soddisfazione, constatare con quale amore, attenzione e cura, i Musei dell’Esercito Italiano e la Società di San Martino e Solferino custodiscano cimeli di una delicatezza e fragilità estrema: senza la rigorosa e intelligente opera delle persone che ho citato sopra, tutto ciò che è presentato in foto in questa monografia non esisterebbe più”. Questo fascicolo è una monografia specialistica dalla lettura piacevole in cui Falco Verna ci rimanda a ulteriori approfondimenti su argomenti e fatti di storia risorgimentale.
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Proff. Giovanni Zangobbi
dei Carabinieri, dello Stato Maggiore, dei Volontari; così come un’ampia dissertazione riguarda le uniformi ed equipaggiamento individuale con i relativi distintivi. Una sezione è dedicata alle Bandiere e qui scopriamo che furono emanate, nell’arco di pochi anni, precise disposizioni riguardanti non solo la forma e la dimensione delle stesse ma anche riguardo lo scudo sabaudo centrale che, nel 1855, “non fu più sovrapposto alle bande laterali rossa e verde, ma tangente. Nel 1857 lo scudo fu ulteriormente rimpicciolito e isolato al centro della banda bianca; al di sopra di esso venne posta una corona reale”. Chiudono l’opera una serie di liste e tabelle riepilogative che permettono al lettore meno esperto di destreggiarsi in sigle e abbreviazioni, distintivi e colori. Dopo la descrizione delle tavole a colori, troviamo le conclusioni e i ringraziamenti dell’Autore. Nelle conclusioni abbiamo una serie di riflessioni che, partendo dall’importanza della Seconda Guerra d’Indipendenza nella storia del Risorgimento, spaziano fino alla conclusione della Prima Guerra Mondiale, senza tralasciare riferimenti ad alcuni momenti dell’antica Roma. Lunga la serie dei ringraziamenti e tra questi vale la pena ricordare quelli rivolti alla So-
Recensioni
Con puntualità militare, (non per niente è contrammiraglio), Franco Verna ci propone anche quest’anno un pregevole studio sull’Armata sarda nella Seconda guerra d’Indipendenza. Lo avevamo già conosciuto e apprezzato con la sua precedente pubblicazione “L’Armata sarda nella Prima Guerra d’Indipendenza”, anch’essa inserita in una collana di storia militare edita da Chillemi. Con la consueta capacità di analisi e, al contempo, di sintesi, l’Autore, dopo un iniziale, rapido sguardo d’insieme sulla Seconda Guerra d’Indipendenza, passa in rassegna, con puntigliosa precisione l’organizzazione dell’Armata Sarda e dettagliatamente della Fanteria, della Cavalleria, dell’Artiglieria, del Genio, dei Servizi della Sanità,
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70° Festival di Venezia
dott. Luca Ghizzi
Cinema
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L’Italia cinematografica ha dovuto aspettare quindici anni per vedere premiato un film nostrale: “colpa” di un presidente di giuria come Bernardo Bertolucci, “complice” l’occasione di spegnere sulla grande torta del Lido 70 candeline, ma soprattutto merito della capacità creativa di bravi registi, che riescono a portare sul grande schermo storie originali che lasciano il segno. Per la prima volta il Leone d’Oro va a un documentario, Sacro GRA di Gianfranco Rosi, che racconta la vita di vari personaggi attorno al Grande Raccordo Anulare di Roma. La pellicola inaugurale del Festival è stata Gravity, del regista Alfonso Cuaron, nel quale la splendida Sandra Bullock e George Clooney sono impegnati
inizialmente in semplici attività di riparazione di shuttle, per poi doversi salvare da una tempesta di detriti spaziali. Film claustrofobico, è il racconto di una drammatica avventura spaziale, con i protagonisti che nella solitudine dell’infinito si lasciano andare a confessioni intime e private, constatando come solo sul pianeta Terra sia possibile la Vera Vita, fatta di emozioni, amori e tragedie, e dove la Bullock riuscirà a ritornare, “piantando bene i piedi” per ricominciare una nuova vita. Apprezzato dalla critica, che gli tributa il Premio Speciale della Giuria (meno dal pubblico) si è rivelato Die frau des polizisten, del tedesco Philip Gröning: le vicende di una famiglia narrate in molteplici capitoli, in cui tutto inizialmente sembra idilliaco, ma dove al contrario la violenza lentamente si insinua tra le mura domestiche, con il marito sempre più indifferente verso la moglie, che nel tentativo di salvarsi dall’inesorabile abisso della depressione, cerca disperatamente, quanto inutilmente, di salvare la figlia, destinata invece ad essere vittima innocente di un odio crudo e folle. Dall’Australia arriva invece il film in concorso Tracks di John Curran, trasposizione cinematografica del diario di viaggio di Robyn Davidson (interpretata da Mia Wasikowska), che nel 1977 percorre a piedi oltre 2700 Km:
un viaggio straordinario che la porterà ad attraversare il deserto australiano per arrivare sulle coste dell’Oceano Indiano, accompagnata dal suo amato cane e da quattro cammelli che lei stessa riesce ad addomesticare. Un percorso solitario attraverso terre sconfinate, un attraversamento eremitico, una coraggiosa prova di auto-determinazione per un cammino-vita diventato leggenda. Come in ogni rassegna di cinema, non poteva mancare il film scandalo: il regista canadese Bruce LaBruce, presenta Gerontophilia, film shock nel quale il giovane protagonista sposta le sue attenzioni sessuali da quelle rivolte alla propria ragazza, a quelle meno convenzionali rivolte agli ottuagenari, baciando e amando con passione un vecchio conosciuto nel ricovero per anziani dove il ragazzo lavora. L’argomento trattato si presenta difficile e delicato, ma poteva certamente essere affrontato con ben altro tatto, il regista invece ha voluto dare un’impronta decisamente pesante e volutamente scandalistica, proponendo scene contrarie al semplice buon gusto, scadendo in provocazioni sommarie che non lasceranno però, fortunatamente, ricordi particolari nella storia del cinema. Decisamente migliore invece il film Joe del regista statunitense David Gordon Green, che
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dirige uno splendido Nicolas Cage in fuga dal proprio passato, che in uno sperduto paesino del Texas, cerca la via della redenzione aiutando e salvando da un padre alcolista e violento un ragazzo poco più che adolescente (interpretato da Tye Sheridan premiato come miglior giovane emergente). In esso Joe intravede un barlume di speranza, la possibilità di salvezza (anche della propria anima), una ventata di positività nella vita di entrambi. Una storia comunque triste e malinconica, un western atipico, ma con tanto di sparatoria finale, nella quale muoiono i cattivi e i buoni, con quest’ultimi che come spesso accade, sacrificano la propria vita nell’atto supremo di una redenzione finale. Da sempre la categoria Orizzonti si rivela fucina di autentiche perle cinematografiche: Wolfskinder racconta le vicissitudini
drammatiche e coinvolgenti di un gruppo di bambini durante la Seconda Guerra Mondiale. Siamo sul fronte orientale tedesco, e due fratelli orfani, nel tentativo di sfuggire all’Armata Rossa, partono alla volta della Lituania. Durante il viaggio ai due si aggregano altri bambini nelle stesse condizioni, non facendo altro che aumentare reciproche rinunce e privazioni, in un peregrinare continuo alla ricerca della “terra promessa”. Il film del regista tedesco Rick Ostermann è un’autentica rivelazione: sommando alla regia decisamente superiore, una fotografia eccezionale, oltre alla splendida recitazione di giovanissimi interpreti, si ottiene un lavoro di straordinaria emotività, in grado di coinvolgere il grande pubblico, trascinandolo in un viaggio verso una difficile e forse improbabile salvezza.
Non ha invece convinto fino in fondo il primo film italiano in concorso: la regista Emma Dante con Via Castellana Bandiera presenta il suo primo lavoro cinematografico, dirigendo Elena Cotta in una storia apparsa a volte addirittura grottesca. La vicenda si svolge tutta all’interno di una polverosa strada periferica di Palermo, un’autentica sfida western tutta al femminile. Il film cerca di proporre la disperata umanità di uno spaccato di vita quotidiana, partendo da una semplice questione di principio, fino alla conclusione tanto seria quanto drammatica: un susseguirsi di personaggi che fanno da sfondo a un duello quasi silenzioso, una sfida che sembra addirittura generazionale. La 70ª Edizione del Festival verrà anche ricordata per la consegna del Leone d’Oro alla Carriera al grande regista americano William Friedkin, premiato in Sala Grande dopo la proiezione di Sorcerer – Il salario della paura, uno dei suoi capolavori assoluti. Il cineasta di Chicago nella sua lunga carriera, ha saputo rivoluzionare il mondo del cinema, proponendo un nuovo stile narrativo, apportando decise e significative novità sia al genere poliziesco che a quello horror. Indimenticabili alcuni suoi lavori: Il braccio violento della legge del 1971 (5 Oscar), L’esorcista (2 Oscar) del 1973, il già citato Sorcerer (1977), Vivere e morire a Los Angeles del 1985, e pellicole più recenti come Killer Joe del 2011.
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La messa dell’uomo disarmato “Un classico – diceva Calvino – è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. E allora abbandono in questo numero i classici, tradizionalmente intesi, per un romanzo che sicuramente sa raccontare la verità della vita.
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dott.ssa Francesca Pesci
Letteratura
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“La messa dell’uomo disarmato”, 850 pagine che fanno bene al cuore. L’autore, Luisito Bianchi (19272012), sacerdote, nato in provincia di Cremona, è stato insegnante, prete operaio e inserviente d’ospedale. Un libro pieno di sapori di vita vera; scritto in modo eccellente con una prosa fluida e pregna. “Un romanzo sulla Resistenza” è il sottotitolo. La Resistenza è un evento che è stato celebrato in molti modi; qui, con l’umanità della storia e la bellezza della poesia. «La guerra scoppiò quando il frumento cominciava ad avvolgersi della sua veste di grazia e le ultime more sui gelsi morivano di troppa dolcezza» Primavera 1940: Franco lascia il monastero benedettino in cui era novizio, torna alla cascina dei genitori, La Campanella, e riprende la vita di contadino. L’Italia entra in guerra. Franco è voce narrante di una vicenda corale, che fa perno sulla Campanella, un microcosmo dell’Italia rurale di allora, collocato in un paese (mai nominato) della pianura Padana. Chi ha esperienza, diretta o raccontata, della vita nelle nostre cascine agricole in quegli
anni, leggendo incontrerà gesti, azioni, abitudini talmente veri da far sussultare, quasi un’intermittenza di cuore che trova corrispondenze tra la parola narrata e una realtà che ti appartiene. E così, improvvisamente, anche il mondo narrato ti appartiene. La prima parte del romanzo presenta la ricerca del giovane Franco, che si sforza di cogliere e decifrare la presenza della Parola rivelata nella natura governata dalla sapiente mano del contadino e nella vita che scorre tra i volti della gente. Poi si chiude l’idillio lirico con la sua iper-poeticità e la narrazione cede il passo ai toni drammatici, perfino epici, della guerra. 8 settembre 1943: l’occupazione nazista spinge a compiere delle scelte, per alcuni radicali. Si impone il racconto della lotta di Resistenza, sulle montagne, di diverse bande partigiane: la storia di Lupo e di Balilla, di Piero e di Rondine, del Capitano e di Stalino. I resistenti trovano sostegno pratico e spirituale nei monaci del monastero in cui Franco è stato novizio: l’Abate mette a repentaglio la vita per proteggere i partigiani. Anche Franco, e con lui quanti sono rimasti in paese, fanno la
loro parte: la Grande Storia si chiude nella piccola storia. Il racconto, scandito dalle stagioni della terra, si avvia al termine seguendo negli anni la vita dei protagonisti fino a quando il senso di avvenimenti tanto grandi si schiuderà davanti a loro, svelato per Grazia. Il sacrificio, il perdono, la ricerca di senso… Franco con la sua profonda religiosità, il fratello, Piero, con la sua laica generosità, la madre, Benedetta, con la sua sapienza semplice di donna e di madre. E poi Balilla, con il suo genuino entusiasmo, Rondine con il suo commovente e piissimo culto dei morti, don Luca con la sua travagliata ricerca di una fede autentica. Luisito Bianchi offre un ventaglio di storie e di figure, nella loro complessità e molteplicità, nella (umile) consapevolezza che significati tanto profondi non possano essere ridotti ad un solo punto di vista, pur inseriti nell’unico grande mistero della Vita. Ci sono romanzi che chiudi con nostalgia, quasi rimpiangendo il mondo che, a lettura conclusa, sei costretto a lasciare. “La messa dell’uomo disarmato” è uno di quelli.
L’autunno in genere è una stagione poco entusiasmante per gli astrofili italiani. Il rapido tramontare delle costellazioni estive lascia un cielo quasi buio, sporadicamente puntinato da astri poco appariscenti, mentre le condizioni atmosferiche incerte accentuano le variazioni nella qualità e quantità delle osservazioni effettuabili. È questo un buon momento dell’anno per rivolgere la nostra attenzione agli oggetti del profondo cielo, immense fucine di stelle e sistemi planetari, il cui studio consente di avvicinare l’essere umano alle dinamiche che regolano l’universo. Anche con un buon telescopio amatoriale possiamo già individuare la forma a girandola della Galassia Occhio Nero (M64 o NGC 4826), così detta per la banda nebulosa che assorbe la luce in prossimità del suo fulgido centro galattico. Questo peculiare oggetto non stellare è noto anche come Galassia Occhio del Diavolo, poiché a differenza delle galassie a spirale “ordinarie” i bracci di gas interstellari delle sue regioni esterne ruotano in senso opposto rispetto a quelli delle regioni interne, un fenomeno che gli astronomi non hanno ancora saputo spiegare in modo convincente. A proposito di materie oscu-
re, M64 si trova al margine sud-occidentale di un grande agglomerato di galassie che da tempo invita alla ricerca della conoscenza: mi riferisco all’Ammasso della Chioma di Berenice (Abell 1656), situato a pochi gradi dal polo nord galattico, che in qualità di importante sorgente di raggi X e di onde radio ci consente di comprendere anche scientificamente come “la musica delle sfere” non sia soltanto un’immagine poetica quanto piuttosto una suggestione da indagare con maggiore cognizione di causa. Abell 1656 si può osservare puntando gli strumenti verso lo spazio più meridionale della Chioma di Berenice e sconfina nella costellazione della Vergine, dove si colloca l’omonimo Ammasso; proprio dall’osservazione di questi due raggruppamenti galattici, i più vicini al pianeta Terra, Fritz Zwicky si rese conto che la massa totale di un ammasso è di gran lunga superiore rispetto al totale della massa delle singole ga-
La Galassia Occhio Nero fotografata dalla NASA
lassie e dei gas diffusi che lo compongono e nel 1933 intuì così l’esistenza della “materia oscura”. La scienza ufficiale stentò ad accogliere gli studi di questo astronomo dai modi un po’ eccentrici e solo negli anni ’70, dopo decenni di rilevazioni radioastronomiche, confermò la presenza di un qualche tipo di materia invisibile la cui forza gravitazionale consentiva ai corpi celesti di rimanere legati alla loro galassia anziché disperdersi nello spazio. Nessuno studio è ancora in grado di dimostrare scientificamente cosa sia esattamente la materia oscura, anche se la metafisica vi ha dedicato fiumi di speculazioni. Il sommo Dante conclude la Commedia ricordandoci che l’amore “move il sole e le altre stelle”; ma è probabile che in ultima analisi la comunità scientifica si accorderà per attribuire una nomenclatura meno platonica al supremo e invisibile collante universale, di cui frattanto ogni essere umano può comunque sperimentare la forza attraverso l’innata saggezza percettiva del proprio cuore. Per chi lo desideri, il nostro viaggio nel cielo stellato questo mese continua vis a vis durante l’incontro gratuito di approfondimento Astri e civiltà: conoscere il firmamento, in calendario tra gli eventi guidizzolesi del programma Libera la Mente.
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Il vuoto è ben lungi dall’essere vuoto. (Fritjof Capra, Il Tao della fisica)
Astri e civiltà
Materia oscura
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Adorazione Eucaristica perpetua, nuova proposta della parrocchia Da venerdi 19 luglio è iniziata presso la nostra parrocchia in Guidizzolo una nuova proposta spirituale: l’adorazione Eucaristica perpetua davanti al Santissimo, ogni venerdi, dalle 7,30 alle 22, presso la cappella dell’oratorio. Con quale stile? Ci si chiede; ‘Con lo stile di chi ha capito che Gesù Cristo è ciò che dà senso ad ogni esistenza; con lo stile di chi non può fare a meno di incontrarlo; con lo stile di chi ha a cuore la comunità e l’annuncio evangelico. E quali sono le motivazioni che hanno portato il consiglio di comunità a questa proposta, perché? ‘Per porre, dicono, il segno forte nella nostra Comunità di Cristo Risorto, vivo e presente in mezzo a noi; per metterci in ascolto del Signore che parla; perché è l’atto fiducioso di chi confida in quello che Dio può fare; perché senza la preghiera la nostra vita si spegne e il mondo non ha futuro.’ La giornata di adorazione, come anticipato, inizia tutti i venerdi alle 7,30 con la celebrazione della S. Messa. Naturalmente, come hanno spiegato i sacerdoti nel presentare la giornata, è possibile partecipare all’adorazione anche in modo saltuario, per il tempo che si desidera e nei momenti che più sono consoni alle
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attività di ognuno. ‘Non è necessario essere sempre in chiesa, è stato precisato, ovunque ci si trovi è possibile unirsi spiritualmente in preghiera’. Per una Comunità sempre più viva e partecipe del suo Signore. Adorare Cristo Eucarestia significa porsi davanti al nostro Signore presentandoci come creatura che sente fortemente il bisogno del proprio Creatore; porci in Adorazione vuol dire anche portare le nostre quotidianità, i nostri problemi al Signore, presentarci ‘a mani vuote’ davanti a Dio consapevoli che solo Lui può donarci la gioia di una vita senza fine. Consapevoli anche che l’Amore per eccellenza ci è vicino, ci ama e ci perdona; ci indica la via per non ‘fallire l’obiettivo’. Molte sono le difficoltà, molte le nostre mancanze, ma ‘la mancanza’ vera sarebbe quella di non riconoscere Lui come nostro Creatore, Signore e Padre. Adorare il Signore può metterci in contatto concreto, oltre che con Lui, anche con noi stessi.
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Vicenza
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Appunti di viaggio
La città e i suoi dolci colli Con l’arrivo della stagione autunnale giunge la voglia di uscire, di stare all’aria aperta per lasciarsi alle spalle le calde ed afose giornate estive. Per cominciare, allora, non andremo troppo lontano. Giusto un paio d’ore d’auto per ritrovarsi circondati dalla dolcezza dei Colli Berici: siamo a Vicenza. La città ha origini remote, risalenti alla preistoria; più tardi, in epoca medioevale, subì la do-
minazione degli Scaligeri, ma fu il lungo dominio veneziano che le garantì ben quattro secoli di pace e benessere. Le arti raggiunsero, infatti, livelli eccelsi e l’economia prosperò. Il Cinquecento fu poi il secolo del grande architetto Andrea Palladio che lasciò a Vicenza e al mondo intero un inestimabile patrimonio artistico. Oltre ai gioielli architettonici che l’hanno resa giustamente celebre, la città ospita decine
di capolavori artistici racchiusi nelle sue numerose chiese e nei suoi sontuosi palazzi. Cominciamo dunque la nostra visita dal famoso Teatro Olimpico, simbolo maestoso e pregiatissimo dell’arte architettonica palladiana che vanta d’essere il più antico teatro coperto del mondo. Al suo interno non possiamo che rimanere a bocca aperta: ci troviamo dentro un capolavoro progettato nel 1580 per ospitare cerimonie e rap-
Guidizzolo (MN) e Montichiari (BS)
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presentazioni. Terminata la visita, usciamo per ritrovarci in piazza Matteotti, quella che per i vicentini era la piazza dell’Isola, perché in passato era una piccola isola circondata dalle acque del fiume Bocchiglione e dominata dal bellissimo Palazzo Chiericati, oggi sede della Pinacoteca e del Museo Civico. Opera palladiana tra le più originali, è ritenuto uno dei più bei palazzi cinquecenteschi italiani. Vicenza possiede inoltre un discreto numero di piazze degne di nota. Oltre a Piazza dei Signori, il salotto cittadino, ce ne sono altre due interessanti: Piazzetta Palladio, dove da sempre i vicentini festeggiano le varie ricorrenze e Piazza delle Erbe, così chiamata perché sede del mercato ortofrutticolo e floreale.
Viaggia insieme a te!
Non va infine dimenticato che il capoluogo conserva da secoli una forte tradizione religiosa che trova nel santuario di Monte Berico una meta per migliaia di fedeli. Simbolo per eccellenza della religiosità di Vicenza e provincia, il Santuario sorge in una posizione collinare dalla quale si domina l’intera città e la vallate circostanti. Senza allontanarci troppo da casa, dunque, abbiamo la possibilità di visitare una città capace di offrire arte, cultura e spiritualità. Alla prossima!
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Cervello, nozionismo, intelligenza
Dott. Elodio Perani
In altre occasioni abbiamo trattato del cervello come sede di arrivo e di riconoscimento degli stimoli fisici periferici e punto di partenza dei movimenti volontari e involontari. Questo meraviglioso organo, pur rappresentando solo il 2% del peso corporeo, consuma il 20% del nostro bilancio energetico. Come tutti gli altri è composto da cellule, qui chiamate NEURONI, molto piccole e in tal numero che i vari studi non hanno ancora univocamente precisato. L’ultimo, di scuola inglese, li qualifica in 100 miliardi e non è solo questo dato che impressiona, quanto la complessità di collegamenti che trasferiscono tra loro le stimolazioni. Questi collegamenti avvengono attraverso l’incontro (SINAPSI) di prolungamenti del NEURONE chiamati DENDRITI, numerosi e brevi, e NEURITI (o ASSONI o CILINDRASSI) unici e lunghi. I primi hanno soltanto funzione rece t t r i ce mentre i NEURITI trasmettono gli impulsi Emgramma
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nervosi. I NEURONI in gruppi di circa 4.000 si organizzano in MODULI che sono come piccoli cervelli comunicanti tra loro che si passano stimoli, contemporanei o avuti in precedenza, oppure stopparli. Questi percorsi del nostro cervello si chiamano ENGRAMMI che a loro volta si incrociano fra loro formandone di nuovi. Per mantenere vivi più NEURONI dobbiamo attivarne il maggior numero possibile, facendo lavorare il cervello, perché se restano inattivi muoiono. Il cervello è anche sede di percezioni tattili, gustative, olfattive, acustiche e visive; di sensazioni emozionali, affettive e psichiche di vario genere; di potenziale “INTELLIGENZA” intesa come facoltà di comprendere, selezionare, ricordare, ma soprattutto diffondere esattamente il sapere. A questo punto però bisogna definire meglio l’INTELLIGENZA vera, che non è assolutamente da confrontare col nozionismo di molte persone. Il termine deriva dal latino “intelligere”, cioè capire, ma non si deve cadere nell’errore di fermarsi a questo semplice concetto perché anche gli animali capiscono molte cose. Per completare le dimensioni dell’INTELLIGENZA dobbiamo risalire di altri due
gradini, infatti, dopo aver capito, bisogna ricordare e ciò non è ancora sufficiente perché anche gli animali hanno memoria. Si possono ricordare cose, situazioni e particolari ma siamo sempre al secondo gradino, quello della nozionistica. L’ INTELLIGENZA vera è la sapienza di argomenti altamente scientifici che si debbono chiaramente esporre agli esami di ogni livello, dalle elementari all’università e oltre. Tutto il resto è nozionismo, sicuramente valido, ma da non confondere con l’ INTELLIGENZA. Ognuno ha la facoltà di usare il proprio pensiero in ogni direzione per cui, chi ha capacità di creare in campo letterario, artistico, scientifico, musicale deve possedere quella particolare vitalità e libertà mentale che permette di muoversi in spazi senza vincoli, mentre, chi presenta ciò che altri hanno creato, ha una strada completamente obbligata: deve possedere, oltre al sapere, esattezza interpretativa, infallibile memoria ed esperienza idonea per farsi capire ovunque con la chiarezza dovuta. Questa è l’INTELLIGENZA che può anche essere definita la fusione del pensiero di un autore con quello di chi ha capacità di conoscerlo e quindi esprimerlo con assoluta precisione.
Questione di prospettive Succede ad ognuno di noi di dover affrontare situazioni complicate e preoccupanti; per fortuna, la maggior parte delle volte riusciamo a trovare un modo per risolverle, ma accadono circostanze in cui tutte le soluzioni alle quali possiamo pensare, tutte le strategie che mettiamo in atto e tutte le nuove idee che possiamo concepire non hanno efficacia. Si potrebbero fare numerosi esempi di situazioni come queste, dal lutto che si prova dopo la fine non condivisa di un profondo rapporto di coppia alla sensazione di smarrimento che si prova in seguito all’improvvisa perdita del lavoro; tutte le situazioni che stanno in mezzo, però, sono caratterizzate da una sensazione comune: il sentirsi letteralmente “imprigionati”, ingabbiati da un pensiero fisso al quale non si trova autonomamente soluzione. Il pensiero è sempre presente, giorno dopo giorno, fa male e più si cerca in tutti i modi di scacciarlo, di dimenticare, di distrarsi, di non pensarci, più questo torna alla mente, in modo invasivo e fastidioso. Da qui, oltretutto, ha inizio un circolo vizioso in cui ci chiediamo “possibile che io non sappia venirne fuori? Possibile che non riesca a trovare una soluzione?” alimentando ulteriori pensieri negativi sulla nostra forza di reagire. In questi casi, il nostro sentirci bloccati, imprigionati e privi di possibilità, deriva dal nostro modo di osservare la nostra situazione, dalla prospettiva che utilizziamo per valutarla: continuando ad analizzare sempre gli stessi elementi del problema, ovviamente non potremo che trovare sempre
le stesse soluzioni ad esso, nonostante le abbiamo già riconosciute come inefficaci, con il risultato di dare vita ad un circolo vizioso frustrante dal quale non sarà facile uscire. Per questo spesso chi ha un problema non può risolverlo, se cerca di farlo rimanendo sullo stesso piano del problema e per questo è utile riuscire a vederlo da fuori, anche con l’aiuto di un terapeuta. Solo assumendo una prospettiva differente potremo darci l’opportunità di uscire dal circolo vizioso e di osservare nuovi elementi che ci permettano di arrivare a nuove soluzioni. Prendiamo l’esempio di un incubo: quando stiamo facendo un sogno terrificante, urliamo, ci disperiamo, cadiamo, ma niente di ciò che possiamo fare a quel livello ci aiuterà a porre fine all’incubo, solo un cambiamento di livello rispetto al problema può farci trovare la soluzione adatta, cioè svegliarsi, condizione che essendo totalmente diversa dall’incubo, si pone su un altro livello e ci permette di ripristinare la tranquillità che avevamo prima dell’incubo. Nella risoluzione dei problemi personali questo sembra essere la migliore soluzione, ma chiaramente questo processo non è semplice: se tutti riuscissimo a comprendere i momenti in cui ci troviamo in un circolo vizioso, metà del lavoro sarebbe già fatto, ma è ovvio che le nostre implicazioni emotive ce lo impediscono. Come sempre, però, tenere presente che questo possa succedere, è già un buon primo passo!
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Pensioni d’oro, d’argento o di... In questi ultimi tempi si fa un gran parlare delle “cosiddette” pensioni d’oro in quanto il Governo, che si è visto bocciare dalla Corte Costituzionale la precedente proposta di un prelievo di solidarietà sulle pensioni di importo superiore ai 100.000 € annui, vorrebbe introdurre un sistema perequativo tra le pensioni più basse e quelle più elevate.
di Paolo Zani
Pensioni e dintorni
Al momento non si conosce al di sopra di quale importo una pensione debba essere considerata d’oro: aspettiamo segnali da Roma. É interessante analizzare brevemente, tanto per farsi un’idea di che cosa stiamo parlando, il Rapporto annuale INPS 2013. Il rapporto analizza i dati di tutta l’attività INPS svolta nel 2012. Vediamo un po’ di numeri: l’INPS ha erogato nel 2012, per quanto di sua competenza diretta, escludendo quindi le pensioni ex INPDAP (dipendenti pubblici) ed ex ENPALS (lavoratori dello spettacolo), 14.635.669 trattamenti pensionistici previdenziali (anzianità, vecchiaia, superstiti, invalidità). Da questo numero sono escluse le pensioni assistenziali (pensioni e assegni sociali e invalidità civili).
Pensioni INPS in essere al 31 dicembre 2012 Tipologia Totale Imp. medio in € Previdenziali INPS 14.635.669 881,00 Pensioni di anzianità 4.002.639 1.527,00 Pensione di vecchiaia 5.517.822 695,00 Pensioni invalidità/inabilità 1.297.651 606,00 Pensioni ai superstiti 3.817.503 565,00 Balza subito agli occhi che, almeno sulla media, non stiamo parlando di pensioni d’oro. Il 77% dei pensionati italiani percepisce una pensione al di sotto dei 1.000 € mensili!
Prestazioni assistenziali erogate dall’INPS Tipologia Totale Imp. medio in € Prestazioni assistenziali INPS 3.630.337 428,00 Pensioni/assegni sociali 848.716 433,00 Prestazioni invalidità civili 2.781.621 427,00 Anche questa tabella si commenta da sola: non mi pare che l’INPS sia di manica larga in campo assistenziale. Ma vediamo di scoprire quanti siano i “paperoni della pensione • 291 persone percepiscono una pensione superiore ai 24.000 € mensili e rappresentano sul totale della spesa pensionistica lo 0,04%
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• 540 percepiscono un importo al di sopra dei 20.000 € mensili, 0,08% del totale • 90.000 percepiscono un importo che si colloca tra i 10.000 e i 20.000 € Senza farla tanto lunga e per non perdersi in numeri inutili risulta evidente che sul piano meramente numerico le pensioni “d’oro” o “d’argento” rappresentano una sparuta minoranza. Non entro nel merito dell’ “etica sociale ” vale dire se sia giusto che anche pochi possano percepire pensioni di tali importi ma ritengo che non si risolve un problema di bilancio decurtando “poche” pensioni. A dimostrazione di ciò, valga per tutti il provvedimento del Governo Monti che ha bloccato per due anni la perequazione automatica (aumento per effetto della variazione dell’indice ISTAT relativo al costo della vita) per gli anni 2012 e 2013 alle pensioni di importo lordo, e sottolineo lordo, pari a tre volte il trattamento minimo...1.443,00 euro mensili...pensione di quale metallo? In conclusione, se si vuole fare cassa, e lo hanno capito bene i nostri politici, è meglio intervenire su un numero grande di pensioni magari con trattenute minime piuttosto che su un limitato numero di pensioni d’oro anche con detrazioni importanti. Tutto sommato mi sembra una questione di lana caprina.
Tortelloni ai frutti di bosco Ingredienti
Ripieno 400 g ricotta 150 g funghi q.b. sale, pepe 50 g grana 1 uovo 1 spicchio di cipolla Salsa 150 ml panna da cucina 50 g porcino secco noce di burro olio, sale, pepe q.b.
Procedimento Per la pasta Frullare i Ribes e passarli con un setaccino per togliere i semini. Unire la farina, uova, olio e la crema ottenuta dai ribes, impastare e lasciare riposare. Ripieno Tagliare la cipolla finemente e soffriggere con il burro, aggiungere sale, pepe e funghi. Una volta raffreddato mescolare con la ricotta, il grana e frullare il tutto fino ad ottenere un impasto uniforme Salsa Riporre in un pentolino la panna con il burro, i Porcini secchi e portarli a ebollizione, salare e pepare. Frullare il tutto e la salsa è pronta. Ora mettetevi all’opera per la pasta ripiena a forma di Tortello. Una volta cotti, servirli con la salsa ai Funghi e decorare con lamponi e mirtilli del Trentino, per rendere il tutto ancora più gustoso.
Vino consigliato: “Monte Volpe“ Azienda Agricola Bertagna
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a cura di Donatella Lusenti
Per la pasta 400 g farina 00 1 cucchiaio di olio di oliva 2 uova 100 g ribes
Ricette
per 4 persone
Pezzini Danilo Azienda Agricola Suinicola Se vuoi soddisfare la tua esigenza di prodotti freschi e genuini ecco dove devi rifornirti: presso lo spaccio di Pezzini Danilo in via Selvarizzo 12 in Guidizzolo. Il giovane Danilo, titolare dell’Azienda Agricola Suinicola Pezzini a conduzione famigliare, svolge attività di allevamento, trasformazione e vendita diretta dei propri prodotti. Segue personalmente tutte le fasi, dalla coltivazione della materia prima al prodotto finale, ciò gli permette di garantire genuinità e qualità. I suini, nutriti con mais, orzo, soia e crusca vengono macellati ad un peso superiore ai 160 Kg. In questo modo forniscono una carne di maggior pregio in quanto più “matura” mentre la freschezza del prodotto è garantita dalle macellazioni settimanali. Il metodo di allevamento e di lavorazione è quello tradizionale facendo tesoro delle esperienze tramandate di generazione in generazione e affinate con nozioni più moderne che Danilo ha integrato frequentando un corso di norcineria. I prodotti spaziano dal fresco come i vari tagli di carne, salamelle, cotechini agli stagionati tra i quali il salame mantovano, coppa, pancetta, lonzino, pancetta salamata. Tutti gli insaccati sono genuini dato che non contengono alcun tipo di antiossidanti, coloranti, zuccheri o farine di vario tipo. L’unico prodotto conservante impiegato è il salnitro. Danilo è disponibile per soddisfare ogni Vostra richiesta compresa la consegna a domicilio di suini macellati o la preparazione di porchette e carne per grigliate. Potete trovare tutti i prodotti, oltre che nello spaccio aziendale, anche nei mercati contadini di: - Asola (mercoledì mattina), - Castiglione delle Stiviere (giovedì mattina), - Peschiera del Garda loc. S Benedetto (giovedì mattina), - Mantova via Pescherie (sabato mattina) - Curtatone - villaggio Eremo (sabato mattina).
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Quattro bagole
- Ciao! - Ah, ciao, come va la tua famiglia? - Famiglia? Non sai che è un concetto obsoleto? - Obso... cosa? - Obsoleto… vecchio, fuori moda…! - Sei sicuro di star bene? - Ma guarda che l’ha detto la ministra Kyenge… - Scusa, ma… un ministro non dovrebbe conoscere la Costituzione italiana? - Credo di sì… - Allora dovrebbe sapere che la nostra Costituzione tutela la famiglia… - Ma lei dice che suo padre in Congo aveva trentadue figli e tante mogli… - Apperò! - Beh, guarda che però aveva anche tante suocere…! - Già… - Non ci avevi pensato? - No… però questo succede in Congo… da noi è un’altra cosa… la famiglia è sempre la famiglia! - Non so, sai, non è mica finita lì… - Cioè? - La ministra ha detto anche che i genitori non si devono più chiamare “padre” e madre”… - Ah no? E come li chiamiamo? - Genitore 1 e genitore 2… - Stai scherzando? - No, diceva sul serio…! - E chi decide qual è l’uno e qual è il due? - Ma, non so… - E i nonni come si chiameranno? - Beh, penso possano rimanere nonni, però ci saranno i nonni uno, due, tre, quattro ... - E nessuno dice niente? - Eh ma sai… è un ministro… - Si, ma non siamo mica in Congo… abbiamo secoli di storia…
-Certo… -Ma neanche la Chiesa dice niente? -Non so… -Ma ti immagini il “Padre Nostro”…? Genitore uno nostro che sei nei cieli… -Beh, dai… non credo… -E la festa della Mamma? E la festa del Papà? -Faremo la festa del genitore 1 e quella del genitore 2… -Per me è fuori di testa… -Ma lo sai che ho letto su Facebook, ma non so se è vero, che avrebbe denunciato Edoardo Vianello, diffidandolo a non cantare più in pubblico la canzone Watussi? -Perché? -Eh, sai che la canzone dice “siamo i Watussi, gli altissimi negri…”? -E allora? - È offensivo! - Ma non può essere… - Penso anch’io che questa sia una presa in giro… - Scusa, ma… siamo noi ad essere obsoleti o qui c’è qualcuno che deve farsi visitare? - Mah, non credo che si possano cancellare tanto facilmente la nostra cultura, la nostra storia, la nostra Costituzione… - Speriamo… - Lasciami andare, vado da mia moglie a dirle… che lei è genitore due! - Perché due e non uno? - Te salude!
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Anima e cuore
a a cura cura di di Sandra Sandra Tosi Tosi
Colorerò novembre…
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É quasi compiuto il grande sopore invernale e nella nebbia arranca un timido raggio di sole, reminiscenza d’estate. Mi guardo intorno: un mese di ricorrenze troppo forti e chi se n’è andato, sembra che manchi ancora di più… Intanto rami brulli s’innalzano al cielo come un inutile spasimo, in un giorno freddo di bruma. Mi ripetevi “non rinunciare ai sogni, non desistere e nelle difficoltà non arrenderti mai, io ci sarò, sarò accanto a te quando avrai bisogno…” Ho afferrato la tua mano tesa, quando ormai stavo per cedere e sento ancora quella stretta sincera e discreta. Mi hai insegnato a tingere la realtà in bianco e nero con sfumature luminose, mi hai dato prova,che i sogni si possono realizzare … Ed è per te che voglio illuminare questi giorni, cercando i colori nel grigiore di questo mat-
tino offuscato. Voglio i toni dell’arcobaleno, voglio cancellare il nero dei momenti da dimenticare, rubando l’oro alle foglie d’autunno per confinare i pensieri malinconici. Prenderò il colore ai ricci ap-
pena dischiusi e aggiungerò il profumo delle castagne arrostite. E cercherò il rosso di un amore inatteso, lo trafugherò ad un fuoco mai smorzato e lo mischierò al giallo di un riverbero di luce che si fa strada nella distesa di foglie cadute, odorose
di muschio. Al grigio di una nebbia ovattata unirò il rosa della caramella di un bambino, lo miscelerò al verde degli occhi di una donna innamorata, all’argento dei capelli di un uomo mai scordato e nel ricordo di onde leggere e silenziose, quel mare infuriato tornerà sereno. Cercherò il bianco nel candore di un velo, nel fiore più bello, in quei fiocchi che presto scenderanno lievi a vestire il tuo sonno, aggiungerò l’azzurro che amavi tanto ed ecco: riconosco il tuo cielo pulito! Sfumerò tutto in una goccia di brina, in una lacrima agganciata ai ricordi che scende quieta sul viso: solo una goccia ma dentro, si riflette e si infrange il mondo. E non rinuncio, non mi arrendo… E continuerò a sognare anche per te.
Io faccio e tu... Collabora con noi, da questo numero, Chiara Bianchera, giovane educatrice d’infanzia che ci aiuterà a capire il meraviglioso mondo dei nostri bambini. Non so se vi è mai capitato di notare che spesso e volentieri i bambini tendono ad imitare noi adulti, soprattutto nelle attività che compiamo durante la giornata; dal semplice stirare, ma molti imitano anche il gesto di guidare, di andare a fare la spesa e molto altro ancora. Questo perché noi siamo per loro dei fondamentali e importantissimi punti di riferimento. Nel mio lavoro, sono abituata ad osservare i bambini in ogni loro momento di gioco, e molto spesso, soprattutto durante il gioco libero mi è capitato di vedere molti piccoli che imitano i genitori mentre cucinano o vanno a fare la spesa, questo mi ha fatto capire che i nostri comportamenti sono fondamentali per la loro crescita, perché se ci fermiamo un attimo a riflettere su questo punto, i bambini guardano e osservano con molta attenzione il comportamento di noi adulti anche se molte volte non ce ne accorgiamo, e una
volta aver capito il meccanismo di tale azione o comportamento, tendono a riprodurlo nei loro momenti di gioco. Questa è una cosa molto importante, ovvero che i piccoli imitino il comportamento e le azioni degli adulti riportandoli nei loro momenti di gioco, soprattutto se queste azioni vengono assunte e pra-
ticate dai genitori, perché vuol dire che ritengono la mamma e il papà come esempi e saldi punti di riferimento. Altra cosa molto importante infatti, per i grandi, è stare molto attenti a come si parla in presenza dei piccoli, perché loro non aspet-
teranno una seconda volta a ripetere parole negative o comportamenti sbagliati che assumiamo, proprio perché loro non sanno distinguere il giusto dallo sbagliato e qualsiasi comportamento tendono a imitarlo pensando: “ Se l’ha fatto/detto la mia mamma allora vuol dire che va bene”, oppure: “Se l’ha detto papà, lo posso dire anche io”. Invece NO. A volte ai grandi scappa qualche brutta parola, ma dobbiamo ricordarci costantemente che se abbiamo un piccolo al nostro fianco, dobbiamo pensare che lui dipende da noi, e siamo noi per primi a fargli capire la differenza tra giusto o sbagliato. Aiutiamo i nostri bambini a crescere non solo sani a livello di salute, ma anche nei comportamenti, perché siamo noi prima di tutti a dover essere dei modelli positivi e sani per la loro crescita interiore.
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Notiziario a cura di Daniele Guerra
... e la chiamano estate
Una vecchia canzone degli anni ’60 ripeteva “…e la chiamano estate, questa estate, …senza te…”. Per Guidizzolo, che estate sarebbe stata senza la Pro Loco? Sicuramente un’estate noiosa, spopolata, Invece, grazie alle manifestazioni ed eventi (anche se a dire il vero pochi per mancanza di euro) l’estate è passata un po’ meno bollente e deserta. Con i cinque giorni della 6ª edizione di “fiera in musica” e soprattutto con le tre serate della 2ª festa della birra, le vie
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e piazze del paese si sono risvegliate per qualche giorno e qualche sera. Con la festa della birra la prova è stata ampiamente superata grazie all’impegno dei volontari della Pro Loco e non solo. Le serate sono state animate da musiche diverse ogni sera in modo che tutti, giovani, famiglie e bambini mentre cenavano potevano anche ballare La Pro Loco, sicuramente avrebbe voluto dare e fare di più per i propri cittadini, riproponendo altri eventi già presentati gli anni passati (es. gelati party, serate d’agosto, mercatini più numerosi, ecc.). Purtroppo la crisi, la scarsità di fondi, non hanno permesso di regalare quel qualcosa di nuovo e più spettacolare. In questo periodo la Pro Loco sta portando avanti, con la collaborazione del Centro culturale San Lorenzo gli incontri aperti e consigliati a tutti di “Libera la mente”. Arrangiandosi come meglio può, la Pro Loco pensa già all’autunno e all’inverno con nuove proposte, anche se scel-
te con molta parsimonia. La prima domenica d’ottobre si è ripetuta la 3ª edizione della sagra ’”expo colori e sapori sotto la torre”. Il 3 novembre, in collaborazione con l’Unione Società Corali Italiane. si svolgerà alle ore 16 presso il teatro comunale, un concerto di cinque cori di voci bianche il cui ricavato andrà a beneficio dell’Abbazia di S. Benedetto Po. Il 7 dicembre l’8ª edizione ”Guidizzolo in canta” prenderà possesso del teatro comunale alle ore 21, e durante la manifestazione verrà presentata la 7ª “Cartolina per Guidizzolo” che quest’anno è stata affidata alla pittrice Lara Bellardi. Sempre in dicembre verranno presentati spettacoli sia in piazza sia in teatro.
Guido Marchesini Il 2 Giugno, Festa della Repubblica, è stata assegnata la Medaglia d’Onore a Guido Marchesini, deportato nei lager nazisti dal 1943 al 1945. L’onorificenza è stata ritirata dai figli Mario e Carmen con la presenza commossa di nipoti e parenti. Marchesini Guido, nato a Guidizzolo il 19 agosto 1914, dopo aver svolto il servizio militare di leva è stato richiamato alle armi nel 1940, presso il reggimento teleferisti del distretto militare di Peschiera del Garda (VR). Il 26 giugno 1940 viene trasferito a Gorizia e quindi in Jugoslavia a Mostar, dove viene fatto prigioniero di guerra il 12 settembre 1943 e deportato in Germania nel lager di Torgau Elbe, in Sassonia, nel distretto Stammlager IV D. Dopo gli estenti della prigionia, IMPIANTI RIPARAZIONI: con i lavori forzati nelle indu• SANITARI strie belliche del regime na• RISCALDAMENTO zista e leTERMICO perizie per ritorno in • SOLARE patria, il giorno 28 luglio 1945 • CONDIZIONAMENTO • TRATTAMENTO ACQUA riabbraccia finalmente la sua (Calcare e Ferro) famiglia, fermandosi prima, presso il Santuario della MaVia Tomasina, 44 46040 GUIDIZZOLO (MN) donna del Frassino a Peschiera delmoriz.sgarbi@alice.it Garda, da dove era partito. Guido Marchesini ha svolto la sua vita di agricoltore nell’azienda “Corte Pivello” di Castelgrimaldo sino al 1988 quando dopo una breve malattia, morì. Due episodi sono rimasti nel cuore del figlio Mario, nato a Guidizzolo il 18 dicembre 1938:
1° L’incontro a sette anni col padre, per ben cinque anni lontano da casa. “Il telefonista Valenti riceve una chiamata … hanno visto il Guido Marchesini e il Cesare Ferrari arrivare da Peschiera – Madonna del Frassino sulla strada di San Cassiano. A Corte Pivello c’è la trebbiatura. Papà Daniele ferma tutto il lavoro. Attacca la “Roma”, cavalla leggera, alla “baracchina” e con i due nipoti, Luigi e Mario si precipita verso il figlio Guido di ritorno dalla Germania. L’incontro avviene nei pressi di Corte Gallina. I due cugini, Luigi e Mario, corrono incontro ai due soldati. Luigi più vecchio di Mario riconosce lo zio Guido e gli si getta al collo. Mario, più giovane, non ricordandosi dei lineamenti paterni abbraccia l’altro soldato con tanta passione ma lui gli sussurra …. “Caro, io non sono tuo papà, è lui il tuo papà!!!”. La delusione di non aver riconosciuto il padre accompagnano per alcuni anni Mario, che rimane scioccato per questo episodio. 2° Siamo al 14 luglio 1948, facinorosi scorazzano sulla
“Statale 236” all’epoca “Provinciale” per obbligare chi sta lavorando nei campi a smettere. C’è stato l’attentato a Togliatti. Un tale esagitato si precipita nel campo dove Guido e Mario stanno arando. Mario alla guida della cavalla con il paio di buoi e Guido alla conduzione dell’aratro. Una pistola viene puntata alla tempia di Guido. L’azione è violenta. Tutto sta precipitando. Mario lascia la guida della cavalla, di corsa raggiunge il padre e lo abbraccia stretto stretto, forte forte. L’energumeno di fronte a questo gesto d’amore dove un bambino rischiava di vedersi sottrarre una seconda volta la figura paterna, per lungo tempo agognata, lascia la preda e si allontana. Restano il padre con in braccio il figlio e il caldo sole di luglio. ...”Grazie Mario! Mi hai salvato la vita per la seconda volta...” mormora Guido.
IMPIANTI e RIPARAZIONI: • SANITARI • RISCALDAMENTO • SOLARE TERMICO • CONDIZIONAMENTO • TRATTAMENTO ACQUA (Calcare e Ferro) Via Tomasina, 44 46040 GUIDIZZOLO (MN) moriz.sgarbi@alice.it
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GRUPPO MICOLOGICO NATURALISTICO
“COLLI MORENICI” Sede: Ristorante “La Baita” Campagnolo di Cavriana MN - Notiziario a cura di Giorgio Arienti
Il bosco, la sua vita, i suoi segreti Seconda parte
A seguito dell’aumento della popolazione nel 1700 e 1800, e con il progredire dell’allevamento del bestiame e dell’agricoltura, che esigevano la messa a coltura e pascolo di sempre maggiori quantità di terreni, la superficie boschiva si è di molto ridotta in Italia, non solo nel-
le pianure e nei fondovalle, ma anche sulle pendici collinari e montane meno ripide. Dopo l’Unità d’Italia vi è stato un ulteriore notevole incremento della popolazione associato alla industrializzazione ed alla costruzione delle ferrovie: tutti i fenomeni che hanno inciso pesantemente sulla consistenza dei boschi, dal momento che serviva sempre più legname da costruzione e per le traversine ferroviarie, nonché legna e carbone per i più svariati usi. Si giunge così all’anno 1923 quando il governo, a seguito della pressione antropica sem-
pre più accentuata e distruttiva nei confronti dei boschi, si vide costretto ad emanare la prima legge forestale organica, che istituì il “vincolo idrogeologico” sui terreni collinari e montani, per impedire le continue distruzioni di boschi che avevano creato estesi franamenti, specie nei terreni argillosi ed instabili. Il periodo dell’ultima guerra mondiale non passò certamente indenne per quanto riguarda la distruzione dei boschi: le bellissime foreste della Sila, in Calabria, furono in gran parte spogliate delle piante migliori e più grosse da parte delle potenze alleate vincitrici! Ai giorni nostri non vi è rimasto più alcun bosco sia nelle pianure che nei fondovalle e nei terreni collinari, soprattutto a causa delle opere e infrastrutture di urbanizzazione, industrializzazione e viarie. Si è venuto così quasi dimenticando che le piante dei boschi sono grandissime produttrici di ossigeno di cui non possiamo fare assolutamente a meno, Il gigante della Sila nel Parco Callistro
AZIENDA AGRICOLA Produzione e vendita vini doc spumanti e tipici di GIANFRANCO BERTAGNA
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Bande di Cavriana MN Tel. e Fax. 0376 82211 - Cell. 328 9273900 www.cantinabertagna.it - info@cantinabertagna.it
pena la morte di ogni forma di vita sulla terra. A questo va aggiunto il fatto che la voce legno, comprensiva dei suoi molti derivati (travature, segati, compensati, truciolari, cellulosa per carta e cartoni, paste di legno, ecc...), costituisce la terza voce passiva nell’importazione dai paesi esteri, dopo i prodotti energetici (petrolio in testa) ed i prodotti alimentari. Le piante forestali restano dunque le uniche grandi produttrici della “materia legno” che comprende essenzialmente due categorie: il legname, che è la più pregiata, e la legna. Il legname si ricava soprattutto dai grossi tronchi di abete, larice, pino, faggio, quercia, ed altre latifoglie per due usi soprattutto: travi da costruzione e segati da falegnameria che servono per i vari prodotti finiti, soprattutto per l’industria del mobile e materiali d’arredo in generale. Le piante di noce e ciliegio, invece, producono un legname di pregio soprattutto per mobilio e arredamenti di vario genere. Un cenno meritano, per la loro importanza, le piantagioni di pioppo, i ben noti pioppeti presenti specialmente nei terreni golenali della Pianura Padana, dove crescono abbastanza in fretta, poiché i terreni sono umidi e perfettamente idonei a detta coltivazione. Il legno di pioppo produce sfogliati di pregio per l’industria dei compensati e del mobilio, nonché paste di legno per le cartiere. In questi anni l’industria italiana del mobile è stata costretta ad importare molti tipi di legname dall’estero, in quanto la produzione nazionale è divenuta insufficiente per far fronte alle richieste soprattutto dall’estero. Un cenno merita infine la legna ricavata dalle ramaglie delle piante e dal taglio dei boschi di cedui che, fino alla metà del seFoto: Nino Grillo, Valter Tellaroli
colo scorso, costituiva il combustibile maggiormente usato per cucinare e per il riscaldamento, soprattutto nel centro-meridione, ove il carbone di legna era prodotto dal processo di carbonizzazione nelle numerose carbonaie che venivano allestite dalle famiglie dei carbonai che le dovevano sorvegliare continuamente e pertanto vivevano per lunghi periodi di tempo nei boschi. Era naturalmente una forma di economia di tipo autarchico, la cui scomparsa ha fatto crollare il valore economico dei boschi cedui da legna. Ne è conseguita la quasi totale trascuratezza e poi l’abbandono di questo tipo di boschi, il che ha provocato il più delle volte il loro deperimento e degrado su vastissime superfici, specie sugli Appennini. Una lunga tradizione ha fatto sì che il legno abbia avuto pregevoli utilizzazioni edilizie nelle regioni del nord-est (Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli): si va dai fienili e stalle in mezzo ai prati, costruiti totalmente in legno, con tronchi scortecciati sovrapposti uno sull’altro a formare le pareti, e i tetti con la copertura delle caratteristiche “scandole” che sono quadrotti di legno di larice spaccati con l’ascia. Ci sono poi le malghe in mezzo agli alti pascoli che m e r i t e re b b e ro una trattazione a parte, poiché è vero che la funzione di asilo per gli uomini, riparo
per gli animali e locali di lavorazione del latte e conservazione del formaggio sono identici per l’intero arco alpino, ma i criteri costruttivi e l’inventiva dei costruttori, caso per caso, si sono sbizzarriti in molte forme, fino ad arrivare agli attuali fabbricati ad uso anche agrituristico.
Antonio Quiri Segue sul prossimo numero
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L’impresa di fare cultura Oggi più che mai ci si chiede se e in che modo con la cultura si possa ‘fare impresa’. Domanda interessantissima e dai risvolti e possibili risposte fino a non molto tempo fa impensate ed impensabili. Cercheremo di ritornarci. Ma c’è un altro aspetto, non meno importante e non meno interessante su cui urge potersi soffermare in modo serio: l’impresa di fare cultura. Qui crediamo si debba sviluppare un ragionamento ampio e ‘culturalmente aperto’ in quanto l’uscita da questa ormai sin troppo menzionata crisi passerà necessariamente attraverso un nuovo ‘risveglio culturale’. Non si può infatti parlare solo ed esclusivamente di ‘crisi economica’ in quanto gli aspetti forse più significativi sono da ricercare in una certa caduta, potremmo dire, di ‘stile’. In questa impresa di fare cultura ognuno di noi ha un compito essenziale e necessario; ognuno di noi non solo può ma, crediamo, debba assumere le caratteristiche di ‘laboratorio’ privilegiato. Con alcune condizioni inderoga-
bili. Le quali passano attraverso il riconoscimento delle proprie peculiarità nel rispetto di quelle altrui in quanto solo il confronto aperto può produrre innovazione. Ancorarsi unicamente su posizioni e ragioni preconcette porta solamente ad ascoltarsi in continuazione, magari convincendosi sempre più della bontà delle proprie idee e non valutando quelle altrui. Quindi: apertura, rispetto e proposizione. La cultura ha di fatto iniziato a fare proprie alcune caratteristiche dell’impresa in termini di gestione manageriale, attenzione ai fruitori, marketing, ecc.; dal canto suo l’impresa ha riscoperto la sua vocazione culturale e creativa, conquistando sempre più questa consapevolezza anche in ragione della convenienza economica nel diventare partner di progetti e sviluppare identità culturali in relazione al territorio di appartenenza. Una positiva circolazione, la quale, mettendo in campo professionalità specifiche nei diversi ambiti e settori, altro non può fare che portare benefici a tutto
il sistema nell’assunzione di responsabilità in stretta relazione alle caratteristiche individuali. Un circolo positivo che non può prescindere da attori pubblici e privati oltre che dall’insostituibile apporto di un’autentica azione di volontariato. Con al centro il cittadino che in questo modo è sostenitore, organizzatore e fruitore di servizi tesi alla crescita dell’individuo e della collettività. Servizi e azioni culturali che hanno indubbiamente un elevato valore e, di conseguenza, un loro controvalore che non può essere posto unicamente a carico del settore pubblico generale in quanto trattasi pur sempre di domande individuali di volta in volta attese da risposte di un pubblico diverso. Questo è lo spirito che da anni anima la grande ‘voglia di fare cultura’ a Guidizzolo con risposte sempre più attente da parte del mondo imprenditoriale, del volontariato che si diceva e degli utenti. Perché accanto alla cultura di fare impresa rimane sempre l’impresa di fare cultura.
Per la legalità e contro il gioco d’azzardo
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Con delibera consiliare proposta dal gruppo di maggioranza e adottata all’unanimità, il Comune di Guidizzolo ha aderito al ‘Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo’. Perché legalità è di fatto contrasto al gioco d’azzardo. L’allarme lanciato dai primi cittadini, ha esordito il sindaco Sergio Desiderati, è oltremodo preoccupante, da sempre ma soprattutto in questo periodo. Il gioco d’azzardo fattura 100 miliardi annui, il 4% del Pil nazionale, è la 3ª industria italiana;
costituisce il 12% della spesa delle famiglia italiane, il 15% del mercato europeo del gioco d’azzardo, 4,4% del mercato mondiale, 400.000 slot-machine e 6181 locali e agenzie autorizzate. 15 milioni sono i giocatori abituali di cui 3 milioni a rischio patologico e circa 800.000 già patologici con una spesa per il servizio sanitario nazionale di circa 5/6 miliardi di euro l’anno per la loro cura. Numeri del gioco d’azzardo lecito che sta distruggendo le persone e le famiglie. In un simile contesto i sindaci reagiscono chiedendo
una nuova legge nazionale fondata sulla riduzione dell’offerta e il contenimento dell’accesso, con adeguata informazione e un’attività di prevenzione e cura, attività che Guidizzolo ha avviato da qualche mese approvando un progetto elaborato da ‘Ethica Consorzio Cooperative Sociali’. I sindaci chiedono inoltre leggi regionali dove siano esplicitati i compiti e gli impegni delle Regioni per la cura dei giocatori patologici, per la prevenzione dei rischi e per il sostegno alle azioni degli Enti locali. Infine chiedo-
no che sia consentito il potere di ordinanza dei sindaci stessi per definire l’orario di apertura delle sale gioco e per stabilire le distanze delle stesse dai luoghi sensibili e sia richiesto ai Comuni
e alle Associazioni locali il parere preventivo e vincolante per l’installazione dei giochi d’azzardo. Impegnandosi ad organizzarsi in rete territoriale tra Enti, forze dell’ordine e Associazioni al fine
di attuare attività di prevenzione e contrasto attuando percorsi di formazione per costruire nuovi atteggiamenti e nuove mentalità recuperando i valori fondanti delle nostre società.
La fattura della Tares L’inoltro a fine agosto della fattura relativa al pagamento della Tares impone un chiarimento. Anche, ma non solo, in relazione ad alcune argomentazioni di cui si ha notizia e che necessitano di un momento di chiarezza. Nei primi mesi del 2013 abbiamo tutti pagato le ultime rate del servizio di raccolta, trasporto e smaltimento rifiuti e delle altre attività accessorie del 2012. Quella ricevuta in agosto è la fattura di acconto per il 2013 per gli stessi servizi, con il nome di Tares, Tassa Rifiuti e Servizi. Così voluta dalla normativa nazionale. La quale prevede anche un contributo di un importo ulteriore di
30/40 centesimi al metro quadro di superficie occupata, ulteriore importo tutto a favore dello Stato. Per quanto attiene la sola ex tariffa rifiuti la differenza tra 2012 e 2013 è contenuta in meno del 1%, inferiore persino al normale aumento Istat. Ciò è stato reso possibile grazie al nuovo sistema di raccolta differenziata spinta e, naturalmente, alla collaborazione di tutti gli utenti. Da ultimo ci preme ricordare quale è stato l’impegno di questa Amministrazione nel settore. Immediatamente dopo l’insediamento nel 2011 ci si trovò a dover portare all’esame del Consiglio comunale il Piano finanziario del
servizio rifiuti, Piano che prevedeva un aumento delle tariffe del 40% accanto ad un recupero per il 2010 di una percentuale a due cifre. Con il progetto del passaggio alla raccolta differenziata spinta, unito all’anno transitorio nel quale il servizio venne rivoluzionato chiedendo ai guidizzolesi qualche sacrificio in più, si riuscì ad evitare quello che, diversamente, sarebbe stato un vero e proprio salasso. Questi sono gli atti ufficiali noti a tutti coloro che in questi due anni hanno avuto modo o hanno inteso aggiornarsi sull’argomento.
Chiesto lo stato di calamita’ per le fortissime piogge La nota di 4 Comuni, Guidizzolo, Cavriana, Solferino e Ceresara, è partita ai primi di settembre. Indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Regione Lombardia e della Provincia di Mantova, alla Prefettura e al Consorzio di Bonifica Alta e Media Pianura Mantovana richiede il riconoscimento dello stato di calamità a seguito delle piogge violentissime dello scorso 27 agosto quando i quattro Comuni, con epicentro Guidizzo-
lo, sono stati colpiti da precipitazioni atmosferiche eccezionali: 120 mm. circa di pioggia in due ore, una quantità solitamente registrata in due mesi. A Guidizzolo sono confluite anche parti delle acque provenienti dai Comuni di Solferino e Cavriana. Vastissime le porzioni di territorio urbano ed agricolo interessate: allagamenti di scantinati e zone produttive, inondazioni di colture agricole in una zona di altissimo pregio... Ingentissimi i danni, le
prime stime complessive superano il milione di euro. Da qui la richiesta del riconoscimento dello stato di calamità da parte dei 4 sindaci e, per quanto di rispettiva competenza, gli interventi necessari sui reticoli idrici al fine di evitare altre simili calamità. Ricordiamo che ormai questi eventi si manifestano con sempre maggior periodicità; quello precedente a questo ha interessato questi Comuni ed altri contermini il 24 maggio 2013.
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Consegnata al Comprensivo una nuova ala della primaria “Gli obiettivi che questa Amministrazione si è posta nel dar corso ai lavori di ampliamento di questa scuola come alla realizzazione del nuovo edificio per l’Infanzia ormai in dirittura d’arrivo sono sempre presenti nei Piani per il Diritto allo studio approvati in questi anni: garantire il miglior livello qualitativo possibile per le attività didattiche e per la formazione dei nostri ragazzi, sia per quello che riguarda le strutture, sia per le opportunità di ampliamento dell’offerta formativa, in collaborazione con il corpo docente e tutta la comunità dei genitori, ponendo una attenzione particolare alle situazioni di difficoltà e di disagio”. In queste parole di saluto del sindaco Sergio Desiderati a tutti i presenti, ragazzini della primaria con la dirigente Carla Lombardi ed i loro insegnanti in testa, stanno le motivazioni che hanno spinto le amministrazio-
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ni comunali, la precedente e l’attuale, a progettare, realizzare e portare a compimento una nuova ala della scuola primaria consegnata ufficialmente all’Istituto Comprensivo lo scorso 14 settembre. Motivazioni poi riprese dalla vice presidente della Provincia e assessore alle politiche scolastiche Francesca Zaltieri la quale ha ribadito come sia giusto ‘…investire nella scuola per favorire la crescita privilegiando la nostra maggiore ricchezza: il capitale umano rappresentato dai nostri ragazzi’. Il sindaco poi, ringraziando la precedente amministrazione per aver voluto questo ampliamento e gli assessori che vi hanno dedicato energie e tempo, ha ricordato l’opera educativa di don Bosco e don Milani, due pilastri da cui attingere in ogni momento. “Ricordatevi che l’educazione è cosa del cuore”, ha detto Desiderati richiamando don Bosco, ‘Il cuore che i genitori mettono nel seguire e far crescere i figli; il cuore degli insegnanti, che giorno per giorno li seguono nelle attività didattiche; il cuore della comunità di Guidizzolo che si prende cura delle proprie giovani generazioni; il cuore dei ragazzi che, a volte magari pigramente, frequenteranno la scuola; il cuore dell’Amministrazione comunale che consegna oggi alle attività didattiche
questa nuova ala della scuola come segno tangibile dell’interesse di tutti noi di continuare a crescere nell’armonia e nel benessere consapevoli che solo da un sempre continuo ‘risveglio culturale’ sarà possibile guardare con fiducia oltre le difficoltà dell’attuale momento storico’. Francesca Cappa dello Studio dell’arch. Francesco Cappa che ha curato la progettazione, prima della benedizione di don Nicola Ballarini e la visita alle aule, ha spiegato l’intervento costato un milione e 50.000 euro. Quattro aule dotate delle moderne tecnologie e già dimensionate per 30 alunni, aula di psicomotricità, laboratori, servizi e ripostigli. Una struttura studiata già per un possibile ampliamento qualora nel tempo se ne presentasse la necessità.
Nozze d’oro e di diamante Iva Artioli e Enrico Fontana sposati il 26 luglio 1952 a Guidizzolo (don Gino) viaggio di nozze… a Peschiera con il carretto e l’asino del Bigio (Artioli), poi a Verona con il treno. sposati da
61 anni
sposati da
55 anni
Elda Fornari e Luigi (Bigio) Artioli sposati il 22 novembre 1958 a Volta Mantovana (don Braghini) alle sei del mattino, dopo una veloce tavola bianca, viaggio di nozze a Mantova con la Topolino, alla sera cena con agnoli in Trattoria, rientro a casa e alle 5 del mattino successivo “giro del latte” con la Balilla.
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I Porrini: orticoltori da 100 anni L’orticoltura a Guidizzolo è una attività che ha radici remote, risalenti almeno agli inizi del secolo scorso. Alcune famiglie in particolare hanno portato avanti e sviluppato questa tradizione che oggi, grazie all’evoluzione tecnologica, mantiene un peso importante nell’economia locale, ma che richiede ancora e sempre fatica, sacrificio e sudore. All’inizio fu Luigi Porrini. Era il 1902 quando si trasferì da Medole a Rebecco ed iniziò qui a coltivare tre biolche di terra in affitto dedicate alla coltivazione di ortaggi o meglio, come si diceva allora, erbaggi. Si coltivava un po’ di tutto, dai fagioli ai piselli, dalle patate ai peperoni, dai fagiolini alle verze. Si coltivava come facciamo oggi nei nostri orti familiari, ovvero manualmente. E tre biolche sembrano poche, ma poche non erano quando si dovevano vangare, dissodare e zappare a mano. Anche l’irrigazione era manuale, con l’acqua cavata dal pozzo, ancora con l’asino che girava in tondo, e trasportata sul campo con il mastello sulla carriola.
Porrini Luigi agli inizi del ‘900
Tutta la famiglia partecipava al lavoro nei campi e, occasionalmente, vicini e parenti potevano dare una mano nel momento del bisogno, com’era abitudine in quell’epoca. Il raccolto, sempre fatto a mano, veniva consegnato ai rivenditori locali e, una volta a settimana, portato con carretto e cavallo al mercato di Brescia, con un viaggio che durava tre giorni tra andata e ritorno. Il metodo di coltivazione rimase invariato per tanto tempo, anche quando a Luigi successe il figlio Zozimo, classe 1890, con la moglie Luigia. È solo nel dopoguerra, specie con l’arrivo della corrente elettrica, che inizia la trasformazione dell’azienda, a cominciare dall’irriga-
Porrini Zozimo
Porrini Bruno
zione, con l’acqua estratta con motori elettrici, quindi più disponibile. É così che si comincia ad aumentare la superficie coltivata ed è il momento in cui l’attività è retta dai figli di Zozimo, Bruno ed Umberto, con le rispettive consorti, Enza e Argenta. È del 1954 la licenza per commercio all’ingrosso rilasciata dal Comune di Guidizzolo, ma l’iscrizione alla Camera di Commercio di Mantova risale al 1913, dal momento che nel 1983 all’impresa agricola di Bruno e Umberto venne conferito un diploma con medaglia d’oro per settant’anni di attività. Da allora l’azienda è cresciuta, in estensione ed in strutture. Oggi può contare su una super-
Porrini Umberto
di Caldognetto Angela
orario continuato 8.00 - 18.00
è gradito l’appuntamento cell. 347 4125083
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ficie in proprietà di circa 100 biolche, di cui 30 a serre, oltre ad altre 60 biolche in affitto temporaneo. Flavio e Stelio, subentrati ai rispettivi genitori, hanno portato l’azienda a specializzarsi dal 2002 nella coltivazione di insalate, avendo tralasciato quella delle patate, verze e torciglioni. “L’insalata – ci dice Flavio – è raccolta di prima mattina e conservata in celle frigorifere, arriva comunque sui banchi della grande distribuzione e dei mercati generali entro 24 ore dalla raccolta. I mercati ortofrutticoli riforni-
ti sono sparsi un po’ in tutto il Nord Italia, da Verona ed Udine, da Torino fino a Firenze.” “Naturalmente – continua - la raccolta è fatta tutta ancora interamente a mano. Solo le operazioni di preparazione del terreno, di trapiantatura e di irrigazione non sono più quelle di una volta.” Una superficie così estesa richiede naturalmente più manodopera, che oggi arriva mediamente a circa venticinque unità, compresa naturalmente la forza lavoro della famiglia, costituita oltre che da Flavio e Stelio , anche da Loreta, Chiara, Maria e dall’ultima generazione: Alida, Lisa e Giada. Saranno loro, se lo vorranno, ad avere il compito di proseguire nell’attività, ben oltre il secolo. E intanto si guarda già al futuro e ad adeguarsi alle nuove esigenze,
Raccolta dell’insalata in pieno campo
anche del mercato, partecipando come soci sia alla cooperativa O.P., fatta da nove orticoltori di Guidizzolo e dintorni, sia alla nuova società “Semprefresco”. Entrambe queste iniziative sono la riprova di come Guidizzolo possa ben essere definita la “piccola capitale dell’insalata”. E i Porrini sono una componente significativa di questa realtà, oltre che gli eredi di una delle famiglie che, insieme ai Ramazzotti ed ai Ferrari, hanno iniziato la storia dell’orticoltura guidizzolese.
Graziano Pelizzaro
Veduta aerea dell’azienda Porrini
Primi trasporti motorizzati
Porrini Zozimo in un campo di peperoni e verze
Pausa pranzo con i braccianti
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Beautify hair fashion trend
Andreea
Angelo Azzini, titolare e geniale hair stylist del negozio “Trend by Angelo”, anche quest’anno ha messo alla prova le proprie doti artistiche per partecipare a un concorso di livello mondiale che si terrà prossimamente a Los Angeles. Le linee guida di questa sfida indetta dalla ditta Goldwell, dall’evocativo titolo “Color Zoom - Beautify Collection”, riguarda stili, tagli e colori molto differenti tra loro: alcuni audaci e decisi, altri più morbidi e facilmente portabili nella vita di tutti i giorni. Meravigliosa la varietà di colori presentati con accostamenti interessanti: biondi freddi e rosa pallidi, azzurri acqua che ricordano i mari caraibici, rossi caldi mixati a fucsia intensi. I lavori proposti da Angelo sono audaci, coraggiosi e rappresentano bene lo stile composito che contraddistingue queste ampie linee guida dettate dalla Goldwell. Lo stile urbano, notoriamente propenso alla omologazione del soggetto, ci sorprende presentando tendenze disparate, quasi antitetiche per portare alla luce l’individualità di ognuno di noi. Ben fatto il trucco delle modelle, di cui si sono occupate Debora e Giulia del negozio “Emotion” di Cavriana. Un ringraziamento particolare a Stefano Bacchi che con grande passione ha eseguito il servizio fotografico. Complimenti a tutti e un ‘in bocca al lupo’ per il futuro!
Debora
Daria
Daria
MacBook
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Anagrafe - Stato Civile - Elettorale: Da lunedì a venerdì: dalle 10.00 alle 13.00 mercoledì: dalle 14.30 alle 17.30 sabato: reperibilità, solo per decessi cell. 347 8074979 Segreteria - Ragioneria - Tributi - Ufficio tecnico Scuola - Teatro - Segretariato sociale: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10.00 alle 12.30 mercoledì: dalle 14.30 alle 17.30 Assistente sociale: mercoledì e venerdì
dalle 10.00 alle 13.00
Polizia Locale: mercoledì e sabato
dalle 9.00 alle 11.00
Municipio (centralino) - tel. 0376 819201 Vigili Urbani - tel. 0376 840241 Teatro e manifestazioni - tel. 0376 1620428 P.E.C.: guidizzolo.mn@legalmail.it
ORATORIO SAN LORENZO ORARIO DI APERTURA 1ª e 3ª DOMENICA Maggio - Settembre dalle 17.00 alle 19.00 Ottobre - Aprile su prenotazione 335 422406
BIBLIOTECA tel. 0376 840435
estate
inverno
lunedì 9-12 / 15-19 martedì 9-12 giovedì 15-19 mercoledì venerdì 9-12 sabato
9-12 / 14.30-18.30 14.30-18.30 14.30-18.30 9-12 9-12
ASSOCIAZIONI Pro Loco - tel. 0376 1620426 Gruppo Alpini Guidizzolo - tel. 338 4597404 AVIS - AIDO - tel. 0376 840177 Raphaël - Ambulatorio Castel Goffredo 0376 771292 GVG-Gruppo Volontari - tel. 0376 818240 Calcio Guidizzolo - tel. 0376 819172 Ciclo Club 1977 - tel. 0376 818189 Tennis Club Guidizzolo - tel. 0376 818382 Amici di Rebecco - tel. 0376 819678 Centro Sociale “La Mimosa” - tel. 339 3538192 Canile Comunale - tel. 0376 819716
CIMITERO Apertura tutti i giorni della settimana Gen. Feb. Nov. Dic. Marzo e Ottobre da Aprile a Settembre
dalle 8 alle 17 dalle 8 alle 19 dalle 8 alle 20
PIAZZOLA RIFIUTI Lunedì Mercoledì e Venerdì dalle 14.30 alle 17.30 Sabato: dalle 9 alle 12 e dalle 14.30 alle 17.30
AMBULATORI MEDICI • Dr.ssa Emi Ghisolfi - Cell. 333 8356733 Prenotazione visite: 0376 840433 (8.30-12.30) Lun. Gio. Ven.: dalle 16 alle 19 (su appuntamento) Mar. Mer. Gio.: dalle 10 alle 13 (su appuntamento) • Dr. Orfeo Valerio Galvani Ambulatorio 0376 819794 - Abitazione 0376 819096 Lun. Mar. Mer. Gio.: dalle 9,30 alle 12,30 Mer. Ven.: dalle 16,30 alle 19,30 (su appuntamento) • Dr. Giuliano Ponti Ambulatorio 0376 819475 - Abitazione 0376 819177 Lun. Mar. Mer. Ven.: dalle 10 alle 12.30 Giovedì: dalle 16.30 alle 19 Ambulatori medici presso sede AVIS • Dr.ssa Doriana Bertazzo Riceve su appuntamento tel.0376 83040 - 838500 Martedì dalle 17 alle 18,30 Giovedì dalle 8,30 alle 9,30 • Dr.ssa Angela Gatti - tel. 338 2619350 Lunedì - Mercoledì - Venerdì: dalle 17.30 alle 18.30 Ambulatorio Medole - tel. 0376 898109 • Dr.ssa Vincenza Di Marco Riceve su appuntamento tel. 335 1736606 Lunedì - Martedì - Venerdì: dalle 10.00 alle 11.00 Mer.: dalle 16.00 alle 17.00 Gio.: dalle 10.30 alle 11.30 • Pediatra di base Riceve su appuntamento tel. 0376 631797 NUMERO VERDE FARMACIE DI TURNO tel. 800 228521 (Guidizzolo 0376 819005)
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