GABICCE, ULTIMA SPIAGGIA - book

Page 1

GABICCE, ultima spiaggia. Proposta di adattamento della fascia litoranea al cambiamento climatico.

1


2


Cecilia Riccardi Relatori

Luca Emanueli

Marta Maria Bertan Sella Gabardo (PUCPR) Correlatori

Gianni Lobosco

Massimo Tondello Università degli Studi di Ferrara

Dipartimento di Architettura A.A 2018/19

3


4


a Luigi e Maria Agnese

5


6


INDICE 0. ABSTRACT

13

1. INTRODUZIONE

17

2. IL PAESAGGIO DEL LITORALE EMILIANO-ROMAGNOLO

23

2.1 L’urbanizzazione della costa 2.1.1 La creazione della città lineare 2.1.2 Le conseguenze del boom turistico: la riminizzazione 2.1.3 Dal divertimentificio alle nuove forme di turismo

24

2.2 Caratteristiche del paesaggio 2.2.1 Aspetti geografici e geomorfologici 2.2.2 I tre tipi di paesaggio 2.2.3 Il consumo del suolo e l’artificializzazione della costa 2.3 Le opere di difesa a mare 2.3.1 Difesa rigida 2.3.2 Difesa morbida 2.3.3 Tendenze globali di difesa costiera

33

3. LE COSTE E LA CRISI CLIMATICA

57

3.1 Introduzione e obiettivi europei

59

3.2 Indicatori e dati del cambiamento climatico 3.2.1 Temperature 3.2.2 Innalzamento del livello del mare subsidenza 3.2.3 Subsidenza 3.2.4 Alluvioni in ambito costiero

62

3.3 Conseguenze sulle spiagge dell’Emilia Romagna 3.3.1 Erosione 3.3.2 Trasporto dei sedimenti 3.3.3 Atre conseguenze

69

42

75 3.4 Strumenti di gestione e strategia regionale 3.4.1 Strategia regionale di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici 3.4.2 GIZC 3.4.3 PGRA 4. IL TURISMO DELLA RIVIERA ROMAGNOLA

81

4.1 La riviera nell’immaginario collettivo

82

7


4.2 Il modello turistico romagnolo 4.2.1 I numeri della domanda turistica 4.2.2 La densità turistica nella provincia di rimini

84

4.3 Conseguenze climatiche sul turismo 4.3.1 Mitigazione 4.3.2 Adattamento

89

5. GABICCE, ULTIMA SPIAGGIA

97

5.1 La spiaggia di Gabicce Mare 5.1.1 Caratteristiche e difesa 5.1.2 Elementi naturali 5.1.3 Elementi urbani

100

5.2 Gabicce e i cambiamenti climatici 5.2.1 Le alluvioni 5.2.2 L’innalzamento del livello del mare

110

5.3 Strategie, obiettivi e azioni 5.3.1 Rendere la spiaggia resiliente 5.3.2 ripensare l’ambiente di spiaggia 5.4.3 differenziare l’offerta turistica

114

5.4 Proposta progettuale 5.4.1 La spiaggia urbana 5.4.2 La spiaggia centrale 5.4.3 La spiaggia del parco

122

6. CONCLUSIONI

129

7. FONTI 7.1 Bibliografia 7.2 Sitografia

133

8. GLOSSARIO

9. RINGRAZIAMENTI

10. ELABORATI GRAFICI

8

139 145 151


9


10


11


12


ABSTRACT

13


Os 141 km de paisagem da costa Emilia-Romagna foram protagonistas de importantes transformações ao longo dos séculos. Desde os primeiros as-

sentamentos cercados por florestas de pinheiros e vegetação, até a urbanização gradual e repentina e o nascimento da cidade linear, o território

hoje encontrase radicalmente alterado. Graças ao desenvolvimento do setor

turístico, a Riviera se tornou um recurso muito importante para a economia regional.

As obras do homem realizadas para favorecer a união entre cidade, costa

e mar, há muito enfrentam a problemática ligada às condições climáticas, mas nunca como hoje é necessário planejar levando em consideração as

mudanças futuras. A costa está ameaçada pelo aumento do nível do mar, o que, com outros fatores, faz com que as costas sejam cada vez mais afe-

tadas por frequentes e violentas inundações, severa erosão e instabilidade. E’ necessário um planejamento mais cuidadoso da resiliência da costa não apenas para a indústria do turismo, sem a qual as cidades da costa se tor-

nariam fantasmas, mas para sua coabitação com a fragilidade e diversidade

dos ecossistemas costeiros. Por esse motivo, o trabalho questiona se o endurecimento progressivo das costas por meio de obras de defesa tradicionais ainda seja adequado para limitar os riscos de danos às infraestruturas e praias.

O projeto “Gabicce, última praia” ou seja “última praia”, seleciona a área de Gabicce Mare, uma pequena cidade na costa e a última da metropole-rivie-

ra do ponto de vista geográfico, como um exemplo para desenvolver uma proposta de projeto para uma visão futura da orla balnear, na perspectiva de adaptação às mudanças climáticas. O resultado é um projeto que visa

melhorar a relação entre a paisagem e as infraestruturas essenciais de de-

fesa, oferecendo uma alternativa válida à abordagem atual, tomando como diretrizes a vocação turística da região e a adaptação às mudanças climáticas para o projeto paisagístico dos territórios costeiros.

14


I 141 km di paesaggio della costa emiliano-romagnola sono stati nei secoli teatro di importanti trasformazioni. Dai primi insediamenti circondati da pinete e vegetazione, fino alla progressiva e repentina urbanizzazione e la nascita della città-lineare, il territorio risulta oggi radicalmente mutato. Grazie al

boom turistico e allo sviluppo del settore, la Riviera è diventata una risorsa importantissima per l’economia regionale.

Le opere dell’uomo realizzate per favorire il connubio tra città, costa e mare

affrontano da tempo la problematica legata alle condizioni climatiche, ma mai come oggi è necessario progettare tenendo conto dei cambiamenti fu-

turi. La riviera è minacciata dall’innalzamento del livello del mare che con altri fattori, fa sì che le coste siano sempre più colpite da eventi alluvionali

frequenti e violenti, forte erosione e dissesti. Una pianificazione più attenta

alla resilienza della costa è necessaria non solo per l’industria turistica, senza la quale le città della costa diventerebbero fantasma, ma per la sua convivenza con la fragilità e diversità degli ecosistemi costieri. Per questo la tesi

si interroga se il progressivo irrigidimento delle coste tramite opere di difesa tradizionali sia ancora opportuno per limitare i rischi di danno alle infrastrutture e alle spiagge.

Il progetto “Gabicce, ultima spiaggia”, seleziona l’area di Gabicce Mare, piccolo comune sulla costa e ultimo della metropoli-riviera dal punto di vista geografico, come campione per realizzare una proposta progettuale per una

visione futura del waterfront balneabile, nell’ottica dell’adattamento al cambiamento climatico. Il risultato è un progetto che, tenendo come linee guida la vocazione turistica dell’area e l’adattamento ai cambiamenti del clima si

propone di migliorare il rapporto tra il paesaggio e le imprescindibili infrastrutture di difesa, offrendo un’alternativa valida all’approccio attuale per la progettazione paesaggistica dei territori costieri.

15


16


1.INTRODUZIONE

17


18


Le trasformazioni a cui va in contro il paesaggio costiero italiano, così

come molti altri, a causa della crisi climatica nella quale ci troviamo, comportano la necessità sempre

più viva di dare priorità a una pro-

gettazione territoriale strategica e integrata. L’innalzamento del livello

del mare e i suoi preoccupanti dati

globali, applicabili più nello specifico anche per il Mar Mediterraneo e

l’Alto Mare Adriatico, ci dicono che nel giro di poche centinaia di anni le

zone costiere e le loro spiagge subiranno mutamenti rapidi e notevoli, con molte zone a rischio di allaga-

mento. Subsidenza, erosione, trasporto fluviale, sono solo alcuni dei

fattori contribuenti a questo problematico scenario futuro.

In questo contesto si inserisce an-

che la Riviera Romagnola, che si estende dai Lidi ravennati a Gabicce Mare, caso specifico e particolare di

territorio dove si uniscono un altissi-

mo tasso di urbanizzazione, alcuni

elementi di paesaggio naturale, un bagaglio storico e culturale fondamentale. Nel palinsesto di elementi

che caratterizzano la ricchezza di questa zona, siano essi economici,

dall’industria turistica. A partire dagli

anni 70, i cosiddetti del “boom” turistico, il paesaggio costiero roma-

gnolo si è evoluto verso quella che

oggi è chiamata da alcuni metropoli-

riviera, trovando la sua forza economica soprattutto nell’offerta turistica

delle spiagge. Il modello di fruizione di quest’ultime si è evoluto in manie-

ra intensiva e rappresenta oggi l’idea di spiaggia di riviera del nostro im-

maginario collettivo: distese sabbio-

se ricoperte da moduli infiniti di lettini e ombrelloni, servizi di ogni genere ripetuti per chilometri di arenile e

l’importanza centrale data al turismo del “divertimentificio”.

Nonostante questo modello turistico

non sia crollato nel tempo, e anzi abbia registrato numeri di flusso in

ingresso sempre in aumento, non rimane immune alle minacce rappresentate dalla crisi climatica di que-

sti anni e degli anni a venire. Per un territorio così fortemente improntato su un modello turistico e infrastrut-

ture del settore estremamente rigide e standardizzate, il rischio di subire

ingenti danni su scenari a medio e lungo termine è notevole.

culturali o ambientali, è inevitabile accettare l’importanza ricoperta

19


20


21


22


2. IL PAESAGGIO DEL LITORALE EMILIANO-ROMAGNOLO

23


2.1 L’ URBANIZZAZIONE DELLA COSTA

24

2.1.1 LA CREAZIONE DELLA CITTA’ LINEARE

Rimini può già essere considerato

Alla fine dell’Ottocento la costa emi-

Porto Garibaldi e Porto Corsini sono

una lingua bassa e sabbiosa di circa

pescatori.

da dune sul mare, strisce di sabbia

poca la frequentazione del litorale,

estese pinete verso la terra ferma. La

o Inghilterra, era prevalentemente a

circa dalle foci dei fiumi e dei canali

si degli edifici che iniziano a sorgere

di vista dello sviluppo urbano sono

dall’entroterra che propongono strut-

l’insediamento più importante, men-

tre Bellaria, Cesenatico, Cattolica,

liano-romagnola si presenta come

villaggi perlopiù abitati da famiglie di

130 km. Il paesaggio è caratterizzato

Possiamo constatare che in quest’e-

in alcune zone di oltre 100 metri, ed

così come in altri paesi come Francia

linea di costa interrotta ogni 15 km

scopo terapico: non a caso numero-

che percorrono il territorio. Dal punto

sono finanziati da medici provenienti

presenti ancora pochi centri abitati:

ture per la talassoterapia e le cure a


base di acqua salmastra. Lo scenario inizia a mutare quando nel 1861 Vittorio Emanuele II inaugu-

ra la ferrovia Bologna-Ancona e col-

lega in questo modo la città di Rimini alle regioni settentrionali. Grazie a

questa infrastruttura cresce l’interesse da parte di imprenditori e figure

politiche nei confronti della fruizione

del litorale. Vengono costruite ville e villini e gli insediamenti si trasformano sul modello delle città-giardino.

Proprio a Rimini viene inaugurato uno dei primi stabilimenti balneari,

il Kursaal, costituito da cabine poste su una palafitta sull’acqua collegate a terra con una passerella.

All’inizio del Novecento il quadro territoriale cambia già in modo so-

stanziale, e il sistema costiero subisce delle trasformazioni profonde, cominciando dal rapido sviluppo

dei territori devoluti all’agricoltura e successivamente con la crescita del

turismo e la conseguente espansione urbanistica. Questi fenomeni han-

no fatto sì che la maggior parte dei caratteri

paesaggistico-ambientali

originari di queste zone siano oggi scomparsi. Le ville e villini che ave-

vano caratterizzato il tessuto durante

l’Ottocento, vengono presto conver-

titi in hotel, e aumenta notevolmente l’offerta di attività culturali, sportive e artistiche. Aprono anche i primi locali da ballo, dando inizio alla tradizione

romagnola della vita notturna e delle balere.

La situazione si trasforma nuovamente nel primo dopoguerra, quan-

do viene istituito il periodo di ferie

pagate per alcune categorie di lavoratori e il litorale assume prontamente un’attrattiva valida per passare il tempo libero d’estate. L’idea

del soggiorno al mare si diffonde

poi anche tra la piccola borghesia, e intere famiglie si riversano in massa sul litorale iniziando a dare forma a quel modello di “vacanza” che

poi si evolverà nel modello odierno. Con l’instaurarsi del regime fascista, vengono attivate varie campagne

propagandistiche a favore delle va-

canze sulla riviera romagnola, dove

anche gli stessi gerarchi trascorrono periodi sulla costa, uso e costume documentato negli interessanti documentari dell’Istituto Luce.

In questo periodo inizia la costru-

zione delle prime colonie marine,

strutture atte ad ospitare bambini e adolescenti per svolgere attività ludi-

che e ricreative durante vari periodi

25


dell’anno. Tra Ravenna e Cattolica

ne vengono costruite 36, lontane dai centri abitati, e alcune di queste divengono il polo che incentiva la co-

struzione di vere e proprie città delle

colonie, come il caso di Igea Marina. Negli anni ’30 si assiste a un boom

dell’affluenza sul litorale, e gli stabili-

menti balneari sono in aumento. Ciò nonostante il paesaggio è ancora

distinto da chilometri di spiagge li-

bere tra un insediamento e l’altro, e vegetazione e pinete ancora lussureggianti.

Nel secondo dopoguerra, nonostan-

te i bombardamenti subiti da nume-

26

rose località della riviera, grazie ai

nuovi collegamenti rapidi ferroviari Milano-Rimini e alle nuove infrastrut-

ture di trasporto, gli imprenditori convertono strategicamente l’offerta turistica e gli impianti per andare

incontro al nuovo tipo di domanda. La striscia di litorale che va dai lidi di Comacchio a Cattolica diventa il

più grande complesso turistico-balneare d’Europa, e segna l’inizio di un

nuovo modello turistico: il turismo di massa.

Di pari passo continua la costruzione di pensioni, colonie, alberghi e strutture, ma senza l’ausilio di piani


regolatori, seguendo l’unico criterio

della valorizzazione delle aree lito-

ranee. La Regione Emilia-Romagna

interviene solo nel 1973 con una regolamentazione restrittiva dell’u-

so del territorio a favore di migliori

condizioni di soggiorno, ma oramai

il consumo di suolo ha raggiunto tas-

nea intensiva in diverse zone. Basti pensare che proprio qui, l’urbaniz-

zazione nella prima fascia costiera

(considerando 1,5 km dalla linea di riva), con le trasformazioni ad essa connesse, è aumentata mediamente in 60 anni del 400%.

si altissimi trasformando i vari nuclei urbani in successione in una “città lineare”.

Il fenomeno della riviera rappresenta

nella sua entità un unicum nella storia del turismo italiano, nonostante le coste della penisola abbiano visto

processi di urbanizzazione litora-

27


28


2.1.2 LE CONSEGUENZE DEL BOOM TURISTICO: LA RIMINIZZAZIONE

ta del Po, dove il fiume scarica gli

Gli anni ’60-’70 invece sanciscono

delle alghe che rendono le acque

il maggiore tasso di sviluppo della

costa. Per l’afflusso di turisti Rimini viene considerata “riviera del mon-

do” e non a caso è a questo periodo che fanno riferimento i termini “riminizzazione” (poi utilizzato per indica-

re quelle zone a rapida espansione che hanno come principale obiettivo

lo sfruttamento del turismo balneare

in maniera intensiva) e “divertimentificio”. Lungo tutta la riviera aprono numerosi parchi divertimento, discoteche, spazi per fiere ed eventi cultu-

rali, fioriscono mostre d’arte e festival

del cinema, nel tentativo di proporre nuovi servizi e attrazioni. Ciò nono-

stante l’offerta principale rimane prevalentemente quella indirizzata a famiglie e bambini.

In questi anni ci si inizia anche a

rendere conto dell’impatto della ce-

agenti inquinanti della pianura padana, diventa oggetto di studio, soprat-

tutto per la presenza della fioritura

non balneabili in alcune località. Per questo le prime città iniziano a dotar-

si di piani urbanistici per la preservazione dell’ambiente e del territorio. Negli anni ’80 e ‘90 assistiamo a una

fase involutiva della Riviera. Inizia un forte calo del flusso turistico sulla costa romagnola, in gran parte do-

vuto alle offerte del mercato globale: le vacanze a destinazione esoti-

ca sono una forte concorrenza alle proposte della riviera, così come la vicina Costa Brava spagnola. Inoltre

le città della costa alto adriatica sof-

frono per molti anni il problema della

scarsa qualità delle acque adriatiche e la presenza frequente di mucillagini, che tendono ad allontanare turisti

e vacanzieri in cerca di condizioni ambientali migliori.

mentificazione avvenuta nei decenni

precedenti per la rapida espansione urbana, e numerose associazioni

ambientaliste lanciano allarmi per la violazione del territorio e dell’am-

biente naturale come ad esempio le pinete, in gran parte cancellate fino

al bagnasciuga. La zona del Del-

29


2.1.3 DAL DIVERTIMENTIFICIO ALLE NUOVE FORME DI TURISMO

delle spiagge.

Solo a partire dagli anni 2000 la ri-

dunque cambiate notevolmente ne-

viera inizia ad allontanarsi dallo stan-

dard del turismo di massa. Il litorale è ormai saturo e lo sviluppo urbano

procede a un ritmo decisamente più lento. Si cerca di fare leva su un nuovo modello emergente di turismo,

più interessato a una concezione ecologica del settore; nascono così strumenti urbanistici per la gestione

integrata del litorale, azioni di tutela

ambientale, e recupero patrimoniale. La tendenza è quella di limitare il

più possibile l’espansione del suolo urbanizzato nei terreni ancora abba-

stanza vegetati verso il Delta del Po, e integrare la metropoliriviera con i

poli dell’entroterra e le residue aree verdi, dalle quali è nata e cresciuta

in maniera totalmente autonoma e distaccata.

Altra strategia in crescita è quella

della diversificazione dell’offerta turistica: viene inaugurata Rimini Fiera

e aumenta il turismo congressuale,

e cresce esponenzialmente anche il turismo culturale nelle città nel tentativo da parte di numerosi comuni di

dare alternative valide per la valoriz-

zazione di tutto il territorio, non solo

30

Le caratteristiche del settore turi-

stico, per la nascita di tecnologie e pratiche sociali sempre nuove sono gli anni. Il territorio della costa emi-

liano-romagnola è protagonista di

questi cambiamenti e è tuttora pro-

totipo di turismo attuale, ancora di forte vocazione ludico-balneare, ma che sempre di più cerca di puntare su innovazione, coscienza ecologica, rispetto dell’ambiente e cultura.


31


32


2.2 CARATTERISTICHE DEL PAESAGGIO DELLA COSTA

2.2.1 ASPETTI GEOGRAFICI E GEOMORFOLOGICI

che deve fronteggiare le condizioni

La costa può essere definita come

sedimenti fluviali, a cui si è aggiunta

sizione tra mare e terra, un ambiente

tasso di suolo impermeabilizzato,

mento, oggi compromesso dall’u-

re portuali e moli, spiagge scandite

dall’interazione tra fattori naturali e

come pennelli o scogliere.

meteo-marine, la subsidenza, l’innal-

zamento delle acque, il trasporto di

un sistema molto complesso di tran-

nel tempo la presenza antropica: alto

dinamico il cui equilibrio e funziona-

foci dei fiumi irrigidite da infrastruttu-

so intensivo del territorio, dipende

dalla presenza di protezioni rigide

antropici.

E’ importante tenere presente dun-

Le spiagge, elemento naturale un

que, che la conformazione attuale

getazione, sono il risultato del tra-

zione tra il trasporto naturale delle

d’acqua che sfociano in mare e ven-

moto ondoso e agli altri fattori di spo-

grazie al moto ondoso e alle correnti

dell’uomo.

tempo costituito da dune vive e ve-

della costa è formata dall’interse-

sporto di sedimenti da parte dei corsi

sabbie, la sua distribuzione grazie al

gono distribuiti lungo la linea di costa

stamento dei grani, e dagli interventi

marine. Sono un’ ecosistema fragile

33


2.2.2 I TRE TIPI DI PAESAGGIO Per le caratteristiche territoriali pos-

Paesaggio d’acqua

siamo identificare tre paesaggi do-

Il paesaggio deltizio tra i territori veneti e del f errarese è i l più ricco dal punto di vista faunistico e di biodiversità.

costa emiliano-romagnola, (Nuovi

-aree umide -boschi -pinete litoranee -oasi -saline

minanti, che formano l’insieme della Paesaggi Costieri - Elena Farnè)

Paesaggi d’acqua – la costa silente Il tratto a nord che va dal Delta del Po

fino alla fine del territorio ferrarese è

considerato ancora come paesaggio costiero naturale. Si distingue per la

forte presenza di elementi naturali e l’esistenza di numerose aree appar-

tenenti ai siti Natura 2000, come Siti di Interesse Comunitario e Zone di

Protezione Speciale. Qui il suolo è

34

TRE PAESAGGI

Paesaggio di terra Intermedio tra l a costa nord e sud e costituito dall‘alternanza tra pinete storiche, aree agricole e le p rime conurbazioni d i insediamenti turisti. Eccezione industriale è il porto di Ravenna. -pinete storiche -aree agricole -conurbazioni medio piccole

Paesaggio della città lineare Sequenza d i paesaggi p rettamente urbani: tratto f ortemente antropizzato risultato di decenni di intensa urbanizzazzione. Oltre 60 k m d i città lineare costiera con rare soluzioni di continuità. - conurbazione lineare

fonti: Legambiente, Paesaggi Costieri Elena Farnè, Geoportale Emilia-Romagna


ancora scarsamente costruito, e alle spalle dei ridotti insediamenti turistici

Paesaggi di terra

per la maggior parte sotto il livello

Il tratto centrale, che comprende la

da saline, pinete, aree umide, bo-

un paesaggio ibrido tra la costa nord

sono presenti vaste zone bonificate, del mare, il cui paesaggio è distinto

schi. E’ un territorio scandito dalla

presenza dell’acqua, dall’incontro del mare con canali artificiali, bacini

e lagune integrati alle terre emerse, dove troviamo ancora un tasso di biodiversità molto alto.

provincia di Ravenna, è distinto da e quella sud. Permangono alcuni

elementi naturali storici, come le pinete litoranee, a cui si alternano già

i primi insediamenti turistici che si consolidano scendendo verso sud. Questo territorio però è prevalente-

35


mente caratterizzato dall’alternanza

no sono quasi interamente creati dal-

come dallo sviluppo delle città stori-

Qui sono scomparse pinete e dune,

tra le pinete e le aree agricole, così che come Ravenna, intorno ai porti.

Paesaggi della città lineare – la costa gioiosa

Il tratto a sud va dal ravennate al riminese, fino al confine con la regione

Marche. E’ la porzione territoriale più

antropizzata e densamente popolata, dove i paesaggi che si susseguo-

36

la conurbazione turistico-balneare. e gli arenili che troviamo sno esclu-

sivamente ormai opera artificiale dell’uomo per mantenere l’economia

del settore turistico. L’urbanizzazione avvenuta per fasi ed epoche di-

verse, con lo sviluppo delle reti viarie

e dei collegamenti, ha portato alla creazione dell’attuale città lineare, dove si ripete la stessa sistemazione insediativa con rare - se non inesi-


stenti - soluzioni di continuità, dai lidi

naturale. I Siti Natura 2000 si con-

Mare.

di Ferrara e Ravenna, ma la loro per-

di Cervia fino a Cattolica e Gabicce

2.2.3 IL CONSUMO DI SUOLO E L’ARTIFICIALIZZAZIONE DELLA COSTA Una prima distinzione netta tra i paesaggi della costa romagnola, è data

dalla localizzazione delle zone considerate ancora libere dall’urbaniz-

zazione e quindi ancora di rilevanza

centrano nel territorio della provincia centuale rispetto al complesso della linea di è soltanto il 9%. Tra le aree

protette rientrano il Parco del delta del Po, le Valli di Comacchio, alcune

delle pinete nel territorio del raven-

nate e le saline. Questa percentuale e la sua localizzazione sono indica-

tivi delle differenze territoriali che incontriamo scendendo la linea di

costa, così come lo sono gli studi ri-

37


38


39


guardanti l’occupazione del suolo e la fragilità della costa.

Analizzando le coste regionali, notiamo come esse sino descrivibili tramite la presenza o meno di opere

di difesa, che vanno a modificarne il livello di trasformazione. I tratti di costa trasformati, corrispondenti al 59% del litorale, pari a 82km di linea

costiera, sono caratterizzati da in-

terventi edilizi quasi tutti concentrati nella costa sud, da Lido di Savio fino

al confine marchigiano. Sono quelli dove la linea di costa è considerata

fittizia (come i porti o le zone dove il confine terra-mare è un elemento

rigido o artificiale) e protetta (dove

si ha la presenza di opere rigide di difesa come barriere, frangiflutti,

pennelli o altri). Il 41% di costa considerato invece paesaggio naturale si concentra totalmente nella costa Nord.

E’ interessante osservare parallela-

mente alle caratteristiche della linea di costa, quali siano le tendenze di fragilità del litorale. Notiamo come la costa Sud sia interessata princi-

palmente da fenomeni di erosione e

ingressione marina maggiori rispetto la litorale Nord, mentre fenomeni di tracimazione si verificano quasi in corrispondenza di tutte le foci fluviali

40

(anche a causa della forte artificializzazione dei corsi d’acqua).

Osservando inoltre il mutare del

consumo di suolo nei secoli, possiamo notare le tendenze diverse che hanno portato il paesaggio costiero

a presentarsi come è oggi. Legam-

biente, nel dossier “Il consumo delle aree costiere italiane” del 2013, ci

mostra le seguenti percentuali relative alle differenti tipologie di consumo del suolo, riguardanti l’anno

2011, messo a confronto con i dati precedenti del 1988. In totale le aree

occupate risultano essere al 95% an-

tecedenti al 1988, e il 5% rimanente è il risultato della trasformazione di ulteriori 7 km di costa per attività tu-

ristiche e nuovo tessuto residenziale, compreso nell’arco di tempo studiato.

Le percentuali che descrivono il consumo di costa dell’Emilia Romagna sono le seguenti. 30% naturale 11% agricolo

28% urbano a bassa densità 21% urbano ad alta densità

10% portuale industriale infrastrutturale


Le conseguenze rispetto alla rispo-

sta climatica che queste percentuali

di consumo del suolo hanno su tutto il territorio non sono indifferenti. A un

suolo più impermeabile corrisponde

infatti una maggiore intensità degli effetti del cambiamento climatico, a partire dalla concentrazione delle

temperature più estreme durante i

mesi estivi per la presenza di suolo cementificato, alla violenza con cui

si manifestano l’incursione marina, le alluvioni, le tracimazioni e altri eventi.

41


2.3 LE OPERE DI DIFESA A MARE

42


Come descritto in precedenza, sul tota-

Gli interventi di difesa sono spesso però

le dei 141 km di litorale emiliano-roma-

anche il risultato di sistemazione e ag-

gnolo, il 59% risulta corrispondere a un

giornamento di opere precedenti, laddo-

paesaggio profondamente trasformato,

ve l’efficacia sia stata ridotta per motivi

del quale fanno parte anche le opere di

di cattiva progettazione o di mutazione

difesa. La loro realizzazione è avvenuta

delle caratteristiche climatiche. Ciò nono-

negli ultimi 70 anni con lo scopo di con-

stante l’importanza che queste infrastrut-

trastare l’erosione della costa e difendere

ture rivestono è imprescindibile; secondo

dagli episodi sempre più frequenti di ma-

fonti dell’Arpae infatti in assenza di inter-

reggiate le spiagge, con le loro strutture

venti di difesa, il 13% delle spiagge del

balneari, edifici e infrastrutture urbane. Il

litorale emiliano romagnolo (circa 15 km)

loro obiettivo è quindi quello di dissipare

si troverebbe in accumulo, il 22% (circa

il moto ondoso, di modo che le onde arri-

25 km) in condizioni di stabilità senza

vino a riva scariche della loro potenza. Le

necessità di interventi, mentre il 65% del

province costiere di Ravenna e Ferrara

litorale (circa 77 km) presenterebbe vari

sono caratterizzate da un’estensione di

livelli criticità da erosione.

opere di circa 50% della sua costa, e del

E’ importante sottolineare anche che ogni

60% della costa di Rimini e Forlì-Cesena.

tipologia di opera o infrastruttura di dife-

43


sa ha delle caratteristiche differenti per

delta del Po. Mentre le prime offrono una

quanto riguarda fattori come la difesa

protezione “permanente” in quanto sono

dall’erosione ma anche il favorire le po-

infrastrutture realizzate con avanzate tec-

polazioni ittiche e di fauna marina, per-

niche di ingegneria, le seconde rappre-

mettere un buon ricircollo idrico, aiutare

sentano forse un’opzione più temporanea

nel mantenimento delle attività turistiche

ma anche modificabile a seconda della

del litorale, eccetera.

situazione e delle esigenza. I principali materiali con cui vengono

Di seguito sono mostrate le principali ti-

realizzate le opere di difesa sono massi

pologie di opere di difesa a mare, che si

naturali, elementi prefabbricati in calce-

suddividono principalmente in opere rigi-

struzzo.

de e morbide.

2.3.2 DIFESA MORBIDA

2.3.1 DIFESA RIGIDA

Le opere di difesa costiera considera-

44

Per opere di difesa a mare rigide si in-

te “morbide” sono quelle che includono

tendono quegli interventi caratterizzati

l’apporto di sedimenti esterni al sistema

dalla realizzazione di barriere tramite ma-

delle spiagge. Queste ingenti immissioni

teriali artificiali o naturali che fungano da

di materiale sabbioso o ghiaioso sui lito-

protezione per la linea di costa laddove

rali sono realizzate a livello di strategia re-

questa subisca degli spostamenti non

gionale circa ogni 5 anni, con lo scopo di

voluti, dovuti a fenomeni di erosione o di

ampliare o mantenere la cubatura degli

accrescimento. Si suddividono in opere

arenili laddove il sistema di costa non sia

longitudinali o trasversali a seconda della

in grado di auto alimentarsi naturalmente,

loro collocazione.

considerata l’azione del mare, la subsi-

Hanno come scopo principale quello di

denza e lo scarso apporto fluviale.

dissipare il moto ondoso, ovvero far sì

La necessità di questa tipologia di in-

che le onde arrivino ad infrangersi a riva

terventi si è fatta sempre più presente a

con una potenza minore, per provocare

causa della scomparsa delle dune vive

appunto un effetto e di conseguenza un

sulle spiagge emiliano-romagnole; la

danno più insignificante possibile. Sul

duna infatti è elemento fondamentale per

litorale

vengono

l’alimentazione e la protezione sabbio-

spesso utilizzate scogliere in massi na-

emiliano-romagnolo,

sa, grazie alla sua vegetazione in grado

turali emergenti, oppure sacchi di sab-

di trattenere i grani contro l’azione degli

bia, comuni soprattutto nelle zone del

agenti atmosferici (vento, mareggiate...).


45


Purtroppo al giorno d’oggi notiamo come

menti sottomarini

gli ecosistemi dunali siano scarsissimi sul litorale dell’Emilia Romagna, che un tempo vantava estensioni di dune vege-

2016

1,4 milioni di m3

tate molto più grandi. Le rimanenti sono oggetti di interessanti studi e progetti di

I ripascimenti posso essere in sabbia o

mantenimento tramite tecniche di bioin-

in ghiaia e altri materiali detritici. La pro-

gegneria e piantumazione di speci vege-

venienza dei materiali si suddivide nelle

tali psammofile, spesso grazie alla realiz-

seguenti.

zazione e incentivazione di progetti Life per il paesaggio della costa.

Sabbie di dragaggio;

Si iniziò a fare ricorso alle tecniche di

Le sabbie possono essere prelevate dal

ripascimento delle spiagge con il Piano

dragaggio di fondali marini o di fiumi e

Costa del 1981, che introduceva l’alimen-

canali. A largo della costa emiliano-roma-

tazione materica del litorale come solu-

gnola sono presenti numerosi giacimenti

zione vista l’insufficienza delle barriere

di sabbie sottomarine, in grado di alimen-

rigide, e negli anni in Emilia Romagna

tare le spiagge fino a uno scenario futu-

sono stati realizzati interventi molto im-

ro a medio termine, in quanto non sono

portanti e ingenti, delle seguenti portate

delle risorse rinnovabili velocemente e

volumetriche ed economiche:

con alta probabilità prima o poi verranno esaurite. I dragaggi dei fiumi invece,

1983

500.000 m3

vengono realizzati dove il corso naturale non è in grado di portare autonomamente i sedimenti a riva e di inserirli quindi nel

1983-1993

2,1 milioni di m3 con sabbie da cave a terra

sistema di trasporto trasversale. Spesso questa soluzione è interessante in quanto permette di risolvere molteplici problemi con la stessa operazione (rimuovere

2000-2006

3,46 milioni di m3 con sabbie dei giacimenti sottomarini

sabbie e detriti che impediscono lo scorrimento delle acque dei fiumi, e depositarli laddove i litorali lo necessitano). Però queste operazioni risultano molto

2006-2012

46

2,82 milioni di m3 con sabbie dei giaci-

complicate dal punto di vista della corrispondenza e compatibilità dei materiali,


e spesso vi è la necessitò di realizzare

vano avere lunga vita e una disponibilità

numerose analisi e successivi trattamenti

grossa di materiali. Questo metodo però

perchè le sabbie dragate siano utilizza-

è oggigiorno meno frequente, vista la

bili con successo sulle spiagge. Risulta

frequente incompatibilità materica e ai

sicuramente essere un procedimento

costi elevati di trasporto del materiale.

costoso, ma efficace laddove si applichi-

Infatti, mentre fiumi e mari sono sistemi

no delle azioni di gestione integrata dei

in qualche modo legati tra loro, le cave

bacini fluviali con la costa e tutte le parti

da cui veniva prelevato il materiale spes-

interessate agiscano anche dal punto di

so si trovavano a chilometri di distanza

vista dell’amministrazione territoriale, in

dalla destinazione finale, rendendo più

modo strategico.

macchinoso il procedimento di prelievo, analisi, caratterizzazione e lavaggio,

Sabbie di cava;

trasporto (il più delle volte su gomma) e posa del materiale.

Le sabbie posso essere prelevate da cave dell’entroterra, operazione molto

Sabbie di spostamento;

frequente con i primi interventi di ripascimento, quando i depositi a terra pare-

Per sabbie di spostamento si intendo-

47


no quei sedimenti litoranei che vengono spostati da zone di accumulo (spesso in prossimità di opere infrastrutturali rigide), a zone di erosione. In questo modo il ma-

2.3.3 TENDENZE GLOBALI E PROGETTUALI

teriale si muove all’interno di uno stesso ambito territoriale, garantendo una più

Per procedere con le analisi utili alla

probabile compatibilità degli elemen-

formazione della proposta progettuale

ti e meno lavori di lavaggio e rimozione

della tesi, sono state studiati alcuni inter-

dei detriti indesiderati. Vengono inoltre

venti innovativi sulle coste e sulle spiag-

prediletti materiali provenienti da sistemi

ge, realizzati o pensati con lo scopo di

di costa prossimi, visto che la tendenza

mantenerne possibile, o introdurne, l’at-

frequente dei litorali, e anche di quello

tività turistica. Questo studio è stato uti-

emiliano-romagnolo, è di avere accumu-

le inquanto, dalle analisi successive sul

li in corrispondenza di opere rigide che

cambiamento climatico trattate al capi-

bloccano il flusso delle correnti, venti e

tolo 3, si evince la gravità del problema ma soprattutto la tendenza globale all’ir-

48

I ripascimenti possono essere anche re-

rigidimento delle coste. Questo avviene

alizzati con elementi ghiaiosi, per natura

soprattuto laddove gli effetti del cambia-

più resistenti all’azione erosiva dato il

mento climatico colpiscono in maniera

maggior diametro delle parti, dove com-

più forte e accentuata, e c’è la necessità

patibile con i sistemi di studio. Questa

di proteggere abitati, zone pericolose,

tipologia è dunque consderabile “morbi-

grosse aree urbane. Un esempio ecla-

da” per la tecnica che rappresenta, ma

tante e significativo da questo punto di

anche “rigida” in quanto i grani sono in

vista è quello della regione giapponese

grado di rispondere più efficientemen-

di Tohoku, che a seguito di uno tsunami

te all’erosione. È un’operazione ancora

molto potente nel 2011 che ha provocato

poco frequente sul litorale emiliano-ro-

migliaia di vittime, si è dotata di un muro

magnolo, che è caratterizzato da una

alto ben 7 metri (vedi fig. a lato) per pro-

preponderanza di sedimenti sabbiosi fini

teggersi dagli eventuali eventi futuri.

e molto fini sulle sue spiagge, ma che

Certamente non sono eventi di un’inten-

vista la sua natura intermedia, potrebbe

sità del genere che interessano la costa

risultare interessante per la realizzazione

dell’Emilia-Romagna al giorno d’oggi, ma

di sistemi di spiaggi ibridi più resilienti nel

che con le previsioni future e i fattori del

tempo.

luogo come le basse altitudini (se non al di sotto del livello del mare, quasi), ri-


schiano di toccare anche il nostro litorale.

che consiste nel lavorare con ripascimenti e apporto di sabbie sulle spiag-

Ne risulta un abaco degli interventi inno-

ge. Per esempio, a Copenhagen è stata

vativi e e l’osservazione di alcune delle

realizzata una lingua di terra sabbiosa,

tecnologie di avanguardia per quanto

a protezione della costa, dove è stato

riguarda la difesa contro l’erosione e la

creato un parco con spiagge e spazi per

dissipazione del moto ondoso sulle rive,

attività turistiche. Altro esempio è quello

e legate ad altri fattori come il ripopola-

olandese del Sandmotor, un brevetto con

mento delle acque e la presenza del tu-

il quale è stata creata una duna secondo

rismo. Da tipologie di ammorbidimento

attenti calcoli, in grado di distribuirsi uni-

della costa con sistemi tecnologici di cre-

formemente sul litorale limitrofo alimen-

azione e mantenimento delle dune, alla

tandone le spiagge. La creazione, ripri-

più estrema artificializzazione della costa

stino e mantenimento delle dune invece

e dell’elemento acqua con la creazione di

interessa da vicino anche l’Emilia-Ro-

piscine, si osservano tipologie differenti

magna, dove nella costa nord sono stati

in tutto il mondo. Di seguito sono elenca-

eseguiti diversi progetti che con l’ausilio

te, in base al grado di rigidità e impatto

di protezioni specifiche e vegetazione

dell’intervento sugli abitanti e le attività.

psammofila, permettono la conservazione di questo ecosistema importatissimo

a- Ripascimenti tecnologici e manteni-

per la difesa costiera.

mento o ripristino dune. E’ la tipologia di intervento più morbida,

b. Ripascimenti alternativi.

49


a. Ripristino dunale - Emilia Romagna

a. Sandmotor

a. Copenhagen Strandpark

b. Progetto per il litorale di Bari

Sono stati realizzati alcuni studi secon-

rendendoli però parte integrante del pa-

do i quali sarebbe possibili effettuare

esaggio di costa o di quello di mare, sia

ripascimenti

utilizzando

esso urbano o meno. Alcuni, sono solu-

elementi di vetro trattati e resi più simili

zioni di difesa pur sempre molto rigide,

e compatibili possibile con le sabbie o

che con un’attenta progettazione posso-

ghiaie dei litorali. Si tratta di vetro anche

no integrarsi armonicamente ai paesaggi

recuperato in mare, che una volta passa-

litoranei e turistici, altri invece puntano

to in laboratorio, offrirebbe un’alternativa

sulla combinazione di difsa rigida e so-

forse interessante all’alimentazione delle

stegno all’ambiente marino, come le bar-

spiagge come viene effettuata ora, cioè

riere realizzate con stampanti 3d

su

spiagge,

con sabbie sottomarine o di cava, ma al momento è una tecnica ancora in fase

c. Litorali cementificati balneabili.

sperimentale.

In alcuni casi, per permettere la balneazione nonostante la forte erosione o la

50

b. Barriere “attive”.

scomparsa addirittura delle spiagge, si

Sono sempre più frequente la realizzazio-

ricorre alla cementificazione delle coste.

ne di metodi di difesa considerati rigidi

In questo modo i progetti ritagliano spazi

e tradizionali, come scogli e pennelli,

per il turismo su elementi totalmente arti-


b. 3d printed reef

b. Difese con tecniche per ambiente marino

c. Dymchurch, UK

ficiali, che non hanno bisogno della sab-

tono più, vengono effettuati interventi di

bia naturale delle spiagge per fungere al

varia scala e impatto, creando piscine e

loro scopo.

specchi d’acqua in cui il turista possa bagnarsi. Le piscine di roccia naturale ven-

d. Floating beaches.

gono realizzate anche il zone non pret-

Un’altra alternativa, anche se ancora a

tamente rocciose, come ad esempio a

livello progettuale, è quella delle spiag-

St. Malo, in Francia, dove le vasche per-

ge galleggianti. Tramite moduli compo-

mettono di fare il bagno quando la ma-

nibili, si pensa alla realizzazione di isole

rea è bassa. Esempio opposto di totale

che possano ospitare le attività turistiche,

artificializzazione sono le piscine artificiali

stagionalmente e temporaneamente, non

dei complessi turistici di lusso in Cile. Il

lontano dalla costa, appositamente pen-

brevetto delle Crystal Lagoons, permette

sate per lo scopo.

ri creare dei veri e propri laghi cristallini dove la qualità dell’acqua è monitorata e

e. Piscine artificiali.

modificata a distanza da dei computer.

Per permettere la balneazione laddove il mare aperto o le spiagge non lo consen-

f. Ricollocamento.

51


d. Cubi-system

e. Piscine di St. Malo

d. Sugar beach-Toronto

e. Crystal lagoon - Chile

L’analisi finale inlcude alcuni progetti secondo i quali si potrebbe procedere all’abbandono delle coste e del turismo balneare come lo conosciamo oggi, per ricollocarlo altrove. La prima opzione sono i bacini dell’entroterra, dove vengono ipotizzate strutture di balneazione su terra ferma, con attrattive come le onde artificiali e l’ecoturismo. Caso più estremo e sicuramente più sperimentale invece è quello a mare. Le piattaforme di estrazione off shore in disuso, strutture imponenti a mare, potrebbero essere riqualificate e convertite a scopo turistico, di energie rinnovabili e studio del clima e del mare.

52

e. Piscine naturartificiali Tenerife


53


54


55


56


3. LE COSTE E LA CRISI CLIMATICA

57


58


3.1 INTRODUZIONE E OBIETTIVI EUROPEI

Le coste, in quanto ecosistemi fragili

di gas serra nell’atmosfera, prodot-

a grave rischio a causa della crisi

provocano un sempre più rapido

ma complessi al tempo stesso, sono climatica che stiamo attraversando

su scala globale. Per comprendere la vastità del problema è necessario come primo passo comprenderne le cause.

La principale causa della crisi cli-

matica è l’aumento delle emissioni

to dalle attività dell’uomo, le quali aumento della temperatura della su-

perficie terrestre e delle acque, sca-

tenando lo scioglimento dei ghiacciai e l’aumento volumetrico dei

bacini d’acqua, l’intensificarsi delle maree e le anomalie dei movimenti

tettonici verticali, a cui conseguono

l’innalzamento del livello del mare, le

59


AUMENTO EMISSIONI DI GAS SERRA attività antropiche

SURRISCALDAMENTO SUPERFICIE TERRESTRE

forti alluvioni, l’erosione costiera e la subsidenza in aumento.

L’accrescersi delle temperature e

questo squilibrio del sistema meteoclimatico provoca anche altri gravi fenomeni come le ondate di calore, modifica il PH degli oceani e dei

mari e ne aumenta l’acidità, squilibra

il volume delle precipitazioni atmosferiche e in generale ha un grave impatto sulle stagioni, la loro durata e importanza.

Bisogna ricordare sicuramente il ruo-

lo attivo che l’Europa ha assunto a partire dal COP21 di Parigi del 2015,

nel condividere gli obiettivi necessari

a far fronte alla questione. L’Unione Europea si propone entro il 2030 di

ridurre almeno del 40% le emissioni di gas serra rispetto ai dati del 1990, e dell’80-95% entro il 2050. Già nel 1992, era stato posto come

obiettivo fondamentale mantenere il

riscaldamento globale al di sotto dei 2°C rispetto alla temperatura media

dell’epoca preindustriale, per evitare mutamenti ambientali potenzialmen-

60

- Scioglimento dei ghiacci - Espansione termica oceani - Acidificazione oceani - Intensificarsi delle maree - Movimenti tettonici

- sea level rise - alluvioni - erosione costiera - subsidenza

te catastrofici. Ma nel 2015 è stato dimostrato come la soglia sia già

stata abbassata al 1,5°C, per avere

un’efficacia concreta contro il cam-

biamento climatico. Ciò sarà possibile soltanto arrestando l’aumento

delle emissioni di gas serra entro il 2020 riducendole del 60% entro il 2050, rispetto ai livelli del 2010. Pro-

ve scientifiche recenti constatano

che, se non si interviene in maniera efficace per ridurre queste emissioni, il riscaldamento globale potrebbe superare la soglia e arrivare persino a 5°C.

Data la gravità e importanza del tema, sempre di più testata di gior-

nali e notiziari, sono in aumento il numero di fonti disponibili per aver chiari i dati sulla crisi climatica che

stiamo attraversando. Possiamo citare a livello europeo la European En-

vironment Agency (EEA) e il Centro

Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), e a livello nazio-

nale l’ENEA. Si aggiungono le voci

degli enti regionali come l’Arpae, per


i dati più specifici del territorio a cui questa tesi fa riferimento. E’ comunque importante analizzare i dati glo-

bali, data l’estensione del problema, e per questo motivo un’altra fonte

molto citata a livello internazionale è l’ Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC. Consiste in un in-

sieme di gruppi di lavoro organizzati

dalle Nazioni Unite, che dal 1988 ha come scopo lo studio del riscalda-

mento globale e le sue conseguenze e fornisce report regolari i più recenti dei quali risultano essere l’ AR5 Climate Change 2014: Mitigation of Cli-

mate Change e l’AR5 Climate Change 2014: Impact, Adaptation and Vulnerability.

Ricordiamo però che i dati forniti

dall’IPCC, essento considerazioni globali e al massimo macro-regio-

nali sul totale terrestre, non tengono conto dei movimenti tettonici, della subsidenza e dell’isostasia tipica e

unica per ogni zona nella somma dei fattori contribuenti all’innalzamento del livello del mare.

61


3.2 INDICATORI E DATI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO Possiamo considerare la subsidenza

3.2.1 TEMPERATURE

turali) e l’innalzamento del livello del

Il successo delle operazioni per i

perature prodotto dalle ingenti emis-

possibile se si affrontano le questioni

(causata da azioni antropiche o namare (dovuto all’aumento delle temsioni di anidride carbonica e il con-

seguente scioglimento delle calotte polari), come cause principali dell’e-

rosione delle coste e delle spiagge a livello mondiale, risultando dunque come componenti principali dell’effetto che il cambiamento climatico

legate alle emissioni di anidride car-

bonica nell’atmosfera. L’IPCC forni-

sce quattro scenari di attuazione fu-

tura, che dipendono da diversi gradi di aumento o meno di questi valori, elencati nel seguente modo:

ha sui litorali. A questo si aggiunge

RCP 8.5 – emissioni continuano a

no al mantenimento naturale delle

di temperature oltre i 4°C

lo scarso contributo che i fiumi dan-

spiagge, che sono diventate oramai elementi più artificiali che naturali.

62

cambiamenti climatici è solamente

crescere al ritmo attuale – aumento RCP 6.0 – emissioni in crescita fino al 2080 e successiva decrescita – au-


63


mento probabile oltre i 2°C

RCP 4.5 – emissioni dimezzate entro il 2080 – aumento probabile entro i 2°C

RCP 2.6 – emissioni dimezzate entro

il 2050 – aumento di temperature entro i 2°C

Come abbiamo visto in precedenza, è fondamentale tener conto degli

obiettivi europei di riduzione di emissioni per la limitazione dell’aumento

delle temperature, il cui tetto massi-

mo è stato posto a 1,5°C di soglia di riduzione entro il 2030, per avere un

impatto efficace sullo scenario globale di cambiamento.

Le temperature globali sono aumen-

tate rapidamente a seguito dell’inizio dell’era industriale, e per la netta impronta che le attività antropiche hanno rispetto ai cambiamenti del

cretizzate (RCP 8.5), porta i livelli di concentrazione fino a 700 ppm nel 2100.

A questo scenario di criticità massi-

ma (RCP 8.5) corrisponde una previsione di innalzamento delle tempera-

ture tra il 2050 e il 2100 che varia dai

2,6°C e i 4,8°C, ben al di sopra della

soglia indicata dagli accordi europei e mondiali. Questo possibile quadro,

ha delle conseguenze non da poco sui litorali, dove la massima frequen-

tazione avviene nei mesi estivi, di per sé già i più caldi, ma che saranno caratterizzati da temperature mas-

sime vertiginosamente alte, onde di calore molto violente, aumento del

numero di notti tropicali (quelle in cui le temperature superano i 20°C) e dei giorni di precipitazione.

alla concentrazione di anidride car-

3.2.2 INNALZAMENTO DEL LIVELLO DEL MARE

per milione. Nel corso del 2019, è

L’innalzamento del livello del mare

concentrazione su scala globale, di

presenta la gravità della situazio-

effetti disastrosi per l’aumento delle

nomeno è dovuto con quasi totale

ne che viene dato dall’IPCC, e che

gas serra in atmosfera, e la sua inci-

clima, sono strettamente correlate

bonica nell’aria, calcolata in parte

64

per le emissioni non vengano con-

stato registrato un livello record di

è forse il dato più allarmante che ci

circa 410 ppm, che sicuramente ha

ne climatica sulle coste. Questo fe-

temperature. Lo scenario di previsio-

probabilità alle emissioni umane di

ipotizza che le azioni di mitigazione

denza è dimostrata non solo dai dati


dell’innalzamento in sé, ma anche da

quelli sulla velocità alla quale il livello dei mari sta mutando. La NASA con-

stata che questa velocità si aggirava intorno all’ 1,7 mm/anno di media

nel periodo tra il 1901 e il 1993. Tra il 1993 e il 2010 il ritmo è cresciuto a 3,4 mm/anno.

L’IPCC invece fornisce le previsioni

per gli scenari a medio e lungo termine dei range di innalzamento del livello del mare globali, nel caso in

cui le emissioni di gas continueranno

a crescere al ritmo attuale (RCP 8.5), cioè nel caso in cui non vengano

concretamente realizzati i propositi

che molti paesi hanno adottato per fermare questo fenomeno.

Risulta che tra il 2046 e il 2081 il livel-

lo medio delle acque potrà alzarsi tra

0,22 e 0,38 m e tra il 2081 e il 2100 tra 0,45 m e 0,82 m. Inoltre le temperature globali aumenteranno tra i 2,6° e 4,8° C.

Azzarda anche degli scenari a lungo termine tra il 2100 e il 2300 per i qua-

li l’innalzamento del livello del mare sarà tra 1 e 3 m.

Per quanto riguarda l’intera penisola,

uno studio dell’Enea del 2018 mostra come per i valori indicati di innalza-

mento massimo e minimo conside-

rato a 100 anni, circa 7500 km2 di pianura costiera saranno soggetti a forte allagamento.

3.2.3 SUBSIDENZA 65


Per subsidenza si intende quel feno-

meno irreversibile dovuto all’abbassamento del terreno per cause natu-

rali o antropiche. Quelle antropiche sono riconosciute nelle bonifiche dei

territori e nel prelievo di liquidi dal sottosuolo su terra ferma o a mare. Invece le cause naturali sono legate alla tettonica, isostasia o alla com-

pattazione dei sedimenti che avviene naturalmente nel sottosuolo. È un

fenomeno che interessa molte aree

costiere nazionali, anche in base alla

66

conformazione geologica dei sub-

strati, e che ha gravi conseguenze

sul paesaggio, sommandosi alle numerose cause che portano all’erosione delle coste e all’innalzamento del livello del mare.

Le spiagge della costa Romagnola

hanno a lungo sofferto a causa di questa manifestazione; per cause naturali l’entità dell’abbassamento è

sempre stata di pochi millimetri l’an-

no, mentre per cause antropiche ha raggiunto anche velocità massime di 50 mm/anno (1940-1980). Questo fa


sì che si perdano oltre 1.000.000 m3 di sabbia ogni anno sui 100 km di costa, con il conseguente aumento

dei cambiamenti climatici sul paesaggio litoraneo.

del rischio di danni da ingressione marina, l’aumento del cuneo salino rischiosissimo per gli ecosistemi e

lo squilibrio delle reti idrauliche e fognarie.

L’area maggiormente colpita è sempre stata quella del ravennate e del ferrarese a causa delle ingenti ope-

re di bonifica delle aree paludose, dell’estrazione di acqua di falda tramite i pozzi, della coltivazione

dei giacimenti di metano a terra e in mare. Queste azioni hanno avuto un

effetto anche sulla costa sud: basti

pensare che Rimini tra il 1950 e il 2000 ha perso circa 63 cm di quota,

mentre a nord di Cesenatico il terreno si è abbassato di 1m rispetto al livello medio del mare.

Negli ultimi anni (2011 - 2016), come mostrano le carte fornite dall’Arpae,

3.2.4 ALLUVIONI IN AMBITO COSTIERO Per definizione, le alluvioni sono

eventi caratterizzati dall’allagamento temporaneo di aree normalmente non coperte d’acqua dovuto ad

eventi meteorologici (eccesso di

acqua dovuto a piogge copiose, allo straripamento dei corsi d’acqua o

di bacini o della zona costiera). Per

quanto riguarda l’ambito litoraneo, questi eventi provocano inondazioni

e allagamenti soprattutto nelle aree

costiere che si trovano ad un’altimetria negativa rispetto al livello del mare, situazione che dunque interessa molto da vicino la pianura costiera dell’Emilia Romagna.

la zona maggiormente soggetta alla

Le alluvioni costiere sono fenomeni

venna e marina, che si è abbassato

fattori come le maree astronomiche,

depressione è stata quella di Radi circa 20 mm/anno, mentre la costa sud sembra aver subito velocità minori, intorno ai 2,5 mm/anno. Ciò

nonostante rimane un fenomeno preoccupante e fondamentale per com-

prendere le possibili conseguenze

complessi nei quali si sommano vari

lo storm surge (sollevamento metereologico), il wave set up (sovralzo dell’onda) e altri.

Grazie a questi dati, tramite il PGRA sono state realizzate delle Mappe

di Rischio e Pericolosità specifiche

67


per tutti i comuni della costa, tramite

conto di tre scenari, dove T rappre-

completo della situazione. Queste

cioè tempo medio intercorrente tra il

le quali possiamo avere un quadro

mappe sono create grazie alla simulazione di inondazioni prodotte dall’innalzamento del livello del mare

verificarsi di due eventi successivi di entità uguale.

in occasione di mareggiate, tenendo

P3 – Frequente (T=10 anni)

onda e alta marea.

P1 – Raro (T >>> 100 anni)

conto dell’azione concomitante di

Le mappe di Pericolosità tengono

68

senta il tempo di ritorno dell’evento,

P2- Poco frequente (T>100 anni)

Tramite queste mappe è possibile


calcolare le superfici complessive interessate da ciascun livello ed elaborare e valutare quindi gli elementi

esposti tramite l’elaborazione delle analisi di rischio.

3.3 CONSEGUENZE SULLE SPIAGGE DELL’EMILIA ROMAGNA

Secondo lo studio di Antonioli di

km2 con un innalzamento previsto di

mare sulle coste dell’Alto Adriatico,

massimo della linea di costa, in cor-

ENEA, l’innalzamento del livello del e quindi anche dell’Emilia-Romagna, sarebbe molto più ingente rispetto ai valori dati dall’IPCC. Questo perchè

circa 1,5m al 2100 e un arretramento rispondenza delle zone del delta, di 61280,4 m.

non tiene conto dell’abbassamento

Gli indicatori e i dati elencati nei pa-

nici verticali. Per questo mette a con-

complesso sistema di fattori che

del suolo dovuto ai movimenti tettofronto gli scenari dell’IPCC RCP8.5 con uno studio denominato Rahm-

storf, secondo il quale le nostre coste si allagheranno di circa 5451,7

ragrafi precedenti, fanno parte del definisce come i cambiamenti climatici hanno un effetto sulle coste e quindi sugli equilibri dei sistemi delle spiagge. Per il sistema-spiaggia, le

69


conseguenze più evidenti sono sicuramente quelle dell’erosione della

costa, che provoca lo spostamento

della linea di riva verso terra, e lo scarso apporto di sedimenti da par-

te dei bacini fluviali, che non sono in

grado di alimentare naturalmente le spiagge.

3.3.1 EROSIONE COSTIERA Il fenomeno che maggiormente risul-

ta colpire i litorali è quello dell’erosione costiera.

Per erosione costiera si intende quel processo di asportazione di sedi-

mento dalla spiaggia, determinato

dall’azione delle onde, correnti di marea o dal vento. Si verifica principalmente in eventi meteo marini in-

tensi e provoca l’arretramento della linea di riva e l’abbassamento della superficie topografica di spiaggia.

Interessa le aree costiere di tutto il mondo, con intensità differente in

base all’intersecarsi dei fattori descritti precedentemente.

Questo fenomeno ha iniziato a inte-

70

irrigidimento degli stessi con opere

artificiali. Nel secondo dopoguerra inizia una fase di grande degrado dell’ambiente sotto forma di eutro-

fizzazione delle acque e di erosione delle spiagge, ma è negli anni ’70

che l’intensificazione del fenomeno

ha avuto gravi conseguenze sul sistema ambientale e sull’attività turistico-balneare.

Oggi possiamo considerare l’erosione della costa dell’Emilia-Romagna

come imprescindibilmente legata al cambiamento climatico. Dalle map-

pe fornite dalla regione, notiamo come secondo Legambiente, in as-

senza di interventi di difesa, il 13%

delle spiagge del litorale emiliano romagnolo (circa 15 km) si troverebbe

in accumulo, il 22% (circa 25 km) in condizioni di stabilità senza necessità di interventi, mentre il 65% del

litorale (circa 77 km) presenterebbe vari livelli criticità da erosione.

3.3.2 TRASPORTO DEI SEDIMENTI

ressare il litorale emiliano-romagnolo

Come

abbiamo

precedentemen-

to, colpendo principalmente le zone

del deposito dei sedimenti fluviali

baldi, in seguito al prolungamento e

renti e delle onde marine, rendendo

a partire già dall’inizio del Novecen-

te visto, le spiagge sono il risultato

dei moli e porti di Rimini e Porto Gari-

lungo le coste per opera delle cor-


i corsi d’acqua la principale fonte di

vento, che seleziona e distribuisce i

fiumi e i canali portano verso mare

di ogni spiaggia. L’equilibrio delle

alimentazione naturale del litorale. I

non soltanto sabbia e ghiaia, ma anche i limi, formando la spiaggia

emersa, sommersa e le dune. Alla forza del mare si aggiunge quella del

granuli lungo il profilo trasversale spiagge è assolutamente delicato,

in quanto per i fenomeni sopracita-

ti, un apporto superiore alla capacita distributiva del mare porta a un

71


avanzamento della linea di riva, così

come uno scarso apporto provoca invece un arretramento.

Storicamente il litorale romagnolo ha sempre subito avanzamenti, sintomo di un carico sedimentolo-

gico importante, fino al Novecento quando assistiamo ad un’inversione

della tendenza, che causa l’erosio-

ne progressiva di tutto il litorale. Le motivazioni principali sono le opere

di dragaggio ed escavazione degli alvei fluviali, le canalizzazioni e regolamentazioni dei corsi d’acqua, la di-

fesa dei versanti montani dalle frane.

A questi fattori si somma negli ultimi

anni la riduzione della piovosità do-

conseguenze dell’innalzamento e

degli altri fattori del cambiamento

climatico, possono essere danni diretti a proprietà e strutture, ma an-

che indiretti andando a influenzare i meccanismi di mercato. A questo

si aggiunge la pericolosità per tutti gli insediamenti umani sulle coste

dell’Italia e sulle infrastrutture di co-

municazione che le collegano. Non di minor importanza sono i danni che

l’ingressione marina e l’aumento del

cuneo salino potrebbero provocare nelle aree protette e di particolare interesse per la biodiversità.

vuta agli sbalzi climatici.

Ecco alcune delle ulteriori conse-

scano ad alimentarsi con le quan-

sulla costa dell’Emilia Romagna:

Oggi, pensare che le spiagge rie-

tità di sedimenti portate dai fiumi, è

guenze dei cambiamenti climatici

un’utopia. Per questo da anni ormai

L’aumento di fioriture algali e specie

ti, che rendono le spiagge un ele-

L’alterazione floro-faunistica degli

si effettuano ripascimenti ricorrenmento più artificialmente naturale. È

fondamentale però che le politiche di ripristino e salvaguardia dei fiumi tengano conto dell’importanza del

ciclo sedimentologico, senza il quale l’ecosistema litoraneo non potrebbe

72

Dal punto di vista economico le

invasive habitat

Il calo della produttività degli stock ittici

La diminuzione della qualità delle acque

esistere.

La presenza delle numerose attività

3.3.3 ALTRE CONSEGUENZE

dustria, agricoltura, pesca, turismo,

umane lungo le fasce litoranee (in-


acquicoltura, produzione energeti-

Questo fenomeno negli anni è risul-

solamente sulle coste italiane. E’ una

europee, e per l’importanza e l’ur-

ca), è un fenomeno molto diffuso non

criticità senza dubbio presente sulla costa Emiliano-Romagnola, dove

questi fattori contribuiscono all’ alto il

rischio di conflittualità tra le esigenze

di tutela dei rimanenti ambienti naturali e paesaggistici, e gli interessi

dei settori protagonisti delle entrate economiche.

tato comune a molte aree costiere

genza dell’assunto che diversi Pae-

si hanno sollevato, ci si è mossi per la realizzazione di strategie a livello internazionale, nazionale, regionale e locale, per contribuire simultanea-

mente allo sviluppo e alla protezione degli ambiti litoranei.

73


74


3.4 STRUMENTI DI GESTIONE E STRATEGIA REGIONALE 3.4.1 LA STRATEGIA DI MITIGAZIONE E ADATTAMEvNTO AI CAMBIAMENTI CLIMATICI DELL’EMILIA ROMAGNA

do ad armonizzare la programmazio-

La strategia di mitigazione e adat-

gio

dell’Emilia Romagna, approvata nel

vatorio regionale e locale di attuazio-

regione per spiegare chiaramente

- individuare e promuovere un per-

sottoposte le aree costiere regionali,

mento degli stakeholder locali per

devono adottare una pianificazione

della mitigazione in tutte le politiche

sunto.

- coordinarsi con le iniziative locali

questi come principali obiettivi:

relativamente ai Piani d’azione per

grammi della Regione Emilia-Roma-

In questo modo si pone come linea

tamento al cambiamento climatico

medio e lungo termine sul territorio

già in atto a livello regionale per la

di altri strumenti come la GIZC e il

ne territoriale regionale in riferimento agli obiettivi di mitigazione e adattamento;

- definire gli indicatori di monitorag-

tamento ai cambiamenti climatici

- definire e implementare un Osser-

2015, è un documento redatto dalla

ne delle politiche

i rischi e le vulnerabilità a cui sono

corso partecipativo e di coinvolgi-

e i vari settori che in diverso modo

integrare il tema dell’adattamento e

più strategica riguardo questo as-

settoriali regionali

E’ uno strumento importante che ha

(comunali e di unione dei comuni)

- valorizzare le azioni, i Piani e i Pro-

l’energia sostenibile

gna in tema di mitigazione e adat-

guida per raggiungere gli obiettivi a

attraverso la ricognizione delle azioni

regionale, intersecando gli obiettivi

riduzione delle emissioni climalte-

PGRA.

ranti e l’adattamento ai cambiamenti climatici;

misure e azioni da mettere in cam-

3.4.2 LA GESTIONE INTEGRATA DELLE COSTE

piani di settore esistenti, contribuen-

La “Gestione Integrata delle Zone

- contribuire a individuare ulteriori

po per i diversi settori, in relazione ai

75


Costiere: una strategia per l’Euro-

pa” è stata proposta e adottata dal Parlamento Europeo nel 2002, e si

basa sullo studio delle dinamiche e processi naturali dei sistemi litoranei,

per non contrastarli ma assecondarli nel loro cambiamento, includendo

strategie a lungo termine e riconoscendo la necessità di un approccio

più flessibile. Punto chiave di que-

sta politica è l’integrazione tra tutti i soggetti interessati, per sostenere

i processi di pianificazione e pro-

grammazione territoriale in maniera partecipata.

In Emilia Romagna la Regione è at-

tiva dagli anni ’70 per la protezione

delle zone costiere. La prima legge regionale in materia è stata la Leg-

ge Regionale 7/1979, dalla quale è stato sviluppato il Piano Costa 1981

(poi approvato nel 1983), seguito da quelli del 1996, 2000 e 2007, ma in

realtà le responsabilità riguardo la difesa della costa sono state trasfe-

76

temporanea la Regione imponeva il

blocco alle escavazioni di sabbia e ghiaia dai letti dei fiumi, per permet-

tere un maggiore trasporto fluviale, e regolamentava il prelievo dei fluidi

sotterranei nelle aree costiere al fine

di limitare l’abbassamento del terreno (subsidenza) e quindi la vulnerabilità dei territori costieri e dell’entroterra all’ingressione del mare.

Al momento quindi nel concreto, la GIZC assume le seguenti come linee guida per le aree costiere a rischio:

- ripristinare dove possibile e idoneo gli ecosistemi dunali

- valorizzare le zone costiere naturali

- alimentazione sedimentaria artificiale del sistema costiero con ripascimenti

- sistemazione opere idrauliche e di difesa rigide

- disincentivare la costruzione di nuove opere aggettanti portuali

rite dal Governo alle Regioni solo nel 2001.

3.4.3 PIANO DI GESTIONE RISCHIO ALLUVIONI

Il Piano Costa 1981 indicava i ripa-

Il PGRA ha l’obiettivo di “ridurre le

tramite apporti di sabbia sulle spiag-

ni nei confronti della salute umana,

contrastare i fenomeni erosivi. In con-

del patrimonio culturale e delle atti-

scimenti, cioè la difesa del litorale

conseguenze negative delle alluvio-

ge, come strumento più idoneo per

del territorio, dei beni, dell’ambiente,


vità economiche e sociali.” Il Piano riassume in sé tutti gli aspetti della gestione del rischio di alluvioni: la

prevenzione, la protezione e la pre-

parazione, comprese le previsioni di

alluvione e i sistemi di allertamento, tenendo conto delle caratteristiche del bacino idrografico o del sottobacino interessato

Per quanto riguarda il distretto dell’Appennino Settentrionale, l’unità

di gestione che si occupa dell’area di progetto di questa tesi è l’Autorità

di Bacino Interregionale Marecchia

– Conca, un ente che comprende appunto i territori tra il confine della regione Emilia Romagna e le Marche

dei due bacini fluviali interessati e la relativa area costiera. Si occupa di

del mare, ma anche all’alto grado

di sfruttamento territoriale. Le rac-

comandazioni legate alla Gestione Integrata della Zona Costiera, non

sono riuscite negli anni a prevenire del tutto le conseguenze degli eventi

di mareggiata intensa, che colpiscono soprattutto il settore della costa

sud, e per i quali si osservano processi quali:

-Inondazione delle intere spiagge e danneggiamento alle infrastrutture turistico-balneari

-Erosione della spiaggia sommersa e emersa

-Scavalcamento delle opere di dife-

sa rigide o morbide e allagamento delle zone retrostanti

seguire e mettere in atto le i piani re-

lativi alla Direttiva Alluvioni 2007/60/

CE, che ha come scopo quello di definire un quadro europeo per la valu-

tazione e la gestione del rischio di alluvione e per ridurre le conseguenze

negative, tramite la realizzazione di

Piani di Gestione del Rischio Alluvioni e Piani di Assetto Idrogeologico.

Il rischio di alluvione costiera in Emilia Romagna è collegabile sia

alla morfologia della piana costiera,

in molte zone al di sotto del livello

77


78


79


80


4. IL TURISMO DELLA RIVIERA ROMAGNOLA

81


4.1 LA RIVIERA NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO La costa dell’Emilia Romagna, per i cambiamenti di urbanizzazione, società e economia già descritti al ca-

pitolo 2, ha assecondato le trasformazioni anche per quanto riguarda il settore turistico.

Dal turismo d’élite che caratterizzava pochi punti del litorale durante l’800, fino al turismo considerato postmoderno e incentrato sulle relazioni,

l’assetto della costa è portatore di questo sviluppo settoriale. Oggi la riviera è luogo di molti. Nell’immagi-

nario collettivo si distingue come una

82

località adatta a tutti i tipi di turisti, famiglie con bambini, gruppi, giovani

e anziani, per l’offerta varia che propone ogni stagione. E’ diversificato e ampio anche il ventaglio di scelte tra

le tipologie delle strutture ricettive, dai grandi hotel di lusso ai campeggi

e affittacamere, è presente una soluzione adeguata a tutte le tasche.

Ma la vera forza di questo territorio si trova nel saper offrire attività per la vita sia diurna che notturna.

Di giorno, punta tutto sulle comodità che può offrire al turista medio,


in cerca di relax, svago, ma soprat-

tutto comodità. Il modello di turismo che favorisce infatti è quello per cui sono solo pochi metri che dividono i

propri luoghi di ospitalità e spiaggia con obrelloni e lettini, il ristorante, la sala giochi, il parco divertimenti. E’

cresciuta e si è sviluppata in maniera continua, ma ha voluto ripetere i

propri servizi, secondo uno stampo standardizzato, ogni pochi chilome-

tri, se non metri, puntando più sulle

singole località che su un insieme continuativo e bel collegato di offer-

te. La standardizzazione è palese

anche sugli arenili stessi, dove le spiagge, facenti parte del demanio,

vengono date in concessione agli stabilimenti balneari secondo formule non sempre molto chiare. I bagnini si possono poi associare in coopera-

tive e altre forme di aggregazione dei

servizi, ma l’offerta che propongono

è sempre la stessa, con un’impronta sulle spiagge non indifferente.

Oggi, si cerca di portare gli stabilimenti verso un’innovazione dal pun-

to di vista delle energie utilizzate, puntando sempre a quelle rinnova-

bili, e a strutture e attrezzature ido-

nee per stare al passo con il mondo che cambia. E’ incentivata la raccolta differenzaita dei rifiuti e il rispetto dell’ambiente sulla spiaggia, ma

83


sono tutte pratiche circoscritte e non sempre rispettate.

La Riviera è anche nota per la sua qualità delle acque, non sempre ai massimi livelli. Se possiamo con-

siderare forse passati gli anni del

picco delle mucillaggini, che hanno allontanato moltissimi turisti dalle coste romagnole, si presentano co-

munque giornate di acqua torbida e

sono scegliere tra quantità smodate di ristoranti, locali e bar dai nomi più fantasiosi. Tra i giovani, è costume

frequentare la riviera per le sue di-

scoteche e le notti affollate, retaggio del passato delle balere ora trasfor-

mate e soprattutto trasferite in locali per ogni gusto.

Nonostante questo molte delle loca-

4.2 IL MODELLO TURISTICO ROMAGNOLO

diera Blu per la qualità delle acque.

La Riviera Romagnola offre oggi-

Di notte, la riviera si trasforma. I ne-

unico al mondo, ma che vanta nella

grande presenza di alghe e meduse.

lità vantano il riconoscimento di Ban-

gozi rimangono aperti fino a tarda notte nei maggiori centri, mentre le

piccole località garantiscono soltanto alcuni punti di ritrovo aperti la

notte. Ma dove il flusso è maggiore, i

84

turisti si riversano nelle strade e pos-

giorno un modello turistico non più

sua storia di sviluppo passato una forza non indifferente.

Secondo i

dati forniti dall’ Osservatorio del Tu-

rismo dell’Emilia-Romagna, questo è un settore che soprattutto nella fa-


scia costiera gode di un’importanza

mercato italiano.V

crescita degli ultimi anni. Il suo va-

Anche i dati della destinazione del

euro, oltre l’11% del PIL regionale e

chiaro: la regione si inserisce già tra

imprescindibile viste le tendenze in lore aggiunto supera i 16 miliardi di

genera presenze prevalentemente sulla fascia costiera.

4.2.1 I NUMERI DELLA DOMANDA TURISTICA Sullo scenario nazionale, dai dati

riportati per l’estate del 2017, la Riviera dell’Emilia-Romagna si trova al

terzo posto per quanto riguarda l’an-

damento delle località balneari, con un aumento del 4% dell’affluenza rispetto agli anni precedenti. Inoltre,

la regione con il suo settore turistico, ha un’incidenza pari al 22,9% sul

turista in Emilia Romagna parlano

le maggiori destinazioni per il turismo balneare, che genera la mag-

gior parte delle presenze con il 54% sul totale, seguito dalle città d’arte al

25%, da altre località al 14%, e infine

dal turismo montano al 4% e da quello termale al 3%. Il totale di turisti che

hanno scelto l’Emilia Romagna come

destinazione nel 2017 ammonta a 12.812.000.

Anche scendendo di scala nelle

province della costa emiliano romagnola, osserviamo come la maggior

parte delle destinazioni si concentri

85


sui comuni bagnati dal mare. I co-

muni della riviera raccolgono l’83% delle presenze turistiche, seguiti dalle città capoluogo con il 9%, da altre località al 4% e dall’appennino

e dalle località termali al 2%. Il totale ammonta a 6.895.324.

Per quanto riguarda la stagionalità degli arrivi turistici sul litorale, l’Os-

servatorio attesta i maggiori numeri sempre concentrati nei mesi estivi,

con il superamento del milione di ar-

rivi in giugno, luglio e agosto. Questi mesi rappresentano il 98,9% delle presenze annuali.

Rispetto invece alla domanda turistica negli esercizi ricettivi, l’Osserva-

86

torio attesta come la maggior parte

riguardi gli hotel a tre stelle, con 3.417.679 di permanenze, seguiti

dagli hotel a quattro stelle, da quelli a una/due stelle e dai campeggi, per finire con l’affitto di case, case

di campagna, bed and breakfast e altre tipologie.

La tipologia del turista medio che frequenta il litorale romagnolo è quella

del nucleo familiare, che rappresen-

ta 66,3%, seguito dai gruppi al 17% e singoli al 16,7%.

La provenienza è all’80% di turisti

italiani, per un totale di 4.582.552

individui, che arrivano prevalentemente dalle regioni della Lombardia,

Emilia Romagna e dal Veneto. La

provenienza di turisti stranieri invece


ammonta a 1.148.803, di cui il 13%

destinazioni. Si contano come desti-

nia, Francia e Polonia, e 7% extra

ta del Po a nord, e il Parco del Monte

ra, Russia e Cina. Il totale dei turisti

è europea, soprattutto dalla Germa-

nazioni naturalistiche le Valli del del-

europea, con arrivi più alti da Svizze-

San Bartolo a sud.

sulla riviera romagnola, è dunque di

E’ interessante osservare anche i

4.2.2 LA DENSITA’ TURISTICA NELLA PROVINCIA DI RIMINI

ad esempio quello del divertimento.

La provincia di Rimini, cuore della

acquatici, minigolf, avventura, che

città lineare, rappresenta il luogo di

3.495.000 presenze. Decisamente

ze, arrivi e permanenze del turismo

smo, per la scarsa presenza di itine-

più accentuati i rischi che il cambia-

leggera crescita, e la mancanza di

infrastrutture del turismo balneare,

5.731.355.

numeri del turismo specifico, come Sono presenti 17 tra parchi a tema,

costa sud e scenario principale della

nel 2015 hanno attratto un totale di

maggior concentrazione di presen-

minori le opportunità per l’ecoturi-

balneare. È qui dunque che si fanno

rari, nonostante sia un settore oggi in

mento climatico rappresenta per le

87


che sono presenti in maniera intensiva sul territorio già da tempo, per

affrontare la forte densità nei mesi estivi quando milioni di persone si riversano sul litorale.

I comuni con maggior densità turistica sono Cattolica e Riccione, con rispettivamente 55.430 turisti/km2 e

48.069 turisti/km2, seguite da Gabic-

ce Mare con 21.868 turisti/km2. La località di Gabicce inoltre presenta

nei mesi di giugno, luglio e agosto, una densità di 20 turisti per singolo abitante.

Da questi dati possiamo compren-

dere la trasformazione stagionale che il territorio attraversa ciclica-

mente ogni anno, a cui si aggiunge l’impatto delle infrastrutture necessarie a sostenere i numeri elevati di

spostamento e permanenza delle persone.

Queste infrastrutture raggiungono numeri molto elevati nel Capoluogo, e minori ma non meno impattanti nel-

le altre localita, e comprendono le strutture ricettive, gli stabilimenti bal-

neari e tutte le attività di svago che la riviera propone, tra cui i parchi tematici etc.

88


4.3 CONSEGUENZE CLIMATICHE SUL TURISMO

La Strategia di mitigazione e adattamento per i cambiamenti climatici della Regione Emilia Romagna,

afferma che per le attività turistiche legate alle coste è prevedibile il ri-

schio di una diminuzione delle presenze estive e un calo economico

complessivo. Data l’importanza di

questo settore per la costa emiliano-romagnola, è fondamentale pen-

sare a una progettazione che abbia come linee guida la mitigazione e

l’adattamento a questi cambiamenti, facendo fronte alle temperature crescenti e alle conseguenze di questo fenomeno, nel ripensare al paesaggio in trasformazione.

Il Turismo è, dal punto di vista

dell’impronta sull’ambiente, un setto-

re trasversale: il forte aumento delle presenze nei periodi di maggiore afflusso turistico sulle coste, cioè nella

stagione estiva, fa sì che l’impronta sul territorio per quanto riguarda

energia, consumi, produzione di rifiuti, trasporti e spostamenti, sia

praticamente tutta concentrata tra giugno e agosto. E’ necessario quin-

di attivare anche politiche di mitigazione per far sì che il Turismo, dove

possibile, abbia un impatto minimo nel contributo alle emissioni.

D’altra parte, i cambiamenti climati-

ci porteranno il settore del turismo a grandi mutamenti; nelle zone dove questi saranno più forti, e la capacità di resilienza degli ambienti costieri è

più debole e l’aggravarsi dei feno-

89


meni erosivi e il conseguente arretra-

mettere in atto campagne di comuni-

ripercussioni sulle infrastrutture rile-

zione, che spazino dalla condotta da

mento della linea di costa avrà forti

vanti per le attività turistiche. Inoltre, le presenze turistiche saranno sog-

gette a oscillazioni dovute a effetti

indiretti del cambiamento climatico, come il peggiorare della qualità delle

acque, l’aumento delle temperature nei mesi estivi che farà prediligere

destinazioni più fresche, il diminuire delle risorse idriche e conseguente

rischio maggiore di incendi, la competizione tra usi energetici innovativi

e il conseguente aumento dei prezzi per le infrastrutture, l’esposizione a

sempre più organismi come alghe e meduse.

4.3.1 MITIGAZIONE I rischi principali per il Turismo le-

gati ai cambiamenti climatici sono dunque rappresentati dalla possibile diminuzione delle presenze turistiche nelle aree costiere, per la quale

la strategia regionale suggerisce di

90

cazione, educazione e sensibilizza-

tenere nel caso di eventi meteorologici estremi ad una corretta segnala-

zione degli elementi di attrazione del territorio alternativi a quelli consue-

ti, comportamenti più responsabili come per esempio la riduzione dei

consumi di acqua, energia, raccolta differenziata, rispetto delle risorse

naturalistiche. Sostanzialmente vengono supportate la destagionalizza-

zione e delocalizzazione dei flussi turistici, per trarre vantaggio nelle stagioni non di punta dove il clima

permetterà le tipologie di turismo ti-

picamente estive e sganciare l’offer-

ta turistica dagli elementi tradizionali che potranno risultare compromessi dal clima.

Per la mitigazione in aree urbane,

permane l’efficacia di aumentare gli spazi verdi, utili alla gestione delle ri-

sorse idriche del suolo e al contrasto dell’effetto isola di calore.


4.3.2 ADATTAMENTO

turismo regionale in funzione dei

La strategia sottolinea come per l’a-

realizzati e avviati numerosi progetti

che hanno a che fare con diversi set-

nibile e campagne di comunicazione

stono già strumenti appositi. Alcuni

to di mitigare in parte i rischi.

nicazione del rischio (rischio alluvioeffetti delle ondate di calore, ecc.);

4.4 MACROSCENARI FUTURI: VERSO UN TURISMO DI COSCIENZA

linea di costa (misure e strumenti di

Abbiamo visto come le minacce

regolamentazione dell’uso e gestio-

matico rischino di portare cambia-

trezzature necessarie (affidata ai

romagnola per come lo abbiamo vi-

Piano degli arenili che costituiscono

dunque si pone come domanda se

banistico ed edilizio (RUE).

territorio sia una strategia vincente

Nonostante al momento non esista

gli eventi futuri. Per questo sono sta-

riale che mette a sistema

costa romagnola:

zione specifiche per lo sviluppo del

MACROSCENARIO I: si ipotizza

cambiamenti climatici, sono stati

dattamento si incrocino varie misure

per la promozione del turismo soste-

tori di pianificazione, per i quali esi-

e sensibilizzazione che hanno l’effet-

esempi sono la gestione della comu-

ni, prevenzione e mitigazione degli

la gestione dell’arretramento della salvaguardia delle coste); la

rappresentate dal cambiamento cli-

ne dell’arenile comprese tutte le at-

menti al settore turistico della riviera

Comuni attraverso la redazione del

sto e immaginato finora. Questa tesi

parte integrante del Regolamento ur-

mantenere la vocazione turistica del

una pianificazione strategica settomisure gestionali o di programma-

quando si tratti di programmare per ti ipotizzati due macroscenari per la

91


la drastica diminuzione delle pre-

senze turistiche sul litorale a causa dei cambiamenti climatici, e la successiva ondata di investimenti in altri settori del turismo come quello

dell’entroterra, o la delocalizzazione

del turismo balneare, che porterà a dover convertire a nuova destinazio-

ne tutte le infrastrutture e strutture del turismo balneare (basti pensare

al numero di alberghi e attività ricettive che andrebbero in disuso). Per questo cessa la necessità di man-

tenere e alimentare le spiagge con

ripascimenti, a cui consegue il naturale arretramento della linea di riva, e la priorità nel difendere in maniere

aderente e rigida edifici e strutture a rischio, andando però a impattare

profondamente gli ecosistemi marini. Il risultato è un profondo irrigidimento del litorale.

MACROSCENARIO II: si ipotizza la necessità economica di man-

tenere la vocazione turistica della

92

Riviera, però sotto una nuova luce. Gli investimenti sono orientati verso nuovi modelli di turismo di balne-

azione, puntando sugli interessi di un turismo ecologico, ambientale e

di coscienza. Le infrastrutture sulla spiaggia subiscono quindi delle

trasformazioni. La progettazione dei litorali è basata sui cambiamenti do-

vuti alla crisi climatica, e le strategie per l’arretramento o accrescimento della linea di costa non seguono

più logiche economiche ma di integrazione tra gli elementi. Si cercano

quindi delle alternative al modello difensivo del muro + ripascimento che ha caratterizzato molti dei sistemi

attuali, pensando a nuovi profili litoranei che siano in grado di adattarsi

al cambiamento, creando un litorale sempre più resiliente.

La tesi scegli dunque di sviluppare

la parte progettuale a partire dal secondo macroscenario, per la mag-

giore fattibilità delle opzioni dovute all’importanza del settore turistico,


soprattutto a breve e medio termine. In questo macroscenario di costa, si inserisce quindi Gabicce, ultima spiaggia

93


94


95


96


5.GABICCE, ULTIMA SPIAGGIA

97


Gabicce Mare è il primo comune

della costa marchigiana, confinante

con la vicina Cattolica (RN) da cui

è separato dal torrente Tavollo. Il comune conta una popolazione di 5711 abitanti e geograficamente si trova in provincia di Pesaro Urbino.

Sorgendo però sull’ultimo tratto del Golfo di Rimini, la cosiddetta Baia degli Angeli, è considerato l’ultimo

comune della Riviera Romagnola, con la quale condivide le caratteristi-

che climatiche, morfologiche e pae-

saggistiche se non per alcuni fattori d’eccezione.

Storicamente l’aggregato urbano primordiale fu quello di Gabicce Monte, sul promontorio del Monte San Bartolo dove si insediarono i primi

abitanti in epoca romana. Nel Medioevo invece Gabicce fece parte del Ducato di Urbino, mentre nel XVII

sec. entrò sotto il dominio dello Stato della Chiesa. Fu però a seguito della

Prima Guerra Mondiale che Gabicce

Mare conobbe uno sviluppo economico crescente, e fu costruito il primo tratto del porto a confine con Cattolica, che permise il potenziamento

delle attività di pesca e turismo tanto

che la porzione a “mare” del comune divenne la più importante.

98

Gabicce Mare seguì poi le tendenze tipiche degli altri insediamenti della

riviera, crescendo insieme al boom economico e turistico degli anni

’60-’70 del Novecento, stabilendosi come polo attrattivo, nonostante le dimensioni ridotte rispetto ad altri co-

muni. La presenza di alcuni locali da ballo come l’Eden Rock a Gabicce

Monte e successivamente il Mississippi, palafitta sulla spiaggia a mare

contribuiscono ad attirare l’attenzione anche del divertimento notturno.

Dal punto di vista turistico è estremamente legata alle città del territo-

rio limitrofo, di cui adotta il modello di insediamento e tessuto urbano,

e le attività economiche. Per quanto riguarda i collegamenti, Gabicce Mare è raggiungibile in autostrada

tramite il casello Cattolica-S.Giovanni-Gabicce, o la stazione ferroviaria ubicata anch’essa a Cattolica.


99


5.1 LA SPIAGGIA DI GABICCE MARE

5.1.1 CARATTERISTICHE E DIFESA

La spiaggia ha caratteristiche sedi-

La spiaggia di Gabicce Mare pre-

sua vicina Cattolica. Si evidenziano

ratteristiche comuni all’intero litorale

di ghiaia, il cui apporto solido princi-

circa 2 km ed ha un profilo sabbio-

il torrente Tavollo.

del torrente Tavollo al confine con

La difesa della costa è sempre sta-

Bartolo con le sue falesie a Est. È

tratto di costa. Le prime opere artifi-

montano-collinare che distingue la

quelle aggettanti del porto canale di

della riviera, regalando una poten-

cessivamente si realizzò un pennello

al piccolo comune per la ricchezza

poi trasformato in molo e successi-

fre sull’Adriatico.

cui si costruì il locale Mississippi.

senta per la maggior parte le ca-

la presenza del 94% di sabbia e 6%

della Riviera Romagnola. E’ lunga

pale sono la falesia del san Bartolo e

so, e si estende tra il porto canale

100

mentologiche perlopiù analoghe alla

Cattolica a ovest, e dal Colle San

to un assunto importante per questo

proprio la presenza di questo sfondo

ciali ad essere state realizzate sono

località gabiccese dalle sue sorelle

cattolica, utili per i pescherecci. Suc-

zialità paesaggistica non indifferente

di scogli sulla spiaggia di Gabicce,

ambientale e per i rari scorci che of-

vamente prolungato con il pontile su


101


Le condizioni meteoclimatiche e la forte erosione che negli anni ha col-

pito il territorio, ha spinto fin dagli

anni ’50 a difendere sempre più rigi-

damente la costa con barriere e pen-

nelli di massi, per evitare danni alla falesia e alle costruzioni del primo fronte mare. Vengono posti dei brevi tratti di scogliere foranee poi salpa-

ti o sepolti sotto sedimenti, sostituiti negli anni ’60 con barriere foranee a 100 m dalla riva, modificate poi nel

tempo per costituire un più ampio litorale sabbioso.

Negli anni ’80 si inizia anche ad alimentare la spiaggia con ripascimen-

ti, e vengono aggiunte altre barriere

parallele per combattere la crescente erosione e l’arretramento della

costa. Negli anni ’90 il profilo della

spiaggia viene chiuso con l’aggiunta

delle ultime opere rigide emergen-

ti, realizzando un continuo unico di elementi, ma frastagliato per la loro

disposizione disomogenea e i varchi di dimensioni diverse uno dall’altro.

Negli anni 2000 il litorale viene difeso

solamente con ripascimenti costanti quasi ogni stagione, che limitano

l’effetto erosivo e permettono di mantenere la linea di riva quasi stabile.

102

Le problematiche maggiori vengono riscontrate nella parte sud della

spiaggia, in corrispondenza della falesia, dove l’erosione fa scomparire del tutto la lingua di sabbia alla base

del colle. Nel 2008 viene realizzata una nuova aggiunta alla marina del porto canale di Cattolica, che arriva a ospitare fino a 200 posti barca.

L’ultimo intervento registrato sulla spiaggia invece risale al 2016, quan-

do il Comune decide di rinnovare il

sistema di barriere, sovrapponendo

nuovi massi ad alcune delle preesistenti, e riallineando altre in modo da averle distribuite su un unico asse.

La difesa della costa oggi si presenta dunque come una serie di 21 barriere (di cui 16 nuove e 5 preesisten-

ti) parallele alla costa, che chiudono il mare formando quasi una laguna.

I primi 7 di questi nuovi scogli sono

stati sovrapposti a quelli precedenti,

e raggiungono 1,5 m s.l.m di altezza e 3 m di larghezza, mentre gli ultimi

9 verso il colle sono stati realizzati ex

novo, e emergono dall’acqua di ben 2,20 m s.l.m e hanno una larghez-

za pari a 4,5 m. Hanno quindi due

sezioni differenti, ma la percezione che si ha osservandoli dalla riva del

mare, è comunque che interrompano la visione continua della linea dell’o-


rizzonte e racchiudano la spiaggia come in una laguna. Infatti i varchi lasciati tra un elemento e l’altro sono

di 16 e 20 metri, mentre le barriere variano dai 66 ai 72 m.

Questo intervento, fortemente cri-

ticato da alcuni, ha permesso però l’allargamento, anche grazie a ripascimenti, della spiaggia di levante alle pendici della falesia, dove prima

con poco gradimento da parte dei bagnanti. Su queste strutture non è

poi possibile salire, per motivi di si-

curezza, nonostante alcuni temerari abbiano tentato di farne un uso ricreativo all’inizio.

Risultano quindi dei monoliti massic-

ci disposti sull’acqua, di dubbia efficacia ma di sicuro poco gusto nel loro inserimento nel paesaggio.

l’erosione costiera arrivava a sca-

5.1.2 ELEMENTI NATURALI

tazione della spiaggia con sabbie

La spiaggia di Gabicce è da consi-

tata un’azione indispensabile per

Se da un lato la sua caratteristica

vare proprio la montagna. L’alimen-

provenienti da fonti esterne è divenmantenere le dimensioni dell’arenile

necessarie alla domanda turistica odierna. Inoltre, durante l’inverno le

spiagge sono difese con dune invernali e accumuli di alghe e sedimenti.

Ciò nonostante le problematiche legate a questa disposizione difensiva

sono varie, di tipo tecnico ma anche paesaggistico. Oltre all’impedimento di visuale verso l’orizzonte, citato prima, questo bacino chiuso ha proble-

mi di idrodinamismo e scorrimento

delle acque, che tendono a stagnare e a favorire quindi il proliferare di organismi vegetali. Questo ha portato in alcuni anni a un aumento dei

depositi di alghe sul bagnasciuga,

derarsi come un ecosistema ibrido. preponderante rimane l’antropizzazione intensa del suo fronte mare,

con il tessuto costruito che arriva fino all’arenile, dall’altro presenta accen-

ni di naturalità e importanza paesisti-

ca grazie alla presenza del Colle San

Bartolo. Il Parco del Monte San Bartolo è gestito da un Ente apposito e suddiviso in due macro aree: quella

interna tra la statale Adriatica n. 16 e la Provinciale n.44, costituita da territorio principalmente rurale, e quella verso mare che va dalla strada pro-

vinciale alla costa. Quest’ultima, che

include anche la porzione di spiaggia sottostante le falesie di Gabicce,

è sicuramente la più interessante dal punto di vista ambientale e natura-

103


104


listico, ma anche la più vulnerabile.

Non possiamo ritenere la spiaggia di Gabicce come una spiaggia naturale, in quanto sono da tem

po scomparsi i sistemi di dune che una volta alimentavano le sabbie, e l’apporto di sedimenti è scarso e in-

sufficiente, rendendo indispensabili

ripascimenti continui. Altro elemento particolare, è la presenza delle

praterie di fanerogame che abitano

le acque di balneazione della parte orientale della spiaggia, che hanno

connotazione positiva per quanto riguarda la biodiversità e ossigena-

zione delle acque, ma hanno recato

disturbi in passato ai fini del turismo balneare.

Il Parco Naturale del Monte San Bar-

tolo comprende la dorsale collinare che va da Gabicce Mare fino al por-

to di Pesaro, ed è il primo promontorio che affaccia sulla costa adriatica percorrendola da nord a sud.

E’ caratterizzato da un susseguirsi ondulato di speroni e valli digradanti verso il mare, con alla base alcune spiagge sottili di ghiaie e ciottoli. La

falesia del colle San Bartolo, cioè la

porzione facente parte del comu-

ne di Gabicce, è il risultato di una successione di strati sedimentari complessi: rappresenta la formazio-

ne litologica più antica (Schhiler e gessoso-solfifera), mentre gli affiora-

menti sovrastanti riguardano terreni arenaceo-pelitici della formazione

di San Donato, sovrastati a sua volta dalla Formazione Colombacci.

Per la conformazione degli strati, la

loro esposizione a venti, mareggia-

te e erosioni, il 31,6% della costa del colle di Gabicce risulta in frana. Vari sono i fattori che determinano l’instabilità della falesia, a cui si ag-

giunge l’erosione al piede del monte per il moto ondoso e i fenomeni di dilavamento che fanno scorrere i detriti verso mare. Risulta importante quindi tenere in considerazione l’e-

ventuale azione di consolidamento

per la falesia, considerando anche che la progressiva erosione potreb-

be interessare un avanzamento fino ai confini di Gabicce Monte, sul pro-

montorio, e rappresentare un pericolo per le strutture. Lo stesso Pia-

no del Parco, descrive la necessità di tutelare gli aspetti geomorfologici per prevenire l’aggravamento dei fenomeni di instabilità presenti (frane e colamenti.

La presenza del Parco è di vitale im-

portanza per il territorio di Gabicce, ma finora è stata data molta importanza ai progetti per la fauna e la

flora che interessano le zone a terra,

105


mentre la parte a mare potrebbe essere molto rivalutata anche nell’otti-

ca del suo potenziale eco-turistico. Infatti l’ambiente marino ha un tasso di biodiversità molto elevato ed è un

ecosistema molto produttivo, per i quali sono attivi numerosi progetti in ambito regionale, nazionale e internazionale.

Dal punto di vista della vegetazione, sul Colle il Piano del Parco individua una area floristica “Falesia tra Gabicce e Pesaro”, dove sono presenti specie protette come la Canna del Reno (Arundo pliniana), essenza

da tutelare secondo la normativa, e

l’area di eccezionale valore botani-

co-vegetazionale “Colle San Bartolo”.

Altro elemento naturale presente

nell’ambito della spiaggia di Gabicce, sono le praterie sommerse di fa-

nerogame marine, le cui specie presenti sono la Cymodocea nodosa, Zostera marina e Nanozostera noltii.

Le fanerogame sono vegetali dotati

di radici, dette rizoma, fiori e foglie

to dell’ambiente marino e pertanto sono protette. Infatti, hanno un ruolo

molto importante poiché grazie alle loro radici stabilizzano i sedimenti, e

con gli apparati fogliari riducono gli

effetti del moto ondoso. Sono anche microhabitat colonizzabili da diverse

specie, e sono fonte di alimentazione quindi per organismi anche di im-

portanza commerciale come pesci e seppie. In aggiunta, contribuiscono alla riduzione a lungo termine della

CO2 disciolta nell’acqua e nell’atmosfera, fissando il carbonio attraverso la fotosintesi. Sono quindi un elemento importante per la mitigazione

degli effetti del cambiamento climatico.

D’altro canto però la loro presenza

agisce come freno all’idrodinamismo

delle acque, problema di cui il litorale di Gabicce soffre particolarmente, e da anni sono anche un disturbo

per la balneazione, in quanto erroneamente ritenute fonti di inquinamento o scarsa qualità delle acque.

a forma generalmente di nastro,

5.1.3 ELEMENTI URBANI

fangosi in ambienti marini, costieri

Il tessuto urbano di Gabicce che

Direttiva UE 92/43 (Direttiva Habitat)

prevalentemente da attività di rice-

che colonizzano fondali sabbiosi e

e lagunari. Sono considerati dalla

106

come elementi qualificanti dello sta-

dialoga con il fronte mare è costituito


107


zione turistica e alberghiera, per la maggior parte hotel a tre stelle, che

si sviluppano longitudinalmente dal

porto canale di cattolica, fino all’inizio della falesia verso Gabicce Monte. In generale il tessuto urbano presenta rari spazi pubblici attrezzati, qualche

piazza alberata, e quasi tutte le strade sono a percorrenza sia carrabile

che pedonale. La spiaggia è chiusa dal porto canale a sud e dal fronte di edifici che raggiungono fino a 8 piani di altezza per la sua lunghezza, ele-

menti rigidi che incorniciano il pano-

rama dell’arenile prima di incontrare gli elementi naturali facenti parte del Colle San Bartolo.

Un elemento importante per l’immagine e il carattere intrinseco della città è il Mississippi. Questo edificio si erge sul mare tramite palafitte ed è raggiungibile attraverso una passe-

rella. Storicamente in quella posizione era stato costruito dapprima un

pennello, una delle prime protezioni

di contrasto all’erosione della spiaggia, successivamente trasformato in

pontile, prolungandolo verso mare, e infine in locale con la costruzione

del Mississippi. Ha nel tempo ospitato locali da ballo e divertimento, per

poi trasformarsi lentamente in luogo di ristorazione, bar e infine cadere in

108

disuso anche per la fatiscente struttura. Il locale è proprietà del dema-

nio marittimo, ma è abbandonato da oltre 10 anni. Recentemente sono

stati attivati dei progetti con alcuni istituti tecnici che hanno studiato la

struttura e realizzato dei rilievi trami-

te drone, per realizzare modelli tridimensionali per eventuali lavori futuri

sull’edificio. A marzo 2019 la Regio-

ne Marche ha stanziato gli ultimi fon-

do per il recupero del Mississippi, ed entro il 2021 ne verrà realizzato un centro polivalente.

Il porto canale di Cattolica invece,

segna la sua presenza sulla spiaggia

di Gabicce tramite il ramo sud della sua struttura, che porta fino al faro, è un elemento rigido ma percorribile

a piedi e in bicicletta, che offre un punto panoramico esposto verso la linea della riviera romagnola a nord, e la parte del Parco del Monte San

Bartolo a sud. Il canale è attraversabile tramite un ponte levatoio più

interno sul corso del torrente Tavollo,

che permette però il collegamento tra i percorsi pedonali dei lungomari di Cattolica e Gabicce.

Grazie alla presenza del promontorio sono presenti diversi punti pano-

ramici sulla spiaggia, che offrono ai fruitori degli scorci interessanti sul


paesaggio della spiaggia urbana e della parte più selvaggia della falesia.

Il primo tratto di spiaggia che va dal

porto canale a ovest, fino alla sca-

linata di Piazza Unità d’Italia, cosiddetto Lungomare C. Colombo, è una

strada carrabile e pedonale schiacciata tra il fronte-mare degli alberghi

che in realtà è il retro degli edifici stessi, e le strutture dei bagni che si

ripetono per tutta la lunghezza. Nonostante sia un viale alberato e con

il giusto spazio per la percorrenza

pedonale, risulta molto sacrificato e

senza attrattiva alcuna. Si interrompe appunto in corrispondenza di quello

che un tempo era l’accesso storico alla spiaggia, cioè la scalinata di

Piazza Unità d’Italia. Oggi, questo accesso è sacrificato e quasi invisibile tra gli edifici e i bar che si tro-

vano attorno, e sarebbe opportuna

una ristrutturazione per ridargli una funzione anche di landmark storico.

discesa verso la spiaggia, circa uno ogni 15 m, che portano a quota intermedia verso una struttura appog-

giata al fianco del rilievo che rappre-

senta un percorso soprelevato con alcuni servizi di ricreazione come

un minigolf e dei bar, e le sottostanti strutture a servizio dei bagni, con le

cabine e altri locali. È una lunga costruzione che affianca la montagna

fino alla strada di accesso carrabile alla spiaggia, che approda dall’al-

to fino al tratto di spiaggia libera di Gabicce. Da questa posizione verso

est la spiaggia inizia a restringersi, e gli ultimi bagni attrezzati sono stretti

in una lingua di sabbia che da 40 m si riduce a 10 m e anche meno, in corrispondenza del bagno 45. Dopo

di che troviamo alcune delle cabine

originarie scavate nella roccia e la

parte finale di spiaggia libera, che porta fino alle pendici più alte del

Colle San Bartolo, dove la sabbia

inizia a mescolarsi con la ghiaia e il paesaggio muta notevolmente.

Dallo scalone verso est, inizia ad

alzarsi il promontorio del Colle San Bartolo, che in questo tratto ancora

urbano fa da quinta agli edifici che proseguono sul fronte mare, questa

volta però in quota. Il tratto vegetato è solcato da numerosissimi percorsi in

109


5.2 GABICCE E I CAMBIAMENTI CLIMATICI Gabicce presenta l’ultima spiaggia

rosione risulta più marcata. Questa

stante la sua posizione favorevole

dell’ultimo intervento di riallineamen-

della riviera romagnola, ma nono-

e la vicinanza estrema con il monte

del San Bartolo, non è immune aglli

to delle scogliere.

effetti negativi del cambiamento cli-

Per la stesura delle strategie di pro-

come descritto in precedenza, non

analizzare la situazione meteocli-

matico. La sua struttura difensiva, permette del tutto di fermare l’erosione della costa, e ha anzi provocato nel tempo un ulteriore squilibrio del sistema di costa.

La tendenza di accumulo dei sedi-

menti è quella di concentrarsi nella zona centrale, in corrispondenza del Missisippi, ed escludere invece

la parte della spiaggia di levante, in prossimità della falesia, dove l’e-

110

tendenza era presente anche prima

getto, è stato necessario dapprima matica del territorio di Gabicce e le

relative complicazioni degli scenari

futuri di cambiamento climatico. Si

è scelto di analizzare le mappe del Rischio e della Pericolosità degli

alluvioni fornite dal PGRA delle due regioni coinvolto, in quanto molto

utili per capire dove gli effetti del cambiamento andranno a colpire. Sono il risultato dell’incrocio delle

classi di danno, assegnate ad ogni


tipo di tessuto e categoria dell’uso

mozione delle strutture esistenti.

tà, tramite una matrice. Sono quindi

Al contrario, nel caso non si agisca

del suolo, con le classi di pericolosi-

fondamentali per la definizione degli

elementi puntuali (come i beni stori-

co- culturali, gli impianti pericolosi,

gli ospedali e i servizi sanitari) e lineari (reti infrastrutturali e di servizio) potenzialmente coinvolti.

Nel caso della spiaggia di Gabicce,

le strutture maggiormente interessate sono sicuramente quelle del-

le attrezzature di servizio balneare e della prima fascia costruita, che

comprendono alberghi, bar, ristoranti e il molo sud del Porto di Cattolica.

Il progetto terrà conto della neces-

sità di difendere l’arenile, ma per le

ipotesi di cambiamento dei modelli esistenti di turismo permetterà la ri-

per aumentare l’adattabilità della spiaggia all’innalzamento previsto di

1,5m (Rahmstof), per gli effetti ampliati della subsidenza e le variabili

di incertezza delle previsioni, queste

strutture sopracitate sarebbero da considerarsi tutte sommerse.

Non si tratta sicuramente di struttuer abitate tutto l’anno, o attività di primaria importanza come ospedali o scuole, ma dal punto di vista dello

spessore economico che rivestono

per il Comune di Gabicce, rappre-

senterebbero una grave perdita. Per questo lo scenario previsto sostiene il settore evitando di modificare la vocazione del litorale e sostenendo

ancora il turismo balneare, ma sotto

111


una chiave di lettura differente. Inoltre, nell’ottica della mitigazione del cambiamento, il progetto pro-

pone alcuni accorgimenti. Si propo-

ne di riutilizzare i massi naturali che compongono le scogliere aggettanti oggi presenti, per collocarle nei nuovi tre elementi a sperone, limite

delle insenature create. Suggerisce la creazione del sistema di trasporti integrato permettendo di limitare

il traffico di veicoli su gomma e favorendo gli spostamenti lenti: treno

di collegamento tra le città, noleggio di vetture elettriche, biciclette,

monopattini, per quanto riguarda le distanze inferiori tra le stazioni e i parcheggi e la destinazione finale, la nuova spiaggia.

Per quanto riguarda il clima, si tiene conto dell’aumento notevole delle temperature, che al 2100 nel caso

non vengano presi i provvedimenti

necessari e si riescano a diminui-

re le emissioni, si aggirerà nei mesi estivi intorno ai 38°-40°C. In ausilio a questa problematica non da poco,

si conterà con la presenza di numerose zone alberate e d’ombra sul lungomare attrezzato, che al giorno

d’oggi è organizzato secondo un’ot-

tica diversa, per la quale ogni stabi-

112

limento offre servizi di ristoro e relax al riparo dalle intemperie.


113


5.3 STRATEGIE, OBIETTIVI, AZIONI Come si denota dalle analisi descritte nei capitoli precedenti, un intervento

a medio termine, in ottica futura di accompagnamento al cambiamento

climatico non può prescindere dal seguire determinate linee guida di adattamento. Non si può infatti ritenere sufficiente, per il successo a lungo termine del sistema spiaggia,

intrecciato così strettamente con quello del turismo, intervenire con un

approccio esclusivamente di recu-

pero e ripristino urbanistico, strategia che viene spesso utilizzata per la riqualificazione dei fronte-mare.

Inoltre, si è ritenuto necessario trattare diversamente in ambito di difesa e

linee generali di progetto, le porzioni di spiaggia del fronte urbanizzato e della falesia.

duano tre strategie principali, con i

conseguenti obiettivi e le azioni necessarie per in disegno.

5.3.1 RENDERE LA SPIAGGIA RESILIENTE

La prima strategia, ritenuta fondamentale per l’intenzione a lungo

termine di poter mantenere il sistema della spiaggia, è quella di tro-

vare un’alternativa più resiliente al

profilo della spiaggia. L’obiettivo è

quello di ridisegnarla seguendo alcune indicazioni di difesa più idonee, resistenti ma allo stesso tempo

flessibili, che si adeguino meglio al cambiamento climatico previsto. La

conformazione attuale infatti non sa-

rebbe in grado di accompagnare e

Per questo per la realizzazione del

masterplan progettuale, si indivi-

adattarsi alle esigenze previste per il prossimo centinaio d’anni, risul-

tando nella perdita di un’importante

RENDERE LA SPIAGGIA RESILIENTE

114

OBIETTIVI

AZIONI

Creare un nuovo profilo della spiaggia in g rado d i accompagnare il c ambiamento climatico, decidendo dove irrigidire o ammorbidire l a linea d i costa.

Nuovi elementi infrastrutturali c on materiali di recupero: Pocket beaches, Reef barriers, Headlands.

Trovare un’alternativa strategica per le tecniche d i ripascimento sabbioso (adattamento).

Ripascimento in s abbia + ghiaia per migliorare la resilienza dell’arenile, elevazione della quota a 2,5 m.

Mitigazione c ome linea guida nella riqualificazione del fronte mare.

Incremento spazi verdi e riduzioni effetto isola di calore, spazi ombrosi.


fonte di sostentamento del territorio, e di interi habitat costieri. Si è deciso

quindi di far salpare le scogliere esistenti e di riutilizzare i massi naturali che le componevano per le nuove strutture difensive.

Tramite simulazioni e studi, si è individuato dove irrigidire o ammorbidire

la linea di costa e si è scelta la tipologia di spiaggia “Pocket beach”, che consiste in delle difese rigide puntuali tipo headlands, a capo di lingue

di sabbia verso mare, che proteg-

gono tre insenature balneabili nel

lato di spiaggia urbana. Per quanto riguarda invece il tratto di spiaggia aderente alla falesia, si sceglie di

realizzare due porzioni di opera difensiva rigida di tipo aderente nella

modalità “reef”. Cioè delle protezioni basse e frastagliate, che scendono gradualmente verso il fondale e imitano la struttura delle barriere coral-

line (senza ovviamente l’elemento corallo), e che permettono la colo-

nizzazione di specie di flora e fauna marina.

Si è ritenuto necessario anche ave-

re come obiettivo quello di trovare un’alternativa valida per sostenere il

nuovo profilo della spiaggia, senza

ricorrere ai tradizionali ripascimen-

ti, che non sarebbero sufficienti a

contrastare l’azione erosiva prevista.

Per questo si decide di elevare l’intero profilo della spiaggia a 2,5 metri s.l.m. con apporto di sedimenti e

sabbia fine (0,1 mm di diametro coerentemente con quella esistente),

ma di proteggere la linea di costa tramite un ripascimento considerato

come difesa intermedia, cioè realizzato in ghiaia (>0,2 mm). Questa fa-

scia difensiva ha una larghezza di 30 m circa e segue indicazioni di pen-

denza e curvatura adeguate di modo che questo nuovo profilo ibrido pos-

sa meglio resistere all’incidenza

del moto ondoso. Una porzione del ripascimento in ghiaia risulta quindi

emersa, e una sommersa, mentre il tratto sabbioso rimane asciutto nei momenti di marea stabile, trovandosi a quota 2,5m.

Un altro degli obiettivi atti alla resilien-

za della spiaggia è l’utilizzo di tecniche di mitigazione ambientale nella riqualificazione più tradizionale del

fronte mare. Vengono sostenuti l’incremento di spazi verdi e permeabili, che dividano il tessuto densamente

costruito dalla porzione dell’arenile, laddove si può creare un percorso

lineare pensato come spazio pubblico per i fruitori della spiaggia e della

115


città. In questo modo si favoriscono le zone d’ombra, indispensabili viste le previsioni di temperature estive in

aumento, e la riduzione dell’effetto isola di calore, oltre che favorire un miglior drenaggio e equilibrio degli strati del sottosuolo.

legamenti tra i poli di approdo, come i parcheggi delle auto e la stazione

Fs, e la spiaggia come soluzione di mitigazione. Questo viene fatto proponendo stazioni di noleggio di

mezzi elettrici accessibili, come bi-

ciclette, monopattini e altro, e la riconfigurazione e sistemazione dei

5.3.2 RIPENSARE L’AMBIENTE DI SPIAGGIA

percorsi tra i poli.

La mitigazione viene sostenuta an-

Ridisegnare l’ambiente di spiaggia non avrebbe senso senza propor-

re anche delle azioni che possano

mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Come abbiamo visto nel

capitolo Si suggerisce quindi di fa-

vorire i trasporti e collegamenti di persone e cose a zero emissioni, al-

lontanandosi dall’ottica del trasporto comodo per favorire quello efficiente

ed ecologico. Il progetto propone la gestione strategica per il raggiungi-

mento del litorale, pensando ai col-

che con la differenziazione tra le nuo-

ve anime della spiaggia, scegliendo di destinare la parte orientale al tu-

rismo a sfondo ambientale e consa-

pevole. Viene istituita la spiaggia del Parco, una zona di respiro dove non sono previste attività di balneazione

o il posizionamento di attrezzature tradizionali, ma dove sono proposte

attività di salvaguardia ed educazio-

ne sull’ambiente marino e di costa del Parco.

L’obiettivo è quello di rendere Gabic-

RIPENSARE L’AMBIENTE DI SPIAGGIA

116

OBIETTIVI

AZIONI

Favorire i trasporti e collegamenti a zero emissioni.

Gestione s trategica tra p archeggi e spazi p ubblici, b ike-sharing e mezzi elettrici a noleggio.

Orientare parte dela spiaggia a un turismo ambientale consapevole.

Parco a Mare: zone d i respiro non attrezzate e attività d i salvaguardia ed educazione sull’ambiente marino.

Gabicce come hub per le nuove tecnologie di adattamento e mitigazione climatica.

Tecnologie d ’avanguardia per l’adattamento del paesaggio marino al cambiamento, come barriere 3 d, dune artificiali..


ce un hub di sperimentazione per le

nuove tecnologie di adattamento e

mitigazione climatica e di studio per

come queste influiscono sugli habitat costieri e sulle zone del parco. La

spiaggia orientale si presta dunque

al test innovativi come la posa di barriere 3d sui fondali, le placche di ripopolamento marino per le barriere aderenti, la colonizzazione vegetale dunale e altri.

ranno non sarà più conveniente dal punto di vista ambientale più che

economico, uno sfruttamento delle spiagge come adesso. Si propone

quindi di realizzare sulla spiaggia dei poli di servizio puntuali, che

forniscano supporto per il noleggio delle attrezzature, non più fisse sul

bagnasciuga, e centri di ristorazione e informazione. Si propone invece di

concentrare le attività sportive in un

centro polifunzionale dello sport nel5.3.1 DIFFERENZIARE L’OFFERTA TURISTICA

La terza e ultima strategia di proget-

to, prevede indispensabilmente di ribaltare la struttura delle concessioni balneari che al momento permettono l’esercizio di noleggio delle attrezzature in modo intensivo sulle

spiagge. Si ipotizza che in un arco di tempo medio lungo, per la profonda trasformazione che le spiagge subi-

la zona adiacente al molo del porto

canale. Queste strutture risultano poter essere flessibili e utilizzabili durante tutte le stagioni dell’anno.

Altro obiettivo è infatti la destagiona-

lizzazione e depressurizzazione del

litorale rispetto al periodo estivo di massima affluenza. Si intende realizzare e trattare gli spazi di servizio per

la spiaggia come spazio pubblico di incontro e attività per la cittadinan-

za, non strettamente collegato alle

DIFFERENZIARE L’OFFERTA TURISTICA OBIETTIVI

AZIONI

Ipotizzare un’alternativa a lle concessioni balneari per un’impronta meno impattante sul’arenile.

Servizi balneari puntuali lungo il litorale, funzionali e flessibili in base alla stagione.

Destagionalizzare e depressurizzare rispetto al periodo estivo.

Spazio pubblico attivo anche i n bassa stagione, potenziare r ete di trasporti verso a ltre destinazioni ( entroterra, appennino..).

Fornire nuove attività tra l a città e il mare oltre la balneazione.

Percorsi e attività sul lungomare, cultura, arte, wellness, educazione e ambiente.

117


imprese di balneazione. Allo stesso

mare, offrendo luoghi di cultura, arte,

verso altre destinazioni come i bor-

ne, dove oggi l’offerta è semplice-

tempo si potenzia la rete di trasporti ghi e paesi dell’entroterra Marchigiano e dell’appennino Romagnolo, che posso offrire soluzioni di respiro all’affollatissimo litorale estivo.

Si intende quindi fornire degli nuo-

vi spazi per le attività tra la città e il

118

wellness, divertimento ed educaziomente monotematica.


119


120


121


5.4 PROPOSTA PROGETTUALE

5.4.1 LA SPIAGGIA URBANA

gia. La loro funzione principale rima-

Seguendo le linee guida date dall’e-

erosivo delle onde del mare, in azio-

getto propone la realizzazione di

mento previste.

zione della linea di costa. A seguito

Per la completezza di questo tratto

possibili, tenendo presenti le tipolo-

qualificazione più “comune” del per-

località turistiche come Barcellona,

rimarrà la strada carrabile di servizio

realizzazione lungo il waterfront di

ma che sarà affiancata da percorsi

di tipologia pocket-beach. Queste

alberature e coperture temporanee

ne di tre barriere artificiali emergenti

calore e dal sole. Tramite questi per-

e di altezza massima uguale a 3 m.

zate a servizio (polo sportivo, aree

tre praticabili ai pedoni per avere

e riposo, paleste all’aria aperta), che

laborazione delle strategie, il pro-

una nuova tipologia di conforma-

122

ne erò quella di contrasto all’effetto ne congiunta con le azioni di ripasci-

dell’osservazione di diversi profili

di spiaggia, si propone inoltre una ri-

gie di spiaggia del Mediterraneo e di

corso del lungomare Colombo, dove

Marsiglia e altre, si è optato per la

per le attività presenti sulla spiaggia,

Gabicce, di tre insenature balneabili

pedonali e ciclabili, con isole verdi,

sono rese possibili dalla realizzazio-

(per la stagione estiva) di riparo dal

e puntuali, costruite in massi naturali

corsi si raggiungono le aree attrez-

Questi elementi rigidi sono resi inol-

pic nic, parco giochi, aree di respiro

punti di vista particolari sulla spiag-

rendono la spiaggia urbana usufrui-


bile in tutte le stagioni.

dalla natura diametralmente opposta

La necessità di creare uno spazio

bero convivere qualora l’accesso e

pubblico ambio e funzionale nasce

dalla quasi inesistenza di luoghi di incontro e attività pubblici, e il nuovo

profilo della spiaggia si presta così

come elemento catalizzatore di altri processi urbanistici e di sviluppo del paesaggio.

5.4.2 LA SPIAGGIA CENTRALE Il sistema della spiaggia centrale funge da filtro tra i due ambiti limi-

trofi della spiaggia urbana e della

spiaggia del Parco. La necessità di creare una zona intermedia nasce

di queste due, le quali non potrebla percorrenza dall’uno all’altro fosse visibilmente e progettualmente libera. Per questo la proposta utilizza la

modellazione del terreno per creare

dei terrazzamenti vegetati e in futuro

percorribili, allungando il profilo della spiaggia tra la scala monumentale

e il Colle San Bartolo. Viene sfrutta-

ta la presenza del percorso rialzato esistente, che necessita una riqualificazione, e sotto il quale oggi si tro-

vano le cabine dei bagni. Il progetto, ipotizzando la cessazione delle con-

cessioni balneare, non si servirà più

delle cabine, che verranno coperte dai terrazzamenti per integrare nel

123


paesaggio l’elemento cementizio del

di vario genere.

correnza esclusiva a pedoni e bici-

clette, in quanto rappresenta uno dei

5.4.3 LA SPIAGGIA DEL PARCO

spiaggia del Parco.

La spiaggia del Parco a Mare preve-

Inoltre, dallo studio del tessuto ur-

solidamento ai dissesti idrogeologici

percorso elevato. Questo, è di per-

modi per raggiungere l’accesso alla

bano, risulta chiara la mancanza di spazi pubblici per eventi, cultura e manifestazioni nella città, dove i pochi spazi ritagliati tra gli alti edifi-

ci per l’ospitalità turistica, lasciano scarso spazio per l’incontro della comunità, e quelli esistenti appaiono

mal progettati nel insieme urbano. Per questo la spiaggia centrale con

la modellazione del terreno e l’inizio

del dislivello, permette di ritagliare un teatro all’aria aperta e l’intero per-

corso rialzato che si presta a attività

124

de innanzitutto un intervento di conpresenti, che continuano a causare frane e dilavamenti del terreno ver-

so mare, così come la protezione tramite l’unione di elementi rigidi e

solidi del piede della falesia. Questo

intervento ha come scopo secondario ma non meno importante, favori-

re la naturalizzazione spontanea del territorio tramite specie autoctone,

che siano in grado di fornire un ulteriore ausilio al consolidamento del terreno. Il progetto propone quindi la

realizzazione di terrazzamenti trami-


te materiale idoneo, che scendano

gradualmente verso il mare, fissati

tramite elementi strutturali e ricoperti

con reti di geo tessuto, dove inserire gli innesti di vegetazione. In questo

modo, coerentemente con le linee guida del parco, si danno strumenti

utili alla riqualificazione dell’aria tramite rimboschimento, e la possibilità di colonizzazione delle opere di con-

solidamento da parte della canna del Reno, specie protetta.

La spiaggia del Parco è pensata

come un’unità del Parco del Monte

San Bartolo, dove l’ente possa proporre attività di ricerca, sperimenta-

zione ed educazione sulle tematiche del medio ambiente e delle spiagge

non solo limitrofe. Per questo si presta come hub tecnologico, e lascia

ampio spazio all’implementazione di nuove avanguardie come ad esem-

pio le barriere 3d per la protezione della fauna e flora marina. Qui sono possibili visite guidate grazie all’istituzione della Casa del Parco, pen-

sata come punto di ingresso e riferimento per l’unità della spiaggia.

125


126


127


128


6.CONCLUSIONI

129


130


In conclusione il progetto mostra

come sia possibile avere un approccio diverso alla progettazione del paesaggio della costa, uscendo leggermente dagli schemi tradizionali

di difesa perlopiù esclusivamente rigida.

Nonostante non si sia certi delle pre-

stazioni effetive del profilo proposto,

per le quaii sarebbero necessari degli attenti calcoli tecnico-scientifici e

ingegneristici, è interessante capire

come ci si possa avvicinare ad approcci più ibridi di adattamento del

paesaggio delle coste, pur mantenendo le priorità di sfruttamento economico territoriale.

Si è volutamente esclusa l’opzione secondo la quale il turismo sia un settore in perdita su cui gli investi-

menti cesseranno, in quanto non è uno scenario attendibile secondo le

previsioni dell’Osservatorio e le ten-

denze generali degli arrivi nel territorio. Pensare la Riviera senza turismo,

vorrebbe dire sradicarne la sua es-

senza, fondata su quasi più di un secolo di sviluppo, attività produttive,

commerciali e di vario genere che sostengono i suoi abitanti.

Gabicce può così proporsi come

per altre località litoranee che necessitino una gestione meglio integrata del fronte mare balneabile, e desiderino applicare un approccio più

resiliente e attento date proiezioni di cambiamento climatico a medio termine. L’esempio proposto tratta

semplicemente l’area destinata all’a-

renile, e non avanza ipotesi per il

tessuto urbano, azione che sarebbe sicuramente necessaria per la realizzazione di un intervento completo.

Così come non avanza proposte di alternative efficaci alle concessio-

ni balneari che oggi gestiscono le spiagge, pensando che in futuro si

possano attivare modalità gestionali differenti, a seconda della domanda presente. Sicuramente bisogna tener conto della multidisciplinarietà

necessaria in azioni di riqualificazione del genere dove si intrecciano settori molto diversi tra loro, ognuno con le proprie necessità e interessi.

E’ però fondamentale l’importanza che oggi riveste l’adattamento al cambiamento climatico vista la crisi

che stiamo attraversando, e le tendenze progettuali da adottare per un paesaggio più resiliente.

esempio di intervento specifico di adattamento, ma osservabile anche

131


132


7.FONTI

133


BIBLIOGRAFIA * sul paesaggio costiero Balducci V., Orioli V. (a cura di), Spiagge Urbane: territori e architetture del turismo balneare in romagna., Milano, 2013 Clément G., Breve storia del giardino, Quodlibet, 2012. Clément G. and De Pieri F., Manifesto del Terzo paesaggio, Quodlibet, 2005 Turi E., Semiologia del paesaggio italiano, pp. 274-293 I mutamenti regionali: lo slittamento verso le coste, Marsilio, 2014 Giovannini C., La Spiaggia come problema storico: uso e percezione, in Rivista italiana di telerilevamento, pp. 45 - 54, 2010 * sul cambiamento climatico Antonioli F., Variazioni relative del livello dei mari - previsioni degli impatti sulle coste italiane e del mondo, ENEA, 2016 Arpa - Emilia-Romagna, L’Erosione costiera, un fenomeno in atto, Ecoscienza n°6, 2014 Arpa - Emilia-Romagna, Le mareggiate e gli impatti sulla costa in Emilia-Romagna 1946-2010, 2011 Arpae - Emilia-Romagna, La subsidenza della fascia costiera emiliano-romagnola: storia, problemi, prospettive, 2007 Legambiente, Il consumo delle aree costiere italiane: la costa marchigiana, Luglio 2011 Legambiente, Il consumo delle aree costiere italiane: la costa emiliano-romagnola, Giugno 2013 European Environment Agency, Climate change adaptation and disaster risk reduction in Europe, EEA, 2017 Emanueli L., Lobosco G., Evolving waterscapes by relying on instability, Sealine Unife, 2016 ISPRA, Ripristino degli ecosistemi marino-costieri con tecniche di ingegneria naturalistica, a cura di Brecciaroli B. * sul turismo della riviera Berrino A., Storia del turismo in Italia, Il Mulino, pp. 127-141 e pp. 240-304, 2011

134


Dallaglio M., La riviera romagnola: un caso di sviluppo economico tra modelli elitari e turismo di massa, pp. 466-469 in L’Emilia Romagna, Einaudi, 1997 Dall’Ara G., La storia dell’industria turistica riminese vista attraverso 50 anni di strategie, Francoangeli, 2002 Arpa - Emilia Romagna, Report turistico-ambientale della provincia di Rimini, 2015 Battilani P., Dal turismo di massa al turismo relazionale: la Riviera Romagnola, L’Italia e le sue regioni, Treccani, 2015 Emanueli L., Lobosco G., RR Gabicce, technical report, 2013 Emanueli L., Lobosco G., RR Cattolica, technical report, 2015 Emanueli L., Lobosco G., Tourism-Atlas: strategie di sviluppo e gestione delle trasformazioni indotte dal turismo in destinazioni sia consolidate che emergenti, articolo, 2017 Emanueli L., Lobosco G., Infrastrutture e turismo: nuove relazioni e strategie di riconversione, conference paper, 2015 Farné E., Nuovi paesaggi costieri: dal progetto del lungomare alla gestione integrata delle coste, strategie per le città balneari, Quaderni sul paesaggio, Regione Emilia-Romagna, 2007 Regione Emilia-Romagna, Rapporto annuale sul movimento turistico e la composizione della struttura ricettiva (alberghiera e complementare) dell’Emilia Romagna - Anno 2016, Bologna, 2017 University of Cambridge, Climate Change: Implications for Tourism, Key Findings from the IPCC AR5, 2014 * sulla difesa della costa Idroser, Le opere a mare: caratteristiche ed effetti sul litorale. - Bologna : Idroser, 1984. - 200 p. ; 31 cm.: B. Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna Arpa Emilia-Romagna, Annuario regionale dei dati ambientali, 2010 Arpa Emilia-Romagna, Stato del litorale emiliano-romagnolo al 2012: erosione ed interventi di difesa. I Quaderni di Arpa, Bologna, 2016 Arpa - Emilia-Romagna, Mare e Costa: politiche e azioni per la protezione del sistema costiero in Emilia Romagna, Ecoscienza n°3, 2017 Regione Emilia-Romagna, COASTANCE - Strategie e strumenti di gestione della costa in Emilia-Romagna, Servizio Difesa del Suolo, della Costa e Bonifica, 2011

135


Perini L., Lorito S., Calabrese L., Il Catalogo delle opere di difesa costiera della Regione Emilia-Romagna, Studi costieri, 2008 Pranzini E., La forma delle coste: geomorfologia costiera, impatto antropico e difesa dei litorali, Zanichelli, 2004 Regione Emilia-Romagna, Analisi delle dinamiche di land cover in Emilia-Romagna (1850-2010), Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli, 2010 Regione Emilia-Romagna, Analisi delle dinamiche di land use - definizione del contesto Nazionale, Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli, 2010 Regione Emilia-Romagna, Dossier: Dinamiche di uso dei suoli: analisi per l’Emilia-Romagna tra il 1850 e il 2003, European Environment Agency, 2010 Regione Emilia-Romagna, Tutela degli ambienti acquatici e della fauna ittica: i progetti finalizzati delle Province dal 2001 al 2005, Assessorato attività produttive, sviluppo economico e piano telematico, 2013 Regione Emilia-Romagna, Proposta di Protocollo per la realizzazione/restauro della copertura vegetale di dune sabbiose costiere, Servizio Difesa del Suolo, della Costa e Bonifica, 2009 * sull’urbanizzazione della riviera Zardini M., NoMare: nascita e sviluppo della metropoliriviera, Editrice Compositori, 2006 Orazi M., La conurbazione medioadriatica: storia dell’architettura e delle città romagnole 1945-2015, presentazione, 2016 Ass. Culturale Il Fortino, Magica Gabicce : ospitalità e turismo a Gabicce Mare nell’opera di Silvano Magi (1930-2014), Gabicce Mare, 2015 Ass. Culturale Il Fortino, Signorina, balla? : Gabicce Mare e i suoi locali dal 1920 al 1970, Gabicce Mare, 2016 Provincia di Rimini, Assessorato al Turismo, Naturale - Ambiente e paesaggi del territorio riminese, Riviera di Rimini Travel Notes, 2012 Vespasiani S., Città stagionali: rigenerazione urbana oltre il turismo. Milano, Francoangeli, 2014

136


SITOGRAFIA www.legambiente.it www.regione.emilia-romagna.it www.regione.marche.it www.arpae.it www.enea.it www.ipcc.ch www.cmcc.it www.emiliaromagnaturismo.it www.turismo.marche.it www.isprambiente.gov.it www.erosionecostiera.isprambiente.it www.eurosion.org www.istat.it www.ucer.camcom.it www.ontit.it

137


138


8. GLOSSARIO

139


ARPAE - Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia Romagna

ENEA - Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile

ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale IPCC - Intergovernamental Panel on Climate Change

GIZC - Piano di Gestione Integrata della Zona Costiera PGRA - Piano di Gestione del Rischio Alluvioni

PNACC - Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici TERMINOLOGIA Adattamento:

la capacità dei sistemi, delle istituzioni, degli esseri umani e degli altri orga-

nismi di adattarsi a danni potenziali, per trarre vantaggio dalle opportunità o per far fronte alle conseguenze (IPCC, 2014) Allagamento:

l’allagamento temporaneo, anche con trasporto ovvero mobilitazione di se-

dimenti anche ad alta densità, di aree che abitualmente non sono coperte d’acqua. Ciò include le inondazioni causate da laghi, fiumi, torrenti, eventualmente reti di drenaggio artificiale, ogni altro corpo idrico superficiale anche

a regime temporaneo, naturale o artificiale, le inondazioni marine delle zone

costiere ed esclude allagamenti non direttamente imputabili ad eventi meterologici (GIZC)

Erosione costiera:

Processo di asportazione di sedimento dalla spiaggia (caso Emilia-Roma-

gna) e/o dalla falesia, determinato dall’azione delle onde, correnti di marea o dal vento. L’erosione si verifica principalmente in eventi meteo marini intensi

e provoca l’arretramento della linea di riva e l’abbassamento della superficie topografica di spiaggia. Il tasso di erosione è generalmente espresso in Volume/lunghezza/tempo (anno), oppure in termini di arretramento della linea di riva m/anno - Geoportale Emilia Romagna

140


Habitat naturali:

Zone terrestri o acquatiche che si distinguono grazie alle loro caratteristiche geografiche, abiotiche e biotiche, interamente naturali o seminaturali - Diret-

tiva 92/43/CEE Conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatica Lido:

Zona di riva bagnata dalle acque fino al punto che viene coperto dalle ordi-

narie mareggiate, estive ed invernali, escluse quelle dei momenti di tempesta Marea astronomica:

moto periodico di ampie masse d’acqua (laghi, mari e oceani) che si innalzano (flusso, alta marea) e abbassano (riflusso, bassa marea) per effetto dell’attrazione della lune e del sole e della rotazione terrestre. Mitigazione:

in generale è la riduzione ad una misura più tollerabile, o conveniente o an-

che favorevole, di un qualche evento o stato che ha presupposti negativi. Per mitigazione dei cambiamenti climatici si intende qualsiasi intervento umano

che riduca le fonti (sources) di rilascio, o rafforzi e potenzi le fonti di assorbimento (sinks) dei gas serra. [IPCC, 2014] Pericolosità (hazard):

il potenziale verificarsi di un evento o di un trend naturale o provocato dall’uo-

mo, o di un impatto fisico, che potrebbe causare perdite umane o altri impatti sulla salute, così come pure il danneggiamento e la perdita di proprietà, in-

frastrutture, mezzi di sostentamento, fornitura di servizi e risorse ambientali. Nel rapporto IPCC WGII AR5 il termine hazard si riferisce di solito a eventi o trend fisici correlati al clima, o ai loro impatti fisici. [IPCC, 2014] Resilienza costiera:

Capacità intrinseca della costa di reagire ai cambiamenti indotti dalla varia-

zione del livello del mare, dagli eventi estremi, dagli sporadici impatti antropi-

ci, mantenendo inalterate le funzioni del sistema costiero per un periodo più

141


lungo - European Commission - Eurosion Report 2004 Spiaggia

tratto di terraferma contiguo al lido che risulti relitto dal naturale ritrarsi delle acque ma pur sempre idoneo ai pubblici usi del mare. Rischio:

Il rischio è spesso rappresentato come la probabilità del verificarsi di eventi o trend pericolosi, moltiplicata per le conseguenze, impatti che si avrebbero

se questi eventi si verificassero. Il rapporto WGII AR5 dell’IPCC valuta i rischi correlati al clima. [IPCC, 2014] Subsidenza

Fenomeno di abbassamento del livello del suolo dovuto ad azioni congiunte antropiche e naturali, che hanno ripercussioni sul substrato terrestre e provocano un movimento verticale. Queste possono essere i fisiologici movimenti tettonici, oppure le eccessive trivellazioni e lo sfruttamento dei giacimenti sottomarini o sotterranei.

Tracimazione: fenomeno di scavalcamento di una duna o di una difesa costiera (argine) dovuta all’effetto di wave run-up e/o del surge che determina-

no un innalzamento della cresta dell’onda. Il fenomeno è spesso accompagnato da un trasporto di sabbia verso terra. Vegetazione psammofila:

dal geco:psammos = sabbia, e filos =amico, piante adatte ed amanti degli ambienti sabbiosi e talvolta anche ad alto tasso salino.

Vulnerabilità: la propensione o la predisposizione a essere influenzati sfavorevolmente. Il termine vulnerabilità abbraccia una molteplicità di concetti, tra cui la sensitività o suscettibilità al danno, e la mancanza di capacità a resistere e adattarsi. [IPCC, 2014]

142


143


144


9. RINGRAZIAMENTI

145


Grazie: Al prof. Luca Emanueli, Gianni Lobosco e Massimo Tondello per la profes-

sionalità e le competenze con cui mi hanno aiutata in questo percorso di tesi non poco travagliato.

À professora Marta Maria Sella Gabardo, pela confiança ao longo destes anos, por ter me apoiada desde a primeira aula de paisagismo e mesmo à distância ter acreditado em mim.

A Luigi e Agnese, senza di voi non sarei arrivata fin qui. Grazie per l’infinita pazienza e per avermi sostenuta nonostante le difficoltà. A voi dedico que-

sto lavoro per ciò che dopo tutto rappresenta per me, spero di avervi resi orgogliosi.

A Gabriella e Giancarlo, vicini di casa più che graditi e simbolo del briciolo

di architettura che scorre nel mio sangue. Grazie per essere ogni giorno un grande esempio d’amore e per volermi bene.

Ad Alberto e Cettina, che Gabicce l’amavano tanto e mi guardano da lassù. Mancate ogni giorno.

A Max, che ha visto il peggio e spero il meglio di questo percorso. Grazie perchè mi sei stato affianco ogni giorno incondizionatamente, e per avermi tenuta per mano, questa tesi non sarebbe decollata senza di te. Camminare insieme è bellissimo.

A Carol, amica avventuriera e compagna di viaggi, per darmi sempre quel

briciolo di ottimismo e positività. Grazie per i consigli e le chiacchierate notturne, per esserci anche virtualmente, sempre, nel momento del bisogno e incontrarmi nei luoghi più impensabili di questo mondo. Un brindisi ai prossimi incontri.

A Micol, splendida scoperta, sorpresa continua e immancabile supporto.

146


Grazie per avermi coraggiosamente sostenuta quando non credevo in me,

per i prestiti tecnologici non da poco e per capirmi al volo, nella mia complessità. Grazie per aver vagabondato insieme a me in terre straniere.

A Fra per le innumerevoli nottate di progetto, l’attenzione ai dettagli, le risate

e le serate seguite da immancabile disagio. Grazie per averci tenuti un po’ incollati tutti insieme.

A Pietro, e ai suoi simposi letterari che prendevano strane pieghe. Grazie per

le risate genuine e le tue fisse, per avermi mostrato Assisi e le sue meraviglie. A Chiara, per il nostro fortuito incontro quel primo giorno di lezione, per essere sempre stata un’amica diretta e sincera anche quando ci si perde di vista per un po’.

A Sara e alla sua casetta piano terra, grazie per avermi sempre aperto la porta e per il tuo modo unico di essere amica.

A Michi, per le avventure da coinquiline curitibane e lo stress delle nottate al

computer. Grazie per le serate condivise, per aver adottato un gatto insieme, e per esserci sempre per confrontarsi quando serve.

A Beppe, che ha resistito insieme al nostro branco di matte, per non aver mai detto di no a un pão de queijo o a un porta fechando, e per darci del filo da torcere a tutti.

Alla Chers, esempio magnifico di organizzazione e determinazione, grazie

per gli immancabili appuntamenti di compleanno, le gite a San Luca e la tua visione di vita così unica.

A Fede, cugino e fratello, così diverso e così vicino a me. Grazie per avermi presa come sono e non aver mai mollato il colpo, sei prezioso. A zie e zii, per le opportunità e le esortazioni.

147


Ai Lalli, che mi hanno sempre accolta a braccia aperte e tampinata al punto giusto con questa tesi.

A Isadora, Lorena, Giuliana e le altre donne eccentriche e meravigliose incontrate in Brasile.

A Simona per il percorso fatto insieme e la pazienza infinita.

A Tyson per avermi trascinata in biblioteca e per i caffè chiacchierati. A Guido, Albi e Benni in memoria dei primi anni di facoltà.

148


149


150


10. ELABORATI GRAFICI

151


152


153


154


155


156


157


158


159


160


161


162


163


164


165


166


167


168


169


170


171


172


173


174


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.