Crossing the borders

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“Si crede che i confini (the borders) proteggano dall'inatteso e dall'imprevedibile perché sono tracciati per creare differenze, per distinguere un luogo dal resto dello spazio, un periodo dal resto del tempo, una categoria di creature umane dal resto dell'umanità”, creando le così dette comfort zone, mondiali e personali, geografico-politiche ed interiori: “più i confini sono visibili e i segni di demarcazione sono chiari, più sono ordinati lo spazio e il tempo all'interno dei quali ci muoviamo” Se consideriamo i confini da un altro punto di vista possiamo scoprire che essi invitano al viaggio perché “sono anche interfacce tra i luoghi che separano, promuovendo così incontri, interazioni e scambi (Z.Bauman): il confine può essere un bordo fluido, elastico, che offre la possibilità dell'andare oltre per conoscere la differenza, per accettare di farci conoscere come differenti, oppure no. “ Oltrepassare i confini può significare perdersi ma perdersi può costringerci a ricostruire i nostri punti di riferimento, a misurarci e a ridefinirci rispetto ad un altro contesto” (Franco La Cecla). L'esperienza al centro di Crossing the Borders è stata la proposta di superare i confini (metafore di barriere culturali, linguistici, spaziali, fisici, di gruppo, individuali, interiori, simbolici) attraverso la naturale fusione interculturale dei linguaggi del teatro, delle arti visive, del corpo e del suono: circa trenta ragazzi, provenienti da cinque nazioni diverse, si sono incontrati senza scegliersi a priori, portando con sé aspettative, desideri e conoscenze rimescolate e messe in gioco durante un viaggio laboratoriale basato sullo scoprire insieme. progetto europeo Crossing The Borders in collaborazione con Associazione PeCO: 35 giovani da Germania, Italia, Olanda, Portogallo e Romania si incontrano a Genova per una produzione teatrale-audiovisiva inedita oltre i confini geografici/culturali. il progetto “Crossing The Borders”, finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma Erasmus+ e organizzato dall’Associazione PECO - Progetti Europei di Cooperazione Genova, nasce da un’esperienza che vede coinvolti 42 ragazzi provenienti da Portogallo, Olanda, Germania, Italia e Romania, a Genova per 10 giorni per uno scambio internazionale sulla tematica dell’attraversamento dei confini personali e culturali attraverso l’arte. Ogni cosa in Sala Dogana è il frutto di un intenso lavoro che Cecilia Maafs, Elisabetta Carosio, Riccardo Alfano ed Olivia Giovannini assieme con i ragazzi hanno svilupato e prodotto durante lo scambio a San Desiderio. Ogni suono, ogni immagine, ogni lavoro sul corpo, ogni componente dell’allestimento, è solo una piccolissima parte di una settimana di intrecciarsi di opinioni, visioni, modi di pensare e di fare arte ma sopratutto di un oltrepassare i propri confini personali e culturali per costruire uno stare insieme inedito: all’ostello di San Desiderio, dove abbiamo lavorato e convissuto. In ogni angolo, ci sono ragazzi che producono suono, compongono musica, “rappano”, disegnano, fotografano, fanno video, ballano, si allenano, si parlano.... l’idea è condividere questa esperienza con lo spettatore cercando di esprimere l’intera complessità di un processo fatto di entusiasmo, scambio, stanchezza, pensieri, risate: fatto di persone disposte ad accantonare dei pezzetti delle loro “comfort zones” per incontrare “altro”. Grazie a Franco, Benji, Alessandro, James, Tommaso Pescetto, Katia Bortolozzo e ad Alessandro Mazzone

una collaborazione tra: Lisa Weddehage Mike Ekkelboom Kareem Gazuani Robbin Castillo Steffie van den Tillart Fabian Smolders Jaïr Franken Shaun Figaroa Codrut Bordeanu Curiman Dragos Agnese Correra André Nunes David Mota Fiammetta Pella Ruxandra Hule Alexandra Gheorghita Luísa Guedes Pedro Reis Kilian Timmermans Hélder Alves Jasmin kröger Angelika Waigand Francisca Amorim Rui Manuel Vanessa Munteanu Pantazi Andreea-Daiana jorge manuel Laura Gheorghe Jorge Manuel Hannah Ziegele


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