Programma AGIS 2006 Presentato alla scadenza del 27/01/2006 DG: Libertà, Sicurezza e Giustizia Titolo: Re.S.P.I.R.O. (Re.te S.viluppo P.revenzione I.nclusione R.isorse O.pportunità)
Codice identificativo JLS/2006/AGIS/240
REPORT CONCLUSIVO DELLA RICERCA
AGIS 2006
European Commission
AGIS 2006 Programma AGIS 2006 Presentato alla scadenza del 27/01/2006 DG: Libertà, Sicurezza e Giustizia Titolo: Re.S.P.I.R.O. (Re.te S.viluppo P.revenzione I.nclusione R.isorse O.pportunità)
Codice identificativo JLS/2006/AGIS/240
REPORT CONCLUSIVO DELLA RICERCA
Settembre 2008
Ricerca curata da
Sede operativa via Nazionale Toscana, 1- 40068 San Lazzaro di Savena (BO) Sede legale via Lame, 118 - 40122 Bologna
IL PRESENTE DOCUMENTO È FRUTTO DI UN PERCORSO DI RICERCA CURATO DA CEFAL (CONSORZIO EUROPEO PER LA FORMAZIONE E L’ADDESTRAMENTO DEI LAVORATORI) NELL’AMBITO DEL PROGRAMMA AGIS RESPIRO (RETE SVILUPPO PREVENZIONE INCLUSIONE RISORSE OPPORTUNITÀ). L’ÉQUIPE DI RICERCA, COMPOSTA DA DANIELA FARINI (SUPERVISIONE DELLA RICERCA), GIACOMO SARTI (COORDINAMENTO RICERCA), MICAELA MARIANI (RICERCA EMPIRICA) E GIORGIA GRASSI (RICERCA DOCUMENTALE), DESIDERA RINGRAZIARE I NUMEROSI CONTRIBUTI DI TIPO TECNICO E METODOLOGICO FORNITI DAI PARTNER DEL PROGETTO E DAI REFERENTI DELLE REGIONI COINVOLTE: DINO TESSA, CLAUDIA DUCANGE E MARCO GIRARDELLO (CFPP CASA DI CARITÀ ONLUS PIEMONTE), CONCETTO MAUGERI, ROBERTA CATTORETTI E GIAMPAOLO ALBINI (REGIONE PIEMONTE), WILLIAM REVELLO (UFFICO PIO COMPAGNIA S.PAOLO), IOLANDA GHIBAUDI (GRUPPO ABELE), LIVIANA TOSI (COOPERATIVA SOCIALE ETA BETA) GISBERTO CORNIA (COMUNE DI BOLOGNA), FLAVIO VENTURI (COOP. SOCIALE IT2), LORENA SASSI (CONSORZIO ASAS), GIOVANNI ZONIN (SCUOLA CENTRALE FORMAZIONE), BARBARA BOVELACCI (TECHNE SCPA), SERENELLA SANDRI E CINZIA IOPPI (REGIONE EMILIA-ROMAGNA), LICIA RITA ROSELLI E STEFANIA CARRERA (AGENZIA DI SOLIDARIETÀ PER IL LAVORO AGESOL MILANO), CLAUDIA ANDREOLI, MARINA MATTUCCI, MARESA DE FILIPPI (REGIONE LOMBARDIA), FRANCESCA CORSO, MARIELLA FRACASSO, (PROVINCIA DI MILANO), FRANCESCA VALENZI (PRAP LOMBARDIA), RENATA CAGNONI E STEFANO RADAELLI (CONSORZIO SIS), CLAUDIO CAZZANELLI E MARINA DEBERTI (COOP A&I MILANO), RENATO RAVIZZA E LIVILLA BOTTINELLI (CENTRO SERVIZI FORMAZIONE PAVIA), ANTONELLA CARENA (COMUNE DI PAVIA), OLIVIER CARON E XAVIER BOURGET (ASSOCIATION CALAISIENNE D’EDUCATION PERMANENTE ACEP), CARLOS ANGEL ODRIOZOLA E BERNART BALTZA ARANA (ASOCIACION AGIANTZA). UN PARTICOLARE RINGRAZIAMENTO VA A TIZIANA LANDUZZI DI IT2 PER AVER TRADOTTO IL DOCUMENTO, AMPLIANDO COSÌ, LE SUE POSSIBILITÀ DI DIVULGAZIONE.
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CAP 1
Introduzione
p. 5
Il percorso di ricerca e i casi analizzati
p. 9
1.1 Strumenti della ricerca e percorso svolto
p. 9
1.2 I casi analizzati: una breve presentazione
p. 12
1.3 CAP 2
Punti di forza e debolezza, trasferibilità delle esperienze analizzate Quadri normativi dei esperienze segnalate
contesti
di
riferimento
p. 31
delle p. 44
2.1 Europeo
p. 44
2.2 Nazionali
p. 47
2.3 Regionali e locali
p. 59
CAP 3
Schede attività per le 3 macro-aree di riferimento
p. 79
3.1 informazione ed orientamento professionale/al lavoro
p. 89
3.2 formazione professionale
p.105
3.3 accompagnamento al lavoro
p.113
CAP 4
Glossario dei servizi e delle misure di inclusione sociale attraverso il lavoro
p.133
4.1 glossario generale
p.134
4.2 glossario “istituzionale”
p.147
4.3 glossario “operatori”
p.153
Osservazioni conclusive
p.136
Allegati
p.179 Sintesi delle esperienze segnalate Riferimenti delle esperienze segnalate
3
4
INTRODUZIONE Il documento rende conto degli esiti finali delle azioni di ricerca svolte all’interno della fase 3 (individuazione ed analisi pratiche di eccellenza) del Progetto AGIS “RESPIRO” (REte Sviluppo Prevenzione Inclusione Risorse Opportunità). L’impianto complessivo della ricerca è stato sviluppato in coerenza con le finalità di RESPIRO, ovvero l’elaborazione di metodi per individuare e scambiare le migliori pratiche per quanto riguarda le strategie di prevenzione e i loro effetti, contribuendo a migliorare le competenze professionali degli operatori dei servizi interessati e la risposta a talune forme di criminalità; la sperimentazione di strategie tecniche di gestione innovative in materia di prevenzione della criminalità. In particolare ci si è concentrati sulle misure di inclusione sociale attraverso il lavoro, e quindi sui servizi e le realtà di supporto alla transizione al lavoro, come strumenti di prevenzione della criminalità, comprese le recidive. Si è trattato quindi di studiare, in particolare, i servizi di supporto alla transizione al lavoro relativamente a 19 casi1, di cui 13 nazionali e 6 internazionali, sviluppati sulle macro-aree di riferimento: - informazione ed orientamento professionale/al lavoro - formazione professionale - accompagnamento al lavoro. A partire dalle tre macro aree di riferimento sono state selezionate le prassi di eccellenza, segnalate dai partner del progetto, che risultavano caratterizzate da una o più delle seguenti caratteristiche (“criteri di selezione delle pratiche di eccellenza”):
integrazione tra politiche attive del lavoro e politiche formative (preferibile anche l’integrazione o attenzione alle politiche socio-assistenziali), tra servizi per l’occupabilità, tra pubblico e privato sociale, tra formale ed informale
trasferibilità
stabilizzazione dell’offerta – già in atto o possibile – intesa ad esempio come livello di consolidamento dell’offerta, passaggio da un piano di progetto ad un piano di servizio
sostenibilità tra azioni e servizi offerti e contesto di intervento
1
Rispetto ai 18 casi previsti, si è deciso, in occasione del secondo incontro transnazionale svoltosi a Calais in data 8-9 novembre 2007, di aggiungere un ulteriore caso riguardante la tematica di genere.
5
sperimentazione o innovazione (di processo, di figure professionali, di saperi, di metodologie, ecc) nelle procedure di erogazione del servizio
efficienza nella gestione di risorse dedicate (o potenzialmente da dedicare all’aumento dell’occupabilità dei detenuti)
collegamento (o attivazione) con le reti territoriali di sostegno sociale (formale o informale)
E’ da segnalare che la ricerca e l’analisi dei case studies (le “pratiche di eccellenza”) ha visto il coinvolgimento attivo dei partner di progetto, degli attori istituzionali aderenti al progetto, degli operatori sociali territoriali, partendo dalla valorizzazione dei servizi attivi sui territori dei partner e degli attori che vi lavorano e focalizzandosi sulle esperienze significative sviluppate in tali contesti. L’individuazione dei case studies è stata svolta quindi a cura dei partner di progetto: -
CFPP e Regione Piemonte (individuazione di 4 esperienze di eccellenza),
-
Agesol
-
SIS,
Regione
Lombardia,
Provincia
di
Milano,
PRAP
Lombardia
(individuazione di 5 esperienze di eccellenza), -
Cefal, Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna, Techne, It2 (individuazione di 4 esperienze di eccellenza),
-
Asociaciòn Agiantza - Bilbao, Spagna (individuazione di 3 esperienze di eccellenza),
-
ACEP
(Association
Calaisienne
d'Education
Permanente)
-
Calais,
Francia
(individuazione di 3 esperienze di eccellenza). Di seguito si presenta uno schema riassuntivo dei 19 casi segnalati ed analizzati a partire dal rispetto dei criteri di selezione individuati.
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SCHEMA RIASSUNTIVO DEI CASI ANALIZZATI SCHEMA
1 Sportelli informativi della Casa Circondariale di Bologna
EMILIAROMAGNA
Cooperativa Sociale IT2 Laboratorio HERA-RAEE Percorsi di tirocinio formativo Car.Te.Sio / Carcere e territorio: sistemi integrati operativi
PIEMONTE
Interventi integrati per il reinserimento sociale e lavorativo di detenuti ed ex detenuti Agenzia di inclusione sociale Progetto LOGOS Progetto ORFEO TESI
LOMBARDIA
Progetto VIRGILIO CO.MI.DI. Progetto Equal Fabrica Progetto Stra.Li – Strategie per la libertà * GOAL (Groupement Opérationnel des Acteurs Locaux)
FRANCIA
DII (Dispositif d’Information à l’Insertion) Parcours d’insertion pour jeunes sous PJJ
Progetto INCORPORA
SPAGNA
Taller de insercion “ARin 8” Trabajos en beneficios de la comunidad
* Caso aggiunto in occasione del secondo incontro transnazionale svoltosi a Calais (8-9 novembre 2007) in quanto dedicato nello specifico alla tematica di genere. 7
8
CAPITOLO 1 – Il percorso di ricerca e i casi analizzati Nel capitolo sono presentati gli strumenti e la metodologia utilizzata per la ricerca, nonché il percorso di ricerca, con le integrazioni che sono state apportate durante gli incontri nazionali e transnazionali con i partner di progetto. Si presentano, inoltre, i casi analizzati secondo le 3 macro-aree di riferimento, e i relativi punti di forza, di debolezza e di trasferibilità indicati dai partner di progetto. 1.1 Strumenti della ricerca e percorso svolto Le prassi rilevate (cfr. schema riassuntivo n.1) sono state sistematizzate attraverso una scheda di segnalazione casi, che andava ad indagare i seguenti aspetti: •
Servizio/progetto di supporto alla transizione al lavoro
•
Referente del servizio/progetto segnalato
•
Anno, periodo di realizzazione/durata
•
Macro-aree di riferimento
•
Destinatari dell’intervento
•
Localizzazione intervento: territorio di intervento
•
Ente promotore dell’intervento/ente gestore/enti partner e di sostegno
•
Fonte di finanziamento/Ente finanziatore
•
Criteri di selezione soddisfatti dal servizio/progetto segnalato
•
Metodologia e/o approccio di riferimento
•
Come sono rilevati i problemi di cui sono portatori i beneficiari finali e a cui il servizio/progetto intende dare una risposta
•
Finalità del servizio/progetto
•
A quali problemi dei beneficiari finali il servizio/progetto da una risposta
•
Descrizione delle azioni/attività
•
Professionalità coinvolte e competenze impiegate sul campo
•
Connessioni tra il servizio/progetto segnalato e gli altri servizi territoriali al fine di raggiungere le finalità previste
•
Descrizione delle rete di riferimento
•
Relazioni a monte/presupposti per il funzionamento del servizio/progetto
•
Altra Documentazione da segnalare/allegare
•
Referente per la compilazione 9
Le schede di segnalazione dei casi sono poi state spesso integrate con interviste effettuate attraverso contatti diretti con i referenti dei servizi/progetti analizzati, avendo predisposto uno schema di intervista di approfondimento delle prassi regionali di eccellenza, sui seguenti punti: o
Metodologia e/o approccio di riferimento
o
Finalità dell’intervento
o
Descrizione delle azioni/attività
o
Strumenti e dispositivi posti in essere/sviluppati per la realizzazione del servizio
o
Professionalità coinvolte e competenze impiegate sul campo
o
Connessioni tra servizio di supporto alla transizione al lavoro e altre misure di inclusione sociale
o
Sistema di relazioni con il territorio/Rete
o
Fonte di finanziamento
o
Documentazione disponibile
Inoltre,
attraverso
le
interviste,
si
sono
raccolte
informazioni
rispetto
all’organizzazione ed implementazione del servizio, alle risorse logistiche, ai punti di forza e punti di debolezza (cfr. paragrafo 1.3) e ai possibili miglioramenti sia per implementazioni future sia per la trasferibilità. In occasione del secondo incontro transnazionale svoltosi a Calais è stato chiesto ai partner di approfondire gli aspetti di trasferibilità attraverso la compilazione di una tabella (in cui si chiedeva di specificare, per ogni caso, i punti di forza, i punti di debolezza e i presupposti per il funzionamento del progetto e, soprattutto, per la sua trasferibilità), e di lavorare su un glossario, creato a partire dalla descrizione delle esperienze di eccellenza, avendo selezionato i termini maggiormente ricorrenti (ad esempio orientatore, borsa lavoro…). Questa attività di analisi congiunta tra i partner è stata considerata cruciale dagli stessi sin dall’inizio della ricerca, in quanto ritenuta fondamentale per arrivare ad ottenere un “linguaggio comune” (cfr. capitolo 4). In sede di équipe di ricerca si sono rielaborate le prassi di eccellenza segnalate, procedendo alla messa a punto di “macrotipologie” di prassi potenzialmente da rafforzare o da trasferire in altri contesti territoriali, che integrano interventi di 10
supporto all’inclusione sociale attraverso il lavoro, per la prevenzione della criminalità e delle recidive. Il seguente schema permette di visualizzare la macrotipologia attribuita ad ogni prassi di eccellenza segnalata. SCHEMA
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Macro aree di riferimento
Macrotipologie
Prassi segnalate Sportelli informativi della Casa Circondariale di Bologna (ER)
Interni Informazione ed orientamento professionale/al lavoro
Cartesio (P) Progetto ORFEO (L)
“Sportelli”
Agenzia di inclusione sociale (P) LOGOS (P) esterni
Co.Mi.Di. (L) DII (F)
Formazione professionale
Attività formative in impresa/volte alla costituzione di impresa
Percorsi di tirocinio formativo (ER) Progetto VIRGILIO (L) Coop Sociale it2 (ER) PJJ (F)
Inserimento lavorativo esterno
ARIN 8 (S) T1 B C (S) INCORPORA (S)
Accompagnamento al lavoro Laboratori
Laboratorio RAEE (ER) Progetto STRA.LI (L)
Coordinamento e concertazione di servizi integrati
TESI (L) Interventi integrati (P) GOAL (F)
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Successivamente
alla
raccolta
delle
prassi
di
eccellenza
e
alla
loro
contestualizzazione, si è proceduto all’analisi dei 19 casi effettuata partendo dal punto di vista del servizio erogato (ad esempio formazione), secondo una logica di progressività del servizio (step che realizzano l’attività formazione) e attraverso una combinazione (“intersecazione”) tra le varie esperienze di eccellenza (cioè quali unità di azione sono presenti nelle esperienze che promuovono la formazione professionale). Su questo aspetto della ricerca si rimanda al capitolo 3. 1.2 I casi analizzati: una breve presentazione Il paragrafo presenta i casi segnalati secondo le 3 macroaree di riferimento: -
informazione e orientamento professionale/al lavoro
-
formazione professionale
-
accompagnamento al lavoro.
Si segnala che la maggior parte dei casi sono stati definiti dagli stessi referenti per la segnalazione come “integrati” (integrazione fra servizio lavoro-formazioneaccompagnamento…). Raramente è stata indicata nella scheda di segnalazione una sola macroarea di riferimento. Nella maggior parte dei casi sono stati indicati 2 assi, o tutti e 3; in alcuni casi ne sono stati aggiunti addirittura altri. Questo fa capire la difficoltà ad “incasellare” una prassi di eccellenza, non solo per quello che riguarda gli assi, ma anche per i servizi forniti; ad esempio, i casi riconducibili al servizio “sportelli” hanno azioni legate anche all’accompagnamento al lavoro. Sempre a titolo esemplificativo, per quanto riguarda poi l’asse “accompagnamento al lavoro”, si è voluto distinguere tra inserimenti lavorativi “esterni” ed “interni”, ma anche in questo caso i “confini” tra gli assi tematici non sono certi: l’inserimento esterno è a volte fortemente legato alla formazione.
Macro-area di riferimento: INFORMAZIONE E ORIENTAMENTO PROFESSIONALE/AL LAVORO Relativamente ai casi analizzati in questa macro area di riferimento, sono stati individuati ben 7 casi che si possono far ricondurre al “servizio sportelli”. Tra questi, la rete degli Sportelli Informativi presenti nella Casa Circondariale di Bologna (interno), il progetto Cartesio del Piemonte (interno ed esterno), il 12
progetto ORFEO di Milano (interno ed esterno), l’Agenzia di inclusione Sociale di Verbania (interno ed esterno), il progetto LOGOS di Torino (esterno), il progetto CO.Mi.DI. del territorio di Pavia (esterno) e il caso francese DII - Dispositif d'Information à l'Insertion (esterno). Questi progetti sono tutti definibili come sportelli nel senso più ampio del termine, come luogo fisico di accesso ad un servizio di orientamento, con azioni volte all’inserimento lavorativo. Sono comunque caratterizzati ed accomunati tutti da una presa in carico “globale” dell’individuo, non rivolgendosi esclusivamente all’inserimento lavorativo, ma contemplando interventi che toccano una sfera più ampia, familiare, alloggiativa, sanitaria, ecc. Per quanto riguarda i finanziamenti, sono per la maggior parte derivanti da fondo FSE (Equal), su bandi regionali e provinciali. Gli enti gestori dei progetti sono invece cooperative, centri di formazione professionale, Fondazioni, Consorzi… Per quanto riguarda la metodologia e/o l’approccio di riferimento vengono principalmente messi in risalto 2 aspetti: l’approccio di rete e l’approccio centrato sulla persona. Si va, infatti dall’esperienza degli Sportelli Informativi di Bologna (tra i principi base di funzionamento vi sono proprio il lavoro di rete e i progetti personalizzati), al progetto Cartesio, in cui si parla di metodologia concertativa (con riferimento all’ampia rete dei GOL2), così come per l’Agenzia di Inclusione sociale, in cui viene sottolineato il processo di “presa in carico” della persona. Di nuovo in LOGOS si parla di metodologia del lavoro di rete, e in Co.Mi.Di. si fa riferimento al sistema integrato tra servizi, flessibilità e personalizzazione degli interventi e dei percorsi proposti. Per quanto riguarda il progetto ORFEO si parla di servizio integrato e di mix pubblico/privato. Passando ad analizzare la modalità di rilevazione dei problemi di cui sono portatori i beneficiari finali, e a cui il servizio intende dare risposta, è caratteristica trasversale agli sportelli effettuare colloqui con i beneficiari al momento del primo accesso, momento in cui si verifica se la domanda è coerente o meno con gli obiettivi del servizio. Questo avviene da parte degli operatori stessi dello 2
Composti da Provincia, Comuni, Istituti penitenziari, Ufficio Esecuzione Penale Adulti, Centro per l’Impiego, Centro Formazione Professionale, consorzi di cooperative, Volontariato, Servizi SocioAssistenziali, Ser.T, Centro Territoriale Permanente, scuole.
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sportello/servizio, attraverso strumenti di rilevazione dati. I problemi sono rilevati, sempre tramite colloqui, anche dai servizi di riferimento iniziale dei beneficiari (rete di riferimento): educatori del carcere, assistenti sociali dell’UEPE, servizi sociali, volontariato, docenti del CFPP Casa di Carità onlus, che effettuano segnalazioni allo sportello (Cartesio). In un caso (LOGOS), la direzione stessa degli istituti piemontesi avvia una segnalazione 3 mesi prima della dimissione del potenziale beneficiario del progetto, in modo che si abbia il tempo per il contatto e la presentazione del servizio da parte degli operatori. E’ inoltre ritenuta da molti fondamentale l’esperienza pluriennale per poter codificare in maniera adeguata i bisogni dei beneficiari. I problemi dei beneficiari a cui i progetti/servizi tentano di dare una risposta, sono, in linea generale, sintetizzabili per tutti i casi di questa macro-area in: - accesso alle informazioni riguardanti la tematica del mercato del lavoro - mancanza di autonomia e capacità progettuali e conseguente necessità di counselling orientativo - inclusione lavorativa. Accanto ai bisogni legati al reinserimento lavorativo, ci si occupa spesso (come evidenziato dal progetto LOGOS) della risoluzione dei problemi legati alla sfera primaria (altrimenti l’inserimento lavorativo è vanificato), quindi del supporto al reinserimento sociale: - reinserimento nella propria famiglia - ricostruzione di una rete amicale e sociale - necessità di dimora. Per quanto riguarda la finalità dei servizi/progetti, ovviamente la funzione principale degli “sportelli” è quella di fornire informazioni alla popolazione detenuta ed ex detenuta che si trova in condizione di non potervi accedere. L’obiettivo principale è quello di aumentare le conoscenze dei beneficiari rispetto al mercato del lavoro al fine di accrescere il loro potenziale occupazionale (occupabilità). Si vuole agevolare, come ricordato, la conoscenza dei detenuti ed ex detenuti anche rispetto ai servizi territoriali a cui può fare riferimento una volta terminata la pena, promuovendo quindi l’inserimento sociale.
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Alcuni progetti hanno tra le finalità specifiche quelle di reperimento vero e proprio di risorse - lavorative, abitative…-
(progetto Cartesio), di accompagnamento
educativo e di accesso al diritto (Agenzia di inclusione). Altri progetti (LOGOS) hanno segnalato finalità più ampie, quali offrire sostegno per raggiungere l’autonomia e ridurre il rischio di recidiva. Tra gli obiettivi dei progetti, non legati nello specifico ad azioni dirette sull’utenza finale, vi è spesso (come ad esempio in Co.Mi.Di.) la promozione di collaborazione tra i servizi (per l’impiego, socio-assistenziali, formativi), e il rafforzamento di sinergie tra enti pubblici e privati impegnati nella presa in carico dei detenuti. Anche per quanto riguarda il servizio indicato “DII”, la finalità principale è quella di aumentare l’informazione dei beneficiari finali rispetto alle offerte del mercato del lavoro e aumentare l’occupabilità per facilitare l’integrazione sociale. Volendo presentare sinteticamente i casi segnalati descrivendone le azioni e le attività erogate, gli Sportelli di Bologna si occupano di fornire informazioni sulle concrete risorse formative e/o lavorative esistenti sul territorio (intra ed extra murario), fornire consulenza orientativa (sia in forma individuale che di gruppo), sostegno all'inserimento lavorativo e/o formativo, realizzare materiale informativo ad uso degli utenti del servizio e degli operatori del settore, svolgere orientamento e informazione specifica per i detenuti stranieri in relazione ai diritti di tutela giuridica e fruizione di percorsi alternativi alla detenzione e funzioni di segretariato sociale (fornendo informazioni sulle procedure burocratiche e sulle modalità di accesso ai servizi sociali del territorio), presa in carico di chi sta per uscire dal carcere, creando così un anello di congiunzione forte tra il “dentro” e il fuori. Il progetto Cartesio, sinteticamente, prevede colloqui di accoglienza e filtro diagnostico, elaborazione concertata del progetto di intervento e supporto sociolavorativo, reperimento impresa e inserimento con sezione (assunzione) o struttura (tirocinio con borsa lavoro) di inserimento, reperimento risorsa alloggiativa, supporto al pagamento affitto e/o utenze, avvicinamento al luogo di residenza, ricongiungimento famigliare. Il progetto ORFEO realizza sia attività interne che esterne:
Azioni interne agli Istituti di pena: incontri d'informazione orientativa di gruppo, colloqui di accoglienza, counselling orientativo individuale, accompagnamento all'inserimento lavorativo in cooperative sociali e nel settore profit. 15
Azioni esterne agli Istituti di pena: Sportello d'informazione e inserimento lavorativo per ex-detenuti e detenuti in esecuzione penale esterna al carcere, individuazione delle opportunità lavorative, counselling orientativo individuale, accompagnamento all'inserimento lavorativo in cooperative sociali e nel settore profit.
Azioni di supporto al sistema: sportello di consulenza e assistenza normativa e procedurale alle imprese, ricerca aziende per disponibilità lavorative. Sensibilizzazione
contesto
produttivo,
eventuale
assistenza
per
l’elaborazione di piani d’impresa. L’Agenzia di inclusione sociale svolge interventi di accesso al diritto, all’interno e all’esterno del carcere, orientamento lavorativo e di inserimento lavorativo (“percorsi di prova lavoro”), di accompagnamento educativo sul territorio (formali/informali). Il progetto LOGOS è anch’esso riconducibile alle seguenti azioni: sostegno educativo, percorso di orientamento lavorativo ed accompagnamento alla ricerca attiva di una risorsa lavorativa, corso propedeutico all’inserimento lavorativo, corso professionalizzante, ricerca di risorsa abitativa temporanea, sostegno psicologico individuale, mediazione familiare. Infine, il progetto Co.Mi.Di. è sintetizzabile in diverse fasi: intercettazione (colloquio e compilazione “scheda di prima analisi dello stato di bisogno”), selezione (richiesta della “certificazione dello stato di bisogno” al Centro per l’Impiego locale), orientamento, matching e inserimento lavorativo. Il progetto DII, legato all’informazione tramite dispositivi informativi, vede, oltre alla messa a punto di terminali e di strumenti informatici, attività quali: laboratori di ricerca del lavoro, orientamento lavorativo, relazioni con gli attori degli inserimenti (es. aziende…), ecc. Tutti i progetti della macrotipologia “sportelli” hanno indicato il colloquio come strumento principale sviluppato per la realizzazione del servizio. Inoltre vengono utilizzati strumenti, cartacei ed informatici realizzati ad hoc per rilevare, durante i colloqui, i bisogni degli utenti che accedono al servizio ed anche per poter effettuare report destinati ai servizi di riferimento. Sia lo Sportello informativo di Bologna che il progetto ORFEO, che l’Agenzia di inclusione sociale utilizzano delle schede anagrafico-professionale per i colloqui ed
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un database utenti per rilevare gli accessi e i percorsi attivati. Hanno inoltre delle banche dati aziende a cui fare riferimento. Tutti i servizi citati, inoltre, hanno nel corso degli anni predisposto degli opuscoli informativi destinati ai detenuti, alle aziende, agli altri operatori. Il progetto Cartesio utilizza una Scheda filtro diagnostica, strumento elaborato in maniera concertata tra servizi. Il progetto LOGOS oltre alla scheda di segnalazione e al data base informatico, compila il PEI (Piano Educativo Personalizzato) per individuare i bisogni relativi al reperimento di una risorsa abitativa stabile. Il progetto Co.Mi.Di. utilizza schede ancora più strutturate: - Scheda di prima analisi del bisogno e di individuazione delle criticità delle precedenti esperienze - Scheda rilevazione delle caratteristiche dell’azienda - Scheda di valutazione sull’azienda a cura dell’inserito - Scheda monitoraggio. Ovviamente per tutti i progetti sono previsti report (mensili, trimestrali…) e/o riunioni di équipe di verifica destinati agli enti finanziatori e ai servizi di riferimento dei beneficiari. Per quanto riguarda il progetto DII lo strumento è proprio il dispositivo informatico predisposto per l’accesso alle informazioni. Un altro aspetto comune a tutti i servizi citati, è il tipo di operatori coinvolti, che sono principalmente indicati come “operatori di sportello”, a cui sono riconosciute competenze quali: - formazione ed esperienza in attività di sostegno per l’inserimento lavorativo di utenti particolarmente “deboli” sul mercato del lavoro o “svantaggiati”; - competenze relazionali e di fronteggiamento dei problemi individuali e collettivi; - elevata capacità di ascolto e di osservazione (per comprendere la domanda ed interpretare il tipo bisogno dell’utente) e di progettazione (per valutare i vincoli e le risorse specifici per la singola situazione rispetto alla possibilità di risolvere il problema dell’utente); - conoscenze riguardanti la normativa sul lavoro e le procedure di assunzione riferite ai diversi target di lavoratori. Altra figura fondamentale, che in alcuni progetti coincide con la figura dell’operatore di sportello, è l’orientatore professionale, che lavora a diretto 17
contatto con le persone per costruire con loro il profilo lavorativo, individuare strategie per la ricerca di un occupazione e per elaborare strumenti spendibili nella ricerca. Infine, per quei progetti in cui sono previste azioni di inserimento lavorativo, viene segnalato il tutor dell’accompagnamento lavorativo, che mantiene i contatti con l’azienda e con i servizi di riferimento. Alcuni progetti (come Cartesio e Co.Mi.Di.) segnalano, oltre al tutor dell’accompagnamento, il tutor dell’azienda ospitante. Inoltre, per alcuni progetti specifici (Cartesio, ORFEO, Co.Mi.Di.) vi sono operatori professionali di ricerca aziende/promotori. In alcuni servizi (Sportelli della Casa Circondariale di Bologna, Agenzia di inclusione sociale) è presente anche il mediatore socio culturale/interculturale e l’assistente sociale o l’educatore professionale. L’Agenzia di inclusione sociale ha al suo interno una figura non presente negli altri progetti e che addirittura segnala come non presente nell’intero panorama italiano, cioè l’agente di accesso al diritto, che rappresenta
il riferimento per quanto
riguarda le questioni giuridiche delle persone che si rivolgono al servizio. Egli predispone istanze amministrative e/o giurisdizionali, consulenza gratuita, verifica di fattibilità percorsi, analisi della situazione legale della persona, raccordo con i servizi di polizia e con le autorità giurisdizionali competenti. Il progetto LOGOS ha al suo interno educatori e psicologi. Il progetto Cartesio, coinvolge anche la figura del fund raiser, con il compito specifico di attivare canali pubblici e privati per reperire le risorse finanziarie necessarie per la realizzazione dei progetti. Per quanto riguarda il progetto DII, prevede un animatore che ha la funzione di spiegare l’utilizzo del dispositivo informatico. Aspetto fondamentale, più volte sottolineato in tutti i progetti, è quello della rete di riferimento e delle connessioni con i servizi territoriali. Per la maggior parte dei progetti è molto ampia e consolidata nel tempo. Lo Sportello di Bologna è presieduto da un Comitato Tecnico di progetto formato, oltre che dall’ente gestore CEFAL, dalla Provincia, dal Comune, dalla Casa Circondariale, dall’UEPE e dall’associazionismo del territorio. E’ quindi strettamente connesso sia con il sistema lavoro (essendo emanazione diretta del Centro per l’Impiego), sia con i servizi sociali ampiamente intesi.
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Il progetto Cartesio ha connessioni che si realizzano all’interno dei GOL (Gruppi Operativi Locali) di cui fanno parte l’Amministrazione Penitenziaria, l’UEPE, i Comuni, le Province, i Centri per l’Impiego, i servizi socio assistenziali, le cooperative sociali, organizzazioni del privato sociale, enti di formazione professionali, volontariato, attraverso apposite convenzioni. Anche per l’Agenzia di inclusione la rete di riferimento è quella facente capo al GOL locale. Si tratta di una rete di natura formale/istituzionale. Connessioni più “operative” si hanno con i Ser.T, i servizi sociali territoriali, le Forze dell’ordine, i centri di ascolto Caritas, i sindacati, le cooperative sociali. La direzione del progetto Orfeo partecipa a numerosi Tavoli di Coordinamento del territorio. La rete interna è formata da tutte le cooperative aderenti ai Consorzi partner e tutti i soci fondatori di AgeSoL, nonché i Servizi per l’Impiego della Provincia di Milano e il sistema aziende del territorio. Anche l’équipe del progetto LOGOS lavora in connessione con i GOL della Provincia di Torino, e con i Servizi sociali territoriali, il servizio Adulti in Difficoltà del Comune di Torino, i Ser.T, Anagrafe cittadina, i Centri per l’Impiego, l’Area trattamentale degli Istituti penitenziari, l’UEPE, Aziende profit e Cooperative sociali. Il progetto Co.Mi.Di. è stato inserito sin dalla sua costituzione all’interno dei Piani sociali di Zona della Provincia di Pavia e può contare su una vasta rete territoriale provinciale di soggetti pubblici (Centri per l’Impiego, Ser.T, Comuni), privati (Centri di Formazione Professionale) e del privato sociale (Associazioni di Volontariato, cooperative sociali) che svolgono il ruolo di “servizi invianti”. Macro-area di riferimento: FORMAZIONE PROFESSIONALE La macro-area della formazione professionale raccoglie segnalazioni di attività formative svolte direttamente in impresa o volte alla costituzione d’impresa. Sono stati infatti segnalati 2 casi: uno che utilizza lo strumento del tirocinio formativo, e cioè il caso dell’Emilia-Romagna definito Percorsi di tirocinio formativo per la promozione dell’inserimento lavorativo di detenuti (percorsi di tirocinio L. 196/97 cosiddetti “Treu”). L’altro fa riferimento a percorsi di formazione
volti
all’autoimprenditorialità
(progetto
Virgilio),
destinati
alla
costituzione di alcune cooperative all’interno del carcere di Bollate. Si evidenzia che in entrambi i casi si tratta di segnalazioni di esperienze realizzate nell’ambito della formazione professionale, ma non risultano strutturate in senso 19
“classico” (es. corsi professionalizzanti intramurari). Nel primo caso si ha infatti la descrizione di interventi di applicazione da parte di un ente di formazione professionale dello strumento del tirocinio L. 196/97 (percorsi formativi con risorse di coordinamento, tutoraggio, indennità di frequenza al beneficiario, copertura costi assicurativi e Inail) per detenuti, persone in esecuzione penale esterna ed ex detenuti. Nel secondo caso si tratta della predisposizione di modelli formativi al fine di formare partecipanti/soci d’impresa sociale e sostenerli nella fase di costituzione delle cooperative. I “percorsi di tirocinio L. 196/97” hanno un finanziamento derivante dalla Provincia (Forlì-Cesena) e dalla Regione Emilia Romagna tramite Fondo Sociale Europeo, gestito da un ente pubblico di formazione professionale (Techne S.C.p.A.). Il progetto VIRGILIO è promosso dalla Provincia di Milano, insieme a consorzi e associazioni, con finanziamenti regionali. Nei “percorsi di tirocinio L. 196/97” si evidenzia la metodologia utilizzata, ovvero l’approccio
integrato,
centrato
sul
coordinamento
interistituzionale,
sulla
condivisione di risorse/opportunità e sulla trans-disciplinarità dell’equipe operativa. E’ prevista la ricerca dell’impresa ospitante, individuata anche in base alla sua disponibilità a proseguire l’inserimento con un’assunzione (fatto che determina una maggiore difficoltà nel reperimento iniziale dell’impresa, ma una maggiore garanzia di inserimento successivo al tirocinio. La metodologia del progetto Virgilio si basa sull’auto-attivazione del soggetto detenuto, in un’ottica di crescita sia individuale che professionale, di acquisizione e valorizzazione di competenze e conoscenze. La
rilevazione
dei
problemi
dei
beneficiari
finali
quali,
sinteticamente:
l’individuazione di un contesto lavorativo e di risorse economiche adeguate, l’acquisizione di un ruolo e di un’identità lavorativa che ne rafforzi anche quella sociale, l’acquisizione di informazioni e conoscenze sui servizi territoriali, l’individuazione di punti di riferimento sul territorio all’uscita dal carcere, la mediazione con la destinazione lavorativa, ecc.), avviene tramite: -
colloqui individuali con l’utente
-
confronto e analisi dei casi con gli operatori sociali, sanitari, penitenziari
20
-
osservazione e momenti di verifica settimanali durante l’accompagnamento al lavoro
-
confronti periodici con gli operatori coinvolti nell’ambito di riferimento.
Per il progetto Virgilio si parla in generale di rispondere alla necessità di predisporsi all’ingresso nel mondo del lavoro, di accrescere la professionalità, di confrontarsi con ritmi produttivi e modalità di lavoro analoghe alla situazione all’esterno. Le finalità che i progetti intendono perseguire sono: - contribuire allo sviluppo dell’occupabilità e dell’occupazione dei beneficiari attraverso la realizzazione di tirocini formativi, -
formare la persona al lavoro, rafforzarne le competenze professionali e la conoscenza dei servizi del mondo del lavoro,
-
formare la persona al contesto relazionale del luogo di lavoro, alla gestione della relazione interpersonale, di consapevolezza del proprio ruolo e capacità, di gestione dei conflitti,
-
promuovere
e
realizzare
un
inserimento
lavorativo
effettivo,
stabile,
possibilmente soddisfacente, Nel progetto Virgilio, inoltre, si vuole promuovere e sviluppare la cultura del lavoro all’interno dell’Istituto Penitenziario. Date le finalità, le attività erogate sono pertanto riconducibili a:
Colloqui di orientamento/bilanci di competenze
Co-costruzione del progetto di reinserimento
Ricerca imprese e rapporti con la rete operatori del lavoro
Accompagnamento sul territorio e in impresa
Confronto con operatori sociali, sanitari, penitenziari
Tutoraggio, colloqui individuali, visite periodiche alla persona e ai referenti/tutor dell’impresa.
Rispetto ai tirocini “classici” stabiliti dalla cosiddetta legge “Treu”, il progetto di tirocini attivati nel territorio dell’Emilia-Romagna, si differenzia, o meglio si personalizza, rispetto: - alla durata: sono solitamente molto brevi, circa 2 mesi, - alla tipologia di inserimento, che è quasi sempre effettuato in imprese profit, - alla finalità stabilita con l’azienda, con cui si prospetta da subito un interesse di assunzione alla fine del tirocinio. 21
L’attività di Virgilio è costituita invece da tre moduli: - Laboratorio motivazionale all’impresa sociale (azioni formative teoriche, seminari di approfondimento, testimonianze). - Costituzione e avvio di cooperative sociali miste costituite con cooperatori detenuti e non3. - Attività di Tutoring e Accompagnamento all’Impresa Sociale dove le cooperative neonate ed i soci cooperatori sono assistiti da consulenti. Per la realizzazione dei progetti, anche in questo caso vengono posti in essere degli strumenti appositi, che sono, per quanto riguarda i “percorsi di tirocinio L.196/97”, oltre agli strumenti convenzionali stabiliti dalla legge 196/97: una scheda di rilevazione dati, una scheda curriculum della persona e una scheda di monitoraggio del tirocinio. Per quanto riguarda il progetto “Interventi Integrati”, viene utilizzata, come si è detto in precedenza, una scheda rilevazione fabbisogni, oltre la scheda anagrafica professionale. Il progetto Virgilio utilizza invece schede di selezione valutativa del colloquio, schede di autovalutazione dell’apprendimento, schede valutazione sul docente, scheda monitoraggio allievi. Gli operatori coinvolti nei progetti sono tutor della formazione e operatori di ricerca imprese. Inoltre nel progetto di inserimento interno (Virgilio) vengono segnalati coordinatori della formazione, operatori sociali (orientatori, tutor d’aula ed esperti di politiche attive del lavoro) e consulenti di sviluppo aziendale, commerciale e marketing. Per quanto riguarda la rete di riferimento, i tirocini attivati nel territorio dell’Emilia-Romagna, oltre ai componenti istituzionali della rete quali Provincia, Casa Circondariale, UEPE, ecc., hanno visto il coinvolgimento, per l’individuazione delle aziende, dei Centri per l’Impiego e dei sindacati. Per quanto riguarda Virgilio, preliminari alla formazione e alla costituzione delle cooperative, è stata la creazione di una Cabina di regia (formata dai referenti del progetto, dalla Direzione della Casa di Reclusione e di un esperto di Sodalitas Associazione per lo sviluppo dell'imprenditoria nel sociale) con funzione di 3
Sono state effettivamente costituite cooperative sociali interne di catering, florovivaistica, di impiantistica elettrica
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monitoraggio, analisi e consulenza in tutte le fasi del progetto, e di raccordo con la rete esterna, e l’istituzione di un Tavolo Operativo composto dalla Direzione e da tutte le cooperative ed aziende che gestiscono attività lavorative nel carcere di Bollate. Macro-area di riferimento: ACCOMPAGNAMENTO AL LAVORO All’interno di questa macro-area, si è ritenuto di poter effettuare una distinzione tra progetti riferibili all’inserimento lavorativo esterno al carcere (5 casi), altri riferibili alla costituzione di laboratori (2 casi) e altri ancora che possono essere ricondotti ad attività di coordinamento e concertazione di servizi integrati (3 casi), nella logica dell’accompagnamento al lavoro di detenuti, con una presa in carico globale da parte di più servizi. Per quanto riguarda l’accompagnamento verso l’esterno, sono stati segnalati una cooperativa sociale di transizione al lavoro (cooperativa IT2 di Bologna), un progetto francese di presa in carico di giovani verso un percorso di socializzazione (PJJ - Parcours d'insertion pour jeunes sous Protection Judiciaire de la Jeunesse) ed infine i 3 progetti spagnoli (Arin 8, T1 BC- Trabajos en beneficios de la comunidad e INCORPORA) di assistenza a persone a rischio di esclusione sociale, tramite l’inserimento in laboratori di attività. I casi di inserimento interno sono invece legati a laboratori specifici. Nel primo caso si tratta di laboratori di recupero apparecchi elettrici e elettronici (RAEE) dell’Emilia-Romagna (Laboratori HERA RAEE); il secondo coinvolge esclusivamente donne detenute, in laboratori di sartoria e call center interni, con prospettive di inserimento in laboratori esterni (progetto STRA.LI della Lombardia). E’ doveroso sottolineare che, per quanto riguarda il laboratorio RAEE, la prassi di eccellenza è legata più alle pratiche di costruzione di reti interistituzionali per la realizzazione delle attività (quindi allo start up), che alla realizzazione/gestione del laboratorio stesso. Infine sono stati inclusi in questa macro area alcuni progetti che hanno come focus d’intervento il coordinamento delle attività e la concertazione dei servizi: il caso dei progetti personalizzati di TESI (Tutoring e Servizi Integrati), realizzato all’interno del carcere di Bollate, un progetto francese (GOAL - Groupement
23
Opérationnel des Acteurs Locaux) e il caso piemontese denominato Interventi integrati per il reinserimento sociale e lavorativo. Per quanto riguarda i finanziamenti dei casi italiani, sono per la maggior parte derivanti da progetti di iniziativa comunitaria o derivanti da Fondazioni. Nel progetto Interventi Integrati si sottolinea il tentativo di armonizzazione degli interventi e delle risorse disponibili attraverso gli enti istituzionali. I progetti sono poi promossi da enti di formazione (per quanto riguarda la cooperativa It2), e gestiti dall’Agenzia di Solidarietà per il Lavoro AgeSol, per quanto riguarda TESI. Anche i casi francesi sono finanziati dal FSE, insieme a Ministeri (della Giustizia e del Lavoro) e gestiti da ACEP. I progetti spagnoli sono finanziati e gestiti dall’Associazione Agiantza, in collaborazione con i servizi penitenziari. Il progetto “Interventi Integrati” è finanziato e gestito dalla Regione Piemonte (Settore Politiche per l’Occupazione) e dalla Provincia di Torino, che ha il coordinamento sul territorio dei GOL, formati da una componente istituzionale (Provincia, Comune, e le sedi di carcere), ed una di privato sociale (volontariato, cooperazione sociale). Infine, per quanto riguarda il Progetto STRA.LI, l’ente capofila dell’ATS (Associazione Temporanea di Scopo) è un Consorzio di Cooperative Sociali. Per quanto riguarda la metodologia di riferimento, in tutti i casi viene utilizzato l’approccio individualizzato, con la definizione di un piano di intervento personalizzato che si declina in diversi modi, nei casi spagnoli e per il progetto STRA.LI e It2. Nel caso della cooperativa It2 per ogni persona è elaborato, in stretto raccordo con i servizi, un progetto individuale di crescita personale e professionale, che unisce lavoro e formazione, definendo i tempi, i modi, i supporti necessari al beneficiario. Il progetto TESI e il progetto Interventi Integrati sono i casi più caratterizzati da un approccio globale sull’individuo (intervenendo sulle singole criticità, con una sorta di “tutoring sociale” utilizzato in maniera flessibile), e da un approccio integrato, centrato su: coordinamento interistituzionale, condivisione di risorse/opportunità e transdisciplinarietà. La metodologia dei casi GOAL e PJJ fa riferimento alla concertazione tra gli attori del territorio. 24
Infine la specificità del Progetto STRA.LI sta nell’accento posto sulla valorizzazione della dimensione di genere. Tutti i progetti di accompagnamento al lavoro hanno come obiettivo quello di rispondere al problema di reinserimento lavorativo e sociale di persone che si trovano in situazione di esclusione, attraverso l’affiancamento di una figura di riferimento (tutor, responsabile della transizione…) capace di orientarlo, facilitarne l’accesso ai servizi e sostenerlo nella ricostruzione di legami. Le aree di bisogno del progetto TESI sono più ampie e si suddividono in: documenti e pratiche legali, salute e dipendenze, famiglia e genitorialità, lavoro e formazione, alloggio. I problemi sono rilevati inizialmente attraverso la segnalazione da parte dei servizi penitenziari di riferimento, e successivamente analizzati attraverso colloqui orientati a costruire un “progetto personalizzato” (progetto Interventi Integrati, in particolare). I progetti spagnoli hanno come riferimento un quartiere specifico di Bilbao, per cui la rilevazione dei problemi avviene dalla conoscenza diretta del disagio. Anche per quanto riguarda la costituzione del laboratorio RAEE si pone l’accento sulla conoscenza diretta e sull’esperienza delle problematiche penitenziarie per la rilevazione dei problemi (i promotori del progetto hanno decenni di esperienza di conduzione di attività formative all’interno degli istituti penitenziari). Con STRA.LI si vuole raggiungere un incremento di occupazione sia all’interno dell’Istituto, sia al lavoro esterno come previsto dall’art.21 O.P. e in generale dal trattamento penitenziario, dando risposta ad un doppio svantaggio: la condizione femminile e la condizione di esecuzione penale. La finalità che i progetti intendono perseguire, è, come si è già sottolineato, favorire l’inserimento lavorativo di detenuti. Nello specifico, per quanto riguarda la cooperativa It2, l’obiettivo è far sì che la tipologia di utenza fruitrice dell’impresa di transizione sia in grado di poter essere inserita a pieno titolo nel mercato del lavoro, in seguito ad un’esperienza in un contesto
lavorativo
protetto
all’interno
professionali e trasversali.
25
del
quale
acquisire
competenze
TESI ha finalità più ampie, di reinserimento sociale ed acquisizione dell’autonomia da parte dell’utente attraverso l’attivazione di percorsi personalizzati di tutoringaccompagnamento sociale e lavorativo. Il progetto “Interventi Integrati” sottolinea soprattutto la necessità di evitare sovrapposizioni di interventi, fornendo risposte pertinenti ed efficaci ai bisogni di cui i beneficiari finali sono portatori, per una presa in carico globale della persona attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori pubblici e del privato sociale che, per specifiche competenze e in relazione ai bisogni espressi, vengono di volta in volta coinvolti; di favorire la qualificazione dei servizi pubblici e privati per l’inclusione sociale e lavorativa delle persone detenute ed ex detenute; di promuovere le politiche del lavoro territoriali avviando azioni combinate di politiche attive del lavoro, politiche di sostegno al reddito, politiche per lo sviluppo locale. Sia i casi francesi (PJJ, GOAL) che quelli spagnoli (Arin 8, T1 BC, Incorpora), hanno come finalità quella di offrire percorsi di inserimento personalizzati efficaci. Nel progetto “Trabajos en beneficios de la comunidad” si vuole far sì che le persone che partecipano a questo programma realizzino la “redención de la pena” che è stata loro imposta, senza passare attraverso la stigmatizzazione che provoca l’ingresso in carcere, e conseguire così un inserimento sociale adeguato. Si occupa di persone che hanno ricevuto una condanna a compiere un lavoro a beneficio della comunità, come misura alternativa al carcere: ogni giornata di lavoro ha un valore in termini di sconto della pena. Come si è detto, nel progetto RAEE all’interno del carcere di Bologna, si è considerata prassi trasferibile più che il laboratorio in sé, il progetto di pianificazione dello stesso: la finalità era dunque quella di condurre gli attori coinvolti a sperimentare una collaborazione attiva per l’organizzazione e la gestione di laboratori produttivi all’interno degli Istituti penitenziari. La finalità del progetto STRA.LI è valorizzare, consolidare e diffondere un dispositivo di politica attiva del lavoro per l’integrazione lavorativa di donne in esecuzione penale, in cui la formazione in alternanza sia arricchita da una “presa in carico” individualizzata. Volendo fare una descrizione delle azioni, seppur sintetica, dei progetti segnalati per questa macro-area, si può evidenziare come prassi di eccellenza principalmente la forma di transizione caratterizzante la cooperativa It2, che offre percorsi
26
integrati di lavoro e di formazione al fine di supportare i propri lavoratori-utenti nell’inserimento in aziende profit o no profit: •
la prima fase del percorso in cooperativa è caratterizzata da una serie di colloqui con gli operatori coinvolti nel progetto, volti a definire assieme all’utente le caratteristiche del progetto personalizzato (azione svolta dal “responsabile della transizione”);
•
la seconda fase è caratterizzata prevalentemente da attività formative (inserimento in corsi di formazione professionale, o brevi moduli formativi, propedeutici all’inserimento vero e proprio, direttamente in “situazione”, utilizzando progetti specifici o borse lavoro);
•
la terza fase è caratterizzata dall’esperienza lavorativa-formativa. Attraverso la stipulazione di un contratto di lavoro, gli utenti iniziano a sperimentare situazioni lavorative, come soci-lavoratori;
•
al termine del contratto ha inizio la fase di transizione vera e propria. In questo caso la cooperativa, nella figura del responsabile della transizione, si occupa di prendere contatti con imprese disponibili all’inserimento dell’utente e supporta e accompagna l’utente nella fase del nuovo inserimento.
L’attività della cooperativa è in gran parte costituita dai rami di impresa nel settore ristorativo (tra cui banqueting e catering) e pulizie. Anche il progetto PJJ, così come It2, si occupa di presa in carico di utenti (segnalati, o meglio, assegnati direttamente dalle autorità giudiziarie), attraverso inserimenti in imprese partner dell’azione. In caso di assunzione nell’azienda in cui il beneficiario ha svolto lo stage, il coordinatore segue il percorso d’inserimento. Le azioni dei progetti segnalati da Agiantza sono attività svolte all’interno dell’associazione
stessa:
riparazione
biciclette,
creazione
mobilio
esterno,
sistemazione e pulizie dei locali e del parco dell’associazione. Nello specifico, inoltre, la partecipazione al progetto Arin 8 dà la possibilità di poter accedere al “salario sociale” e alle altre misure di sostegno attivabili attraverso altri servizi. Le attività di STRA.LI sono sviluppate attraverso l’alternanza formazione-lavoro svolta sia all’interno che all’esterno degli istituti. Sono previsti oltre che laboratori interni e esterni (telelavoro, sartoria), anche counselling orientativo, formazione di base (area linguistica e informatica), formazione tecnica (telelavoro e sartoria), laboratori motivazionali, sostegno all’autopromozione. Le azioni del progetto TESI sono invece così sintetizzabili: 27
- prima della dimissione: colloqui conoscitivi all’interno del carcere del detenuto col tutor, con lo scopo di raccogliere le informazioni che serviranno per l’analisi della condizione sociale, familiare, sanitaria, professionale del detenuto e per l’elaborazione di un’ipotesi di percorso individualizzato e sostenibile sulla base dei bisogni emersi; - al momento della scarcerazione: il tutor è presente e costituisce un interlocutore privilegiato in questa fase di forte impatto emotivo/relazionale con le realtà “esterne”; - dopo la dimissione: realizzazione del progetto concordato, lavoro di rete con le realtà territoriali (aggancio, collaborazione e passaggio di presa in carico), monitoraggio in itinere. Interventi integrati svolge attività di: predisposizione e distribuzione materiale informativo; accoglienza/informazione detenuti scarcerati; compilazione scheda rilevazione fabbisogni e scheda anagrafica-professionale, e loro trasmissione all’équipe transdisciplinare esterna, con individuazione referente del caso; stesura report periodici per équipe trans-disciplinare e per U.E.P.E. Per quanto riguarda il progetto GOAL, l’accento è posto sul lavoro di rete degli attori locali. Si struttura in: censimento degli attori degli inserimenti locali, delle loro funzioni e delle loro possibilità; organizzazione di riunioni per la messa in relazione degli attori censiti; lavoro collettivo sui casi concreti; studio dei risultati e coordinamento delle attività. Anche in questo caso, come nell’asse informazione ed orientamento al lavoro, lo strumento indicato dalla maggior parte dei casi è il colloquio. Strumenti cartacei sono previsti dal progetto TESI (schede di accoglienza per la definizione di un’ipotesi progettuale, relazioni di aggiornamento), da GOAL (schede descrittive del percorso attivato), e da Interventi Integrati (scheda rilevazione fabbisogni). I progetti Arin 8 e T1 BC indicano quali strumenti, oltre ai colloqui, i laboratori dove si realizzano le attività Il progetto RAEE, infine, avendo la specificità legata allo start up di impresa, come strumenti indica gli incontri organizzativi, le relazioni tecniche. Uno strumento indicato, che apre la strada ai laboratori è l’accordo quadro territoriale in cui si ufficializzano gli impegni dei partner riguardo la condivisione complessiva del progetto e degli obiettivi. 28
E’ necessario porre l’accento su alcuni operatori coinvolti in questi casi segnalati, essendo specifiche ed innovative: la cooperativa It2, infatti, ha al suo interno (oltre a responsabili di produzione, educatori ed esperti tecnici) il responsabile della transizione al lavoro, figura cardine della cooperativa, referente del progetto costituito assieme alla persona svantaggiata (svolge un monitoraggio costante delle attività, di raccordo tra l’utente e i servizi del territorio, effettua eventuali segnalazioni, cura la fase di transizione in imprese esterne, prendendo contatti con le aziende, accompagnando l’utente nei primi colloqui e affiancandolo nei primi giorni del nuovo inserimento). Così come il progetto TESI ed il progetto STRA.LI (entrambi
della
regione
Lombardia)
utilizzano
la
figura
del
tutor
dell’accompagnamento sociale, che funge da attivatore della rete sociale di sostegno, fornendo un aiuto nelle difficoltà pratiche, logistiche e di relazione, identificando ed attivando la rete di supporto e accompagnando la persona svantaggiata nella realizzazione di un progetto professionale e di vita. Negli altri casi segnalati si parla invece più genericamente di un coordinatore dei progetti, che lavora rapportandosi con i beneficiari e con le altre figure presenti che possono essere, ad esempio per quanto riguarda il progetto Arin 8, educatori sociali, “istruttori”, che realizzano le attività laboratoriali (carpenteria, riparazione biciclette…) e monitorano le abilità socio-professionali degli utenti, ed infine, assistenti sociali. Nei progetti di inserimento interno (laboratorio RAEE e STRA.LI) si parla di coordinatori, responsabili, tecnici, docenti e formatori, tutor. Nel progetto STRA.LI, inoltre, viene segnalata la figura del progettista di formazione con competenze di “genere”, figura che analizza i fabbisogni formativi, individua gli ambiti di incontro tra domanda e offerta di lavoro, descrive le finalità dell’intervento e monitora, in generale, tutto il progetto. La figura chiave del progetto piemontese Interventi Integrati, non è invece una singola professionalità (se non consideriamo il coordinatore territoriale di Italia Lavoro, e il coordinatore del GOL), ma l’équipe transdisciplinare stessa, costituita da operatori provenienti da diversi ambiti disciplinari individuati in funzione della costruzione dei percorsi e della gestione degli stessi, che costituisce, ovviamente, anche la rete di riferimento. Partecipano all’équipe i Centri per l’impiego territorialmente competenti, la Direzione trattamentale interna, l’UEPE con lo
29
sportello SPIN4, i Servizi Sociali, i Servizi Sanitari (in particolare gli operatori del Ser.T.), le agenzie di formazione, orientamento e inserimento lavorativo, le cooperative sociali, le imprese, le associazioni culturali e sportive, la Consigliera di Parità della Provincia di Torino. La rete di riferimento e le relative connessioni con i servizi territoriali, sono messe in risalto in tutti i progetti segnalati, definendole un presupposto fondamentale per il mantenimento del servizio e per un’eventuale trasferibilità. La rete della cooperativa It2 è molto ampia, come si evince anche dagli enti di sostegno: enti di formazione, direzione Casa Circondariale, UEPE, Comune, privato sociale e imprese profit, associazioni di volontariato, Università, Fondazioni, Centro per l’Impiego, Sportello Lavoro del carcere, consorzi di cooperative. La rete del progetto PJJ comprende invece 6 strutture di inserimento partner e 40 imprese nelle quali i beneficiari svolgono stage. Anche la rete di Agiantza, l’associazione spagnola promotrice degli interventi o Arin 8 e T1 BC, è molto ampia e comprende servizi sociali, sanitari, giudiziari, la Direzione Generale degli Istituti penitenziari (con cui è stata firmata una convenzione di collaborazione). L’associazione è collegata inoltre con il Governo Basco, con il mondo del lavoro e delle imprese. La rete di questi progetti non è solo formata dai servizi territoriali di Bilbao (la città dei paesi baschi spagnoli sede dell’associazione e dei progetti segnalati) ma anche a livello provinciale. Fanno inoltre parte di reti più ampie, a livello europeo (EAPN: rete di lotta contro la povertà, REAS: rete di economia alternativa e solitaria, LAMEGI: Lograr el Acceso al Mercado de Trabajo como Garantía para la Inclusión Social, UNAD: National Union of Associations of Aid for Drug Abusers...). La rete di riferimento del Progetto Incorpora, invece, è formata da 3 enti: associazione Agiantza, la Fondazione Peñascal e la Caritas Diocesana di Bilbao. L’iniziativa di pianificazione del laboratorio RAEE si caratterizza proprio per l’integrazione tra politiche penitenziarie, politiche attive del lavoro e formative, politiche socio-sanitarie. In particolare, la rete tra enti di formazione, Istituti e Amministrazione penitenziaria, Servizi Sociali e Sanitari (tramite il coinvolgimento 4
Lo Sportello SPIN accoglie e accompagna a un percorso di reinserimento sociale e lavorativo persone con problematiche penitenziarie riguardanti l’area penale esterna con posizione giuridica definitiva e persone dimesse dal carcere con posizione giuridica definitiva e loro familiari, offrendo informazioni sulla normativa penitenziaria, consulenza psicologica, informazioni riguardanti la problematica alloggiativa, mediazione culturale, percorsi di orientamento e inserimento lavorativo, accompagnamento ai servizi.
30
dei “Comitati locali area esecuzione penale adulti”5), gli Assessorati all’Ambiente delle Province coinvolte, ha consentito di agire concertando competenze e risorse. Tra tutti i soggetti coinvolti nella rete è stato stipulato un Accordo Quadro Territoriale di cooperazione sulle buone prassi pianificate e sugli impegni concreti che le parti si assumono per garantire la sostenibilità complessiva dell’attività. Per il progetto STRA.LI si è costituita una ATS (Associazione temporanea di Scopo), con una rete forte sia interna che esterna. Il partenariato comprende, oltre a Consorzi di cooperative, anche l’Assessorato Diritti e Tutele dei Cittadini e per l’integrazione delle persone ristrette nella libertà della Provincia di Milano e la CGIL Lombardia. Il progetto TESI vede nelle connessioni con i servizi del territorio un aspetto fondamentale per la gestione stessa del progetto, avendo necessità di “agganciare” alla rete dei servizi gli utenti. E’ stato pertanto condiviso con tutti i referenti significativi del territorio tutto ciò che è stato svolto con i beneficiari. L’accordo e la condivisione con chi opera all’interno dell’Istituto penitenziario è stato formalizzato con la costituzione di un Tavolo di Coordinamento. Per il progetto “Interventi Integrati” si segnala la stretta relazione tra alcuni sportelli attivi sul territorio: Sportello SP.IN, Sportello di ascolto rivolto a detenuti del consorzio sociale Abele Lavoro; Sportello di ascolto del consorzio Sinapsi della cooperativa Eta Beta; Sportello di ascolto del consorzio Self. Infine, GOAL ha saldato relazioni con tutti gli attori implicati negli inserimenti dei beneficiari, in particolare circa 20 attori pubblici e privati che si incontrano una volta al mese per una riunione di coordinamento delle azioni sul territorio. 1.3 Punti di forza e debolezza, trasferibilità delle esperienze analizzate Per quanto riguarda le macro-area di riferimento “Informazione ed orientamento professionale/al lavoro”, e “Accompagnamento al lavoro”, è possibile individuare elementi trasversali comuni. Si è avuta infatti occasione di osservare che in quasi tutte le pratiche analizzate, è presente un’ampia rete (formata da pubblico/privato), grazie anche ai GOL per quanto riguarda il Piemonte, o alla presenza di tavoli di progetto/comitati.
5
Per la composizione del Comitato Locale vedi cap.2
31
Sono sempre presenti forme di raccordo, formali o informali, con i servizi del territorio. Questo raccordo con i servizi permette di realizzare gli interventi impiegando un approccio globale sull’utente: questa visione si ritrova trasversalmente in quasi tutti i casi (a volte effettiva, a volte auspicata), e si riconduce ad una presa i carico del beneficiario che non si focalizza solo sul “problema lavoro”, ma che si realizza attraverso una elaborazione concertata degli interventi. Altra considerazione sulla presa in carico è legata alla personalizzazione degli interventi, l’attivazione cioè di percorsi di inserimento ad hoc sulle persone, dove la centralità della persona risulta essere la condizione indispensabile per favorirne il reinserimento lavorativo. Per quanto riguarda l’asse “formazione professionale”, è da rilevare il ruolo giocato dalle imprese e il collegamento tra formazione e inserimento lavorativo, fortemente rivolto all’esterno, caratterizzato dalle esperienze di tirocinio in azienda. Tramite interviste è stato chiesto ai referenti dei progetti di indicare quali fossero i punti di forza e di debolezza del servizio/progetto segnalato, al fine di ipotizzare, tra l’altro, una sua possibile trasferibilità. Per quanto riguarda i punti di forza segnalati per gli “sportelli”, risulta essere centrale il raccordo con i servizi: in un caso è emanazione del Centro per l’Impiego, con integrazione dei servizi sociali (Sportelli informativi della Casa Circondariale di Bologna), in un altro si parla di raccordo con la Regione per la creazione di imprese di transizione (Cartesio), sul modello della coop. Sociale It2. Nel caso di ORFEO e Co.Mi.Di. il raccordo è tra servizi di politiche attive del lavoro per detenuti e servizi che riguardano la persona in generale, in un’ottica di presa in carico globale. Per LOGOS, infine, centrale è lo scambio con le istituzioni. Prevalgono quindi la metodologia del lavoro in rete (rete formale e informale) e la presa in carico globale del beneficiario. L’Agenzia di Inclusione, a questo proposito, tra i punti di forza segnala l’occuparsi dei singoli bisogni, per evitare dispersioni di interventi, attraverso un servizio integrato che sappia fare sintesi tra inserimento lavorativo, interventi di accoglienza e di accompagnamento sul territorio. Un altro aspetto positivo è il consolidamento dei casi segnalati, che passano da una logica di progetto ad una di servizio, avendo anche la sicurezza di finanziamenti, come ad esempio nel caso del progetto LOGOS. 32
Tra i punti di forza di Cartesio vi è senz’altro l’avere creato “sezioni di inserimento” (cfr. capitolo 4) un modello rivolto alle imprese profit affinché al loro interno riservino posti per l’assunzione di detenuti. Anche per l’asse della formazione, si segnala soprattutto l’aspetto della rete, che, ad esempio, nel caso dei Percorsi di tirocinio dell’Emilia-Romagna viene sviluppata soprattutto con i sindacati, mentre per il progetto VIRGILIO è formata da più realtà che si confrontano mensilmente attraverso una Cabina di Regia, con funzioni di monitoraggio, analisi e consulenza in tutte le fasi del progetto, e un Tavolo Operativo, composto da tutte le cooperative e aziende che gestiscono attività lavorative all’interno del carcere. Per quanto riguarda l’asse dell’accompagnamento al lavoro, viene evidenziata l’importanza del partnenariato (prassi francesi), e della motivazione delle persone che vi lavorano, che sono capaci di creare una forte relazione empatica con i beneficiari (TESI). Il punto di forza del progetto denominato T1BC è, ovviamente, quello di dare un’opportunità per “evitare il carcere”, scontando la pena in maniera alternativa, lavorando a beneficio della comunità, e di essere un punto di riferimento per le molte persone disagiate presenti nel quartiere di Bilbao in cui vengono svolte le attività. Anche il progetto di Laboratorio RAEE mette l’accento sulle relazioni informali e su quelle formali (accordi quadro, tavoli di confronto), che sono monitorate da costanti follow up. Stra.Li, infine, ha tra i punti di forza l’aver posto l’accento sul genere e l’aver affrontato due dimensioni di analisi, il carcere e la condizione femminile. Considerando i punti di debolezza, molti progetti sottolineano soprattutto l’indeterminatezza dei finanziamenti, che non offrono continuità ai progetti o non garantiscono adeguati percorsi, nonché la difficoltà nel relazionarsi con il “mondo penitenziario”. I progetti spagnoli evidenziano la scarsità di mezzi e di finanziamenti. I punti di debolezza legati ai finanziamenti sono riconducibili anche ad un discorso di carenza di risorse alloggiative (Interventi Integrati), di difficoltà di sostenibilità economica della figura che si occupa della transizione (It2, TESI), di presa in carico possibile solo per pochi beneficiari (Stra.Li, INCORPORA). Il progetto ORFEO, inoltre, sottolinea la mancanza della figura di un tutor sociale “professionista”, prevista in pochi casi. Il progetto VIRGILIO evidenzia invece la 33
difficoltà
di
interagire
con
il
sistema
penitenziario
per
quanto
riguarda
trasferimenti, provvedimenti disciplinari che si ripercuotono sull’equilibrio e la funzionalità delle cooperative. Infine, si riportano le segnalazioni riguardanti i presupposti di trasferibilità delle esperienze segnalate. E’ necessario, innanzitutto, porre l’accento sul territorio di riferimento: alcune segnalazioni riguardano infatti contesti territoriali non metropolitani, con presenza di istituti penitenziari relativamente piccoli, o improntati ad una logica trattamentale forte. In modo estremamente schematico, vengono riportati, di seguito, i principali presupposti di trasferibilità segnalati: •
Per gli Sportelli della Casa Circondariale di Bologna uno dei presupposti per la trasferibilità è il raccordo con il Centro per l’Impiego.
•
Il progetto Cartesio vede trasferibili (ad altri tipi di svantaggio) le sezioni di inserimento rivolte alle imprese profit.
•
Il progetto ORFEO è considerato trasferibile, essendo già stato sperimentato in più carceri: per una trasferibilità completa si sottolinea però che è necessario potenziare la ricerca aziende e prevedere sempre la figura del tutor sociale.
•
L’Agenzia di Inclusione è un progetto flessibile, che necessita di pochi operatori, ma che è stato sperimentato in un contesto non metropolitano (Verbania).
•
LOGOS subordina la sua trasferibilità alla previsione di fondi dedicati, e Co.Mi.Di. alla costituzione di una rete pubblico/privato.
•
I progetti legati all’utilizzo del tirocinio come strumento di formazione e di inserimento sono considerati trasferibili, soprattutto per ciò che riguarda le modalità di tutoraggio. I presupposti sono legati al coinvolgimento attivo dei soggetti facenti parte della rete.
•
Virgilio è un progetto il cui obiettivo è proprio quello di realizzare un modello trasferibile, con alcuni prerequisiti, come gli spazi adatti per le lavorazioni interne,
la
disponibilità
della
direzione
degli
istituti
e
della
polizia
penitenziaria. •
Il progetto della coop sociale It2 è trasferibile se esiste una rete integrata con il territorio e se le figure della transizione sono sostenibili in termini economici.
•
Le prassi francesi sono definite trasferibili, non essendo legate alla legislazione locale, ma a partire da una forte rete con il territorio.
•
I progetti spagnoli sono trasferibili in quei territori in cui esiste la possibilità di tramutare le condanne alternativa al carcere in lavori socialmente utili. 34
•
I laboratori RAEE dell’Emilia-Romagna si definiscono invece come poco trasferibili in quanto tali, appoggiandosi a relazioni troppo collegate al contesto. La trasferibilità è legata alla presenza di un dispositivo progettuale (ad esempio Equal), e al coinvolgimento di una grande impresa, a partire “dai vertici”.
•
Il progetto STRA.LI si caratterizza come progetto a carattere sperimentale conclusosi a novembre 2007 con obiettivi di trasferibilità, attraverso la promozione e lo sviluppo di interventi sulle altre Province della Regione sedi di sezioni femminili di detenzione. I presupposti per la realizzazione di progetti analoghi in altri contesti sono legate alla volontà politica degli enti pubblici finanziatori, alla collaborazione con le realtà produttive esterne e alle relazioni di fiducia e collaborazione con le Direzioni penitenziarie, nonché, nello specifico progetto, ovviamente, una conoscenza ed attenzione alle problematiche e alle specificità di genere.
•
Nel progetto TESI, infine, si sottolinea la possibilità di trasferimento del modello di tutoring ed accompagnamento sociale.
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SCHEMA
3
Macro aree di intervento
Informazione ed orientamento professionale/al lavoro
Progetti
Punti di forza
Punti di debolezza
Sportelli informativi della Casa Circondariale di Bologna (ER)
- emanazione CIP - integrazione con servizi sociali - rete formale/informale
- difficoltà iniziale integrazione con CIP (procedure CIP vs procedure carcere) - ottica di progetto e non di servizio - eccessivo utilizzo di strumenti per la transizione
Cartesio (P)
- sezioni di inserimento aziende profit - progetto con Regione (politiche attive del lavoro) per la creazione di imprese di transizione - consolidamento dieci anni di progetti e di sperimentazioni
- coinvolgimento delle imprese profit - pericolo eccessiva istituzionalizzazione dei G.O.L.
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Presupposti per il funzionamento/ trasferibilità trasferibile se raccordo con il Centro per l’impiego - rete formale/informale (concertazione/condivisione) con Amm. Pen. e con il territorio - condivisione prospettiva progettuale con istituzione locale - motivazione/professionalità operatori trasferibili sezioni di inserimento ad altro svantaggio - rete formale (concertazione/condivisione) - rete formale/informale con il territorio - condivisione prospettiva progettuale con istituzione locale - razionalizzazione uso risorse - motivazione/professionalità operatori
Progetto ORFEO (L)
Informazione ed orientamento professionale/al lavoro
Agenzia di inclusione sociale (P)
- logica di servizio, non progetto - raccordo tra i servizi di politiche attive per il lavoro rivolte a detenuti con i servizi e progetti (pubblici, privati e di volontariato) che riguardano la persona in generale - non occuparsi di singoli bisogni in modo frammentato, ma delle persone nella sua complessità - logica di servizio, non progetto - integrazione con i servizi del sistema Giustizia e quelli territoriali - coinvolgimento del territorio
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- lavoro a progetto - indeterminatezza del tempo (dovuto al contesto carcere) - scarsità di agevolazioni, pochi stage - genericità degli utenti - mancanza tutor sociale - indeterminatezza finanziamenti
trasferibile: è stato realizzato in 3 carceri del territorio milanese e a Monza. - potenziare la ricerca aziende, che non siano solo coop sociali - prevedere tutor sociale - rete formale/informale con il territorio
- difficoltà “nell’incontrare” i destinatari giusti e motivati - difficoltà di sintesi tra diversi servizi frammentati - mancanza di fonte di finanziamento stabile - fragilità dei decisori politici, incapaci di incidere in modo sostanziale su processi di innovazione
trasferibile in contesti non metropolitani, con pochi servizi e interventi, perché flessibile e con pochi operatori - condivisione prospettiva progettuale con istituzione locale - se c’è coinvolgimento, motivazione, professionalità operatori
Progetto LOGOS (P)
Informazione ed orientamento professionale/al lavoro
Co.Mi.Di. (L)
- metodologia di lavoro in rete altamente integrato tra Enti istituzionali nazionali e locali - rete tra i partner: collaborazione stretta, motivata da riunioni mensili (soluzioni condivise per rispondere al singolo caso) - scambio con istituzioni, servizi sociali, UEPE - finanziamenti certi dall’Ufficio Pio che eroga borse lavoro - presa in carico globale
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- solitudine utenti, necessità di inserirsi in rete relazionale
trasferibile se esiste la volontà politica di prevedere fondi dedicati - se istituzioni coinvolte superano logica progettuale a beneficio di un’ottica di servizio stabile - disponibilità/razionalizzazione ad investire risorse - individuazione chiara di “chi fa che cosa” - clima di lavoro basato sulla stima reciproca
alto tasso di trasferibilità geografica e/o tematica, in presenza di un requisito fondamentale: la costituzione (formale o non) di una rete partenariale pubblico/privata che favorisca l’intersezione tra la programmazione sociale locale e le innovazioni sperimentate. - incidenza di vincoli (normativi, finanziari, di contesto, organizzativi, culturali) - necessità e ampiezza degli adattamenti richiesti in caso di riproduzione in aree territoriali diverse - rete formale/informale con il territorio
Formazione professionale
DII (F)
- innovazione tecnologica
Percorsi di tirocinio formativo (ER)
- rete con sindacati - tutoraggio esperto a persona e impresa - contesto professionalizzante - coinvolgimento lavoratori e quadri d’impresa
- fase di ricerca impresa - fase post tirocinio (monitoraggio almeno 12 mesi – elaborazione fallimento) - gestione organizzazione con carcere - modalità sopralluoghi forze ordine nelle imprese
Progetto VIRGILIO (L)
- follow-up costante delle attività con monitoraggio dell'andamento economico, - tavolo di confronto mensile con altre realtà, - sensibilizzazione progressiva delle forze di polizia
- provvedimenti disciplinari, trasferimenti, indulti - sistema di remunerazione di servizi effettuati per il carcere dalle cooperative
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trasferibile trasferibili modalità di orientamento, ricerca aziende, tutoraggio e raccordo - coinvolgimento polizia penitenziaria - coinvolgimento attivo e proattivo direzione e educatori - coinvolgimento attivo dell’impresa coinvolgimento attivo delle reti territoriali, sindacati, associazionismo, agenzie per il lavoro, cip -se presenza di tutor esperti trasferibilità è obiettivo Prerequisiti: - spazi all'interno delle strutture per consentire lavorazioni - disponibilità dei direttori di istituto - creazione di un clima collaborativo tra popolazione carceraria e forze di polizia, - disponibilità di risorse economiche per favorire accesso al mercato esterno delle cooperative operanti intramura - stimolare la collaborazione di esperti pro-bono a supporto e sviluppo delle attività economiche effettuabili intra mura. - se volontà politica enti coinvolti
Coop Sociale it2 (ER)
- operatori coinvolti
PJJ (F)
-partnerariato - motivazione - costi molto bassi
- necessità per il beneficiario di avere accesso di Internet - necessità per la rete di essere formati per inserire le informazioni on line
ARIN 8 (S)
- presenza convenzione -presenza di attività richieste dal mercato del lavoro svolte all’interno del laboratorio - aumentano le persone che hanno la possibilità di evitare il carcere scontando la condanna lavorando a beneficio della comunità - aumentano i centri o le associazioni che accolgono
- scarsi mezzi e spazi - partecipazione volontaria
Accompagnamento al lavoro
T1 B C (S)
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- nessun finanziamento specifico
trasferibile se - rete altamente integrata con territorio - figure chiave della transizione sostenibili trasferibile: l’azione non è tributaria della legislazione locale, si appoggia principalmente sul coordinamento tra le strutture di presa in carico ed il mondo del lavoro. - rete con territorio - qualità umana e sociale del coordinatore - partecipazione libera beneficiario trasferibile se -partecipazione libera beneficiario - motivazione trasferibile in territori con condanne a lavori socialmente utili in alternativa al carcere - se condanne brevi e reati non gravi
INCORPORA (S)
Laboratorio RAEE (ER)
Accompagnamento al lavoro
- diventato necessario per le molte persone disagiate presenti nel quartiere - presenza di diverse esperienze che lavorano insieme (rete) - presenza di finanziamenti - relazioni informali - formalizzazione accordo quadro - coinvolgimento e motivazione dall’avvio dei vertici e dei quadri azienda - progetto trasversale su territori diversi -ruolo coop soc nella gestione attività produttiva e raccordo stabile con impresa promotrice - collaborazione Amm Pen pianificazione delle fasi - collaborazione attiva di Comune e Provincia
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- poca costanza degli utenti - selezione rigida
partecipazione libera beneficiario - inserire corsi di spagnolo per stranieri
- complessità procedure di autorizzazione - lungi tempi di pianificazione e predisposizione di avvio della sperimentazione - difficoltà gestione del raccordo tra tutti i soggetti coinvolti per estrema articolazione del percorso
difficilmente trasferibili le relazioni, troppo collegate la contesto - se coinvolgimento e condivisione di tutti gli attori fin dall’avvio del processo di pianificazione - motivazione imprese profit e non profit coinvolte - se disponibilità dispositivo progettuale (equal) - coinvolgimento grande impresa a partire dai vertici - suddividere e concordare in avvio del progetto le responsabilità e i ruoli - promozione di visibilità imprese coinvolte gestione processi e relazioni tramite frequenti rapporti informali
Progetto STRA.LI
Accompagnamento al lavoro
affrontare due dimensioni di analisi: la dimensione carcere (che espone maggiormente al rischio di povertà ed emarginazione) e la complessità/ specificità della condizione delle donne che lavorano - valorizzare il genere, che guida ed ispira il metodo applicato per la definizione del modello di azioni integrate.
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- mancanza di fonte di finanziamento stabile
la trasferibilità del modello è limitata dalla presenza di 2 precondizioni: l’iniziativa deve essere necessariamente svolta in Istituti dove è presente una significativa sezione femminile; l’iniziativa può avere buone probabilità di successo solo dove è possibile valorizzare aree merceologiche professionali già avviate che di fatto ammettano la possibilità di attivare l’alternanza formazione/lavoro già dentro al carcere - essendo attivi i corrispondenti laboratori e utilizzando la presenza di laboratori esterni.
TESI (L)
-figura del tutor - forte relazione empatica
Interventi integrati (P)
GOAL (F)
- presa in carico possibile per pochi utenti - sostenibilità economica figura della transizione
- scarsità delle risorse alloggiative
- partenariato - qualità di gestione
- necessità di una buona cooperazione tra tutti i partner
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trasferibile modello di tutoring ed accompagnamento sociale in Case di Reclusione con vocazione trattamentale e territori socialmente e culturalmente aperti e ricettivi - se volontà politica enti coinvolti - motivazione imprese profit e non profit coinvolte/opera di sensibilizzazione - rapporti di fiducia con Direzione trasferibile modello operativo come supporto metodologico ed operativo a disposizione di equipe transdisciplinari che operano nell’ambito della progettazione e realizzazione di interventi di reinserimento lavorativo e sociale - presenza équipe istituzionale trasferibile: l’azione non è tributaria della legislazione locale, si appoggia principalmente sul coordinamento delle strutture di inserimento - rete con territorio - qualità di gestione e management del coordinatore
CAPITOLO 2 - Quadro normativo dei contesti di riferimento delle prassi segnalate In questo capitolo vengono riportati e brevemente descritti i “quadri normativi dei contesti di riferimento di AGIS RESPIRO”. Questa azione di ricerca, che ha permesso di individuare le leggi nazionali e locali presenti nei territori in cui si inseriscono le prassi di eccellenza, è utile non solo a contestualizzare le stesse esperienze segnalate dai partner del progetto, ma anche ad individuare quei contesti in cui la situazione legislativa è simile e dove pertanto potrebbe essere possibile, senza trasformazioni, intervenire per sperimentare il trasferimento delle esperienze di successo. Vengono di seguito presentati inizialmente il “quadro di riferimento europeo”, quelli “nazionali” (Italia e Spagna), e successivamente quelli “regionali” e “locali”, descrivendo brevemente ogni legge/decreto/accordo. 2.1 Europeo Raccomandazione n. 87(3) del Comitato dei Ministri della Comunità Europea 12 febbraio 1987 - Regole penitenziarie europee Il lavoro penitenziario deve essere considerato come un elemento positivo del trattamento, della formazione del detenuto e della gestione dell’istituto. Nella misura del possibile, il lavoro deve essere tale da conservare e aumentare la capacità del detenuto di guadagnarsi normalmente la vita dopo la sua dimissione. Bisogna offrire una formazione professionale per mestieri utili ai detenuti che sono nella condizione di profittarne, e particolarmente i giovani. Nei limiti compatibili con una razionale selezione professionale, con le possibilità dell’amministrazione e le esigenze di disciplina dell’istituto, i detenuti devono poter scegliere il tipo di lavoro che desiderano effettuare. Raccomandazione n. 12 del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa del 31 ottobre 1989, sulla "Education in Prison". Tale Raccomandazione è stata realizzata con il contributo di un Comitato selezionato di esperti e s'innesta sui contenuti delle "Regole Penitenziarie Europee". In detta Raccomandazione è ribadito il ruolo fondamentale che ricopre l'educazione, sia per la crescita individuale che per quella della comunità, ma la 44
vera innovazione apportata è di aver posto in correlazione, per la prima volta in ambito europeo, lo stretto legame esistente tra i detenuti e le loro problematiche precedenti esperienze scolastiche, aspetto quest'ultimo di forti discussioni negli anni in oggetto. Raccomandazione n. 16 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa agli Stati Membri, relativa alle Regole Europee sulle Sanzioni e Misure Alternative alla detenzione, adottata dal Comitato dei Ministri il 19 ottobre 1992, nella 482a riunione dei Delegati dei Ministri. Hanno lo scopo di: a. stabilire un insieme di norme che permettano ai legislatori nazionali ed agli operatori coinvolti, alle Autorità preposte alla decisione o agli organi incaricati dell'esecuzione, di assicurare un'applicazione giusta ed efficace delle sanzioni e misure
alternative
alla
detenzione.
Tale
applicazione
deve
mirare
alla
conservazione di un equilibrio necessario ed auspicabile tra, da una parte, le esigenze di difesa della società, nel suo duplice aspetto di protezione dell'ordine pubblico e di applicazione di norme che tendano a riparare il danno causato alla vittima, e dall'altra, il tenere in debito conto le necessità del reo in termini di reinserimento sociale. b. fornire agli Stati membri dei criteri di base destinati ad integrare la creazione ed il ricorso alle sanzioni e misure alternative alla detenzione, con le garanzie contro il rischio di ledere i diritti fondamentali di coloro che delinquono, a cui le stesse sono applicate. c. l'esecuzione delle misure alternativa deve essere realizzata con un'attenzione costante all'individualizzazione, cioè in modo adeguato ai fatti commessi, alla risposta penale, alla personalità e alle inclinazioni del soggetto. E il fatto di poter fare riferimento ad un regolamento stabilito a livello internazionale dovrebbe favorire gli scambi di esperienze, in particolare nell'ambito dei metodi di lavoro. Intese in parallelo alle Regole Penitenziarie Europee del 1987, le presenti regole non possono essere considerate come regole-tipo. Esse rappresentano, piuttosto, un insieme di esigenze suscettibili di essere comunemente accolte e osservate.
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Regolamento (CE) n. 2204/2002 della commissione Articolo 2: Per “lavoratore svantaggiato” si intende qualsiasi persona appartenente ad una categoria che abbia difficoltà ad entrare, senza assistenza, nel mercato del lavoro, vale a dire qualsiasi persona che soddisfi almeno uno dei criteri seguenti: i) qualsiasi giovane che abbia meno di 25 anni o che abbia completato la formazione a tempo pieno da non più di due anni e che non abbia ancora ottenuto il primo impiego retribuito regolarmente; ii) qualsiasi lavoratore migrante che si sposti o si sia spostato all'interno della Comunità o divenga residente nella Comunità per assumervi un lavoro; iii) qualsiasi persona appartenente ad una minoranza etnica di uno Stato membro che debba migliorare le sue conoscenze linguistiche, la sua formazione professionale o la sua esperienza lavorativa per incrementare le possibilità di ottenere un'occupazione stabile; iv) qualsiasi persona che desideri intraprendere o riprendere un'attività lavorativa e che non abbia lavorato, né seguito corsi di formazione, per almeno due anni, in particolare qualsiasi persona che abbia lasciato il lavoro per la difficoltà di conciliare vita lavorativa e vita familiare; v) qualsiasi persona adulta che viva sola con uno o più figli a carico; vi) qualsiasi persona priva di un titolo di studio di livello secondario superiore o equivalente, priva di un posto di lavoro o in procinto di perderlo; vii) qualsiasi persona di più di 50 anni priva di un posto di lavoro o in procinto di perderlo; viii) qualsiasi disoccupato di lungo periodo, ossia una persona senza lavoro per 12 dei 16 mesi precedenti, o per 6 degli 8 mesi precedenti nel caso di persone di meno di 25 anni; ix) qualsiasi persona riconosciuta come affetta, al momento o in passato, da una dipendenza ai sensi della legislazione nazionale; x) qualsiasi persona che non abbia ottenuto il primo impiego retribuito regolarmente da quando è stata sottoposta a una pena detentiva o a un'altra sanzione penale; xi) qualsiasi donna di un'area geografica al livello NUTS II nella quale il tasso medio di disoccupazione superi il 100% della media comunitaria da almeno due anni civili e nella quale la disoccupazione femminile abbia superato il 150% del tasso di disoccupazione maschile dell'area considerata per almeno due dei tre anni civili precedenti. Trattato di Lisbona (13 dicembre 2007), firmato da tutti i leader dell’Unione Europea. Il trattato di Lisbona modifica il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea, attualmente in vigore, senza tuttavia sostituirli. Il
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nuovo trattato dota l’Unione del quadro giuridico e degli strumenti necessari per far fronte alle sfide del futuro e rispondere alle aspettative dei cittadini. Il trattato di Lisbona migliora la capacità di azione dell’UE in diversi settori prioritari per l’Unione di oggi e per i suoi cittadini. È quanto avviene in particolare nel campo della “libertà, sicurezza e giustizia”, per affrontare problemi come la lotta al terrorismo e alla criminalità. Integra inoltre la Carta dei diritti fondamentali nel diritto primario europeo, prevede nuovi meccanismi di solidarietà e garantisce una migliore protezione dei cittadini europei. 2.2 Nazionali Italia Costituzione della Repubblica Italiana Art.27: La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte. Legge n. 354/1975 - Norme sull’Ordinamento Penitenziario Gli articoli di questa legge riguardano: trattamento penitenziario, esercizio dei diritti dei detenuti e degli internati, caratteristiche degli edifici penitenziari locali,
vestiario,
alimentazione,
modalità
del
trattamento
penitenziario,
raggruppamento e categorie dei detenuti e degli internati. La partecipazione della comunità esterna all'azione rieducativa, istruzione, lavoro, lavoro all’esterno della struttura. I detenuti e gli internati possono essere assegnati al lavoro all'esterno in condizioni idonee a garantire l'attuazione positiva. Tuttavia, se si tratta di persona condannata alla pena della reclusione per uno dei delitti indicati nel comma 1 dell'articolo 4- bis, l'assegnazione al lavoro all'esterno può essere disposta dopo l'espiazione di almeno un terzo della pena e, comunque, di non oltre cinque anni. Nei confronti dei condannati all'ergastolo l'assegnazione può avvenire dopo l'espiazione di almeno dieci anni. In regime di semilibertà il detenuto può trascorrere parte del giorno fuori dell'istituto per partecipare ad attività lavorative, istruttive o comunque utili al reinserimento sociale.
47
Legge n. 663/1986 (cosiddetta Legge Gozzini) – Modifiche Legge Ordinamento Penitenziario La legge Gozzini del 1986 viene promulgata dopo la riforma penitenziaria del 1975 e le successive pronunce della Corte Costituzionale, per abolire tutte le presunzioni di pericolosità previste dal codice penale, sia quelle di pericolosità qualificata, sia quelle connesse a certi tipi di reati, sia le presunzioni nei confronti dei portatori di vizio totale o parziale di mente, risolvendo il problema del binomio pericolosità sociale - infermità mentale. Ai fini dell'assegnazione dei soggetti al lavoro si deve tener conto dei loro desideri ed attitudini nonché delle condizioni economiche della famiglia. Le direzioni degli istituti penitenziari, in deroga alle norme di contabilità generale dello Stato e di quelle di contabilità speciale, possono, previa autorizzazione del Ministro di grazia e giustizia, vendere prodotti delle lavorazioni penitenziarie a prezzo pari o anche inferiore al loro costo, tenuto conto, per quanto possibile, dei prezzi praticati per prodotti corrispondenti nel mercato all'ingrosso della zona in cui è situato l'istituto. I detenuti e gli internati possono essere assegnati al lavoro all'esterno in condizioni idonee a garantire l'attuazione positiva degli scopi previsti dall'art.15. Sono avviati a prestare la loro opera senza scorta, salvo che essa sia ritenuta necessaria per motivi di sicurezza. Quando si tratta di imprese private, il lavoro deve svolgersi sotto il diretto controllo della direzione dell'istituto a cui il detenuto o l'internato è assegnato, la quale può avvalersi a tal fine del personale dipendente e del servizio sociale. Per ciascun condannato o internato il provvedimento di ammissione al lavoro all'esterno diviene esecutivo dopo l'approvazione del magistrato di sorveglianza. Legge 56/1987 Art. 19: prevede che i detenuti e gli internati abbiano facoltà di iscriversi alle liste di collocamento, e finché permane lo stato di detenzione e d’internamento sono esonerati dalla conferma dello stato di disoccupazione. Legge n. 407/1990 - Disoccupazione di lunga durata e CIG I lavoratori beneficiari di questa legge sono i disoccupati di lunga durata o i lavoratori in Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria con regolare iscrizione all’ufficio di collocamento da almeno 24 mesi. Le aziende beneficiarie, ammesse alla stipula dei Contratti di formazione lavoro, per l'assunzione a tempo 48
indeterminato di queste categorie di lavoratori, sono quelle che al momento dell’assunzione, non hanno sospensioni dal lavoro in atto, ovvero non procedano a riduzioni di personale nei dodici mesi precedenti la richiesta stessa. Gli incentivi all’assunzione consistono in una riduzione o nell’esonero totale dei contributi a carico del datore di lavoro per i 36 mesi successivi all’assunzione, e in particolare: - riduzione del 50% dei contributi previdenziali e assistenziali dovuti da imprese, consorzi di imprese, enti pubblici economici e liberi professionisti operanti sul territorio nazionale; - esonero totale dall’obbligo del versamento dei contributi previdenziali e assistenziali nel caso di imprese artigiane e di imprese operanti nel Mezzogiorno. Legge n. 381/1991 - Disciplina delle cooperative sociali Le cooperative sociali hanno lo scopo di perseguire l'interesse generale della comunità alla promozione umana e all'integrazione sociale dei cittadini attraverso: a) la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi; b) lo svolgimento di attività diverse - agricole, industriali, commerciali o di servizi finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Nelle cooperative che svolgono le attività di cui all'articolo 1, comma 1, lettera b), si considerano persone svantaggiate gli invalidi fisici, psichici e sensoriali, gli ex degenti
di
istituti
psichiatrici,
i
soggetti
in
trattamento
psichiatrico,
i
tossicodipendenti, gli alcolisti, i minori in età lavorativa in situazioni di difficoltà familiare, i condannati ammessi alle misure alternative alla detenzione previste dagli articoli 47, 47-bis, 47-ter e 48 della legge 26 luglio 1975, n. 354, come modificati dalla legge 10 ottobre 1986, n. 663. Si considerano inoltre persone svantaggiate i soggetti indicati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro della sanità, con il Ministro dell'interno e con il Ministro per gli affari sociali, sentita la commissione centrale per le cooperative istituita dall'art. 18 del citato decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 14 dicembre 1947, n. 1577 e successive modificazioni. Le persone svantaggiate di cui al comma 1 devono costituire almeno il trenta per cento dei lavoratori della cooperativa e, compatibilmente con il loro stato soggettivo, essere socie della cooperativa stessa. La condizione di persona svantaggiata deve risultare da documentazione proveniente dalla pubblica 49
amministrazione, fatto salvo il diritto alla riservatezza. Le aliquote complessive della contribuzione per l'assicurazione obbligatoria previdenziale ed assistenziale dovute dalle cooperative sociali, relativamente alla retribuzione corrisposta alle persone svantaggiate di cui al presente articolo, sono ridotte a zero. Le regioni adottano convenzioni-tipo per i rapporti tra le cooperative sociali e le amministrazioni pubbliche che operano nell'ambito della regione, prevedendo i requisiti di professionalità degli operatori e l'applicazione delle norme contrattuali vigenti. Emanano altresì norme volte alla promozione, al sostegno e allo sviluppo della cooperazione sociale. Legge n. 196/1997 - Norme in materia di promozione dell’occupazione Art. 1 Contratto di fornitura di prestazioni di lavoro temporaneo Art. 18 Tirocini formativi e di orientamento Al fine di realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro e di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro, vengono promosse iniziative di tirocini pratici e stage a favore di soggetti che hanno già assolto l'obbligo scolastico. La previsione della durata dei rapporti, non costituenti rapporti di lavoro, è in misura non superiore a 12 mesi ovvero a 24 mesi in caso di soggetti portatori di handicap, da modulare in funzione della specificità dei diversi tipi di utenti. Legge n.165/1998 (cosiddetta Legge Simeoni-Saraceni) – Condizioni di accesso alle misure alternative Riguarda le modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in particolare i presupposti per l'affidamento in prova al servizio sociale. In generale consente ai condannati di poter accedere alle misure alternative alla pena (affidamento in prova e semilibertà) immediatamente in seguito a condanna. Legge n. 193/2000 (Legge Smuraglia)– Norme per favorire l'attività lavorativa dei detenuti Prevede agevolazioni contributive e incentivi fiscali alle imprese che assumono persone detenute ammesse al lavoro all’esterno dell’Istituto Penitenziario (art. 21 L.354/75), oppure a quelle imprese che, impegnate nell’organizzazione di attività lavorative direttamente all’interno degli Istituti di pena, assumono persone detenute. Le agevolazioni si concretizzano in un credito mensile di imposta pari a 50
516,46 euro per le imprese che assumono persone detenute ammesse all’art.21. Si applica allo stesso modo anche nel caso di prosecuzione del rapporto di lavoro con ex detenuti, assunti durante la detenzione, nei 6 mesi successivi alla scarcerazione. Inoltre si prevede la stessa misura di credito, per ogni lavoratore formato, attraverso attività formativa della professionalità, finalizzata all’assunzione dei detenuti. Le aziende che vogliono invece avviare attività produttive o di servizio all’interno degli Istituti di pena godono di una riduzione dell’80% dei contributi per l’assicurazione obbligatoria previdenziale ed assistenziale per ogni detenuto assunto. Le imprese che assumono detenuti per lavoro interno sono destinatarie di entrambi i benefici, sino ai 6 mesi successivi alla scarcerazione: sgravi contributivi e agevolazione fiscale mensile (516,46 euro). Le amministrazioni penitenziarie, centrali e periferiche, stipulano apposite convenzioni con soggetti pubblici o privati o cooperative sociali interessati a fornire a detenuti o internati opportunità di lavoro. Le convenzioni disciplinano l'oggetto e le condizioni di svolgimento dell'attività lavorativa, la formazione e il trattamento retributivo, senza oneri a carico della finanza pubblica. Nelle convenzioni con l'amministrazione penitenziaria dovrà essere definito anche il trattamento retributivo, in misura non inferiore a quanto previsto dalla normativa vigente per il lavoro carcerario. D.L. n. 181/2000 – Disposizioni per agevolare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro Il decreto individua i soggetti potenziali destinatari delle misure di promozione all'inserimento nel mercato del lavoro e definisce le condizioni di disoccupazione, dettando criteri di indirizzo in materia anche per adeguare il sistema di incontro tra domanda e offerta di lavoro agli indirizzi comunitari intesi a promuovere strategie preventive della disoccupazione giovanile e della disoccupazione di lunga durata. Ai fini del decreto si intendono per: "disoccupati di lunga durata", coloro che, dopo aver perso un posto di lavoro o cessato un'attività di lavoro autonomo, siano alla ricerca di nuova occupazione da più di dodici mesi; - "inoccupati di lunga durata", coloro che, senza aver precedentemente svolto 51
un'attività lavorativa, siano alla ricerca di un'occupazione da più di dodici mesi; - "stato di disoccupazione", la condizione del disoccupato o dell'inoccupato che sia immediatamente disponibile allo svolgimento di un'attività lavorativa; - "servizi competenti", i centri per l'impiego di cui all'articolo 4 del decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469 (decreto che disciplina il conferimento alle regioni e agli enti locali delle funzioni e compiti relativi al collocamento e alle politiche attive del lavoro, nell'ambito di un ruolo generale di indirizzo, promozione e coordinamento dello Stato). Per contrastare la disoccupazione e l'inoccupazione
di lunga durata, i servizi
competenti sottopongono i soggetti ad interviste periodiche, offrendo almeno i seguenti interventi: a) colloquio di orientamento entro sei mesi dall'inizio dello stato di disoccupazione, b) proposta di adesione ad iniziative di inserimento lavorativo o di formazione e/o riqualificazione professionale: nei confronti delle donne in cerca di reinserimento lavorativo, non oltre sei mesi dall'inizio dello stato di disoccupazione; nei confronti dei disoccupati e degli inoccupati di lunga durata, non oltre dodici mesi dall'inizio dello stato di disoccupazione. Legge Quadro n. 328/2000 - Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali Assicura alle persone e alle famiglie un sistema integrato di interventi e servizi sociali, promuove interventi per garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione, diritti di cittadinanza; previene, elimina o riduce le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare, derivanti da inadeguatezza di reddito, difficoltà sociali e condizioni di non autonomia, secondo i principi di sussidiarietà, cooperazione, efficacia, efficienza ed economicità, omogeneità, copertura finanziaria e patrimoniale, responsabilità ed unicità dell’amministrazione, autonomia organizzativa e regolamentare degli enti locali. DPR n. 230/2000– Regolamento norme sull’Ordinamento Penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà Questo regolamento riguarda il trattamento penitenziario e le disposizioni relative all'organizzazione penitenziaria.
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D.L. n. 274/2000 - Procedimento davanti al giudice di pace Art. 54 Lavoro di pubblica utilità. Il giudice di pace può applicare la pena del lavoro di pubblica utilità solo su richiesta dell'imputato. Non può essere inferiore a dieci giorni né superiore a sei mesi e consiste nella prestazione di attività non retribuita in favore della collettività da svolgere presso lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni o presso enti o organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato. Ai fini del computo della pena, un giorno di lavoro di pubblica utilità consiste nella prestazione, anche non continuativa, di due ore di lavoro. D.M. 9.11.2001 - Sgravi contributivi a favore delle cooperative sociali, relativamente alla retribuzione corrisposta alle persone detenute o internate negli istituti penitenziari, agli ex degenti degli ospedali psichiatrici giudiziari e alle persone condannate e internate ammesse al lavoro all'esterno Le aliquote complessive della contribuzione per l'assicurazione obbligatoria previdenziale ed assistenziale dovute dalle cooperative sociali, relativamente alla retribuzione
corrisposta
alle
persone
detenute
o
internate
negli
istituti
penitenziari, agli ex degenti degli ospedali psichiatrici giudiziari e alle persone condannate e internate ammesse al lavoro all'esterno (art. 21) sono ridotte nella misura dell'80 per cento, sia per quanto attiene alla quota a carico dei datori di lavoro, sia per quanto attiene alla quota a carico dei lavoratori. D.M. n. 87 del 25.02.2002 - Regolamento recante sgravi fiscali alle imprese che assumono lavoratori detenuti Il decreto riporta le nuove istruzioni operative da Ministero ed I.N.P.S. per l'applicazione della legge n. 193/2000 in materia di lavoro penitenziario. Si definiscono i soggetti svantaggiati in virtù dei quali il datore di lavoro può richiedere sgravi contributivi o un credito d'imposta. D.L. n. 297/2002 – Disposizioni modificate per agevolare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro Apporta alcune modificazioni al decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181. I principi fondamentali di questo decreto (migliorare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro e valorizzare gli strumenti di informatizzazione) sono stabiliti per l'individuazione dei soggetti potenziali destinatari di misure di promozione 53
all'inserimento nel mercato del lavoro, definendone le condizioni di disoccupazione, secondo gli indirizzi comunitari, intesi a promuovere strategie preventive della disoccupazione giovanile e della disoccupazione di lunga durata. Vengono definiti il modello di comunicazione, il formato di trasmissione ed il sistema di classificazione dei dati contenuti nella scheda anagrafica e nella scheda professionale dei lavoratori, che costituiscono la base dei dati del sistema informativo lavoro. Sono soppresse le liste di collocamento ordinarie e speciali, ad eccezione di quelle previste dall'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 24 settembre 1963, n. 2053 (Riordinamento del servizio di collocamento per i lavoratori dello spettacolo), dall'articolo 6 della legge 23 luglio 1991, n. 223 (Norme in materia di integrazione salariale e di eccedenza del personale – liste di mobilità), dall'articolo 8 della legge 12 marzo 1999, n. 68 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili). I datori di lavoro privati e gli enti pubblici economici, procedono all'assunzione diretta di tutti i lavoratori per qualsiasi tipologia di rapporto di lavoro, salvo l'obbligo di assunzione mediante concorso eventualmente previsto dagli statuti degli enti pubblici economici. Legge n. 30/2003 - Legge sul mercato del lavoro Lo scopo è di realizzare un sistema efficace e coerente di strumenti intesi a garantire trasparenza ed efficienza al mercato del lavoro e migliorare le capacità di inserimento professionale dei disoccupati e di quanti sono in cerca di una prima occupazione, con particolare riguardo alle donne, ai giovani, ai soggetti svantaggiati. Princìpi e criteri direttivi: a) snellimento e semplificazione delle procedure di incontro tra domanda e offerta di lavoro; b) modernizzazione e razionalizzazione del sistema del collocamento pubblico, al fine di renderlo maggiormente efficiente e competitivo, secondo una disciplina incentrata su: rispetto delle competenze previste dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3; sostegno e sviluppo dell’attività lavorativa femminile e giovanile, nonché sostegno al reinserimento dei lavoratori anziani; incentivazione delle forme di coordinamento e raccordo tra operatori privati e operatori pubblici, ai fini di un migliore funzionamento del mercato del lavoro, nel rispetto delle competenze delle regioni e delle province; coordinamento delle disposizioni 54
sull’incontro tra domanda e offerta di lavoro con la disciplina in materia di lavoro dei cittadini non comunitari, nel rispetto della normativa vigente, in modo da prevenire l’adozione di forme di lavoro irregolare, anche minorile e sommerso e al fine di semplificare le procedure di rilascio delle autorizzazioni al lavoro. Dlgs n. 276/2003– Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30 Le disposizioni del presente decreto legislativo si collocano nell'ambito degli orientamenti comunitari in materia di occupazione e di apprendimento permanente e sono finalizzate ad aumentare la libertà e la dignità del lavoratore, la parità tra uomini e donne, e le pari opportunità tra i sessi, i tassi di occupazione e a promuovere la qualità e la stabilità del lavoro, anche attraverso contratti a contenuto formativo e contratti a orario modulato compatibili con le esigenze delle aziende e le aspirazioni dei lavoratori. Inoltre hanno lo scopo di realizzare un sistema efficace e coerente di strumenti intesi a garantire trasparenza ed efficienza del mercato del lavoro e migliorare le capacità di inserimento professionale dei disoccupati e di quanti sono in cerca di una prima occupazione, con particolare riferimento alle fasce deboli del mercato del lavoro. Legge n. 241/2006 - Concessione di indulto Questa legge stabilisce la concessione dell’indulto per tutti i reati commessi fino al 2 maggio 2006, nella misura non superiore a tre anni per le pene detentive e non superiore a 10.000 euro per quelle pecuniarie sole o congiunte a pene detentive. Non si applicano le esclusioni di cui all'ultimo comma dell'articolo 151 del codice penale. Riporta poi tutti i reati commessi per cui è concesso l’indulto. Sono stati peraltro esclusi i reati di terrorismo (compresa l'associazione eversiva), strage, banda armata, schiavitù, prostituzione minorile, pedo-pornografia, tratta di persone, violenza sessuale, sequestro di persona, riciclaggio, produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti, usura e quelli concernenti la mafia. La legge ha stabilito anche che l'indulto non potesse essere applicato alle pene accessorie temporanee, come l'interdizione dai pubblici uffici. È prevista inoltre la revoca del beneficio in caso di commissione, entro cinque anni dalla data di entrata in vigore della legge, di un delitto non colposo per il quale si riporti una condanna a pena detentiva non inferiore a due anni. 55
Legge n. 125/2008 - Pacchetto sicurezza La legge introduce l’espulsione per gli stranieri condannati a pene superiori a 2 anni, (la normativa precedente prevedeva l’espulsione per condanne superiori a 10 anni); aumenta il tempo di reclusione per il reato di falsa attestazione o dichiarazione ad un pubblico ufficiale sull’identità o su qualità personali proprie o altrui; considera aggravante di reato la presenza irregolare sul territorio italiano; denomina i Centri di Permanenza Temporanea (CPT) come Centri di identificazione ed Espulsione. Spagna Costituzione Spagnola Art. 25: 1. Nessuno può essere condannato per azioni che nel momento in cui sono state commesse non costituivano reati, secondo la legislazione vigente in quel momento. 2. Le pene privative della libertà e le misure di sicurezza sono orientate alla rieducazione sociale e non possono consistere nei lavori forzati. 3. L’amministrazione civile non può imporre sanzioni che implicano privazione della libertà. Codice Penale – Legge Organica n. 10/1995, modificata dalla Legge Organica n. 15/2003 Art 35: Sono pene privative della libertà il carcere, la detenzione domiciliare e la responsabilità personale per il mancato pagamento di multe. Art. 36: La reclusione ha una durata minima di 3 mesi e massima di 20 anni Quando la durata della reclusione è superiore a 5 anni, la classificazione del condannato con il terzo grado del trattamento penitenziario6 non potrà effettuarsi fino alla metà della pena. 6
L’articolo 100 del Regolamento Penitenziario prescrive che i detenuti debbano essere classificati in "gradi di trattamento". Ciò parte da un postulato moderno di individualizzazione del trattamento, contrapposto alla classica concezione del "carcere unico". La classificazione, in un grado o in un altro, determinerà il tipo di istituto penitenziario al quale il detenuto sarà destinato. Ne esistono tre tipi: in regime chiuso, ordinario, aperto, che corrispondono rispettivamente al 1°, 2°, 3° grado di trattamento. Perché un detenuto possa avere la classificazione, è necessario che sia definitivo. A partire dal suo ingresso in istituto, l’equipe di trattamento dispone di due mesi di tempo per istruire la proposta di classificazione, la quale verrà discussa e decisa nella riunione della Giunta di Trattamento. I criteri che determinano la classificazione del detenuto in un grado o nell’altro del trattamento sono, in sintesi:la durata della condanna, la rilevanza dei fatti delittuosi e impatto d’allarme sociale degli stessi, la recidiva, la durata e intensità della carriera criminale, il tempo effettivo della carcerazione espiata e il residuo da scontare per arrivare ai tre quarti della pena, le motivazioni al cambiamento, la qualifica
56
Art 87: Tossicodipendenza. Il Giudice o il Tribunale può accordare la sospensione dell’esecuzione della pena per reati non superiori a 5 anni se il reato è commesso a causa di dipendenza da sostanze se viene certificato che il condannato si sta disintossicando o è sottoposto a trattamento . Nel caso in cui il condannato sia recidivo, il Giudice o il Tribunale valuterà l’opportunità di concedere o meno il beneficio della sospensione. La sospensione dell’esecuzione della pena sarà sempre condizionata dal fatto che il reo non commetta reato nel periodo segnalato, da 3 a 5 anni. Trascorso il periodo di sospensione senza aver commesso un reato, il Giudice o il Tribunale accorderà la remissione della pena se è accertata la disontissicazione o la continuità del trattamento. Al contrario ordinerà il compimento della pena, o una proroga della sospensione per un tempo non superiore a 2 anni. Art. 89 Stranieri. Le pene privative della libertà inferiori a 6 anni imputate ad uno straniero non residente legalmente in Spagna saranno sostituite in sentenza dall’espulsione dal territorio spagnolo, salvo che il Giudice o il Tribunale, eccezionalmente e motivandolo, stabilisca che la natura del reato giustifichi l’espiazione della condanna in un penitenziario spagnolo. Ugualmente, si accorderà l’espulsione per pene uguali o superiori a 6 anni, nel caso in cui si acceda al terzo grado di trattamento o dopo i 3/4 della condanna. Art. 49 – Lavoro a beneficio della comunità Il lavoro a beneficio della comunità, che non deve essere imposto senza il consenso del detenuto, è una prestazione non retribuita in determinate attività di pubblica utilità che possono consistere in lavori di riparazione dei danni causati o in assistenza alle vittime. La durata non può eccedere le 8 ore giornaliere. L’esecuzione si svolgerà sotto il controllo del Giudice di Vigilanza Penitenziaria che riferirà le informazioni sullo svolgimento del lavoro all’Amministrazione, entità pubblica o associzione in cui vengono prestati i servizi. I Servizi Sociali penitenziari, fatte le necessarie verifiche, comunicherannno al Giudice di Vigilanza Penitenziaria gli episodi rilevanti (si assenta dal lavoro, il suo rendimento è molto scarso, ecc.)
professionale e gli elementi di appoggio all’esterno, la possibilità d’occupazione in attività lavorativa esterna, il comportamento in istituto, il pronostico di comportamento, la personalità del soggetto. Fonte: http://www.ristretti.it/areestudio/estero/spagna/trattamento.htm
57
Legge Generale Penitenziaria n. 1/1979 Gli istituti penitenziari regolati in questa legge hanno come fine principale la rieducazione e il reinserimento sociale dei condannati a pene e misure privative della libertà, come la detenzione e custodia di detenuti e condannati. Hanno anche in carico l’assistenza e l’aiuto di internati e dimittendi. Decreto Reale n. 190/1996 per quel che concerne il regolamento penitenziario Art.83: Obiettivi e principi del regime aperto: l’attività penitenziaria in regime aperto mira a migliorare le capacità di inclusione sociale dei detenuti classificati con il terzo grado. L’esercizio di queste funzioni si regge sui seguenti principi: attenuazione delle misure di controllo, fatta salva la creazione di programmi per il monitoraggio e la valutazione delle attività realizzate all’interno e all’esterno dell’istituto; autoresponsabilizzazione, mediante lo stimolo alla partecipazione dei detenuti nell’organizzazione delle attività; integrazione sociale attraverso i servizi sociali della comunità per facilitare la piena partecipazione nella vita familiare, sociale e lavorativa; prevenzione per evitare la destrutturazione familiare e sociale; coordinamento con gli organismi e le istituzioni pubbliche o private che operano per il reinserimento dei detenuti, promuovendo criteri comuni di azione per l’integrazione nella società. Art.86.4: In generale, il tempo minimo di permanenza nel Centro esterno sarà di 8 ore giornaliere, con pernottamentonell’istituto, salvo quando, su base volontaria, il detenuto accetta il controllo della sua presenza fuori dal centro attraverso dispositivi telematici forniti dall’Amministrazione Penitenziaria, nel qual caso rimarrà nel Centro per il tempo fissato nel suo programma di trattamento. Art. 100.2: Al fine di rendere il sistema più flessibile, l’Equipe Tecnica può proporre alla Giunta del Trattamento che per ciascun condannato venga adottato un modello di esecuzione della pena nel quale possano combinarsi aspetti caratteristici di ciascuno dei gradi di trattamento. Art. 182: Può essere autorizzata l’assistenza in istituti extrapenitenziari, pubblici o privati, per i detenuti di terzo grado che necessitano di un trattamento specifico come i tossicodipendenti, dando conto al Giudice di Vigilanza. L’autorizzazione
è
sottoposta
ad
alcune
condizioni:
il
programma
di
disintossicazione deve essere approvato dall’istituto di accoglienza; deve esserci il consenso all’impegno di osservare il regime di vita proprio dell’istituto di accoglienza; il programma di monitoraggio deve contenere i controlli stabiliti; 58
l’Amministrazione
Penitenziaria
predispone
le
convenzioni
con
le
altre
amministrazioni pubbliche o con entità che collaborano per l’esecuzione delle misure di sicurezza secondo il Codice penale. Art. 192: I detenuti classificati nel terzo grado che soddisfano i requisiti stabiliti nel Codice Penale completeranno il resto della condanna in stato di libertà condizionale, conformemente a quanto disposto nel Codice. Decreto reale n. 515/2005 Stabilisce le condizioni di esecuzione della pena attraverso il lavoro a beneficio della comunità, le misure di sicurezza, la sospensione dell’esecuzione della pena. Art.4: Il lavoro a beneficio della comunità sarà facilitato dall’Amministrazione penitenziaria,
che
potrà
stabilire
le
opportune
convenzioni
con
altre
Amministrazioni pubbliche o entità pubbliche o private che svolgono attività di utilità pubblica. Queste amministrazioni possono assumere le funzioni di gestione del lavoro, consulenza, monitoraggio e assistenza dei condannati, sotto la supervisione dell’Amministrazione penitenziaria. Il detenuto può proporre lui stesso un lavoro, che l’Amministrazione penitenziaria valuta, inviando una relazione al Tribunale di Vigilanza. Legge n. 44/2007 sulla regolazione delle imprese di inserimento Ha l’obiettivo di regolare il regime giuridico delle imprese di inserimento e stabilizzare una struttura che promuova l’inserimento al lavoro di persone in situazione di esclusione sociale.
2.3 Regionali e locali Paesi Baschi Legge n. 5/1996 sui servizi sociali Oggetto di questa legge è promuovere e garantire nella Comunità Autonoma dei Paesi Baschi, attraverso la gestione di un sistema integrato dei servizi sociali di responsabilità pubblica, il diritto di tutti i cittadini a questi servizi così da prevenire ed eliminare le cause di esclusione sociale e di disuguaglianza, promuovere l’integrazione sociale degli individui, incoraggiare il pieno e libero sviluppo degli individui adeguandolo al modello attuale di società. 59
Legge n. 12/1998 contro l’esclusione sociale Questa legge mira a: - disciplinare, all’interno della Comunità Autonoma dei Paesi Baschi, gli strumenti di carattere sociale ed economico necessari a prevenire il rischio di esclusione personale, sociale e lavorativa; - contribuire all’inserimento di coloro che sono carenti di risorse personali, sociali o economiche sufficienti a sviluppare una vita indipendente; - stabilire l’organizzazione istituzionale e i programmi necessari per sostenere gli sforzi di prevenzione dell’esclusione e dell’inserimento delle persone. Legge n. 18/1998 riguardo la prevenzione, l’assistenza e l’inserimento in materia di tossicodipendenza Ha l’obiettivo di disciplinare, entro i poteri che corrispondono alla Comunità Autonoma Basca, una serie di azioni volte alla prevenzione della tossicodipendenza e all’assistenza e inserimento dei tossicodipendenti. Regione Piemonte Drp n. 24/1981 - Linee programmatiche di intervento su disadattamento, devianza, criminalità Questa delibera rappresenta il riferimento per la politica regionale e per la concreta attuazione di iniziative e interventi specifici legati alla prevenzione, interventi di istruzione, formazione professionale e lavoro rivolti a minori e adulti, risorse per attuare gli interventi all’interno delle strutture penitenziarie, lavoro di rete. Protocollo di Intesa Regione Piemonte – Ministero della Giustizia del 4.12.1992 Delinea le linee di indirizzo nel settore della devianza, della criminalità e dell’esecuzione penale, vengono definiti gli impegni comuni e le reciproche competenze. Legge Regionale n. 28/1993, modificata ed integrata dalla Legge Regionale n. 22/1997 (Titolo II) - Misure straordinarie per incentivare l’occupazione mediante la promozione e il sostegno di nuove iniziative imprenditoriali e per l’inserimento in nuovi posti di lavoro rivolti a soggetti svantaggiati 60
L’obiettivo di questa legge consiste nell’incentivazione alla creazione di nuovi posti di lavoro stipulati con assunzioni contrattuali a tempo indeterminato a favore di soggetti deboli sul mercato del lavoro, come i disoccupati, ultracinquantenni, ex detenuti per i quali l’ultima detenzione non sia anteriore a 5 anni, detenuti in misura alternativa o ammessi al lavoro esterno o in liberazione condizionale, detenuti in attesa di giudizio, tossicodipendenti, alcoldipendenti. Legge regionale n. 18/1994 - Norme di attuazione della legge 8 novembre 1991, n. 381 Disciplina delle cooperative sociali Risponde alla convinzione della difficoltà dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, perché oltre alla labilità delle motivazioni personali specifiche, quasi sempre esse sono carenti di qualificazione professionale e molto spesso sono portatori
di
una
seconda
o
tripla
diagnosi
(detenuti o
ex
detenuti e
contemporaneamente tossicodipendenti, clandestini, con patologie sanitarie che evidenziano un grado apprezzabile di invalidità, con disturbi psichici, …). Gli inserimenti di persone svantaggiate devono avvalersi del supporto di tutor preparati, socialmente motivati, efficienti e devono contestualmente avvalersi di ambiti di inserimento capaci di fare accoglienza, prendersi cura, offrire ascolto, confrontarsi, scoprire, recepire, canalizzare le risorse personali per farle esprimere e sperimentare fino a rendere autonoma e pienamente responsabile la persona svantaggiata. Legge regionale n. 45/1995 - Impiego di detenuti in semilibertà, ammessi al lavoro all’esterno, affidati in prova al servizio sociale o in detenzione domiciliare per lavori socialmente utili (già legge a termine 1/1990) Sono garantite risorse per attivare e realizzare alcuni progetti apprezzabili per la qualità degli interventi, per le mansioni professionalizzanti espletate, per i processi di risocializzazione messi in atto attraverso le relazioni instaurate e il lavoro di rete predisposto. La legge stabilisce che la realizzazione di opere e servizi di interesse locale a protezione dell’ambiente deve essere compiuta mediante l’impiego di detenuti, favorendo in tal modo il loro reinserimento sociale e lavorativo. La responsabilità della gestione dei progetti fa capo agli Enti pubblici locali proponenti, che quindi si impegnano a prendersi cura e in carico dei detenuti ammessi alla realizzazione del progetto. Annualmente, dal 1995, la Regione Piemonte ha assicurato la 61
disponibilità di risorse economiche per garantire l’offerta di opportunità lavorative a 70/80 detenuti per realizzare mediamente 20/25 progetti. D.G.R. n. 52-11390/2003 - Linee guida per il funzionamento dei Gruppi Operativi Locali Gruppi composti da operatori dell’Amministrazione Penitenziaria, degli Enti Locali, dei Servizi sociali e sanitari, del mondo del lavoro e del volontariato che coordinano e programmano interventi nel settore del contrasto alla devianza e alla criminalità e a favore delle persone in esecuzione penale ed ex detenuti e coordinati da Enti Locali (Province/Comuni). Compito dei GOL è quello di mettere a punto una progettazione nel settore attraverso un piano di lavoro annuale che tenga conto delle strategie di intervento individuate dalle diverse componenti, dei bisogni emergenti e delle risorse disponibili. Le azioni poste in essere dai GOL sono: -
promuovere sul territorio una politica sociale finalizzata alla prevenzione del disadattamento e della criminalità;
-
coinvolgere tutte le realtà istituzionali e associative presenti sul territorio stimolando la creazione di una rete integrata di servizi pubblici e del volontariato;
-
definire percorsi integrati sia nella fase di impostazione dei progetti sia nella fase di realizzazione che individuino, quale fulcro dell’intervento, la persona umana, tenendo conto delle sue capacità e dei suoi bisogni da un lato e dei servizi, delle opportunità e delle risorse disponibili messe in campo dai diversi soggetti che compongono i GOL, in relazione alle loro competenze e finalità dall’altro;
-
migliorare la comunicazione tra le diverse componenti, potenziare il lavoro di rete coordinare le iniziative e favorire lo sviluppo di prassi operative comuni; mettere a punto metodologie di lavoro integrato che tengano conto delle competenze e dei vincoli di ogni ente e permettano di sincronizzare tempi e procedure;
-
individuare modalità di monitoraggio e verifica dei progetti che permetta un’attenta valutazione di quanto realizzato e dell’utilizzo delle risorse impegnate;
-
esprimere pareri, rilievi, raccomandazioni e proposte in materia di attività e servizi rilevanti nel settore; 62
-
organizzare interventi di sensibilizzazione della cittadinanza.
Legge regionale n. 1/2004 - Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento La Regione Piemonte stabilisce le norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e per il loro esercizio, al fine di favorire il benessere della persona, la prevenzione del disagio e il miglioramento della qualità della vita. Hanno diritto di fruire delle prestazioni e dei servizi sociali i cittadini residenti nel territorio della Regione Piemonte, i cittadini di Stati appartenenti all'Unione europea ed i loro familiari, gli stranieri individuati ai sensi dell'articolo 41 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286. L'accesso ai servizi è garantito attraverso: a) uniformità di procedure per l'accesso ai servizi in ogni ambito territoriale; b) informazione sistematica ed efficace sull'offerta dei servizi e sui relativi costi; c) orientamento e accompagnamento, in particolare in favore di persone e famiglie in condizioni di fragilità, di non autosufficienza o di dipendenza, all'accesso ai servizi; d) trasparenza nella gestione dei tempi di attesa; e) osservazione e monitoraggio dei bisogni, delle risorse e degli interventi realizzati. D.G.R. n. 24-13128/2004 - Approvazione del regolamento regionale di attuazione della L.R. n. 45/95: Impiego di detenuti in semilibertà, o ammessi al lavoro all'esterno, affidati in prova al servizio sociale o in detenzione domiciliare, per lavori socialmente utili Programma Operativo Regionale FSE Ob. 3 2000-2006 – Misura B1 Questo programma nasce da un Bando di gara a procedura aperta avviso pubblico per l’affidamento di azioni preventive e curative della disoccupazione di lunga durata nel territorio della provincia del Verbano Cusio Ossola per favorire incontro domanda offerta con servizi di orientamento counselling, assistenza ai beneficiari destinatari. Questo programma è volto a favorire: 63
- Centralità del sostegno al reddito come sostegno alla partecipazione degli utenti coinvolti - Integrazione tra le azioni previste dal POR e azioni e/o servizi attivati dal Centro per l’Impiego - Potenziamento del ruolo e del coinvolgimento sul territorio dei servizi socio assistenziali, sanitari, terzo settore, agenzie formative e sistema aziende - Favorire il raccordo istituzionale - Pari opportunità Programma Operativo Regionale FSE Obiettivo “Competitività regionale e occupazione” 2007 - 2013 – Asse III: inclusione sociale
Regione Lombardia Protocollo di Intesa tra Ministero della Giustizia e Regione Lombardia del 22.2.1999 D.g.r. n. 41826/1999 Linee programmatiche concordate tra la Direzione generale formazione e lavoro e provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria per la presentazione dei progetti FSE 1999 ob.3 asse 3 subasse3, a favore delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. Legge Regionale n. 1/1999 – Politiche regionali del lavoro e dei servizi per l’impiego La finalità è favorire ed incentivare l'avvio di nuove attività imprenditoriali, di lavoro autonomo ed indipendente, con particolare attenzione alle fasce deboli, attraverso l'erogazione di finanziamenti a tasso agevolato. Possono accedere ai benefici previsti dalla Legge i lavoratori autonomi, le imprese individuali, le società cooperative, le società di persone e le società di capitale che hanno sede operativa nell'ambito del territorio della Regione Lombardia e per investimenti effettuati in Lombardia. Quesito del 1/12/1999 della Commissione Regionale per l’Impiego della Lombardia Il Ministero del Lavoro, su quesito della Commissione Regionale per l’Impiego della Lombardia “in materia di incidenza dell’effettuazione di lavoro 64
domestico all’interno dell’istituto penitenziario sulla maturazione dell’anzianità di iscrizione alle liste di disoccupazione”, in data 1/12/1999 così rispondeva «si condivide la soluzione secondo cui, ricorrendone le condizioni, il lavoro svolto dal detenuto nell’istituzione carceraria, può consentire la maturazione dell’iscrizione nella lista di disoccupazione di lunga durata». Legge Regionale n. 13/2003 – Promozione all’accesso al lavoro delle persone disabili e svantaggiate Con questa legge la Regione e le Province intendono promuovere l'accesso al lavoro delle persone disabili attraverso: - iniziative di formazione, di tirocinio, di orientamento, di transizione al lavoro, nonché di riqualificazione - un sistema integrato di servizi per il lavoro, socio-riabilitativi, formativi ed educativi, anche di accompagnamento tutoriale nel posto di lavoro; - forme di supporto ed accompagnamento per i datori di lavoro. Le disposizioni della legge, finalizzate al sostegno dell'inserimento lavorativo delle persone disabili, si estendono anche alle "persone svantaggiate", di cui alla legge 381/1991. Accordo Quadro 3.3.2003 tra Regione Lombardia – Ministero di Giustizia Per umanizzare le carceri per consentire il recupero dei detenuti e garantire più sicurezza ai cittadini. Tre i punti oggetto dell'intesa: salute, reinserimento ed edilizia carceraria. Per quanto riguarda la salute, si garantisce agli istituti penitenziari lombardi la possibilità di avvalersi delle strutture ospedaliere e delle prestazioni specialistiche presenti sul territorio, con particolare attenzione al settore delle malattie mentali e delle tossicodipendenze. Per il reinserimento si prevede di dare ulteriore impulso alla formazione e all'istruzione, con l'impegno formale da parte di Ministero e Regione affinché una quota delle commesse degli enti pubblici siano destinate a cooperative e consorzi che impiegano detenuti ed ex detenuti. Infine, per quanto concerne l'edilizia penitenziaria, si rimanda alla individuazione di sedi idonee in cui realizzare reparti a custodia attenuata e reparti destinati all'esecuzione di misure alternative alla detenzione.
65
Deliberazione della Giunta Regionale n. 7/18409 del 30.7.2004 Linee di indirizzo per la promozione ed il finanziamento dei progetti ed interventi a favore delle persone detenute e/o sottoposte a misure restrittive della libertà Priorità ed azioni progettuali finanziabili per il biennio 2004- 2006 Legge Regionale n. 8/2005 – Disposizioni per la tutela delle persone ristrette negli istituti penitenziari della Regione Lombardia La Regione, di intesa con il PRAP e il Centro per la Giustizia Minorile, concorre a tutelare la dignità delle persone (giovani ed adulte) ristrette negli istituti o sottoposte a misure alternative o procedimenti penali. In particolare promuove azioni volte a favorire il minor ricorso possibile alle misure privative della libertà, nonché il recupero ed il reinserimento nella società delle persone sottoposte a tali misure, coinvolgendo a tal fine le aziende sanitarie locali (ASL), gli enti locali, il terzo settore ed il volontariato. Per i soggetti ristretti gli interventi regionali sono volti ad assicurare condizioni di parità rispetto ai cittadini liberi: - Tutela della salute delle persone ristrette: garantisce assistenza farmaceutica e specialistica, attraverso le ASL e le aziende ospedaliere. Nell'ambito della tossicodipendenza la Regione indirizza e promuove la realizzazione, presso le ASL, sedi di istituti penitenziari, di équipe integrate assicurando le prestazioni di assistenza ai detenuti ed agli internati.
Garantisce altresì gli interventi di
prevenzione sanitaria ivi compresi gli interventi di profilassi delle malattie infettive. - Attività trattamentali e socio educative: promuove, favorisce e finanzia interventi e progetti, intra ed extramurari, volti al sostegno ed allo sviluppo del percorso di reinserimento sociale. - Attività lavorativa: sostiene l'avvio e lo sviluppo di attività di orientamento, consulenza e motivazione al lavoro. Promuove, sostiene e finanzia progetti specifici, anche sperimentali, al fine di favorire la partecipazione di persone sottoposte a misure privative e limitative della libertà personale nell'ambito dell'imprenditorialità sociale. Promuove inoltre forme di incentivazione quali borse-lavoro, tirocini, abbattimento degli oneri previdenziali, a favore delle imprese che assumono soggetti ammessi al lavoro esterno o a misure alternative.
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La Regione ha funzioni di coordinamento tra i diversi livelli istituzionali per l'attuazione delle disposizioni della presente legge, promuove forme di verifica circa lo stato di sviluppo. Regolamento regionale n. 013 - Definizione dei compiti del garante dei detenuti, ai sensi dell’art.10 della legge regionale 14 febbraio 2005 n. 8 Deliberazione Consiglio Regionale n. VIII/25 del 26.10.2005
Programma
Regionale di Sviluppo Prevede tra le proprie priorità il potenziamento di azioni per lo sviluppo di integrazione e reinserimento delle persone in esecuzione penale Circolare n. 48 del 27.10.2005 – Linee guida per la definizione dei Piani di Zona – 2° Triennio (in materia di programmazione zonale e programmazione area penale) Legge Regionale n. 22/2006 – Il mercato del lavoro in Lombardia Con questa legge, la Regione Lombardia interviene nel processo di modernizzazione dei servizi e degli strumenti per il lavoro, ed avvia la riforma del mercato del lavoro al fine di promuovere lo sviluppo occupazionale e potenziare gli strumenti di incontro tra domanda ed offerta, anche mediante l'integrazione dei servizi erogati da operatori pubblici e privati. Deliberazione Consiglio Regionale n. VIII/ 4175 del 21.2.2007- Sperimentazione coordinata di reti locali per il reinserimento sociale delle persone in esecuzione penale – II anno Deliberazione Consiglio Regionale n. VIII/4782 del 30.5.2007 Criteri e priorità di intervento per il finanziamento di progetti di prevenzione, di recupero e di reinserimento delle persone in esecuzione penale Piano socio sanitario Regionale 2007-2009 Prevede nell’area programmi di inclusione sociale lo sviluppo di un sistema integrato tra sistema penitenziario e sistema territoriale
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Provincia di Milano e territorio Monza-Brianza Provincia di Milano (2004) – Avviso per la realizzazione di interventi a valere sul fondo nazionale per l’occupazione L’obiettivo è di incrementare l’occupabilità di persone in difficoltà occupazionale e a rischio di emarginazione sociale, attraverso strumenti di politica attiva del lavoro, sostenendo imprese che intendano assumere persone in difficoltà occupazionale, nello specifico incentivando l’assunzione di over 45 ed erogando borse lavoro e servizi di tutoring per soggetti ristretti. Destinati all’azione 2.000.000 euro da realizzarsi attraverso enti attuatori accreditati, sino ad esaurimento. Delibera Consiglio Provinciale del 14.12.2004 – Istituzione del garante dei diritti delle persone limitate nella libertà personale La finalità prima che qualifica la figura del garante è rappresentata dalla tutela dei diritti inviolabili della persona, segnatamente ai soggetti privati o limitati nella libertà personale. Il Garante, che nell’attuale quadro normativo non è dotato di poteri specifici e formalizzati, deve relazionarsi con tutte le entità soggettive e collettive, istituzionali e sociali che operano nel variegato mondo delle restrizioni di libertà, carcere in primis. In estrema sintesi la figura del Garante sviluppa la propria attività interagendo nella connessione costante di una pluralità di filoni di intervento, ed in particolare: - promuove una cultura della umanizzazione della pena (anche mediante iniziative di sensibilizzazione pubblica sui temi dei diritti umani fondamentali); - opera d’intesa con le altre istituzioni pubbliche per la fruizione di tutti i diritti da parte delle persone detenute e limitate nella libertà personale; - esercita funzioni di osservazione, vigilanza e segnalazione delle eventuali violazioni di diritti alle autorità competenti. E’ stato nominato dal Consiglio Provinciale con seduta del 13.7.2006. Resta in carica nei limiti del mandato del Presidente provinciale; l’incarico è rinnovabile non più di una volta. Conferenza dei Sindaci della ASL MI 3 Monza - Atto d’indirizzo per la promozione e lo sviluppo d’iniziative per l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate residenti nei Comuni della ASL3 Monza 68
I Sindaci, riuniti nella Conferenza dei Sindaci ASL MI 3 Monza il giorno 11.11.2005 presso la Casa Circondariale di Monza, s’impegnano a favorire l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, applicando tutte le possibilità previste dalla legge (art. 5 legge 381, gare riservate o premianti per le aziende che rendano disponibili delle postazioni di lavoro per quelle persone e collaborino con i servizi per l’integrazione lavorativa). Si impegnano altresì a sollecitare le agenzie del mondo produttivo a favorire commesse per il lavoro nel carcere, per le persone ristrette della libertà e per tutte le persone svantaggiate. Danno mandato alla conferenza dei Sindaci ASL MI 3 di predisporre un documento in tal senso che possa essere deliberato in ogni assemblea di Distretto e successivamente possa essere deliberato in ogni Giunta e/o Consiglio comunale dei Comuni dell’ASL MI 3. Protocollo d’intesa (24.1.2007) tra la Provincia di Milano e il Comune di Monza per la valorizzazione del Garante Il Comune di Monza e la Provincia di Milano con detto Protocollo sottoscrivono un impegno congiunto a sostegno dell’operato del Garante dei diritti delle persone limitate nella libertà, mettendo a disposizione le risorse umane ed economiche necessarie per svolgere il suo lavoro. Piano di Zona ASL 3 MI Monza-Brianza 2006/2008 -
Progettualità nell’area
carcere La collaborazione con i servizi sociali dell’Amministrazione penitenziaria è stata avviata sin dal triennio precedente. In particolar modo, la regolare partecipazione dei rappresentanti del CSSA (ora UEPE) ai lavori del Tavolo Nuove Povertà ha consentito
di
individuare
possibili
piani
di
intervento
nell’ambito
della
programmazione zonale a favore delle persone in esecuzione penale esterna. In tal senso, casa e lavoro sono risultati i temi fondamentali attorno a cui si svilupperanno nei prossimi anni specifiche forme di collaborazione con i servizi sociali dei Comuni e le organizzazioni del Terzo Settore. La continuazione del progetto Carcere – gestito dal Comune di Monza mediante il contributo di risorse di tutti e sette gli ambiti – costituirà un altro rilevante piano di intervento in tale area.
69
Comune di Milano Consiglio Comunale di Milano - Ordine del Giorno del 22/3/04 per promuovere l’inserimento
lavorativo
degli
ex
detenuti
coinvolgendo
le
società
municipalizzate Il Sindaco e la Giunta s’impegnano a promuovere l’inserimento lavorativo delle persone ex detenute nelle carceri anche attraverso il sostegno delle realtà che operano in questo ambito e a coinvolgere in questa scelta anche le società municipalizzate e controllate dal Comune e le società collegate affinché mettano a disposizione
posti
di
lavoro
sottoscrivendo
protocolli
d’intesa
finalizzati
all’inserimento lavorativo. Piano di Zona degli interventi e dei servizi sociali 2006/2008 Città di Milano In materia di adulti detenuti ed ex detenuti il Comune di Milano, sin dal 1993, ha svolto attività di coordinamento delle istituzioni, associazioni del privato sociale e del volontariato, riunite nell’Osservatorio Carcere e Territorio, la cui finalità è migliorare la collaborazione tra le realtà attive nell’ambito e rilevare i bisogni presenti. Ha sostenuto significativi progetti realizzati con la collaborazione del privato
sociale
all’interno
dei
tre
istituti
penitenziari
cittadini,
relativi
all’assistenza ai detenuti, accoglienza e dimora, accompagnamento, attività a carattere socio culturale e sportivo e borse lavoro.
Comune di Pavia Carta d’intenti tra il Comune di Pavia e la Casa Circondariale di Pavia, 5/12/2003 Le parti s’impegnano e convengono quanto segue: - incontrarsi periodicamente per confrontarsi e scambiarsi reciprocamente informazioni al fine di individuare iniziative appropriate e condivise; - consentire al Comune di Pavia, attraverso i propri rappresentanti ed operatori, di incontrare periodicamente rappresentanze di detenuti per meglio conoscere e valutare le problematiche e le esigenze di interesse;
70
- incentivare, a cura del Settore Servizi Sociali del Comune, nei limiti consentiti dalla normativa vigente la realizzazione delle iniziative e degli interventi maggiormente richiesti dai detenuti; - di procedere ad eventuali aggiornamenti ed adeguamenti della presente carta previo condiviso accordo tra le parti. Piano Sociale di Zona del Distretto di Pavia –Triennio 2006/2008 Al target “carcere” è prevista la formulazione di proposte finalizzate anche all’inserimento lavorativo dei singoli, secondo un programma di trattamento concordato con gli operatori di area educativa della Casa Circondariale di Pavia, specifico per le persone in esecuzione penale interna, mentre per i soggetti in esecuzione penale esterna è previsto l’aggancio al progetto “Strada facendo” che prevede le seguenti fasi : -
attuare la ricerca sul territorio di risorse (Cooperative Sociali, Aziende, Enti Pubblici, Enti
Privati, ecc.) per l’inserimento socializzante dell’utente,
mantenendo rapporti con i “referenti aziendali”; -
gestire gli aspetti relazionali con l’interessamento e, se possibile, con il nucleo familiare di appartenenza;
-
predisporre progetti personalizzati, mirati a facilitare la formazione e l’inserimento
lavorativo del soggetto attraverso percorsi
di autonomia,
incentivati anche da “Buoni Socializzanti”, da “Tirocini Lavorativi” e da “Borse Lavoro”; -
prevedere forme di matching utente/azienda;
-
attivare il “Percorso Socializzante” nell’ambito del S.I.S., nonché il “Tirocinio Lavorativo” o la “Borsa Lavoro” nell’ambito del S.I.L., con le conseguenti attività di tutoring , di monitoraggio aziendale e di verifica periodica.
Regione Emilia Romagna Protocollo d’intesa tra Regione Emilia-Romagna e Ministero della Giustizia (1987) Stipulato
all’indomani
“territorializzazione”,
della
l’assistenza
legge
Gozzini
sanitaria
e
“diversificazione tipologica degli istituti presenti”. 71
(663/1986), la
salute
in
riguarda carcere
e
la la
Protocollo
d’intesa
dell'Amministrazione
(1/12/1993)
tra
Penitenziaria
il
Provveditorato
dell'Emilia-Romagna,
la
Regionale Conferenza
Regionale del Volontariato Giustizia e la Regione Emilia-Romagna Tratta del ruolo di rilievo che il Volontariato svolge nel reinserimento sociale di coloro che sono entrati nel circuito penale, indicando anche gli ambiti nei quali la partecipazione e la collaborazione deve essere ricercata e sollecitata, nonché le attività che possono efficacemente essere programmate ed organizzate insieme. Legge Regionale n. 7/1994 - Norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale, attuazione della legge 8 novembre 1991, n. 381 La legge detta norme: a) per l'istituzione dell'Albo regionale delle cooperative sociali; b) per determinare modalità di raccordo dell'attività delle cooperative sociali con quella dei servizi pubblici socio-assistenziali, sanitari, educativi, di formazione professionale e con l'attività di sviluppo dell'occupazione; c) per fissare i criteri cui debbono uniformarsi le convenzioni tra cooperative sociali o loro consorzi e gli enti pubblici; d) per definire le misure di promozione, sostegno e sviluppo della cooperazione sociale; e) per l'istituzione della Commissione regionale per la cooperazione sociale. Protocollo d’intesa (5/3/1998) tra Regione Emilia Romagna e Ministero della Giustizia per il coordinamento degli interventi rivolti ai minori imputati e agli adulti sottoposti a misure restrittive della libertà Con questo protocollo sono stati istituiti i Comitati locali in materia di esecuzione penale - area adulti in ciascuno dei territori sede di Istituti penitenziari e CSSA (ora UEPE). Protocollo
di
intesa
(1/12/2003)
tra
il
Provveditorato
Regionale
dell’Amministrazione Penitenziaria dell’Emilia-Romagna, Conferenza Regionale del Volontariato Giustizia e Regione Emilia-Romagna Il PRAP e la Regione Emilia-Romagna riconoscono la Conferenza Regionale Volontariato Giustizia come soggetto referente per le scelte programmatiche che riguardano gli ambiti di intervento del Volontariato, nelle sue diverse forme ed 72
espressioni, nel settore dell’esecuzione penale e più ampiamente nel settore della giustizia. Il PRAP, la Regione e la Conferenza si impegnano, attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro appositamente nominato, a promuovere linee di intervento comuni che facilitino l’attività svolta dal Volontariato in ordine al sostegno, al reinserimento sociale e alla promozione della salute delle persone in esecuzione di pena, nonché alle attività di mediazione penale. Il PRAP, la Regione e la Conferenza riconoscono i Comitati Locali per l’esecuzione penale adulti gli organismi nell’ambito dei quali verranno presentati i progetti e le iniziative riguardanti il Volontariato. Il PRAP, la Regione Emilia Romagna e la Conferenza regionale si impegnano a favorire la stipula di protocolli operativi e convenzioni tra Direzioni degli Istituti Penitenziari, Direzioni dei Centri di Servizio Sociale per Adulti (ora UEPE) e Associazioni di Volontariato che si attengono a linee guida indicate. Legge regionale 17/2005
- Norme per la promozione dell'occupazione, della
qualità, sicurezza e regolarità del lavoro, che sostituisce la Legge regionale 45/1996 - Misure di Politica Regionale del Lavoro La Regione sostiene l’acquisizione di condizioni lavorative stabili attraverso strumenti quali la concessione di assegni formativi individuali, la costruzione di un bilancio di competenze, gli incentivi alle imprese per la trasformazione di rapporti di lavoro a forte rischio di precarizzazione in rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, incentivi all’assunzione delle fasce deboli. La legge prevede che la Regione e le Province, di concerto con enti locali e parti sociali, intervengano per
sostenere
progetti
diretti
alla
formazione,
all'orientamento,
alla
riqualificazione e al reinserimento dei lavoratori interessati, anche attraverso misure di accompagnamento individuale. Protocollo d’intesa (1/04/2008) sottoscritto da CNIPA (Centro nazionale per l’informatica nella pubblica amministrazione) Ministero della Giustizia e Regione Emilia-Romagna sulla connessione delle infrastrutture della giustizia e la rete regionale Lepida (Rete a banda larga delle Pubbliche amministrazioni dell'EmiliaRomagna). Legge regionale 3/2008 - Disposizioni per la tutela delle persone ristrette negli istituti penitenziari della regione Emilia-Romagna 73
La Regione Emilia-Romagna concorre a tutelare i diritti e la dignità delle persone adulte e minori ristrette negli Istituti di pena presenti sul territorio regionale, ammesse a misure alternative alla detenzione o sottoposte a procedimento penale. In particolare tutela la salute; promuove interventi e progetti, intra ed extra murari, volti al sostegno ed allo sviluppo del percorso di reinserimento sociale dei detenuti; promuove iniziative e progetti finalizzati alle esigenze specifiche delle donne detenute; promuove attività di istruzione e formazione; sostiene lo sviluppo di attività di orientamento, consulenza e motivazione al lavoro, nonché la promozione di progetti specifici per favorire l’imprenditorialità sociale; istituisce, infine, l’Ufficio del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale. Provincia e Comune di Bologna Protocollo
tra
Regione
Emilia-Romagna
e
Ministero
della
Giustizia
-
Deliberazione di Giunta n. 943 del 16/06/1998 Si istituisce il Comitato Locale per l’area dell’esecuzione penale adulti del Comune di Bologna, realtà consolidata (la prima esperienza risale agli anni ‘80 con l’istituzione del Comitato Carcere-Città presieduto dalla Provincia). E’attualmente (in seguito ad un recente allargamento) composto da: Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Bologna, Direttore Casa Circondariale di Bologna, Direttore UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Adulti), Assessore Provinciale alla Sanità, Servizi Sociali, Associazionismo e Volontariato, Direttore Generale dell’Azienda USL della Città di Bologna, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Bologna, Direttore dell’Istituto Comprensivo n.10, Garante per i diritti delle persone private della libertà personale. Compiti: sostenere il confronto fra i vari soggetti del territorio impegnati nell’ambito,
promuovere
interistituzionale
,
la
mettere
concertazione, in
rete
stimolare
“luoghi
la
decisionali”
programmazione e
risorse
per
l’implementazione degli interventi nell’ambito delle tematiche riguardanti l’esecuzione della pena. D.G. comunale 94263/1998 - Nomina del Comitato per l’area dell’esecuzione penale adulti
74
D.G. comunale 18/1999 – Istituzione della Consulta Permanente per la lotta all’esclusione sociale e la povertà. Nasce al fine di realizzare un tavolo comune che, oltre alla funzione di confronto, abbia un ruolo di impulso sulle politiche comunali e sia punto di riferimento istituzionale anche per le altre amministrazioni cittadine. Le funzioni della consulta sono: favorire le relazioni e il confronto tra diverse esperienze e competenze impegnate nella lotta all’esclusione sociale; sviluppare l’osservazione delle dinamiche socioeconomiche, attraverso il confronto e l’analisi delle informazioni ed organizzando sistemi di monitoraggio permanente; promuovere programmi e progetti che siano anche di impulso per le politiche delle istituzioni ed in particolare del Comune; promuovere occasioni di confronto pubblico, al fine di costruire una cultura attiva dell’accoglienza che orienti i comportamenti della comunità. La Consulta è formata da organizzazioni di volontariato, associazioni senza fini di lucro, cooperative sociali e da un rappresentante dell’amministrazione comunale. Ha un sottogruppo tematico relativo all’esecuzione di pena. D.G. comunale 134061/2005 Modifica componenti del comitato per l’area dell’esecuzione penale adulti (integrazione garante per i diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna) Protocollo d’intesa 1/2006 tra il Comitato Locale per l’Area dell’Esecuzione Penale Adulti e rappresentanti del Terzo Settore e del Privato Sociale Protocollo d’intesa tra l’Assessorato ai Servizi Sociali, Volontariato, Famiglia e Scuola del Comune di Bologna rappresentanti del privato sociale, dell’Azienda USL Città di Bologna e l’Ufficio Scolastico provinciale Istituisce il Comitato Locale consultivo, le cui finalità sono: favorire il confronto tra tutti gli enti attivi in area esecuzione penale sul territorio, promuovere un maggiore scambio di informazioni, costituire un luogo di incontro e dialogo tra Istituzioni e società civile organizzata. Per supportare a livello tecnico l’attività dei due Comitati Locali sono stati costituiti gruppi tecnici istituzionali coordinati dal Comune di Bologna e composti da referenti degli enti pubblici impegnati nell’area dell’esecuzione penale, ed
75
eventualmente
da
membri
del
privato
sociale
(in
questo
caso
sono
sottocommissioni). Sono suddivisi in 3 aree tematiche: -
Rapporti con la Comunità
-
Formazione, Transizione al Lavoro
-
Diritto alla Salute, Riduzione del Danno
Deliberazione del Consiglio Comunale n. 196 del 19/07/2004 "Istituzione delle Commissioni Consiliari di cui agli artt. 21 e 22 dello Statuto Comunale” Delibera di Consiglio Provinciale n. 102 del 30/09/2003 - Regolamento provinciale per il funzionamento del Consiglio e delle sue articolazioni (articoli dal 22 al 29). Istituzione delle Commissioni Consiliari della Provincia di Bologna. Le precedenti delibere istituiscono, tra le altre, la Commissione Consiliare quinta del Comune di Bologna e la Commissione Consiliare quinta della Provincia di Bologna, competenti sui temi sanità, politiche sociali, politiche abitative, e che si occupano anche di esecuzione penale. Piani sociali di Zona del Distretto di Bologna: tavolo tecnico e politico relativo all’area povertà ed esclusione sociale. E’ uno strumento di programmazione delle attività e dei servizi, ma anche lo strumento fondamentale di pianificazione degli interventi e di costruzione della rete, di integrazione e di armonizzazione delle politiche più strettamente incidenti sulla qualità della vita della persona: casa, lavoro, istruzione. Delibera n. 187/2008 – Convenzione per lo svolgimento di lavoro di pubblica utilità tra il Tribunale di Bologna e la Provincia di Bologna La Provincia di Bologna consente che alcuni condannati alla pena del lavoro
di
pubblica utilità (ai sensi dell’art.54 del D.L. 274/2000) prestino all’interno della propria organizzazione la loro attività non retribuita a favore della collettività. Provincia di Forlì-Cesena Delibera di Giunta provinciale n.403 del 1/08/2000 - Istituzione del Comitato Locale per l’Esecuzione Penale Adulti Ha la specificità di essere presieduto dalla Provincia e non dal Comune ed è composto da Assessore Provinciale al Welfare, Sicurezza dei Cittadini e del 76
Territorio, Assessore Provinciale alle Politiche per l’Istruzione, la Formazione e le Pari Opportunità, Assessore alle Politiche di Welfare del Comune di Forlì, Assessore ai Servizi Sociali, Sanità, Casa, Immigrazione del Comune di Cesena, Direttore della Casa Circondariale di Forlì, Direttore dell’UEPE, Dirigente del Ser.T. A.usl di Forlì, Dirigente del Ser.T. A.usl di Cesena. Sono invitati a partecipare rappresentanti del terzo settore, nonché degli Enti di Formazione Professionale, coinvolti in progetti e attività a favore dei detenuti. Compiti: programma e coordina gli interventi che hanno come obiettivo quello di promuovere la formazione e l’avviamento al lavoro dei detenuti, per facilitare percorsi di lavoro intra e extra murario finalizzati all’inserimento sociale e lavorativo, i progetti finalizzati all’inserimento dei detenuti in attività lavorative socialmente utili ovvero inserimento degli stessi nel mercato del lavoro privato o pubblico, le iniziative educative, culturali, sportive, ricreative, socializzanti all’interno dell’Istituto, l’assistenza post-penitenziaria, le iniziative di mediazione culturale per la popolazione straniera detenuta, i programmi di informazione e sensibilizzazione della pubblica opinione attraverso azioni intese a favorire la conoscenza delle tematiche penitenziarie; i progetti educativi, culturali e formativi nell’ambito delle attività di coordinamento del volontariato cosiddetto privato sociale, la rilevazione dei bisogni, la sperimentazione di progetti innovativi, la formulazione di intese operative anche col settore privato. Decreto del presidente della Provincia n. 90968 del 03/12/2004 Nomina della Commissione Provinciale Tripartita: organo di concertazione e di consultazione delle parti sociali sulle politiche del lavoro, in cui vengono affrontate anche questioni legate all’area carcere. Vi prendono parte: il Presidente dell’Amministrazione Provinciale o suoi delegati, il Consigliere di Parità o un suo delegato; referenti delle principali associazioni sindacali e datoriali presenti sul territorio. Piani sociali di Zona: all’interno dell’area povertà ed esclusione sociale è previsto uno spazio dedicato alla programmazione di interventi e attività nell’ambito dell’esecuzione penale. Protocollo d’intesa per lo sviluppo di servizi di orientamento, formazione, accompagnamento al lavoro a favore di adulti sottoposti a misure penali limitative 77
della libertà. Il protocollo stabilisce il coordinamento e l’integrazione tra le funzioni sociali tra la Provincia di Forlì-Cesena, i soggetti del “Comitato Locale Area Penale Adulti per il coordinamento degli interventi rivolti agli adulti/e sottoposti/e a misure penali restrittive delle libertà” (istituito con delibera della Giunta Provinciale n.403 del 01/08/2000 - Provincia di Forlì-Cesena, Comune di Forlì, Comune di Cesena, Casa Circondariale di Forlì, Centro Servizio Sociale per Adulti di Bologna, Ausl Forlì, Ausl Cesena) e i soggetti della Commissione Provinciale Tripartita per le Politiche del Lavoro e della Formazione, le associazioni datoriali, le associazioni sindacali, la Consigliera Provinciale di Parità.
78
CAPITOLO 3 - Schede attività per le 3 macro-aree di riferimento Il presente capitolo illustra l’esito dell'intero percorso di rianalisi dei 19 casi (condotto in sede di équipe di ricerca e validato dai partners)7, effettuato partendo dal punto di vista delle attività erogate, secondo una logica di progressività delle stesse. Infatti, ogni caso segnalato propone e realizza diverse tipologie di attività, a loro volta riconducibili a diverse unità “minime” di azione (unità di azioni). Il percorso di ricerca ha permesso di ri-costruire quindi una sorta di “percorso idealtipico” per l’inserimento socio lavorativo di un detenuto, astraendo da ogni caso segnalato tutte le unità di azione previste, con attenzione comunque alla “tipicità” di ogni esperienza. In questa sede è quindi presentato il “prodotto” della rianalisi, organizzato in schede attività per le 3 macro-aree di riferimento della ricerca. Le diverse unità di azioni previste dai 19 casi segnalati, “combinate” insieme, propongono alcune tipologie
di
attività
(ad
esempio
“Accoglienza/Informazione”,
“Mediazione
culturale”, “Formazione in situazione”…), a loro volta comprese in 5 macrotipologie di servizio (“Sportelli di informazione-orientamento, interni ed esterni”, “Attività formative in impresa/volte alla costituzione d’impresa”, “Inserimento lavorativo esterno”, “Laboratori”, “Coordinamento e concertazione di servizi integrati”). Tali macrotipologie fanno a loro volta riferimento alle 3 macro-aree della ricerca: “Informazione
ed
orientamento
professionale/al
lavoro”,
“Formazione
professionale”, “Accompagnamento al lavoro” (cfr. schema n. 4). A titolo puramente esemplificativo si riporta, di seguito, un esempio per la costruzione della scheda “Accoglienza/Informazione”: all’interno della macroarea “Informazione ed orientamento professionale/al lavoro”, si è individuata la macrotipologia di servizio “Sportelli di informazione-orientamento, interni ed esterni”. Sono stati analizzati i casi compresi in questa macrotipologia, e precisamente
“Sportelli
informativi
della
Casa
Circondariale
di
Bologna”,
“Cartesio”, “ORFEO”, “LOGOS”, “Agenzia di inclusione sociale”, “Co.Mi.Di.”, e, per ognuno si è proceduto alla definizione delle tipologie di attività erogate (in questo caso ne sono state individuate 10). Successivamente, per ogni tipologia di attività, si 7
In occasione di un incontro nazionale per la validazione dell’impostazione del presente capitolo, al quale hanno partecipato, oltre a CEFAL Bologna, Regione Emilia-Romagna, CFPP Torino, Regione Piemonte, Techne Forlì, AgeSoL Milano, Regione Lombardia.
79
sono individuate e specificate le unità di azioni che potevano essere comprese in ciascuna tipologia di attività. Per ogni unità di azioni, sono poi stati indicati gli operatori di riferimento e gli strumenti utilizzati. Ad ogni tipologia di attività è stata assegnata, quindi, una “etichetta”: ogni etichetta rappresenta uno step del percorso idealtipico. Rispetto a queste etichette, alcune possono essere ritenute costanti (attività “di base”), ritrovandole in più progetti, ed alcune si rilevano solo in un unico progetto (attività “aggiuntive”). Inoltre, si evidenzia che alcune etichette quali ad esempio “formazione operatori”, “creazione tavoli di coordinamento”, “valutazione” sono tipologie di attività che possono essere considerate trasversali a tutte le macrotipologie di servizio e non sono quindi riferibili solo ad uno step di un percorso personale di inserimento. Per questo motivo, nonostante l’importanza di queste etichette, esse non costituiscono oggetto delle schede attività. I seguenti schemi danno conto della struttura dell’impianto di analisi, dalle macroaree di riferimento alle unità di azione.
80
SCHEMA
4
MACRO-AREE DI RIFERIMENTO
MACROTIPOLOGIE DI SERVIZIO
TIPOLOGIE DI ATTIVITA’ COMPRESE NELLA MACROTIPOLOGIA
UNITA’ DI AZIONI
81
SCHEMA
5
Macro aree di riferimento
Macrotipologia di servizio
Tipologie di attività comprese nella macrotipologia
A_Accoglienza/Informazione
Informazione ed orientamento professionale/ al lavoro
Sportelli di informazioneorientamento, interni ed esterni
B_Counselling orientativo
C_Supporto lavorativo
all’inserimento
D_Azioni di supporto al sistema (aziende)/ Raccordo con gli attori dell’inserimento
82
Unità di azioni Agevolazione all’accesso alle informazioni sulle risorse formative e/o lavorative esistenti sul territorio (intra ed extra murario) Individuazione bisogni e problematiche. Presa in carico Facilitazione della comprensione contesto carcerario, regole, opportunità Valutazione dell’idoneità rispetto ad un percorso di inserimento Richiesta della certificazione dello stato di bisogno al Centro per l’Impiego Orientamento e rimotivazione al lavoro Sviluppo di competenze di autovalutazione personale/professionale Progettazione dei percorsi individuali. Costruzione di un profilo lavorativo Consulenza orientativa di gruppo Ricerca e individuazione aziende per tirocini Supporto e monitoraggio attivazione percorsi Matching e inserimento lavorativo Valutazione tirocinio Sensibilizzazione contesto produttivo Consulenza alle imprese (sgravi) Ricerca aziende per disponibilità lavorative Assistenza procedurale per attivazione percorsi/Raccordo tra carcere e aziende negli inserimenti
E_Interventi di accoglienza/“segretariato sociale”
F_Mediazione culturale Informazione ed orientamento professionale/ al lavoro
Sportelli di informazioneorientamento, interni ed esterni G_Azioni di accesso al diritto H_Orientamento extraprofessionale I_Formazione propedeutica all’inserimento lavorativo L_Sostegno psicologico individuale A_Orientamento impresa
Formazione professionale
Attività formative in impresa/volte alla costituzione d’impresa
ai
tirocini
in
B_Avvio tirocini formativi C_ Attività formative volte alla costituzione di impresa: laboratori D_ Consulenza alla costituzione d’impresa
83
Reperimento risorsa alloggiativi Supporto al pagamento affitto e utenze Informazioni su modalità di accesso ai servizi sociali del territorio Facilitazione della comprensione reciproca (operatori/stranieri) Supporto all’accoglienza e all’accompagnamento sul territorio Informazione ed orientamento per detenuti stranieri in relazione ai diritti di tutela giuridica e fruizione di percorsi alternativi alla detenzione. Contatti con le famiglie dei detenuti e con gli avvocati. Supporto nelle procedure di regolarizzazione documenti Servizio giuridico informativo gratuito interno ed esterno al carcere, per detenuti e loro famiglie Rimotivazione e orientamento rispetto alle aree di interesse private/extra professionali. Corso propedeutico all’inserimento lavorativo: lezioni teoriche interattive su argomenti funzionali all’inserimento lavorativo. Corso professionalizzante Supporto psicologico al beneficiario che lo richieda. Mediazione familiare su richiesta Colloqui individuali di orientamento e bilancio di competenze con la persona Ricerca imprese più idonee per avvio tirocinio Accompagnamento in impresa Attività laboratoriali motivazionali all’impresa sociale (azioni formative teoriche, seminari di approfondimento, testimonianze privilegiate) Attività di accompagnamento e di assistenza all’impresa sociale
E_ Costituzione cooperative Formazione professionale
Attività formative in impresa/volte alla costituzione d’impresa
F_Attività di promozione delle cooperative G_Accompagnamento ai servizi del territorio
A_Presa in carico per l’inserimento lavorativo esterno Inserimento lavorativo esterno
B_Formazione “in situazione” C_Inserimento lavorativo
Accompagnamento al lavoro
D_Affiancamento nell’inserimento A_Rilevazione bisogni dei detenuti
B_Progettazione laboratori Laboratori C_Selezione attori del territorio (imprese)
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Avvio di cooperative sociali miste costituite con cooperatori detenuti e non Allestimento catalogo (depliant) di presentazione delle attività Partecipazione ad eventi esterni di promozione Attività di accompagnamento ai servizi, ai trasporti, ecc Definizione del progetto personalizzato attraverso colloqui con gli operatori Presa in carico del beneficiario assegnato dall’istituzione giudiziaria Creazione di laboratori di lavoro “dinamici” (postazione pc per ricerca offerte lavoro con consulente) Inserimento in corsi di formazione professionale Brevi moduli formativi in “situazione” Inserimento in borsa lavoro/stage Inserimento in azienda post stage Transizione in cooperativa, come soci-lavoratori Presa contatti con le imprese disponibili Affiancamento nell’inserimento Rilevazione e selezione dei bisogni e delle opportunità di formazione e occupazione dei detenuti all’interno degli istituti di pena Analisi dei fabbisogni formativi ed elaborazione di proposte di sviluppo occupazionale, coerenti con i bisogni e con i vincoli normativi e logistici del carcere Raccolta disponibilità di imprese e istituzioni del territorio, selezionate in base alle necessità/vincoli del contesto di riferimento Selezione degli attori potenzialmente capaci di dare continuità all’iniziativa
D_Pianificazione attività laboratoriali E_Orientamento finalizzato all’inserimento nei laboratori Laboratori
Accompagnamento al lavoro
F_Laboratorio motivazionale
G_Attività formative laboratoriali (intramurarie ed extramurarie) A_Censimento attori per l’inserimento Coordinamento e concertazione di servizi integrati
B_Accesso al servizio
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Pianificazione collegiale dei laboratori per la loro sperimentazione Elaborazione percorso individualizzato di formazione/orientamento/ inserimento lavorativo Erogazione di un servizio di consulenza orientativa mirata attraverso incontri collettivi e colloqui individuali Azioni di motivazione/ accompagnamento mirato all’inserimento lavorativo, individuali e di gruppo Sostegno all’autopromozione Formazione di base (area linguistica ed informatica) Formazione tecnica, in alternanza (intramuraria ed extramurararia) Azioni di recupero/sviluppo abilità sociali, intramurarie ed extramurarie Censimento degli attori per l’inserimento locale e delle loro funzioni Raccolta delle informazioni, attraverso colloqui all’interno del carcere, per l’analisi della condizione sociale, familiare, sanitaria, professionale. Accoglienza detenuti scarcerati. Raccolta interesse/disponibilità Selezione dei destinatari
C_Elaborazione percorso personalizzato
Accompagnamento al lavoro
Coordinamento e concertazione di servizi integrati
D_Presa in carico “globale”
Elaborazione ipotesi percorso individualizzato e sostenibile sulla base dei bisogni emersi, condiviso e negoziato da équipe e diretto interessato (approccio globale) Individuazione priorità, scandite in obiettivi a breve, medio e lungo termine Costruzione progetto reinserimento Passaggio di presa in carico con i servizi/enti/soggetti attuatori Attivazione azioni/interventi (tirocini, ecc.) Presenza del tutor al momento della scarcerazione
E_Tutoraggio “sociale”
Raccordo con gli operatori penitenziari Contatti con i familiari e loro conoscenza Monitoraggio in itinere dell’andamento del percorso
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Di seguito vengono presentate le singole schede attività per le 3 macro-aree di riferimento, declinate nelle 5 macrotipologie di servizio individuate in sede di elaborazione delle prassi. Ogni scheda illustra la finalità generale della macrotipologia e le tipologie di attività in essa comprese, con una descrizione dettagliata dei destinatari e degli scopi di ogni singola tipologia di attività, a sua volta scomposta in unità di azioni. Infine, per ognuna di queste ultime, vengono richiamate le principali modalità di realizzazione, gli operatori coinvolti e gli strumenti utilizzati. Per ogni unità di azione viene infine specificato il caso/esperienza di riferimento che l’ha realizzata da un punto di vista operativo. Questo riferimento può risultare utile nel caso in cui si voglia trasferire in un altro contesto le unità di azioni/la tipologia di attività, e a tal scopo si rimanda agli allegati per l’individuazione del nominativo del referente dell’esperienza analizzata.
87
SCHEMA
6
SCHEMA DI RIFERIMENTO PER LA REDAZIONE DELLE SCHEDE ATTIVITA’
MACRO-AREA DI RIFERIMENTO:
A: Descrizione generale della macrotipologia di servizio a.1 Finalità generale a.2 Tipologie di attività comprese nella macrotipologia di servizio 1. ….. 2. ….. 3. …. B: Descrizione delle singole tipologie di attività (ripetere la sezione per ciascuna tipologia di attività indicata al punto a.2) b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) Destinatari
Finalità dell’attività
b.2 specifica dell’attività
Tipologia di attività
Unità di azioni
Operatori coinvolti
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Strumenti utilizzati
Caso/ esperienza di riferimento
3.1 - MACRO-AREA DI RIFERIMENTO: INFORMAZIONE ED ORIENTAMENTO PROFESSIONALE/ AL LAVORO
MACROTIPOLOGIA DI SERVIZIO 1- Sportelli di informazione-orientamento, interni ed esterni Sezione A: Descrizione generale della macrotipologia di servizio a.1 Finalità generale Intervenire sull’aumento di occupabilità dei detenuti attraverso azioni informative individuali e di gruppo, colloqui volti alla predisposizione di banche dati di detenuti nelle condizioni per poter accedere a percorsi di inserimento (da incrociare con banche dati aziende disponibili dei Centri per l’Impiego), colloqui di orientamento volti alla definizione di progetti personalizzati, colloqui di sostegno, motivazione e preparazione all’inserimento lavorativo. a.2 Tipologie di attività comprese nella macrotipologia A. Accoglienza/Informazione B. Counselling orientativo C. Supporto all’inserimento lavorativo D. Azioni di supporto al sistema (aziende)/Raccordo con gli attori dell’inserimento E. Interventi di accoglienza/“segretariato sociale” F. Mediazione culturale G. Azioni di accesso al diritto H. Orientamento extraprofessionale I. Formazione propedeutica all’inserimento lavorativo L. Sostegno psicologico individuale
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Sezione B: Descrizione delle singole tipologie di attività b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) A_Accoglienza/Informazione Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa, ex detenuti Finalità dell’attività Fornire informazioni alla popolazione detenuta e agli ex detenuti su risorse formative e/o lavorative. Aumentare le conoscenze dei detenuti rispetto al contesto sociale e ai servizi a cui far riferimento, al mercato del lavoro, per aumentarne l’occupabilità. Offrire opportunità di inclusione sociale (riduzione rischio recidiva) con una presa in carico globale della persona attraverso il coinvolgimento di vari attori pubblici e privati. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività A_Accoglienza/ Informazione
8
Unità di azioni Agevolazione all’accesso alle informazioni sulle risorse formative e/o lavorative esistenti sul territorio (intra ed extra murario)
Operatori coinvolti Operatori di sportello (interno ed esterno) Mediatori socio culturali
Strumenti utilizzati Dossier personale Data base utenti
(ER) = Italia, Emilia-Romagna; (P) = Italia, Piemonte; (L) = Italia, Lombardia; (F) = Francia, Calais; (S) = Spagna, Bilbao
90
Caso/esperienza di riferimento 8 Sportelli informativi della Casa Circondariale di Bologna (ER)
Agevolazione all’accesso alle informazioni sulle risorse formative e/o lavorative esistenti sul territorio (intra ed extra murario)
A_Accoglienza/ Informazione
Individuazione bisogni e problematiche. Presa in carico
Facilitazione della comprensione contesto carcerario, regole, opportunità
Operatori di sportello Educatori, assistenti sociali Orientatori
Scheda filtro diagnostica
Cartesio (P)
Banca dati utenti
Progetto O.R.F.E.O. (L)
Educatori Psicologo
Scheda di segnalazione Scheda idoneità al progetto Data base utenti (diario percorso progettuale) Scheda personale percorso di orientamento/inserimento lavorativo Scheda filtro diagnostica
Progetto LOGOS (P)
Dossier personale Data base utenti
Sportelli informativi della Casa Circondariale di Bologna (ER) Co.Mi.Di. (L)
Orientatore-tutor inserimenti lavorativi Educatore professionale e di prossimità Operatori di sportello Educatori, assistenti sociali Operatori di sportello (interno ed esterno) Mediatori socio culturali Tutor-mediatore
Valutazione dell’idoneità rispetto ad un percorso di inserimento
91
Scheda di prima analisi dello stato di bisogno e di individuazione delle criticità delle precedenti esperienze (on line con data base condiviso)
Agenzia di inclusione sociale (P) Cartesio (P)
Valutazione dell’idoneità rispetto ad un percorso di inserimento A_Accoglienza/ Informazione
Richiesta della certificazione dello stato di bisogno al Centro per l’Impiego
Educatori Psicologo
Scheda di segnalazione Scheda idoneità al progetto Data base utenti (diario percorso progettuale)
Progetto LOGOS (P)
Tutor-mediatore Segretario (procedure burocratiche)
Scheda di prima analisi dello stato di bisogno e di individuazione delle criticità delle precedenti esperienze (on line con data base condiviso)
Co.Mi.Di. (L)
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b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) B_Counselling orientativo Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa, ex detenuti Finalità dell’attività Definire un profilo professionale/lavorativo Individuare percorsi di reinserimento professionale sostenibili per l’utente Intervenire sulle risorse personali dell’utente al fine di preparare l’inserimento lavorativo Promuovere interventi di sostegno alla persona e di motivazione al lavoro Implementare banche dati comprendente i profili professionali degli utenti b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
Unità di azioni
Operatori coinvolti Counsellor
B_Counselling orientativo
Orientamento e rimotivazione al lavoro Sviluppo di competenze di autovalutazione personale/professionale
Orientatore-tutor inserimenti lavorativi Operatore di sportello
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Strumenti utilizzati Schede colloquio d’orientamento Scheda personale percorso di orientamento/ inserimento lavorativo Scheda filtro diagnostica
Caso/esperienza di riferimento Progetto O.R.F.E.O. (L) Agenzia di inclusione sociale (P) Cartesio (P)
Orientatore
B_Counselling orientativo
Progettazione dei percorsi individuali. Costruzione di un profilo lavorativo
Consulenza orientativa di gruppo
Orientatore-tutor inserimenti lavorativi Educatori Psicologo
Operatori di sportello (interno ed esterno) Psicologo del lavoro
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Scheda di prima analisi del bisogno e di individuazione delle criticitĂ delle precedenti esperienze Scheda personale percorso di orientamento/ inserimento lavorativo Data base utenti (diario percorso progettuale) Bilancio di competenze Stesura curriculum vitae Scheda informativa per i servizi invianti Scheda anagraficaprofessionale Data base utenti
Co.Mi.Di. (L)
Agenzia di inclusione sociale (P) LOGOS (P)
Sportelli informativi della Casa Circondariale di Bologna (ER)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) C_Supporto all’inserimento lavorativo Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa, ex detenuti Finalità dell’attività Supportare la persona, relativamente ad aspetti relazionali e logistici, nella prima fase di inserimento lavorativo esterno. Individuare aziende e monitorare i percorsi b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
C_Supporto all’inserimento lavorativo
Unità di azioni
Ricerca e individuazione aziende per tirocini
Operatori coinvolti
Strumenti utilizzati
Coordinatore progetto
Data base utenti (diario percorso progettuale) Data base utenti
Operatori di sportello interno ed esterno Operatori professionali nella ricerca aziende
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Banca dati aziende
Caso/esperienza di riferimento Progetto LOGOS (P) Sportelli informativi della Casa Circondariale di Bologna (ER) Progetto O.R.F.E.O. (L)
Operatore di ricerca risorse Tutor di accompagnamento Supporto e monitoraggio attivazione percorsi
Orientatore- tutor inserimenti lavorativi
Educatori Psicologo Psicoterapeuta C_Supporto all’inserimento lavorativo
Tutor-mediatori Tutor aziendale Educatori Matching e inserimento lavorativo Tutor dell’accompagnamento lavorativo Educatori Coordinatore progetto Valutazione tirocinio
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Portfolio individualizzato Convenzione tra ente gestore e impresa ospitante Scheda personale percorso di orientamento inserimento lavorativo Colloqui di diagnosi psicologica Colloqui con attori del territorio Data base aziende Data base utenti Colloqui con datori di lavoro Data base utenti (diario percorso progettuale) Banca dati aziende Schede interne di segnalazione per matching lavorativo Colloqui di diagnosi psicologica Colloqui con datori di lavoro Riunioni di ĂŠquipe
Cartesio (P)
Agenzia di inclusione sociale (P) Progetto LOGOS (P)
Co.Mi.Di. (L) Progetto LOGOS (P)
Progetto O.R.F.E.O. (L) Progetto LOGOS (P)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) D_ Azioni di supporto al sistema (aziende)/Raccordo con gli attori dell’inserimento Destinatari Aziende Finalità dell’attività Ricercare aziende per attività di inserimento lavorativo/tirocinio. Fornire assistenza normativa-burocratica alle imprese che accolgono detenuti e attività di raccordo con gli istituti penitenziari. Realizzare azioni di sensibilizzazione e informazione alle aziende. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
D_Azioni di supporto al sistema (aziende)/ Raccordo con gli attori dell’inserimento
Unità di azioni
Sensibilizzazione contesto produttivo
Consulenza alle imprese (sgravi)
Caso/esperienza di riferimento Progetto O.R.F.E.O. (L)
Operatori coinvolti
Strumenti utilizzati
Operatori professionali nella ricerca aziende
Materiale informativo per aziende
Operatori di sportello
Materiale informativo per aziende
Sportelli informativi della Casa Circondariale di Bologna (ER)
Coordinatore
Materiale informativo per aziende
Progetto O.R.F.E.O. (L)
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Consulenza alle imprese (sgravi)
D_Azioni di supporto al sistema (aziende)/ Raccordo con gli attori dell’inserimento
Ricerca aziende per disponibilitĂ lavorative
Assistenza procedurale per attivazione percorsi/Raccordo tra carcere e aziende negli inserimenti
Operatori di sportello (interno ed esterno)
Materiale informativo per aziende
Sportelli informativi della Casa Circondariale di Bologna (ER)
Tutor dell’accompagnamento lavorativo
Banca dati aziende Banca dati utenti
Progetto O.R.F.E.O. (L)
Promotore presso le aziende
Scheda rilevazione delle caratteristiche delle azienda Data base aziende
Co.Mi.Di. (L)
Orientatore-tutor inserimenti lavorativi
Banca dati aziende
Tutor dell’accompagnamento lavorativo
Banca dati aziende
Agenzia di inclusione sociale (P) Progetto O.R.F.E.O.
Operatori di sportello (interno ed esterno)
Vademecum informativo per aziende
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(L) Sportelli informativi della Casa Circondariale di Bologna (ER)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) E_ Interventi di accoglienza/ “segretariato sociale” Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa, ex detenuti Finalità dell’attività Realizzare azioni di supporto per l’accesso ai servizi del territorio (alloggiativi, ecc.) b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
Unità di azioni Reperimento risorsa alloggiativa
E_Interventi di accoglienza/ “segretariato sociale”
Operatori coinvolti
Strumenti utilizzati
Educatore professionale e di prossimità
Contratto di accoglienza Delibere prestito d’onore Convenzione con strutture ricettive PEI (Piano Educativo Personalizzato) Colloqui Convenzione con strutture ricettive Vademecum informativo sulle risorse del territorio
Tutor di accompagnamento Educatori Supporto al pagamento affitto e utenze Informazioni su modalità di accesso ai servizi sociali del territorio
Tutor di accompagnamento Assistente sociale
99
Caso/esperienza di riferimento Agenzia di inclusione sociale (P) Cartesio (P) Progetto LOGOS (P) Cartesio (P) Sportelli informativi della Casa Circondariale di Bologna (ER)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) F_Mediazione culturale Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa Finalità dell’attività Facilitare la relazione tra operatori e persone straniere b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
Unità di azioni
F_Mediazione culturale
Facilitazione della comprensione reciproca (operatori/stranieri) Supporto all’accoglienza e all’accompagnamento sul territorio Informazione ed orientamento per detenuti stranieri in relazione ai diritti di tutela giuridica e fruizione di percorsi alternativi alla detenzione. Contatti con le famiglie dei detenuti e con gli avvocati. Supporto nelle procedure di regolarizzazione documenti
Operatori coinvolti Mediatore interculturale
Mediatori socioculturali
100
Strumenti utilizzati Nessuno strumento segnalato
Caso/esperienza di riferimento Agenzia di inclusione sociale (P)
Opuscolo informativo in diverse lingue
Sportelli informativi della Casa Circondariale di Bologna (ER)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) G_Azioni di accesso al diritto Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa, ex detenuti (entro 36 mesi) Finalità dell’attività Facilitare l’accesso alle informazioni di carattere giuridico b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
Unità di azioni
G_Azioni di accesso al diritto
Servizio giuridico informativo gratuito interno ed esterno al carcere, per detenuti e loro famiglie
Operatori coinvolti Agente di accesso al diritto
101
Strumenti utilizzati Scheda utenti
Caso/esperienza di riferimento Agenzia di inclusione sociale (P)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) H_Orientamento extraprofessionale Destinatari Detenuti in misura alternativa, ex detenuti (entro 36 mesi) Finalità dell’attività Supportare la persona, relativamente ad aspetti relazionali e logistici rispetto all’area extraprofessionale b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività H_Orientamento extraprofessionale
Unità di azioni Rimotivazione e orientamento rispetto alle aree di interesse private/extra professionali.
Operatori coinvolti Educatore professionale e di prossimità
102
Strumenti utilizzati Colloqui frontali Relazione operatore/utente Supervisione di gruppo
Caso/esperienza di riferimento Agenzia di inclusione sociale (P)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) I_Formazione propedeutica all’inserimento lavorativo Destinatari Ex detenuti Finalità dell’attività Intervenire sulle competenze professionali e trasversali al fine di facilitare un futuro inserimento lavorativo. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
Unità di azioni
I_Formazione propedeutica all’inserimento lavorativo
Corso propedeutico all’inserimento lavorativo: lezioni teoriche interattive su argomenti funzionali all’inserimento lavorativo. Corso professionalizzante
Operatori coinvolti Insegnanti
103
Strumenti utilizzati Nessuno strumento segnalato
Caso/esperienza di riferimento Progetto LOGOS (P)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) L_ Sostegno psicologico individuale Destinatari Ex detenuti Finalità dell’attività Supportare la persona nella fase di orientamento, attraverso colloqui individuali b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività L_Sostegno psicologico individuale
Unità di azioni Supporto psicologico al beneficiario che lo richieda. Mediazione familiare su richiesta
Operatori coinvolti Psicoterapeuta
104
Strumenti utilizzati Colloqui
Caso/esperienza di riferimento Progetto LOGOS (P)
3.2 - MACRO-AREA DI RIFERIMENTO: FORMAZIONE PROFESSIONALE
MACROTIPOLOGIA DI SERVIZIO 1- Attività formative in impresa/volte alla costituzione di impresa Sezione A: Descrizione generale della macrotipologia di servizio a.1 Finalità generale Intervenire sull’aumento di occupabilità dei detenuti attraverso azioni formative in impresa, volte ad aumentare le competenze professionali e trasversali, con azioni strettamente collegate al mercato del lavoro locale. Le azioni sono riferibili a percorsi di tirocinio/stage direttamente in situazione lavorativa. a.2 Tipologie di attività comprese nella macrotipologia di servizio A. Orientamento ai tirocini in impresa B. Avvio tirocini formativi C. Attività formative volte alla costituzione di impresa: laboratori D. Consulenza alla costituzione d’impresa E. Costituzione cooperativa F. Attività di promozione delle cooperative G. Accompagnamento ai servizi del territorio
105
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) A_Orientamento ai tirocini in impresa Destinatari Detenuti Finalità dell’attività Analizzare le risorse personali dell’utente al fine di preparare l’inserimento lavorativo e individuare ipotetici percorsi di reinserimento professionale sostenibili dall’utente. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività A_Orientamento ai tirocini in impresa
Unità di azioni
Operatori coinvolti
Strumenti utilizzati
Colloqui individuali di orientamento e bilancio di competenze con la persona
Tutor della formazione
Scheda rilevazione dati della persona e bilancio di competenze
Orientatore
Scheda di selezione valutativa del colloquio
106
Caso/esperienza di riferimento Percorsi di tirocinio formativo (ER) Progetto VIRGILIO (L)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) B_Avvio tirocini formativi Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa, ex detenuti Finalità dell’attività Consentire un’esperienza formativa direttamente in situazione lavorativa finalizzata alla sperimentazione e acquisizione delle competenze professionali e trasversali oggetto del profilo professionale di riferimento. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
B_Avvio tirocini formativi
Unità di azioni Ricerca imprese più idonee per avvio tirocinio Accompagnamento in impresa
Operatori coinvolti
Strumenti utilizzati
Operatore ricerca imprese
Banca dati imprese
Tutor della formazione
Convenzioni di stage e fogli presenza Scheda monitoraggio tirocinio
107
Caso/esperienza di riferimento Percorsi di tirocinio formativo (ER) Percorsi di tirocinio formativo (ER)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) C_Attività formative volte alla costituzione di impresa: laboratori Destinatari Detenuti Finalità dell’attività Realizzare attività laboratoriali per consentire un’esperienza formativa direttamente in situazione lavorativa finalizzata alla sperimentazione e acquisizione delle competenze professionali e trasversali oggetto del profilo professionale di riferimento. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
C_Attività formative volte alla costituzione di impresa: laboratori
Unità di azioni Attività laboratoriali motivazionali all’impresa sociale (azioni formative teoriche, seminari di approfondimento, testimonianze privilegiate)
Operatori coinvolti Docenti formatori professionali Maestri d’arte e artigiani Tutor d’aula
108
Strumenti utilizzati Scheda autovalutazione apprendimento Scheda di valutazione docente somministrato ai corsisti Scheda monitoraggio allievi Registri d’aula e fogli firma
Caso/esperienza di riferimento Progetto VIRGILIO (L)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) D_Consulenza alla costituzione d’impresa Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa, ex detenuti Finalità dell’attività Supportare la persona nella risoluzione di criticità legate al percorso lavorativo e sostenere l’autoimprenditorialità. Svolgere attività di monitoraggio sull’andamento del percorso lavorativo, con relativo collegamento ai servizi di riferimento. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
D_ Consulenza alla costituzione d’impresa
Unità di azioni Attività di accompagnamento e di assistenza all’impresa sociale
Operatori coinvolti
Strumenti utilizzati
Tutor della formazione (che si confronta con tutor aziendale)
Nessuno strumento segnalato
Consulenti sviluppo aziendale, commerciale e marketing
Nessuno strumento segnalato
109
Caso/esperienza di riferimento Percorsi di tirocinio formativo (ER) Progetto VIRGILIO (L)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) E_Costituzione cooperative Destinatari Detenuti Finalità dell’attività Realizzare azioni volte alla costituzione e all’avvio di cooperative sociali interne al carcere b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività E_Costituzione cooperativa
Unità di azioni Avvio di cooperative sociali miste costituite con cooperatori detenuti e non
Operatori coinvolti Consulenti sviluppo aziendale, commerciale e marketing
110
Strumenti utilizzati Nessuno strumento segnalato
Caso/esperienza di riferimento Progetto VIRGILIO (L)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) F_Attività di promozione delle cooperative Destinatari Attori del territorio Finalità dell’attività Realizzare attività promozionali per far conoscere le cooperative sociali costituite. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
F_Attività di promozione delle cooperative
Unità di azioni
Operatori coinvolti
Strumenti utilizzati
Allestimento catalogo (depliant) di presentazione delle attività
Consulenti sviluppo aziendale, commerciale e marketing
Materiale informativo per aziende
Partecipazione ad eventi esterni di promozione
Consulenti sviluppo aziendale, commerciale e marketing
Materiale informativo per aziende
111
Caso/esperienza di riferimento Progetto VIRGILIO (L)
Progetto VIRGILIO (L)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) G_Accompagnamento ai servizi del territorio Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa, ex detenuti Finalità dell’attività Supporto della persona, relativamente ad aspetti relazionali e logistici rispetto all’area non extralavorativa b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività G_Accompagnamento ai servizi del territorio
Unità di azioni Attività di accompagnamento ai servizi, ai trasporti, ecc.
Operatori coinvolti Responsabile di area esecuzione penale
112
Strumenti utilizzati Scheda monitoraggio tirocinio
Caso/esperienza di riferimento Percorsi di tirocinio formativo (ER)
3.3 - MACRO-AREA DI RIFERIMENTO: ACCOMPAGNAMENTO AL LAVORO
MACROTIPOLOGIA DI SERVIZIO 1- Inserimento lavorativo esterno Sezione A: Descrizione generale della macrotipologia di servizio a.1 Finalità generale Supportare la persona, accompagnandola nella fase di inserimento lavorativo. Le azioni sono riferibili a percorsi di tirocinio/stage direttamente in situazione lavorativa. a.2 Tipologie di attività comprese nella macrotipologia di servizio A. Presa in carico per l’inserimento lavorativo esterno B. Formazione“in situazione” C. Inserimento lavorativo D. Affiancamento nell’inserimento
113
Sezione B: Descrizione delle singole tipologie di attività b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) A_Presa in carico per l’inserimento lavorativo esterno Destinatari Detenuti in misura alternativa, ex detenuti Finalità dell’attività Definire un progetto personalizzato volto all’inserimento lavorativo. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
A_Presa in carico
Unità di azioni
Operatori coinvolti
Strumenti utilizzati Colloqui
Caso/esperienza di riferimento Coop sociale it2 (ER)
Definizione del progetto personalizzato attraverso colloqui con gli operatori.
Responsabile della transizione al lavoro
Presa in carico del beneficiario assegnato dall’istituzione giudiziaria
Coordinatore/educatore
Nessuno strumento segnalato
PJJ (F)
Creazione di laboratori di lavoro “dinamici” (postazione pc per ricerca offerte lavoro con consulente)
Operatori dell’inserimento lavorativo
Data base imprese/utenti
Incorpora (S)
114
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) B_Formazione “in situazione” Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa, ex detenuti Finalità dell’attività Realizzare moduli di attività formative propedeutiche all’inserimento vero e proprio in cooperativa, svolti direttamente “in situazione”, ovvero nella cooperativa stessa b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
B_Formazione “in situazione”
Inserimento in corsi di formazione professionale
Responsabile della transizione al lavoro Esperti tecnici
Project work
Caso/esperienza di riferimento Coop sociale it2 (ER)
Brevi moduli formativi in “situazione”
Responsabile della transizione al lavoro Responsabile di produzione Esperti tecnici
Project work
Coop sociale it2 (ER)
Unità di azioni
Operatori coinvolti
115
Strumenti utilizzati
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) C_Inserimento lavorativo Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa, ex detenuti Finalità dell’attività Realizzare azioni laboratoriali, di alternanza formazione e lavoro in azienda, volte all’inserimento b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
Unità di azioni Inserimento in borsa lavoro/stage
C_Inserimento lavorativo Inserimento in azienda post stage Transizione in cooperativa, come soci-lavoratori
Operatori coinvolti Responsabile della transizione al lavoro Responsabile di produzione Esperti tecnici Coordinatore/Educatore Insegnanti Educatori sociali Operatori sociali Coordinatore/Educatore Responsabile della transizione al lavoro
116
Strumenti utilizzati Convenzione Comunecooperativa-tirocinante
Caso/esperienza di riferimento Coop sociale it2 (ER)
Nessuno strumento segnalato Data base impresa/utenti
PJJ (F)
Nessuno strumento segnalato Nessuno strumento segnalato
PJJ (F)
Arin 8 (S) T1 BC (S)
Coop sociale it2 (ER)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) D_Affiancamento nell’inserimento Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa, ex detenuti Finalità dell’attività Realizzare azioni di sostegno e di affiancamento della persona nella fase di inserimento lavorativo b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
D_Affiancamento nell’inserimento
Unità di azioni
Operatori coinvolti
Presa contatti con le imprese disponibili
Responsabile della transizione al lavoro Responsabile di produzione Operatore dell’inserimento lavorativo Responsabile della transizione al lavoro Coordinatore/educatore
Affiancamento nell’inserimento
Operatore dell’inserimento lavorativo Educatore sociale
117
Strumenti utilizzati Convenzione con le aziende
Caso/esperienza di riferimento Coop sociale it2 (ER)
Data base aziende
Incorpora (S)
Convenzione con le aziende Nessuno strumento segnalato Nessuno strumento segnalato Nessuno strumento segnalato
Coop sociale it2 (ER) PJJ (F) Incorpora (S) T1 BC (S)
3.3 - MACRO-AREA DI RIFERIMENTO: ACCOMPAGNAMENTO AL LAVORO
MACROTIPOLOGIA DI SERVIZIO 2- Laboratori Sezione A: Descrizione generale della macrotipologia di servizio a.1 Finalità generale Aumentare l’occupabilità dei detenuti attraverso azioni formative in situazione, promuovendo l’acquisizione di competenze professionali e trasversali adeguate al reinserimento. La finalità dei laboratori è, in particolare, la sperimentazione in un contesto produttivo interno o esterno al carcere, che rappresenti a tutti gli effetti un’esperienza e una risorsa occupazionale per i detenuti. a.2 Tipologie di attività comprese nella macrotipologia di servizio A. Rilevazione bisogni dei detenuti B. Progettazione laboratori C. Selezione attori del territorio (imprese) D. Pianificazione attività laboratoriali E. Orientamento finalizzato all’inserimento nei laboratori F. Laboratorio motivazionale G. Attività formative laboratoriali (intramurarie ed extramurarie)
118
Sezione B: Descrizione delle singole tipologie di attività b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia dell’attività (come indicata al punto a.2) A_Rilevazione bisogni dei detenuti Destinatari Detenuti Finalità dell’attività Verifica preventiva alla costituzione di laboratori interni al carcere dei bisogni espressi dai detenuti e delle opportunità di formazione eventualmente già esistenti. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
A_Rilevazione bisogni dei detenuti
Unità di azioni Rilevazione e selezione dei bisogni e delle opportunità di formazione e occupazione dei detenuti all’interno degli istituti di pena
Operatori coinvolti Coordinatore del progetto di pianificazione
119
Strumenti utilizzati Incontri ad hoc tra partner
Caso/esperienza di riferimento Laboratorio RAEE (ER)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia dell’attività (come indicata al punto a.2) B_Progettazione laboratori Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa Finalità dell’attività Realizzare, da parte dei progettisti, azioni di tipo preparatorio all’avvio dei laboratori. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
B_Progettazione laboratori
Unità di azioni Analisi dei fabbisogni formativi ed elaborazione di proposte di sviluppo occupazionale, coerenti con i bisogni e con i vincoli normativi e logistici del carcere
Operatori coinvolti Progettista Coordinatore del progetto di pianificazione
120
Strumenti utilizzati Nessuno strumento segnalato Incontri ad hoc tra partner Relazioni tecniche
Caso/esperienza di riferimento Progetto STRA.LI (L) Laboratorio RAEE (ER)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia dell’attività (come indicata al punto a.2) C_Selezione attori del territorio (imprese) Destinatari Imprese Finalità dell’attività In fase preparatoria all’avvio dei laboratori, analizzare disponibilità e capacità delle imprese del territorio di gestione dei laboratori, selezionandole in base alle loro potenziali capacità di dare continuità all’iniziativa. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
C_Selezione attori del territorio (imprese)
Unità di azioni Raccolta disponibilità di imprese e istituzioni del territorio, selezionate in base alle necessità/vincoli del contesto di riferimento Selezione degli attori potenzialmente capaci di dare continuità all’iniziativa
Coordinatore del progetto di pianificazione
Incontri organizzativi
Caso/esperienza di riferimento Laboratorio RAEE (ER)
Coordinatore del progetto di pianificazione
Incontri organizzativi
Laboratorio RAEE (ER)
Operatori coinvolti
121
Strumenti utilizzati
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia dell’attività (come indicata al punto a.2) D_Pianificazione attività laboratoriali Destinatari Detenuti Finalità dell’attività Pianificare tutti gli step per l’avvio dei laboratori, in sinergia con gli attori coinvolti. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
D_Pianificazione attività laboratoriali
Unità di azioni Pianificazione collegiale dei laboratori per la loro sperimentazione
Operatori coinvolti Coordinatore del progetto di pianificazione Responsabile di progetto per ogni territorio coinvolto Responsabile di progetto delle imprese committenti Responsabile di progetto delle imprese coinvolte Responsabile di progetto dell’Amministrazione penitenziaria Referenti tecnici di progetto dell’Amministrazione penitenziaria
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Strumenti utilizzati Accordo Quadro territoriale
Caso/esperienza di riferimento Laboratorio RAEE (ER)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia dell’attività (come indicata al punto a.2) E_Orientamento finalizzato all’inserimento nei laboratori Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa Finalità dell’attività Definire un percorso professionale personalizzato. Potenziare le risorse personali dell’utente al fine di prepararlo all’inserimento lavorativo. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
E_Orientamento finalizzato all’inserimento nei laboratori
Unità di azioni
Operatori coinvolti
Strumenti utilizzati
Caso/esperienza di riferimento
Elaborazione percorso individualizzato di formazione/orientamento/ inserimento lavorativo
Consulente dell’orientamento
Nessuno strumento segnalato
Progetto STRA.LI (L)
Tutor del processo formativo
Nessuno strumento segnalato
Laboratorio RAEE (ER)
Consulente dell’orientamento
Nessuno strumento segnalato
Progetto STRA.LI (L)
Erogazione di un servizio di consulenza orientativa mirata attraverso incontri collettivi e colloqui individuali
123
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia dell’attività (come indicata al punto a.2) F_Laboratorio motivazionale Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa Finalità dell’attività Realizzare attività laboratoriali legate alla motivazione al lavoro e attività di sostegno all’autopromozione. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
F_Laboratorio motivazionale
Unità di azioni
Operatori coinvolti
Strumenti utilizzati
Azioni di motivazione/ accompagnamento mirato all’inserimento lavorativo, individuali e di gruppo
Consulente dell’orientamento Tutor dell’accompagnamento lavorativo (e sociale)
Nessuno strumento segnalato
Sostegno all’autopromozione
Consulente dell’orientamento Tutor dell’accompagnamento lavorativo (e sociale)
Strumenti di autopromozione (CV, strumenti per la preparazione ai colloqui di selezione…)
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Caso/esperienza di riferimento Progetto STRA.LI (L)
Progetto STRA.LI (L)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia dell’attività (come indicata al punto a.2) G_Attività formative laboratoriali (intramurarie ed extramurarie) Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa Finalità dell’attività Sviluppare competenze spendibili poi nei laboratori attivati. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
G_Attività formative laboratoriali (intramurarie ed extramurarie)
Unità di azioni Formazione di base (area linguistica ed informatica) Formazione tecnica, in alternanza (intramuraria ed extramurararia) Azioni di recupero/sviluppo abilità sociali, intramurarie ed extramurarie
Operatori coinvolti
Strumenti utilizzati
Formatori Tutor d’aula Progettista Formatori Tutor d’aula Progettista
Nessuno strumento segnalato
Formatori Tutor d’aula Progettista
Nessuno strumento segnalato
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Nessuno strumento segnalato
Caso/esperienza di riferimento
Progetto STRA.LI (L)
3.3 - MACRO-AREA DI RIFERIMENTO: ACCOMPAGNAMENTO AL LAVORO
MACROTIPOLOGIA DI SERVIZIO 3- Coordinamento e concertazione di servizi integrati Sezione A: Descrizione generale della macrotipologia di servizio a.1 Finalità generale Intervenire sull’aumento di occupabilità dei detenuti in una logica di integrazione tra servizi e di presa in carico globale dell’individuo, elaborando percorsi personalizzati. Le aree della presa in carico sono riferite non solo al lavoro, ma ad altre sfere (sanitaria, sociale, ecc.), in maniera coordinata. a.2 Tipologie di attività comprese nella macrotipologia di servizio A. Censimento attori inserimento B. Accesso al servizio C. Elaborazione percorso personalizzato D. Presa in carico E. Tutoraggio “sociale”
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Sezione B: Descrizione delle singole tipologie di attività b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia di attività (come indicata al punto a.2) A_Censimento attori per l’inserimento Destinatari Attori del territorio Finalità dell’attività Individuare i referenti per la costituzione di una équipe transdisciplinare a carattere operativo, per la successiva presa in carico e l’inserimento di detenuti, detenuti in misura alternativa ed ex detenuti, costituendo così una rete multidsciplinare attiva per la persona. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività A_Censimento attori per l’inserimento
Unità di azioni Censimento degli attori per l’inserimento locale e descrizione delle loro funzioni
Operatori coinvolti Coordinatore del gruppo degli attori dell’inserimento sociale
127
Strumenti utilizzati Scheda descrizione operatore di inserimento
Caso/esperienza di riferimento GOAL (F)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia dell’attività (come indicata al punto a.2)
A_Accesso al servizio Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa, ex detenuti Finalità dell’attività Sia all’interno che all’esterno del carcere accogliere i potenziali destinatari dell’intervento e raccogliere informazioni per l’analisi. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
B_Accesso al servizio
Unità di azioni
Operatori coinvolti
Strumenti utilizzati Scheda di accoglienza
Caso/esperienza di riferimento TESI(L)
Raccolta delle informazioni, attraverso colloqui all’interno del carcere, per l’analisi della condizione sociale, familiare, sanitaria, professionale. Accoglienza detenuti scarcerati. Raccolta interesse/disponibilità
Tutor dell’accompagnamento sociale Equipe operativa trans-disciplinare
Scheda rilevazione fabbisogni
Interventi Integrati (P)
Selezione destinatari
Tutor dell’accompagnamento sociale
Scheda di accoglienza
TESI(L)
128
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia dell’attività (come indicata al punto a.2) C_Elaborazione percorso personalizzato Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa, ex detenuti Finalità dell’attività Costruire un progetto di inserimento personalizzato sulla base dei bisogni emersi dai colloqui. b.2 specifica dell’attività Tipologia di Unità di azioni attività Elaborazione ipotesi percorso individualizzato e sostenibile sulla base dei bisogni emersi, condiviso e negoziato da équipe e diretto interessato (approccio globale) C_Elaborazione percorso personalizzato
Individuazione priorità, scandite in obiettivi a breve, medio e lungo termine
Operatori coinvolti Tutor dell’accompagnamento sociale Equipe operativa transdisciplinare Coordinatore del gruppo degli attori dell’inserimento sociale Tutor dell’accompagnamento sociale
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Strumenti utilizzati Scheda di accoglienza Scheda rilevazione fabbisogni Scheda anagraficaprofessionale Scheda formulario del percorso del beneficiario Scheda di accoglienza
Caso/esperienza di riferimento TESI(L) Interventi Integrati (P) GOAL (F) TESI(L)
C_Elaborazione percorso personalizzato
Costruzione progetto reinserimento
Equipe operativa transdisciplinare Tutor dell’accompagnamento sociale
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Patto di Servizio Relazioni tecniche
Interventi Integrati (P) TESI(L)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia dell’attività (come indicata al punto A.2) D_Presa in carico Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa, ex detenuti Finalità del l’attività Attivare i servizi territoriali per la presa in carico stabilita, in base ai bisogni dei singoli utenti, con un progetto personalizzato b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
D_Presa in carico
Unità di azioni
Operatori coinvolti
Passaggio di presa in carico con i servizi/enti/soggetti attuatori
Tutor dell’accompagnamento sociale
Attivazione azioni/interventi (tirocini, ecc.)
Equipe operativa transdisciplinare Equipe operativa transdisciplinare Tutor dell’accompagnamento sociale
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Strumenti utilizzati Lettera di richiesta di collaborazione Relazione di aggiornamento Scheda rilevazione fabbisogni Scheda rilevazione fabbisogni Lettera di richiesta di collaborazione Relazione di aggiornamento
Caso/esperienza di riferimento TESI(L)
Interventi Integrati (P) Interventi Integrati (P) TESI(L)
b.1. anagrafica dell’attività Denominazione della tipologia dell’attività (come indicata al punto a.2)
E_Tutoraggio “sociale” Destinatari Detenuti, detenuti in misura alternativa, ex detenuti Finalità dell’attività Successivamente alla presa in carico, accompagnare la persona, attivare la rete primaria e dei servizi, monitorare il percorso d’inserimento. b.2 specifica dell’attività Tipologia di attività
E_Tutoraggio “sociale”
Unità di azioni Presenza del tutor al momento della scarcerazione Raccordo con gli operatori penitenziari Contatti con i familiari e loro conoscenza Monitoraggio in itinere dell’andamento del percorso
Tutor dell’accompagnamento sociale
Strumenti utilizzati Relazione di aggiornamento
Tutor dell’accompagnamento sociale Tutor dell’accompagnamento sociale Tutor dell’accompagnamento sociale Equipe operativa transdisciplinare
Relazione di aggiornamento Relazione di aggiornamento Relazione di aggiornamento Scheda rilevazione fabbisogni
Operatori coinvolti
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Caso/esperienza di riferimento
TESI(L)
Interventi Integrati (P)
CAPITOLO 4 - Glossario dei servizi e delle misure di inclusione sociale attraverso il lavoro Nel presente capitolo viene presentato il “glossario dei servizi e delle misure di inclusione sociale attraverso il lavoro”, con particolare riferimento ai “servizi di supporto alla transizione al lavoro per detenuti ed ex detenuti”. Il glossario comprende parole chiave individuate dai partner e dai referenti dei casi segnalati (e a partire dall’analisi di questi ultimi), sia in occasione dell’invio delle schede di segnalazione dei progetti, sia durante gli incontri transnazionali. Questa attività di analisi congiunta tra i partner è stata considerata cruciale dagli stessi sin dall’inizio della ricerca, in quanto ritenuta fondamentale per arrivare ad ottenere un “linguaggio comune”. Il glossario comune, contenente quindi le definizioni ricevute dai partner, consta di una parte “generale”, di una “istituzionale” e di una specifica rispetto agli “operatori” coinvolti nei progetti segnalati. Per quanto riguarda il glossario “operatori” si richiama anche il progetto di riferimento, in quanto le figure coinvolte e le loro competenze sono state desunte da ciascuna scheda di segnalazione dei casi. Inoltre, laddove si fa riferimento ad un termine del glossario la cui spiegazione riconduce ad una legge di riferimento, si rimanda alla norma stessa, contenuta all’interno del capitolo 2.
133
4.1 Glossario generale
Accompagnamento
L'accompagnamento é quell'insieme di interventi realizzati da uno o più operatori nella fase precedente e concomitante il processo di inclusione sociale. Le azioni di accompagnamento hanno una caratteristica fondamentale: adottano un approccio contestuale, vale a dire tengono conto della persona collocata nel suo contesto (famigliare, sociale di relazioni) e mirano a rendere protagonista il beneficiario sollecitando la messa in campo delle sue risorse, anche se solo residuali. Relazione di aiuto a più livelli, che presuppone una conoscenza approfondita dell’utente e prevede l’assistenza continuata -ma definita nel tempo- da parte di un tutor. Il percorso verso il raggiungimento dell’obiettivo, in cui condivisione e partecipazione sono elementi fondamentali, viene concordato con l’utente. L’elemento contrattuale è essenziale, e distingue il tutoring (o accompagnamento) da un sostegno a carattere meramente assistenziale. Il termine Accompagnamento viene utilizzato come sinonimo di tutoring individualizzato o personalizzato. L'accompagnamento del beneficiario consiste nel guidarlo nel suo percorso di inserimento senza d'altra parte sostituirlo. L’accompagnatore interpella il beneficiario per aiutarlo a completare e maturare la sua riflessione; gli suggerisce soluzioni, delle strade da tentare, altre da evitare; gli spiega come trovare aiuto in caso di bisogno (sistemazione, psicologo, medico...); lo aiuta nelle sue pratiche amministrative (domanda di contributi economici, di alloggio...); riporta il beneficiario al principio di realtà quando se ne allontana, talvolta gli ricorda anche la legge; controlla il lavoro fatto, valuta i progressi e convalida o meno i termini del contratto che esiste tra lui e il beneficiario. L'accompagnatore è parte integrante di tutte le tappe del percorso di inserimento, è il referente del beneficiario.
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Piemonte
Lombardia
Francia
Autonomia
Borsa lavoro
E’ intesa come la capacità di scegliere e di gestire da soli e in modo libero il proprio iter, consapevoli dei propri diritti e doveri, di limiti e risorse personali e di contesto. La relazione di aiuto raggiunge il suo obiettivo quando ottiene una reale trasformazione del soggetto in questa direzione e costituisce il punto d’arrivo di ogni percorso di reinserimento. Capacità individuale di operare delle scelte e di gestire la propria vita. La borsa lavoro è fondamentale per quei soggetti che vengono definiti “non occupabili” (nelle sue due applicazioni tale impostazione é stata recepita da alcuni POR). Noi abbiamo definito questa situazione come "struttura di inserimento" e l'abbiamo circoscritta a quelle imprese con forte vocazione di impresa sociale (soprattutto coop. sociali e associazioni non profit). La parola struttura indica già di per sè un ambito di accoglienza e di attenzione alla persona che, di fatto, le imprese profit non hanno in quanto tali. Strumento educativo/formativo per facilitare un primo inserimento sul mercato del lavoro attraverso un’esperienza lavorativa: non si costituisce un rapporto di lavoro dipendente con l’azienda, il lavoratore riceve un contributo economico da Enti locali e/o Ausl.
135
Lombardia
Piemonte
Piemonte
EmiliaRomagna
Borsa lavoro
1. nell’accezione del mercato del lavoro Solo di recente le strutture private hanno le funzioni di agenzie di collocamento. Prima questa funzione era esercitata dallo Stato attraverso l'Agenzia Nazionale Per l'Impiego (ANPE). Dal 2004, è possibile l'avviamento in impresa e l’inserimento dei propri beneficiari. Le strutture di inserimento hanno ugualmente ottenuto il diritto di far lavorare i loro beneficiari in sub-appalto per alcune imprese commerciali. Questo scambio tra il settore commerciale privato da una parte, e le strutture di inserimento noprofit nelle quali i beneficiari in inserimento sono dei salariati maggiormente sovvenzionati dall'altra, ha permesso di facilitare il reclutamento di beneficiari che non avevano alcuna possibilità di essere coinvolti seguendo le vie normali. La contropartita è che questa pratica di fornire mano d'opera sovvenzionata al settore privato commerciale fa divenire più fragile lo status dei lavoratori con contratto di lavoro ordinario. 2. nell’accezione di aiuto finanziario Il Reddito Minimo di Inserimento (RMI) è un sussidio accordato alle persone che non hanno alcun reddito, maggiori di 25 anni. Il beneficiario del RMI si impegna contrattualmente a sforzarsi per trovare lavoro. Questo reddito minimo può essere incrementato grazie ad altri aiuti: aiuti per l'alloggio, aiuti familiari per i bambini, borse scolastiche, aiuti ai genitori soli, riduzione del costo del trasporto, aiuti alimentari,...
Francia
Colloquio di accoglienza
Colloquio svolto da un operatore di sportello, senza appuntamento; rileva la domanda dell’utente ma non l’approfondisce, viene utilizzato per fornire informazioni sui servizi disponibili e/o inviare l’utente ad altri servizi del territorio.
Lombardia
Corso professionalizzante
Corso strutturato che permette l'acquisizione di competenze professionali e le certifica in modo da renderle spendibili.
Piemonte
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Empowerment
Processo attraverso cui viene favorita l’acquisizione, la crescita, il potenziamento di potere (potere inteso come possibilità di controllare attivamente la propria vita, di definirne gli obiettivi, elaborare strategie e reperire risorse per conseguirli). L’empowerment consente l’uscita da logiche passivizzanti e di dipendenza dai servizi assistenziali. Il Tutor promuove il processo di empowerment del soggetto.
Inclusione sociale
Promozione di pari opportunità nell'accesso all'istruzione, alla formazione, all'occupazione, all'alloggio, ai servizi collettivi, all'assistenza sanitaria. Un'attenzione specifica è rivolta alle fasce deboli, in quanto “a rischio di esclusione”: immigrati, detenuti, tossicodipendenti, diversamente abili etc. Sul fronte occupazionale, l'obiettivo principale è favorire il primo inserimento o il reinserimento lavorativo di tali soggetti a rischio
Mediazione familiare
Offerta su richiesta con lo scopo di aiutare da un lato la persona a reinserirsi nel proprio nucleo familiare, amicale, sociale recuperando il proprio ruolo; d'altro lato aiuta la famiglia a reintegrare nel proprio ambito il congiunto, riconoscendogli e restituendogli il ruolo che aveva prima della carcerazione; ha molto a che fare con la gestione dei conflitti interni alla famiglia stessa.
Piemonte
Monitoraggio
Raccolta sistematica di informazioni sull’andamento di un programma (o servizio o progetto) in corso, utili alla sua valutazione finale. Non implica quelle funzioni critiche di analisi, riflessione, interpretazione che ha la valutazione.
Lombardia
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Lombardia
ISFOL
Orientamento
L’orientamento può considerarsi come un’azione “globale” in grado di attivare e facilitare il processo di conoscenza del soggetto. In questo senso orientare significa porre l’individuo in grado di prendere coscienza di sé, della realtà occupazionale, sociale ed economica per poter effettuare scelte consapevoli, autonome, efficaci e congruenti con il contesto. Si tratta di un’azione con finalità maturativa che deve facilitare la capacità di auto-orientarsi attraverso una consulenza di processo volta a facilitare la conoscenza di sé, delle proprie rappresentazioni sul contesto occupazionale, sociale, culturale ed economico di riferimento, sulle strategie messe in atto per relazionarsi e intervenire con tali realtà al fine di favorire la maturazione e lo sviluppo delle competenze necessarie per poter definire autonomamente obiettivi personali e professionali aderenti al contesto, nonché elaborare o rielaborare un progetto di vita e di sostenere le scelte relative. E' un percorso che inizia con la stesura del bilancio di competenze e delle abilità possedute a cura di un professionista; prosegue con l'inserimento della persona nel corso propedeutico al lavoro. Tale corso è un percorso strutturato a moduli con durata complessiva di 8 settimane. Nei moduli si trattano vari argomenti quali nozioni di informatica, la riforma del mercato del lavoro, i contratti collettivi di lavoro, i sindacati, i patronati, la conoscenza delle diverse organizzazioni produttive, la produzione della documentazione, la gestione dei conflitti ecc... Al termine del corso propedeutico le persone riformulano il proprio curriculum evidenziando anche le competenze acquisite o quelle di cui hanno acquisito consapevolezza.
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ISFOL
Piemonte
Orientamento
Insieme di attività (di informazione, formazione e consulenza) finalizzate a favorire le scelte formative e professionali dell’individuo, nei ricorrenti momenti di transizione che si presentano durante l’intero arco della vita. L’orientamento, quale processo continuo, riguarda quindi una vasta gamma di utenti, giovani e adulti, interessati ad individuare ed attuare obiettivi di formazione, sviluppo personale e professionalità per meglio inserirsi o reintegrarsi nel mondo del lavoro. Consiste in un insieme di attività volte ad aiutare le persone a prendere decisioni (sul piano educativo, professionale e personale) e ad attuarle, in un processo di accompagnamento lungo tutto l'arco della vita. L'orientamento riguarda sia l'educazione alla scelta di percorsi di istruzione e formazione, sia l'educazione alle opportunità professionali, finalizzata alla conoscenza, anche diretta, del mondo del lavoro. Tutti gli enti e le istituzioni che hanno una finalità educativa, formativa o sociale (scuole, università, enti di formazione professionale, centri per l'impiego, ecc.) contemplano anche l'orientamento tra i loro obiettivi prioritari.
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EmiliaRomagna
Orientamento
Insieme di attività mirate ad aiutare le persone a gestire al meglio la propria vita, assicurando loro la conoscenza di tutte le alternative disponibili, supportandole nella costruzione di percorsi non solo praticabili ma anche soddisfacenti, in ogni ambito (formativo, professionale, ma anche sanitario, giuridico, relazionale, etc) ed in ogni momento (in particolare nei momenti “di passaggio”). L’orientamento è una combinazione (diversa da utente ad utente) delle seguenti attività: • Analizzare la domanda • Fornire informazioni • Consigliare le strategie migliori • Dare sostegno psicologico L’orientamento può essere suddiviso in: Orientamento informativo o di primo livello l’attività è erogata da operatori di sportello e consiste nel fornire informazioni sintetiche senza un esame approfondito delle problematiche dell’utente. Consulenza di orientamento o di secondo livello attività individualizzata mirata (ad esempio bilancio di competenze) che richiede una conoscenza più approfondita dell’utente. Formazione orientativa attività che intende sviluppare competenze di autoorientamento nell’utente (per esempio insegnare a reperire autonomamente le informazioni di cui gli utenti hanno bisogno o aiutarli a programmare la ricerca di lavoro)
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Lombardia
Orientamento
L'orientamento indica la direzione da seguire per raggiungere uno scopo. Nel nostro caso lo scopo è l'inserimento sociale: l'orientamento designa la definizione del lavoro da fare, le azioni da intraprendere affinché il beneficiario possa inserirsi. Questo orientamento procede per tappe: A. conoscere il beneficiario 1. valutare la situazione socio-culturale del soggetto (sapere da dove partiamo) 2. definire la vocazione del soggetto (sapere dove il soggetto vuole andare) 3. valutare le capacità del soggetto di valutare (sapere come arrivarci) Questa tappa dell'orientamento avviene tramite il "bilancio di competenze" e il"colloquio di orientamento". A ciò si aggiungono dei periodi di prova in imprese di interesse per il beneficiario. B.costruire un piano di inserimento realista in accordo con il beneficiario. Questo Francia piano comprende obiettivi [per esempio ottenere una qualifica per un mestiere che offra degli sbocchi (muratore, aiuto domestico,...)] e dei mezzi (formazione, apprendistato, stage,....). Una volta deciso questo piano diviene oggetto di una convenzione (contratto) tra la struttura incaricata dell’inserimento e il beneficiario. La rottura di questo contratto può comportare la perdita degli aiuti sociali da parte del beneficiario. C. accompagnare il beneficiario affinché l'orientamento non si arresti dopo che il progetto è partito. Come tutti i progetti anche questo può aver bisogno di riaggiustamenti, di riorientamento che possono riportare alle tappe A e B. Di fatto l'orientatore è spesso la persona incaricata di monitorare (accompagnare e controllare) il beneficiario. Al di là della problematica dell'inserimento sociale degli (ex)detenuti e non, esiste un dispositivo di "formazione permanente" che permette a tutti di riorientarsi nel corso della vita lavorativa.
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Portfolio individualizzato
E' il risultato di alcune azioni svolte dagli operatori di sportello, dai formatori dei corsi di formazione professionale, e dalle imprese ospitanti. Le schede filtro diagnostiche predisposte dagli operatori di sportello che fotografano la situazione del singolo utente, redatte in collaborazione con l'interessato, intrecciate con i profili professionali redatti dai formatori, qualora il beneficiario ususfruisca della formazione professionale, delineano una situazione personale e professionale che rispetto al problema dell'inserimento lavorativo lo può collocare in tre macrocategorie: immediatamente occupabile, non immediatamente occupabile, non occupabile. L'individuazione dell'azienda ospitante tiene conto di queste caratteristiche (che ovviamente nel tempo possono evolvere o regredire) e il loro incrocio permette di delineare un cammino personale/professionale/lavorativo "ad personam". Il portfolio individualizzato non é altro che l'esplicitazione del progetto di inserimento, con la relativa documentazione del cammino in progress.
Progetto
sulla persona Concerne il percorso che la persona sceglie di compiere per soddisfare nel modo migliore possibile i bisogni che presenta. come insieme di attività A differenza del Servizio non ha carattere di continuità temporale ma ha un ciclo vitale compreso tra un inizio ed una conclusione. Al termine può essere riproposto e ri-finanziato con la stessa modalità oppure può essere convertito in Servizio. di inserimento Il progetto è il piano definito con il beneficiario per condurlo all'inserimento. Questo progetto è definito nella fase 2 dell'orientamento una volta che il beneficiario è conosciuto. Parliamo allora di "progetto di inserimento".
Programma
Insieme articolato, coerente e coordinato, di progetti riferibili a un’area specifica, realizzato in periodi medio-lunghi (per esempio piano sociale regionale). 142
Piemonte
Piemonte
Lombardia
Francia
Lombardia
Programmi integrati
Programmi che raccordino tra loro sviluppo (politiche rivolte alle persone e alle imprese) ed inclusione sociale (politiche del lavoro, politiche sociali, della formazione, dell'istruzione, della cultura)
Piemonte
Ricerca attiva di una risorsa lavorativa
Consiste nella ricerca di un'attività lavorativa attraverso la lettura di giornali e riviste che pubblicano offerte di lavoro, la ricerca tramite internet di offerte di lavoro, l'individuazione di agenzie interinali cui rivolgersi ecc..
Piemonte
Risorsa abitativa temporanea
Consiste in un alloggio di convivenza “accompagnata” in cui risiedere temporaneamente quando non si dispone di una abitazione propria; permette alle persone di non vivere in strada o nei dormitori ed è un corollario indispensabile all'attività lavorativa. La ratio è che le risorse economiche guadagnate lavorando permettano alla persona di pagare un affitto e, prima ancora, di poter disporre della caparra richiesta dall'agenzia o dal privato cui ci si è rivolti per la locazione.
Piemonte
Servizio
E' un'entità strutturata pubblica o privata la cui mission è quella di rispondere ad un dato bisogno delle persone che ad esso si rivolgono, che dovrebbe contemplare la partecipazione attiva dell'interessato. Fornitura di attività specifiche a un’utenza chiaramente identificata. Ha carattere di stabilità. Può intendersi in due modi: 1. Il servizio reso al beneficiario, per esempio permettergli di beneficiare di un domicilio postale o di un'unità medica costituiscono servizi a sua disposizione 2. Per estensione il servizio può designare il gruppo di persone o la struttura che fornisce un servizio al beneficiario: per esempio il servizio di ristorazione designa bene tanto il fatto di fornire questo servizio quanto l'équipe di lavoratori che se fanno carico.
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Piemonte Lombardia
Francia
Sezione di inserimento
La sezione di inserimento ĂŠ semplicemente una riserva di posti lavoro che la singola azienda (anche profit) riserva a questo target nell'ambito delle sue risorse umane. Si tratta spesso dell'esito terminale di un cammino che per gli occupabili e per i non immediatamente occupabili parte dall'inserimento in tirocinio con relativa borsa lavoro e che sfocia nell'assunzione a tempo determinato. La borsa lavoro in questo caso diventa un beneficio indiretto per l'impresa: l'inserimento non costituisce un costo. In questa fase gioca un ruolo determinante la figura del tutor aziendale o lavorativo. Al termine del tempo determinato, se il beneficiario passa in pianta stabile nell'organico aziendale, si libera un posto per un nuovo inserimento.
Piemonte
Sostegno educativo
Aiuto offerto alla persona per giungere al miglior grado di autonomia possibile; ha a che fare con la capacitĂ della persona di individuare i propri bisogni, le risorse personali e non cui attingere, operare delle scelte; prevede la consapevolezza delle proprie responsabilitĂ , dei propri limiti e delle risorse proprie e del suo contesto di vita.
Piemonte
Sostegno psicologico individuale
Offerto su richiesta dell'interessato per aiutarlo a gestire l'ansia e le paure proprie di chi affronta la libertĂ ; sovente genera la richiesta di un aiuto all'elaborazione della propria esperienza deviante e carceraria.
Piemonte
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Sportello
Servizio di informazione e di supporto nella realizzazione di percorsi volti all’inserimento lavorativo attraverso la definizione di un profilo professionale, di accompagnamento al lavoro. E’ in particolare rivolto ai detenuti a fine pena o in procinto di misura alternativa alla pena. Svolge, attraverso operatori, consulenza alle figure istituzionali degli istituti di pena (educatori…) relativamente al mercato del lavoro e servizio di consulenza-informazione-supporto alle aziende interessate all’inserimento dei detenuti. L’attività si concretizza attraverso colloqui individualizzati con detenuti che liberamente chiedono di accedere al servizio o su diretta indicazione dell’équipe del trattamento. Il servizio è strettamente integrato con le modalità procedurali del Centro per l’Impiego. Pertanto chi vi accede, accede anche a tutti i servizi che il CIP offre ai cittadini. Il servizio è strettamente integrato con le misure volte alla transizione al lavoro.
Stage
Fase prevista all'interno di un corso di formazione professionale, consistente nel trascorrere un certo periodo di tempo all'interno di una realtà lavorativa, allo scopo di esercitare direttamente uno specifico ruolo professionale. Lo stage è un periodo trascorso in un'impresa per : • cercare la vocazione dell’utente • scoprire un mestiere • perfezionare l’abilità pratica dell’utente Lo stage generalmente non è remunerato. La parola" stagista" comprende solo le persone che fanno uno stage in un'impresa. Per estensione stagista può essere qualsiasi persona che trascorre un periodo di tempo in un luogo per acquisirvi un sapere: per esempio chiamiamo stagista la persona che viene ad assistere per mezza-giornata ad una riunione informativa sull'alcool.
Tutoraggio
Il tutoraggio, nell'ambito delle azioni di accompagnamento, riveste un ruolo specifico e identificabile in uno o più operatori che diventano il riferimento anche pratico del soggetto in inclusione. Si può parlare allora di tutor lavorativo e/o aziendale, di tutor abitativo, sociale, familiare..... 145
EmiliaRomagna
EmiliaRomagna
Francia
Piemonte
Valutazione
E’ un processo di ricerca con precise regole scientifiche basato sulla raccolta, l’elaborazione e l’interpretazione di dati ed informazioni, finalizzato a formulare un giudizio sulla qualità e l’efficacia di un servizio e/o progetto. La valutazione è necessaria per definire, implementare e migliorare servizi, progetti e politiche sociali, poiché valutare significa imparare da ciò che è stato fatto, apprendere dagli errori e dai successi, trarne un bilancio, renderlo noto, eventualmente replicare altrove l’esperienza. Tradizionalmente si individuano tre momenti della valutazione: a)Valutazione ex ante: risponde all’obiettivo di conoscere in anticipo gli effetti del programma-progetto-servizio che si intende avviare, per stabilire se potrà davvero funzionare, quali effetti potrà avere, chi meglio potrà svolgerlo. b)Valutazione in itinere: valutazione fatta in corso d’opera, per verificare lo svolgimento di un programma (o servizio o progetto), apportare eventuali modifiche o correggere errori di percorso. c)Valutazione ex post: valutazione realizzata a conclusione di un programma o servizio, per fare un consuntivo, imparare da ciò che si è fatto, dare trasparenza a ciò che si è realizzato. d)Valutazione interna o autovalutazione: valutazione eseguita dal personale dello stesso programma, servizio o progetto. e)Valutazione esterna: valutazione eseguita da un professionista esterno, così da garantire un giudizio esterno più distaccato.
146
Lombardia
4.2 Glossario “istituzionale”
Centri per l’impiego
I Centri per l’Impiego offrono una vasta gamma di servizi per le persone e per le imprese, tra cui: • servizio di preselezione per fare incontrare chi cerca lavoro e chi cerca personale. • informazione sui servizi e sugli interventi di formazione professionale. • informazione e consulenza in materia di normativa del lavoro e politiche del lavoro. • funzioni di raccordo ad altre strutture provinciali o convenzionate per l'erogazione dei servizi specialistici di orientamento e consulenza individuale. • adempimenti amministrativi di registrazione (ricezione delle comunicazioni di assunzione, trasformazione e di fine del rapporto di lavoro) e certificazione delle posizioni lavorative. • collocamento per disabili. • promozione dei tirocini formativi in impresa I Centri per l'Impiego sono distribuiti su tutto il territorio provinciale. Ogni Centro ha un proprio bacino di competenza territoriale che comprende diversi Comuni. Sono le strutture pubbliche gestite dalle Province che forniscono a titolo gratuito servizi di sostegno all'incontro tra domanda e offerta di lavoro: per questa ragione, essi si rivolgono sia alle persone in cerca di lavoro (o che vogliono cambiarlo) sia alle imprese che cercano lavoratori. I centri per l'impiego offrono nello specifico servizi di accoglienza, informazione, orientamento, preselezione e selezione oltre a svolgere precisi adempimenti di tipo gestionale: il loro compito è di recuperare alla fruizione del servizio pubblico le imprese che domandano lavoro, accompagnare con dispositivi di sostegno l'inserimento lavorativo e formativo delle fasce svantaggiate, fornire al territorio un punto di riferimento per i servizi e le attività di progettazione, promozione e realizzazione degli interventi a sostegno dell'occupazione.
147
D.L. 181/2000 – Disposizioni per agevolare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro (cfr. cap.2)
ISFOL
Cooperativa sociale
Le cooperative sociali, societĂ mutualistiche che hanno lo scopo di perseguire l'interesse generale della comunitĂ alla promozione umana ed all'integrazione sociale dei cittadini, istituite con la Legge 381/91, vengono suddivise in due grandi categorie: - Cooperative sociali di tipo A: svolgono attivitĂ di gestione di servizi socio-sanitari ed educativi, che non sono finalizzati all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate - Cooperative sociali di tipo B: svolgono attivitĂ di varia natura, agricole, industriali, commerciali o di servizi, finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate (che devono costituire almeno il 30% dei lavoratori della cooperativa).
148
L. 381/91 - Disciplina delle cooperative sociali (cfr. cap. 2)
Formazione Professionale
La politica della formazione professionale è basata sull’articolo 150 del trattato che istituisce la Comunità europea il quale cita: «La Comunità attua una politica di formazione professionale che rafforza e integra le azioni degli Stati membri, nel pieno rispetto della responsabilità di questi ultimi per quanto riguarda il contenuto e l’organizzazione della formazione professionale» La formazione professionale è un elemento essenziale della strategia di Lisbona che contribuisce all'occupazione. In seguito all’iniziativa di Bruges dei direttori generali della formazione professionale (ottobre 2001) ha preso il via un processo di cooperazione rafforzata nel campo dell’insegnamento e della formazione professionale. La dichiarazione di Copenaghen (2002) e il comunicato di Maastricht (2004) ribadiscono le priorità consistenti nella trasparenza, nel riconoscimento e nella qualità della formazione professionale, e stabiliscono priorità a livello nazionale. Sono state elaborate due importanti iniziative: Europass-Formazione (1998) che attesta le competenze acquisite durante un periodo di formazione all’estero e Europass (2004) che riunisce cinque documenti volti a comprovare in modo chiaro e agevole le qualifiche e le competenze dei cittadini ovunque in Europa. Il programma settoriale Leonardo da Vinci (programma di apprendimento permanente) è lo strumento finanziario per le azioni di formazione professionale. Esso mira a sostenere e a integrare le azioni avviate dagli Stati membri incoraggiando la cooperazione transnazionale e la mobilità, l’innovazione e la qualità della formazione ma anche la dimensione europea dei sistemi e delle prassi di formazione. Inoltre, le agenzie e gli organismi europei attivi nel campo della formazione sono : - il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop), creato nel 1975, con sede a Salonicco; - la Fondazione europea per la formazione creata nel 1994, con sede a Torino; - il Comitato consultivo per la formazione professionale costituito nel 2004 e che assiste la Commissione nell’attuazione della politica della formazione. Processo di apprendimento attraverso il quale si permette di far acquisire al soggetto, a cui è rivolta l’azione formativa, un’adeguata preparazione per svolgere prestazioni lavorative. Più in generale è un insieme strutturato di azioni il cui obiettivo è lo sviluppo di conoscenze e competenze di un soggetto. 149
Art. 150 del trattato che istituisce la Comunità europea (1957)
Unione Europea DG Istruzione e Formazione
Occupazione
Dall'entrata in vigore del trattato di Amsterdam (maggio 1999), che ha introdotto un nuovo titolo VIII sull' "Occupazione" nel trattato sulla Comunità europea, la promozione di un livello occupazionale elevato figura tra gli obiettivi della Comunità. L'occupazione rappresenta una competenza complementare degli Stati membri volta soprattutto all'elaborazione di una strategia europea per l'occupazione (SEO). La strategia è concepita come strumento principale per fornire gli orientamenti e assicurare il coordinamento delle priorità di politica occupazionale, cui gli Stati membri aderiscono a livello europeo. Il nuovo titolo VIII sull'occupazione prevede anche la creazione di un comitato dell'occupazione a titolo consultivo. Questo intende facilitare il lavoro dell'Unione nella promozione del coordinamento delle politiche nazionali in materia di occupazione e di mercato del lavoro. Il Consiglio europeo di Lisbona (marzo 2000) ha considerato che l'obiettivo generale di queste misure era quello di aumentare il tasso di occupazione globale dell'Unione europea al 70 % e il tasso di occupazione femminile a più del 60 % entro il 2010. Il Consiglio europeo di Stoccolma (marzo 2001) ha aggiunto due obiettivi intermedi e un obiettivo supplementare: - il tasso di occupazione globale e il tasso di occupazione delle donne devono raggiungere rispettivamente il 67 % e il 57 % nel 2005; - il tasso di occupazione dei lavoratori anziani deve raggiungere il 50% entro il 2010. Il Consiglio di Barcellona (marzo 2002) ha chiesto di rafforzare la strategia europea per l'occupazione come strumento della strategia di Lisbona. Il sostegno finanziario alla politica occupazionale si effettua attraverso vari strumenti: - il programma PROGRESS 2007-2013 che si prefigge di apportare un aiuto finanziario alla realizzazione degli obiettivi dell'Unione in materia di occupazione e di affari sociali; - le priorità del Fondo sociale europeo integrate negli obiettivi della SEO; - il programma per l'apprendimento reciproco, lanciato all'inizio del 2005, nel quadro delle misure per favorire l'occupazione. Il suo obiettivo principale consiste nel mettere in evidenza il trasferimento delle politiche più efficaci nei settori chiave della SEO. A livello europeo, i principali organi in materia occupazionale sono i seguenti: - l'Osservatorio europeo dell'occupazione, sistema di informazione sulle politiche occupazionali, istituito nel 1982 dalla Commissione in collaborazione con le amministrazioni 150
Unione Europea DG Occupazione Affari Sociali e Pari Opportunità
nazionali); - la rete EURES che contribuisce allo sviluppo di un mercato del lavoro europeo accessibile a tutti attraverso lo scambio transnazionale, interregionale e transfrontaliero di offerte e di domande di occupazione e con lo scambio di informazioni sulle condizioni di vita e il conseguimento delle qualifiche.
Tirocinio
E’ un'esperienza formativa e di orientamento, un'opportunità di inserimento temporaneo nel mondo del lavoro realizzata presso aziende pubbliche e private. Il tirocinio non prevede un contratto di lavoro, è finalizzato all'acquisizione di una esperienza pratica, alla crescita professionale e personale del tirocinante e rientra in un progetto personalizzato di formazione o di ricerca del lavoro. Inoltre con la riforma dell'ordinamento didattico delle Università italiane, imperniata sul sistema dei crediti formativi, il tirocinio rientra a pieno titolo nel percorso didattico degli studenti. Attraverso la conoscenza diretta del contesto lavorativo, il tirocinio permette la socializzazione reciproca tra mondo del lavoro e persone impegnate in processi educativiformativi o di ricerca di occupazione, contribuisce all'acquisizione di nuove competenze e favorisce l'inserimento o il reinserimento lavorativo di soggetti in difficoltà rispetto al mercato del lavoro. Per attivare un tirocinio presso aziende pubbliche e private occorre rivolgersi ad un ente promotore, cioè ad uno dei seguenti soggetti: • Centri per l'impiego • Università ed Istituti di istruzione universitaria • Aziende per il diritto allo studio universitario • Provveditorati agli studi • Istituzioni scolastiche • Enti di formazione professionale e/o di orientamento • Comunità terapeutiche e cooperative sociali • Servizi di inserimento lavorativo per disabili
151
L. 196/1997 – Norme in materia di promozione dell’occupazione, art.18: tirocini formativi e di orientamento (cfr. cap.2)
Consistono in brevi esperienze di lavoro presso aziende o enti pubblici allo scopo di agevolare le scelte professionali degli individui mediante la conoscenza sul campo del mondo del lavoro. Il tirocinio non si configura come un rapporto di lavoro, non prevede una retribuzione, nĂŠ l'obbligo di assunzione finale del tirocinante
152
ISFOL
4.3 Glossario “operatori”
Accompagnatore
Interviene in fase di elaborazione del percorso da proporre all’utente. Acquisisce le informazioni dall’orientatore ed accede alle informazioni raccolte da questo. E’ la figura di supporto all’utente nella realizzazione dei vari percorsi; esercita funzioni di mediatore con il contesto nel quale l’utente è inserito; svolge attività di monitoraggio del percorso; interviene nella gestione di eventi critici; fornisce un quadro della situazione al termine dell’azione.
EmiliaRomagna
Sportelli Informativi della Casa Circondariale di Bologna
Animatore
Mette a punto il dispositivo informatico d’informazione e orientamento per i beneficiari dell’azione e lo promuove presso tutti gli attori locali.
Francia
DII
Agente di accesso al diritto
All’interno e all’esterno del carcere è il riferimento per quanto riguarda le questioni giuridiche delle persone che si rivolgono al servizio, il suo lavoro consiste nell’attivare gli strumenti previsti dall’ordinamento per conseguire gli obiettivi condivisi con le persone. Attività svolte: predisposizione di istanze amministrative e/o giurisdizionali, consulenza gratuita, verifica di fattibilità percorsi, analisi situazione legale della persona, raccordo con i servizi di polizia e con le autorità giurisdizionali competenti. Possiede competenze tecniche di area forense con particolare riguardo all’area dell’esecuzione penale, oltre che al diritto amministrativo.
Piemonte
Agenzia di inclusione sociale
Consulenti all’impresa sociale
Hanno competenze riguardanti lo sviluppo aziendale, commerciale e marketing, per creare piani di sviluppo delle cooperative, a livello economico-finanziario e strategico.
Lombardia
Progetto Virgilio
153
di progetto Coordina tutti i soggetti coinvolti e le attività previste ed è l’unico referente per le relazioni con Servizio Lavoro e con i Servizi Sociali del Comune. Assicura l’organizzazione delle attività e attraverso la propria azione di raccordo, presidia il monitoraggio delle azioni erogate nell’ambito del progetto, sintetizzando i dati; fornisce supervisione su alcuni casi. Possiede competenze di coordinamento di gruppi di lavoro, azioni di sistema, interventi rivolti a persone in difficoltà.
EmiliaRomagna
Sportelli Informativi della Casa Circondariale di Bologna
Spagna
Incorpora Arin8 T1BC
EmiliaRomagna
Percorsi di tirocinio formativo 196
Coordinatore di progetto Coordina il progetto e tutte le sue azioni. di progetto Coordina e organizza tutte le attività del processo di inserimento, attiva il tirocinio, in linea con la normativa regionale in materia di formazione. Funge da raccordo tra gli operatori delle diverse azioni previste dal progetto (spesso non solo tirocini) nell’area esecuzione penale. Ha competenze organizzative e di mediazione relazionale.
154
Coordinatore
di progetto Attività svolte: coprogettazione dei percorsi progettuali personalizzati, coordinamento delle diverse azioni progettuali, raccordo fra i partner del progetto sia a livello istituzionale che operativo, partecipazione ai tavoli istituzionali esterni in cui è inserito il Progetto, convocazione e conduzione delle riunioni di èquipe e di èquipe allargata per una supervisione metodologica, partecipazioni alle riunioni di èquipe istituzionale, compilazione di un sintetico report relativo ai percorsi progettuali dei beneficiari inviato al Provveditorato Amministrazione Penitenziaria, agli Istituti penitenziari ed agli UEPE Invianti, compilazione di un report di attività. Competenze: conoscenza del mondo del carcere, conoscenza della normativa che regola la materia, capacità organizzativa e di supervisione metodologica, capacità di progettazione, conoscenza della metodologia del problem solving, capacità di lavorare in rete. Coordinatore/educatore delle attività Amministra i percorsi di inserimento e mette in relazione i professionisti che accoglieranno i beneficiari. del gruppo Amministra il gruppo degli attori dell’inserimento, che deve conoscere bene. Oltre alla motivazione umana e sociale, deve avere qualità gestionali e di management.
155
Piemonte
Progetto LOGOS
Francia
PJJ
Francia
GOAL
Coordinatore
del processo di pianificazione delle attività produttive Coordina e organizza tutte le attività del processo di pianificazione, organizza le iniziative di carattere trasversale (comuni) ai territori coinvolti, presenzia agli incontri tecnici e strategici di carattere generale e, se necessario, locale, cura la verbalizzazione degli incontri/decisioni, cura e coordina la diffusione informativa, corealizza le relazioni tecniche, funge da punto di riferimento per gli operatori delle diverse iniziative previste dal progetto. Ha competenze strategiche e organizzative, conoscenza dei servizi/presidi istituzionali, della normativa in materia di comunicazione e mediazione relazionale
EmiliaRomagna
Laboratorio RAEE
Educatore
professionale e di prossimità Lavora a diretto contatto con le persone soprattutto all’esterno del carcere, curando l’andamento complessivo dei percorsi e gestendo il sistema delle accoglienze. Lavora in contatto con gli operatori di altri servizi. Attività svolte: cura e gestione degli spazi di accoglienza (prospettiva dell’abitare), cura della convivenza all’interno degli spazi di accoglienza, definizione e “manutenzione” del contratto che lega le persone al servizio, colloqui individuali di verifica, sessioni mensili di lavoro di gruppo per definire momenti comuni di confronto, condivisione del tempo libero con gli ospiti degli spazi di accoglienza, contatti e percorsi di accompagnamento con persone non ospitate negli alloggi. Ha competenze educative, capacità di promuovere processi di consapevolezza, capacità di stare all’interno di situazioni ad elevato potenziale di conflittualità,
Piemonte
Agenzia di inclusione sociale
156
Educatore
(per l’individuazione dei bisogni dell’utenza) Agisce in stretta collaborazione con gli operatori degli altri partner progettuali ed interagisce con gli operatori di eventuali servizi di riferimento esterni al progetto. Attività svolte: colloquio iniziale finalizzati ad individuare bisogni, problematiche relative all’utenza, individuazione delle risorse disponibili, coprogettazione dei percorsi progettuali individuali, colloquio di verifica ad un mese dall’inserimento della persona nel percorso progettuale insieme allo psicologo, accompagnamento dei beneficiari e monitoraggio dei percorsi progettuali individuali, raccordo con gli operatori degli altri partner progettuali e con gli attori territoriali che a vario titolo interagiscono nei percorsi, individuazione delle aziende in cui inserire i beneficiari per lo svolgimento del tirocini lavorativi, raccordo con gli psicologi per procedere all’abbinamento beneficiario/azienda, colloqui con i datori di lavoro finalizzati alla valutazione del tirocinio lavorativo, conduzione – insieme allo psicologo del gruppo di monitoraggio per le persone inserite in tirocinio lavorativo, partecipazione alle riunioni di équipe, di équipe allargata e del tavolo istituzionale, registrazione sul data base di tutte le informazioni inerenti al progetto di ciascun utente. Competenze: diagnosi socio educativa, capacità educativa, capacità progettuale, conoscenza della normativa che regola la materia, capacità di lavorare in rete, capacità relazionale. (per la fruizione risorsa abitativa) Colloqui di conoscenza con le persone che chiedono di fruire della risorsa abitativa temporanea, compilazione del PEI, raccordo con le educatrici, supporto educativo delle persone inserite nella residenza temporanea anche nella ricerca di una sistemazione abitativa stabile, partecipazione alle riunioni di èquipe allargata e del tavolo istituzionale. Competenze: diagnosi educativa, capacità educativa, capacità progettuale,-capacità di lavorare in rete, capacità relazionale. 157
Piemonte
Progetto LOGOS
Esperti tecnici
Si occupano della gestione dei vari ambiti produttivi (es: responsabile di sala, di cucina). Oltre alla competenze tecniche, possiedono anche competenze trasversali: conoscenza del mercato del lavoro, tecniche di ricerca, dinamiche del mercato a livello territoriale; conoscenza del target di utenza, caratteristiche e bisogni delle persone appartenenti alle diverse categorie di svantaggio; conoscenza delle risorse del territorio, (servizi per l’impiego, servizi sociali, offerta formativa, ecc.)
EmiliaRomagna
Cooperativa Sociale it2
Formatori
Formatori Con competenze specialistiche e con competenze di base (linguistiche, informatiche, del mercato del lavoro e normative ecc). Il formatore è incaricato dello svolgimento pratico delle azioni formative, in presenza o a distanza, per le quali elabora dettagliatamente contenuti e modalità (lezioni, esercitazioni e così via). Nella fase di realizzazione, il Formatore gestisce il gruppo ed i singoli attuando il programma stabilito. In particolare deve: - verificare gli obiettivi stabiliti in fase di progettazione; - articolare le fasi ed i tempi di apprendimento, definendo il numero e la scansione delle ore/giornate per ogni modulo formativo; - accertarsi dei requisiti richiesti ai partecipanti ed approfondire la conoscenza degli allievi; - intervenire nella scelta delle attrezzature e degli strumenti più adatti per l’attività d’insegnamento; - contribuire a scegliere le varie metodologie didattiche previste dal progetto formativo; - partecipare all’elaborazione delle valutazioni.
Lombardia
Progetto STRA.LI
158
Formatori
Formatori professionali Professionisti del settore con esperienza di formazione, maestri d’arte ed artigiani. Insegnanti del Corso propedeutico all’inserimento lavorativo Attività svolte: lezioni teoriche interattive centrate su argomenti funzionali all’inserimento nel mondo del lavoro, raccordo con la referente del progetto, raccordo con le educatrici, partecipazione alle riunioni di équipe allargata. Competenze : conoscenze specifiche inerenti le materie trattate, conoscenza dei bisogni e delle regole del mondo del lavoro, capacità di supportare la motivazione dei corsisti, capacità di lavorare in rete.
Fund raiser
In un regime di risorse limitate ha il compito specifico di attivare canali pubblici e privati per reperire le risorse finanziarie necessarie per la realizzazione del progetto
Mediatore
socioculturale Attività svolte: compiti di interpretariato (traduzione linguistica), lettura e decodifica di comportamenti, abitudini, modi di fare, verifica di possibili risorse dopo la dimissione dal carcere attraverso la messa in rete di servizi del Terzo settore e Istituzionali, orientamento e informazione in campo giuridico, lavorativo, amministrativo, affiancamento delle Assistenti sociali durante alcuni colloqui con detenuti non comunitari per una migliore lettura del bisogno e ricerca poi di possibili risorse da attivare; ricostruzione dei rapporti con le famiglie e riavvicinamento alle rappresentanze (consolati…) dei paesi di appartenenza. Possiede le competenze tipiche del mediatore e di segretariato sociale.
159
Lombardia
Progetto Virgilio
Piemonte
Progetto LOGOS
Piemonte
Cartesio
EmiliaRomagna
Sportelli Informativi della Casa Circondariale di Bologna
Mediatore
Interculturale All’interno così come all’esterno del carcere cura la relazione con le persone straniere facilitando la comprensione reciproca. Attività svolte:concorre con l’educatore in tutte le azioni che riguardano la gestione degli spazi di accoglienza, oltre che i percorsi di accompagnamento sul territorio. Competenze linguistico relazionali, educative, capacità di promuovere processi di consapevolezza, capacità di stare all’interno di situazioni ad elevato potenziale di conflittualità, saper prendere decisioni difficili, saper esercitare sistemi di monitoraggio e controllo dell’attendibilità dell’interlocutore.
Operatore di ricerca imprese/risorse
Si avvale di strumenti interni all’ente (banca dati imprese, elenchi imprese per settore produttivo e dimensioni) e degli operatori del lavoro (agenzie, centri impiego, sindacati) per contattare le imprese e individuare quelle più idonee. Ha competenze relazionali, Ha il compito, in collaborazione con i centri per l’impiego e le strutture pubbliche e del privato sociale che si occupano di inserimento, di fornire soluzioni compatibili con le caratteristiche e la situazione personale e socio-famigliare del potenziale beneficiario (spesso coincide con la figura del tutor di accompagnamento).
160
Piemonte
Agenzia di inclusione sociale
EmiliaRomagna
Percorsi di tirocinio formativo 196
Piemonte
Cartesio
Operatore di sportello
L’operatore di sportello eroga i servizi di accoglienza, prima informazione sui servizi offerti dal sistema dei servizi provinciali per l’impiego, svolge colloqui orientativi e di orientamento di gruppo, ricerca aziende, e attività di accompagnamento. Attività svolte: informazione, consulenza, orientamento, accompagnamento, attività promozionali. Competenze: formazione ed esperienza in attività di sostegno per l’inserimento lavorativo di utenti particolarmente “deboli” sul mercato del lavoro o “svantaggiati”, in particolare detenuti ed ex detenuti; competenze relazionali e di fronteggiamento dei problemi individuali e collettivi, elevata capacità di ascolto e di osservazione (per comprendere la domanda ed interpretare il tipo bisogno dell’utente) e di progettazione (per valutare i vincoli e le risorse specifici per la singola situazione rispetto alla possibilità di risolvere il problema dell’utente); competenze diagnostiche come ad esempio la capacità di analisi per valutare le possibilità di risposta al problema in relazione ai servizi presenti nella struttura e nella rete territoriale; competenze di sintesi per spiegare sinteticamente e chiaramente le soluzioni trovate; competenze di problem solving per risolvere tempestivamente problemi anche imprevisti, iniziativa e innovazione per non fermarsi di fronte ad ostacoli non previsti e per proporre soluzioni per problemi nuovi. conoscenze riguardanti la normativa sul lavoro e le procedure di assunzione riferite ai diversi target di lavoratori 161
EmiliaRomagna
Sportelli Informativi della Casa Circondariale di Bologna
Operatore di sportello
E’ titolare del colloquio di accoglienza. Interagisce con l’area trattamentale del carcere e con l’UEPE. Trasmette al GOL la sintesi della situazione con le richieste specifiche di intervento.
Operatori sociali
Si occupano di coordinamento del centro, delle attrezzature, dei casi e del lavoro degli utenti all’esterno, del coordinamento con il resto della rete assistenziale, della supervisione dei programmi.
Orientatore
Svolge colloqui di orientamento e si occupa della stesura di un progetto personale di inserimento. /tutor inserimenti lavorativi Lavora a diretto contatto con le persone per costruire con loro: 1 profilo lavorativo (dimensione del sé lavorativo) 2 strategie di senso per la ricerca di un occupazione 3 elaborazione di strumenti spendibili nella ricerca. Mette in atto insieme alla persona le strategie di ricerca del lavoro più opportune andando ad attivare il sistema locale delle imprese oltre che gli operatori degli eventuali servizi coinvolti. Mantiene i contatti con i referenti delle imprese nell’ambito dei percorsi di prova lavoro realizzati. Sovrintende alla preparazione della documentazione amministrativa necessaria all’attivazione dei percorsi di inserimento. Ha spiccate competenze relazionali, conoscenza del territorio e del sistema produttivo locale, conoscenza della normativa del lavoro e degli strumenti di incentivo all’assunzione per le categorie protette, capacità di promuovere processi di consapevolezza in ordine alle proprie competenze professionali e alle proprie aspirazioni.
162
Piemonte
Cartesio Arin8
Spagna
T1BC
Lombardia
Co.Mi.Di.
Piemonte
Agenzia di inclusione sociale
Orientatore
Progettista
Operatore dell’inserimento lavorativo Lavora fornendo informazioni/orientamento ai beneficiari del programma e facendo da intermediario con le imprese. Consulente dell’orientamento Professionista che svolge in maniera predominante attività di consulenza orientativa. E’ uno specialista nell’informazione orientativa e nella relazione d’aiuto. Le principali competenze del consulente dell’orientamento –secondo la definizione inglesepossono essere individuate in: analisi della domanda; aggiornamento sulle informazioni orientative; gestione attività in piccoli gruppi; gestione relazioni di aiuto; utilizzo di strumenti specifici (test, bilancio, etc); saper valutare le potenzialità degli utenti e la fattibilità dei loro progetti professionali e attivare relazioni di collaborazione con operatori di altri servizi. Elabora in modo dettagliato gli interventi formativi professionali ed extrascolastici. Egli opera in tutti gli ambiti della formazione (continua e permanente ed in quella di primo e secondo livello). Il Progettista deve: - esaminare il contesto socio-economico ed analizzare i fabbisogni formativi; - individuare gli ambiti di incontro tra domanda e offerta di lavoro; - descrivere le finalità dell’intervento, anche definendo le conoscenze e le abilità da acquisire; - individuare i destinatari ed i relativi requisiti d’ingresso; - indicare i contenuti e le metodologie di conduzione; - definire il ruolo degli operatori, le fasi ed i tempi di svolgimento dei corsi, nonché tutti gli aspetti organizzativi e logistici; - stabilire le modalità di eventuali tirocini e stage; - verificare la fattibilità operativa e finanziaria; - elaborare le modalità di diffusione e promozione dell’intervento; 163
Spagna
Incorpora
Lombardia
Progetto STRA.LI
Lombardia
Progetto STRA.LI
- monitorare il progetto, stabilendo metodi di valutazione e verifiche; - effettuare una verifica finale con la rilevazione del tasso di occupazione dei formati dopo 1 o 2 anni dalla fine dell’intervento. Promotore presso le aziende
Psicologo
Attività svolte: intercettazione di aziende disponibili all’inserimento sul territorio, rilevazione delle caratteristiche e dei bisogni aziendali, presentazione opportunità offerte dal servizio, mediazione tra il Servizio e l’impresa nella fase di primo contatto.
Lombardia
Co.Mi.Di.
del lavoro Svolge colloqui motivazionali tesi alla definizione dei profili delle persone, in termini di caratteristiche sociali, cognitive, motivazionali, attitudinali, ecc.
EmiliaRomagna
Sportelli Informativi della Casa Circondariale di Bologna
consulente per l’orientamento lavorativo e la stesura del bilancio di competenze e del curriculum formativo Attività svolte: colloqui individuali finalizzati all’orientamento lavorativo, stesura del bilancio di competenze, stesura del curriculum formativo, raccordo con le educatrici per valutare se procedere all’inserimento in tirocinio formativo o nel corso propedeutico al lavoro oppure se proporre alla persona un corso professionalizzante, raccordo con la coordinatrice e con gli insegnanti del corso propedeutico, raccordo con le educatrici per individuare abbinamenti possibili fra bisogni lavorativi, competenze dei beneficiari e bisogni delle aziende, partecipazione alle riunioni di èquipe allargata e del tavolo istituzionale. Competenze: capacità diagnostiche cliniche, conoscenza delle metodologie di stesura dei bilanci di competenze e di orientamento lavorativo, conoscenza delle esigenze del mondo del lavoro, conoscenza della normativa che regola la materia, capacità di lavorare in rete.
Piemonte
Progetto LOGOS
164
Psicoterapeuta
Attività svolte: diagnosi psicologica, conduzione del primo colloquio con l’educatrice, coprogettazione dei percorsi progettuali individuali, conduzione del colloquio di verifica ad un mese dall’entrata del soggetto nel progetto insieme all’educatrice, supporto psicologico al beneficiario che lo richieda, intervento di mediazione familiare su richiesta specifica, conduzione, insieme all’educatrice, del gruppo di monitoraggio rivolto alle persone in tirocinio lavorativo, raccordo con la coordinatrice del Progetto, partecipazione alle riunioni di èquipe allargata ed del tavolo istituzionale. Competenze: capacità diagnostiche cliniche, competenza nei trattamenti psicoterapeutici, capacità di lavorare in rete.
Piemonte
Progetto LOGOS
Responsabile
di produzione Figura tecnica esperta principalmente della gestione delle attività produttive. Partecipa alla definizione del progetto personalizzato e al monitoraggio del percorso dell’utente all’interno della cooperativa e nella fase iniziale dell’inserimento presso altre aziende. Tale attività viene effettuata attraverso colloqui finalizzati alla rielaborazione delle problematiche tecniche o trasversali incontrate. Possiede competenze pedagogiche e relazionali in quanto figura centrale nella costruzione di professionalità dell’utente inserito.
EmiliaRomagna
Cooperativa Sociale it2
165
Responsabile
della transizione al lavoro Figura cardine della cooperativa, è il referente del progetto costituito assieme alla persona svantaggiata. Funge da figura di riferimento per l’utente e svolge un monitoraggio costante delle attività. Agisce da figura di raccordo tra l’utente e i servizi del territorio, preoccupandosi di effettuare eventuali segnalazioni o di coordinarne l’azione. Infine cura la fase di transizione in imprese esterne, prendendo contatti con le aziende, accompagnando l’utente nei primi colloqui e affiancandolo nei primi giorni del nuovo inserimento.. E’ figura professionale portatrice di competenze professionali multiple nell’ambito delle scienze sociali. di progetto (per ogni territorio coinvolto) Gestisce le iniziative di carattere specifico sul proprio territorio, presenzia agli incontri tecnici e strategici di carattere locale, cura la verbalizzazione degli incontri/decisioni locali, cura la diffusione informativa delle decisioni assunte a livello locale, predispone piano formativo e di start up generale del laboratorio locale, cura i rapporti e si incontra con i propri partner locali, si raccorda costantemente con il coordinatore del progetto. Ha competenze organizzative, di raccolta e utilizzo delle informazioni, conoscenze del contesto locale, di comunicazione e mediazione relazionale.
166
EmiliaRomagna
Cooperativa Sociale it2
EmiliaRomagna
Laboratorio RAEE
Responsabile
di progetto delle imprese committenti coinvolte Pianifica e organizza le iniziative di competenza delle imprese committenti, individua le risorse che le imprese committenti possono mettere a disposizione, collabora con i responsabili di progetto locali e con le imprese sociali che gestiranno l’attività , cura la diffusione informativa delle decisioni assunte a livello locale presso i propri referenti aziendali, fornisce dati e informazioni tecniche e normative relative al settore produttivo di merito, predispone e cura tutti gli aspetti tecnici del piano produttivo e fornisce consulenza sullo start up dei laboratori locali, presenzia agli incontri tecnici e strategici di carattere generale e locale, cura i rapporti e si incontra con i propri partner locali, si raccorda costantemente con il coordinatore del progetto. Ha competenze organizzative, di raccolta e utilizzo delle informazioni, conoscenze del contesto normativo e attuativo del settore produttivo di competenza, di comunicazione e mediazione relazionale.
167
EmiliaRomagna
Laboratorio RAEE
Responsabile
di progetto delle imprese sociali coinvolte Progetta le attività di gestione di competenza delle imprese sociali che gestiscono i laboratori, elabora un piano d’impresa e gli indicatori di produttività, collabora con il responsabile di progetto locale con le imprese committenti dell’attività con la direzione dell’Istituto, segue i lavori di sistemazione e di allestimento degli spazi, raccoglie e rielabora i dati e informazioni tecniche e normative relative al settore produttivo di merito è responsabile della gestione dell’attività e titolare della richiesta di autorizzazione presso gli Uffici competenti, predispone un piano formativo e fornisce consulenza sullo start up dei laboratori locali, presenzia agli incontri tecnici e strategici di carattere locale, cura i rapporti e si incontra con i propri partner locali. Ha competenze organizzative, amministrative e gestionali, di raccolta e utilizzo delle informazioni, di formazione tecnica e trasversale, conoscenze del contesto locale. di progetto dell’Amministrazione penitenziaria Coordina e organizza le iniziative degli Istituti penitenziari per la realizzazione delle attività, cura la diffusione informativa delle decisioni assunte a livello locale, coordina la progettazione tecnica per la sistemazione degli ambienti e per gli aspetti logistici dell’attività, cura i rapporti e si incontra con le direzioni degli Istituti, si raccorda costantemente con il coordinatore del progetto. Ha competenze strategiche e organizzative, di raccolta e utilizzo delle informazioni, conoscenze del contesto normativo e logistico del processo di esecuzione penale, di comunicazione e mediazione relazionale.
168
EmiliaRomagna
Laboratorio RAEE
EmiliaRomagna
Laboratorio RAEE
Responsabile
di area esecuzione penale Co-progetta, coordina e organizza tutte le attività, aiuti alle persone e azioni di sistema, dell’area “esecuzione penale” rivolte ai beneficiari final, agli operatori, al territorio. Mantiene relazioni stabili con gli stake holder del territorio. Ha competenze di pianificazione strategica, organizzative, relazionali e “diplomatiche”, conoscenza delle istituzioni e delle organizzazioni che operano a diverso titolo sul territorio.
EmiliaRomagna
Percorsi di tirocinio formativo 196
Referenti tecnici di progetto dell’Amministrazione penitenziaria
Partecipa alla progettazione tecnica dell’iniziativa, cura la progettazione tecnica per la sistemazione degli ambienti e per gli aspetti logistici dell’attività, collabora con il responsabile di progetto locale con le imprese committenti e gestrici dell’attività con la direzione degli Istituti, fornisce consulenza alla realizzazione dei lavori di sistemazione dei locali, si raccorda costantemente con il coordinatore del progetto. Ha competenze di progettazione tecnica e di edilizia penitenziaria, conoscenze del contesto normativo e logistico del processo di esecuzione penale.
EmiliaRomagna
Laboratorio RAEE
Segretario
Attività svolte: accoglienza, disbrigo di formalità burocratiche, conservazione e aggiornamento dei dati (su supporti informatici).
Lombardia
Co.Mi.Di.
169
Tutor
Figura professionale sempre più diffusa nel campo dell’educazione, spesso in contrapposizione con il docente tradizionale che si occupa di erogare i contenuti. Il tutor, il cui compito fondamentale è quello di promuovere una serie di interazioni, può rivestire diverse funzioni didattiche: assistenza, collegamento tra docenti e allievi, gestione dell’aula con possibilità di momenti di docenza, soprattutto in occasione di esercitazioni e di attività di laboratorio. Due sono gli obiettivi che persegue; accompagnare una persona o un gruppo di persone in una fase specifica del loro iter di apprendimento sul lavoro; monitorare tale apprendimento in modo da rendere coerente e sinergico lo sviluppo complessivo di conoscenze e competenze che riguarda la persona, ma anche la sua organizzazione. Pertanto, da alcuni anni, è apparsa ufficialmente una funzione di tutor che designa, in un'impresa, la persona incaricata di accompagnare un apprendista o uno stagista. Esistono localmente delle esperienze di tutoraggio in cui si chiede agli studenti (o stagisti) più competenti di prendersi in carico i nuovi.
ISFOL
DII
Francia
JJ
GOAL Tutor
del progetto formativo Collabora alla pianificazione di un percorso formativo destinato ai beneficiari finali per lo start up dei laboratori, pianifica tempi e modalità del percorso, si coordina con il responsabile di progetto locale con le imprese committenti dell’attività con la direzione degli Istituti. Ha competenze psicologiche e/o pedagogiche di formazione professionale, di metodologia del lavoro nel settore produttivo dei laboratori, organizzative e di gestione del lavoro di gruppo. 170
EmiliaRomagna
Laboratorio RAEE
Tutor
delle imprese committenti Collabora alla pianificazione di un percorso formativo tecnico destinato ai beneficiari finali per lo start up dei laboratori, pianifica tempi e modalità del percorso, si coordina con il responsabile di progetto locale con le imprese gestrici dell’attività con la direzione degli Istituti. Competenze: ha competenze logistico/tecniche del processo produttivo complessivo dell’attività e della filiera produttiva collegata, di metodologia, organizzative e di gestione del lavoro di gruppo. della formazione Costruisce con il beneficiario finale il percorso formativo, lo condivide con il servizio segnalante e l’azienda ospitante, ne monitora la realizzazione in ogni sua fase. Nello svolgimento di questa attività si confronta con l’azienda e il tutor aziendale, il beneficiario, il servizio segnalante. Ha competenze psicologiche e/o pedagogiche. di accompagnamento Mantiene i contatti con l’azienda e i servizi. Accompagna il beneficiario durante il periodo di inserimento e ne diventa l’interfaccia con l’azienda e i servizi coinvolti. Svolge colloqui con il beneficiario a scadenze temporali prefissate, propone eventuali modificazioni al programma di reinserimento. aziendale Indicato tra il personale dell’azienda ospitante. Segue il beneficiario sul luogo di lavoro curandone gli aspetti professionali, relazionali e contrattuali. Si interfaccia con il responsabile dell’azienda ed il tutor di accompagnamento.
171
EmiliaRomagna
Laboratorio RAEE
EmiliaRomagna
Percorsi di tirocinio formativo 196
Piemonte
Cartesio
Piemonte
Cartesio
Tutor
aziendale Attività svolte: monitoraggio dell’utente in azienda, ivi compreso il trasferimento di competenze operative necessaire allo svolgimento della mansione. sociale Il Tutor sociale è attivatore della rete sociale di sostegno della persona. L’obiettivo di tutte le attività svolte è lo sviluppo nella persona della capacità di orientarsi nella ricerca di soluzioni occupazionali e sociali attraverso colloqui conoscitivi, di orientamento e consulenza, ridefinizione degli obiettivi personali e professionali, ed infine un vero e proprio percorso di accompagnamento da parte del tutor ai servizi presenti sul territorio. Il tutor fornisce inoltre un sostegno nelle difficoltà pratiche, logistiche e di relazione, identificando ed attivando la rete di supporto e mediando con essa. dell’accompagnamento lavorativo e sociale Operatore professionale che non si identifica attraverso un ruolo formalmente definito, ma attraverso una funzione, che è quella dell’accompagnamento dellla persona svantaggiata nella realizzazione di un progetto professionale e di vita. Non è un volontario ma neppure il portatore di un profilo professionale specifico (non è psicologo, né educatore, né assistente sociale): il suo lavoro consiste nell’orientare ed accompagnare il detenuto durante un “pezzo di strada” definito e particolarmente delicato (ad esempio il reinserimento sociale e/o lavorativo post carcere), creando/facilitando i legami con la rete sociale di sostegno e “ritirandosi” quando la rete è in grado di funzionare da sola.
172
Lombardia
Co.Mi.Di.
Lombardia
TESI
Lombardia
Progetto STRA.LI
Tutor
/mediatore Attività svolte: dialogo con gli operatori dei Servizi invianti, colloqui con l’utenza, accompagnamento dell’utenza verso e sul lavoro, colloqui con il tutor aziendale. d’aula Si inserisce nei processi di formazione per guidare e gestire i partecipanti ad un percorso di formazione, garantendo un punto di riferimento costante con la funzione di facilitatore dei processi di apprendimento. La sua funzione si definisce all'interno di una relazione di aiuto e permette una consapevolezza maggiore della problematica presa in considerazione consentendo così una scelta più accurata delle successive attività da intraprendere; risulta centrale nei processi di autodeterminazione e autonomia.
173
Lombardia
Co.Mi.Di.
Lombardia
Progetto STRA.LI
174
OSSERVAZIONI CONCLUSIVE
9
L’esperienza della rete realizzatrice del progetto RESPIRO, sia dentro le carceri che sul territorio, ha aiutato a comprendere l’entità del problema e a focalizzare le possibili soluzioni di prevenzione del crimine, principalmente con interventi d’affiancamento e orientamento dei detenuti in esecuzione penale e, a fine pena, di accompagnamento nel difficile rientro nella società. Soluzioni che possono essere, con gli opportuni adattamenti, perfettamente replicabili e trasferibili su altri territori diversi da dove è avvenuta (o avviene) l’attuazione e/o sperimentazione. La risposta ai problemi della detenzione e della post detenzione data soprattutto sul piano
del
lavoro,
sarebbe
insufficiente
se
restasse
isolata:
essa
deve
necessariamente saldarsi con altri legami e passaggi nei processi di reinserimento, per questo nella nostra analisi delle “pratiche di eccellenza” abbiamo posto un’attenzione particolare alla “rete”, ovvero quanto e come il progetto/attività si sappia saldare e connettersi alle maglie e ai servizi che il territorio offre. Lavoro, casa, salute, relazioni e affetti: sono punti di partenza, per una politica criminale che voglia farsi carico dei problemi reali che sfidano la nostra comunità civile e politica. «Il principio secondo cui l’esecuzione di una pena non è un mero fatto aritmetico, ma la costruzione di un percorso verso il ritorno alla società, nasce nel pensiero giuridico europeo e si sviluppa in base a un criterio di utilità. Un’utilità centrata proprio sul concetto di sicurezza: una società è più sicura se chi ha commesso un reato può tornarvi, riannodando i fili che il reato ha reciso, dopo aver trascorso non un semplice tempo segregato, ma un tempo caratterizzato sia dall’afflizione propria della privazione della libertà, sia dalla costruzione di consapevolezza e capacità di reinserimento. Da qui nasce l’idea di un tempo di detenzione da percorrere a tappe, con misure che scandiscano questo cammino verso il rientro: con l’osservazione in carcere, i benefici penitenziari, le misure alternative alla detenzione. Perché comunque le persone che hanno commesso un reato, dopo un periodo più o meno lungo, rientreranno nella società. Ed è interesse della società, cioè di tutti noi, che esse abbiano avuto modi e tempi per vivere
9
a cura di Licia Rita Roselli di AgeSoL Milano
175
un’esperienza non di annientamento ma di ricostruzione graduale di una propria vita» 10. Da troppi anni ormai la questione fondamentale delle carceri europee, è la crescita costante di individui detenuti rispetto alla popolazione nazionale. Le statistiche d’incarcerazione mostrano nei fatti una “detenzione sociale”: i più penalizzati sono i migranti, gli affetti da disturbi psichici e da dipendenza da sostanze, le persone poco alfabetizzate, disoccupate o saltuariamente occupate. Guardiamo al lavoro, quindi, come fondamentale diritto di cittadinanza che può costituire il volàno di una politica criminale, realmente capace di produrre prevenzione e sicurezza. Una cultura del lavoro che sia in grado di misurarsi con la realtà delle economie postfordiste e delle reti globali, per offrire concrete opportunità di lavoro - sia interno che esterno - a una popolazione carceraria drammaticamente carente di legami sociali, per questo il lavoro deve essere pensato sempre in una prospettiva d’insieme. L’inserimento lavorativo è - a nostro avviso - uno strumento privilegiato mediante cui soggetti deboli, devianti, che hanno subito condanne penali, possano essere avviati alla reintegrazione nel tessuto comunitario e dentro processi di legalità. Al disagio e all’emarginazione, che spesso costituiscono il retroterra dei comportamenti illegali, si può rispondere con atteggiamenti inclusivi e assunzioni di responsabilità ricche di relazionalità umana e civile: occorre saper evidenziare come la capacità di accoglienza - di cui sa essere protagonista il cittadino solidale interseca la razionalità del contribuente che sa comparare lucidamente i costi altissimi del carcere, con quelli socialmente assai più produttivi delle buone prassi dell’inserimento lavorativo e sociale. E’ questo il più efficace strumento di prevenzione e il cuneo d’arresto della recidiva. Un simile approccio alla questione penale va nella direzione di una razionale e realistica politica criminale, la cui efficacia si fonda sempre su buone politiche sociali e di integrazione, e su una cultura della legalità capace di stimolare il consenso ai precetti normativi.
10
da Mauro Palma (Presidente del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura) “Solo con misure alternative la vera sicurezza”, ottobre 2007
176
Un ordinamento che si esprima solo in termini di forza e di minaccia, di neutralizzazione e incapacitazione, non è in grado di rispondere alla sfida dell’illegalità 11. Per poter sperare in un buon esito dell'inserimento socio lavorativo bisogna, per lo meno, partire con basi salde: è necessario far crescere nel soggetto una certa predisposizione al lavoro e suscitare in lui quelle potenzialità in grado di renderlo "recettore" degli elementi positivi che si possono ritrovare in un ambiente lavorativo e nel contesto sociale. Da un lato possiamo immaginare l'importanza del lavoro, soprattutto per i soggetti svantaggiati, i quali, nella loro problematica condizione esistenziale, vedono limitato il loro accesso al mondo del lavoro regolare. Dall'altro lato la figura del condannato verso la quale la società è spinta a attribuire significati non sempre filantropici. Si ha paura ad assumere un detenuto per "quel che ha fatto" e raramente ci si chiede "quel che è disposto a fare ora". Nell'immaginario collettivo scatta un processo di “individuazione-giudizio” che va al di là della persona e utilizza gli stereotipi sociali che tipizzano questa particolare categoria. Con questa ricerca - riprendendo le note introduttive - crediamo di aver contribuito ad estrapolare strategie e metodi per individuare, far conoscere, scambiare e trasferire politiche e buone pratiche che portano a tecniche di gestione innovative in materia di prevenzione del crimine e della recidiva, indicando anche come cercare e migliorare le competenze professionali degli operatori, facendo da ultimo anche lo sforzo di predisporre un glossario che porti ad un linguaggio comune per comprendere e far comprendere detti fenomeni. Riassumendo: si sono studiati i servizi/progetti a supporto alla transizione al lavoro relativamente a 19 casi segnalati dai partner del progetto12, sviluppati sulle 3 macro-aree di riferimento:
informazione ed orientamento professionale/al lavoro
formazione professionale
accompagnamento al lavoro
Dalle macro aree di riferimento sono state selezionate le prassi di eccellenza, che risultavano caratterizzate da una o più delle seguenti peculiarità:
11 12
Dalla relazione introduttiva al convegno di AgeSoL “penalità e lavoro” Milano 2005 di cui 13 italiani e 6 europei
177
integrazione tra politiche attive del lavoro e politiche formative, tra servizi per l’occupabilità, tra pubblico e privato sociale, tra formale ed informale
trasferibilità
stabilizzazione dell’offerta, ovvero dal Progetto al Servizio
sostenibilità, tra azioni e servizi offerti e contesto di intervento
sperimentazione o innovazione nelle procedure di erogazione
efficienza di gestione di risorse dedicate all’aumento dell’occupabilità del target di riferimento
collegamento con le reti territoriali di sostegno sociale
178
ALLEGATI Sintesi delle esperienze selezionate Riferimenti delle esperienze segnalate
179
180
Progetto Re.S.P.I.R.O. REte Sviluppo Prevenzione Inclusione Risorse OpportunitĂ Codice identificativo JLS/2006/AGIS/240
SINTESI DELLE ESPERIENZE SELEZIONATE
AGIS 2006
ricerca curata da
Informazione ed Orientamento Professionale/Al lavoro EMILIAEMILIA-ROMAGNA SPORTELLI INFORMATIVI DELLA CASA CIRCONDARIALE DI BOLOGNA
Finalità
Fornire informazioni a detenuti, che non riescono ad accedervi. Accrescere potenziale occupazionale (occupabilità) svolgendo attività di informazione, consulenza orientativa e supporto alla transizione al lavoro. Fungere da anello di congiunzione tra carcere e territorio.
Integrazione 1. 2. 3.
Servizi per l’occupabilità (centro impiego). Politiche socio-assistenziali (SSA). Formazione professionale, Scuola, Università.
Innovazione
Emanazione CIP, forte caratterizzazione sul lavoro + servizio di segretariato sociale. Interventi effettuati in équipe multidisciplinare.
Principi-base ª ª ª
Approccio centrato sulla persona (progetto personalizzato). Miglioramento continuo del servizio. Lavoro di rete.
Informazione ed Orientamento Professionale/Al lavoro EMILIAEMILIA-ROMAGNA SPORTELLI INFORMATIVI DELLA CASA CIRCONDARIALE DI BOLOGNA
Servizio: realtà consolidata da molti anni Colloqui: detenuti – ex detenuti Ampia rete
Azioni
Informazioni su risorse formative e/o lavorative. Consulenza orientativa. Sostegno all'inserimento lavorativo e/o formativo. Informazione per detenuti stranieri: diritti di tutela giuridica e fruizione di percorsi alternativi alla detenzione. Informazioni sulle procedure burocratiche e sulle modalità di accesso ai servizi sociali del territorio, sulle procedure di regolarizzazione, sui documenti. Presa in carico di chi sta per uscire dal carcere, creando anello di congiunzione forte tra il “dentro” e il servizi esterni.
Informazione ed orientamento professionale/al lavoro PIEMONTE Car.Te.S.I.O. - CARcere e TErritorio: Sistemi Integrati Operativi
Si inquadra all’interno della rete costituita dai G.O.L. (Gruppi Operativi Locali)* presenti in tutti i Comuni sede di Carcere del Piemonte → 13. Si propone di sperimentare forme di inserimento, di accompagnamento e di supporto. * Ne fanno parte l’Amministrazione Penitenziaria (Direzione di Istituto e UEPE), i Comuni, le Province, i Servizi Sociali, i Centri per l’Impiego, il privato sociale, il volontariato penitenziario.
Obiettivo
Creare collegamenti e sinergie atte a contenere doppioni di intervento con conseguente spreco di risorse, il tutto attraverso il coordinamento concertativo dei vari G.O.L. ha consolidato dieci anni di tentativi e di progetti e di sperimentazioni.
Attività • • •
• •
Colloquio di accoglienza e filtro diagnostico → sportelli. Elaborazione concertata del progetto di intervento e supporto socio lavorativo. Reperimento impresa e inserimento con sezione (assunzione) o struttura (tirocinio con borsa lavoro) di inserimento → rete di 82 cooperative sociali (Confcooperative Piemonte). Reperimento risorsa alloggiativa, supporto al pagamento affitto e/o utenze. Avvicinamento al luogo di residenza, ricongiungimento famigliare.
Informazione ed orientamento professionale/al lavoro PIEMONTE Car.Te.S.I.O. - CARcere e TErritorio: Sistemi Integrati Operativi
Punti di forza n Intuizione di creare le strutture e le sezioni di inserimento, rivolte alle aziende profit che al loro interno riservino posti per i detenuti. o Si aspetta che si costituiscano vere e proprie imprese di transizione a fianco delle cooperative sociali, su modello francese.
Punto di debolezza Â… Coinvolgimento delle imprese profit, istituzionalizzazione G.O.L.
Professionalità coinvolte ž Operatore di sportello- operatore di ricerca risorse - tutor di
accompagnamento - tutor aziendale.
Informazione ed orientamento professionale/al lavoro LOMBARDIA OR.F.E.O. - ORrientamento Formazione E Occupazione
Finalità
¾
Promuovere l'inserimento sociale, attraverso la formazione, l’orientamento e il lavoro, di chi proviene dal circuito penale, superando le difficoltà strutturali del mercato del lavoro, i vincoli della condizione detentiva e i luoghi comuni associati alla figura del detenuto. Partecipazione della Direzione del progetto e dei referenti degli enti partner a vari Tavoli di Coordinamento/Commissioni/Comitati, Rete interna AgeSoL. Vari progetti sperimentati dal 1999 al 2007. Progetto/servizio integrato tra diverse macroaree di intervento.
Azioni interne agli Istituti di pena
¾
¾ ¾
Azioni
Azioni esterne agli Istituti di pena
Incontri d'informazione orientativa di gruppo Colloqui di accoglienza Couselling orientativo individuale Accompagnamento all'inserimento lavorativo in cooperative sociali e nel settore profit Sportello d'informazione e inserimento lavorativo per ex-detenuti e detenuti Couselling orientativo individuale Accompagnamento all'inserimento lavorativo in cooperative sociali e nel settore profit
Azioni di supporto al sistema
Sportello di consulenza e assistenza normativa e procedurale alle imprese. Ricerca aziende per disponibilità lavorative. Sensibilizzazione contesto produttivo Eventuale assistenza per l’elaborazione di piani d’impresa Incontri informativi/formativi e seminariali per il consolidamento delle competenze degli operatori del sistema carcerario, del progetto, dei servizi per l’impiego pubblici
Informazione ed orientamento professionale/al lavoro LOMBARDIA OR.F.E.O. - ORrientamento Formazione E Occupazione
Punti di debolezza 9 Lavoro a progetto 9 Indeterminatezza del tempo (dovuto al contesto carcere) 9 ScarsitĂ di agevolazioni, pochi stage 9 GenericitĂ degli utenti
Eventuali nodi da risolvere per potenziali prossimi progetti n Potenziare la ricerca aziende, che non siano solo cooperative sociali. o Mancanza del tutor sociale. p Indeterminatezza dei finanziamenti.
Informazione ed orientamento professionale/al lavoro PIEMONTE Agenzia d’ d’inclusione sociale
Obiettivi Offrire opportunità di inclusione sociale attraverso: Accesso a occasioni di lavoro (attivazione di percorsi di prova lavoro). Fruizione di luoghi di accoglienza. Accompagnamento educativo sul territorio a lungo termine (rimotivazione riguardo alla sfera sociale e orientamento rispetto alle aree di interesse private/personali extra professionali). Accesso al diritto (servizio informativo all’interno e all’esterno del carcere).
Servizio integrato in grado di fare sintesi tra interventi di politica del lavoro e interventi di natura socio/educativa. L’agenzia lavora dal 2002 erogando “servizi” per l’inclusione sociale di persone coinvolte dalla penalità. Da un anno vive una crisi da “stabilizzazione non possibile”: condivisa necessità di non privarsi di tale servizio, ma il sistema Pubblico non riesce ad individuare le formule necessarie per stabilizzare definitivamente l’esperienza. Gli operatori dell’Agenzia di inclusione sociale operano “prendendosi in carico” la responsabilità delle richieste.
Informazione ed orientamento professionale/al lavoro PIEMONTE Agenzia d’ d’inclusione sociale
Tra le professionalità coinvolte: agente di accesso al diritto (figura non esistente nel panorama italiano) → all’interno e all’esterno del carcere è il riferimento per quanto riguarda le questioni giuridiche delle persone che si rivolgono al servizio: predisposizione di istanze amministrative e/o giurisdizionali, consulenza gratuita, verifica di fattibilità percorsi, analisi situazione legale della persona, raccordo con i servizi di polizia e con le autorità giurisdizionali competenti.
Rete di riferimento: quella facente capo al G.O.L. locale (rete di natura formale/istituzionale con un ruolo marcatamente politico), collegamento con reti territoriali, formali e informali.
Trasferibilità
Rispetto a contesti territoriali non metropolitani → luoghi dove non c’è problema di offerta privata di servizi al disagio, mercato sociale con poca concorrenza tra attori. L’Agenzia per l’inclusione è l’unico intervento di sistema in Provincia rivolto alle persone con problemi di Giustizia → Provincia di Verbania (160.000 abitanti) – Casa Circondariale: 110 detenuti.
Punto di debolezza
Con poca concorrenza si recuperano i fondi dedicati, ma il limite è non avere una fonte di finanziamento stabile.
Informazione ed orientamento professionale/al lavoro PIEMONTE Progetto LOGOS
LOGOS è un servizio stabile, riconosciuto dal G.O.L. sul tavolo provinciale per inserimenti lavorativi delle persone detenute, non è più progetto a termine legato a un finanziamento.
Criterio base: si intende operare non con una finalità assistenzialistica, ma si vuole stimolare il protagonismo dei destinatari dell’intervento restituendo loro la responsabilità di fruire delle opportunità offerte.
Èquipe transdisciplinare.
Il collegamento con le reti territoriali - formali ed informali – di sostegno sociale ha permesso al Progetto di essere riconosciuto quale risorsa sia dai Servizi istituzionali sia dal Privato sociale.
40 inserimenti in un anno.
Informazione ed orientamento professionale/al lavoro PIEMONTE Progetto LOGOS
A quali problemi dei beneficiari finali il servizio/progetto da una risposta
Reinserimento all’interno della propria famiglia. Ricostruzione di una rete amicale e sociale. Reperimento risorsa lavorativa. Necessità di una dimora temporanea o stabile. Acquisizione di capacità professionali certificate.
Punti di forza
La rete tra i partner → soluzioni condivise per rispondere al singolo caso. Le Istituzioni conoscono il progetto. I finanziamenti certi dall’Ufficio Pio che eroga borse lavoro. Rapporti con i direttori di tutti i carceri del Piemonte, che segnalano tempestivamente almeno 3 mesi prima i “fine pena” per avere tempo di contattare le persone e presentare loro il progetto.
Informazione ed Orientamento Professionale/Al lavoro LOMBARDIA EQUAL FABRICA: Co.Mi.Di. - Collocamento Mirato Disagio
Elementi di originalità ¾
Lo studio di modalità di certificazione dello stato di bisogno di un utente in condizione di difficoltà temporanea derivante da situazioni diverse, quale premessa per l’acquisizione del diritto di accesso a servizi specialistici di collocamento mirato.
¾
La formalizzazione, attraverso un protocollo d’intesa, di un sistema integrato tra servizi per l’impiego, socio assistenziali e formativi per la gestione della complessità del disagio attraverso percorsi fortemente individualizzati, costruiti con e per il destinatario.
La sperimentazione si pone un duplice obiettivo: n
Consentire alle categorie più deboli del mercato del lavoro l’accesso a una struttura stabile preposta al Collocamento mirato (Co.Mi.Di.) che fornisca servizi integrati e coordinati volti a facilitarne l’ingresso o il reingresso nel MdL.
o
Promuovere una forte collaborazione tra servizi per l’impiego, socioassistenziali e formativi locali, attivando e rafforzando le sinergie tra enti, pubblici e privati, a vario titolo impegnati nella presa in carico di soggetti svantaggiati.
Informazione ed Orientamento Professionale/Al lavoro LOMBARDIA EQUAL FABRICA: Co.Mi.Di. - Collocamento Mirato Disagio
Azioni INTERCETTAZIONE
1.
Compilazione di una ‘Scheda di prima analisi dello stato di bisogno’. 2.
SELEZIONE I 3 sportelli territoriali COMIDI (Pavia, Vigevano e Voghera) ricevono l’utente per valutare l’inseribilità → richiesta della ‘Certificazione dello stato di bisogno’ al Centro per l’impiego locale.
3.
ORIENTAMENTO
4.
MATCHING E INSERIMENTO LAVORATIVO I ‘tutor-mediatori’ e il ‘Promotore del COMIDI presso le Aziende’ svolgono una costante attività di raccolta dei fabbisogni espressi dalle imprese. In un incontro tra imprenditore, utente e operatori Co.Mi.Di., vengono concordate le modalità di inserimento. Segue la stipula della convenzione che avvia la borsa lavoro.
¾
Il Co.Mi.Di. ha avviato fin dalla sua costituzione una collaborazione con alcuni Piani sociali di Zona della provincia di Pavia.
Informazione ed orientamento professionale/al lavoro FRANCIA D.I.I. - Dispositif d'Information à l'Insertion
FSE EQUAL + Ministero della Giustizia.
Questa azione inventa una pratica di diffusione “ludica” dell’informazione destinata al pubblico in inserimento.
Poco impegno finanziario.
Difficoltà di informazione su possibilità di inserimento locali → obiettivo: migliorare le informazioni dei beneficiari attraverso un terminale internet messo a sua disposizione.
Azioni ¾ ¾ ¾
Messa a punto del dispositivo informatico. Messa a punto del terminale internet nei luoghi di accoglienza dei beneficiari → 3 terminali internet nei luoghi di accoglienza di Calais. Comunicazione con gli attori d’inserimento locali. Circa 1800 consultazioni sono state effettuate durante 1 anno di consultazione.
Formazione professionale EMILIAEMILIA-ROMAGNA PERCORSI DI TIROCINIO FORMATIVO ¾ Accompagnamento individualizzato al lavoro secondo i canoni fissati dalla Legge 196/97: percorsi formativi con risorse di coordinamento, tutoraggio, indennità di frequenza al beneficiario, copertura costi assicurativi e Inail.
Finalità
Formare la persona al lavoro, rafforzarne le competenze professionali e la conoscenza dei servizi del mondo del lavoro. Formare la persona al contesto relazionale e umano del luogo di lavoro, alla gestione del rapporto e della relazione interpersonale, di consapevolezza del proprio ruolo e capacità, di gestione dei conflitti, etc. Promuovere e realizzare un inserimento lavorativo effettivo, stabile, possibilmente soddisfacente.
9 I tirocini formativi sono ormai diventati un servizio consolidato, essendo costantemente finanziati e affermatisi come prassi ottimale per un approccio al mondo del lavoro nel contesto dell’ esecuzione penale. 9
Dal 2003 al 2007: circa 30 tirocini attivati.
Formazione professionale EMILIA-ROMAGNA PERCORSI DI TIROCINIO FORMATIVO Integrazione tra politiche attive del lavoro, politiche formative, politiche sociosanitarie, collaborazione con le realtà territoriali. Rete più forte con sindacati (consulenza nella ricerca delle imprese) rispetto al Centro per l’impiego.
Principi guida per la trasferibilità
Le modalità di orientamento e bilancio competenze condotte “con” la persona stessa.
Le modalità di ricerca e individuazione dell’impresa/organizzazione di destinazione, focalizzate sulla disponibilità dell’impresa a proseguire l’inserimento con una regolare assunzione (più inserimenti in imprese profit). Tirocini brevi: 2 mesi circa.
Le modalità di tutoraggio in stretto contatto con la persona.
Le modalità di raccordo periodico interno all’ente gestore, tra tutti gli operatori impegnati a vario titolo nella gestione del processo.
Formazione professionale LOMBARDIA PROGETTO VIRGILIO Virgilio è un progetto pilota sperimentale che prevede la costruzione di un modello innovativo di gestione imprenditoriale all’interno della Casa di Reclusione di Bollate (40/50 detenuti).
Finalità
Promuovere e sviluppare la cultura del lavoro all’interno dell’Istituto Penitenziario, mediante la costituzione di cooperative sociali che vedano i detenuti coinvolti in qualità di soci ed imprenditori.
L’attività di Virgilio è costituita da tre moduli: A.
Laboratorio motivazionale all’impresa sociale strutturato in azioni formative teoriche, seminari di approfondimento, testimonianze privilegiate.
B.
Costituzione e avvio di cooperative sociali miste costituite con cooperatori detenuti e non.
C.
Attività di Tutoring e Accompagnamento all’Impresa Sociale dove le cooperative neonate ed i soci cooperatori sono assistiti da consulenti.
Formazione professionale LOMBARDIA PROGETTO VIRGILIO
Preliminare alla partenza del Progetto è stata la creazione di una cabina di regia, (formata dai referenti dell’ATS, dalla Direzione della Casa di Reclusione e di un esperto per lo sviluppo dell’imprenditorialità nel sociale) che ha gettato le basi per la costruzione di un modello innovativo e condiviso di gestione imprenditoriale di servizi all’interno dell’Istituto Penitenziario di riferimento.
È stato raggiunto l’obiettivo: costituzione effettiva di cooperative sociali. ¾ ¾ ¾ ¾
Cooperativa di Catering (ABC la Sapienza in Tavola) Cooperativa florovivaistica (CENTOVENTI) Cooperativa di impiantistica elettrica (IES) Cooperativa ESTIA
Accompagnamento al lavoro EMILIAEMILIA-ROMAGNA COOPERATIVA SOCIALE IT2
Finalità
Favorire l’inserimento lavorativo di persone in svantaggio sociale e fisico, facendole transitare da un contesto “protetto” ad un contesto lavorativo “normale”. Offrire percorsi integrati di lavoro e di formazione.
¾ La cooperativa è integrata con più servizi del territorio → ampia rete.
Approccio di riferimento Entreprise d’Insertion, l’impresa di transizione al lavoro.
Attività
¾
Ramo di impresa nel settore ristorativo. Banqueting e catering. Settore pulizie. Nuovo ramo di impresa “intramoenia”: riciclaggio di materiali elettronici raccolti presso isole ecologiche (RAEE).
Responsabili della transizione al lavoro
Accompagnamento al lavoro FRANCIA P.J.J. – Protection Judiciaire de la Jeunesse
Beneficiari
Giovani sotto Protezione Giudiziaria.
9
FSE Equal + Ministero del lavoro.
9
Questa azione mira a stabilire una passerella di inserimento verso il mondo del lavoro per giovani usciti dal sistema sociale.
Obiettivi
Offrire dei percorsi di inserimento personalizzato più efficaci. Presa in carico del beneficiario assegnato dall’istituzione giudiziaria. Messa a punto della definizione di un progetto. Lavoro in gruppo. Il beneficiario segue degli stages nelle imprese partner dell’azione.
¾
Se il beneficiario è assunto è seguito per molti mesi dal coordinatore dell’azione.
¾
La rete accoglie una quindicina di beneficiari all’anno - comprende 6 strutture d’inserimento partners e una quarantina di imprese nelle quali i beneficiari vanno in stage.
Accompagnamento al lavoro SPAGNA ARIN 8
Centro aperto al pubblico con orario continuato per tutto il giorno. Durata del progetto indefinita (dal 2006). Si tratta di dare risposta a situazioni di carenza formativa, di abilità personali e sociali, di situazione economica, di alloggio, giudiziaria… Si inserisce in un piano di riabilitazione del quartiere in cui è ubicato.
¾
Connessioni con le reti sociali e assistenziali da cui provengono le persone → coordinamento costante con tutta la rete assistenziale preso cui si recano i beneficiari: servizi sociali di base, giudiziari, di salute, di alloggio, di inserimento sociolavorativo.
Piano di intervento personalizzato. Persone in situazione a rischio di esclusione. Procedere per piccoli obiettivi.
Attività
Riparazioni di biciclette. Creazione di mobilio esterno per un parco locale.
Accompagnamento al lavoro SPAGNA T1 B.C. - Trabajos en Beneficios de la Comunidad
Obiettivo
Conclusione di una pena giudiziaria in modo alternativo rispetto al carcere (realizzare giornate di lavoro a beneficio della comunità) con l’intento finale di ottenere l’inserimento della persona nella società, evitando la istituzionalizzazione e la stigmatizzazione.
¾
Sono principalmente persone che hanno commesso delitti legati a violenza domestica, in maggioranza uomini.
¾
Circa 12 persone/anno.
All’interno di Agiantza si realizzano distinte attività: sistemazione e mantenimento dei centri dell’associazione, pulizia dei locali, sistemazione del Parco Sahats, partecipazione a laboratori…
Rete con i Servizi Sociali Penitenziari → firmato convenzione di collaborazione con la Direzione Generale degli Istituti Penitenziari.
Accompagnamento lavoro SPAGNA INCORPORA
Finalità Promuovere e aumentare l’occupabilità delle persone in stato di svantaggio per facilitarne l’integrazione sociale. Coinvolgere settori delle imprese nell’inserimento lavorativo di persone con difficoltà di accesso al lavoro.
¾
30 beneficiari dell’intervento.
¾
Laboratorio di lavoro dinamico, nel quale i partecipanti dispongono di un aula con computer con accesso a internet, offerte di lavoro aggiornate, orientamento e consulenza sulle tecniche di ricerca di lavoro, etc.
Azioni
Laboratori di ricerca del lavoro. Orientamento lavorativo. Borse lavoro. Consulenza nelle azioni formative alle imprese. Consulenza nel processo di contrattazione con le imprese. Accompagnamento nell’inserimento. Sessioni formative per i professionisti implicati nel progetto.
Accompagnamento al lavoro EMILIAEMILIA-ROMAGNA Laboratori RAEE
Pianificazione di attività produttive stabili nel settore Ambiente - RAEE (recupero apparecchi elettrici e elettronici) all’interno degli Istituti penitenziari - Pratiche di costruzione di reti interistituzionali per la realizzazione delle Finalit à attività.
Sperimentare una collaborazione attiva per l’organizzazione e gestione di laboratori produttivi all’interno degli Istituti penitenziari.
Promuovere una risorsa occupazionale stabile per i detenuti.
Promuovere l’acquisizione di competenze professionali e trasversali adeguate al reinserimento efficace nella comunità sociale.
¾ 4 e 8 detenuti per ogni Istituto: Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena.
Accompagnamento al lavoro EMILIAEMILIA-ROMAGNA Laboratori RAEE
Si è trattato di mettere in atto pratiche formali e informali per una effettiva sperimentazione “sul campo” dei Laboratori → forte di messa in rete degli attori pubblici e privati coinvolti.
Rete tra enti di formazione, Amministrazione penitenziaria, Servizi Sociali e Sanitari (coinvolgimento dei “Comitati locali area esecuzione penale adulti”), gli Assessorati all’Ambiente delle Province coinvolte.
Dimensione informale del processo di pianificazione molto importante.
Dal punto di vista formale, l’esito di tale attività relazionale è stato il raggiungimento di un Accordo Quadro Territoriale tra le parti coinvolte, che sancisce una comunione d’intenti, di obiettivi, di volontà nel dare avvio alla sperimentazione dei laboratori.
Prevista l’attivazione di tavoli di programmazione, ai quali promuovere la partecipazione dei servizi delle Politiche Sociali e dell’associazionismo culturale, sportivo, ricreativo → presa in carico esterna globale.
Trasferibilità: difficile trasferimento x collegamento forte al contesto locale di riferimento + storicità dei rapporti interpersonali già attivi prima dell’avvio dell’iniziativa.
Accompagnamento al lavoro LOMBARDIA PROGETTO STRA.LI – STRATEGIE PER LA LIBERTÀ LIBERTÀ
Destinatari 40 donne in esecuzione penale Finalità Diffondere un dispositivo di politica attiva del lavoro per l’integrazione lavorativa e la ri-socializzazione di donne che hanno avuto esperienza di detenzione. Obiettivi Sostenere l’orientamento e l’accompagnamento individualizzato verso sbocchi professionali possibili attraverso realtà presenti sul territorio. Azioni Alternanza formazione/lavoro già dentro il carcere, attraverso laboratori interni e poi corrispondenti laboratori esterni
Accompagnamento al lavoro LOMBARDIA PROGETTO STRA.LI – STRATEGIE PER LA LIBERTÀ LIBERTÀ
Professionalità coinvolte Formatori con competenze specialistiche e abilità sociali Tutor d’aula Consulente d’orientamento Tutor dell’accompagnamento lavorativo Progettista di formazione Valutatrici dell’iter Punti di forza
Affrontare due dimensioni: il carcere e la specificiltà della condizione delle donne che lavorano Valorizzare il genere, che guida il metodo da applicare e il modello d’azione
Punti di debolezza Mancanza di una fonte di finanziamento stabile
Accompagnamento al lavoro LOMBARDIA T.E.S.I. - Tutoring E Servizi Integrati
Finalità
Attivazione di percorsi personalizzati di tutoring-accompagnamento sociale e lavorativo, per favorire il raggiungimento di reinserimento sociale ed acquisizione di autonomia.
Aree di bisogno rilevate: Documenti e pratiche legali Salute e Dipendenze Famiglia e genitorialità Lavoro e Formazione Alloggio
¾
L’assunzione di flessibilità come metodologia di base assicura un approccio fondato sulla capacità/opportunità di realizzare aggiustamenti opportuni.
¾
Tutor dell’Accompagnamento Sociale è l’attivatore della rete sociale di sostegno. Figura innovativa a cui l’utente può far riferimento. Il soggetto non deve più segmentare e parcellizzare le richieste di aiuto in differenti direzioni.
Accompagnamento al lavoro LOMBARDIA T.E.S.I. - Tutoring E Servizi Integrati ¾
Intervento rivolto a persone detenute nella II Casa di reclusione Milano Bollate (capienza: 800 detenuti) prossime al fine pena e loro familiari.
¾
Con ogni utente viene elaborato un percorso individualizzato di reinserimento sociale, che comprende il progetto ad hoc sulla persona → approccio globale all’individuo: TESI raggiunge una fascia di utenza multiproblematica a più livelli.
Punti di forza
La figura del tutor. A livello metodologico si è scelto di improntare il tutoring a una forte relazione empatica, ma l’utente resta il protagonista del progetto.
Punto di debolezza •
La presa in carico è possibile per pochi utenti, perché si tratta di una relazione molto approfondita e lunga come tipologia di percorsi sviluppati per gli utenti.
Formazione professionale PIEMONTE Interventi integrati per il reinserimento sociale e lavorativo di di detenuti ed ex detenuti ¾
¾
Progetto fortemente individualizzato da realizzarsi con l’attiva partecipazione del destinatario. Approccio “integrato” centrato su: ¾ coordinamento interistituzionale ¾ condivisione di risorse/opportunità ¾ transdisciplinarità dell’equipe operativa
Azioni
Predisposizione e distribuzione materiale informativo. Accoglienza/informazione detenuti scarcerati (U.E.P.E., SP.IN). Raccolta interesse/disponibilità e compilazione scheda rilevazione fabbisogni. Compilazione scheda anagrafica-professionale se non compilata in carcere (operatore CPI). Trasmissione scheda di rilevazione fabbisogni e equipe transdisciplinare esterna (U.E.P.E., SP.IN). Analisi scheda rilevazione fabbisogni, verifica iscrizione CPI e individuazione referente del caso. Definizione congiunta (Equipe + referente del caso) sul percorso di reinserimento. Costruzione del progetto di reinserimento e sottoscrizione Patto di Servizio. Attivazione azioni/interventi. Monitoraggio azioni/interventi. Stesura report periodico. Interventi integrati per il reinserimento sociale e lavorativo di NOTA: di detenuti ed ex NOTA Linee Guida “Interventi detenuti” detenuti”
Formazione professionale PIEMONTE Interventi integrati per il reinserimento sociale e lavorativo di di detenuti ed ex detenuti
Obiettivi
Contribuire allo sviluppo dell’occupabilità e dell’occupazione di 70 beneficiari dell’indulto attraverso la realizzazione di tirocini formativi. Favorire la qualificazione dei servizi pubblici e privati per l’inclusione sociale e lavorativa delle persone detenute ed ex detenute. Promuovere le politiche del lavoro territoriali avviando azioni combinate di politiche attive del lavoro, di sostegno al reddito, per lo sviluppo locale. La Provincia di Torino per dare forza a questa sperimentazione, ha approvato a luglio 2007 una delibera inter assessorile (Assessorato Lavoro + Solidarietà Sociale + Pari Opportunità) sull’approvazione di un “Programma di politiche pubbliche di contrasto alla devianza e alla criminalità”.
Finalità Presa in carico globale della persona attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori pubblici e del privato sociale che, per specifiche competenze e in relazione ai bisogni espressi, vengono di volta in volta coinvolti per l’individuazione di soluzioni adeguate alle specifiche esigenze rilevate.
Accompagnamento al lavoro FRANCIA G.O.A.L. - Groupement Opé Opérationnel des Acteurs Locaux
Raggruppamento Operativo degli Attori Locali.
Innovazione di metodologia del percorso d’inserimento → Presa in carico del giovane in un percorso di socializzazione verso il lavoro.
FSE Equal → nessun modello economico capace di rendere l’azione autonoma da finanziamenti pubblici.
È finanziato il lavoro di coordinamento, tra attori pubblici e privati (circa 20) → 1 riunione di coordinamento/mese.
Finalità 9
Migliorare la sinergia tra gli attori dell’inserimento e le persone in inserimento.
Azioni
Censimento degli attori delle transizioni locali, delle loro funzioni e delle loro possibilità. Organizzazione regolare di riunioni per la messa in relazione degli attori censiti. Lavoro collettivo sui casi concreti. Studio dei risultati e coordinamento.
Riferimenti delle esperienze segnalate EMILIA-ROMAGNA Sportelli informativi della Casa Circondariale di Bologna Stefano Cuppini c/o CEFAL Via Nazionale Toscana, 1 - 40068 San Lazzaro di Savena (BO) tel: 051 489611 fax: 051 489666 e-mail: scuppini@cefal.it
Cooperativa Sociale IT2 Flavio Venturi c/o CEFAL Via Nazionale Toscana, 1 - 40068 San Lazzaro di Savena (BO) tel: 051 489611 fax: 051 489666 e-mail: fventuri@cefal.it
Laboratorio RAEE Barbara Bovelacci c/o Techne scpa via Buonarroti, 1 – 47100 Forlì tel: 0543 410757 fax: 0543 405144 e-mail: barbara.bovelacci@mailtechne.org
Percorsi di tirocinio formativo Barbara Bovelacci c/o Techne scpa via Buonarroti, 1 – 47100 Forlì tel: 0543 410757 fax: 0543 405144 e-mail: barbara.bovelacci@mailtechne.org
PIEMONTE Car.Te.Sio / Carcere e territorio: sistemi integrati operativi Dino Tessa c/o CFPP Casa di carità onlus via Orvieto 38 – 10149 Torino tel: 011 386048 fax: 011 375878 e-mail: dino.tessa@cfpp.it
Interventi integrati per il reinserimento sociale e lavorativo di detenuti ed ex detenuti Concetto Maugeri c/o Regione Piemonte via Magenta, 12 – 10100 Torino tel: 11 4323197 fax: 11 4324878 e-mail: concetto.maugeri@regione.piemonte.it
Agenzia di inclusione sociale Marco Girardello c/o CFPP via Madonna di Campagna, 9 - 28900 Verbania tel: 0323 505244 fax: 0323 506247 e-mail: marco.girardello@cfpp.it
Progetto LOGOS William Revello c/O Ufficio Pio Compagnia S. Paolo Corso Arimondi, 6a - Torino tel: 011 5183389 fax: 011 5682590 e-mail: william.revello@ufficiopio.torino.it
LOMBARDIA Progetto ORFEO Licia Rita Roselli c/o Agesol via Pancrazi, 10 – 20100 Milano tel: 02 77405915 fax: 02 77405914 e-mail: agenzia@agesol.it
TESI Licia Rita Roselli C/O Agesol via Pancrazi, 10 – 20100 Milano tel: 02 77405915 fax: 02 77405914 e-mail: agenzia@agesol.it
Progetto VIRGILIO Mariella Fracasso c/o Provincia di Milano, via Pancrazi, 10 Milano tel: 02 77406420 fax: 02 77404889
CO.MI.DI. Progetto Equal Fabrica Renato Ravizza Via Riviera 23 – 27100 Pavia tel: 0382 3814500 e-mail: formazione@csf.pv.it
Progetto Stra.Li – Strategie per la libertà Marina De Berti c/o A&I Soc Coop Accoglienza e Integrazione ONLUS via Allegranza, 16 - 20144 Milano tel: 02 39400911 fax: 02 89690527 e-mail: marina.deberti@aei.coop.it
FRANCIA GOAL (Groupement Opérationnel des Acteurs Locaux) Olivier Caron c/o ACEP 36, rue du 29 Juillet - 62100 Calais tel: 0321 366 277 e-mail olivier.caron@acep-france.com
DII (Dispositif d’Information à l’Insertion) Xavier Bourget c/o ACEP 36, rue du 29 Juillet - 62100 Calais tel: 0321 366 277 fax:0321 358 090 e-mail: sabine.meire@acep-france.com
Parcours d’insertion pour jeunes sous PJJ Olivier Caron c/o ACEP 36, rue du 29 Juillet - 62100 Calais tel: 0321 366 277 e-mail olivier.caron@acep-france.com
SPAGNA Progetto INCORPORA Bernart Balza Arana c/o Agiantza Dos Mayo 20-bajo Bilbao tel:944154988 fax:944167875 e-mail: coe@agiantza.org
Taller de insercion “ARin 8” Carlos Angel Odriozola c/o Dirección Agiantza Cortes, 8-Bajo Bilbao Tel: 944 166 623 fax : 944 167 875 e-mail : agiantza@agiantza.org
Trabajos en beneficios de la comunidad Carlos Angel Odriozola c/o Dirección Agiantza Cortes, 8-Bajo Bilbao Tel: 944 166 623 fax : 944 167 875 e-mail : agiantza@agiantza.org
Il Progetto AGIS Re.S.P.I.R.O: “Rete Sviluppo Prevenzione Inclusione Risorse Opportunità” JLS72006/AGIS7240, è rivolto a sostenere la cooperazione tra le autorità pubbliche e gli organismi del privato sociale e rafforzare/integrare le reti territoriali (provinciali, regionali, nazionali, europe) a supporto del trasferimento di buone pratiche e della sperimentazione di nuove strategie economiche o tecniche di gestione innovative in materia di prevenzione della criminalità. In particolare mira a promuovere misure di inclusione sociale attraverso il lavoro, servizi e realtà di supporto alla transizione al lavoro, come strumenti di prevenzione della criminalità, comprese le recidive. Il progetto vede coinvolti complessivamente 17 partner da 3 regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna), Francia, Spagna, Danimarca, Romania. Il partenariato comprende organismi privati e 5 Enti pubblici (Regione Piemonte, Regione Lombardia, Provincia di Milano, Comune di Bologna Provveditorato dell'Amministrazione Penitenziaria della Lombardia), cui si è aggiunta, in fase operativa, la Regione Emilia Romagna.