Editore: Centro Culturale San Lorenzo 46040 Guidizzolo (MN) - Tariffa R.O.C.: ”Poste Italiane s.p.a. - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27-02-2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB - BS
BIMESTRALE DI ATTUALITÀ, CRONACA, CULTURA E POLITICA - GUIDIZZOLO MN
Foto Michele Galli ANNO XX N. 114 - GIUGNO 2014
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DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Dal Prato CAPO REDATTORE Graziano Pelizzaro REDAZIONE Giulia Avanzi Laura Leorati Francesca Lugoboni Elodio Perani Sandra Tosi Paolo Zani COLLABORATORI Giorgio Arienti Sante Bardini Chiara Bianchera Annalisa Cappa Michele Galli Luca Ghizzi Daniele Guerra Marta Leali Donatella Lusenti Francesca Pesci Luca Piazza Antonio Quiri Marisa Rodighiero Mariavittoria Spina Giulia Stuani Davide Truzzi Giovanni Zangobbi PROGETTO GRAFICO Claudia Dal Prato EDITORE Centro Culturale “San Lorenzo” via Virgilio, 25 46040 Guidizzolo (MN) Tel. 348 3115232 e-mail: redazione@lanotiziaguidizzolo.com Sito internet: www.lanotiziaguidizzolo.com R. O. C.: N° 9434 del 16-10-00 Aut. Tribunale di Mantova N° 8/95 del 30-05-1995
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sommario 3 Editoriale 4 Quei del furmai. Ghisolfi 6 La mia cucina 8 Cronaca 15 Intervista al Presidente della Provincia 16 Anima e Cuore 17 Pro Loco 18 Una vita così: Lino Fezzardi 19 Lacrime D'Arte 20 Appunti di viaggio20 22 Quattro bagole 23 Psicologia 24 Arte e dintorni Letteratura 25 Arte e dintorni Recensioni 26 Arte e dintorni Recensioni 27 Arte e dintorni Cinema 28 Arte e dintorni Recensioni 30 Arte e dintorni La nostra storia 31 Ricette 32 Gruppo Micologico Naturalistico 33 Ente Filarmonico 35 Fra il divino e l'umano 36 Notizie dall’Amministrazione 39 Numeri utili
Foto di copertina: Primavera
- Michele Galli
Invitiamo i lettori a proporre, per le rubriche, problemi o situazioni che siano di interesse generale. 2
editoriale
Graziano Pelizzaro
Luci ed ombre dei comitati Capita ogni tanto che i cittadini che si trovano a condividere un obiettivo comune si riuniscano in un comitato. Probabilmente il “comitato” è la forma più semplice di partecipazione alla vita sociale e di rappresentazione democratica. La sua natura giuridica è regolata dal codice civile che così li descrive: “i comitati di soccorso o di beneficenza e i comitati promotori di opere pubbliche, monumenti, esposizioni, mostre, festeggiamenti e simili…” Per la legge sono delle aggregazioni per così dire “positive”, volte a promuovere e favorire iniziative di pubblica utilità. La nostra esperienza invece è un po’ diversa. Da noi più spesso si hanno comitati “contro” qualcosa, piuttosto che comitati “a favore” di qualcosa. Non che da noi manchino le iniziative benemerite, anzi! Il nostro paese si distingue per l’elevato numero di associazioni di volontariato, a tutti i livelli. Ma, appunto, chi vuole impegnarsi a favore di qualcosa di positivo preferisce la forma dell’associazione, giuridicamente più chiara e responsabile. La forma del comitato, invece, richiede meno formalità e meno responsabilità, meno esposizione personale, meno identificabilità. Riunirsi in comitato consente di ottenere visibilità, specie sulla stampa, senza esporsi di persona. A volte questo è un bene, quando l’interesse comune prevale sul singolo individuo. Talvolta però la scarsa esposizione personale potrebbe favorire la strumentalizzazione di chi spacciasse per interessi comuni quelli che sono prevalenti interessi di parte. In genere questi comitati sono “contro” qualcosa e spesso sono imparentati con l’uno o l’altro dei partiti politici. Scorrendo le pagine della cronaca, recente e passata, si trovano comitati contro centrali, dal nucleare al biogas, o contro altre opere pubbliche, siano esse di interesse nazionale, come la TAV, o di interesse locale, come la tangenziale o la scuola materna. Celarsi dietro un comitato consente di far apparire una iniziativa politica o di parte come se fosse espressione della società civile, qualcosa di genuino che nasce tra la gente e non nelle ristrette stanze di parte. Qualcosa che assume così maggiore credibilità agli occhi della gente e maggiore attenzione da parte degli organi d’informazione. Chi legge una certa notizia su un giornale, infatti, inevitabilmente si pone in atteggiamento diverso se vede che la fonte è un partito o comunque una certa parte, piuttosto che se l’origine è nella cosiddetta società civile. Una forma di rappresentanza democratica che quindi può risultare distorta e travisante. Se poi l’obiettivo non viene raggiunto e viene meno la ragione stessa dell’esistenza del comitato, nessuno è chiamato a rispondere degli eventuali danni che l’azione di intralcio può aver provocato, ad esempio, su un’opera pubblica. Prendiamo ad esempio la scuola materna di Guidizzolo. Le argomentazioni sollevate a suo tempo da un comitato, alla prova dei fatti si sono rivelate infondate e strumentali. L’unico risultato che hanno ottenuto è stato quello di ritardare non poco la realizzazione di una scuola di cui sempre più, oggi, riconoscono la validità. I comitati nascono come una forma nobile di rappresentanza, ma talvolta possono trasformarsi nella foglia di fico della democrazia.
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Quei del furmai Tutti sappiamo che “catà quel del furmai” ha un’accezione negativa però, a Guidizzolo, parlando di “quei del furmai” il pensiero va alla famiglia Ghisolfi che, da oltre un secolo, si dedica al commercio di prodotti caseari. La storia ha inizio nel 1911 quando i fratelli Ernesto, Emilio e Rosolino, arrivati da un paesino del cremonese, stanziano a Guidizzolo la loro attività,
dapprima alla Corte Ridello, spostandosi poi in via Cesare Battisti e, successivamente, nel 1933, in via Vittorio Veneto, dove li ritroviamo ancora oggi. I mercati però iniziano qualche anno prima: già dal 1927, settimanalmente, Rosolino ed Emilio sono presenti a Salò, Pozzolengo, Desenzano e Guidizzolo. Avendo un solo carretto trainato da cavallo, svolgere l’attività ambulante è particolar-
mente impegnativo: per essere a Salò all’alba del sabato è necessario partire già la sera del venerdì. Tutti i componenti della famiglia contribuiscono al successo dell’impresa: gli uomini commerciando fuori casa, le donne occupandosi del negozio di formaggi e della latteria. È proprio qui che, ogni mattina, massaie e bambini vengono a riempire i loro bricchi e le loro bottiglie di latte fresco. Intanto i figli crescono, Enos e Luca sono adolescenti quando decidono di unirsi ai genitori. I giovani non portano solo nuove forze ma anche un soffio di freschezza ed innovazione alla ditta: si acquistano i pri-
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mi automezzi e le attrezzature per la lavorazione del burro. In realtà non si tratta di veri e propri camion, bensì di automobili adattate appositamente al trasporto delle merci. Arrivano zangole, vasche ed impastatrici in legno massiccio conformate alle esigenze della ditta, in attesa dell’avvento, più tardo, della confezionatrice elettromeccanica che sfornerà panetti di burro di varie pezzature. Gli anni passano, non senza sforzi e sacrifici ma la dedizione premia il lavoro svolto. Negli anni ’50 la famiglia si allarga: Luca sposa Edda che abbandona il proprio impiego di parrucchiera per occuparsi del negozio con la dolcezza e la disponibilità che tutti ricordiamo. È con l’aiuto di collaboratori fidati succedutisi nel tempo e con l’arrivo di Livio che la tradi-
zione dei Ghisolfi continua. Il giovane figlio studia e contemporaneamente aiuta i genitori nell’attività di famiglia. Apprende da Luca i segreti del mestiere e acquisisce l’esperienza necessaria per occuparsi autonomamente dei mercati e del commercio all’ingrosso; oltre a questo sviluppa una fine capacità di selezione che lo guida nell’acquisto dei prodotti, sia da vendere che da stagionare. La gestione del negozio resta affidata a Edda e Francesca, fedele aiutante, ormai considerata una di famiglia, successivamente affiancata da Tania. Questa è la storia dei Ghisolfi, una storia di passione e dedizione per il proprio lavoro, di tradizione ed innovazione simultanee, conosciute anche al di fuori di Guidizzolo attraverso fiere e sagre, come quella di Anghiari alla quale annualmente Livio partecipa con non poche soddisfazioni. I riconoscimenti non mancano ma la gratificazione maggiore è data dalla costante presenza di clienti, storici e non, che apprezzano la qualità dei prodotti e ogni giorno scelgono di portare un tocco dello spaccio Ghisolfi sulle loro tavole.
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La mia cucina C’è del vero nella canzoncina che sollecita a battere le mani al direttor perché è un uomo di valor. Qualche tempo fa infatti viene da me Andrea Dal Prato, mi sbatte sul tavolo quattro fascicoli, scritti e stampati al computer, e mi dice: “Voglio – l’imperativo è carattere tipico di tutti i direttor – un articolo”. L’autore era un certo Beppe D’Alba ed il titolo dei quattro tomi era “La mia cucina”. Sono rimasto vivamente sorpreso ed ammirato. Distribuita in vari capitoli che andavano dagli antipasti ai cocktails era raccolta la passione di un uomo che a cinquant’anni libera finalmente il cuoco che c’era in lui e, sbalzato di sella sulla strada della forchetta, si mette a sfornare (verbo appropriato) manicaretti deliziosi alla vista ed al palato. Ho chiesto al direttor Andrea di poterlo incontrare. Siamo seduti al tavolo della Associazione “Le due torri” nei padiglioni della Fiera della Possenta ed ho Beppe D’Alba davanti a me. Lo guardo con una certa curiosità cercando di capire il suo interiore homine perché il lavoro che ha fatto è di rango veramente ragguardevole. L’aspetto è rasserenante, la voce pacata, il viso sempre sorridente ed i modi da autentico signore. Gli dico che faccio fatica a capire le modalità, i tempi e le motivazioni di un’attrazione verso i fornelli in età piuttosto avanzata eppure così intensa e totalizzante. Mi spiega che la vocazione, per la verità, non gli è giunta del tutto inaspettata. È nato a Tripoli da genitori siciliani. Secondo di tre fratelli, già
da piccolo provvedeva al desco familiare cucinando gli spaghetti preparati dalla mamma ricoverata in ospedale. Il padre, geometra del genio civile italiano ma passato negli ultimi anni alle dipendenze dell’amministrazione inglese, arrivava a casa verso le due del pomeriggio e trovava la pasta fumante, appena scolata ed abilmente condita. Con la famiglia si trasferisce prima a Reggio Calabria, poi a Roma ed infine, nell’inverno del 1953, a Brescia dove vede con gioia e stupore la prima neve. Si diploma perito industriale meccanico presso l’Istituto Castelli di quella città. Ha il vivo ricordo del prof. Arduino che per tenere sveglia l’attenzione degli studenti, sempre piuttosto labile e recalcitrante, recitava al momento ed alternativamente la parte di don Abbondio e dei bravi. Viene assunto come addetto alle vendite da varie ditte, gira l’Italia dappertutto, consuma ben trentacinque auto. Si fa valere, le mansioni diventano sempre più rilevanti, le responsabilità si estendono ed arriva come alto funzionario a dirigere l’ufficio vendite della “Ce-
menteria Adriasebina Lafarge”, prima presso lo stabilimento di Tavernola bergamasca, poi presso quello di Pescara. Non ha figli ed è sposato in seconde nozze con la amatissima Adelina. La signora gli sta accanto ed intuisco la sua solerte e devota complicità nella passione di Beppe. Sa preparare infatti una pastiera napoletana di assoluto livello, da saggio accademico. D’Alba ha scritto la sua opera rifacendosi abbondantemente alla cucina meridionale in quanto ha avuto come maestra di vita e di fornelli la madre. Ha un suo gusto originario che trae dai sapori intensi di quella terra ed è virtuoso di caratura ragguardevole per cui ogni ricetta che ne titilla l’intima passione, viene da lui - non può proprio farne a meno – passata ad una rigorosa analisi da gastronomo dabbene ed eziandio provveduto e quindi adeguata ai suoi parametri palatali. Il rigore, quasi maniacale, lo induce a prescrivere l’uso del termometro da cucina. Talvolta si produce, sfoderando tutto il suo valore, in incontri conviviali con gli amici. È gratificato solamente quando vede gli ospiti compiaciuti e fe-
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lici. Gode allora di una gioia totale, quasi incommensurabile. Parlando di sodali mi magnifica la singolare peculiarità dell’amicizia siciliana: è assoluta, incondizionata ed illimitata nel dare come è esigente nel contraccambio. Rispondo che è una concezione che non mi piace perché a mio parere l’amicizia vera è solamente quella che dà e non pretende nulla. È d’accordo. Conosce bene questo atteggiamento assai frequente nei meridionali ma la sua naturale signorilità non gli consente di condividerlo: ricevere un dono lo mette a disagio, farlo lo rende felice. Ci inoltriamo nel suo ricettario. È una silloge vasta, completa, sempre orientata verso i mangiari della tradizione anche se sottrae qualche ingrediente o ne modifica i dosaggi o aggiunge qualche tocco personale per dare vivacità e completezza. Il linguaggio è accattivante, semplice e chiaro, ammette talvolta il dado in omaggio alle fatiche delle donne di casa e le sue cipolle devono essere sempre “cicciotte”. Il contesto è dunque illuminante, se ne trae la certezza di un amore intenso, mai sopraffatto dall’esagerazione ma sempre trattenuto da un equilibrato senso gustativo ed estetico. Dai fascicoli salta fuori in tutto il suo incanto la cucina della famiglia storica italiana, quella di casa nostra, certamente saporita e decisa ma mai debordante (anche se c’è la perentoria autorità del
peperoncino) nell’abuso, nella smoderatezza. Nel corso della chiacchierata salta fuori un’asserzione curiosa, davvero singolare: gli piace il nome Beppe ma gli sarebbe piaciuto assai di più chiamarsi Pippo. Lo dice sfoderando un sorriso ingenuo ed imbarazzato quasi come quello del bambino trovato in prossimità della marmellata. È un lampo di stupenda verità. Vi ritrovo infatti una istintiva vocazione alla cordialità, all’amicizia, al contatto umano senza le mediazioni formali di una società fondata sul convenzionalismo. Al vezzeggiativo è sottesa la proposta, la sua proposta, di un rapporto amicale spontaneo ed immediato, istinto peculiare degli spiriti superiori. Qual è il piatto che ama maggiormente ? Il viso gli si illumina d’immenso. È, ma non poteva essere altrimenti, il “Risotto alla Beppe”. Ne riporto la ricetta come giusto guiderdone al valore di un artista. Ingredienti: riso carnaroli o vialone nano: g 600, brodo di carne q.b., salsicce o pesto mantovano: g 450, cipolla: una cicciotta, sedano: una costola, carota: una, aglio: 2 spicchi, funghi secchi: una manciata, noce moscata: la punta di un cucchiaino, chiodi di garofano: 4–5, cannella: la punta di un cucchiaino, zafferano: due bustine, burro: una noce, alloro: tre foglie, latte: un bicchiere, vino rosso corposo: un bicchiere, grana: un etto, olio evo: quattro cucchiai.
Esecuzione: tritare finemente i funghi e metterli nel latte caldissimo assieme a cannella, chiodi di garofano, noce, zafferano ed alloro. Nettare e tritare finemente cipolla, sedano, carota ed aglio e fare appassire con olio evo nella risottiera di Adelina. Addizionare poca acqua per non far scurire la cipolla. Quando il tutto è ristretto unire le salamelle sbriciolate con cura. Fare andare per qualche minuto e quindi addizionare il vino precedentemente riscaldato al microonde. Versare ora il riso e farlo tostare. A fiamma allegra iniziare la cottura versando il brodo, poco alla volta, perché il riso “deve avere sempre sete”. A metà cottura dare un tocco gentile con il latte ben caldo ed i suoi ingredienti e poi riprendere nuovamente con il brodo. Verso la fine levare i chiodi di garofano e l’alloro. Spegnere il fuoco, incorporare il burro e subito dopo il grana grattugiato. Lavorare con decisione. Incoperchiare, far riposare un paio di minuti, versare in un ovale da portata e servire.
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Pranzo a favore della Caritas
Domenica 23 marzo nel salone dell’oratorio parrocchiale si è svolto un pranzo aperto a tutti, il cui ricavato è stato destinato a favore della Caritas parrocchiale, per aiutare le persone che si trovano in situazione di bisogno, purtroppo sempre più numerose anche nel nostro paese. I numerosi partecipanti che hanno accolto l’invito a prendere parte al pranzo, formati soprattutto da giovani famiglie, hanno potuto gustare un ottimo menu, cucinato dalle abili cuoche del Circolo Anspi. Per continuare il momento di convivialità, al termine del pranzo è stata organizzata una tombola di cinque giri, presentata sapientemente dai volontari del Circolo Anspi, i cui premi in natura sono stati offerti da negozi e aziende del paese, ed il ricavato è stato devoluto sempre alla Caritas. Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito in vario modo alla buona riuscita di questa iniziativa benefica, perché le persone che la Caritas assiste hanno sempre bisogno di aiuto. Tra le ultime iniziative della Caritas diocesana di Mantova, che ha interessato tutte le Parrocchie, si ricorda quella iniziata nel periodo di Quaresima, denominata “Ne vale la spesa”. Consiste nel riempire una borsa della spesa di beni alimentari a lunga conservazione, consegnarla alla Parrocchia o al centro d’ascolto e la Caritas provvede a distribuirla a chi si trova nel bisogno.
Il “Senso del mangiare”
Nel mese di aprile ha “aperto le porte” un nuovo negozio in via Vittorio Veneto, 2, che si chiama “IL SENSO DEL MANGIARE”. All’inaugurazione dell’esercizio, centinaia di persone hanno potuto veramente apprezzare il vero senso del gusto, uno dei sensi che più fa apprezzare la vita. Tavole imbandite con prodotti per tutti i “gusti”, dal pesce, con favolosi gamberoni con l’ananas, ai tortini di salmone, dal prosciutto crudo ai salami squisiti, dalle frittatine al cotechino, a friabilissimi panini di pasta sfoglia, per finire in allegria coi
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dolci. Ad innaffiare il tutto vini bianchi e rossi veramente pregevoli. Una festa molto riuscita che i cuochi sperano di poter continuare con la loro gastronomia di piatti tipici, ricette della tradizione, pasta fresca e gustose prelibatezze. Oltre a tutto questo è anche previsto il nuovo ed esclusivo servizio del “cuoco a domicilio”. Per pranzi/ cene importanti e ricevimenti, ci sarà uno chef a disposizione per tutti coloro che vorranno fare una bella figura senza lo stress di: “oddio! Cosa preparo per gli invitati?”.
Finali dei campionati studenteschi
Le strutture del Centro Sportivo comunale di Guidizzolo sono state ancora una volta al centro dell’attività tamburellistica. Dopo aver ospitato i primi Campionati del Mondo di palla tamburello, è stata la volta dei Campionati regionali lombardi studenteschi. Centinaia di ragazzi, accompagnati dal Coordinatore scolastico dei giochi Sergio Vernizzi, sono stati accolti da Renato Pasini, referente comunale per lo sport, in una delle strutture d’avanguardia della provincia di Mantova. E tutti si son dati battaglia in questo sport, il tamburello indoor, che sta acquistando sempre più appassionati. L’open è da sempre molto seguito nelle nostre zone ma all’indoor bisogna guardare con sempre maggior attenzione in quanto rappresenta sicuramente una fetta importante nel futuro del tamburello. Gioco veloce ed immediato ospitato nei palazzetti dello sport e di grande impatto. E così lo hanno interpretato e vissuto
anche tutti i ragazzi a Guidizzolo dando vita ad incontri di livello che hanno appassionato i presenti. Mantova. Bergamo, Brescia e Varese le province, peraltro forti di tradizione, che hanno portato studenti a questa fase finale dove i ragazzi mantovani hanno fatto segnare una buona supremazia. Questi i risultati finali. Categoria Cadette: 1° Istituto Comprensivo San Macario (VA), 2° IC Castel Goffredo (MN), 3° IN Canonica d’Adda (BG), 4° IC Azzano Mella (BS). Categoria Cadetti: 1° IC Volta Mantovana (MN), 2° IC San Macario (VA), 3° IC Canonica d’Adda (BG), 4° IC Azzano Mella (BS). Categoria Allieve: Istituto Superiore Enrico Fermi (MN su IS Oberdan Treviglio (BG). Categoria Allievi: 1° IS Enrico Fermi (MN) 2° IS. Riva Sarnico (BG). Complimenti ai partecipanti, all’organizzazione ed alla struttura ospitante sono venuti da Emilio Crosato e Enzo Cartapati, rispettivamente presidente nazionale e regionale della Federazione Palla Tamburello.
Ampliamento alla Casa di riposo
Chi è passato per piazza Mutti in questi ultimi tempi, si sarà chiesto cosa nascondono quelle palizzate sul lato sud. Ebbene penso che sia arrivato il momento di svelare l’arcano. Si tratta di un ampliamento della locale Casa di Riposo per ulteriori dieci posti letto di sollievo che a differenza dei due posti già attivi in struttura avranno meno vincoli di durata nell’utilizzo. Il progetto è datato (fine 2007) ma si sono dovute soppesare le varie possibilità di allocazione di-
versa che via via si sono presentate. Alla fine, tornati al progetto base, dopo aver acquistato una porzione di ex fabbricato confinante con la proprietà ed espletate le varie gare di appalto si è potuto dare il via ai lavori all’inizio di aprile 2013, che ,dopo qualche rallentamento iniziale per le solite “sorprese” del sottosuolo, stanno procedendo alacremente nonostante il tempo non sia stato sempre clemente per la frequente pioggia. L’intervento dovrebbe concludersi a fine estate/ inizio autunno.Come detto si tratta di dieci posti suddivisi in cinque stanze a due letti con bagno per ogni camera, oltre a soggiorno/pranzo, ambulatorio, palestra ed altri locali di servizio. La nuova struttura sovrasta ma non si appoggia sull’esistente Centro Diurno in base alle ultime normative antisismiche e ciò spiega i numerosi pilastri che vedrete ad opera finita. Merita segnalazione la lunga balconata che si affaccerà su piazza Mutti. Il costo dell’investimento sarà sostenuto da un corposo contributo a fondo perduto della Cariverona, da specifico mutuo che abbiamo perfezionato in questi giorni e da fondi propri dell’Ente. Relativamente a risparmio energetico e soluzioni ambientali, verranno installate luci a led dove le lampade resteranno accese h24 (corridoi), verrà eseguito un altro impianto fotovoltaico per il pieno autoconsumo di energia elettrica e si utilizzerà l’acqua piovana (raccolta in due grandi cisterne interrate) per gli sciacquoni dei bagni. Chiarisco che in questa allocazione, contrariamente a ciò che avviene in Casa di Riposo, l’ospite rimane a completo carico del Servizio Sanitario Nazionale e quindi si avvarrà del proprio medico attuale e dei propri farmaci anche se sarà seguito dalla nostra equipe sanitaria. (C.D.)
Commemorato il 25 aprile
‘Siamo qui oggi, ancora una volta, a commemorare una delle giornate nelle quali si è incardinata la nostra storia. La ricorrenza del 25 aprile, pur in una stagione contraddistinta da questioni di grande rilevanza per l’avvenire della nostra
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dei guidizzolesi che nel secolo scorso hanno dato la vita affinchè si affermassero la libertà, la pace, la democrazia in un’Italia unita.
Serata sulla sicurezza
Comunità nazionale a causa della gravissima crisi che stiamo attraversando, è comunque un anniversario irrinunciabile per ribadire le ragioni della coesione nazionale sulla base dei valori forti, indissolubilmente legati alla Resistenza e alla Liberazione dal giogo nazi-fascista. Così la Festa del 25 aprile esprime oggi, forse ancor più che nel passato, per il rigurgito di forze disgregatrici e di tendenze egocentriche sparse un po’ in tutta Europa, tutte fortemente lesive dei valori democratici di uguaglianza e fratellanza, la volontà di contrasto ad ogni forma di oppressione e rafforza il recupero della fierezza e dell’identità italiana’. Ha introdotto così il proprio discorso il sindaco Sergio Desiderati davanti al monumento ai caduti di Piazza Mutti mentre la banda dell’Ente Filarmonico Guidizzolo intonava l’Inno Nazionale. Intorno alla Piazza le rappresentanze civili e militari, i labari delle associazioni: Carabinieri in congedo, Alpini, Protezione Civile, Avis, Aido. In un momento come l’attuale, ha ribadito Desiderati ‘Sarebbe assurdo dire semplicemente che tutto è da cambiare. Certamente molto è da rivedere soprattutto abbattendo le disuguaglianze e gli steccati che tengono uno lontano dall’altro. Ciò sarà possibile per noi se avremo saputo far tesoro di quegli anni sprovvisti del domani; se sapremo veramente considerarci uomini nuovi, figli della pace, della libertà e della democrazia’. Ed un accenno a ben valutare la ‘democrazia virtuale’ ritenuta non autentica espressione di quel vissuto fatto di confronto serio e costruttivo per abbattere tutti gli steccati. In chiusura due ragazzi hanno lentamente letto, uno ad uno, i nomi
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Si è tenuta al M.A.S.e.C.in un clima colloquiale una serata sulla Sicurezza. “Condizione importante per la convivenza civile e da affidare sempre e solo alle forze dell’ordine, le uniche idonee a garantirla con preparazione, modi, strumenti adeguati” ha detto il sindaco Sergio Desiderati nel saluto di benvenuto. Quindi con il neocomandante della Polizia locale Comm. Agg. Federico Bonfioli, che comunica la grossa novità del pattugliamento dalle 7.30 alle 19 oltre servizi mirati per emergenze fino alle 22; visualizzando poi alcuni consigli rivolti agli anziani e raccolti nel vademecum “Occhio alla truffa!”. Ampia e centrale la relazione del Comandante della Compagnia Carabinieri di Castiglione delle Stiviere Capitano Giovanni Pillitteri, presente col Comandante della Stazione Carabinieri di Guidizzolo M.llo Massimiliano Batisti. Illustrando in un filmato l’Arma, patrimonio sociale dal 1814, con compiti sempre più importanti e adeguati ai nuovi tempi, ma rispettosi della filosofia fondante basata su spirito di servizio, senso del dovere, rassicurante presenza. Pillitteri evocando il mondo perduto di fiduciosa apertura all’altro non ha nascosto l’inquietudine dell’Alto Mantovano legata ai furti seriali dei predatori di oggi; specie quando vengono violati “santuari domestici” e con persone al loro interno. Episodi enfatizzati dalla stampa
molto più degli arresti che pure hanno toccato il 18% nel 2012 e il 20% nel 2013 contro una media nazionale del 3%. Per di più in un’area interessata da forte espansione residenziale, entità della popolazione (110mila abitanti), ricchezza (45 % del Pil provinciale), facili vie di fuga come nella statale di Guidizzolo. Elementi attrattivi per una microcriminalità, mai efferata benchè drammatica per chi la subisce, e sempre più difficile da controllare e contrastare. Auspicando in merito un diverso approccio sanzionatorio legislativo. “La sicurezza - ha concluso - è un bene della comunità da difendere facendo rinascere la solidarietà di vicinato, attenti l’un l’altro, allertando nel caso, senza improvvidi e pericolosi fai da te, le forze dell’ordine sempre al servizio dei cittadini.”
Un nuovo diacono guidizzolese
La Chiesa mantovana da domenica 4 maggio ha quattro nuovi diaconi, quattro giovani che tra un anno riceveranno la consacrazione a presbiteri, sacerdoti. Tra questi anche il guidizzolese Daniele Stanghellini. E Guidizzolo così si prepara ad accogliere il secondo sacerdote dopo don Matteo Palazzani ordinato alcuni anni fa ed in attesa di un terzo visto che nel seminario di Mantova si sta preparando anche Samuele Bignotti. Con Daniele Stanghellini, 39 anni, hanno ricevuto il diaconato dal vescovo Roberto Busti, Massimiliano Cenzato, 26 anni, di Porto Mantovano, Andrea Marchini, 24 anni, di Cizzolo di Viadana e Andrea Moscatelli, 29 anni,
41ª Camminata della salute
Il 1° Maggio è arrivato come uno schiaffo alle nuvole. E’ uscita una giornata in bilico ma soleggiata. Il cielo ha conservato un po’ la memoria dei temporali di aprile. Le strade sono ancora bagnate. Comunque sia, il 1° maggio si è partiti. Si è trattato della 41ª edizione della “camminata della salute”. Ha superato gli…anta ma è ancora nel pieno della giovinezza e della condizione fisica. Organizzata dalla Pro Loco, è una manifestazione sempre fresca, frizzante, giovane e non ha bisogno di lifting particolari per sembrare più bella. Quest’anno sono stati conteggiati circa un migliaio di partecipanti, pronti per un sano antagonismo e per un gioioso confronto tra amici. Al termine tutti i partecipanti hanno potuto usufruire di un nutritissimo buffet. Al gruppo podistico castiglionese, il più numeroso, è stata offerta dal salumificio CGA di Azzoni, una pancetta steccata di due metri. Al “podista” Acerbi Alfio ( il più longevo con i suoi novant’anni) è stato offerto il trofeo del Comune. Molti negozianti, commercianti, artigiani locali hanno contribuito sponsorizzando i premi (anche in natura) a tutti i partecipanti, e di questo, la Pro Loco deve rendere grazie.
Nella foto: Il primo assoluto n° 576 (a destra) Alessandro Massardi e il secondo n° 590 Noè Gabusi.
originario di Rivalta sul Mincio. La cerimonia, presenti numerosi sacerdoti e tantissimi fedeli, è stata accolta sotto le navate di Sant’Andrea. Quella di questi giovani, ha detto mons. Busti, «È una scelta di vita per sempre, che ha bisogno della vicinanza di tutti, affinché la Chiesa sappia guardare avanti per vedere meglio in essa il volto di Gesù». Emozionanti l’imposizione delle mani, la vestizione, la consegna della Parola di Dio, lo scambio della pace. Al termine della celebrazione il lungo applauso e l’abbraccio di parenti ed amici per i nuovi quattro diaconi mantovani.
A Guidizzolo c’è movimento
Sabato 3 maggio 2014 può essere annoverata come data di nascita ufficiale del gruppo locale “A Guidizzolo c’è Movimento” A testimoniare ciò un nutrito gruppo di persone, con la partecipazione del mantovano Alberto Zolezzi, parlamentare del movimento 5 stelle, si è dato appuntamento alle 10.30 presso la galleria civica comunale, ed ha tenuto a battesimo questa Associazione spontanea di guidizzolesi. Dopo l’introduzione assai emozionata del referente locale, il sig. Aldo Rocca, ha preso la parola il portavoce nazionale del movimento, di Curtatone, molto noto nelle “campagne” contro l’inquinamento ambientale e ha relazionato la platea con il suo intervento puntuale e preciso ed ha risposto ad un susse-
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ne alla Patria; - il culto delle gloriose tradizioni dell’Arma e la memoria dei suoi eroici caduti; promuovere e partecipare ad attività di volontariato per il conseguimento di finalità sociali e culturali. - L’associazione prende parte alle cerimonie o feste che esaltano la fede e la grandezza della Patria e delle Istituzioni, nel proprio Comune e Comuni viciniori. Dal 2014 collabora con la Polizia locale per il servizio di vigilanza ai bambini della Scuola Primaria e Secondaria di I grado in Via M. della Libertà dalle ore 7.30 alle ore 8.00 da lunedì al sabato. I carabinieri in congedo che svolgono questo utile servizio di prevenzione e sicurezza, al momento, sono i seguenti: C.re Angelo Covino; C.re Adriano Gialdini; C.re Pietro Salvador; C.re Matteo Tarchini. guirsi di domande sempre dirette ed incalzanti. Questo gruppo nasce dalla precisa volontà di uno “sparuto manipolo” di cittadini guidizzolesi, che per far fronte al sempre crescente disagio sociale, ha deciso di mettersi in “Movimento” e di mettere in gioco anche la propria faccia, per far qualcosa di utile e alternativo per la propria comunità, dinnanzi alla sordità delle nostre istituzioni. Auspicando un sempre maggiore numero di partecipanti alle attività del gruppo, che settimanalmente si incontra, gli attivisti del gruppo di Guidizzolo danno appuntamento a tutte le genti di buona volontà presso i banchetti informativi in piazza Marconi e occasionalmente anche durante il mercato settimanale del mercoledì. Per tutte le informazioni desiderate si può contattare il referente al n. 328 7248374. La mattinata si è conclusa come si conviene in queste circostanze, con i calici in alto e lo sguardo fiero, rivolto al cielo, A RIVEDER LE STELLE!
Prevenzione dai Carabinieri in congedo
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L’Associazione Carabinieri, che aggrega carabinieri in congedo, i loro familiari e tutti i simpatizzanti, venne costituita a Guidizzolo nel 1977, ed ufficialmente approvata dalla Presidenza Nazionale lo stesso anno. La sezione dei carabinieri in congedo di Guidizzolo è sorta in seguito all’iniziativa di 12 colleghi in congedo, (oggi sono 50 iscritti) ispirandosi ai valori ed alle finalità e allo Statuto della Presidenza Nazionale. Presidente dell’associazione è il carabiniere in congedo Angelo Covino ed ex comandante della Polizia Municipale di Guidizzolo. La sede è stata messa a disposizione a titolo gratuito dal socio simpatizzante Sig. Sandro Furio in Via Cavriana N. 6. L’Associazione è apolitica e non persegue fini di lucro. Gli scopi dell’associazione sono i seguenti: - tenere vivo fra i soci il sentimento di devozio-
Penne nere sullo scuolabus
Il ciclo di incontri promossi anche per questa stagione dalla Pro Loco Guidizzolo comprende una serata dedicata agli Alpini ed al loro impegno nel sociale. E’ noto a tutti come questo corpo sia nel cuore di tutti gli italiani, per la loro abnegazione ed il loro senso del dovere. Allo stesso modo gli alpini in congedo, riuniti in Associazione, sono sempre presenti ovunque sia necessario il loro aiuto, specie in occasione di calamità naturali o di emergenze di qualsiasi natura. A Guidizzolo, fortunatamente, non ci sono state alluvioni o terremoti. Ciononostante il gruppo locale degli alpini in congedo ha saputo rendersi utile e svolgere un prezioso servizio alla comunità locale. Grazie al fattivo contributo del compianto capogruppo Remo Virgilio Bignotti ed agli alpini Enzo Galvani ed Bruno Tedoldi, ai quali si è aggiunto di recente anche Francesco Mason, da ben nove anni il Gruppo guidizzolese, in convenzione con il Comune, garantisce il servizio di assistenza agli alunni trasportati sugli scuolabus. Un servizio puntuale ed inappuntabile, mai venuto meno nemmeno per un solo giorno. Un servizio questo dei “nonni alpini” che ha assicurato la tutela, la protezione e la sicurezza
na riuscita della giornata. Per informazioni: www.abeo-mn.it
Fiori d’azzurro
dei piccoli e piccolissimi utenti. Un servizio tanto prezioso quanto unanimemente apprezzato da tutti. Di certo i piccoli utenti si ricorderanno, una volta cresciuti, dei loro angeli custodi con i capelli bianchi e… la penna nera!
ABEO - uova di Pasqua
Domenica 6 Aprile 2014 la bancarella ABEO (Associazione Bambino Emopatico Oncologico) ONLUS, ha proposto sul piazzale Marconi alla cittadinanza guidizzolese le ormai tradizionali uova di Pasqua; l’iniziativa ha riscosso successo,vendendo ben 110 uova di cioccolato. Con il ricavato, Abeo promuove e sostiene iniziative a favore del bambino emopatico oncologico sotto il profilo della prevenzione, della diagnosi precoce, del trattamento ottimale, dell’ospedalizzazione. Da poco ha terminato ad Asola l’ ABEONAVE un angolo dove i piccoli pazienti possono giocare senza sentirsi ricoverati,sempre sotto il controllo del personale sanitario e dei volontari. Oggi ABEO Mantova è particolarmente impegnata nell’attività di sensibilizzazione alla donazione di midollo osseo, con l’obiettivo di trovare nuovi potenziali donatori; il trapianto di midollo osseo infatti rappresenta l’unica speranza di guarigione per molti malati di tumori solidi e leucemie. Per il donatore non comporta alcun rischio! Ad oggi si può scegliere di donare in due modi: con un prelievo delle ossa del bacino, o dal sangue prelevato da un braccio, previa cura di qualche giorno con un fattore di crescita che moltiplica le cellule staminali che si trovano nel nostro corpo e reinfuso nell’altro braccio. Un grazie a tutti e a chi ha partecipato per la buo-
Telefono Azzurro dal 1987 svolge un lavoro costante e continuo per garantire ai più piccoli un’infanzia e un’adolescenza serena. Ed è anche grazie al prezioso impegno di tanti volontari che, quotidianamente, con passione e professionalità, vengono creati nuovi progetti e aiutati concretamente bambini e giovani in difficoltà. Proviamo a pensare a quante persone, quanta energia, quanta disponibilità ci vuole per essere presenti, come accade ogni primavera con i Fiori d’azzurro, in oltre duemila piazze italiane. Tante persone, tanti volontari, tante associazioni danno il loro contributo in questa occasione, come i volontari del Centro Culturale San Lorenzo ed alcuni Alpini che lo scorso 12 aprile in
piazza Marconi hanno allestito il gazebo per la distribuzione delle confezioni floreali di “calancola” e per la raccolta dei contributi a favore delle iniziative di Telefono Azzurro. Come di consueto, in poche ore tutte le confezioni assegnate sono state esaurite, grazie all’impegno dei volontari, ma soprattutto alla disponibilità dei guidizzolesi, che ancora una volta si sono dimostrati sensibili ed attenti, rispondendo con prontezza e generosità ad ogni invito per una buona causa. L’obiettivo di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema delle emergenze dell’infanzia è stato raggiunto, ma sulla necessità di costruire un mondo più a misura di bambino c’è ancora molto da lavorare. Per chiudere, 19696 è il numero di Telefono Azzurro.
AVIS - Bonsai
Come da tradizione, anche quest’anno, l’ Avis di Guidizzolo ha organizzato la raccolta fondi a favore Anlaids, Associazione Nazionale Lotta contro l’AIDS, che promuove la campagna di prevenzione e sensibilizzazione contro questa malattia. Sabato 18 Aprile, sul Piazzale Marconi, infatti,
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il gazebo gestito dai volontari Avisini ha dato la possibilità ai passanti di avere materiale informativo e, nel contempo, poter acquistare Bonsai a scopo benefico. Nonostante il tempo inclemente, i cittadini guidizzolesi si sono dimostrati sensibili e attenti e la raccolta fondi è stata soddisfacente. Siamo pertanto sicuri che, anche il prossimo anno, tale iniziativa verrà accolta con favore dalla nostra comunità, da sempre partecipe e vicina alle tematiche sociali.
confezioni di questo fiore che ormai è divenuto il simbolo della battaglia contro i tumori femminili, condotta da trent’anni dalla Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. Nell’ultimo trentennio la salute delle donne è cambiata radicalmente, grazie alle conquiste della ricerca e della scienza a favore delle stesse. E quale occasione migliore della “Festa della Mamma” per ricordarsi delle donne? Ancora una volta il nostro paese ha risposto con generosità, contribuendo così al progresso della ricerca, con un regalo che rende i tumori femminili sempre più curabili, un regalo che dà forza alla ricerca per arrivare alla cura. È naturale, quindi, attendersi da parte degli organizzatori una identica disponibilità in occasione delle “Arance della Salute” di gennaio.
L’azalea della ricerca di AIRC
Anche quest’anno, come ormai da quindici anni, in occasione della Festa della Mamma, sul piazzale Marconi di Guidizzolo sono apparse le azalee della ricerca di AIRC. I volontari e le volontarie locali, coordinati da Renato Pasini, hanno distribuito ben 200
REBECCO: Festa d’Estate Puntuale come la bella stagione, anche quest’anno arriva la Festa d’Estate, con il consueto ricco programma predisposto dalla associazione “Amici di Rebecco”, che offre le migliori orchestre da ballo e la gastronomia tradizionale. Oltre alla commemorazione della storica battaglia del 24 giugno 1859, che imperversò violenta anche nel territorio di Rebecco e che viene commemorata con la partenza della staffetta di marcia verso Solferino e con il corteo verso la località Baite, alla presenza delle autorità, quest’anno l’evento sarà ancora arricchito con una mostra, allestita in loco, di armi e di divise militari dell’epoca. Questo il programma della Festa: Venerdi 20 giugno: Remember Sayonara, con D.J. Marino Sabato 21 giugno: ore 18 partenza staffetta e corteo commemorativo verso Baite, con figuranti in divisa militare d’epoca – Ore 21: orchestra Maurizio Medeo Domenica 22 giugno: orchestra Andrea Spillo Lunedì 23 giugno: orchestra Pietro Galassi Tutte le serate, presso la struttura polivalente, apertura degli stand gastronomici alle ore 19.00
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Intervista al Presidente della provincia A due anni e mezzo dal suo insediamento, il presidente della Provincia di Mantova Alessandro Pastacci, traccia un primo bilancio della sua attività su alcuni punti principali. Nell’intervista rilasciata al Gazzettino abbiamo estratto i punti che più interessano Guidizzolo. Non ci rimane, in conclusione, la speranza che i progetti del presidente si realizzino ed avremo finalmente la tanto agognata tangenziale. Il quadro normativo è molto cambiato negli ultimi 2 anni? “Dai 59 milioni di euro di bilancio del 2011, siamo passati agli attuali 44. Un’azione di razionalizzazione della spesa di gestione per compensare i forti tagli governativi e per liberare risorse per gli investimenti sul territorio, che, purtroppo, a seguito delle assurde disposizioni del Governo nel 2012, ci ha obbligati a bloccare le risorse risparmiate e da investire”. “Nonostante questo abbiamo fatto il possibile per salvaguardare una serie di investimenti e interventi come ad esempio la tangenziale di Guidizzolo, programmati da tempo e necessari per il territorio. Il vincolo del rispetto del patto di stabilità e la sua impostazione hanno profondamente danneggiato un ente sano come la Provincia di Mantova: ridotto il bilancio del 30%, diminuiti i dipendenti del 10%, abbassato l’indebitamento complessivo del 10%: siamo uno degli enti con il livello di indebitamento tra i più bassi d’Italia”. Capacità d’investimento? “Rimane più elevata rispetto alle limitazioni imposte in questi anni dal Governo. Abbiamo lavorato al riequilibrio generale salvaguardando gli interventi infrastrutturali”. Fra poche settimane sarà completata la tangenziale di Marmirolo.
E Guidizzolo? “Qui il discorso è più delicato. Completamente finanziata e pronta per essere appaltata già da almeno un anno e mezzo ma bloccata dalle norme del patto di stabilità. Tuttavia non ci siamo scoraggiati e abbiamo provveduto all’ormai definitiva acquisizione di tutte le aree necessarie. Individuando la modalità per procedere e partire con i lavori nel 2015”. Restiamo nell’ambito della viabilità dell’Alto Mantovano? Abbiamo fatto e faremo il possibile nel 2014, come nel 2015, per garantire la manutenzione ordinaria delle strade provinciali pur nelle limitazioni del Patto. I lavori sulle strade dell’Alto Mantovano partiranno nell’estate. Abbiamo in cassa le risorse per fare i lavori che sarebbero necessari sui nostri circa 1200 chilometri di strade ma non li possiamo spendere. Risorse accantonate grazie alle forti azioni di bilancio a cui accennavo accanto a dismissioni in partecipazioni... Altri interventi della Provincia? “Uno dei settori in forte sofferenza è quello tessile. La Provincia ha avviato azioni congiunte e mirate per la riqualificazione, ricollocazione e tutela di chi ha perso il lavoro. Altra azione forte quella legata alle politiche del turismo condotta
con i Comuni, con il Gal Colline Moreniche e con il Parco del Mincio. In questi anni la sinergia tra enti è stata molto stretta come nel caso del progetto culturale coordinato da Provincia di Mantova, sostenuto da Fondazione Cariplo ed enti locali, ‘Nel segno mantovano’ volto al potenziamento dell’attrattività turistica dell’Alto Mantovano. I dati confermano una tendenza positiva di arrivi e presenze per quest’area della provincia. Questo è anche frutto di un rapporto migliore con il bacino del Garda e di azioni mirate attuate con le strade del Gusto, in uno dei territori di punta per la viticoltura”... Conclude Pastacci. “Ridurremo i tempi delle procedure mettendo le imprese nella condizione di poter interagire con l’ente on line. Auspichiamo che i prossimi interventi normativi mettano gli enti che dimostrano di saper gestire i propri conti e fare risparmi considerevoli, nella condizione di poter utilizzare le risorse risparmiate per fare interventi strutturali sul territorio. Paradossale che in presenza di risorse detenute nelle casse della Provincia, lo Stato ci impedisca di poterle spendere e addirittura, come accaduto per l’avvio dei lavori della tangenziale di Guidizzolo, le blocchi”.
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Con un angelo accanto
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a cura di Sandra Tosi
Anima e cuore
nima e cuore
C’era una sedia accanto a quel letto troppo bianco e sei rimasta seduta al mio fianco quando, stanca, pensavo che non sarei riuscita a rialzarmi… “quando avrai bisogno io ci sarò ”… Hai mantenuto la promessa e sei arrivata, con la tua sensibilità e il sorriso di sempre! Non ero in grado di muovermi, di fare nulla, dipendevo totalmente dagli altri ed è terribilmente avvilente. Ma tu eri lì e ogni volta che, confusa, chiedevo aiuto, sentivo più forte la tua mano in quella stretta serena e protettiva che non ho dimenticato. Con gli occhi socchiusi per trattenere le lacrime, ti ho raccontato le mie angosce. Con un po’ di imbarazzo, consapevole che erano piccine in confronto alle infermità di chi avevo vicino. Mi hai abbracciato, come facevi
allora e come allora, ho ricominciato a sorridere. Mi hai aiutato ad apprezzare la sensibilità di chi mi assisteva, a ricordare quanto sono importanti l’autosufficienza e la salute, ad ammirare senza fretta, anche la neve che scendeva piano dietro i vetri di quella finestra. Ho iniziato a ridere delle mie limitatezze e i giorni passavano veloci. Risate contagiose: era diventata allegra quella stanza troppo bianca! E non nevicava più, al mattino entrava un timido raggio di sole ma bastava per colorare il muro con un arcobaleno e per ricominciare a sognare! Ridevamo anche quando, “zampettante”, mi scappava qualche “urlaccio” in palestra! Non mi hai lasciato sola nem-
meno un istante… Eri lì. A sorreggermi ad ogni passo, ad incoraggiarmi e sostenermi ad ogni conquista … Signore, Tu sai da dove giungevano la mia serenità e la mia determinazione, sai anche che non ho subìto, ma accettato. Ti ho detto il mio sì, quietamente. Ora ascolta questa mia preghiera: avevo ancora bisogno di lei, l’hai voluta con Te troppo presto, hai voluto ornare il Tuo giardino inserendo un fiore tra i più belli. Io ti prego … Ti prego Signore lasciami quell’angelo a fianco: è la mia forza.
PRO LOCO GUIDIZZOLO Apertura: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9,00 alle 11,00 Telefono 0376 1620426 - Fax 0376 1620443 - piazzale Marconi, 2 - c/o Municipio
Notiziario a cura di Daniele Guerra
La qualità della vita è un optional? In questi tempi di vacche magre stare da soli non conviene più e non… paga più. Come i Comuni che si stanno associando tra di loro con diversi servizi, o si stanno addirittura unendo per dimezzare i costi, così le associazioni stanno tentando di non rimanere da sole per poter meglio gestire le proprie risorse e le proprie potenzialità. Già da diverso tempo la Pro Loco ha cercato di avvicinare diverse associazioni, chiedendo di unire le esperienze di ognuna, per poter meglio elargire ai cittadini guidizzolesi le conoscenze, le peculiarità, le specificità e le prerogative proprie di ognuna. Tutte le associazioni interpellate hanno aderito con entusiasmo alle richieste della Pro Loco, iniziando una preziosa e bella collaborazione che si spera aumenti sempre di più e duri nel tempo. Si sono riunite
intorno ad un tavolo e, come nei racconti di Dumas, si sono date la mano ed hanno urlato: “Uno per tutti…tutti per uno”!!! Per questo motivo, considerato che la Pro Loco e le varie associazioni hanno nei propri statuti e soprattutto nei propri scopi principali, il benessere sociale, collettivo, culturale e ambientale, hanno predisposto un questionario sul benessere sociale dal titolo “La qualità della vita è un optional?”. Quanto contano la felicità e il benessere sociale dei cittadini per un pieno sviluppo della propria comunità? Lo scopo principale è quello di conoscere il parere dei cittadini su specifiche materie che vanno dalla sicurezza ai servizi sociali, dalle condizioni ambientali alle tradizioni culturali e religiose, dall’importanza delle associazioni allo sviluppo della propria comunità, dalle relazio-
ni sociali alle offerte formative. Si cercherà di individuare eventuali sacche di malessere, di disagio, di sofferenza, di paura, oppure anche di soddisfazione per i servizi forniti. Si vuole inoltre conoscere e valutare il grado di accettazione, consenso e gradimento o meno delle attività associative e del volontariato sul territorio. Le Associazioni che hanno aderito al questionario sono state, oltre alla Pro Loco che l’ha predisposto, il G.V.G, AUSER e Alpini. Il Centro Culturale San Lorenzo cura la distribuzione del questionario (allegato a questo numero de “la Notizia”) e la raccolta via internet dello stesso. Le risposte, potranno formare oggetto di una “tavola rotonda” tra politici, amministratori, rappresentanti delle associazioni la cittadinanza sarà invitata a partecipare.
La distribuzione del questionario (allegato a questo numero de “la Notizia”) e la raccolta via internet dello stesso sul sito: www. lanotiziaguidizzolo.com sarà curata dal Centro Culturale San Lorenzo. La restitituzione dei questionari cartacei potrà avvenire a mezzo posta o recapitata nell’apposita bussola presso la sede della PRO LOCO in piazza Marconi.
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Una vita così: Lino Fezzardi Nato 84 anni fa a Medole, Lino Fezzardi venne ad abitare a Guidizzolo per puro caso. Infatti, ricorda che suo padre doveva partire per l’Africa per lavoro, e aveva già dato la sua parola al socio della ditta, che al suo rientro non avrebbe aperto la stessa attività a Medole (tubi di cemento). All’ultimo momento, però, il contratto con l’Africa fu annullato e non se ne fece più niente. È per quello, ricorda Lino, che si è trovato a vivere a Guidizzolo. Durante la guerra non c’era lavoro ma tanta povertà. Per mantenersi, suo
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padre costruiva “le quagliere” (trappole per prendere le quaglie). Ricorda come per lui, ragazzino, andare di notte a raccogliere le quaglie intrappolate, rappresentasse un’avventura stupefacente. Alcune quaglie riuscivano a venderle, le altre, per la fame arretrata, finivano nelle loro pentole!! Per lui, adolescente, la guerra era vissuta come una evento straordinario. Ha ancora viva nella memoria, di quella volta che aveva osservato una battaglia aerea avvenuta tra Verona e Mantova nel febbraio del 1944 e di aver visto precipitare un aereo tedesco in fiamme sulla “Cavallara”. Ricorda ancora bene la corsa in bicicletta fatta con alcuni suoi coetanei per andare a vedere l’aereo in fiamme. Che emozione, che eccitazione! Appena finita la guerra aveva ricominciato l’attività con i fratelli e il padre, realizzando a mano i tubi di cemento per muratori e contadini e per questo erano conosciuti come ”i tumbiner”. Il dopoguerra era comunque tempo di magra e di fame. I contadini che avevano ordinato i tombini, li pagavano solo dopo la raccolta del frumento. “Quanti giri in bicicletta ho dovuto fare per recuperare un po’ di soldi!” sospira ancora Lino. Oltre ai tombini facevano anche balconate e ringhiere. Molte persone, ripensa scherzando, li chiamavano anche “I dannati
di Varsavia” (dal film di Wajda degli anni ’50) poiché lavorando a mano il cemento, erano sempre sporchi e coperti di polvere. Nel decennio degli anni ’60, ”il famoso boom economico”, non potendo più competere con la fabbrica a mano dei tubi, allargarono la loro attività costruendo, sempre a mano e in cemento, tutto ciò che poteva servire per abbellire i giardini: dai vasi ai tavoli, dalle statue di leoni e cani, alle fontane, ai piedistalli per vasi. D’estate molti stranieri, soprattutto tedeschi, arrivavano a Guidizzolo per comprare i David di Michelangelo, le Veneri di Milo, le quattro stagioni ed anche molte balconate, tutte fatte con stampi e poi rifinite e perfezionate a mano. Essendo in zona l’unica attività del genere, ebbero molto successo. La loro esposizione, fino agli anni Settanta, era anche un punto di riferimento geografico: infatti chi passava da quelle parti, arrivando da Mantova, sapeva che oltrepassate “le statue” era terminato Guidizzolo, oppure si diceva” arriva fino alle statue e gira a destra, o vai avanti ancora e poi gira…. a sinistra. Sposato nel 1962, ha avuto due figli ed è nonno di tre nipoti. Ora vive felicemente la sua pensione, passeggiando con la sua inseparabile cagnetta Giada. Una vita così, come tante, ma tutta da raccontare.
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Lacrime D’Arte Grandi soddisfazioni per i fratelli Sartori e il loro marchio Lacrime D’Arte, con cui già da qualche anno realizzano una collezione di opere tutta in legno e di cui abbiamo già parlato su La Notizia. Valentina e Riccardo che lavorano con i genitori in RIVAS, ritornano con entusiasmo dal Salone del Mobile di Milano, il salone per gli addetti ai lavori del settore del design svoltosi lo scorso aprile, dove hanno esposto due opere di respiro internazionale. Una delle loro ultime creazioni, esposta presso il Super
Studio Più, ha persino conquistato il Console del Sud Africa Saul Kgomotso Molobi, per la sua capacità di narrare l’Apartheid. L’opera, chiamata per l’appunto APARTHEID – Homage to Nelson Mandela – è una lampada ottenuta a partire da una grande catena lignea alta più di 3 metri che, spezzata in più punti, da simbolo dell’oppressione diviene fonte di luce e metafora di libertà. Il Console è appositamente venuto a vedere l’opera di persona, si è complimentato a lungo con gli autori per l’idea e si è commosso ricordando la sua giovinezza e la sua lotta insieme a Mandela. La lampada, infatti, ripercorre proprio come una linea del tempo la lotta: le fasi di libertà/speranza si risolvono nell’uso del
bianco o del rovere, e nell’apertura e chiusura degli anelli. Apartheid si erge maestosa e verticale nello spazio, pare cadere dal cielo: il nero degli anelli porta con sé immagini di oppressione, lutti, avversità. Improvvisamente, un anello si apre a simbolo dell’inizio della lotta del leader africano. Qui, il legno laccato lucido predomina sul rovere cenere. Combattimenti, violenze; Mandela viene arrestato: la catena diviene nuovamente nera. Solo nell’ultimo tratto con la fine dell’apartheid e la sua liberazione la catena si spezza e si fa opera luminosa. Contatti: Valentina e Riccardo Sartori Mail. valentina@rivas.it www.lacrimedarte.com Tel 0376 849449
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Alta Val Venosta
dott.ssa Francesca Lugoboni
Aspettando l’estate…
L’alta Val Venosta costituisce un festival della diversità, in cui splendidi paesaggi e bellezze austere si mescolano alla perfezione in quella che è la valle più orientale dell’Alto Adige. Insieme al vecchio campanile di Curon che emerge dalle acque del lago di Resia, il massiccio dell’Ortles, con i suoi tremila metri, è la cima più elevata della regione, simbolo della Val Venosta, nelle cui vallate il paesaggio è caratterizzato da ampie distese coltivate a mele e viti, mentre sui pendii sono presenti orti e albicocchi in fiore. Questa regione turistica rappresenta un vero e proprio paradiso per famiglie tutto il tempo dell’anno, ma con l’arrivo della bella stagione, è possibile ammirare la splendida natura circostante e toccare luoghi di rara bellezza, in parte inseriti nel Parco Nazionale
dello Stelvio. Sono circa duecento i Km percorribili a piedi e, grazie ai numerosi impianti di risalita, si possono agevolmente raggiungere i tracciati in alta quota e le vie ferrate. Per vivere da vicino la natura in alta Val Venosta basta dunque mettersi in movimento, camminando lungo gli antichi canali d’irrigazione oppure investendo maggiori energie per raggiungere la vetta e ammirare le Alpi dell’Ortles. Diversi sono gli abitati che costituiscono questa valle e che meritano una visita, a partire dal piccolo borgo di Glorenza, dove il tempo sembra essersi ferma-
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intatte porte-torri ed i quattro torrioni circolari, le cui coperture a punta richiamano alla mente i castelli delle fiabe. C’è poi Malles, la “capitale” della valle, roccaforte vescovile opposta alla filoimperiale, appena citata, Glorenza. Chi vi giungeva la riconosceva facilmente dalle cinque torri che ancora oggi ne coronano il profilo. Proseguendo a nord, incontriamo Burgusio, il cui monumento più insigne non si trova in paese, bensì ai piedi del bosco sovrastante: l’abbazia di Monte Maria, il bianco convento benedettino col-
locato alla maggior altitudine d’Europa, nel cui tratto più antico sono state allestite alcune sale d’esposizione che raccontano la vita quotidiana dei monaci, improntata sul motto “ora et labora”.
Raggiungendo infine l’estremo confine austriaco, visitiamo Curon, famoso per il campanile che spunta dal lago artificiale di Resia. Le acque dell’invaso, creato alla metà degli anni cinquanta, hanno sommerso, infatti, l’antico nucleo dell’abitato, compresa la trecentesca parrocchiale cui era annessa la torre campanaria. Chi desiderasse dunque immergersi in un mondo diverso, senza dubbio dovrà scegliere l’alta Val Venosta, cui fa da cornice uno scenario montano che ha pochi eguali nell’intero arco alpino.
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Quattro bagole
- Ciao! - Dove corri? - Vado a festeggiare i 200 anni dei Carabinieri…. - Mah… non ricordo un carabiniere così vecchio… - Ma no, è l’Arma dei Carabinieri che compie 200 anni! - Così tanti? - Due secoli di storia non sono pochi… - Forse è per questo che è l’istituzione più amata da tutti… - O forse è anche perché ha saputo farsi amare e rispettare. In fondo, quando sei in difficoltà, chi chiami? I Carabinieri… - Perciò la chiamano “la benemerita” no? - Ma tu te li ricordi i carabinieri che ci sono stati da noi? - Come no…!?!? Non ti ricordi il maresciallo Francesco Lugoboni? Era un’istituzione a Guidizzolo. C’è stato tanti anni… c’era ancora quando la caserma era in via Solferino, all’angolo con via Circonvallazione… - Già, poi c’è stato il maresciallo Francesco Piazzola… - E poi Vincenzo Pulcrano… - E poi Graziano Dominici… - Senza dimenticare due carabinieri “storici”: Bruno Bassoli e Serafino Bertuzzo… - Tutte brave persone, prima che servitori dello Stato… - Già, di carabinieri ce ne sono stati tanti, impossibile ricordarli tutti… - Poi è arrivato lui… - Lui chi? - Come chi? Mario Fierro, no? - Ah beh, lui sì che...
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- Che? - Che ne avrebbe da raccontare! Ci ha fatto quasi trent’anni di carriera a Guidizzolo! - È vero! È arrivato che era un ragazzo ed è andato in pensione qui da noi… - Credo che per tanti ragazzi sia un po’ l’icona del carabiniere… - Purtroppo non è riuscito, prima di andare in pensione, ad avere la soddisfazione della caserma nuova… - Non si può avere tutto dalla vita… di sicuro ha la riconoscenza della nostra gente… - Già, poi in questi tempi di crisi, è difficile pensare di realizzare una caserma nuova… - Tanto più che ogni tanto si sente qualche sparata… - Del tipo? - Del tipo eliminare qualche caserma, se non addirittura eliminare l’Arma… - Ma non diciamo stupidaggini… se c’è ancora un’istituzione credibile, sono i Carabinieri! - È vero! - Vedrai… per 200 anni hanno resistito a tante intemperie… ci saranno sempre… - Beh, comunque dobbiamo ricordare ancora un paio di persone… - Cioè? - Il capitano Giovanni Pillitteri ed il nuovo maresciallo, Massimiliano Batisti… - Buon anniversario a tutti! - Te salude!
lucidità, utile alla ricerca di una soluzione. Una ricerca del 2011 di Manfredi e collaboratori sostiene che questa tendenza, però, abbia origine già dalla più tenera età. Sembrerebbe che la tendenza a rimuginare nasca dall’unione di un temperamento già piuttosto timoroso del bambino e di genitori particolarmente apprensivi, iperprotettivi o invadenti. Un genitore che si comporta in modo particolarmente apprensivo facilita il bambino ad imparare ad essere eccessivamente preoccupato riguardo ciò che di negativo può accadere in futuro o come conseguenza delle proprie scelte, favorendo anche una certa bassa autostima, inoltre, il genitore che fa le scelte al posto del bambino riguardo la sua vita non permette a quest’ultimo di allenarsi ad esplorare, fare scelte e sbagliare. Ovviamente tutto questo
nasce dall’amore per il figlio, nemmeno se ne vuole discutere, però sembrerebbe avere delle sostanziali ricadute sulle generali tendenze di comportamento del piccolo. Imparare a sbagliare, invece, è fondamentale per costruire personali criteri decisionali e se avviene in un periodo di vita in cui si è comunque tutelati dall’azione riparatoria dei genitori, che possono limitare i danni, avrà chiaramente conseguenze meno dannose. Sembrerebbe, quindi, che la tendenza a rimuginare nasca in questi bimbi che attendono che i genitori li proteggano o risolvano loro le difficoltà; il vero problema si nota in età adulta, quando questi ex-bimbi sono cresciuti e si sentono chiamati a risolvere le difficoltà da soli, ma non hanno imparato a farlo in passato.
MULTIMARCA
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Dott.ssa Giulia Stuani
Alcune persone si definiscono da sole “persone che rimuginano” spesso aggiungendo e notando una certa colpa in questa loro tendenza. Rimuginare è quell’atteggiamento per il quale si pensa e si ripensa a ciò che sarebbe opportuno fare in una certa situazione, ma alla fin fine, non si agisce, non si riesce a prendere una decisione in merito. Potrebbero essere molte le spiegazioni per cui ci si comporta così, cosa che peraltro è successa almeno una volta a tutti noi; a volte capita perché aspettiamo di sentirci più sicuri, oppure succede perché vogliamo prenderci maggior tempo per analizzare la situazione da risolvere. Il fatto, però, è che, comunque, più passa il tempo e più cresce uno stato d’ansia che ci mette ancora di più in una condizione di colpa e di preoccupazione, togliendoci
Psicologia
La tendenza a rimuginare
Ultime lettere di Jacopo Ortis La nostra storia tra le pagine di Foscolo
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dott.ssa Francesca Pesci
Letteratura
arte & dintorni
La storia della letteratura è affascinante perchè è storia ed è letteratura. È una galoppata attraverso i secoli, che ci permette di vedere con uno sguardo ampio, poetico, disteso, il panorama storico del nostro Paese. E chi ci accompagna in questa cavalcata sono gli autori e i poeti, con le loro sensibilità intense e profonde. Un uomo non è mai svincolato dal contesto in cui si trova a vivere; e questo vale ovviamente anche per un autore che, nel momento in cui compone, dipinge o scrive, respira l’aria del suo tempo e delle sue terre. In alcuni autori questo legame con il contesto storico-geografico resta implicito, mascherato e lavora in modo sotterraneo, come un fiume carsico. In altri autori, il legame con il proprio tempo è invece molto evidente. Ugo Foscolo è uno di questi: egli infatti proietta nella finzione della produzione artistica la propria realtà e la propria storia. Niccolò Foscolo (Ugo fu un nome assunto più tardi dal poeta) nacque nel 1778 a Zante, una delle isole Ionie, possedimento della Repubblica Veneta. A quindici anni, nel 1793, si trasferì a Venezia. Qui entrò in contatto con i princìpi della
Rivoluzione Francese e ne rimase entusiasta, assumendo posizioni fortemente libertarie. In seguito si arruolò nelle truppe napoleoniche della Repubblica Cisalpina e pubblicò un’ode “A Bonaparte liberatore”, in cui esaltava il generale francese come portatore di libertà. Foscolo è un uomo del suo tempo, che respira, come molti a quell’epoca, il desiderio di cambiamento e la speranza di una liberazione. Arrivò però ben presto un’amara presa di coscienza: il trattato di Campoformio con cui Napoleone, nel 1797, cedette la Repubblica veneta all’Austria. Ancora Foscolo si rivela uomo del suo tempo, che respira, ora, la disillusione. Il “tradimento” di Napoleone fu un trauma che segnò profondamente l’esperienza di Foscolo, cancellando tutte le sue speranze politiche. La prima opera importante di Foscolo fu “Ultime lettere di Jacopo Ortis”, un romanzo epistolare. Attraverso varie lettere si ricostruisce la storia di Jacopo, un giovane patriota che, dopo la cessione di Venezia all’Austria col trattato di Campoformio, si rifugia sui colli Euganei per sfuggire alle persecuzioni. Qui si innamora di Teresa, ma il suo è un amore impossibile. Così, la disperazione amorosa
e politica lo spingeranno fino al suicidio. Dietro Ortis c’è ovviamente l’Italia dell’età napoleonica e, in particolare, ci sono tutti i sentimenti dell’autore, soprattutto quella delusione dovuta al vedere tradite le speranze patriottiche e democratiche. Nella lettera di apertura del romanzo, il giovane Jacopo scrive: “Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia. Il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so: ma vuoi tu ch’io per salvarmi da chi m’opprime mi commetta a chi mi ha tradito?”. Il romanzo è quasi un’autobiografia spirituale di Foscolo, con questa drammatica scelta tra un potere che opprime (gli Austriaci) e un potere che tradisce ogni promessa e speranza (Napoleone). La letteratura canta la vita e celebra la storia. La grande storia si innesta sulle piccole storie e ne condiziona gli esiti. Affascinante è sfogliare le pagine della nostra storia, non su sussidiari o manuali, ma nei sentimenti di un uomo che scrive la sua personalissima storia.
Sogni di Sangue arte & dintorni
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di Marta Leali
capannoni abbandonati e problemi ecologici. In questo contesto tutto sommato realistico, s’innesta la nota surreale del racconto. Tra la refurtiva Enoch trova un ciondolo al cui interno vi è inciso un coccodrillo; questo gioiello lo fa mutare in quella stessa creatura. Grazie alla metamorfosi riesce a vendicarsi dei soprusi di Alex e, tra il timore e la gioia più pura, vive nel corpo dell’animale molto più piacevolmente di quanto non faccia nel proprio. Devo fare qualche annotazione negativa, che di per sé non toglie il piacere del racconto, se lo s’ignora: la titolazione dei capitoli è ridicola, certo ne anticipa il contenuto, ma ritengo sarebbe stato meglio un semplice numero. Poco originale è l’abitazione di Enoch e Dorotea: una casa antica, oscura, decadente, con mobili pesanti che nascondono camere segrete, soffocante e poco adatta a un bambino con problemi di deambulazione ma perfetta per un’aspirante strega-sacerdotessa come Dorotea. Decisamente un cliché non da poco. La presenza negli ultimi capitoli del personaggio di Rebecca, una pseudo hippie che si descrive come una “consulente, esperta di cultura e tradizioni gitane”, che aiuta la polizia, a cui si permette di dare quelli che somigliano più a ordini che a suggerimenti, e che, diciamolo pure, pare schernire le capacità intellettuali dei poliziotti che la circondano. E’ lei infatti a risolvere il caso con una facilità che ha del superficiale. Una volta chiuso il racconto vi sono ancora delle domande a cui rispondere: in generale il finale aperto non mi dispiace, ma in questo caso avrei preferito più completezza.
Recensioni
“Sogni di sangue” di Lorenza Ghinelli, oltre al titolo palesemente accattivante, è scritto in modo efficace e preciso, nonostante le atmosfere surreali, il linguaggio dei personaggi risulta realistico. 124 pagine di rapida e piacevole lettura. Il protagonista è Enoch, un ragazzino con problemi alle articolazioni, per questo costretto dalla madre a indossare tutori di metallo che lo rendono la vittima ideale per i compagni di classe (si scoprirà infatti che vi sono cure alternative meno debilitanti socialmente ed emotivamente), in particolare del bulletto Alex e dei suoi amici Gino e Francesca. Un pomeriggio, mentre Enoch tenta di sfuggire dalle grinfie di Alex senza riuscirvi, i quattro ragazzi trovano un tesoro: dei reperti archeologici trafugati da un sito egizio. Quando Enoch riesce a sfuggire alla violenza del gruppo di bulli e torna a casa, l’atmosfera inquietante sopraggiunge: la madre, Dorotea, è una donna con la passione per l’occultismo e la pulizia. Una persona ossessionata dalla ritualità, quasi folle nella sua severità e rigidità verso il figlio. Un racconto dai cenni psicosociali molto spiccati: Alex è un adolescente aggressivo, violento, che vuole essere pericoloso e dimostrare di poter fare del male sia a chi è più debole di lui, sia a chi gli sta vicino. Gino, la figura a parer mio più interessante, è un adolescente quasi abbandonato a se stesso: mostra una buona dose di umanità prendendosi cura della nonna costretta a letto da una paresi causata da un ictus e, al medesimo tempo, possiede una certa crudeltà descrivendo la madre come una prostituta che mira solo a ricostruirsi una vita e trascura tutto il resto. Ghinelli, descrivendo oggettivamente l’ambiente di periferia di un paese non specificato, riesce a raccontare la storia di un degrado ambientale e sociale che si potrebbe verificare ovunque, tra
arte & dintorni
Viaggio nella memoria Si è inaugurata il 19 aprile 2014 la mostra personale del pittore Franco Bassignani, “ Viaggio nella memoria”, al MuVi (Galleria Civica d’Arte Contemporanea) a Viadana. “Bassignani è artista ancorato ai solidi valori del mestiere dalle radici antiche, consapevole che l’arte è un dono e, contemporaneamente, una disciplina che impegna in uno sforzo di miglioramento continuo. Attraverso tale consapevolezza l’artista è diventato un caposcuola, capace di orientare, di trasmettere il suo linguaggio, com’era del resto consueto una volta, quando la bottega era anche confronto tra l’arte e la realtà, tra capacità tecnica e temi ed oggetti del quotidiano. Come non pensare a quella sua officina calcografica che ha prodotto – quasi in una sorta di fucina – elaborazioni grafiche complesse e raffinate, un’officina che è stata , e continua ad essere, luogo di lavoro e di confronto con gli altri, spazio naturale per rapportarsi con un magistero di qualità? Da alcuni anni Bassignani sperimenta in una dimensione di coerenza e di contestualizzazione con la contemporaneità – un’antica e celebrata tecnica decorativa: l’affresco, o buon fresco, come si diceva un tempo. Su sottili strati di arriccio ancora bagnato – steso su opportuni supporti – l’artista dipinge assecondando i tempi che la reazione chimi-
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ca della calce pretende. I suoi segni emergono sempre più traboccanti dall’archivio felice della sua memoria, dal mondo lontano, e mai smarrito della sua giovinezza. La tecnica che più volte ha dato vita alla grande arte occidentale, serve al pittore per raccontarsi, per rivelare ricordi e sentimenti. I risultati sono suggestivi e intriganti. Ma ciò che conta è che, ancora una volta, l’uomo si rivela pari all’artista: legge le situazioni, le indaga, le trasferisce colme di significati e di messaggi. Le immagini raccontano di sé ma parlano anche dell’artista che, nel tracciarle sulla superficie, scava dentro se stesso per scoprire e di volta riscoprire se stesso” (Pedrazzoli). Ogni vibrazione grafica è commisurata alla consistenza delle stesure cromatiche, il paesaggio dondola su se stesso evocando gli scarabocchi sorprendenti dell’infanzia, ma anche vapori luminosi e cangianze che fanno pensare a favole velate di blù (La notte e il sogno). Alla luce notturna sono dedicati molti dipinti immaginati come luoghi d’incontro tra punti lontani, elementi smarriti nel vuoto astrale, presenze inafferrabili che sconfinano oltre la “collina
dei sogni”Voli leggeri e improvvisi spostamenti descrivono traiettorie ambivalenti, sguardi trasversali liberi di smarrirsi, riverberi di fantasie che lambiscono una “casa blù” immersa nella lucincantata, con poche tracce di rosso. L’emozione del segno graffia la superficie con minimi affioramenti, quanto basta a trasmettere al lettore l’intuizione di spiragli percorribili, riflessi di pensieri che salgono e scendono rovesciando ogni parametro gravitazionale e ogni garanzia prospettica. Tra le molteplici direzioni osservate “vagando sulla collina” la visione frontale si dilata, alcune parti piombano dall’alto, dettagli di case sbucano da un lato, altre tracce figurali si affacciano in bilico sul margine opposto. Lo sguardo dell’artista si muove su tutti i fronti seguendo i percorsi circolari della mente, non si arrende ai flussi della materia corporea, ama nutrirsi di luce e stare immerso nelle armoniose variazioni del giallo che producono effetti d’espansione. In altri paesaggi, Bassignani prosegue il viaggio verso le antinomie della luce e dell’ombra attraverso sentieri delineati e scalfiti sulla pelle della superficie; essi sembrano scale immaginarie per salire verso il cielo infinito, percorsi senza fine che svaniscono nel chiarore indefinibile dell’oltre” (Cerritelli) Un’interminabile “Viaggio nella memoria”, nel percorso, come raramente capita, l’artista ha allestito, nei locali della mostra, anche il laboratorio che ha accolto classi di studenti per dimostrazioni pratiche sul processo e la stampa delle incisioni.
Il cinema italiano fa scuola nel mondo élite hollywoodiana: il regista romano, aveva optato per un genere in declino nell’America degli anni ‘60, il Western, filone che aveva fatto la fortuna della prima Hollywood. Con capolavori stile spaghetti-western, su tutti “Per un pugno di dollari (‘64) o “C’era una volta il West” (‘68), aveva creato un innovativo stile visivo e un uso della profondità di campo che ispirarono generazioni successive di registi: da Sam Peckinpah a Martin Scorsese, da Brian De Palma a Quentin Tarantino e Clint Eastwood. Senza dimenticare lo straordinario amore di tutto il mondo cinematografico per Federico Fellini, premiato con 4 Oscar per altrettanti capolavori, più quello conferitogli alla carriera nel 1993, ennesima testimonianza della sua grandiosità. Non possono certamente essere tralasciati altri grandi maestri che hanno dato lustro al nostro cinema: Bernardo Bertolucci, Michelangelo Antonioni e Giuseppe Tornatore, per citarne alcuni. Grandi autori per opere indelebili che hanno segnato il mondo della settima arte.
arte & dintorni
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di Luca Ghizzi
talia appena uscita dalle tragiche esperienze del conflitto. Nasce il Neorealismo, che vede tra i maggiori protagonisti Roberto Rossellini, autore di meraviglie come “Roma, città aperta” del 1945 e “Paisà” l’anno successivo. Negli stessi anni, il binomio Vittorio De Sica-Cesare Zavattini produce perle straordinarie: “Sciuscià” (‘46) e soprattutto il loro capolavoro assoluto del 1948 “Ladri di biciclette”. Questo stile nuovo, asciutto e quasi distaccato, che conferiva un elevato grado di verosimiglianza tra mondo reale e finzione cinematografica, non poteva certamente passare inosservato, portando grandi registi europei e americani a fare i conti con una visione della vita priva di quegli abbellimenti stilistici che furoreggiavano in quegli anni; e proprio sotto l’influenza del nuovo filone, registi come Billy Wilder, Haward Hawks e Orson Welles si convinsero che il cinema doveva abbandonare quell’ossessiva esuberanza romantica, orientando invece la cinepresa nelle “strade”, parlando di quel collasso sociale che attanagliava le generazioni dell’epoca. Anche Sergio Leone paradossalmente diede una lezione alla
Cinema
Prendendo spunto dal recente Oscar come Miglior Film Straniero consegnato a Paolo Sorrentino per La grande bellezza, volevo soffermarmi sul significativo contributo che il cinema italiano ha dato alla storia del cinema mondiale. Non è solo una questione di numeri, non sono certo le 13 statuette conquistate dall’Italia come Miglior Film Straniero, e nemmeno le 75 complessivamente ottenute in tutte le principali categorie, è l’aspetto qualitativo che deve essere preso in considerazione. Il primo dei grandi registi hollywoodiani è stato David W. Griffith, che nel 1916 dirige “Intollerance”, un kolossal di grande impatto, che per sua stessa ammissione, si ispirava al lavoro di un regista italiano, Giovanni Pastrone, il quale nel 1914 con “Cabiria” inaugura il filone italiano di grandi produzioni. Dunque, già nei primissimi anni di vita di quest’arte, i nostri modelli facevano scuola oltreoceano. Ma è soprattutto il secondo dopoguerra ad aprirsi a livello mondiale nel segno del cinema di casa, dove trova la sua espressione migliore con una serie di capolavori che seppero descrivere magistralmente l’I-
L’esercito di San Giacomo
Recensioni
Prof. Giovanni Zangobbi
arte & dintorni
Cento anni fa iniziava la Prima Guerra Mondiale, la più catastrofica fra quelle combattute nel secolo scorso; basti pensare che il numero dei soldati morti è stato pari al totale complessivo delle vittime di tutti i conflitti combattuti nei 150 anni precedenti. L’Italia, come ben sappiamo, dopo avere rovesciato le alleanze, entrò in guerra il 24 maggio 1915, a fianco delle potenze della Triplice Intesa. Stiamo assistendo, pertanto, vista la grandiosità e la complessità dell’evento, alla preparazione adeguata di una serie di iniziative, anche editoriali. Questo libro di Maria Vittoria Adami ha, per così dire, anticipato i tempi. Pubblicato per i tipi de “Il Poligrafo”, casa editrice in Padova, nel 2007, è l’approfondimento della Tesi di laurea discussa nel 2003. Come ci ricorda Bruna Bianchi nella Presentazione: “Il volume aggiunge un tassello importante al quadro dell’internamento negli ospedali psichiatrici che nel corso della guerra si trovavano a ridosso del fronte”. E questo, perché il testo tratta di un esercito un po’ particolare: i soldati accolti nell’Ospedale Psichiatrico Provinciale San Giacomo di Tomba, a Verona. Se dovessimo pensare alla Prima Guerra basandoci sul Bollettino della Vittoria del generale Armando Diaz, oppure sul-
la iconografia dei monumenti innalzati in ricordo e omaggio ai Caduti, in tutta Italia, negli anni immediatamente successivi, saremmo portati a pensare con la retorica di quegli anni: ai “campi della gloria”, ai “radiosi destini”, all’ eroismo eterno dei soldati, ecc. ecc. ecc. Maria Vittoria Adami, invece, ci presenta in modo dettagliato una ben diversa realtà: le devastanti conseguenze che la guerra di trincea ha provocato sulla psiche di moltissimi soldati. È la stessa autrice, nell’Introduzione, a presentarci il contenuto del libro. Afferma, infatti: “Il primo capitolo affronta il tema delle nevrosi di guerra da un punto di vista clinico; il secondo capitolo invece si sofferma sulle esperienze di vita dei solda-
ti, sui loro pensieri e sulle loro concezioni, così come emergevano dalle anamnesi e dalle loro lettere. Nel terzo capitolo ho focalizzato l’attenzione sui casi particolari, sugli episodi di autolesionismo, sui pochi casi certi di simulazione, alquanto ardua da stabilire con certezza, sulle diserzioni e sui comportamenti dei ricoverati in base agli incartamenti processuali”. L’intento è stato quello di: “Dare voce ai soldati, di liberare dalla polvere lettere mai spedite, pensieri formulati sotto forma di idee deliranti e di ridare il nome a chi fu privato dell’identità”. Conclude affermando: “Li ho chiamati per nome per far rivivere un’identità sepolta affinché la storia di ciascuno di loro non sia una tra le tante, ma la loro storia, e non si per-
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SERVIZIO GRU
da nell’anonimato, giacché per loro non ci furono braccia attorno al collo, né medaglie sul cuore”. Nelle pagine, frutto di un lungo
lavoro di ricerca negli archivi dell’Ospedale, emergono le storie di soldati, spesso semianalfabeti, che, dopo aver lasciato la famiglia e il lavoro, arrivano a combattere una guerra di trincea, definita “spossante, alienante e sporca”, “fatta di fango e carne, di sangue e pioggia, di caldo e freddo assiderante”. Nel volume di 280 pagine, dopo le Conclusioni dell’Autrice, abbiamo due importanti Appendici: una di Lettere Dai Soldati A Famiglie, Direttore, Superiori, Amici; un’altra Iconografica con tante riproduzioni fotografiche di documenti cartacei. Altri documenti, unitamente a tabelle e grafici esplicativi, sono presenti nei capitoli del libro e permettono al lettore un immediato approccio e una precisa conoscenza della situazione psichiatrica
dei soldati ricoverati in Ospedale. La Bibliografia e l’Indice dei nomi chiudono la pubblicazione. Nelle diverse pagine ci viene presentata anche la situazione medico sanitaria e l’opera del personale addetto alla cura dei malati, in modo particolare la figura del dottor Aleardo Salerni che mai si piegò alle sollecitazioni delle Autorità militari affinché fosse dimessa un’alta percentuale di uomini recuperabili al servizio attivo. Maria Vittoria Adami con questo libro, dedicato “ai miei soldati”, in modo chiaro e anche appassionato, con precisione scientifica ma al tempo stesso divulgativa, ci mette davanti una storia fatta di uomini, spesso di poveri uomini; storia che ci coinvolge e, perché no, ci commuove. Nel panorama di tante pubblicazioni sulla Grande Guerra, spesso stracolme di retorica, eccone una che ci mostra la guerra, nella sua drammaticità, da un altro punto di vista. L’Esercito Di San Giacomo è un libro che consiglio vivamente; tutti gli appassionati di storia della Prima Guerra Mondiale dovrebbero leggerlo. Maria Vittoria Adami, L’esercito di San Giacomo, 2007.
Illustrazioni: Ospedale Psichiatrico Provinciale San Giacomo di Tomba, a Verona Due disegni eseguiti da soldati Lapide con i caduti guidizzolesi
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È successo quattro secoli fa
prof. Massimo Marocchi
La nostra storia
arte & dintorni
La storia delle genti non è fatta solo di guerre, battaglie ed eroi, ma anche di vicende umane, di vita vissuta nella quotidianità del borgo, vicende che emergono dall’anonimato grazie alla paziente e meticolosa ricerca condotta da storici appassionati quali il prof. Marocchi. Scorrendo questi brani, queste testimonianze, scopriamo non senza meraviglia che molte cose sono rimaste uguali: dall’insofferenza verso i potenti al fastidio delle tasse, dagli infortuni sul lavoro alla litigiosità per motivi di interesse, pur dopo secoli e secoli niente di nuovo sotto il nostro cielo. I brani proposti riguardano il nostro territorio, intendendo come tale sia Guidizzolo che i paesi limitrofi.
Il vescovo di Brescia ha minacciato la comunità di Medole di interdire la celebrazione della messa perché non hanno ottemperato alla prescrizione di ampliare la chiesa, come richiesto dal cardinal Borromeo. Marmirolo, 2 agosto 1588, il duca Vincenzo al vescovo Brumano, (AG b, 2151, c. 423) “Il commune et huomini di Medoli, nostri sudditi, se bene per lo spirituale sono sottoposti al vescovo di Brescia, ci hanno fatto sapere essere loro stata interdetta la messa per non haver essi, conforme all’ordine del già signor cardinale Borromeo, aggrandita la loro chiesa parochiale, cosa ch’essi non hanno modo di poter fare per ritrovarsi con molti debiti, così il commune come i particolari, et presso che ruvinati quest’anno da una grandissima tempesta, senza che detta loro chiesa dicono essere molto ben capace et commoda. Onde noi non vogliamo mancare loro di quel favore che possiamo, per ciò farete ufficio in nome nostro colla congregatione de signori cardinali deputata a ciò, affine che detti huomini non vengano senza necessità né commodità aggravati a spendere hora alcune centinaia di scudi, che sarebbe la loro estrema ruvina..
Ignobile baruffa davanti ad un ambasciatore. Un ambasciatore della Repubblica di Venezia, di passaggio a Guidizzolo, si è fermato all’osteria ed ha chiesto all’oste Paolo Villani due cavalli per spedire delle staffette. Due figli di Paolo Mutelli, oste prima del Villani, sono intervenuti sostenendo che
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TEL. 329-7216735, Via Veneto 20/22, Guidizzolo (Mn)
a loro spettava fornire i cavalli perché titolari in esclusiva del servizio. Ne è seguito un battibecco che è presto degenerato in uno spettacolo indecoroso, condito di bestemmie e minacce. Guidizzolo, 9 gennaio 1617, Ottavio Vicert, commissario, a destinatario ignoto, (AG b. 2737, c. 254) “Ritrovandosi fermato nell’hostaria di Guidezzuolo lune prossimo passato che fu alli 9 del corente, un imbassatore della Serenissima Repubblica di Venetia per spedir due staffette in duoi luoghi, havendo detto signor trattato con Pavolo Villano, hora hosto, acciò dasse duoi cavalli per spedir dette staffette, sopravenero duoi figlioli di Pavolo Mutello, già hosto, quali, asserendo loro di haver la posta et che a luoro tocca dar cavalli da posta, dove contrastando con detto Pavolo, hora hosto, gli dissero parolle ingiuriose et gli diedero una mentita et altre parolle disoneste et biasteme hereticali alla presentia di detto signor imbassatore et mia, dove, sentendo tali esorbitanze, ho fatto mettere prigione un Nicolò figliolo di detto Pavolo Mutello hosto, qual mando alle prigioni di Mantova, et ne dò parte al molto illustre capitano di Giustitia di Mantova et all’illustrissimo signor generale, acciò tale temerario riporti il castigo conforme alli suoi demeriti et ho ancora datto ordine che sia posto prigione Giacomo, fratello di detto Nicolò, per haver detto che voleva amazzar detto Pavolo Villano, hora hosto, alla presentia di detto signore et mia...”
Crespelle con formaggi ed erbette Ingredienti
Ricette
Per la sfoglia: 1/2 litro latte 200 g farina 2 uova sale q.b. Ripieno: 125 g erbette 200 g prosciutto cotto 60 g ricotta 100 g fontina Besciamella q.b.
Procedimento Per la sfoglia: Impastare il tutto finchÊ l’impasto sarà liscio (senza grumi, altrimenti filtrare, con un colino) e creare delle crespelle sottili. Per il ripieno: Spalmare sulla crespella uno strato di besciamella in precedenza unito al prosciutto tritato e alla fontina; dopo aver tritato le erbette insieme alla ricotta porne una noce sopra la besciamella per poi piegare la crespella a piacere (arrotolata o a portafoglio). Nappare con poca besciamella e qualche fiocchetto di burro prima di gratinare al forno per 10 minuti a 180/200°.
Vini consigliati:
Monte Volpe; bianco delle Cantine "Franco Bertagna" di Bande di Cavriana
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a cura di Donatella Lusenti
per 4 persone
GRUPPO MICOLOGICO NATURALISTICO
“COLLI MORENICI” Sede: Ristorante “La Baita” Campagnolo di Cavriana MN - Notiziario a cura di Giorgio Arienti
Corso di micologia 2014 Si è da poco concluso il 19° Corso di Micologia, da anni importante appuntamento per gli appassionati che vogliono avvicinarsi o approfondire le proprie conoscenze sul fantastico mondo dei funghi. Gli obiettivi del corso sono di fornire nozioni per il riconoscimento dei principali generi raccolti e consumati, dare informazioni comportamentali necessarie a sviluppare una coscienza ecologica che porti al rispetto della natura, e da ultimo porre un’attenzione particolare a tutto ciò che può prevenire incidenti causati dal consumo di specie tossiche. Quando entriamo nel bosco, ci troviamo di fronte a centinaia di funghi che all’occhio di un inesperto possono sembrare molto simili, è importante quindi conoscere quelle che sono le caratteristiche del fungo che vogliamo cercare e una volta trovato controllare che tali carat-
teri siano presenti, solo così non si corre il rischio di mettere nel cesto funghi diversi e magari non mangerecci. L’habitat di crescita dei funghi è un ecosistema molto delicato che noi dobbiamo rispettare, ma, sempre più spesso, nei boschi, si assiste al degrado provocato dall’uomo che oltre ad abbandonare rifiuti, distrugge gratuitamente le specie fungine cui non è interessato e raccoglie in modo maldestro quelle ricercate non rendendosi conto che tale comportamento è spesso la causa principale del rarefarsi di alcuni funghi. Andar per funghi spesso diventa una piccola avventura; una volta arrivati si vive una sorte di caccia al tesoro, ma come ci si dovrebbe comportare nel bosco? Come e dove cercare queste prelibatezze? Una volta riempito il cesto siamo certi di non aver raccolto funghi non commestibili o ancor peggio, nella frenesia di batter il record di raccolta, non si sia preso un fungo molto simile a quello ricercato ma in realtà tossico? Quando arriviamo a casa, come pulire, cucinare o conservare i funghi? Questi sono stati alcuni degli argomenti trattati nel nostro corso proprio per far acquisire una maggior coscienza di ciò che si
sta per fare onde evitare spiacevoli incidenti. Il corso si è svolto in otto serate e come ogni anno sono stati molti i partecipanti, un gruppo molto variegato, uomini, donne, giovani e meno giovani; quest’anno per la prima volta ha partecipato anche il piccolo Francesco che nonostante la sua giovane età è sempre stato presente e molto attento. Oltre ad immagini proiettate e spiegazioni, è stata l’occasione per portare al circolo le specie raccolte nel week-end precedente, un modo per conoscerle dal vivo, e studiare due caratteri importanti che una fotografia non può dare: l’odore e il sapore; conoscere queste due caratteristiche è un ottimo aiuto per il riconoscimento delle specie. La micologia è una materia molto ampia e con un corso così breve non si può certo pretendere di diventare esperti, ma ci si auspica di poter diffondere il giusto modo per assecondare questa passione. Il presidente dell’associazione Franco Boccazzi da anni lavora per rendere possibile questo e molti altri incontri, ed è sempre una sorpresa vedere come l’adesione stia diventando anno dopo anno sempre più numerosa. Marinella Gobbi
0376 840494 Apertura:
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dalle 11.00 - 14 e 16.30 - 22.00 domenica 16.00 - 22.00 Lunedì chiuso Via Solferino, 66 Guidizzolo MN
ENTE FILARMONICO Notiziario a cura dell’Ente Filarmonico Guidizzolo
Traguardi raggiunti e nuove sfide Grande fermento per il nostro Ente Filarmonico (EFG 1839) in questa primavera 2014, che, se da un lato vede il concludersi di alcune esperienze, dall’altro invece ne cerca e ne crea sempre di nuove! Ma andiamo con ordine. Nel 2013 l’Ente Filarmonico ha realizzato una rassegna di 5 concerti di musica sacra, chiamata appunto “Sacre Colline Moreniche”, che l’ha visto impegnato in diversi appuntamenti. Nel mese di dicembre a Castiglione delle Stiviere con il coro dei Piccoli Cantori di Monzambano; a gennaio a Cavriana con l’Orchestra Sinfonica dei Colli Morenici dell’Ente Filarmonico e il Coro Lirico Bergamasco; a febbraio a Solferino con la nostra banda; in aprile a Guidizzolo con l’Orchestra Sinfonica dei Colli Morenici dell’Ente Filarmonico e il Coro “Ponchielli” di Cremona ed infine, di nuovo, con la nostra banda a maggio a Volta Mantovana. Passiamo ad un altro importante riconoscimento ricevuto dal nostro Ente Filarmonico: il 9 maggio scorso, durante una festa in un noto locale sul lago di Garda, in occasione del decennale di fondazione della rivista
“Mantova chiama Garda”, il nostro EFG 1839 è stato premiato per i suoi meriti e l’impegno nel campo della promozione e divulgazione della musica in tutte le sue forme ed accezioni, non ultima la Scuola di Musica fortemente presente e diffusa sul territorio dell’Alto Mantovano. Questo riconoscimento è senza dubbio per l’EFG 1839 motivo di orgoglio e sprone a fare sempre meglio! Parlando proprio della Scuola di Musica, che si avvia a concludere la propria stagione di corsi, segnaliamo le date dei saggi di fine anno: si inizia il 25 maggio nel pomeriggio al MASeC con il Concerto dell’Orchestra Giovanile; si proseguirà poi con il saggio di Pianoforte la sera del 28 maggio curato dalla maestra Valeria Sinico; un’esibizione sabato 31 maggio alle 10:30 del coro di voci bianche, del gruppo di propedeutica e di un gruppo di percussioni al MASeC riservato agli alunni delle Scuole Elementari. Altri saggi di fine anno raggrupperanno altri strumenti il 3 e 5 giugno a Guidizzolo, il 4 giugno a
Cavriana e il 7 giugno a Volta Mantovana; conclusione della sessione di saggi sarà il 12 giugno al MASeC con i diversi gruppi di percussioni. La Scuola di Musica non dorme certo sugli allori e visto il successo dell’anno scorso, ha già in cantiere il Campus Musicale 2014 che si terrà dal 1 al 6 settembre presso la Casa di Beniamino a Cavriana. Ricordo infine la trasferta a Vienna che il prossimo 27-2829 giugno vedrà coinvolto il nostro Corpo Bandistico, durante il quale si esibirà al Castello di Schönbrunn con uno splendido repertorio di musiche da film e di artisti internazionali che spazierà dal maestro Morricone a Michael Jackson, direi veramente un appuntamento imperdibile! Alessia Ghizzi
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Asilo nido bim bum bam ORIZZONTI ONLUS è una Cooperativa sociale di tipo “A” nata a Guidizzolo nel 2000 e tra i primi servizi offerti da Orizzonti a Guidizzolo, ci sono quelli rivolti alla prima infanzia e alle famiglie, in primis l’asilo nido. L’Asilo Nido è un servizio educativo e sociale per la prima infanzia che concorre con le famiglie alla crescita e formazione di bambini in età compresa tra i 3 mesi e i 3 anni. Il nostro scopo è di favorire, in stretta collaborazione con l’opera della famiglia, l’equilibrato sviluppo del bambino e la sua socializzazione, salvaguardando i diritti e i bisogni dei bambini attraverso un percorso di formazione, informazione e confronto tra educatori e genitori. Per questo motivo grande attenzione viene riservata all’aspetto pedagogico ed educativo del servizio. Le educatrici quotidianamente preparano con cura spazi, attività, giochi e materiali così da accogliere al meglio ogni bambino con le sue caratte-
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ristiche e peculiarità. Tutto questo senza dimenticare l’attenzione al gruppo, in quanto la dimensione sociale e della relazione con i pari è altrettanto fondamentale. La progettazione annuale comprende una micro-progettazione per i bambini più piccoli, tesa al raggiungimento di piccoli obiettivi adatti all’età riguardanti la motricità, la sensorialità, la cognitività. La progettazione annuale per i più grandi, invece, prevede attività varie mirate alla stimolazione dell’area motoria, sensoriale, cognitiva e del linguaggio. Durante i mesi estivi vengono attivati micro-progetti appositamente studiati in relazione alla stagione. L’asilo Nido Bim Bum Bam è stato avviato nel settembre 2009 dopo un percorso di una decina di anni che l’ha visto trasformarsi da nido-famiglia a micronido e infine ad asilo Nido. Si trova in via San Cassiano, negli spazi che
un tempo accoglievano la Biblioteca Comunale e che, dopo un importante intervento di ristrutturazione degli ambienti avvenuto, grazie alla collaborazione con il Comune di Guidizzolo, può accogliere fino a 25 bambini in spazi pensati su misura per loro. Le famiglie possono incontrare personale qualificato e concordare con le educatrici una frequenza personalizzata che risponda al meglio alle proprie esigenze. La retta mensile è calcolata sul reddito Isee della famiglia in base al quale il Comune di Guidizzolo contribuisce in percentuali diverse. Orizzonti gestisce inoltre il micronido “Primi Sogni” a Castiglione delle Stiviere in via Staffolo, che può accogliere fino a dieci bambini. Situato in spazi di proprietà del Comune di Castiglione totalmente nuovi e strutturati ad hoc, garantisce professionalità ed accoglienza alle famiglie. Per informazioni ci si può recare direttamente all’asilo nido oppure contattare l’indirizzo di posta elettronica cooporizzonti@virgilio.it
Fra il divino e l'umano Elodio Perani
Per supposizioni datarie, la nascita di Maria a Nazareth, da Gioacchino e Anna, sarebbe avvenuta l’8 settembre del 14 a.C. mentre la sua morte nel 47 d.C., all’età di 61 anni. In Palestina, quando le femmine intorno ai 12 anni passavano dalla pubertà alla fertilità, non erano più sotto il dominio paterno ed entravano in quello sociale cioè nell’età in cui, pur restando nella propria famiglia, potevano, o forse dovevano, fidanzarsi. A questo punto erano già considerate mogli pur se il matrimonio vero e proprio veniva riconosciuto ufficialmente dal rito e dalla convivenza. Linguisticamente l’aggettivo VERGINE è sinonimo di IN-
G. Dorè, l’annunciazione, xilografia 1866
TATTO, dove “IN” corrisponde a NON e “TATTO” significa TOCCATO (dal latino TACTUS). Una spiegazione semplice che diventa enormemente intricata perché nel Levitico (12,2-4) leggiamo che Maria dopo quaranta giorni dal parto va al tempio per essere purificata. Perché era impura se “non aveva conosciuto uomo?”. L’impurità allora derivava dal parto, un evento comunque sanguinoso? Il problema sarebbe a metà strada fra il divino e l’umano oppure si dovrebbe pensare che la verginità di Maria, “post partum” era simbolica? Se fosse vera la tendenza docetista secondo cui Gesù, concepito dallo Spirito Santo, nell’atto della nascita non aveva corpo fisico, Maria avrebbe partorito senza sangue rendendo ingiustificata la sua purificazione. D’altra parte si dimostrerebbe l’incorporabilità di Gesù anche nella sua resurrezione perché la sindone è stata ritrovata perfettamente piegata come se non fosse stata sollevata. Matteo (1,22-23) parla della verginità di Maria rifacendosi ad una profezia di Isaia (7,14) di otto secoli prima; Giovanni ignora addirittura il tema e nemmeno Paolo di Tar-
so, il primo autore cristiano, accenna l’argomento. Esiste inoltre il problema dei presunti fratelli di Gesù. Luca (2,7) dice che Maria diede alla luce “il suo figlio primogenito” il che farebbe pensare che ne seguissero altri ma Gerolamo, raffinato intellettuale, precisa che nella Bibbia ebraica il primo è così chiamato anche se non ne seguono altri e che nelle lingue semitiche fratelli e cugini sono chiamati con lo stesso termine. Giuseppe Flavio tramanda che Giacomo, il Minore, primo vescovo di Gerusalemme, era fratello di Gesù, affermazione fatta anche da Eusebio da Cesarea. Lo stesso Marco parla di Giovanni e Matteo come fratelli di Gesù. Inoltre potrebbero entrare in argomento probabili figli di primo letto di Giuseppe dato che era più vecchio di Maria di circa venticinque anni e probabilmente vedovo. E ancora: nel quarto vangelo Gesù morente affida Maria a Giovanni dicendo “ecco tua madre”. Ai piedi della croce però non c’erano fratelli di Gesù. Un argomento che fa pensare molto. AI-CGCE GEL ATER ELRAIA TE- R ICCEARSIT IA IA PAST P
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La nuova scuola dell’infanzia Guidizzolo intera si è stretta intorno ai suoi figli più piccoli, i bambini della scuola dell’infanzia, per inaugurare e consegnare loro il nuovo edificio scolastico realizzato accanto al Parco Barriera, oltre le poste e il MASeC inaugurato lo scorso primo gennaio. Il corteo aperto dalla Banda musicale dell’Ente Filarmonico Guidizzolo e seguito dal gonfalone del Comune e dai labari delle associazioni, ha visto i bimbi con i loro genitori partire dalla vecchia scuola,
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attraversare la centralissima Via Vittorio Veneto e raggiungere il Parco. Qui la cerimonia ufficiale di consegna della scuola aperta dai bambini, i veri protagonisti della giornata, ha ricordato poi il sindaco, i quali hanno prima cantato la loro canzoncina ‘Sulle strade di Guidizzolo’ e poi l’Inno Nazionale con tutto il numerosissimo pubblico presente. Accanto al sindaco Sergio Desiderati numerosi ospiti: l’On.le Giovanna Martelli, la vice presidente
provinciale Francesca Zaltieri, la dirigente scolastica Carla Lombardi, il comandante della compagnia Carabinieri cap. Giovanni Pillitteri con il m.llo di Guidizzolo Massimiliano Batisti, sindaci e assessori di molti comuni. ‘Porto i saluti del prefetto di Mantova, del presidente della Provincia e dell’ex sindaco Carlo Maccari i quali non hanno potuto essere presenti. Chiedo a tutti voi un grande applauso per questi nostri bambini, per la dirigenza scolastica, i loro insegnanti, il personale Ata, i genitori e tutti i guidizzolesi. Saluto e ringraziamento alle passate amministrazioni che hanno voluto questa nuova scuola. Noi abbiamo ereditato un progetto ed un contratto; vi abbiamo messo mano con alcuni interventi che servivano ed onorato quel contratto’. Una scuola, è stato ricordato, non voluta da tutti e non da tutti pensata in quel luogo; una scuola però da tutti definita splendida. ‘Oggi, ha proseguito Desiderati, è il giorno della festa, la festa per l’apertura di un nuovo edificio scolastico che segna forte la volontà della nostra comunità
nel voler mettere la formazione e l’educazione dei propri figli al centro dell’attività amministrativa. Questa nuova scuola è un bene ed un patrimonio di tutti. E qual è la scuola che vorremmo? E non parlo certo di questo o quell’edificio. La scuola che vorremmo tutti per i nostri figli è sicuramente una scuola educante, una scuola includente; una scuola accogliente. Concetti non sempre scontati, concetti sui quali ci confrontiamo spesso con coloro che intelligentemente anche nel nostro Comune e nella nostra Comunità lavorano su questi temi’. Un lungo accenno all’attuale momento storico con una società sempre più multirazziale e multiculturale. Trasformazioni che vanno accettate, non subite ma governate, nel rispetto di tutti e nella piena e costante affermazione della nostra identità culturale. Quindi il ‘viaggio’, metafora della vita, ha ricordato ancora il sindaco, ‘…Un percorso talvolta accidentato ma sempre entusiasmante per quanto ci dà e per quanto noi riusciamo a dare. Non per costrizione o per obbligo ma per generoso trasporto verso il futuro e per quella insostituibile partecipazione alla crescita collettiva nella quale ognuno di noi è un protagonista, con la consapevolezza che non possiamo abdicare perché il nostro posto non potrà mai essere occupato da nessun’altro’. Un ricordo ed omaggio al prof. Alessandro Dal Prato, uomo di scuola ‘... per il
suo impegno incondizionato verso l’istruzione quale elemento fondamentale per lo sviluppo complessivo dell’uomo e di questo nostro territorio. Nella mente e nelle mani degli uomini passano le sorti dell’umanità le quali spesso si vogliono basare su antagonismi talvolta
devastanti; invece, come ebbe a dire Nelson Mandela, ‘L’istruzione è l’arma più potente che si possa utilizzare per cambiare il mondo’ : Ecco, questa è la scuola che vogliamo, e oggi con questi nostri piccoli amici riprendiamo da qui il nostro viaggio’. Sono seguiti gli inter-
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sui ragazzi. Dopo aver nominato tutti coloro che hanno lavorato, Desiderati ha lasciato la parola a don Dino Mezzani, decano dell’Unità Pastorale, per la benedizione. Quindi, sulle note dell’Inno alla gioia, con accanto autorità, amministratori attuali e precedenti, Sergio Desiderati ha chiamato a sé alcuni bambini e con loro tagliato il nastro dando inizio alla visita e alle attività scolastiche che sarebbero iniziate il giorno successivo. Per la scuola da parte di tutti un solo commento: bellissima.
venti del direttore lavori arch. Raffaele Grasso, della dirigente scolastica Lombardi, della vice presidente Zaltieri e dell’on.
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le Martelli: tutti hanno sottolineato l’importanza fondamentale della crescita culturale e dell’investimento sui bambini e
Vediamo alcune caratteristiche di questa scuola, tutta completamente attrezzata ex novo: 6 sezioni con dormitorio e spazio esterno dedicati (ora ne verranno utilizzate 5); un atelier all’ingresso per la psicomotricità; stanze per attività speciali; stanze direzionali; parco esterno attrezzato; un Centro Cottura di elevate prestazioni. Il Tetto Verde e un modernissimo Impianto Fotovoltaico che con le altre connotazioni tecnologiche hanno portato al riconoscimento della struttura in classe energetica A. Il costo complessivo impegnato dall’Amministrazione per la sola scuola era di € 3.166.000; con la stessa somma si è realizzata non solo la scuola, ma molte opere infrastrutturali collegate, completandola di tutti i servizi, gli arredi e le aree verdi.
Anagrafe - Stato Civile - Elettorale: Da lunedì a venerdì: dalle 10.00 alle 13.00 mercoledì: dalle 14.30 alle 17.30 sabato: reperibilità, solo per decessi cell. 347 8074979 Segreteria - Ragioneria - Tributi - Ufficio tecnico Scuola - Teatro - Segretariato sociale: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10.00 alle 12.30 mercoledì: dalle 14.30 alle 17.30 Assistente sociale: mercoledì e venerdì
dalle 10.00 alle 13.00
Polizia Locale: mercoledì e sabato
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Municipio (centralino) - tel. 0376 819201 Vigili Urbani - tel. 0376 840241 Teatro e manifestazioni - tel. 0376 1620428 P.E.C.: guidizzolo.mn@legalmail.it
ORATORIO SAN LORENZO ORARIO DI APERTURA 1ª e 3ª DOMENICA Maggio - Settembre dalle 17.00 alle 19.00 Ottobre - Aprile su prenotazione 335 422406
BIBLIOTECA tel. 0376 840435
estate
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lunedì 9-12 / 15-19 martedì 9-12 giovedì 15-19 mercoledì venerdì 9-12 sabato
9-12 / 14.30-18.30 14.30-18.30 14.30-18.30 9-12 9-12
ASSOCIAZIONI Pro Loco - tel. 0376 1620426 Gruppo Alpini Guidizzolo - tel. 338 4597404 AVIS - AIDO - tel. 0376 840177 Raphaël - Ambulatorio Castel Goffredo 0376 771292 GVG-Gruppo Volontari - tel. 0376 818240 Calcio Guidizzolo - tel. 0376 819172 Ciclo Club 1977 - tel. 0376 818189 Tennis Club Guidizzolo - tel. 0376 818382 Amici di Rebecco - tel. 0376 819678 Centro Sociale “La Mimosa” - tel. 339 3538192 Canile Comunale - tel. 0376 819716
CIMITERO Apertura tutti i giorni della settimana Gen. Feb. Nov. Dic. Marzo e Ottobre da Aprile a Settembre
dalle 8 alle 17 dalle 8 alle 19 dalle 8 alle 20
PIAZZOLA RIFIUTI Lunedì Mercoledì e Venerdì dalle 14.30 alle 17.30 Sabato: dalle 9 alle 12 e dalle 14.30 alle 17.30
AMBULATORI MEDICI • Dr.ssa Emi Ghisolfi - Cell. 333 8356733 Prenotazione visite: 0376 840433 (8.30-12.30) Lun. Gio. Ven.: dalle 16 alle 19 (su appuntamento) Mar. Mer. Gio.: dalle 10 alle 13 (su appuntamento) • Dr. Orfeo Valerio Galvani Ambulatorio 0376 819794 - Abitazione 0376 819096 Lun. Mar. Mer. Gio.: dalle 9,30 alle 12,30 Mer. Ven.: dalle 16,30 alle 19,30 (su appuntamento) • Dr. Giuliano Ponti Ambulatorio 0376 819475 - Abitazione 0376 819177 Lun. Mar. Mer. Ven.: dalle 10 alle 12.30 Giovedì: dalle 16.30 alle 19 Ambulatori medici presso sede AVIS • Dr.ssa Doriana Bertazzo Riceve su appuntamento tel.0376 83040 - 838500 Martedì dalle 17 alle 18,30 Giovedì dalle 8,30 alle 9,30 • Dr.ssa Angela Gatti - tel. 338 2619350 Lunedì - Mercoledì - Venerdì: dalle 17.30 alle 18.30 Ambulatorio Medole - tel. 0376 898109 • Dr.ssa Vincenza Di Marco Riceve su appuntamento tel. 335 1736606 Lunedì - Martedì - Venerdì: dalle 10.00 alle 11.00 Mer.: dalle 16.00 alle 17.00 Gio.: dalle 10.30 alle 11.30 • Pediatra di base Riceve su appuntamento tel. 0376 631797 NUMERO VERDE FARMACIE DI TURNO tel. 800 228521 (Guidizzolo 0376 819005)
ENTI Protezione Civile - tel. 0376 847388 Prenotazione ambulanza - tel. 349 8608653 Istituto Comprensivo - 0376 819049 - 819059 Istituto Statale d’Arte - tel. 0376 819023 Corpo Bandistico - tel. 0376 840090 Fondazione “Rizzini” onlus - tel. 0376 819120 SISAM (acquedotto) - 800 859370 - 0376 771869 Cooperativa “Orizzonti” - tel. 0376 847352 CSE-Anffas - Rebecco - tel. 0376 818253 Parrocchia Birbesi - tel. 0376 819602 Parrocchia Guidizzolo - tel. 0376 819052
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estate 8 - 10.30 19 19 9.30 8.30 18
inverno 8 - 10.30 18 18 9.30 8.30 17
EMERGENZE GUARDIA MEDICA - 118 CARABINIERI - 112 - 0376819006 VIGILI DEL FUOCO - 115 FUGHE GAS - 800901313
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