Editore: Centro Culturale San Lorenzo 46040 Guidizzolo (MN) - Tariffa R.O.C.: ”Poste Italiane s.p.a. - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27-02-2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB - BS
BIMESTRALE DI ATTUALITÀ, CRONACA, CULTURA E POLITICA - GUIDIZZOLO MN ANNO XVIII N. 104 - OTTOBRE 2012
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DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Dal Prato CAPO REDATTORE Graziano Pelizzaro REDAZIONE Giulia Avanzi Laura Leorati Francesca Lugoboni Elodio Perani Sandra Tosi Paolo Zani COLLABORATORI Giorgio Arienti Sante Bardini Cristina Delmenico Michele Galli Daniele Guerra Marta Leali Donatella Lusenti Massimo Marocchi Franco Mondadori Francesca Pesci Luca Piazza Marisa Rodighiero Mariavittoria Spina Giulia Stuani Antonella Tomasi Davide Truzzi Giovanni Zangobbi PROGETTO GRAFICO Claudia Dal Prato EDITORE Centro Culturale “San Lorenzo” via Virgilio, 25 46040 Guidizzolo (MN) Tel. 348 3115232 e-mail: redazione@lanotiziaguidizzolo.com Sito internet: www.lanotiziaguidizzolo.com R. O. C.: N° 9434 del 16-10-00 Aut. Tribunale di Mantova N° 8/95 del 30-05-1995 Stampa: Arti Grafiche Studio 83 (VR) Cellofanatura e spedizione postale: Coop Service s.c.r.l. Virle Treponti (BS) COSTO MODULI 1 modulo verticale: mm 60 x 38 € 40,00 2 moduli orizzontali: mm 60 x 82 € 70,00 4 moduli orizzontali: mm 60 x 170 € 120,00 1/2 pagina: mm 124 x 170 € 200,00 Pagina intera: mm 277 x 170 € 300,00
sommario 3 Editoriale 4 Musica danza e solidarietà 6 Cronaca 12 Il carrettiere 16 Anima e cuore 17 Ricette 18 Pensioni e dintorni 20 Noi e la legge 23 Quattro bagole 24 Appunti di viaggio 26 Arte e dintorni - Recensioni 28 Arte e dintorni - La nostra Storia 30 Arte e dintorni - Cinema 32 Arte e dintorni - Letteratura 33 Astri e civiltà 34 Confronto aperto sulla centrale di Birbesi 38 Gli anniversari di matrimonio 50 - 55 e 60 anni 34 40 Gruppo Micologico Naturalistico 41 Taca banda 42 Pro Loco Guidizzolo 37 Taca banda 43 Notizie dall’Amministrazione 47 Numeri utili
In copertina: gruppo Harem Danza in un momento delle serata “Musica danze e solidarietà”, foto di Giovanno Bonfanti. TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI: informativa ai sensi del d. Igs n. 196 del 30-06-2003. I dati in possesso della redazione de “la Notizia” sono forniti direttamente dagli interessati o estratti da elenchi pubblici: ovvero in nostro possesso anteriormente all’8-5-1997. Gli interessati possono chiedere la cancellazione, il blocco, l’aggiornamento o l’integrazione dei dati od opporsi al trattamento stesso. L’editore si dichiara pienamente disponibile a regolare eventuali spettanze per quelle immagini di cui non sia stato possibile reperire la fonte.
Invitiamo i lettori a proporre, per le rubriche, problemi o situazioni che siano di interesse generale. 2
editoriale
Andrea Dal Prato
Come ci chiamiamo Il concepimento di un figlio, evento purtroppo ormai sempre più raro (per quanto riguarda gli italiani), spesso si accompagna a molte complicazioni più o meno serie: giuste condizioni economiche, esaurimento della lista dei desideri, matrimonio fastoso, mansioni di rilevo sul lavoro, disponibilità dei nonni 24 ore al giorno, e non ultimo quello della scelta del nome da dare al nascituro. Sono lontani ormai i tempi in cui le coppie, avendo numerosi figli, potevano dare spazio, nella scelta dei nomi, sia alle tradizioni familiari da rinnovare, sia alle fantasie più estrose e singolari. Ora la maggior parte delle coppie ha un solo figlio, per cui di solito la scelta del nome è ben ponderata. Le fonti da cui trarre ispirazione possono essere varie: in generale il mondo dello spettacolo e più in particolare la televisione (che sempre più condiziona la vita dei nostri figli – dato che, inutile non ammetterlo, releghiamo ad essa il compito di educarli – ... a partire dal nome che portano!). La comunità guidizzolese, in questi ultimi anni ha cambiato decisamente rotta, come vedremo, non possiamo più parlare di vere e proprie “mode”. Abbiamo voluto verificare, in collaborazione con l’Ufficio Anagrafe, quali siano stati a Guidizzolo i nomi più ‘’gettonati” negli anni 2002-2011, cioè dei nati degli ultimi dieci anni. I risultati sono stati per certi versi una conferma, per altri ci hanno riservato qualche sorpresa. É emerso infatti che nessun nome ha avuto netta prevalenza sugli altri, come spesso succedeva in passato, quando un certo nome diventava di moda. Peraltro risulta contenuta (per i cittadini italiani) anche la scelta dei nomi stranieri o esotici. Ma Veniamo al dettaglio: fra i 334 maschi iscritti in anagrafe dal 2001 al 2012. Troviamo al primo posto Lorenzo (18), seguito da Andrea e Alessandro (16), poi troviamo
Mattia (13), Matteo (12), Samuele (10), Francesco, Pietro e Cristian (8), Diego, Luca e Marco (7). Emergenti risultano nomi di santi legati alla tradizione cattolica e biblici, in forte diminuzione alcuni nomi molto diffusi alcuni anno or sono: Alberto (3), Roberto, Emanuele e Giorgio (2), Mauro e Stefano (1). Maggior equilibrio e conferma dei nomi tradizionali invece, tra le 322 femmine. Prime a pari merito, Sara e Sofia (13), poi Giulia (12), Alessia, e Martina (10), Alice, Anna e Matilde (9), Aurora, Chiara, Nicole e Maria (8), Elisa (7), Beatrice, Gaia e Giada (6). In diminuzione soprattutto Irene e Sivia (4), Francesca e Vittoria( 3), Rebecca, Cecilia e Lucia (2). Completamenti assenti i nomi esotici una volta abbastanza usati come: Jessika, Jasmine, Marusca, Micol e Mirjana. Considerando il forte aumento di figli di cittadini stranieri, residenti a Guidizzolo è il caso di notare come molti nomi dalla difficile pronuncia stanno entrando nel nostro quotidiano. Per i maschi citiamo: Abdallah, Shafin, Wu Ting, Zawad, Ihssan, Iqram, Kiandeep, Muhammod e Gurkirte. Per le femminucce: Ajar, Alaa, Ziad, Souha, Arbnora, Aya, Hiba, Israe, Jaideve e Tasmiha. Una curiosità statistica, negli anni 80 (la popolazione era di circa 4.000 abitanti) nascevano circa 80 bimbi all’anno. Ora che siamo circa 6.200 (oltre 1100 gli stranieri) i nati sono mediamente 65 all’anno. Teniamo anche conto che su 656 bimbi (nati negli ultimi 10 anni), 202 (pari al 30%) sono figli di cittadini stranieri residenti a Guidizzolo. Quali le ragioni di questo fenomeno? Per ora ci limitiamo a considerare che è un dato che deve far riflettere e lo giriamo per le considerazioni a chi di competenza.
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PH G.BONFANTI
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Il cuore di Guidizzolo batte forte nella serata che conclude la raccolta fondi a favore delle popolazioni mantovane colpite dal sisma. Lo spettacolo entra subito nel vivo grazie ai ritmi latino americani dei Waja Maja, band d’esperienza decennale che con grande naturalezza avvolge il pubblico nelle atmosfere rilassate e suadenti del caldo Brasile. Evocando rapidi scorci di intensa saudagi, la musica di celebri compositori si alterna alle note malinconiche composte dal desenzanese Marco Bortoli, voce e cofondatore del gruppo; sul finale, la chitarra di Michele Galli è una pia-
cevole sorpresa che, insieme alle percussioni di Riccardo Polver e Marco Mondini, si aggiunge ai virtuosismi dell’ormai collaudato terzetto. Nuove suggestioni ci attendono nell’esibizione della Scuola di danza di Claudia Dal Prato, del Gruppo Alamira di Alice Bombana e di Harem danza di Daniela Belluati. Insegnanti e allievi insieme sul palco allestiscono un saggio sontuoso e variegato. Scintillanti costumi etnici e atmosfere sognanti incorniciano l’accurata gestualità dei ballerini in un caleidoscopio policromo di sensualità e incantevoli suggestioni esotiche: si
va dalle danze orientali, tra movimentate coreografie bollywoodiane e sinuose danzatrici del ventre, alle arie vacanziere della Polinesia, per offrire uno squisito spaccato del vivacissimo panorama della danza etnica, antica sapienza dei corpi e piacere assicurato per tutti. Al termine dello spettacolo, quasi seimila euro (precisamente 5.866), sono stati consegnati direttamente a Paolo Bocchi, Sindaco del comune di San Giacomo delle Segnate; tali fondi verranno investiti nell’acquisto di attrezzature, come computer portatili e altri materiali didattici, per garantire ai bambini e ragazzi del paese dell’Oltrepò Mantovano il normale svolgimento dell’anno scolastico, nonostante l’inagibilità degli edifici pubblici duramente colpiti dal terremoto.È dunque una ben riuscita serata di festa e solidarietà, quest’iniziativa guidizzolese che si conclude con l’attesa estrazione dei premi: diciotto opere, donate da altrettanti artisti che hanno così generosamente voluto contribuire a ravvivare l’interesse Mariavittoria Spina per la nostra sottoscrizione solidale. Ecco i biglietti vincenti ed il corrispettivo premio: N. 0017 0094 0148 0236 0626 0826
Opera vinta Vicentini Bassignani Dal Prato L. Fertonani Signori Dal Prato A.
N. 0998 1343 1509 1845 2052 2060
Opera vinta Maffezzoni Spazzini Lusenti Bellardi Cappa Pelizzoni
N. 2086 3189 3364 3474 3482 2152
Opera vinta Pegoraro Darra Riccardo Ghidini Cigala Darra Raffaele Magnani
Qualora non l’avessero già fatto, i possessori dei biglietti estratti sono pregati di mettersi in contatto con Andrea Dal Prato per il ritiro dei premi.
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Amici di Rebecco al tesseramento
Non conosce soste l’attività dell’Associazione Amici di Rebecco che, impegnata com’è nel tenere vive le tradizioni del territorio, sta preparando la consueta giornata del tesseramento con distribuzione dello spiedo. Non si è ancora spenta l’eco della Festa d’Estate, che nelle tre consuete serate aveva riproposto il classico programma fatto di buona cucina e grandi orchestre per l’intrattenimento danzante. Ancora una volta la risposta del pubblico è stata all’altezza delle attese e dell’impegno profuso dagli “Amici di Rebecco”. La concomitanza con le celebrazioni commemorative della Battaglia di Solferino era stata anche quest’anno solennizzata con il corteo fino al borgo Baite, con la posa di un omaggio floreale, e con la partenza verso Solferino del gruppo di podisti nel ruolo di staffetta della tradizionale fiaccolata Solferino – Castiglione che si svolge ogni anno, nella ricorrenza dell’anniversario della Battaglia. Non va dimenticato infatti che la storica battaglia del 24 giugno 1859 ebbe le sue fasi cruciali tra Rebecco, borgo Baite e Cà Nova. Ma il loro impegno nel mantenere le belle tradizioni durante tutto l’anno era iniziato per la Befana, con il pranzo ed il tradizionale “buriel”, proseguendo poi con la festa di “Sant’Antone chisuler”, ovvero Sant’Antonio Abate. Nella tradizione contadina questa figura di Santo era molto venerata. In tutte le stalle c’era l’immagine protettrice che lo riproduceva circondato dal maiale
e da tanti animali da cortile. In occasione della sua ricorrenza, il 17 gennaio, la tradizione vuole si consumi in compagnia la “chisola” (da qui l’attributo di “chisuler”). Nella celebrazione istituzionale del 25 aprile non poteva mancare il “rinfresco” offerto alle autorità, alla Banda ed a tutti gli intervenuti nella loro tappa a Rebecco. E ancora, il primo maggio poteva mancare la Festa dei Sparis? No di certo! Infatti il pranzo a base di asparagi, ottimi e abbondanti, ha registrato il tutto esaurito. A settembre la Festa del Ringraziamento è stata solennizzata con la tradizionale benedizione dei mezzi agricoli, schierati nel sagrato, e con l’offerta dei prodotti della terra al momento dell’offertorio durante la Santa Messa. Quali le altre attività in programma quest’anno? Si sta pensando a come festeggiare la Santa Lucia, ma ne frattempo è già in calendario un altro appuntamento, appunto: il tesseramento. I vecchi soci sanno bene come funziona: a chi dà o rinnova l’adesione all’Associazione Amici di Rebecco, per la quota di 10 euro, viene data in omaggio una abbondante porzione di spiedo con polenta. Un’idea originale che ha avuto un grande successo. Quest’anno il tesseramento si terrà nella mattinata di domenica 4 novembre 2012, dalle ore 11 alle ore 12.30, presso la sede dell’Associazione. É obbligatoria, però, la prenotazione, telefonando al numero 335.5696424 (Arturo).
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“Incontri Fotografici”
Il gruppo Incontri Fotografici di Guidizzolo muove i primi passi nel settembre del 1994. Parte da l’idea di una decina di persone che hanno in comune la voglia di promuovere l’arte della fotografia. Li ospita da sempre la biblioteca comunale, luogo deputato alla diffusione della cultura.Tra queste mura si sono svolte riunioni mensili per scambiare esperienze fotografiche e umane.
Sono stati ospitati importanti fotoamatori che hanno dato vita a interessanti serate: in particolare si ricorda la serata del 19 luglio con Pino Veclani e le sue splendide immagini montane. Non dimentichiamo i concorsi Nazionali, patrocinati dalla Fiaf, arrivati alla sesta edizione, fortemente voluti da Renato Azzini presidente per 16 anni e dedicati a Roberto Bollani amico fotografo prematuramente scomparso. Con l’avvento della tecnologia chiunque può fotografare con una macchina digitale o telefonino, ma questo non significa fare ottime fotografie ci vuole la tecnica dell’esposizione e della composizione, ecco che si affianca Alfredo Zanetti delegato Fiaf della provincia di Mantova con corsi base e avanzati. Fondamentale per la storia del gruppo è stata Chiara Del Furia che con la sua forza, fantasia e voglia di creare ha reso piu’ grandi gli stessi componenti e le loro fotografie. Corrado Cavazza poi ha reso la sua passione una professione. L’ultima fatica del gruppo è stata in occasione della sagra di luglio con un mini concorso a tema “I Riflessi”. I fotografi hanno partecipato con divertimento e voglia di mettersi in gioco, la giuria
ha decretato, infine, vincitrice Roberta Cominelli mentre la giuria popolare ha votato le immagini di Renato Azzini. Il 27 settembre è ripresa l’attività con una serata dedicata alla “Storia della fotografia” tenuta da Marco Brioni, pubblico numeroso e appassionato. Grazie alla ormai consolidata collaborazione con Marco Brioni, il “Gruppo Incontri Fotografici” ha l’opportunità di proporre un corso fotografico. Si terrà presso la Biblioteca Comunale di Guidizzolo, i giovedì di novembre alle ore 21 con un’uscita domenica 2 dicembre, alle ore 9. La prima serata si parlerà della macchina fotografica, la seconda sarà centrata sullo scatto, la terza sulla costruzione dell’immagine e infine la quarta sulla creazione di un portfolio. Il costo per la partecipazione è fissato in € 35,00. Per gli iscritti al “Gruppo Incontri Fotografici” e alla Pro Loco il costo sarà di € 30,00. Le iscrizioni presso la biblioteca comunale numero telefonico: 0376 840435
Ferragosto in sella
Vent’anni sono tanti e restar fedeli a un appuntamento sulla libertà del passaparola impresa non facile. Non per un gruppo di ciclisti guidizzolesi irriducibili del pedale e del ferragosto in sella verso santuari mariani. L’edizione 2012 con Arnaldo Angioletti, Mario Bonesi, Aldo Castagna, Giuliano Fontanesi, Angiolino Pozzi, Giovanni Redini, Giovanni Vicenzi ha seguito il programma di sempre. Rigorosa divisa e allegra vivace partenza dal ristorante Alla Torre di via Fabio Filzi, per
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raggiungere le Grazie su un itinerario tranquilllo, accompagnati dal direttore sportivo Gilberto Pozzi. Dove dopo una preghiera nel Santuario, il via all’attesa pausa conviviale con cotecchino doc accompagnato da fagioli stufati e innaffiato da buon vino, intrecciando ricordi a irrinunciabili progetti per il 2013. Più soft il ritorno con una sosta al punto di partenza per un bicchierino corroborante e uno scaramantico arrivederci.
Il giro del lago
Anche quest’anno, nonostante un mese di agosto caldissimo, un gruppo di temerari ciclisti, del ciclo club 77 di Guidizzolo, ha percorso tutto il giro del lago di Garda. Ritrovo alle sette del mattino, sotto la torre civica a Guidizzolo (luogo da sempre punto di incontro e ritrovo per le partenze dei soci del Ciclo Club e amici della bici), direzione Desenzano del Garda quì ci si porta verso la sponda Bresciana del lago, dopo una breve fuga, tanto per sgranchirsi le gambe, il gruppo si ricompattava in località Gargnano, per accendere le luci delle bici, indossare i giubbini catarifrangenti, e così affrontare in tutta sicurezza, le temute gallerie, dove si è anche potuto godere un po’ di fresco. Tremosine, Limone, Torbole e quindi Riva, punto più a nord dell’intero percorso. Uno sguardo rapido e raggiunto Malcesine (sulla sponda veronese del lago) una breve sosta per ristorarsi e ammirare il paesaggio. Pieni di nuova energia, i nostri “campioni” si avviavano spediti verso Torri del Benaco, Garda, Lazise e infine Pesciera del Garda. Quì si
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manifestano i primi segni di stanchezza, ma sentendo ormai vicina la meta, il gruppo riusciva a ritrovare le ultime energie, per arrivare tutti assieme, a Guidizzolo. I 170 chilometri del percorso sono stati compiuti in sei ore. Un caloroso “bravi” a tutti i partecipanti, e arrivederci al prossimo anno per ripetere questa emozionante avventura.
Campionato lombardo vespe
Domenica 29 luglio sul piazzale Marconi di Guidizzolo si è svolta la 3* tappa conclusiva del campionato lombardo e 2° rally virgiliano delle vespe. La Pro Loco, con la collaborazione del Vespa Club di Mantova, ha organizzato e messo in atto un’ottima manifestazione con la presenza di 46 vespisti. Il programma prevedeva tre prove di regolarità sul piazzale, e un percorso complessivo
di circa 60 km diviso in due tappe, per poi tornare definitivamente a Guidizzolo per la proclamazione dei vincitori. Claudio Federici, presidente del Vespa club di Mantova, si è aggiudicato il titolo di campione lombardo 2012. Anche alcuni guidizzolesi hanno ottenuto dei buoni piazzamenti, come Ruggeri Nicola che è arrivato 4°. Nella gara di regolarità al 1° posto si è classificato Traversi Gaetano di Milano. La Pro Loco ha offerto nel suo gazebo, panini, pizzette, patatine, formaggio grana,vini e bevande fresche. Il numeroso pubblico si è divertito nel vedere le “acrobazie” che i vespisti dovevano eseguire nel
circuito per mantenere i tempi prestabiliti. Sono arrivati anche due “pazzi” vespisti direttamente da Trieste e che hanno partecipato alla tappa solo per divertimento!
Nuova vita per il Parco Barriera
Durante la scorsa “5° fiera in musica”, i cittadini di Guidizzolo avranno sicuramente notato come la Pro Loco abbia cercato di dare un nuovo valore paesaggistico al Parco Barriera, in occasione dei vari concerti. Questa rivalutazione e riconsiderazione del verde, si è potuta ottenere grazie al lavoro efficace e valido del Sig. Gandini Marco, che ha saputo valorizzare il parco, dopo un attento studio delle possibilità e capacità di “rivitalizzare” quest’ angolo di verde pubblico. Grazie alla sua opera, all’ingresso del parco è stata sistemata una fontanella permanente (offerta dalla Pro Loco a tutta la cittadinanza) con a fianco una bella composizione di acqua e fiori e la scritta ”Pro Loco”. Ha poi individuato, insieme agli artigiani preposti, le illuminazioni con torce e faretti, per rendere più suggestiva l’entrata del Parco verso il palcoscenico. L’intenzione della Pro Loco è di riconoscere al Parco Barriera, soprattutto durante feste, fiere e sagre, un nuovo punto d’incontro per la popolazione, diverso dalle abituali “panchine”. Peccato che i soliti vandali, ignoranti e irresponsabili, abbiano già avuto modo di intervenire indisturbati, danneggiando la fontanella, che comunque è già stata risistemata dalla stessa Pro Loco.
strada Marchionale, 20 - cell. 338 3960175 46040 Guidizzolo - MN
Dove dormire a Guidizzolo?
La mancanza di posti letto nel guidizzolese è una questione che si trascina da tanto tempo. C’era una volta… la locanda Tre Corone e, qualche secolo prima, l’albergo Gallina! Ma oggi, se uno vuole trovare da dormire, dove va, in collina? No! Fino a ieri, forse. Ma oggi a Guidizzolo, o meglio a Birbesi, la Trattoria “Birbesi” mette a disposizione alcune stanze, comode e confortevoli, munite di TV e internet Wi-Fi per chi avesse la necessità di alloggiare in zona o per i turisti che voglione evitare l’affollamento del lago ed essere tranquilli (e spendere anche notevolmente di meno), le stanze possono ospitare comodamente anche famiglie di 4-5 persone.
Naturalmente può anche capitare un parente o degli amici inaspettati e non sapete dove ospitarli? Una telefonata al n. 0376 847247 e i gestori saranno lieti di soddisfare le vostre esigenze. Chi alloggia può contare anche sull’ampio menù del servizio ristorante, con specialità di pasta fresca e carne di angus alla brace, oltre ai piatti della cucina tradizionale. Da alcuni mesi vengono offerti anche pacchetti per due/tre notti che comprendono la visita al Parco Sigurtà, Gardaland, Caneva o altri posti di interesse turistico. Ma anche chi non alloggia naturalmente può apprezzare le proposte della Trattoria Birbesi, come il giro-pizza del giovedì, il giro-fritto misto (di pesce) il mercoledì o il giro-carne del venerdì, serviti con la cortesia e disponibilità che caratterizzano la nuova gestione di questo storico locale.
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La buona raccolta differenziata
Per raggiungere buoni risultati con la raccolta differenziata spinta, ognuno di noi dovrà cambiare qualche piccola abitudine. Niente di così difficile, naturalmente, basterà un po’ di attenzione e di buona volontà, ma il risultato è troppo importante: il futuro nostro e del nostro mondo, senza tralasciare l’aspetto economico, ovvero i possibili risparmi sui costi dello smaltimento dei rifiuti. Una delle “piccole” cose da fare è quella di schiacciare le bottiglie di plastica e le lattine di alluminio, per ridurne l’ingombro. Come si può fare? Per fortuna la tecnologia ci viene incontro. Basta acquistare, con pochissima spesa, un attrezzo (vedi la foto) che ha proprio questa utilità. Con un piccolo gesto e poca fatica bottiglie e lattine diventano… polpette. A Guidizzolo l’accessorio è in vendita, per soli 8 euro, presso la Ferramenta Ricca in via Vittorio Veneto.
Nessun reperto emerso nel terreno
Il marzo scorso alcuni interventi di sbancamento effettuati a Rebecco dalla “Sempre Fresco Società Agricola Srl” avevavo portato all’interpellanza in consiglio del capogruppo Cesare Trentanni di Direzione Futura. Per conoscere se esisteva una regolare domanda di autorizzazione lavori, poiché dal Pgt il terreno risultava in vincolo storicoarchitettonico e paesaggistico. “Soggetto pertanto alle disposizioni del Codice di Beni Culturali e del Paesaggio che subordinano ad autorizazione preventiva del Soprintendente l’esecuzione di
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opere e lavori di qualunque genere”. Il sindaco Sergio Desiderati rispondeva che “all’ente non era giunta alcuna comunicazione, tuttavia con l’ufficio tecnico era già stata avviata una verifica sull’accaduto; e dalla Società interessata era giunta una dichiarazione attestante che effettivi lavori di movimento terra erano stati eseguiti, ma strettamente pertinenti all’esercizio dell’attività agricola, e classificati come edilizia libera ai sensi dell’art. 6 Dpr 380/01.” Interventi, come precisato a seguire, da potersi effettuare ex lege senza alcun titolo abilitativo; mentre solo per altri eventuali, sarebbe corso l’obbligo dell’assenso dell’ente titolare del vincolo. Ora su questo problema il sindaco ha reso noto che il terreno suddetto i giorni scorsi è stato oggetto di approfondite verifiche preventive. Imposte dalla Soprintendenza di Brescia ed eseguite sotto la direzione della stessa con il supporto di un autorevole archeologo. Gli scavi effettuati, vere e proprie trincee, non hanno portato alla luce reperti di alcun tipo, nè fatto supporre tracce d’interesse storico-architettonico. Ora è utile ricordare che essendo stato il nostro territorio interessato nel corso dei secoli da diversi insediamenti di valenza archeologica, molte aree, nel dubbio, sono state poste in vincolo per non correre il rischio di poter nel caso disperdere tracce della nostra storia. In data 16 luglio 2012 la Soprintendenza di Brescia ha trasmesso il parere favorevole per la realizzazione di serre per l’orticoltura.
Il Rizzini in festa 2012
Parliamo ora di un appuntamento atteso non solo da parenti e ospiti della Fondazione Rizzini ma anche dalla popolazione guidizzolese che ha nel ‘Rizzini in festa’ uno dei momenti di partecipazione di fine estate. Nella tendostruttura appositamente allestita di fronte all’ingresso della Fondazione si svolge ormai da anni un pomeriggio di intrattenimento aperto a tutti che precede la ‘cena sotto le stelle’ a cui partecipano ospiti, parenti e amici collaboratori della struttura guidiz-
o al medley finale con arie di diversi anni fa cantate tra il pubblico anche dagli ospiti ai quali è parso, per un attimo, di ritornare agli anni della loro giovinezza. Non è naturalmente mancato il saluto ufficiale del presidente della Fondazione Claudio Delmenico, anch’egli poi come sempre tra gli interpreti della giornata insieme alla direttrice Andreina Piccardi.
La festa della birra giovani Pro Loco zolese. All’interno della quale viene anche sempre allestita una mostra, quest’anno dedicata al ballo con proiezione di un simpaticissimo filmato in cui proprio gli ospiti hanno raccontato le loro danze di gioventù, condite magari con qualche scappatella dai genitori pur di potersi dedicare alla loro passione, la quale spesso significava anche poter incontrare la persona amata. E torniamo allo spettacolo. Canzoni e balletti proposti dal gruppo degli ‘Arzilli’ (personale e amici della Fondazione) messosi nuovamente in gioco con la regia di Carlo Zuanon, la supervisione musicale della Mª Elisabetta Revenoldi, l’accompagnamento del M° Lucio Vivaldini e le coreografie di alcuni maestri di danza. Risultato: uno spettacolo ricco di simpatia, di qualche naturalissimo timore davanti al microfono ma soprattutto ricco della voglia, da tutti espressa in ogni modo possibile, di divertirsi e far divertire. E gli applausi non sono certo mancati a significare il gradimento delle diverse performance. Dall’Inno Nazionale intonato all’inizio da tutti i protagonisti, per andare via via alle singole esibizioni supportate da un inedito 2+2 (rimando al più celebre 4+4 di Nora Orlandi) fino a quella ‘vecchia fattoria’ intrisa di umorismo, ai balletti di intermezzo
Pioggia, freddo, vento non sono riusciti a fermare i “Giovani della Pro Loco”. Il 31 agosto e il 1° settembre, più che in estate, sembrava di essere in autunno inoltrato. La “festa della Birra” ha comunque avuto un grande successo. Venerdì sera vi è stato il tributo alla band australiana degli anni 70/80 da parte dei Bad Rats. Nonostante un acquazzone improvviso, la serata è continuata come se nulla fosse successo! Il sabato, invece, a causa del cattivo tempo, è stato annullato il concerto. Tutti gli stand, comunque, hanno lavorato egualmente a pieno ritmo. Quello gastronomico a cura di Stop and Go di Turini ha preparato ottimi piatti pronti (risotti, arrosti, stinchi, patatine,ecc) mentre al gazebo della Pro Loco Giovani sono state servite bevande analcoliche. La scenografia è stata allestita molto bene dal giardiniere Marco Gandini che ha anche realizzato la bellissima fontana a forma di un quarto di luna che sorseggia… una birra!. Come prima esperienza, un “Bravo” ai Giovani della Pro Loco per l’organizzazione e ai giovani delle altre associazioni per la loro collaborazione alla riuscita della festa.
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I mestieri di una volta
Il carrettiere
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Mi sforzo di descrivere il contesto nel quale mi sono trovato immerso addì 23 agosto 2012 in quel di Guidizzolo. Pur avendo qualche dimestichezza con il vocabolario, le parole mi arrivano alla penna inadeguate e deludenti. Nel pieno fervore di una canicola estiva con risvolti luciferini e nel giardino interno decisamente fresco ed accogliente di una vecchia casa padronale, ero seduto ad un tavolo assieme all’amico Leonardo, a Mario Mattinzioli, carrettiere ora in pensione, notissimo e simpatico protagonista della comunità locale, ed a Serafino Gavioli, ottanta portati benissimo. Sapendo della mia passione per la sociologia del contado mantovano, ero stato sollecitato a raccogliere le memorie di Mario più noto in paese come “Gril”. Mi si invitava a tratteggiarne il carattere e di fissarne le memorie come documento di una realtà rurale ormai estinta ma ricca di sentimenti e di umanità, ai quali sono particolarmente vicino. Conoscevo Leonardo ma non i suoi sodali, persone schiette e sincere, animate da rispetto verso l’estraneo ma disponibili ad offrirgli la loro amicizia incondizionata. Siamo infatti passati al “tu” dopo appena il secondo bicchierotto collettivo di un bianchello onestissimo e gioiosamente frizzante, tratto con sapienza dalla cantina del padrone di casa ma individuato in recondite località collinari da Serafino. In un amen mi sono sentito a casa mia, tra cari compagni d’infanzia con i quali condividevo il piacere nobile ed antico della parola, della conversazione cordialissima non disgiunta
da quello del palato. Leonardo infatti ha ritenuto opportuno predisporre un alveo acconcio al fiume dei ricordi, portando in tavola della pancetta insalamata e del guanciale approntati da lui, con le sue mani, senza l’aiuto di esperti, sulla base esclusiva di letture personali sulla maialatura ed i suoi prodotti. Un incanto, una sublimità. La sorpresa è stata immensa, raramemte ho assaggiato affettati tanto deliziosi. Io conoscevo ampiamente le sue elevate qualità artistiche nel campo della ceramica, ma mi appariva ora come un maestro anche in quello della dea Maia. Nella stessa persona si combinavano, ad alti livelli, due aspetti, due presenze diverse, in qualche misura conflittuali tra loro. Il pensiero mi è corso subito alle ineludibili contraddizioni dell’uomo: il corpo e l’anima, il dottor Jekyll e mr. Hyde, l’amore per il Trascendente e quello per la fetta. Il professore è un valore significativo della comunità guidizzolese ed io lo collocherei, senza timore e senza favore, tra i beni ambientali da tutelare. Se qualche lettore immagina che alla lode sia sotteso un mio subdolo interesse per un altro invito con pancetta e guanciale, sbaglia di grosso. Bèh, via, diciamo che sbaglia e basta. “El caretér”, il carrettiere, (mi corre penosamente l’obbligo di precisare in lingua per i più giovani) era una figura tipica, caratteristica della nostra civiltà contadina. Era colui al quale venivano affidate le incombenze di trasporto locale - da una casa o da una corte all’altra - di ogni masserizia o suppellettile
o arredo pesante e voluminoso non traslocabile con la carriöla: un tavolo, qualche sedia, della legna, una botte ancora utile, qualche gabbia per polli ecc. Aveva qualche affinità con “l’om de curt”, personaggio tuttofare dei grandi di cascinali di campagna, che lavorava tutto il giorno in cambio di un modesto alloggio e di un poco di vitto. Il nostro Mario racconta: discende direttamente da una stirpe di barrocciai, svolgevano
1947, il padre di Mario, Luigi Mattinzioli
questo mestiere infatti il padre, il nonno ed il bisnonno, tutti erano conosciuti con il curioso soprannome di “Gril” del quale lui non sa dire l’origine. Ma il bisnonno godeva della specificazione “dla mosca” per distinguerlo da altro contemporaneo Gril della famiglia Guidetti. Ricorda che i Mattinzioli avevano uno stalletto con il fienile dove tenevano gli animali e, in affitto, un terreno di circa cinque biolche di terra che utilizzavano per coltivare erba da fieno, granoturco, frumento ed altro per dar da mangiare al cavallo e, in parte, come orto per le verdure e la frutta di casa. Non stavano male, uccidevano
il maiale ogni anno. Per la bisogna veniva il masalì Vincenzo Bassignani, uomo abile, fidato, dalle conce ineguagliabili. Per la loro attività comperavano cavalli che avevano al murbìn (indocili e nervosi) perché costavano meno. Ci avrebbe pensato poi il duro lavoro quotidiano alle stanghe a raddrizzarli, mi precisa con una punta di amarezza. La conversazione si snoda pacatamente tra sorrisi e reminiscenze di un tempo difficile, decisamente povero circa gli aspetti materiali della vita ma ricco di un’umanità semplice, cordiale e generosa. Mario ormai ha vinto la sua naturale ritrosìa e non si ferma più. Si sposa a trent’anni con Silvana Bonoldi. Comincia a seguire il padre, allora ammalato, all’età di 12 anni. Avevano due carretti: uno per i servizi nell’ambito del paese e nelle campagne vicine ed un altro ribaltabile per il traporto di ghiaia e di materiali edili di risulta. Quando il padre muore lui ne continua la attività. Ha 42 anni. Per la sua giovialità istintiva è benvoluto da tutti. Componente non ultima della sua natura era quella di sapersi relazionare immediatamente con il committente, di intuirne al volo le intenzioni sottese non sempre dicibili e di conquistarne la fiducia. Era un rapporto delicato: vedeva, ascoltava ma non parlava perchè la discrezione era parte sostanziale della sua professionalità. Il mestiere gli piaceva moltissimo sia perchè comportava il qotidiano
contatto estroverso e socievole con la gente del paese (con la quale scambiava sempre un saluto, una battuta, una bagola) e sia perchè era padrone di sè stesso e poteva fare quello che gli piaceva, vantaggio impagabile per il suo concetto di vita. Ha mai fatto trasporti di notte? Colgo un subitaneo imbarazzo. Ci pensa un po’ poi, con un ampio sorriso venato di malizia, risponde che non ne ha fatti molti perchè dovevano essere d’accordo in quattro. In quattro? Si: il committente, il carrettiere e quei dal dàsi (quelli del dazio). Costoro erano attenti e scrupolosi ma talvolta se ricevevano la bonaria offa di un paio di bottiglie giuste potevano anche disorientarsi - era buio - e non incontrare il Mario. Ma subito rimette le cose a posto informandomi che già dal 1931 il padre rilasciava delle ricevute per i trasporti di un certo valore. Negli anni cinquanta le commesse non mancavano al punto tale che quasi sempre lavorava anche la domenica mentre gli altri riposavano o andavano a divertirsi. In quel tempo gli automezzi pesanti non erano molti e per i trasporti stagionali di grande entità (come il conferimento del grano al consorzio di Mantova), i Mattinzioli facevano parte di una carovana che impiegava parecchie ore per arrivare e scaricare. In queste occasioni, per il desinare, si fermavano invariabilmente presso un’osteria di Ponte Rosso, alle porte della città. Mangiavano
un piatto di minestra e mezzo zampetto di maiale a testa. Era davvero poco ma padre e figlio si accontentavano perché altri avevano molto meno o addirittura pativano la fame. E il vino? Mario mi guarda di sottecchi e sorride. Mi fa un ampio gesto con la mano come per dire che si beveva secondo necessità e piacere. L’unico limite invalicabile era solamente quello della palanca. Sviluppando il tema del potabile ricorda che verso l’autunno portava le uve dai contadini alle numerose osterie del paese e dintorni perché allora gli osti avevano la sana consuetudine di pigiare in proprio. Dalla qualità del vino dipendeva in larga misura il favore della clientela ed era quindi cosa da farsi con molta attenzione e seguire poi con ogni riguardo possibile. Non era del tutto raro un senso di rabbia misto ad invidia se qualcosa andava di sghimbescio. Per gli uomini, infatti, un paio di gotti rossi ovvero bian-
1952, Mario con Baio, il primo cavallo
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chi in cui pocciare la chisulìna del mattino, erano molto spesso l’unico scampolo di felicità a buon mercato. Anche l’aspetto religioso aveva parte rilevante nella vita del carétér. La loro festa cadeva per il giorno di “Santa Caterina della ruota” che commemoravano con i mugnai. Subito dopo l’ultima guerra mondiale il senso della pietà popolare era ancora molto vivo e rammenta con una certa commozione che quasi tutti i carétér avevano nella stanza da letto, con funzione apotropaica, una stampa con l’immagine della santa. Nel 1962 abbandona i trasporti con il carretto, si modernizza ed acquista un motocarro Guzzi che tiene per circa 15 anni. Poi lo sostituisce con un camioncino OM 40 e con quello lavora sino a quando decide di smettere e di godersi la pensione. Due anni fa. Durante la conversazione, seguita in compunto silenzio anche dall’amico Serafino Gavioli,
mi confida con malcelato compiacimento, che ha suonato la tromba nella banda di Guidizzolo dall’età di 11 anni sino all’anno scorso, vale a dire per 60 anni. Lo dice con il tono di chi per una vita ha mantenuto fede ad un impegno che è stato certamente uno svago ma, ancor prima, un ossequio ad una forma di cultura popolare la cui pratica conferiva un rango di livello superiore nel panorama della socialità comunitaria. Conoscere la musica, aver suonato nella banda per tanti anni, aver tenuto concerti in molti paesi, lo distingueva, lo traeva dalla massa, lo riscattava dalla mediocrità. Era qualcuno. Verso la fine della conversazione affiora una storia che mi dà l’idea e la misura degli stupendi valori del nostro contado. Quando si è motorizzato non c’era più bisogno di tenere l’ultimo cavallo, una femmina per la precisione, di nome Pina. Sarebbe stata una spesa inutile. Il padre non ha mai voluto
venderla perché sarebbe finita immediatamente al macello. A Mario si incrina la voce e si velano gli occhi. L’hanno tenuta per ringraziarla del lavoro svolto ma soprattutto perché le erano ormai affezionati. Suo padre la attaccava al carretto un paio di volte all’anno per andare con gli amici in campagna dove era atteso, in qualche corte, a mangiare pane e salame in compagnia. La mattinata si conclude con un rapido incontro con la moglie di Leo, Sandra, che ho avuto come collega per parecchi anni presso la scuola media di Castiglione. Raccolgo ben volentieri l’invito a dare un’occhiata agli ultimi lavori artistici della signora perché il disegno e la pittura sono da sempre tra i miei interessi più avvertiti. A mio parere – mi picco di intendermene – ho visto opere di assoluto valore. Incisive, nervose, cromaticamente forti ed armoniose, esse rivelano una intensa personalità, stranamente racchiusa in una donna dall’animo mite e dai modi gentilissimi. Vicino ad una finestra, il quadro del “matto” di Alessandro Dal Prato. Un capolavoro, un quasi monocromo raffinatissimo intessuto su tonalità pacate del marrone chiaro. Intriganti gli occhi allucinati del soggetto, espressi con due semplici ma magistrali tocchi di sfavillante azzurro, immediatamente eloquenti del suo dramma interiore. Sante Bardini
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L’universo e la nuova fisica Un mio argomento trattato non moltissimo tempo fa, riportava che il 10 settembre del 2008, nel tunnel circolare di 27 km., creato a 100 metri di profondità sotto la crosta terrestre a Ginevra, era avvenuta l’accensione del LARGE HADRON COLLIDER, il più grande e ambizioso strumento scientifico del mondo nel campo della fisica. La notizia mi aveva incuriosito al punto tale che ho voluto subito entrarne nella conoscenza anche se le mie competenze di FISICA NOTA risalivano al liceo e all’università che datano più di 55 anni fa. Mi sono molto impegnato per andare oltre quelle vecchie basi e credo di essere riuscito a sintetizzare quanto mi ero prefisso per entrare almeno in argomento. Sono partito dall’ATOMO, che sottende tutta l’architettura basilare della natura e che è formato da un NUCLEO CENTRALE, costituito da PROTONI e NEUTRONI, cui vi ruotano intorno ELETTRONI. Quell’enorme strumento scientifico, diretto da moltissimi ricercatori fra cui molti italiani con le nostre industrie, ad un certo punto ebbe un guasto tecnico per il suo funzionamento, poi ripreso, ha avuto conclusione nel giugno/luglio 2012 con una scoperta sensazionale. L’esperimento ha avuto lo scopo
di ricreare il BOSONE di HIGGS nei tipi W e Z, ciascuno con la caratteristica particolare, detto anche “PARTICELLA DI DIO”, che rappresenta il valore minimo di una grandezza fisica secondo la TEORIA QUANTISTICA, come avvenne nel BIG BANG, quell’esplosione cosmica di inimmaginabile proporzioni, di milioni di anni fa, che avrebbe dato inizio alla creazione dell’universo. Accelerando i PROTONI DELL’ATOMO ad una velocità prossima a quella delle luce, e poi fatti scontrare 40 milioni di volte al secondo, si dividono in QUARK UP e DOWN, dal valore minimo di una grandezza fisica, creando un ambiente simile a quello di un milionesimo di secondo dopo il BIG BANG. Successivamente, fatti passare in un campo di energia elettromagnetica, rallentando fino al punto di acquisire la loro massa, cioè la quantità di materia che forma un corpo che occupa uno spazio, 126 miliardesimi di elettronvolt equivalenti, ultimo tassello della TEORIA QUANTISTICA che spiega l’architettura basilare della materia. Senza il BOSONE di HIGGS la materia sarebbe molto diversa da come la conosciamo. Con questa scoperta, la FISICA NOTA o VISIBILE, il 4% che rappresenta i FENOMENI, cioè corpi celesti (galassie, stelle, pianeti)
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e corpi elementari, che subito dopo il BIG BANG hanno attraversato in campo di energia che gli ha rallentati fino al punto di far acquisire quella tale massa che occupa uno spazio, dovrebbe diventare l’anello di congiunzione con la FISICA NUOVA o INVISIBLE o INDIFFERENZIATA o ANTIMATERIA (96%) avente particelle di un altro mondo con la proprietà magnetica opposte e dimensioni diverse (altezza, larghezza, profondità, tempo, forza di gravità). FERMIONI e BOSONI quindi costituiscono le due estreme classi fondamentali in cui si dividono i QUARK che, come predetto, sono il costituente minimo della natura; senza questa scoperta non avrebbero massa i FERMIONI e neppure noi stessi. Concludo questo argomento, derivato da una sintesi impegnativa di testi e teorie varie, per cui potrebbe anche manifestare qualche punto di discussione o imprecisione. Non ho ben afferrato il giudizio della chiesa cattolica riguardante il paragone divino col BOSONE, ma non ha grande importanza in quanto l’unico creatore di tutta l’esistenza e di tutta la scienza è indiscutibilmente solo e soltanto Dio. Elodio Perani
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La fola dell’oca
a cura di Sandra Tosi
Anima e cuore
Vi racconto il mio pensiero, sulla vita e il suo mistero Un po’ vera e un po’ menzogna: sotto al cavolo o cicogna? Un angioletto birichino guardò in terra un bel mattino e da una nube tutta blu si rivolse al suo Gesù: io quassù che ci sto affà? Mi dai mamma ed un papà? E strillando a sfinimento, svegliò tutto il firmamento!
Mezzanotte: brilla il sole ed abbaglia un girasole e la luna a mezzogiorno per l’arrosto accende il forno, due o tre stelle, un unicorno, la galassia lì in soggiorno, tre pianeti ormai confusi, sulla terra tutti ottusi! “Olilalà” disse il Signore, ma cos’é ‘sto gran fragore? Vide il piccolo angioletto e lo guardò pieno d’affetto: zitto piccolo urlatore, corri sotto a un cavolfiore poi vediamo cosa avviene, ma sta’ attento, attento bene! Vola lesto l’angioletto, ma quel cavolo era stretto, poi si sposta un pochettino e patapùnfete, un tombino. Per fortuna una cicogna che suonava la zampogna, tra una nota un canto e un forse, da un comignolo lo scorse! Vola giù in gran picchiata (piglia pure una testata) prende quindi l’angioletto e lo pone in un sacchetto e poi va sulla città, a cercar mamma e papà!
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Vide un babbo dentro l’orto, che zappava tutto assorto… Un granello seminato, in agosto ormai inoltrato, nel giardino assai curato, era appena già sbocciato. Meraviglia: ma cos’è? Questo è il dono per un re! Lo raccoglie con amore, ma non era un cavolfiore… Là, nel centro, una sorpresa, bella, grande, a lungo attesa: dentro il grande fazzoletto ci dormiva un pargoletto! Quel papà tanto contento, ringraziò del dolce evento. Prese un ramo di mimosa e poi tante rose rosa e le offrì riconoscente, a una mamma sorridente! Ecco fatto, ora vi ho detto, da dove arriva ogni bimbetto!!! Aggiungo solo: un abbraccio collettivo a tutti gli angeli in arrivo e un bacione esagerato a ogni bimbo che è già nato. Ma cicogne o cavolfiore… SON MIRACOLI D’AMORE!
Ingredienti 2 petti d’anatra 700 gr 1 cucchiaio di burro 10 prugne secche Aceto balsamico q.b. 10 gr noci 100 gr pinoli 100 gr patate Sale e pepe Rosmarino 1 rametto Salvia 2-3 foglie Bacche di ginepro 5-6
Vini consigliati
Merlot “ROSSO DEL NANDO” Az. Agricola Bertagna
Ricette
Il Ristorante “La Baita” ci propone un piatto gustoso e tradizionale della nostra zona. Queste ricette che si tramandavano di generazione in generazione e che ogni famiglia personalizzava aggiungendo, per dare quel determinato gusto o quel particolare sapore, una spezia o un erba aromatica dosata sapientemente per armonizzare l’insieme di qui sapori che non vorremmo mai che con la “globalizzazione” andassero perduti.
Spiumare l’anatra e ottenere il petto (oppure acquistarla dal nostro macellaio di fiducia l’importante che sia ancora rivestito con la propria pelle), cospargere il petto con sale pepe le erbe aromatiche , (salvia e rosmarino) le bacche di ginepro e avvolgere il tutto in un canovaccio e in fine il tutto sottovuoto e procedere con cottura a vapore per circa 1 ora e 30 (per chi non avesse il sottovuoto può in alternativa lessare in acqua per circa 45 minuti). Tolto il petto lessato dal canovaccio rosolarlo in padella con la parte della pelle (a contatto con il fondo della padella) con un cucchiaio di burro e sfumare con due o tre cucchiai di aceto balsamico. In un’altra padella saltare con poco burro le noci, i pinoli, le patate e le prugne salate e pepate. Tagliare a fette il petto, disporre le fette a ventaglio cospargere sopra il fondo creato con l’aceto balsamico e a parte sistemare il contorno di noci, pinoli, patate e prugne.
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a cura di Donatella Lusenti
Petto d’anatra all’aceto balsamico
di Paolo Zani, consulente previdenziale
Pensioni e dintorni
“Quel pasticciaccio brutto... degli esodati” Parafrasando il titolo del famoso romanzo di Carlo Emilio Gadda ,” Quer pasticciaccio brutto di via Merulana” possiamo definire in modo analogo il “pasticciaccio” che il Ministro Fornero e i suoi tecnici, hanno combinato a danno dei lavoratori cosiddetti “esodati”. Cerchiamo di capire meglio cosa sia successo e, soprattutto, chi, di questa sfortunata categoria di lavoratori, alla fine potrà “salvarsi” . Chi sono gli “esodati”? Esodati è un neologismo coniato in questi ultimi tempi per definire tutti quei lavoratori che, prossimi al pensionamento, hanno deciso di lasciare il lavoro dietro corresponsione da parte della propria azienda di un incentivo all’esodo , firmando le proprie dimissioni e rinunciando di fatto ad impugnare il licenziamento stesso. A questo punto gli “esodati” si distinguono in “puri”, vale dire quei lavoratori che non usufruiscono di alcun ammortizzatore sociale (indennità di mobilità, o di disoccupazione) e “lavoratori in mobilità” che, viceversa, hanno uno strumento di accompagnamento alla pensione. Questa dell’incentivo all’esodo è una soluzione diffusa nell’im-
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prenditoria italiana per cercare di far quadrare i conti di spese sempre più alte e introiti sempre più bassi, che tuttavia, alla luce delle nuove disposizioni in merito all’età pensionabile, ha dato origine a una situazione altamente critica. Modificando ed inasprendo i requisiti per l’acceso alla pensione, la riforma Monti ha fatto saltare tutti i piani dei lavoratori “esodati” che si sono visti spostare in avanti dall’oggi al domani, anche di parecchi anni, la data del presunto pensionamento. La legge, per la verità, prevede, all’art. 24, tutta una serie di possibili “deroghe” individuate genericamente a seconda delle categorie di appartenenza; ma il problema era che, avendo fissato un tetto massimo di spesa , non tutti i lavoratori vi sarebbero poi rientrati. E qui inizia il balletto dei numeri degli aventi diritto “teorici” : 65.000, 130.000, 390.000 e chi più ne ha più ne metta! Finalmente, il 1° giugno 2012 viene firmato un decreto interministeriale che individua i primi 65.000 lavoratori aventi diritto; ma anche qui, il numero si è rivelato troppo esiguo e con decreto legge n^ 95 del 6
luglio 2012 si è ulteriormente ampliata la platea dei teorici “derogati” portandola complessivamente a 120.000 unità (65.000 + 55.000). Vediamo, ora, di individuare categoria per categoria i lavoratori interessati. Lavoratori in mobilità ordinaria Sono quei lavoratori che a seguito di ristrutturazioni o crisi aziendali hanno accettato di essere collocati in mobilità con la certezza di maturare, durante il periodo di mobilità, i requisiti per la pensione. Questi lavoratori possono accedere al pensionamento con i “vecchi requisiti” , a condizione che li maturino entro il periodo di godimento dell’indennità di mobilità e che quest’ultima sia stata concessa in forza di accordi stipulati in data anteriore al 4 dicembre 2011 o al 31 dicembre 2011 a secondo dei casi. Lavoratori in “mobilità lunga” E’ una particolare forma di mobilità che viene concessa a lavoratori che si trovano in zone disagiate dell’Italia (mezzogiorno e in aree con un tasso di disoccupazione superiore alla media nazionale) o dipendenti di aziende di settori produttivi in crisi.
La mobilità lunga viene, generalmente, concessa a seguito di decreti ministeriali. Analogamente ai lavoratori in mobilità ordinaria, anche per quelli collocati in mobilità lunga si applica la deroga che prevede il mantenimento dei vecchi requisiti a condizione che vengano raggiunti nel periodo di fruizione della mobilità e che la mobilità lunga sia stata concessa entro il 31 dicembre 2011. Lavoratori del settore creditizio e assicurativo Questi lavoratori rientrano nella deroga a condizione che abbiano cessato l’attività lavorativa e siano stati collocati a carico dei fondi di solidarietà delle banche in base ad accordi collettivi stipulati in data anteriore al 4 dicembre 2011. La cessazione dell’attività lavorativa può essere anche posteriore al 4 dicembre 2011. Questi lavoratori restano comunque a carico dei rispettivi fondi fino al compimento del 62° anno di età. Lavoratori autorizzati ai versamenti volontari in data antecedente il 4 dicembre 2011 Sono i lavoratori licenziati che hanno richiesto l’autorizzazione ai versamenti volontari per perfezionare il diritto a pensione. Per poter rientrare nelle deroghe questi lavoratori devono: • perfezionare tutti i requisiti (età, contributi e finestra) richiesti prima della riforma, entro il 6 dicembre 2014
(praticamente : età e contributi entro il novembre 2013 se dipendenti); • devono avere accreditato o poter accreditare almeno un contributo volontario prima del 6 dicembre 2011; • non devono aver ripreso l’attività lavorativa successivamente all’autorizzazione alla prosecuzione volontaria Lavoratori pubblici esonerati dal servizio Sono i dipendenti pubblici che, in forza di disposizioni legislative, sono stati collocati a riposo senza diritto a pensione con uno stipendio ridotto ed in attesa di perfezionare i requisiti per il pensionamento. Per rientrare nelle deroghe previste, l’esonero deve essere avvenuto in data anteriore al 4 dicembre 2011. Lavoratori dipendenti in congedo straordinario per assistenza ai figli gravemente disabili Trattasi di quei lavoratori che hanno richiesto il congedo straodinario retribuito di due anni per assistere i figli gravemente disabili. I requisiti richiesti per poter rientrare nelle deroghe sono: • aver richiesto il congedo straordinario entro il 31 ottobre 2011 • maturare i “vecchi” requisiti pensionistici entro 24 mesi dall’inizio del congedo stesso. Come già detto questa deroga vale solo per chi si trovi in congedo straordinario per l’assi-
stenza ai figli e non per l’assistenza ad altri parenti. E, finalmente, veniamo alla categoria degli “esodati” vera e propria. Lavoratori “esodati” in forza di accordi individuali o collettivi Sono i lavoratori che, in forza di accordi collettivi o individuali, hanno accettato la proposta di esodo incentivato da parte dell’azienda. Questi lavoratori devono aver cessato l’attività lavorativa entro il 31 dicembre 2011, non devono essersi rioccupati, gli accordi di “esodo” devono essere stati depositati agli uffici provinciali del lavoro, e devono maturare tutti i “vecchi” requisiti per l’accesso al pensionamento entro il 6 dicembre 2014. Per questa categoria di lavoratori la data di cessazione del rapporto di lavoro deve risultare da elementi certi ed oggettivi . Il decreto interministeriale del 1 giugno 2012 fissa il termine entro il quale i lavoratori “esodati” , non quelli in mobilità o autorizzati ai versamenti volontari, quelli esonerati dal servizio e chi si trova in congedo per l’assistenza ai figli disabili devono presentare apposita istanza per il riconoscimento del diritto. Le istanze vanno presentate alla Direzione provinciale del lavoro entro il 21 novembre 2012.
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Istituti contrattuali esistenti seconda parte “La riforma del lavoro ha modificato la normativa sui licenziamenti individuali su due fronti : a) procedurale: resta fermo il termine di 60 giorni decorrenti dal ricevimento della comunicazione, assegnato al lavoratore a pena di decadenza, per impugnare il licenziamento con qualsiasi atto scritto idoneo a rendere nota la propria volontà di opporsi. Per quanto riguarda il successivo giudizio davanti al giudice, nell’ottica di velocizzare l’iter, è stato ridotto a 180 giorni, da 270, il termine di legge per impugnare in giudizio il provvedimento di licenziamento. Inoltre, è stato introdotto un rito speciale con finalità cautelari, volto a soddisfare esigenze di concentrazione e celerità per abbreviare i tempi di causa. b) sostanziale: motivi (giustificato motivo oggettivo, soggettivo e discriminatorio). A differenza di prima, ora il datore di lavoro è tenuto, a pena d’illegittimità e d’inefficacia del recesso, ad indicare espressamente e per iscritto i motivi che determinano il licenziamento fin dalla prima comunicazione; in precedenza vi era tenuto solo allorché il lavoratore ne avesse fatto richiesta nei 15 giorni dal ricevimento del recesso. Per quanto attiene ai motivi del licenziamento, fatta salva la distinzione imperniata sulla natura, cambiano le conseguenze che ne derivano. E’ stata accordata al giudice una maggiore discrezionalità nella valutazione dei motivi nella aziende sopra i 15 dipendenti, ossia quelli regolati dall’art. 18 St. Lav.
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1)
Licenziamento per giu-
stificato motivo oggettivo (es. crisi aziendale o soppressione di reparto/ufficio/mansione): nei casi dell’art. 18 (aziende con più di 15 dipendenti per unità produttiva oppure con più di 60 a livello nazionale), la reintegrazione nel posto di lavoro, in caso di licenziamento illegittimo, non è più automatica ma potrà essere disposta (in alternativa al riconoscimento di un’indennità risarcitoria compresa tra le 12 e le 24 mensilità) solo nelle ipotesi in cui il giudice accerti la ‘manifesta insussistenza’ del fatto posto alla base dell’atto di recesso. É stata introdotta, preventivamente, una procedura per cui il datore di lavoro deve comunicare, al lavoratore ed alla Direzione Provinciale del Lavoro, la sua intenzione di recedere dal contratto, per esperire il tentativo obbligatorio di conciliazione (con assistenza sindacale facoltativa) da convocarsi entro 7 giorni e della durata massima di 20. Solo nei casi di maternità e di infortunio sul lavoro, la procedura è sospesa. In caso di conciliazione, il lavoratore accede all’Aspi, il nuovo ammortizzatore sociale che sostituisce mobilità e indennità di disoccupazione. 2) Licenziamenti per giustificato motivo soggettivo/disciplinari : nei casi dell’art 18 (più di 15 dipendenti/60 nazionali), si prevede che il diritto alla reintegrazione nel posto del lavoro, oltre a risarcimento del danno fino ad un massimo di 12 mensilità lorde, dedotto quanto già percepito (o che avrebbe dovuto percepire attivandosi con dovuta diligenza) da altra occupazione, debba essere disposto dal giudice nel
caso di infondatezza del licenziamento (il fatto non sussiste o il dipendente non lo ha commesso) oppure di sproporzionalità della sanzione rispetto al tenore dell’inadempimento (sarebbero bastati rimprovero e/o sospensione). Sotto i 15 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo, è dovuta al dipendente un’indennità compresa tra 2,5 e 6 mensilità della retribuzione globale di fatto. 3) Licenziamenti discriminatori: determinati da ragioni di credo politico, religiose, razziali, di sesso o di nazionalità nonché dall’appartenenza ad un sindacato o dalla partecipazione ad attività sindacali. Sono tali anche i licenziamenti comunicati in concomitanza di matrimonio o di gravidanza. L’onere della prova incombe sul lavoratore che deve pertanto munirsi delle necessarie prove (documentali/testimoniali/registrazioni etc..). In tutti questi casi il licenziamento è considerato nullo ed improduttivo di effetti con la conseguenza che il lavoratore, a prescindere dai requisiti dimensionali dell’azienda (più o meno di 15 dipendenti o più di 60 nazionali), avrà diritto ad essere reintegrato nel posto di lavoro oltre al risarcimento del danno parametrato alla retribuzione globale di fatto (lorda) dal giorno del licenziamento fino all’effettiva reintegrazione in servizio. In alternativa al reintegro, il lavoratore potrà optare per una indennità sostitutiva pari a 15 mensilità esente da contributi previdenziali”.
Racing Games: evoluzione o involuzione? Qualche giorno fa, parlando con un lettore della rubrica Games’area, mi è stata posta una domanda :”Perché i giochi di guida non sono piu quelli di una volta?” Questa domanda non mi ha sorpreso, è un quesito infatti che mi pongo spesso. In questi anni di evoluzione videoludica, di evoluzione tecnologica, qualcosa dei giochi di guida è cambiato. Negli anni passati, specialmente alla fine delgi anni 90, il videogioco di guida rappresentava l’intrattenimento realistico per eccellenza, dove gli appassionati di auto potevano, a fronte di una grafica non proprio all’avanguardia se comparata con quella di oggi, impugnare il volante di bolidi da sogno e affrontare corse adrenaliniche e realistiche, governate da un sistema fisico teso ad avvicinarsi il più possibile ad un modello di guida reale. Fra titoli del genere possiamo ricordare saghe storiche come TOCA e GRAN TURISMO. Diciamolo francamente, i videogiochi di guida passati erano molto difficili, realistici, con gare dalla durata impressionante, e proprio per questo erano in grado di regalare emozioni uniche.
Con il passare degli anni, però, qualcosa è cambiato. L’ago della bilancia infatti si è spostato, puntando alla spettacolarità, alle derapate hollywoodiane e all’accessibilità. Le auto sono sempre piu realistiche, scintillanti, decorate e modellate in ogni singolo dettaglio, ma ciò che invece diviene irreale è il modello di guida, un modello tipicamente arcade, dove non staccare mai il piede dall’acceleratore risulta essere sempre la strategia migliore. E’ facile dunque rispondere alla domanda “Perché i giochi di guida non sono più quelli di una volta?”. I giochi di guida non sono più quelli di una volta perché se in passato ciò che importava era il modello di guida, dove ad ogni curva era fondamentale regolare freno e acceleratore, studiando la traiettoria migliore, oggi ciò che importa è guidare bolidi foto realistici, su percorsi irreali e senza alcuna necessità di preoccuparsi di traiettorie, portanza e sistemi fisici. I giocatori cambiano, e con essi
anche i videogames, ma questa è davvero la direzione giusta? Che ne pensate? Preferite videogames simulativi o arcade? Preferite videogames realistici come Gran Turismo, Forza Motorsport e TOCA o videogames arcade e spettacolari come Need for Speed, Ridge Racer e Burnout? Se preferite la prima categoria, mi sento di consigliarvi un videogames in uscita per PC, ancora in fase beta, chiamato Project Cars, dove troverete pane per i vostri denti. Se invece amate corse spettacolari e spensierate, tenete d’occhio il nuovo capitolo della saga di Need for Speed: Most Wanted, in uscita su PC, XBOX 360 e PS3 il 2 novembre 2012.
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Viaggio disincantato a Medjugorje Tra i ricordi che conserverò di questo viaggio a Medjugorje, condotto nell’ultima decade di agosto, due in particolare rimarranno più marcati: il caldo e l’Italia. Il caldo, non il calore della fede, ma proprio le alte temperature della scorsa interminabile torrida estate. Un caldo che tutto avvolgeva, che fiaccava il corpo e lo spirito. Un caldo che riusciva a scalfire le migliori intenzioni, inducendo a privilegiare su tutto la ricerca di un filo d’ombra o di una bottiglietta d’acqua. E poi l’Italia, nel senso che a Medjugorje la presenza italiana è preponderante. In tutto. Dall’affluenza dei pellegrini e dei turisti fino alle librerie, dove i titoli esposti sono prevalentemente in italiano, alle pizzerie, ai negozi di souvenir, dove le etichette sono quasi sempre anche in italiano. Lo stesso viceparroco, padre Danko, riferiva che tra le nuove vocazioni nate a Medjugorje la parte del leone la fanno sempre gli italiani. Sempre padre Danko sottolineava che a Medjugorje ci si può andare da pellegrini o da turisti. Io lascio ad altri ogni considerazione su ciò che spinge i “pellegrini” ad affrontare questo
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lungo viaggio, quali le loro motivazioni e le loro aspettative. Il turista, invece, lo si vede perché ha l’atteggiamento disincantato, quasi distaccato, di chi guarda, commenta, fotografa e archivia. L’anfiteatro davanti all’altare esterno conteneva migliaia di persone: quanti saranno stati i turisti e quanti i pellegrini? O forse non eravamo un po’ tutti turisti e un po’ tutti pellegrini? In fondo in fondo, non si spera tutti in un miracolo, anche piccolino? In fondo in fondo tutti abbiamo qualche problemino da risolvere o qualche sofferenza da alleviare e… se la Madonna ci dà una mano… in fondo in fondo sperare non costa niente. Padre Danko dice che non è questo il modo giusto di porsi in quel contesto. E allora torniamo a fare i turisti, tra le vie di un paese cresciuto disordinatamente e in fretta, fatto di centinaia di negozi, soprattutto di ricordini religiosi, di bar, pizzerie e gelaterie, di alberghi e affittacamere, molto simile in questo alle città dei lidi romagnoli, però con prezzi più contenuti. Impossibile venire via senza aver comprato qualcosa, un pensierino per questo o quell’amico o parente, tanto per far vedere che noi ci siamo stati. E ad un tratto la passeggiata nel “corso” si mescola con il flusso dei pellegrini che affrontano l’ascesa alla collina delle apparizioni. Una salita non ripida, ma impegnativa, irta di asperità, di quelle che non vedi l’ora di arrivare e non solo per ritrovarti in un luogo che dovrebbe essere sacro, un luogo
di intensa spiritualità che non riesce però ad imporsi a causa dell’andirivieni di tanti “turisti”, che contrasta con la ricerca di raccoglimento di chi è salito sin qui per una preghiera, per una intercessione, per deporre ai piedi della statua della Madonna un fiore o una supplica, una invocazione. E il contrasto esplode quando si scorgono due “addetti ai lavori” che, armati di sacco nero dell’immondizia, puliscono il recinto, ramazzando biglietti, fiori, catenine e rosari, con poco riguardo di chi li ha appena deposti. Forse allora ciò che siamo venuti a cercare non era poi tanto lontano, forse è meglio se lo cerchiamo dentro di noi. E non c’è neanche bisogno di faticose trasferte. L’ha detto anche padre Danko, raccontando una simpatica storiella: Una coppia di giovani sposi si era da poco trasferita in città. Dalla finestra la donna vedeva il bucato steso dalla sua vicina, un bucato che sembrava ancora sporco, macchiato, poco pulito. La signora non risparmiava critiche alla sua vicina, giorno dopo giorno, per quel bucato poco pulito. Finchè un mattino dalla finestra vide la vicina stendere un bucato bianchissimo, pulito, perfetto. La donna chiamò subito il marito gridando: “vedi, finalmente ha imparato!”. Al che il marito rispose: “Non so cosa abbia imparato la nostra vicina, io so solo che stamattina ho pulito i vetri delle nostre finestre!” É davvero forte padre Danko! Arrivederci Medjugorje! Graziano Pelizzaro
Quattro bagole - Ciao! - Ciao, con chi ce l’hai oggi? - Indovina… - Con Monti… - No, troppo scontato… - Con la Merkel… - Ma no, poveretta, ci ha già i suoi grattacapi… - Non mi dire che ce l’hai con Silvio… - Esatto! - Perché non sai se si ricandida? - No, per come ha ridotto il Milan! - Ma va là, che si sono problemi più gravi… - Beh, certo… per esempio? - Guarda, a Milano adesso il problema più grosso sembra che sia quello delle unioni civili… - E cosa sono? - Quelli che vogliono i diritti degli sposati, ma senza sposarsi… - Perché vogliono risparmiare sulla cerimonia o sul rinfresco? - Non credo, anche se questo ha il suo peso… - E allora? - Mi sembra che vogliano riconosciuti i diritti degli sposati, ma con una semplice firma in Comune… - Ma guarda che anche il matrimonio civile in Comune in pratica è solo una firma… - Però hai dei diritti e dei doveri, con quella firma… - Ah, allora sono i doveri che disturbano? - Beh… - Non ti sembra troppo comodo? Magari anche un po’ ipocrita? - Ma no, è tutta la burocrazia del matrimonio e magari, domani, della separazione o del divorzio… - Scusa, ma la legge tutela la parte debole e
anche i figli… quali garanzie avranno questi con le unioni civili? - Che ne so… bisogna chiederlo al sindaco di Milano… - E la comunione dei beni? E l’eredità? - Non so…. - Ma, a sembra un matrimonio di serie B, oppure una grossa ipocrisia appunto… - Però è un grosso problema, che interessa tante persone… - Ma io non ce l’ho con le coppie conviventi, ci mancherebbe, ma con chi vuole dargli una parvenza di unione… Se hai tutti i diritti e i doveri del matrimonio, che differenza c’è? E se invece hai qualcosa in meno, nei diritti o nei doveri, chi ci rimetterà? - Però mi dicono che con le unioni civili potranno essere riconosciute anche le coppie omosessuali.. - Ah, ma allora era questo lo scopo vero? - Beh, non so, però… - Senti, cambiamo discorso... hai visto che è cominciata la raccolta differenziata…? - Sì, sono giorni che sto cercando di capire cosa va in un secchio e cosa in un altro, quali giorni passano, per raccogliere cosa… - Vedrai che col tempo imparerai… - Ma è vero che dopo pagheremo di meno? - Dicevano di si, però io di microchip non ne ho visti… -Come faranno a sapere se quante volte mi vuotano il bidone? - Staremo a vedere… - Te salude..
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Passeggiando nel Conero
dott.ssa Francesca Lugoboni
Appunti di viaggio
…dove il mare incontra arte e storia Ricordate lo scorso numero? Avevo promesso che avrei continuato il mio racconto illustrandovi il Conero. Così eccoci qui: dalla poesia del paesaggio ai segni della storia, il volto della riviera del Conero, della provincia di Ancona e della confinante Macerata, offrono un ricco ventaglio di proposte tutte da scoprire. Unica altura che si affaccia sul medio Adriatico, il promontorio del Conero rappresenta il cuore dell’omonimo Parco Regionale. Istituito nel 1987, il territorio offre alla vista luoghi e paesaggi di grande suggestione con innumerevoli balconi panoramici a picco sul mare o rivolti alle dolci colline dell’interno. Iniziamo allora il nostro percorso da quella che per antonomasia viene definita la perla del Conero: Sirolo. Il suo pittoresco centro storico è ricco di angoli e scorci inattesi. La trama
dei vicoli racchiusi nelle mura medievali rappresenta il giusto scenario per una piacevole vacanza. Al tramonto, infatti, le piazze e le vie si animano con caffé all’aperto, ristorantini e botteghe suscitando emozioni senza fine. Poste tra il verde del Monte Conero e l’intenso blu del mare, le sue spiagge si snodano fin sotto la montagna, con una sequenza di ambienti tra i più suggestivi della costa adriatica. Le acque limpide e le spiagge di rara bellezza offrono relax e buona accoglienza, tanto da collocare Sirolo fra le prime località in Italia riconosciute per l’eccellenza nella tutela dell’ambiente. Meritano d’essere citate la bellissima Spiaggia delle Due Sorelle, raggiungibile in barca dal porto di Numana e non intaccata dall’uomo, famosa per i suoi bianchi faraglioni; l’incantevole Spiaggia Urbani a forma di mezzaluna che prende origine dalla scogliera naturale della Grotta Urbani; la suggestiva Spiaggia San Michele, una lunga distesa di sabbia e ghiaia bianca sovrastata da spettacolari cascate di falesia e macchia mediterranea. Risalendo la costa in direzione di Ancona, troviamo Portonovo, un’appartata località balneare collocata in un quadro naturale di grande bellezza. All’estre-
mità della spiaggia si scorge il Fortino napoleonico eretto a difesa delle provvigioni idriche e poco distante c’è la Torre di guardia, imponente torrione di vedetta che per breve tempo è stato anche la curiosa dimora dell’eccentrico D’Annunzio.
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Qui è possibile trascorrere ore di relax e approfittare dei molti ristoranti sulla spiaggia che offrono pesce fresco di ottima qualità. Seguendo la litoranea, a sud di Sirolo scopriamo Numana, una graziosa cittadina ideale per coloro che amano le immersioni subacquee, grazie al limpido e calmo mare che digrada dolcemente. Abbandoniamo ora l’affollata riviera per un turismo più tranquillo nell’entroterra marchigiano. Attraverso pittoreschi paesaggi naturali, dove le diverse colture si affiancano in un caleidoscopio di tenui colori, si raggiunge Osimo, ricca di storia e tradizioni. Costeggiando le mura si incontra la porta per entrare in città e si raggiunge il Duomo romanico dedicato a San Leopardo che merita una sosta. Proseguendo poi verso il centro, si incontra la lunga piazza del Comune, abbellita da numerosi palazzi nobiliari,
Viaggia insieme a te!
tra cui l’elegante Palazzo Municipale fiancheggiato dall’alta torre civica. Non è possibile, infine, citare il Conero senza nominare Loreto. Capitale del culto Mariano, il borgo è famoso nel mondo perché all’interno della sua Basilica conserva il Santuario della Santa Casa. Fin da lontano Loreto si mostra come città-santuario: con bastioni e mura cinquecentesche, è nata attorno alla Casa di Nazareth, secondo la tradizione traslata in queste terre dagli angeli nel periodo medievale. Il cuore della città è Piazza della Madonna. Abbellita da una seicentesca fontana, la piazza è chiusa a est dall’imponente Basilica che richiede un’accurata visita. Al suo interno, proprio sotto la maestosa cupola, si trova la Santa Casa in cui Maria ricevette l’annunciazione dall’Angelo. La visita di Loreto può proseguire con una passeggiata fra i tanti negozi
di Corso Boccalini. Merita infine uno sguardo il panorama da Piazza Giovanni XXIII che spazia sull’affascinante paesaggio tipico del Conero, ideale per una vacanza all’insegna del relax e della buona tavola.
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L’armata Sarda
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Prof. Giovanni Zangobbi
Recensioni
arte & dintorni
“Cade nel presente anno 2011, il nostro 150° anniversario dell’Indipendenza, e della nascita dello Stato Italiano in forma di Regno d’Italia”. Si apre così la pubblicazione di Franco Verna, contrammiraglio della Marina Militare italiana, in servizio attivo fino al 2010, pubblicata da Chillemi e facente parte di una serie (la n.° 37) di monografie di storia militare. L’argomento appare interessante e oltremodo stimolante. L’Autore, dopo aver ripercorso i momenti salienti della Prima Guerra d’Indipendenza, si sofferma sull’organizzazione dell’esercito sardo, senza sottacerne le manchevolezze, riguardante in particolar modo gli approvvigionamenti (“la maggior parte delle truppe rimase senza minestra per quasi 2 mesi” a causa della mancanza di marmitte), la disciplina, l’alloggiamento delle truppe e il vestiario.
Si passa, quindi, ad esaminarne l’Amministrazione e i Servizi. Di particolare importanza il settore “Sanità”, che interessava non solo i soldati, ma anche i cavalli in dotazione all’esercito (i Veterinari vennero iscritti nei ruoli degli Ufficiali). Il nostro Autore non può fare a meno di puntualizzare che: “Nelle relazioni di fine campagna viene evidenziato come il Servizio sanitario fosse del tutto inadeguato quantitativamente alle esigenze, non solo per la trattazione dei feriti, ma anche solo dei malati e della prevenzione delle malattie”. Ciò apparve ancor più evidente durante la Seconda Guerra d’Indipendenza, in modo particolare durante e immediatamente dopo la Battaglia di San Martino e Solferino. Una parte consistente del Quaderno è dedicata alle uniformi dei vari reparti, dalla truppa agli alti ufficiali: siamo di fronte a una descrizione di divise ricca, minuziosa, precisa, fin nei più minuti particolari, mai pedante. Interessante è pure il riferimento alle Bandiere: nonostante il re Carlo Alberto, il 25 marzo 1848, avesse ordinato l’adozione del Tricolore, si dovettero usare, in assenza di quelle nuove, bandiere non conformi all’ordine. Inoltre viene puntualizzato che vi fu con-
fusione nel confezionamento e nella distribuzione dei vessilli. Il lavoro del Contrammiraglio si caratterizza per l’onestà intellettuale con la quale viene affrontato l’argomento, a prima vista arido e ostico per il grande pubblico; per la precisione e la puntualità con le quali si passa in rassegna l’organizzazione dell’Esercito sardo. Grazie ai pregevoli disegni di: L.S. Bonini, A. Pisaneschi, R. Benedetto, possiamo con maggiore facilità comprendere quanto ci viene raccontato nel testo. Un ricco apparato fotografico completa l’opera. Doverosi ringraziamenti vengono rivolti dall’Autore non solo all’Editore e ai Disegnatori, ma anche a numerosi alti Ufficiali per la loro fattiva collaborazione, così come alla Società di San Martino e Solferino, nella persona del dott. Bruno Borghi, e al signor Andrea Dal Prato, per l’eccellente servizio fotografico. Specialmente per noi mantovani, particolarmente interessati dalle vicende risorgimentali, questa è un’opera di particolare valore, in quanto ci permette non solo un ripasso della nostra Storia ma un approfondimento di aspetti spesso sconosciuti al grande pubblico. Falco Verna: L’armata Sarda nella Prima Guerra D’Indipendenza 1848-1849, edizioni Chillemi
Heat Wave
La cosa grave di questa pubblicazione è che si tratta di una commistione di sceneggiature prese dal telefilm (qualche omicidio nel mondo della finanza, con tutto ciò che vi può essere correlato), frullate insieme in modo molto poco organico e
decorate da una scrittura scialba e infantile degna di un elaborato di un ragazzino di scuola media. Probabilmente scritto nell’arco di una notte. E la sensualità? Piatta e per niente intrigante, neppure per sbaglio. Come sia riuscito a vendere così tanto da rientrare nella classifica del “New York Times Best Seller List” della super testata giornalistica del ‘The New York Times’, e come pare piaccia così tanto ai fans della serie mi è del tutto incomprensibile. E io sono un’appassionata del telefilm. Per niente avvincente, terribile nella scrittura. Descrizioni in alcuni casi prolisse e non funzionali alla storia, in altri superficiali. Trama, che dovrebbe essere poliziesca se non addirittura thriller, è banale e al limite del romanticismo da Harmony. Spero che abbiano almeno pagato bene il ghost writer per questo libro e che nel suo contratto abbia delle ottime clausule di riservatezza, perché se quest’uomo o donna ha studiato per scrivere simili sciocchezze si potrebbe seriamente vergognare.
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di Marta Leali
di crossover mal riuscito a cavallo tra la fantasia televisiva e la realtà che ci circonda, i protagonisti sono proprio i medesimi del telefilm ma con nomi diversi. Un’altra differenza: nella serie il rapporto Castle-Beckett è amichevole-lavorativo benché tendente all’amoreggiamento andante, nel libro diviene presto di natura sessuale. Anche qui nulla di nuovo sotto al sole.
Recensioni
Direttamente dalla serie televisiva “Castle- Detective tra le righe”, in onda sia su Sky che su Raidue, è stato pubblicato uno dei libri citati nel telefilm. Ho deciso di recensire il primo libro (sì, pare che ve ne sia più d’uno già pubblicato o in via di stampa). Il titolo è lo stesso che viene citato spesso nelle puntate della serie: ‘Heat Wave’. Cosa dire di questa evidente opportunità di guadagno che le case editrici, collegate con i finanziatori della serie televisiva, hanno colto al volo? Richard Castle, versione maschile della celeberrima signora Fletcher, della serie “La signora in giallo” (titolo originale “Murder, She Wrote”), è uno scrittore che grazie ai suoi contatti con il sindaco di New York s’inserisce in una squadra della sezione omicidi e viene ‘accudito’ dalla detective Kate Beckett, ovviamente bellissima e ipercoraggiosa con una percentuale di casi risolti molto vicini al 100%. Niente di insolito per un telefilm americano. L’operazione di marketing, e punto da tenere presente, risiede proprio nel fatto che lo scrittore Castle non esiste. Suddetto spreco di carta è stato scritto da un ghost writer, cioè uno scrittore fantasma. Nel libro, finzione letteraria nella finzione del telefilm corredato da una sorta
È successo a Guidizzolo quattro secoli fa
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prof. Massimo Marocchi
La nostra storia
arte & dintorni
Furto sacrilego a Guidizzolo. Siamo proprio al fondo dell’abiezione morale se non c’è più rispetto nemmeno per le cose della religione. A Birbesi un manigoldo si è introdotto nel cuore della notte nella chiesa locale, ha forzato la cassetta del Santissimo Sacramento ed ha rubato i soldi che vi erano contenuti. Svegliato dal rumore è accorso il curato, ma il malvivente è riuscito a dileguarsi non senza però mostrare il volto rischiarato dal lume che teneva in mano. Don Andrea Teranza, così si chiama il religioso, non si è rassegnato e, improvvisatosi investigatore, ha frequentato le fiere dei dintorni finché ha riconosciuto il suo uomo alla fiera di Solferino e l’ha fatto acciuffare dalla forza pubblica del paese. Documenti tratti dall’Archivio Gonzaga di Mantova (busta 2720, c. 325)
2 agosto 1611, il notaio Annibale Bertazzolo da Guidizzolo
“È comparso nanti me m. Pavolo Gallina, console del Comune et huomini di Guidezolo. Denontia: come sabato di notte tra le quatro et cinque hore di notte, che fu li 30 luglio 1611 in stante, essendo in letto il Reverendo don Andrea Teranza, prete et curato della chiesa parochiale di Santo Georgio di Berbes, commissariato di Guidezolo, qual era amalato di febre, et havendo fatto dormir in casa soa Pietro Giandino detto Ferattino, sotrador di detto loco, per sua compagnia acciò lo servesse essendo amalato per la febre che haveva, dove tra le quatro et cinque hore di notte sentendo loro far strepito in detta chiesa, esso Pietro levò in piedi et andò sul pergamo che riguarda in chiesa, vide un huomo che haveva una candela accesa in mano che rompeva li
polegetti della casetta del Santissimo Sacramento di detta chiesa et robava fori li denari che vi erano; dove esso Pietro andò da detto don Andrea et gli racontò il tutto, qual subito levò in piedi et tolse in mano un archobugio da rota et risguardò per un buco se conosceva detto huomo, dove non lo conobbe essendo forasti ero, ancorché detto ladro havesse una candela accesa in mano et che fossero accese doi lampade in detta chiesa, ma lo notò molto bene per conoscerlo caso lo vedesse. Esso don Andrea sbarrò un’archebugiata per spaventar detto huomo, dove lui fugì fori di chiesa per la porta et esso don Andrea andò subito in chiesa et vide che quel tale ladro havcva rotto un ferro de una fenestrella che è sopra de un altare et era venuto in chiesa et haveva aperto la porta di detta chiesa, qual haveva robato fori di detta cassetta da scudi trei et mezo
in circa, et perché detto don Andrea haveva visto quel tale ladro in Guidezolo il giorno di Santo Jacomo, lui se ne andò a Solferino alla sagra di Santo Pietro in Vincula, che fu hieri primo agosto in stante, et così riguardando, conobbe quel tale che era in Solferino che faceva giocar al lotto, et esso don Andrea fece ricorso alla giustitia di detto luogo di Solferino dove fece distener quel tale ladro et un suo compagno, quali ancora si ritrovano prigioni in detto luogo, al qual ladro la giustitia di detto luogo di Solferino ha ritrovato adosso scudi cento et uno in tanto oro et argento et questo, secondo la inforrnatione hauta per detto console dal prefato don Andrea Teranza et Pietro Gialdino et di quanto è successo, dò parte a V. S. molto mustre, alla quale bacio le mani et augoroli da Nostro Signore ogni suo contento... “
Fame di senso
Incontro con il giornalista e scrittore Massimo Gramellini In mezzo un comodo passaggio per l’andirivieni serale. A sinistra il cicaleccio dei tavolini all’aperto e delle posate. A destra una tenda fortunatamente aperta ai lati. Le piogge di inizio settembre hanno subìto il fascino delle miti temperature ed a loro hanno concesso di incorniciare la sera dell’otto mentre il Festivaletteratura di Mantova sta volgendo al termine. Massimo Gramellini, giornalista e scrittore. La rassegna è “Tracce”: 23 incontri con scrittori e personalità della cultura. È ora di cena. La gente ha una strana fame. Un nugolo di persone, forse tentato dai lusinghieri inviti dei camerieri e dei menù, sceglie tuttavia di sfamarsi altrove. La fame di senso e di tenerezza, il bisogno di tinte rosa che colorino i gesti quotidiani, hanno fatto in modo che le persone trovassero posto ovunque: sedute, sedute anche per terra o in piedi fino a lambire il lato opposto di piazza Sordello. In fondo inutile disconoscerlo: il mondo occidentale è già sfamato da tutto. Le relazioni coltivate con il cellulare, gli acquisti in rete, la ricerca di un luogo con il navigatore, lo schermo ultrapiatto preferito all’odore della carta dei quotidiani, malattie da web piuttosto che dita macchiate di inchiostro, mail favorite alle lettere pensate, scritte, cestinate, riscritte. Le persone hanno fame di senso e di tenerezza. Gramellini sfama sapientemente questi squattrinati sentimentali. Si sa, parlerà del suo secondo romanzo “Fai bei sogni” una storia intima e dolorosa, autobiografica, incentrata sulla perdita della madre quando lui aveva nove anni. Una
storia triste, unica ma allo stesso tempo simile a tante altre taciute, nascoste, mai narrate e private della scena. Il doloroso aggrovigliarsi dello stomaco, mentre gli occhi proseguono la lettura del romanzo, deve però snodarsi pacatamente e dare spazio alle riflessioni. Il dolore ha un senso.
Il cuore di ognuno è stato placidamente scalfito o tremendamente spaccato dal dolore. A differenza del piacere condiviso, della passione e dell’amore che sono racconti tra due, il dolore conduce al cospetto della solitudine e verso l’oblio della sconfitta. Inutile però cercare la pietà degli altri perché è la nostra prima intima pietà che si deve ottenere. Il riconoscersi deboli e non quelle persone che avremmo voluto essere è un doveroso gesto di riconciliazione. Lo struggimento deve perdersi sfumando solo nelle pagine del passato e non si deve concedere al dolore di essere totalmente ripiegati su di esso e sulla nostalgia. Vivere una vita senza
mai fare i conti con la sofferenza è immorale. Una vita utile è una vita che cambia, anche grazie al dolore. Il cuore sa molte più cose della testa. Quando si soffre si rimane fermi: pervasi della (in)giusta idea che il mondo ci debba qualcosa come se il mondo fosse in debito con noi. Non si deve restare fermi ma spingersi verso l’amore: è l’unica soluzione, perché il dolore è il filo con cui si tesse la stoffa della gioia. Lo ricorda anche Platone: Eros non è l’amato, ma colui che ama. Lo stato di grazia consiste nell’amare perché solo chi ama è posseduto dall’amore e di certo questo mutamento interiore non fa più sgorgare le gocce di resina. La resina: una lacrima che cola dall’albero ferito. Tornare a sognare. L’uomo necessita allora di uno scatto morale forte per non prosciugarsi nel declino. Troppo è andato storto e in poco tempo: l’uomo chiede da tempo un cambiamento, ma senza volerne essere protagonista. Il cambiamento deve partire dall’uomo e non è delegabile al potere. L’uomo ha smesso di sognare, di sperare e di progettare soprattutto per pudore e per vergogna o forse per comodità. Sia chiaro: Gramellini non si erge a profeta. Ciò che è stato maldestramente abbozzato in queste righe era già stato sapientemente dipinto da Gesù tempo fa. Peccato che per ognuno di noi, come si dice ne “Il Piccolo Principe”, l’essenziale sia invisibile agli occhi. Michele Galli
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69° Festival Venezia
di Luca Piazza
arte & dintorni
lo e il mio amico Valter, unici superstiti del gruppo Cinerama, siamo sbarcati anche quest’anno al Lido di Venezia per raccontarvi l’ennesima edizione, la 69sima, del Festival del Cinema. Questo è il mio resoconto. I cancelli del cielo Michael Cimino (uno dei più grandi cineasti viventi) è pre-
I nostri inviati
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sente alla Mostra del Cinema per ricevere il premio “Perso12012” e per assistere alla proiezione del suo capolavoro restaurato “I cancelli del cielo”. Sono seduto in sala quando, all’improvviso, sul palco appare quest’ometto dalle spalle strette. Indossa una camicia e una giacchetta insignificanti e porta grandi occhiali scuri sul volto. I vari interventi di lifting lo hanno profondamente cambiato, rendendo lo sempre più simile ad una maschera orientale. Dopo la premiazione mi faccio largo tra la folla e lo raggiungo. Riesco a stringergli la mano.”Grande Michael, sei un grande ... “, gli bisbiglio ma subito una guardia del corpo mi intima di allontanarmi. “I cancelli del cielo”, racconta una delle pagine più tristi della storia americana: nel Wyoming del 1890, i potenti latifondisti locali ordinano il massacro di un centinaio di poveri braccianti, giunti dall’Est Europa in cerca di un pezzo di terra. La versione originale del film dura circa quattro ore; non perdo nemmeno un’inquadratura perchè se non impari da Cimino non impari da nessuno! Superstar Superstar è un film franco belga che merita una menzione
particolare per la sua bizzarria. Il protagonista è un operaio qualunque, Martin Kazinski. Immaginate, un giorno, di essere il signor Martin. Vi alzate, uscite di casa e salite sul metr6 per recarvi al lavoro. Uno sconosciuto sostiene di conoscervi, altri iniziano a fotografarvi con il telefonino, altri ancora vi chiedono l’autografo. Dopo un pò tutti vi acclamano e voi vi sentite soffocare. E allora non vedete l’ora che si aprano le porte del convoglio per fuggire. Ma non esiste rifugio sicuro perchè ovunque la folla vi riconosce e vi insegue. Questa è la storia del signor Kazinski, un uomo “banale” che all’improvviso si ritrova famoso senza nè volerlo, nè saperlo. Il regista, Xavier Giannoli, sembra suggerirei che è inutile chiedersi il perchè di certi eventi mentre è meglio a premunirsi contro di essi. Paradies: Glaube Il film del regista austriaco Ulrich Seidl, subito, mi ha molto irritato e disturbato (non mancano infatti scene di blasfemia nei confronti della religione cattolica) poi, in un secondo momento, è riuscito a convincermi, nonostante gli eccessi. Molto efficace l’uso del campo totale (inquadratura fissa degli
interni) che permette di mostrare tutte le azioni dei personaggi, aumentando il senso di angoscia. Anna Maria esce di casa, ogni mattina, con una grossa statua della Vergine sottobraccio e cerca di entrare nelle case di agnostici e miscredenti per convertirli alla religione cattolica. Al rientro, Anna Maria si infligge terribili punizioni corporali per chissà quali atti o pensieri impuri. Ed è talmente assorta nel culto da perdere il suo lato umano e da trascurare completamente il marito paraplegico e mussulmano. Non è un film contro la religione cattolica ma contro alcuni fanatici cattolici e, più in generale, contro il fanatismo religioso.
Wadjda è una ragazzina intraprendente e desidera tanto una bicicletta per poter finalmente sfidare l’amico del cuore (in Arabia Saudita le ragazze non possono andare in bicicletta!). Un giorno scorge in un negozio la bicicletta dei sogni. Ma il prezzo è elevato e Wadjda può contare solo sulle proprie forze per raccimolare la cifra necessaria. La storia è molto semplice e lineare ma è così autentica da costituire un piccolo capolavoro. Gli equilibristi La categoria a cui fa riferimento il titolo è quella dei padri separati, i quali perdono l’affido dei figli e sono costretti, tra mille
Wadjda Wadjda è uno degli eventi di Venezia 69. Si tratta del primo film diretto da una regista donna araba, Haifaa Al Mansour, nonchè il primo a essere interamente girato in quel paese.
sacrifici e difficoltà, anche al mantenimento della famiglia. Ma il film ha il pregio di uscire dai luoghi comuni sull’argomento e diventa la storia di Giulio (un bravissimo Valerio Mastrandrea) sposato con una
bella moglie (Barbora Bobulova) e padre di due bambini adorabili. Giulio ha una casa in affitto e un posto fisso in comune. Un giorno, tradisce la moglie che decide di lasciarlo. Di colpo la sua favola svanisce. Giulio si ritrova a dover pagare due affitti, doppie bollette e a nascondersi dai creditori. Nonostante tutti i suoi sforzi non riesce più a far fronte alle spese e gradatamente scivola nel baratro della poverta’. Finalmente un regista italiano, Ivano De Matteo, ci regala un’opera sincera e non convenzionale. Ovviamente non è possibile raccontare tutti i film della Mostra. Non è possibile nemmeno raccontare quello che c’è dentro il Festival del Cinema perchè quello che c’è dentro lo può conoscere solo chi lo vive di persona. Ma questo, cari lettori, spetta solo a voi!
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A Silvia
Il ricordo, tra illusione e speranza
Dott.ssa Francesca Pesci
Letteratura
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“Silvia, rimembri ancora … ?” Leopardi si trovava a Pisa quando compose, nell’aprile del 1821, “A Silvia”. Silvia, da alcuni identificata con Teresa Fattorini, la figlia del cocchiere di casa Leopardi, morta di tubercolosi a circa vent’anni, è una fanciulla il cui ricordo offre al poeta l’occasione per scrivere questa intensa poesia, fondata appunto sul recupero della memoria. Il testo si apre con il nome di Silvia, un nome che poi subito prende corpo attraverso pochissimi tratti fisici, come un lampo che illumina improvvisamente una scena buia. Due particolari, uno fisico, gli occhi “ridenti e fuggitivi” in cui splende la sua bellezza (ma gli occhi spalancano la prospettiva su un significato spirituale), e uno psicologico, l’atteggiamento “lieto e pensoso” con cui la fanciulla si avvia a varcare la soglia della giovinezza. La poesia non descrive un preciso rapporto sentimentale tra i due giovani; ma ciò che unisce Silvia e il poeta è la somiglianza delle loro condizioni: i due condividono l’esperienza della giovinezza, con le sue speranze, i suoi sogni e poi anche la loro delusione. Ecco allora che la poesia procede proponendo un parallelismo tra i due: dapprima le illusioni
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giovanili di Silvia, che, intenta alla tessitura e al canto, attende “assai contenta” un avvenire bello e desiderato; poi quelle del poeta, il quale rivede se stesso giovane, immerso negli studi (“le sudate carte”) e ancora capace di illusioni, intento ad ascoltare il canto di Silvia e ad ammirare le suggestioni del paesaggio. Ma per entrambi arriva poi il tempo della disillusione: il poeta, nel rievocare le immagini della giovinezza, le riconosce come inevitabilmente finite, appartenenti a un passato morto per sempre. E subito chiama in causa con toni perentori la Natura, rivolgendole due interrogativi che non le lasciano scampo: “O natura, o natura, perché non rendi poi quel che prometti allor? Perché di tanto inganni i figli tuoi?” Dopo questa riflessione, ancora un parallelismo tra i due giovani: come la fanciulla è morta prima di vedere il “fiore” dei suoi anni; così la speranza del poeta muore prima che egli possa godere della giovinezza. Siamo così nuovamente al pessimismo di Leopardi, per il quale “tutto è nulla” e l’uomo è condannato all’infelicità. Ma non dobbiamo banalizzare questo pessimismo. Esso non è infatti la rinuncia a vivere, l’adagiarsi rassegnato nella scon-
CARBURANTI
fitta. No. Esso appare invece come una rivendicazione vigorosa, per quanto disperata, del diritto alla felicità che l’uomo ha dentro sé. Il poeta-filosofo è approdato lucidamente alla sua verità per la quale tutto è nulla; ma proprio per questo vuole opporre al nulla lo slancio vitale delle illusioni, dei ricordi, dell’immaginazione. Il presente sconfessa con la sua disillusione le speranze del passato; ma esse restano, nel fondo del cuore, ad alimentare l’immaginazione e la poesia di Leopardi. La morte della speranza ci gela nella conclusione della poesia con un’immagine altrettanto gelida di una “tomba ignuda”. Ma è proprio da qui che il poeta riparte con il “rimembrare”, che è l’unica cosa che gli è concessa, ma è anche ciò che gli permette di sopravvivere, come un’illusione. L’immagine di Silvia e le speranze della giovinezza sono ormai tramontate, ma il loro ricordo ha ricreato nell’animo del poeta e nel nostro quel clima dell’attesa, grande dono della giovinezza.
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risplendere l’intera nebulosa e si trovano in posizione centrale rispetto alle altre due stelle principali dell’asterismo (a nord 42 Orionis e a sud Iota Orionis, blu e luminosissima). È proprio questo il cuore di Xibalba, dove nascono e crescono le stelle più giovani; attualmente, e si stima ancora per i prossimi quattrocento anni, questa incubatrice siderale è così vicino all’equatore celeste da risultare visibile a tutti i popoli della Terra anche
nelle notti di luna. Altrettanto affascinante, ma difficile da osservare senza strumenti, è la Nebulosa Testa di Cavallo (Barnard 33), la cui sagoma elusiva e buia (una nube oscura e densa di polveri che assorbono completamente la luce) si staglia come l’improbabile pezzo di una scacchiera gigantesca contro la luminosità rossastra di IC 434, nebulosa a emissione di forma lanceolata situata poco sotto Alnitak (Zeta Orionis), la più orientale delle tre stelle della Cintura di Orione. Molti altri oggetti non stellari si offrono alla vista in questa zona dello spazio; vi invito a proseguire autonomamente l’osservazione amatoriale, ad esempio, dell’Anello di Barnard, della Nebulosa Fiamma e di quella di De Mairan, già definita dal suo scopritore come un oggetto dall’atmosfera simile a quella del Sole.
Immagini del telescopio spaziale Hubble: Spada di Orione con al centro M42 e ingrandimento di M42. Nota: la fotografia “Il centro, bulge, della Via Lattea sul Mar Tirreno” apparsa nel numero precedente è di Alessandro Falesiedi
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Dott.ssa Mariavittoria Spina
Noti anche come oggetti non stellari, ovvero né stelle né astri come pianeti o asteroidi appartenenti al Sistema Solare, gli oggetti del profondo cielo si rivelano grazie alla fotografia astronomica, capace di catturare in immagini strabilianti il fascino ancestrale di queste fucine siderali, inferni di luce ardente dall’apparenza paradisiaca. Consideriamone un paio, a mio avviso imprescindibili. La Nebulosa di Orione (M42 o NGC 1976) è la più conosciuta tra le nebulose luminose, dette diffuse, visibile anche nei foschi cieli metropolitani come una vaga chiazza grigio-verde, dal momento che l’occhio umano non è comunque sensibile ai colori degli oggetti fiochi, la vista del suo ventaglio variopinto diventa spettacolare già in un piccolo strumento. M42, in realtà solo l’area più splendente di un’immensa nube molecolare che copre la maggior parte della costellazione di Orione, si individua, fulgida e lattescente, nella zona mediana dell’a-
sterismo Spada di Orione, in antichità noto come Ensis (lat. “spada”, da non confondere con Eta Orionis, che porta lo stesso nome ma si colloca altrove), e a sua volta composto dall’ammasso aperto del Trapezio, quattro stelle azzurre che fanno
I NOSTRI SERVIZI
“Al mondo non vi sono felicità né dolore assoluti, la vita di un uomo felice è un quadro dal fondale d’argento con delle stelle nere: la vita di un uomo infelice è un fondo nero con delle stelle d’argento.” (Honoré de Balzac, Massime e pensieri di Napoleone, 1838)
Astri e civiltà
Oggetti del profondo cielo
Confronto aperto sulla centrale di Birbesi La realizzazione a Birbesi di un impianto per la produzione di energia elettrica alimentato a biogas continua ad essere al centro dell’attenzione della nostra comunità, come testimoniano anche le diverse lettere pervenute a “la Notizia”, sia favorevoli che contrarie. Quale contributo ad un sereno confronto tra le diverse posizioni, abbiamo ritenuto quindi di dare spazio sia al Comitato NoBiogas, che ci ha inviato l’articolo “Biogas Guidizzolo: l’alternativa insostenibile” sia all’Amministrazione Comunale, che ci ha trasmesso la nota, Il biogas: come e perchè, di Francesco Dugoni, direttore di AGIRE, Agenzia Europea per l’Energia della Provincia di Mantova, istituita nel 2006 con il sostegno dell’”Intelligence Energy Europe” braccio operativo della Commissione Europea per le politiche energetiche comunitarie. Per i liberi interventi che seguono il nostro giornale non si assume la responsabilità delle affermazioni in essi contenute.
Biogas: l’alternativa insostenibile
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Per Biogas s’intende un processo che utilizza la fermentazione batterica di materiali organici per produrre una miscela di gas (biogas), la cui principale componente è il metano (50-80%), successivamente bruciata in un motore a combustione interna. L’azienda (privata) Guidizzolo Energia ha recentemente ottenuto l’autorizzazione per costruire una centrale da 2,3 MW che coprirà 28000m2, trasformando un’area agricola in un vero e proprio insediamento industriale. La centrale sorge tra due curve sulla strada provinciale Goitese (per Ceresara) che stento sopporta due automobili; ora si vorranno far passare 40 000 tonnellate (in entrata e in uscita) trasportate da autocarri che faticano a entrare nell’impianto senza manovrare sulla provinciale stessa. Inoltre non vorremmo che, infischiandosene dei divieti, continuassero a passare dall’abitato di Birbesi. Dov’è l’amministrazione mentre tutto questo accade? Il Biogas può essere uno strumento efficace per ricavare energia da liquami, polline e materiali di scarto (ed eventualmente ridurne il carico di nitrati) a patto che si creino
impianti di piccole dimensioni e che si utilizzino scarti di produzione creati in loco; l’esatto opposto di quanto si prefigura per questa centrale. Tra le materie prime previste vi sono 90 000 quintali d’insilato di mais, 30 000 tra loietto e sorgo, prodotti nobili coltivati al solo scopo di essere fatti “marcire” all’interno di questo impianto. Oltre al lato etico esistono problematiche relative all’approvvigionamento dei materiali: per produrre tutti questi cerali saranno necessari circa 250300 ettari, moltiplicando questo valore per il centinaio di centrali che s’intende costruire nella nostra provincia ci si rende conto dell’impatto che queste centrali avranno sull’agricoltura. Ricapitolando: l’enorme quantità di terreni necessari aumenterà i costi degli stessi , l’aumento della domanda di mais (e altri cereali) aumenterà il prezzo del mais (già a livelli altissimi) e tutto questo metterà in crisi gli allevamenti, senza tener conto dell’enormi risorse idriche delle quali questi impianti avranno bisogno. Nonostante il prefisso “Bio”, l’impianto non può definirsi “pulito”: la combustione del metano emette inquinanti e im-
pianti di questo tipo possono inquinare (a parità d’energia prodotta) più delle grandi centrali a turbogas che di certo non sono ne rinnovabili, ne alternative e ne pulite. L’impianto giustifica la propria utilità sostenendo di diminuire le emissioni di C02; questo calcolo è però ottenuto ignorando le emissioni e i consumi necessarie per coltivare i cereali, per il trasporto e considerando il calore disponibile (che verrà però disperso) come se venisse effettivamente utilizzato. Secondo uno studio americano (condotto da David Pimentel) per produrre una tonnellata di mais si consumano 630 mila Kcal di energia: stando ai dati di progetto forniti dall’impresa (per quanto riguarda la resa del biogas e il rendimento elettrico) soltanto 345 mila di queste Kcal verrà effettivamente trasformato in energia elettrica (401 KWh). Energeticamente tutto questo non ha senso: coltivare (utilizzando idrocarburi) per poi estrarre solo parte di quell’energia utilizzata in partenza. A questo punto viene da chiedersi come un impianto del genere possa generare profitti: è presto detto, il mais verrebbe ac-
quistato a prezzo di mercato e l’energia verrà pagata 3-4 volte il valore reale, grazie ai nostri contributi. Il paradosso sta nell’equiparare queste tecnologie all’eolico e al solare, che consumano una quantità enormemente inferiore di terreni e che sono realmente a emissioni zero, il tutto per consentire a speculatori e banche di usufruire dei contributi pagati ancora da noi cittadini. Non vanno sottovalutate poi le problematiche relative ai cattivi odori emessi e all’inquinamento acustico derivante da un impianto che funzionerà 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con la non allettante prospettiva di rimanere per sempre con noi, diminuendo il benessere dei cittadini e il valore delle loro proprietà. Il processo produttivo non riesce a neutralizzare completamente i batteri presenti (clostridi, famiglia alla quale appartengono i batteri che provocano botulismo e tetano); questa motivazione ha portato l’Emilia-Romagna a vietare queste centrali nella zona della filiera del Parmigiano-Reggiano; forse i nostri rappresentanti pensano che le nostre eccellen-
ze (pomodori, insalata, Grana Padano) non meritino tale protezione. Non vanno poi dimenticati i 18 decessi, registrati in Germania, causati da questi batteri. L’autorizzazione è stata rilasciata dalla provincia a seguito di alcune Conferenze di servizi, una serie di incontri alla quale partecipano tutti gli enti interessati all’opera (ASL, ARPA, Vigili, Comune, Provincia…) e presentano le loro obbiezioni. Durante i 4 anni di procedimento autorizzativo, le amministrazioni Guidizzolesi (la corrente e la precedente) non solo si sono ben guardate dal chiedere l’opinione dei propri elettori, ma non si sono nemmeno preoccupate di avvisarli. Nella totale omertà, la notizia è arrivata ad autorizzazione rilasciata e non se ne sarebbe nemmeno parlato se non fosse stato per le richieste del comitato. La corrente amministrazione continua a sostenere di aver subito questa decisione e di non essere responsabile di quanto accaduto. Questo è falso: era in loro potere esprimere un opinione contraria e loro dovere avvisare la cittadinanza.
Questo impianto non porterà altro che problemi alla comunità e grattacapi all’amministrazione , che non riceverà nemmeno gli oneri relativi all’urbanizzazione in quanto l’impianto è considerato “agricolo”. Viene da chiedersi quale sia stata la reale motivazione del comune ; forse la presenza nel Cda di Guidizzolo Energia del presidente di Sisam e di uno degli Assessori guidizzolesi ha influito sulla loro decisione e, ancora una volta in Italia, l’interesse privato dei nostri rappresentanti ha avuto la meglio sull’interesse dei cittadini. Il semplice fatto che l’assessore in questione (unico membro di entrambe le amministrazioni), una volta resi noti i fatti riguardanti la centrale, abbia venduto le proprie quote suona come una gigantesca ammissione di colpa. Ci piacerebbe sapere quali fossero le reali motivazioni che hanno spinto l’amministrazione ad autorizzare l’impianto e a tenerlo accuratamente nascosto alla cittadinanza, anche se con 4 anni di colpevole ritardo.
Comitato NoBiogas
Il biogas: come e perchè Tra le varie forme di produzione di energia rinnovabile oggi conosciute ed affermate certamente quella legata alla produzione di biogas è, sotto il profilo tecnologico, tra le più significative. Ma di cosa si tratta esattamente? Un impianto a biogas potrebbe essere definito una sorta di “allevamento di batteri”, cioè un sistema nel quale si sviluppano specifiche popolazioni batteriche in grado di demolire materiale organico facilmente decomponibile (es., reflui zootecnici, sfalci, frazione organica della raccolta dif-
ferenziata, trinciati di mais o di sorgo, residui dell’agrindustria, mercatali….). Detto processo avviene all’interno di particolari vasconi ermeticamente chiusi, per lo più di forma circolare, chiamati digestori, dove, in condizioni di assenza d’aria e di temperatura controllata (mediamente 35 – 40 °C), viene favorito lo sviluppo di cosiddetti batteri metanigeni. Grazie infatti alla loro attività di demolizione del materiale organico all’interno del digestore, si sviluppa un composto gassoso denominato appunto “biogas” la
cui componente principale è il metano (50-60% della miscela). Altri componenti sono: anidride carbonica (25-45%) e vapore acqueo (2 – 7%). In quantità ridotte si trovano infine ammoniaca, idrogeno ed acido solfidrico. Della succitata miscela ovviamente ciò che interessa è la presenza di metano (quel medesimo metano che in buona parte importiamo, per esempio, dalla Russia o dall’Algeria per i nostri fabbisogni energetici). Il biogas pertanto, dopo un processo di eliminazione di alcune componenti (in particolare va-
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pore acqueo e acido solfidrico), viene avviato ad alimentare un cogeneratore (costituito essenzialmente da un motore endotermico e da un generatore di corrente) per la produzione di energia elettrica (che viene immessa nella rete nazionale) e calore. Una quota di quest’ultimo viene utilizzata per mantenere il digestore in condizioni di temperatura ottimale, mentre la rimanente parte potrebbe essere destinata alla fornitura di energia termica per piccole reti di teleriscaldamento, serre, sistemi di essicazione foraggi, ecc… Gli impianti a biogas, grazie ai progressi tecnologici raggiunti, sono in grado di funzionare circa 8.000 ore all’anno: un valore altissimo se si pensa che in un anno si contano 8.760 ore. Ancor più significativo se si confronta questo dato con altre forme di produzione di energia da fonti rinnovabili. A parità di potenza infatti, es. 1 MW, mentre un impianto a biogas può produrre 8.000 MWh/anno, un impianto fotovoltaico realizzato nel nord d’Italia o eolico o idrico produrranno, dati medi, rispettivamente 1.200, 4-5.000 e 3-5.000 MWh. Tra gli altri benefici legati alla produzione di biogas v’è la deodorizzazione delle biomasse, cosicché il digestato (cioè la frazione organica che esce dal digestore a fine processo) presenta un’emissione di odori particolarmente ridotta, in virtù della demolizione batterica
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delle molecole che causano le diffusioni maleodoranti. Ciò risulta particolarmente utile laddove insistono allevamenti zootecnici in prossimità di abitazioni o centri abitati. L’implementazione di un impianto a biogas presso queste aziende potrebbe infatti ridurre drasticamente quei fenomeni di impatto olfattivo, specie durante le fasi di spandimento dei reflui. In questi ultimi tempi gli impianti a biogas hanno incontrato svariate forme di contestazione locale. Le motivazioni sono tra le più diverse ed in questa sede non è certo possibile affrontarle e discuterle. Ciò che si può evidenziare è che, da un lato, la prossima normativa a sostegno delle fonti rinnovabili e che entrerà in vigore dal primo gennaio 2013, anche a parziale recepimento delle contestazioni espresse, premierà gli impianti di piccola taglia (fino a 300 kW) alimentati con materiali di scarto, anziché con materie prime (es., mais), e riconoscerà una premialità aggiuntiva in caso di uso efficiente dell’energia termica prodotta. Dall’altro lato, a fronte di certi allarmismi, è opportuno prendere atto che la pluridecennale tecnologia del biogas ha raggiunto in altri Paesi europei (nella sola Germania si contano oltre 7.000 impianti) risultati ragguardevoli senza aver provocato alcun danno di tipo ambientale, quanto piuttosto occupazione, produzione di energia svincolata dalle fonti tradizio-
nali e relativa riduzione delle emissioni di gas climalteranti.
Francesco Dugoni Durante alcune pubbliche assemblee l’Amministrazione comunale è stata indicata come colei che ‘avrebbe autorizzato’ la realizzazione dell’impianto. La normativa europea e nazionale prevede invece che sia la Regione o, come nel nostro caso la Provincia se dalla Regione delegata, ad emettere autorizzazione unica alla realizzazione e gestione di questi impianti per i quali la normativa dice: ‘…le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli stessi impianti, autorizzate ai sensi del comma 3, sono di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti’. Ne consegue che i Comuni alle Conferenze dei Servizi intervengono solo dal punto di vista tecnico; a quelle convocate dalla Provincia Guidizzolo ha sempre partecipato sottolineando il problema della viabilità, delle distanze dalle abitazioni, della mitigazione ambientale, delle falde acquifere. Alcune di queste sono state accolte, altre sono state ritenute non cogenti ai fini del rilascio dell’autorizzazione da parte provinciale, autorizzazione che interviene anche quale deroga ai parametri urbanistici comunali. L’Amministrazione comunale
Design by Nature - fasciNATURE Angelo, artista e proprietario del negozio “Trend by Angelo”, quest’anno ha avuto l’onore e la responsabilità di essere il Direttore Artistico del progetto Goldwell. Un programma ambizioso che omaggia una fonte inesauribile d’ispirazione: la Natura. Caratterizzata da uno stile stravagante, allegro e frizzante, la biomimetica propone una rielaborazione artistica di elementi naturali. La ricchezza dei colori e la loro intensità è incredibile! Una ventata d’aria fresca con le tonalità corpose dei blu e dei verdi, il calore e la vivacità estiva dei rossi nelle loro numerose sfumature. Nelle foto dei lavori di Angelo e delle sue bravissime stagiste (Alice Franzoni ed Erika Magnabosco), notiamo gli elementi a cui si sono ispirati: la pietra dai colori caldi, la rosa romantica rivisitata in sfumature arcobaleno e le nobili piume del pavone, simbolo di regalità. Queste giovani ragazze, molto importanti per il negozio “Trend by Angelo” per la loro precisione e desiderio d’imparare, hanno dato un importante contributo al progetto e i loro lavori sono stati riconosciuti come molto validi dagli esperti del settore. Per l’avventura del prossimo anno, Angelo sente la necessità di scoprire nuovi volti, preferibilmente donne, che si rendano disponibili a cambiare taglio e colore a seconda della sua ispirazione artistica. I casting si terranno tra ottobre e novembre, previo contatto telefonico. Angelo sarà felice di rispondere a ogni vostro quesito.
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Nozze d’oro e di diamante
sposati da
60 anni
Bruna Paghera e Agostino Frizzi (Tino)
Sposati l’8 novembre 1952 a Castiglione delle Stiviere
sposati da
55 anni
Andreina Messini e Dino Greggio
Sposati il 9 febbraio 1957 a Volta Mantovana
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sposati da
50 anni
Santa Guerreschi e Lino Gandellini Sposati a Piubega il 5 Maggio 1962
sposati da
50 anni
Luigia Ragnoli e Serafino Gavioli
Sposati a Vasto di Goito il 20 ottobre 1962
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GRUPPO MICOLOGICO NATURALISTICO
“COLLI MORENICI” Sede operativa Ristorante “La Baita” Cavriana MN - Notiziario a cura di Giorgio Arienti
I funghi della campagna mantovana da: Mantova Agricoltura - prima parte
Nel loro girovagare alla ricerca dei funghi, spesso i fungaioli vengono attratti in modo irresistibile dalle grandi distese boschive delle Alpi e degli Appennini oppure dalle pinete litoranee del Tirreno e dell’Adriatico; questo è del tutto plausibile poiché in questi ambienti si trovano le specie più ambite e, per i più curiosi che non si accontentano dei soliti porcini o finfer1i, c’è modo di arricchire il bagaglio delle proprie conoscenze con quelli meno comuni, che chiamerei “speciali”. Lo sappiamo tutti, spostarci verso i posti di raccolta ci costa dei grossi sacrifici per i chilometri di macchina che ci tocca macinare e per le alzatacce ma, si sa, per gli hobby si fa questo ed altro! D’altra parte, frequentando le montagne a noi care, si rischia di perdere di vista la nostra campagna, la cui flora fungina è discretamente numerosa e, credetemi, mi sembra assurdo che i Mantovani ignrino i funghi del loro territorio. E’ vero che la competizione è forte e capita spesso di arrivare per secondi dove altri con maggior tempo libero ci hanno preceduto, ma non dimentichiamo di avere un grande vantaggio se riusciamo a differenziare la raccolta: il grosso della ricerca è focalizzato su pioppino, chiodino e bortoIana, Amanita phalloides ma noi possiamo
indirizzarci su altre specie molto valide come la spusgnòla, due o tre specie di prataioli (Agaricus), Amanita vittadinii e Coprinus comatus, o altre buone come la gambasèca, EntoIoma saundersi, lo spusgnulott e il brinaròl. É chiaro che ampliare il ventaglio delle nostre raccolte è un’operazione tutt’altro che banale, che richiede l’aiuto di amici esperti oppure di un gruppo micologico, i quali sappiano indirizzarci passo dopo passo verso la conoscenza dei nuovi funghi. E poi cosa c’è di più bello di una passeggiata distensiva nelle nostre campagne o nelle golene dei fiumi magari a portata di bicicletta, soprattutto in primavera quando il risveglio della natura ci regala quelle tonalità delicate di verde del fogliame e i colori sgargianti dei fiori, residui delle tavolozze multicolori dei campi degli anni passati. AI giorno d’oggi la frenesia della vita quotidiana non ci dà tregua e allora ci vuole una pausa per ricaricarci, per poi riprendere con maggior vigore e miglior senso della vita. Di seguito riporto l’elenco dei funghi più comuni ed appariscenti che possiamo trovare nei prati e nei rivai nostrani, ed è interessante perché dà l’ordine temporale di crescita col variare delle stagioni. Oltre ad una descrizione sintetica delle singole specie, ho riportato i relativi nomi dialettali di mia conoscenza, che sono stati raccolti nell’arco di un ventennio sia nel Basso che nel!’ Alto mantovano. In questa sede non dovete cercare quelli che vedete nei giardini o nei boschi, perché non sono l’oggetto dell’argomento; d’altra parte va chiarito cosa si intende per fungo di bosco.
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continua sul prossimi numero
TACA BANDA Notiziario del Corpo Bandistico di Guidizzolo
Celebrazioni della battaglia di Solferino
Domenica 24 giugno a Solferino si sono svolte le celebrazioni per il 153° anniversario della battaglia, nella quale si affrontarono le truppe franco-piemontesi e quelle austriache. Le commemorazioni si sono svolte in Piazza Torelli alla presenza delle associazioni d’arma e delle autorità locali e dei paesi limitrofi. Il Corpo Bandistico di Guidizzolo ha eseguito ad ogni alzabandiera, il relativo inno nazionale: francese, tedesco, austriaco, inglese, ungherese ed italiano oltre all’inno della Croce Rossa Italiana ed a quello dell’Unione Europea. Il corteo, preceduto dalla banda, si è diretto verso la Cappella dell’Ossario dove è stata celebrata la Santa Messa in suffragio dei caduti, per terminare poi al monumento, con la deposizione delle corone d’alloro. Nella serata di lunedì 25 giugno, alla presenza di un numeroso pubblico, in Piazza Castello a Solferino si è tenuto il concerto del Corpo Bandistico di Guidizzolo diretto dal Maestro Nicola Ferraresi. Il programma prevedeva l’esecuzione di brani di diversi generi musicali: dalle colonne sonore dei film, Giù la testa e C’era una volta il West del Maestro Ennio Morricone al Fantasma dell’Opera di A.L. Webber ed altri pezzi classici e moderni arrangiati per banda. Nel suo intervento, il sindaco di Solferino Ger-
mano Bignotti, ha apprezzato la varietà del programma proposto, sottolineando la bravura dei componenti della banda nell’interpretare il difficile repertorio. Il concerto si è concluso con l’esecuzione dell’Inno di Mameli che ha coinvolto emotivamente tutto il pubblico presente.
Primavera in musica all’antico oratorio di san Lorenzo
Il mese di maggio ha visto protagonista l’antico Oratorio di San Lorenzo con i concerti della “Primavera in musica” organizzati dal Comune di Guidizzolo, in collaborazione con la Biblioteca ed il Teatro comunale e curati dal Circolo Musicale Diapason. I quattro incontri hanno proposto formazioni e generi musicali diversi. All’apertura, il duo Gargjola-Paterlini (violino e tastiera) ha dedicato la serata al tango argentino seguito da una serata di jazz classico tra l’orchestra di Benny Goodman, Billie Holiday e Charlie Christian proposta da Ferrario (clarinetto), Gibellini (chitarra), Piccolo (contrabbasso) e Tagliabue (voce). Il terzo momento musicale ha percorso un breve viaggio nella storia della musica, dal barocco al classico e dal novecento alle musiche originali da film, con il quartetto di clarinetti Diapason, Ferraresi, Marabini, Magoni e Brutti (clarinetto basso); il Trio Marano ha chiuso gli appuntamenti con lo swing italiano degli anni quaranta con Speri (chitarra), Bazzani (pianoforte). Castellani, Carbon e Pertile (voci). Sicuramente il connubio particolare di note e suoni intrecciati ai colori degli affreschi ha contribuito alla buona riuscita della manifestazione apprezzata dal numeroso pubblico intervenuto.
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PRO LOCO GUIDIZZOLO Apertura: lunedì mercoledì e sabato dalle 9,00 alle 11,00
Telefono 0376 1620426 - fax 0376 1620443 - piazzale Marconi, 2 - c/o Municipio Notiziario a cura di Daniele Guerra
La cultura con gli occhi della Pro Loco Definire la cultura è molto complicato in quanto quasi ognuno di noi ha un’idea diversa della parola cultura. C’è chi per cultura intende la scuola, chi il teatro, chi la biblioteca, chi la musica classica o lirica, chi un bel quadro o una mostra, chi il calcio o lo sport.. Altri per cultura intendono viaggiare, conoscere il mondo e le culture di altri popoli. Se a qualcuno chiedi invece che cultura può esprimere una Pro Loco, quasi tutti risponderanno: la sagra del paese. Sicuramente è un vanto riconoscere nella Pro Loco la funzione di intrattenere il proprio paese con fiere e sagre. Infatti cultura vuol dire anche conoscenza, sapere, tradizioni. Nel medioevo c’erano lotte continue tra i vari paesi per accaparrarsi le fiere più belle, perché voleva dire avere più scambi, più commercio e maggiori conoscenze di altre persone. Purtroppo qualcuno pronuncia la parola sagra quasi con dispregio e disistima. La Pro Loco non ha bisogno di “volare alto” per fare cultura, non vuole spettacoli di “nicchia” per pochi. Per la Pro Loco cultura vuol dire partecipare, informare e divulgare le tradizioni del paese, promuovere il proprio territorio. Accontentare tutti è impossibile e perciò si cerca di trasmettere ai cittadini spunti, occasioni di incontri, opportunità di sentire altre “voci” e poi ognuno sceglie quelle più appropriate. Purtroppo, e ripeto purtroppo, oggi la
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cultura costa ed ha un altro prezzo da pagare: i tagli dei contributi. Impostare una fiera, una sagra diventa sempre più difficile e complicato: soldi che mancano, spettacoli che costano, burocrazia che nonostante tutto continua caparbia ad esistere. Cultura è anche lo sponsor che crede nella Pro Loco e che spende un po’ del proprio profitto per le realizzazioni delle manifestazioni. Per la Pro Loco cultura vuol anche dire accettare critiche impietose e spesso ingiuste, invece di strameritati ringraziamenti. Per la Pro Loco cultura vuol dire “ma chi me lo fa fare” ed invece rimanere per amore del proprio paese. La cultura è sicuramente volontariato. I volontari delle Pro Loco in genere portano dentro di sé quel pizzico di masochismo che spesso ti fa “togliere le castagne dal fuoco” per altri. I volontari sono un po’ dei “malati cronici” ed incurabili, un po’ sono anche dei matti, perché spesso alla sera, invece di rimanere a casa, o andare al bar, al cinema o a ballare, si ritrovano a discutere della prossima sagra; perché alla domenica, invece di andare a fare una gita, sono “là” a mettere a posto tavoli e gazebo. Per la Pro Loco cultura è vedere gli anziani della Casa di Riposo felici e sorridenti mangiare all’aperto insieme agli altri, ascoltare affascinati i ragazzi che suonano le batterie e percussioni! Solo
queste semplici emozioni valgono una fiera ! Non è cultura invece (rifacendo il gioco di Celentano in una trasmissione di alcuni anni fa- cosa era o non era rock) voler demolire o denigrare le Pro Loco; affermare che non contano più niente e che sono destinate a sparire. Non è cultura se la politica, in varie forme, vuole intromettersi e “manovrare” le idee delle Pro Loco (allora sì che le Pro Loco saranno destinate veramente a scomparire!!). Non è cultura non rispettare il lavoro dei volontari della Pro Loco con critiche spesso denigratorie e non costruttive. Non è cultura ripetere il ritornello che non ci sono soldi per la Pro Loco (sembra di sentire i capocomici del teatro di una volta che per risparmiare dicevano “bambole non c’è una lira”, però lo spettacolo doveva essere portato lo stesso in scena!). Anche se è una frase fatta, bisogna ricordare che un paese senza la cultura delle proprie tradizioni e del proprio territorio è un paese senza futuro. Chi dice invece che si vergogna di essere Guidizzolese, perché alla fiera sono mancati i fuochi d’artificio o le giostre, beh!.. penso che se prenderà la tessera della Pro Loco e vorrà lavorare con i volontari, probabilmente potrà capire e vedere la cultura con gli occhi della Pro Loco.
Bilancio comunale: questo sconosciuto Prima di trattare del Conto del Bilancio occorre spiegare alcuni temi molto importanti, che poi dovranno confluire necessariamente nella relazione allegata al Conto Consuntivo. Tali contenuti riguardano i Debiti fuori Bilancio, il riaccertamento dei residui, gli equilibri di bilancio e il fondo cassa. DEBITI FUORI BILANCIO: Prima di tutto cosa sono i debiti fuori bilancio? Sono quelle spese che sono state effettuate prima di avere la necessaria copertura in bilancio. Precedentemente al d.lgs. 267/2000 i debiti fuori bilancio erano trattati come semplici spese arretrate che ci si era dimenticati di impegnare e che con una delibera di sanatoria ad hoc, si “sanava” appunto il tutto. Poi con l’uscita dell’art. 194 del d.lgs. 267/2000 e con i costanti controlli della Corte dei Conti gli enti locali sono obbligati a riconoscere la legittimità dei debiti fuori bilancio, derivanti da cinque tipi di spese, tra le quali le più importanti sono le spese per sentenze esecutive (l’Ente risulta debitore di spese processuali con relative parcelle di avvocati)
e dall’acquisizione di beni e servizi senza il relativo impegno. Queste ultime spese potranno essere riconosciute dal Consiglio Comunale, esclusivamente se si dimostra l’utilità e arricchimento per l’Ente nell’ambito dell’espletamento di pubbliche funzioni. Ultimamente la principale copertura per pagare i debiti fuori bilancio rimane l’Avanzo di Amministrazione. RIACCERTAMENTO DEI RESIDUI: Che cosa sono i residui? Se al termine dell’esercizio finanziario alcune entrate accertate non sono state né riscosse né versate e diverse spese impegnate non sono state né ordinate né pagate, in tali casi sorgono rispettivamente dei residui attivi e dei residui passivi che, sostanzialmente, sono crediti e debiti rimasti insoluti. Alla fine dell’anno il responsabile finanziario, consultati tutti i responsabili dei vari servizi, riaccerta, cioè modifica, i residui che possono essere riportati nell’anno nuovo. Quest’operazione è importantissima e cruciale per la chiusura del bilancio, poiché può determinare significativamente il
risultato d’amministrazione. Infatti, più residui attivi sono riportati nel nuovo esercizio, più alto risulta l’avanzo, mentre se sono riportati più residui passivi, significa minor avanzo. Nei primi anni settanta era quasi una norma lasciare a giacere per anni i residui attivi cosicché l’Avanzo di Amministrazione lievitava pericolosamente, determinando un bilancio che aveva i piedi d’argilla e poteva crollare da un momento all’altro. SALVAGUARDIA EQUILIBRI DI BILANCIO: Da quando esiste questa norma, posso affermare che la chiusura di un bilancio di previsione è più facilitata, poiché entro il 30 settembre il Consiglio Comunale deve dare atto del permanere degli equilibri in seno al bilancio fino al 31 dicembre. E’ un lavoro certosino, articolato e complesso con il quale il responsabile finanziario valuta tutte le entrate e uscite effettuate fino a quel momento. Deve quindi determinare e dimostrare quali spese e quali entrare possano essere ancora realizzate entro la fine dell’anno. Oltre ai movimenti dell’anno in corso deve con-
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trollare quali residui possono essere ancora riportati o quali dichiarare insussistenti. Questa norma è talmente importante che la mancata adozione da parte dell’Ente di tale provvedimento è equiparata a ogni effetto alla mancata approvazione del Bilancio di previsione. Vuol dire che se entro il 30 settembre di ogni anno non si dà atto della salvaguar-
dia degli equilibri, il Consiglio Comunale viene sciolto. FONDO CASSA: Il fondo cassa è determinato da tutto ciò che il Comune ha incassato e da ciò che ha pagato in un anno, compreso naturalmente il fondo cassa dell’anno precedente. E’ parte determinante del risultato del Bilancio. Anche se può sembrare un atto meramente tecnico (ed è vero), il
Fondo cassa, a causa del patto di Stabilità, sta diventando un rebus quasi indecifrabile per il comune cittadino. Infatti, ci si chiede come mai i Comuni che dichiarano alla fine dell’anno fondi di cassa molto alti, non possano usufruirne per pagare le imprese che hanno realizzato delle opere. Bisognerebbe girare la domanda al Governo! Daniele Guerra
Nuovo segretario comunale È Susanna Turturici il nuovo segretario comunale unico per Guidizzolo, Cavriana, Solferino. Un incarico che segue la convenzione tra i tre paesi per la gestione associata del servizio. Con un progetto-pilota di collaborazione intercomunale varato l’ottobre scorso per
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semplificare, accorpando diverse funzioni, l’azione amministrativa e tagliandone i costi. L’abbiamo incontrata nel suo ufficio; è rimasta stupita dallo splendido paesaggio collinare che non conosceva e per quanto concerne Guidizzolo dalla presenza di strutture di
alto livello, con le potenzialità di un comune di 15.000 abitanti e non di 6.000.Riguardo il lavoro non facile che l’aspetta ha le idee molto chiare. “Anche se - sottolinea - purtroppo l’attuale momento di confusione legislativa e di crisi economica non è dei più favorevoli e rischia di condizionare ogni sforzo”. “Quello che mi vede all’opera - aggiunge - è il primo dei servizi previsto in sinergia tra i tre comuni. Ma l’obiettivo è di allargare la rete associativa ad altri ambiti: polizia locale e sicurezza, istruzione pubblica, viabilità e trasporti, gestione del territorio e ambiente. Ora è indispensabile riorganizzare tutti i servizi rendendone il più possibile efficienti le macchine burocratiche. Perché solo così si può puntare all’eccellenza”.
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Inaugurata “Casa S. Vincenzo” Struttura Caritas per mamme e bimbi É stata inaugurata il 27 settembre la Casa S. Vincenzo De’ Paoli, importante opera di housing sociale per mamme e custodia dei bimbi, gestita dall’Associazione Abramo con Caritas Diocesana e Parrocchie dell’Unità Pastorale “Le Pievi”. La struttura affacciata su via Chiassi e incuneata sul Parco Rizzini ha due distinte porzioni unite da un cortile-giardino; la prima con 6 bilocali indipendenti, l’altra con spazio adibito su canoni regionali a nido. Davanti a un parterre di autorità del mondo ecclesiale, socio-politico-economico, istituzionale, a più voci è stato delineato il quadro della Casa. “Una struttura a finalità caritativa - ha detto il sindaco Sergio Desiderati - che non solo onora il paese ma arricchisce nel segno della solidarietà tutto l’alto mantovano”. “Il percorso dal 2007 - ha ricordato
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il direttore diocesano Caritas Giordano Cavallari - quando un anonimo benefattore ne fece dono alla curia mantovana, e iniziò la ristrutturazione, frutto di cuore e impegno organizzativo sulle orme della compassione di Gesù, con il contributo di 420.000 euro dalla Fondazione Cariplo, 310.000 dalla Fondazione Gaetano Bonoris, 390.000 dall’8 per mille alla Chiesa cattolica.” “Un progetto fiore all’occhiello tra i bandi finanziati col nostro contributo” ha sottolineato Mario Anghinoni della Cariplo; mentre per il presidente della Bonoris Mario Taccolini “concreta realizzazione sull’esempio consegnato dalla Chiesa nella sua lunga storia di carità, che oggi continua nonostante possibili limiti.” Per il parroco don Libero Zilia l’invito ai presenti a star vicini alla Casa considerati i tem-
pi difficili di crisi economica e valoriale, e calo di volontari.” “Epoca di certezze e di contraddizioni con l’esigenza di riposte complesse - ha precisato l’assessore regionale Carlo Maccari - e la consapevolezza di dover pensare la casa, bene fondamentale, non mero spazio perimetrato ma rete da stendere all’esterno nella condivisione.” Nell’intervento di chiusura del vescovo S.E. mons. Roberto Busti, constatare come “… occorra superare i limiti con un nuovo modo di giudicare e scoprire i bisogni umani, considerando le persone in difficoltà come opportunità e non un peso, per dare loro in un’offerta di libertà tempo e amore più di denaro, e così creare un vero futuro alla nostra società”. E nella preghiera di meditazione e benedizione finali della Casa l’auspicio che possa farsi luogo di carità, sull’esempio di San Vincenzo De’ Paoli, diffondendo il buon odore di Cristo.
Con il cinque novembre parte il nuovo orario di servizio del personale comunale e di apertura degli uffici al pubblico. Orario che trova giustificazione nella normativa vigente, nell’uniformarci agli orari degli altri Comuni del territorio e nella volontà di ampliare l’orario di apertura al pubblico anche al pomeriggio. Questo comporta la chiusura degli uffici al sabato
UFFICI COMUNALI Anagrafe - Stato Civile - Elettorale: Da lunedì a venerdì: dalle 10.00 alle 13.00 mercoledì: dalle 14.30 alle 17.30 sabato: reperibilità, solo per decessi cell. 347 8074979 Segreteria - Ragioneria - Tributi - Ufficio tecnico Scuola - Teatro - Segretariato sociale: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10.00 alle 12.30 mercoledì: dalle 14.30 alle 17.30 Assistente sociale: mercoledì e venerdì
dalle 10.00 alle 13.00
Polizia Locale: mercoledì e sabato
dalle 9.00 alle 11.00
Municipio (centralino) - tel. 0376 819201 Vigili Urbani - tel. 0376 840241 Teatro e manifestazioni - tel. 0376 1620428 Posta elettronica certificata: guidizzolo.mn@legalmail.it
ORATORIO SAN LORENZO ORARIO DI APERTURA 1ª e 3ª DOMENICA Maggio - Settembre dalle 17.00 alle 19.00 Ottobre - Aprile su prenotazione 335 422406
BIBLIOTECA tel. 0376 840435 | estate lun. 9-12 / 15-19 mar. 9-12 giov. 15-19 mer. ven. 9-12 sab.
inverno 9-12 / 14.30-18.30 14.30-18.30 14.30-18.30 9-12 9-12
ASSOCIAZIONI Pro Loco - tel. 0376 1620426 AVIS - AIDO - tel. 0376 840177 Raphaël - Ambulatorio Castel Goffredo 0376 771292 GVG-Gruppo Volontari - tel. 0376 818240 Calcio Guidizzolo - tel. 0376 819172 Ciclo Club 1977 - tel. 0376 818189 Tennis Club Guidizzolo - tel. 0376 818382 Amici di Rebecco - tel. 0376 819678 Gruppo Alpini Guidizzolo - tel. 338 4597404
CIMITERO Tutti i giorni: Gen.-Feb.-Nov.-Dic. dalle 8 alle 17 Tutti i giorni: da Marzo a Ottobre dalle 8 alle 19 Tutti i giorni: da Aprile a Settembre dalle 8 alle 20
PIAZZOLA RIFIUTI Lunedì Mercoledì e Venerdì dalle 14.30 alle 17.30 Sabato: dalle 9 alle 12 e dalle 14.30 alle 17.30
AMBULATORI MEDICI • Dr.ssa Emi Ghisolfi - Cell. 333 8356733 Prenotazione visite: 0376 840433 (8.30-12.30) Lun. Giov. Ven.: dalle 16 alle 19 (su appuntamento) Mar. Mer. Gio.: dalle 10 alle 13 (su appuntamento) • Dr. Orfeo Valerio Galvani Ambulatorio 0376 819794 - Abitazione 0376 819096 Lun. Mar. Mer. Gio.: dalle 9,30 alle 12,30 Mer. Ven.: dalle 16,30 alle 19,30 (su appuntamento) • Dr. Giuliano Ponti Ambulatorio 0376 819475 - Abitazione 0376 819177 Lun. Mar. Mer. Ven.: dalle 10 alle 12.30 Giovedì: dalle 16.30 alle 19 Ambulatori medici presso sede AVIS • Dr.ssa Doriana Bertazzo Riceve su appuntamento tel.0376 83040 - 838500 Martedì dalle 17 alle 18,30 Giovedì dalle 8,30 alle 9,30 • Dr.ssa Angela Gatti - tel. 338 2619350 Lunedì - Mercoledì - Venerdì: dalle 17.30 alle 18.30 Ambulatorio Medole - tel. 0376 898109 • Dr.ssa Vincenza Di Marco Riceve su appuntamento tel. 335 1736606 Lunedì - Martedì - Venerdì: dalle 10.00 alle 11.00 Mer.: dalle 16.00 alle 17.00 Gio.: dalle 10.30 alle 11.30 • Pediatra di base Riceve su appuntamento tel. 0376 631797 NUMERO VERDE FARMACIE DI TURNO tel. 800 228521 (Guidizzolo 0376 819005)
ENTI Protezione Civile - tel. 0376 847388 Prenotazione ambulanza - tel. 349 8608653 Istituto Comprensivo - 0376 819049 - 819059 Istituto Statale d’Arte - tel. 0376 819023 Corpo Bandistico - tel. 0376 840090 Fondazione “Rizzini” onlus - tel. 0376 819120 SISAM (acquedotto) - 800 859370 - 0376 771869 Cooperativa “Orizzonti” - tel. 0376 847326 CSE-Anffas - Rebecco - tel. 0376 818253 Parrocchia Birbesi - tel. 0376 819602 Parrocchia Guidizzolo - tel. 0376 819052
Numeri utili
Nuovi orari del Comune
SANTE MESSE GUIDIZZOLO Festivi: Prefestivi: Feriali: Lun. Merc. Giov. BIRBESI Festivi Feriali: venerdì REBECCO Prefestivi
estate 8 - 10.30 19 18 9.30 8.30 18
inverno 8 - 10.30 18 17 9.30 8.30 17
EMERGENZE GUARDIA MEDICA - 118 CARABINIERI - 112 - 0376819006 VIGILI DEL FUOCO - 115 FUGHE GAS - 800905440
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