Liborio Triassi
Passaggio a Girgenti
La visita nella Città dei Templi che ispirò “Albergo Empedocle” il primo racconto pubblicato da Edward Morgan Forster
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Triassi, Liborio <1958> Passaggio a Girgenti / Liborio Triassi. - Agrigento : Centro Culturale Editoriale Pier Paolo Pasolini ISBN 88-85418-19-1. 1. Agrigento 945.8221 CDD-20
There comes a moment — God knows when — at which we can say, “I will experience no longer. I will create. I will be an experience.” But to do this we must be both acute and heroic. Viene un momento - Dio sa quando - in cui possiamo dire: “Non farò più esperienze. Creerò. Sarò io un’esperienza”. Ma per fare questo dobbiamo essere insieme scaltri ed eroici. E. M. Forster The Longest Journey Il cammino più lungo
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Edward Morgan Foster: una figura di grande rilievo della letteratura europea. Ma quando, dal suo percorso letterario, lo sguardo si posa su un momento della sua vita, su uno scorcio piccolissimo ma intenso, su pochi giorni della sua esistenza che però hanno tutta l’impronta della sua opera, dalla sua storia, dal suo essere uomo, allora non emerge solo il grande scrittore. Questo lavoro contiene tutti quegli elementi che consentono di mettere in risalto il rapporto tra chi scrive e l’ambiente che lo circonda, lo scenario in cui si esaltano le personalità ed i pensieri degli uomini e nello stesso modo gli sguardi di un giovane, si intrecciano con i suoi pensieri, si annodano con le sue fantasie, si esaltano le figure a lui vicine: Albergo Empedocle è anche questo. Il valore di Passaggio a Girgenti è di esaltare il dato letterario ma di farci immergere con prepotenza nella fantasia di quel giovane inglese, che ha appena finito il College e che ritrova in una Girgenti d’inizio secolo per pochi giorni, sufficienti però ad ispirare luoghi, persone, storie. La città è quella della Villa Garibaldi, del Grand Hotel del Temples, della Porta Atenea, dei Templi ma anche dei mendicanti, delle strade diroccate, delle pulci e della sporcizia, è quella città che vale la pena di visitare una sola giornata, proprio come avviene ancora oggi. I lavori come questo di Triassi, ci portano alla luce una parte della nostra storia meno conosciuta ai più, poiché spesso rivendichiamo ed esaltiamo l’imponente storia di Akragas ed un po’ meno quella dei secoli successivi. Va da sé che l’importanza di questi luoghi e dei suoi governanti subì la stessa sorte di gran parte della Sicilia ma è anche vero
6 che, più che in altre parti, essa sin da allora si rese confine, limite, margine di una terra, di un potere, di un’idea. Anche nel lavoro di Triassi emerge certamente l’autore, il romanzo, la ricerca ma anche i luoghi, le genti ed ha il merito di farci conoscere un altro viaggiatore, della grande tradizione nord europea quando proprio in questi ultimi tempi si riscopre il Grand Tour quale elemento distintivo di una Sicilia aperta alle prospettive di un turismo culturale che ancora è lì a venire. Questo lavoro ci induce ad insistere sui temi che possano sviluppare in noi la cultura della memoria e la contemporanea capacità di renderla fruibile ad altri. La nostra storia, i nostri beni consentono tutto ciò, ma spetta agli uomini lavorare per raggiungere un obiettivo esaltante nonché vitale. Aprile 2005 Maurizio Masone
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Che Agrigento nel corso degli ultimi quattro secoli sia stata toccata da un gran numero di grandi personaggi dell’arte, della musica e della letteratura, è fatto più che noto. Per molti intellettuali e viaggiatori del passato la Valle dei Templi è stata una tappa importante del cosiddetto Grand Tour. E’ nozione abbastanza diffusa anche tra i meno interessati alla storia locale agrigentina, che figure della levatura di Goethe, Dumas, Maupassant, Anatole France, Brahms, per citare giusto i primi che vengono alla mente, sono state ad Agrigento per ammirane l’immenso e unico patrimonio archeologico. A questa lista di grandi nomi è bene aggiungere anche quello di Edward Morgan Forster, del cui passaggio a Girgenti si erano completamente perse le tracce. Il grande scrittore inglese, autore di Passaggio in India, toccò la Città dei Templi nell’Aprile del 1902. All’epoca la città non aveva assunto l’attuale denominazione e ancora portava il nome di Girgenti. Si trattò di una tappa di quattro giorni durante il lungo tour italiano fatto con la madre alla scoperta dei luoghi della classicità, nel corso del quale toccò anche località come Firenze, Roma, Napoli, Palermo, Siracusa, Taormina, Ravello, Cortina d’Ampezzo. Sfortunatamente non si hanno molti dettagli riguardo al soggiorno dei Forster a Girgenti. Da una lettera della madre si apprende che essi alloggiarono all’Hotel Belvedere e che ne rimasero abbastanza delusi per la qualità del servizio e per l’igiene. All’epoca il Belvedere sorgeva in via Sileci, poco sotto la via Amendola, non lontano dal Circolo Empedocleo, ed apparteneva ad Oreste De Angelis.
8 Gli attuali titolari dell’Hotel Belvedere non conservano traccia del passaggio di questo ospite divenuto illustre solo un po’ di tempo più tardi. Nulla di strano e per almeno due motivi. Il primo è che all’epoca Edward Morgan Forster era solo un giovane ventitreenne, appena laureato al prestigioso King’s College di Cambridge - dove con grande passione e discreto profitto aveva studiato i classici - desideroso di conoscere di persona i luoghi della mitologia classica e respirarne la magica atmosfera. Il secondo è che sono passati cento anni e l’eventuale - e aggiungiamo improbabile - annotazione su un qualche registro degli ospiti dell’albergo, verosimilmente è andata perduta. Abbiamo per scrupolo chiesto se esistevano registri dell’epoca ma siamo stati delusi. Una ricerca è stata fatta anche alla biblioteca “Pirro Marconi” di San Nicola, all’Archivio Storico e alla Camera di Commercio, senza tuttavia alcun successo. La visita agrigentina di EMF in sé potrebbe non avere particolare rilevanza e quindi non essere neanche meritevole di studio o menzione se non fosse che essa generò un racconto che, guarda caso, fu il primo che Forster riuscì a pubblicare. Un racconto tutto ambientato a Girgenti e nella Valle dei Templi, i cui imponenti resti sono allo stesso tempo magnifico fondale per l’azione e protagonisti della vicenda. Esso fu intitolato Albergo Empedocle – anche nell’originale inglese - ed usci sulla rivista londinese Temple Bar, nel numero di Dicembre 1903. Si tratta di una storia curiosa ed interessante che merita di essere letta e conosciuta da parte di chi ama le cose agrigentine perché offre diversi e notevoli spunti per capire come era la città nei primi anni del secolo scorso. Albergo Empedocle assume in questo contesto un valore particolare. Esso diventa una sorta di documento di un tempo che non c’è più. E allo stesso tempo, nella quasi totale assenza di note o appunti di viaggio del nostro autore relativi a questo passaggio a Girgenti, esso è per il critico e lo studioso di EMF una seria alternativa ad un diario di Forster che non c’è. Il nostro titolo chiaramente parafrasa quello del maggiore e più noto dei romanzi di EMF, il celebrato Passaggio in India, uscito nel 1923 e trasposto in film nel 1984.(1) Un passaggio che
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è metafora di profondo cambiamento e che segnala il compiersi di un percorso interiore. Il passaggio indiano di EMF fu importante per la sua crescita spirituale ma altrettanto importante fu questo passaggio siciliano attraverso i simboli della classicità greca, avvolto nel calore e dalla natura del sud. Un passaggio che segnerà in maniera indelebile la carriera letteraria e la personalità di questo scrittore che rimane uno dei maggiori autori inglesi del Novecento. Il presente lavoro si articola in tre parti. Nella prima vengono indagati alcuni aspetti relativi al racconto ed al suo autore e vengono presentati tutti i passaggi di Albergo Empedocle che si riferiscono a Girgenti e alla Sicilia. Nella seconda l’attenzione viene rivolta alla Città dei Templi all’epoca della visita di Edward Morgan Forster. Nella terza, infine, vengono prese in considerazione le possibili relazioni tra l’autore inglese e la Sicilia. Un’appendice raccoglie un breve capitolo sulla genesi di questo lavoro, un testo in inglese che riassume i principali contenuti qui presentati e una breve nota riguardante alcune trasposizioni teatrali e cinematografiche del racconto. Una bibliografia articolata in più sezioni chiude il volume. Si è invece volutamente tralasciato di trattare le questioni riguardanti i numerosi viaggiatori stranieri che nel corso dei secoli hanno visitato la Sicilia, la presenza inglese nell'isola e la storia degli alberghi e del turismo ad Agrigento, poiché tali argomenti sono già stati ampiamente studiati ed analizzati altrove e non risultano strettamente inerenti al tema del presente lavoro.
1) A sua volta Forster aveva preso il titolo per il suo romanzo dal poeta americano Walt Whitman che all'indomani dell'apertura del Canale di Suez nel 1870 aveva scritto un componimento poetico dal titolo "Passage to India".
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Il racconto
Edward Morgan Forster muore a Coventry il 7 giugno del 1970 alla venerabile età di novantuno anni, in un mondo che, dopo due guerre mondiali e un processo di rapida modernizzazione, risulta radicalmente cambiato rispetto a quello in cui egli era nato e si era formato. Ciò appare come un fatto quasi emblematico per uno scrittore che per tutta la sua lunga vita è stato un instancabile e critico osservatore del permanente contrasto tra il passato e il presente, l‘antico e il moderno. Ed è solo allora, cioè a distanza di oltre sessantotto anni dalla sua prima pubblicazione - passata sostanzialmente inosservata che il suo vecchio racconto agrigentino, il primo ad avere avuto l’onore delle stampe, rivede la luce e viene finalmente ripubblicato. Prima negli Stati Uniti, dall’editore Liveright nel volume Albergo Empedocle and other Writings (1971), a cura di George H. Thomson, che raccoglie altri scritti forsteriani non di narrativa. Poco più tardi, in Inghilterra, dall’editore Edward Arnold nel volume The Life to Come and other Stories (1972), a cura di Oliver Stallybrass, che raccoglie altre 12 storie non inserite nelle precedenti collezioni forsteriane The Celestial Omnibus (1911) e The Eternal Moment (1928). Dunque, dopo la sua prima apparizione nel 1903, al contrario di quasi tutti i racconti, i saggi, gli articoli apparsi su riviste, Albergo Empedocle non fu più ristampato mentre Forster era in vita, rimanendo così escluso, quasi cancellato, dalle bibliografie forsteriane. Diventa allora abbastanza ovvio pensare che questo oblio, questa sorta di rimozione letteraria, sia stata in qualche modo voluta dal suo stesso autore.
14 Il perché non sia stato ripubblicato fino agli anni ‘70 è in altri termini legato all’opinione che lo stesso autore aveva di questo suo racconto. In una conversazione con il critico ed amico Wilfred Stone datata 10 Gennaio 1958, Forster ebbe a dire che egli non lo considerava “abbastanza buono” per la ristampa.(2) A proposito del racconto lo stesso Stone scrive che “benché dilettantesca, è una storia migliore di alcune che Forster pensò fossero abbastanza buone per la ristampa”.(3) Paragonata ad altre, dunque, la storia non è male anche se la valutazione complessiva non è positiva visto che al “dilettantesco” di prima aggiunge un secco “The story is not very good” nella pagina seguente. Nel 1910 Forster lo aveva però incluso – preferendolo addirittura a The Road from Colonus ed anche a The Story of the Siren – tra i racconti che inizialmente aveva sottoposto all’editore Sidgwick & Jackson per quella che sarebbe diventata la raccolta L’omnibus celeste uscita l’anno successivo. Evidentemente Albergo Empedocle fu poi scartato.(4) Il motivo per cui la storia non piaceva più al suo stesso autore sembra essere legata alla figura di Tommy, che riveste il ruolo di narratore della vicenda senza però esserne stato testimone.(5) Quanto poteva risultare credibile questa storia ricca di immagini e dettagli, raccontata da un giovane inglese che se ne è rimasto a Napoli mentre il suo amico e protagonista della storia vive una sorta di esperienza mistica nella remota Girgenti? Il punto di vista del narratore non sembra reggere molto e non c’è da stupirsi troppo se, passato qualche anno e maturata una maggiore sensibilità letteraria, l’autore abbia valutato questo aspetto come una imperfezione tale da sconsigliare la ripubblicazione. Non si dimentichi che EMF fu anche acuto e fine critico letterario e que-
2) STONE, The Cave and the Mountain: A Study of E. M. Forster Stanford and London, Stanford University Press and Oxford University Press, 1966, pp. 129, 407. 3) STONE, op. cit., pp. 144,-5. 4) Lasciare Colono e La sirena sono i titoli in italiano dei due racconti. Il primo fu inserito proprio in The Celestial Omnibus, l'altro vide la luce solo con la seconda raccolta The Eternal Moment (1928). 5) Cfr. FOXELL, Introduzione in E. M. FORSTER, Albergo Empedocle, Palermo, 1999, p. 11.
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sto suo ruolo forse gli impedì di essere sufficientemente indulgente con una delle sue stesse creazioni.(6) Proprio a Forster si deve, tra l’altro, lo sviluppo e la valorizzazione in letteratura del concetto di punto di vista.(7) A dire il vero il racconto contiene altre piccole “imperfezioni” che rischiano di inceppare il meccanismo. Ne citiamo due a caso: la prima è che la comitiva, pur mostrando di avere un preciso piano di viaggio, non ha organizzato il soggiorno a Girgenti e per questo motivo non trova posto all’Hotel des Temples. Ciò può essere visto come un escamotage per dirottare la comitiva all’Albergo Empedocle, ma non ve ne era reale bisogno. La seconda è il titolo stesso. Nell’economia della vicenda, l’albergo come luogo gioca un ruolo assolutamente secondario, nonostante porti il nome del filosofo akragantino “discepolo di Pitagora... (che) credeva nella trasmigrazione delle anime” (p. 35),(8) in qualche modo ricollegabile all’avventura mistica del protagonista Harold. In alcuni passaggi, inoltre, il lettore sente che forse sarebbe stato necessario approfondire qualche concetto, ampliare questa o quella descrizione, completare qualche dialogo, e la narrazione finisce col risultare sì breve e sintetica per come deve essere in un racconto, ma anche un tantino monca. Al di là di tutto, però, la storia ha i suoi pregi e risulta complessivamente originale, piacevole ed interessante, apprezzabile prodotto di un grande autore in nuce. Non dimentichiamo, infatti, che tutto sommato questo è stato certamente il primo racconto ad essere stato pubblicato e forse il secondo ad essere stato scritto. Dico forse perché a differenza di altri racconti come The Story of a Panic, da tutti considerato il primo ad essere stato scritto proprio su indicazione di EMF, per Albergo Empedocle non sono stati ritrovati né il manoscritto né
6) EMF è stato autore di una gran mole di scritti di critica letteraria, conferenziere, docente. Si vedano per esempio i volumi Aspects of the Novel (1927) e Development of English Prose between 1918 and 1939 (1945). 7) Cfr. MASON, A Tradition Displayed, vol. 2, Milano, 1996, p.419. 8) Qui e in tutto il testo, i numeri tra parentesi rimandano alla pagina del racconto nell’edizione Arnaldo Lombardi Editore.
16 appunti di sorta che potessero aiutare nella datazione corretta della sua stesura.(9) Secondo Nicola Beaumann però, dietro questa sorta di rimozione letteraria ci sarebbero due precisi motivi. Il primo riguarda le implicazioni relative al rapporto di amicizia tra il narratore Tommy e il protagonista Harold, che sollevano la questione dell’omosessualità, tema che EMF non si sentiva di trattare apertamente nei suoi scritti e che a un certo punto aveva deciso di bandire dalle sue opere. Il secondo lo abbiamo già accennato sopra e riguarda la qualità propria del racconto che avrebbe sì avuto i necessari elementi ma non in sufficiente quantità. In altri termini non c’era forse abbastanza approfondimento nonostante gli elementi ci fossero tutti.(10)
Cfr. G. H. THOMSON, in E. M. FORSTER, Albergo Empedocle and Other Writings, New York, Liveright, 1971, p. 3. 10) BEAUMAN, Morgan: A Biography of E. M. Forster, London, 1933, p. 110. 9)
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La trama di Albergo Empedocle
Albergo Empedocle è un tipico esempio di quella prima fase della produzione forsteriana costituita da “racconti fantastici che parlano di uomini e donne che fuggono o vogliono fuggire dall’opprimente milieu sociale che li imprigiona, dall’arido mondo incolore verso un altro che si espande all’infinito”.(11) Proviamo a riassumere brevemente la trama del racconto. Una piccola comitiva di turisti inglesi, provenienti da Napoli, sta facendo un veloce tour della Sicilia. Hanno già visitato Palermo e ora proseguono per Girgenti. Si tratta dei signori Peaslake con le figlie Lilian e Mildred e il fidanzato di quest’ultima, Harold. Il racconto si apre con una lettera in cui Harold invita l’amico Tommy ad unirsi alla comitiva. Questi non accetta la proposta ma sarà proprio lui ad assumersi il compito di narrare quanto sta per accadere. Durante il viaggio in treno che sta portando il gruppo verso la Città dei Templi, Mildred, Baedeker alla mano, parla di Akragas, dei suoi grandi uomini e del suo antico splendore. Ad un certo punto salta fuori che Harold, che in passato ha sofferto di emicranie e che da tre notti non riesce a prender sonno, ogni tanto adopera uno speciale metodo personale per sconfiggere l’isonnia: finge di essere qualcun altro e si addormenta in un niente.
11) DHARMACHARI ABHAYA, Leaving Home: E. M. Forster and the Pursuit of Higher Values, Western Buddhist Review vol.2. “…fantasies about men and women who escape, or want to escape, from the stuffy milieu that hems them in, from a dry colourless world into an infinitely expanding one.” Tra queste fantasies possiamo annoverare The Road from Colonus, The Story of a Panic o The Celestial Omnibus, giusto per citare le più note.
18 Tutti disapprovano questa specie di trucco perché non è giusto scherzare con il cervello. Mr Peaslake sospetta addirittura che il futuro genero celi una sorta di mistero. Giunta alla stazione di Girgenti, la comitiva scopre che non c’è posto al Grand Hotel des Temples dove era stato loro consigliato di andare. Perciò, pressati da un efficiente vetturino, ripiegano sul più modesto Albergo Empedocle, che nel complesso si rivelerà una delusione. Poco male, poiché contano di restare solo una notte e quindi proseguire il giorno dopo per Siracusa. Durante l’escursione pomeridiana ai Templi avviene un fatto straordinario. Harold si addormenta tra due colonne cadute e al risveglio dice a Mildred che lui ha già vissuto in quel luogo, che è stato un cittadino dell’antica Akragas. Mildred, affascinata e presa dall’eccitazione, si convince di essere stata anch’essa un’abitante di Akragas. Harold però la disillude immediatamente dicendole che non è così. Ciò offende Mildred tanto profondamente da mettere immediatamente in crisi il fidanzamento. Quando la storia viene appresa anche dagli altri della comitiva, Harold viene preso per matto. La situazione degenera quando Harold comincia rapidamente a perdere contatto con la realtà, precipitando in un profondo stato confusionale da cui gli altri non riescono a farlo venir fuori. Viene deciso di rispedirlo in tutta fretta a casa in Inghilterra per le cure del caso. Il poverino, però, finisce in un manicomio dove i medici provano inutilmente a comunicare con lui in greco antico e moderno. Alla fine è abbandonato da tutti, tranne che dall’amatissimo amico Tommy, l’unico a mostrargli simpatia ed amore fino all’ultimo.
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Le citazioni
Annotiamo qui di seguito le parti di Albergo Empedocle che direttamente fanno riferimento a cose e luoghi della Sicilia e di Girgenti, con qualche breve commento a margine. Il numero rimanda alla pagina dell’edizione curata da Nigel Foxell, di cui riprendiamo la traduzione con alcuni piccoli emendamenti. Nel testo manteniamo la forma originale Acragas e la punteggiatura. Non tragga, inoltre, in inganno la numerazione poiché essa tiene conto dell’introduzione e del testo inglese a fronte, per cui le pagine sono sempre dispari, a cominciare proprio dalla 27. Capitolo 1 Pag. 27 - La Sicilia “A leggere le guide la si può percorrere in un batter d’occhio, soltanto quattro luoghi da non saltare, e c’è pochissimo persino in questi...” ... “Dunque, perché non vieni pure tu? So che sei appassionato della Sicilia...” …Potresti sfogarti quanto vuoi con la tua archeologia… Ti divertiresti a discutere di templi e di dei… L’immagine della Sicilia è significativamente associata all’archeologia, ai templi e agli dei. Queste sono parole di Harold, che della comitiva è certamente il meno sensibile all’arte e alla storia. Qui sta cercando di convincere l’amico Tommy ma sta usando il sistema sbagliato perché questi ha per la Sicilia profondo e devoto rispetto.
20 In realtà le guide turistiche del tempo dedicavano grandissimo spazio alla Sicilia, anche il famoso Baedeker che per i turisti inglesi della narrativa di Forster è una sorta di Bibbia del viaggiatore, irrinunciabile e costantemente pronta a fornire una messe di informazioni sull’arte, i monumenti e la storia delle località di mezzo mondo.(12) “...ma la Sicilia mi era a quei tempi un nome così sacro che l’idea di percorrerla in un batter d’occhio, persino con Harold, mi trattenne.” Questo, invece, è quanto dice Tommy, il narratore della storia. Tommy è legato a Harold da intima amicizia. Benché invitato, non si è aggregato al gruppo dei Peaslake che è sceso in Italia. Da Napoli riceve un’ultima lettera da Harold che ancora una volta lo invita ad unirsi al gruppo. Come abbiamo detto sopra, la decisione di non includere Albergo Empedocle nelle sue raccolte di racconti sembra legata alla presenza di questo narratore. Forster, a posteriori, valutò improponibile una storia di questo tipo narrata da qualcuno che in effetti non aveva assistito ai fatti. Il nome stesso della Sicilia è, dunque, a Tommy così sacro che l’idea stessa di una rapida e superficiale visita, gli appare inconcepibile. Questo nome è per lui sinonimo di civiltà, arte, storia e mito. E per tanti spiriti sensibili sia inglesi che europei in genere, questo era un sentire comune che spinse molti di essi ad intraprendere un viaggio tanto ricco di aspettative e promesse di appagamenti emotivi ed intellettuali quanto pieno di insidie, pericoli e disagi legati principalmente ad una rete di comunicazioni 12) Riportiamo un passo dell’Anonimo Templare che con poche e precise pennellate ci dà un rapido quadro del turismo a Girgenti, dove anche il magico libretto ha la sua parte: “La strada sotto alla passeggiata pubblica conduce ai famosi tempii, i quali da ottobre a tutto maggio chiamano a Girgenti moltissimi inglesi, tedeschi, americani, russi, francesi, dell’uno e dell’altro sesso. Girano muniti dell’indispensabile Baedeker rilegato in marocchino rosso, ammirano con entusiasmo più o meno vero, le antichità, e partono soddisfatti d’aver compiuta una missione. Mi spiace dover notare che gli italiani del continente sono sempre in numero minore dei viaggiatori oltremontani e oltremarini, comunemente chiamati templari, perché vengono a vedere i tempii.” ANONIMO TEMPLARE, Ricordi di Girgenti, pp. 13-4.
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perlomeno insufficiente. Pag. 29 - Il viaggio “Furono, però, un po’ sotto tono e taciturni durante quel viaggio da Palermo a Girgenti. Avevano esaurito Palermo persino in meno tempo di quanto il Baedeker concedesse. Inoltre, erano partiti presto, perché dovevano arrivare a Girgenti per pranzo, liquidare i templi nel pomeriggio e continuare l’indomani mattina per Siracusa. Non c’era da stupirsi che lady Peaslake fosse troppo stanca per guardare dal finestrino, e che Harold sbadigliasse quando Mildred spiegava lungamente come mai un tempio greco fosse stato costruito fuori dalla Grecia”. Naturalmente la comitiva ha un preciso programma che prevede un solo pernottamento nella Città dei Templi. (La storia continua a ripetersi ancora oggi). Come si vede è una sorta di tour de force ed a Girgenti ed alla Valle dei Templi è concesso solo lo spazio di un pomeriggio. Qui c’è il primo chiaro accenno ai templi della Valle. Pag. 31 - Souvenirs “Non ho comprato quel carrettino siciliano per Mrs Popham. Sarebbe stato l’ideale. Ci tiene ad avere qualcosa di bizzarro. Se una cosa è minimamente consueta, sì e no ti ringrazia. Harold, ci proveresti a Girgenti? Sta attento a tirare sul prezzo. Quattro franchi è il massimo.” Il carrettino siciliano è dunque valutato come bizzarro, insolito, fuori dell’ordinario. L’originale inglese è out of the way. Rimane poco chiaro il perché venga proposto un prezzo in franchi. E’ un dato che ritroviamo anche nel romanzo Camera con vista. Verosimilmente all’epoca il franco svolgeva la funzione di valuta internazionale ovunque accettata, allo stesso modo di quanto accade oggi con il dollaro. Scendere in Italia, o addirittura in Sicilia, doveva essere un po’ come andare in una remota località esotica o in un paese di quello che noi oggi chiamiamo “terzo mondo”.
22 Pag. 31 - Storia e Baedeker “Girgenti non produce solo carrettini siciliani,” disse Mildred, lasciando le pagine della guida. “Ai tempi dei Greci era la seconda città dell’isola, non è vero? Era famosa per l’abilità, la ricchezza ed il lusso dei suoi abitanti. Ricordi, Harold, si chiamava Acragas.” Mildred chiaramente si affida al Baedeker ma sembra fare un po’ di confusione tra la contemporanea Girgenti dove potranno trovare i carrettini e l’antica opulenta Akragas. Pag. 35 - Uomini illustri “Pensa,” disse (Mildred), “agli uomini illustri che hanno visitato Girgenti quando era all’apice. Pindaro, Eschilo, Platone; quanto ad Empedocle, è perfino nato lì!” “Davvero?” “Il discepolo, sai, di Pitagora, che credeva nella trasmigrazione delle anime.” Questo Girgenti invece del più preciso Acragas, ci pare, tutto sommato, una svista perdonabile e analoga alla confusione a cui accennavamo sopra. Sulla vita e le opere di Empedocle sono state scritte intere biblioteche, e non è certo questa la sede per delinearne un profilo seppur breve. Pag. 37 - Ancora storia e Baedeker Mildred ... passò al terribile saccheggio di Acragas da parte dei Romani; al che i volti si rilassarono e il gruppo ritrovò il buonumore abituale. Il gruppo era per un tratto rimasto intrappolato in un argomento complessivamente sgradevole. L’essere tornati ad una tema storico più convenzionale e normale li fece rilassare. Il saccheggio dei Romani a cui viene fatto riferimento risale al 210 a. C. quando le legioni guidate dal Console Levino, dopo lungo assedio, riuscirono proditoriamente ad entrare in città at-
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traverso la cosiddetta Porta Aurea. Pag. 37 – Il mare “Il mare! Il mare!” Interruppe Harold. “Che pacchia! Un bagno non me lo leva nessuno.” Nonostante siano ancora distanti da Girgenti e dalla costa, si trovano in effetti in una posizione da cui è veramente possibile scorgere il mare in lontananza. Una Guida d’Italia del TCI del 1928 spiega che passata Aragona Caldare “Tosto appare una striscia di mare, poi in alto in cima al colle, la città di Agrigento”, p. 276. Pag. 39 - L’entroterra Erano ancora lontani dal mare, avendo appena superato lo spartiacque dell’isola: la zona delle miniere, arida ed immensa, assolutamente priva di erba o alberi, che produceva nient’altro che tavolette di terreo zolfo, accatastate sul marciapiede di ogni stazione sul percorso. Gli esseri umani erano scarsi, stentati e secchi, mere vestigia appassite di uomini. Lontano, laggiù, in fondo al deserto giallo era il mare vivo e mosso, che abbracciava la Sicilia quand’era verde, delicata e giovane, e che l’abbraccia adesso che è marrone, inaridita e morente. Questo breve passaggio è certamente il più significativo dal punto di vista descrittivo. Ad occhio e croce il treno che trasporta il nostro gruppo di turisti inglesi, proveniente da Palermo, dovrebbe trovarsi dalle parti di Comitini o Aragona. L’osservatore, uso al verde della campagna inglese, è colpito da questo paesaggio brullo e spoglio dominato dai colori della terra dello zolfo. Tutt’intorno sorgono le decine e decine di miniere che per decenni hanno fatto della Sicilia il maggiore produttore mondiale di questo minerale. Le rare figure umane che si muovono in questo landscape desolato e triste sono relitti umani, fantasmi consumati dalla durezza di un’esistenza trascorsa nelle viscere della terra. Questo quadro inevitabilmente ci riporta alla mente le sofferenze e la miseria dei minatori e dei carusi siciliani tante volte descritte da Pirandello e da tanti altri autori nostrani.
24 Analoghi e non meno tristi paesaggi erano tuttavia anche più frequenti nella stessa verde Inghilterra da cui proviene la nostra comitiva di aristocratici turisti. I neri distretti carboniferi inglesi offrivano infatti uno spettacolo ben più desolante e le condizioni di vita dei minatori e delle loro famiglie erano altrettanto terribili. E proprio allo zolfo è legata una considerevole presenza inglese a Girgenti nel corso di tutto l’Ottocento. Lo zolfo era indispensabile per l’industria bellica del tempo e gli inglesi ne controllavano il commercio in maniera pressoché monopolistica. Non a caso, dunque, la Città dei Templi ospitò per lungo tempo un ufficio consolare britannico. La dicitura “Consulate of the British Empire” incisa su una lastra di marmo sovrastante l’ingresso, era ancora fino a poco tempo fa ben visibile al civico 65 della Via San Girolamo. Pag. 39 - Girgenti “Vedo qualcosa più interessante del mare,”disse Mildred. “Vedo Girgenti.” Indicò la piccola cresta di una collina marrone ben sotto di loro, sulla cui sommità stavano ammucchiati alcuni edifici grigi. “Oh, che luogo orribile!” esclamò la povera lady Peaslake. “Come staremo scomodi!” “Suvvia, mamma carissima, è solo per una notte. Che male fanno alcuni inconvenienti quando si tratta di vedere dei templi! Templi, templi greci! Non ti fa fremere la sola parola?” “No, proprio no, mia cara. Mi sembra che quelli di Pestum possono bastare. Questi non possono essere molto diversi.” La prima impressione della città vista da molto lontano è dunque negativa, tanto da mettere in agitazione la signora Peaslake che prevede disagi. Mildred tenta, invano, di consolarla assicurando che ciò che vedranno val bene il sacrificio di una notte a Girgenti. Chiaramente si tratta di una veduta dalla parte nord, ben poca cosa, a dire il vero, rispetto a quanto poteva apparire a chi avesse osservato la città dal lato opposto. Scrive infatti l’anonimo Templare parlando della parte alta della città: “In queste vie, in questi
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vicoli stanno palazzi, chiese, case e tuguri a scaglioni, di maniera che la città veduta di lontano, specie dalla parte del mare si presenta alta, bella, maestosa.” (13) Pag. 39 - L’albergo 1 “... A quale albergo andiamo?” Lady Peaslake estrasse il suo libretto e disse:”Grand Hotel des Temples. Consigliato da Mr Dimbleby . Chiedere una camera sul retro, poiché queste hanno la vista.” Ma alla stazione ferroviaria di Girgenti, l’addetto del Temples disse loro che il suo albergo era completo, e Mildred, scorgendo il modesto omnibus dell’Albergo Empedocle, propose di andarci, poiché suonava così caratteristico. “Ricordi la dottrina di Empedocle, Harold?” Il povero Harold l’aveva dimenticata. Intanto sir Edwin veniva gentilmente sollecitato a salire sull’omnibus dall’addetto dell’Empedocle. “Non sappiamo niente, proprio niente dell’Empedocle. Siete... Avete letti puliti?” L’addetto dell’Empedocle alzò gli occhi e le mani al cielo, tale era il suo ricordo estatico della purezza delle coperte e l’immacolatezza delle lenzuola. Infine, ritrovata la parola, disse: “I letti dell’Empedocle? Sono celestiali. Ci si passa una notte, e la si ricorda per sempre.” E’ chiaro che il gruppo non ha prenotato. Sono stati indirizzati al migliore degli alberghi della città,(14) ma questo non ha posti disponibili. Come si vede l’idea della “camera con vista”, che più tardi fornirà il titolo al “romanzo fiorentino” di Forster, è già presente nel nostro racconto. Osserviamo che gli alberghi agrigentini avevano istituito una sorta di servizio navetta, visto che mandavano il proprio omnibus
13) ANONIMO TEMPLARE, op. cit., p. 13. 14) Sulla storia dell’ospitalità alberghiera ad Agrigento/Girgenti, si veda PALILLO, Agrigento turistica, Agrigento, 1996.
26 alla stazione per accogliere eventuali visitatori. Riguardo all’omnibus, si trattava di una carrozza trainata da un cavallo e guidata da un vetturino che effettuava servizi regolari di trasporto persone. Naturalmente la stazione d’arrivo della comitiva corrisponde all’odierna “Agrigento Bassa”. La più moderna “Stazione Centrale” sarebbe stata, infatti, realizzata solo due decenni più tardi, negli anni Venti. Al suo posto sorgevano i resti imponenti di alcune torri delle antiche mura Chiaramontane che cingevano la città medievale. E’ interessante osservare come l’autore, con una veloce ed efficace pennellata, sia in grado di introdurre nel quadretto la tipica gestualità meridionale che si contrappone alla compassata compostezza di Lady Peaslake che consulta il suo libretto e di Sir Edwin che esita a salire sull’omnibus. Simpatica altresì la battuta che Forster mette in bocca all’addetto dell’albergo: è certo che ricorderanno la notte nel suo albergo, ma il motivo è un altro paio di maniche. E’ curioso notare che l’attributo “celestial”, usato per descrivere i letti dell’Empedocle, e il sostantivo “omnibus”, li ritroveremo associati nel titolo della prima raccolta di racconti forsteriani The Celestial Omnibus (1911) dalla quale, ironia della sorte, proprio Albergo Empedocle finì con l’essere escluso, dopo essere stato inizialmente proposto. Capitolo 2 Pag. 41 - Escursione ai templi - Al Tempio di Giunone 1 Sir Edwin e Lady Peaslake stavano seduti nel tempio di Giunone Lacina, appoggiati ad una colonna dorica – architettura né comoda come cuscino né sufficiente come parasole. Erano arrabbiati tanto quanto possono esserlo persone di buona disposizione. Il pranzo consumato nello sporco albergo era risultato indigesto, ed il vino compreso nel pasto li aveva appesantiti. Il viaggio ai templi era stato tutto uno scossone, ed uno dei cavalli era caduto. Li avevano supplicati con insistenza di comprare fiori, fichi, conchiglie, cristalli di zolfo e antichità fresche di giornata; erano stati tormentati dai mendicanti e mangiati dalle pulci. Se fossero stati
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natii della Sicilia, avrebbero saputo che cosa non andava, e, sdraiati sull’erba, sui fiori, sulla strada, sulle scale del tempio – su qualunque cosa – sarebbero tosto sprofondati in quel meraviglioso sonno di metà giornata che si nutre di luce, calore ed aria. L'escursione pomeridiana ha inizio dal Tempio di Giunone che è il primo ad essere menzionato. Più avanti saranno citati anche quelli di Zeus e della Concordia. La carrozza che ha portato giù il gruppo era presumibilmente trainata da due cavalli. Visto che il dettaglio della caduta di uno degli animali non è funzionale alla storia, si può ipotizzare che possa addirittura essere stato un fatto realmente accaduto al nostro giovane autore. Ciò renderebbe ancora più realistici e verosimili gli altri dettagli che compongono questo triste quadretto. All'ombra delle colonne doriche Lilian e i due genitori si fermano a smaltire il pranzo indigesto e la fatica del viaggio, mentre Harold e Mildred si allontanano da soli e li ritroviamo più avanti al Tempio di Zeus per il climax della storia. Da queste poche battute si evince abbastanza chiaramente che lo stato delle strade non doveva essere particolarmente buono. Segue un campionario di umanità che dà la misura dello stato di miseria che in quei giorni regnava a Girgenti. I mendicanti sono classificati alla pari con le pulci. Appare abbastanza curiosa l’espressione “antichità fresche di giornata” che ci fa intendere come esistesse all’epoca un commercio di reperti archeologici – ma questo lo si è sempre saputo – e uno parallelo di patacche spacciate per vere. L’ultimo periodo è una sorta di annotazione antropologica. I coniugi Peaslake non sono a loro agio e non capiscono il perché. Non lo capiscono perché si tratta di gente del nord che non concepisce la siesta, la pennichella pomeridiana. Quella non è l’ora delle escursioni, bensì l’ora del riposo che si nutre di luce. Ma vedremo che c’è uno della compagnia che in effetti si addormenta tra i fiori e le rovine. Si tratta di Harold, che è si inglese ma fino ad un certo punto. Al suo risveglio rivelerà infatti di avere capito che in un lontano passato aveva vissuto in quello stesso luogo. (53)
28 Pag. 45 - Al Tempio di Giunone 2 (il mare) Seduto in un tempio dorico sulle cui rovine ondeggiava un mare di fiori viola e oro, (Sir Edwin) volse lo sguardo alla distesa azzurra e mossa del vero mare.” Dal Tempio di Giunone il panorama a sud è certamente spettacolare con il mare che sembra così vicino da poterlo quasi toccare. Tutt’intorno, un altro mare, stavolta di fiori, anima e colora la scena. Ci tornano alla mente i dorati daffodils di William Wordsworth - il padre del romanticismo inglese - che in riva al lago danzano nella brezza. Pag. 47 - Al Tempio di Zeus 1 (ancora i fiori e il mare) ... (Harold) si limitava a dire che i fiori erano carini e che il mare, dall’aspetto eccellente, meritava di essere saggiato. L’approccio del prosaico Harold ai fiori e al mare, è più disincantato e concreto. Qui in pratica ribadisce il desiderio di un bagno manifestato durante il viaggio in treno (37). Peccato che alla fine non abbia avuto l’occasione di saggiare l’eccellenza del Mediterraneo. Pag. 47 - Al Tempio di Zeus 2 ...alla magnificenza ed al pathos del tempio di Zeus in rovina... ...il custode all’entrata... ... Il Tempio di Zeus (terzo in grandezza nel mondo greco), che fu sconquassato da un terremoto, ha ora l’aspetto di una montagna rovinata piuttosto che di un edificio andato in rovina. Un sentiero ben delineato ne percorre l’intera estensione ed è più che sufficiente per qualsiasi turista razionale. Chi volesse vedere qualcosa di più, dovrebbe fare dell’alpinismo, scalando colonne e pilastri giganteschi, e insinuarsi attraverso passi tagliati nella pietra. Il particolare del terremoto ci fa capire che Forster ha una conoscenza abbastanza dettagliata della storia agrigentina. L'osservazione sullo stato delle rovine risulta asettica e distaccata, come se
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non ci fosse nulla da dire in proposito dato che la causa del disastro non è il tempo o l'incuria dell'uomo, bensì la natura incontrollabile. Forse le conoscenze di Forster non arrivavano però ad includere il fatto che le rovine del tempio per secoli erano state utilizzate per altre costruzioni. Narra lo storico Fazello che un terremoto colpì la costa meridionale siciliana il 9 dicembre 1401, provocando il crollo delle ultime tre cariatidi o telamoni che ancora stavano ritte a sostenere un architrave. Successivamente, l’effige dei tre giganti di pietra fu inserita nello stemma della città. Qui vi reggono tre torri, mentre sotto campeggia il motto Signat Agrigentum mirabilis aula gigantum. Le vicende di questo tempio sono abbastanza note. La sua costruzione ebbe inizio all’indomani della vittoria sui Cartaginesi nella battaglia di Himera, allorché Akragas poté disporre di un gran numero di schiavi da impiegare nella mastodontica opera. Si trattò di lavoro lungo e complesso che si protrasse per molti decenni e che in effetti non arrivò mai a conclusione. L’assedio Cartaginese e la successiva distruzione della città interruppero i lavori quando pare mancasse solo la copertura del tetto. Nei secoli successivi il tempio fu appunto danneggiato da terremoti ma il colpo di grazia giunse nel XVII secolo quando i grossi blocchi di pietra furono utilizzati per realizzare il molo di Porto Empedocle.(15) Apprendiamo dalla guida del Cremona che nel 1801 quei “nobili avanzi” rimasti ricevettero una “sistemazione” grazie all’opera del Marchese Haus e dall’archeologo Monsignor Airoldi. Pag. 47 - Al Tempio di Zeus 2 Scorse un enorme blocco di pietra, dal quale avrebbe dominato con lo sguardo il caos, e, guadati i fiori viola ed oro che la separavano dal masso, vi si arrampicò. Sul versante opposto giacevano due colonne adagiate l’una vicina all’altra, e lo spazio che
15) GRIFFO e ZIRRETTA, Il Museo Civico di Agrigento, Palermo, 1964, p. 8. “...è questo anche il deprecabile momento in cui si osò compiere l’inaudita distruzione dell’immenso cumulo di resti del tempio di Zeus Olimpico.”
30 le separava, colmatosi di sabbia, era ricoperto di fiori. Lì sopra come su di un letto, giaceva Harold, profondamente addormentato, la guancia premuta contro la pietra calda di una delle colonne, mentre il suo respiro faceva dondolare un giaggioletto azzurro che aveva messo radici in una delle crepe. Siamo in Aprile e l’area del Tempio di Zeus è tutto un rigoglio di fiori. Qui l'autore ribadisce l'associazione fiori-mare usando il verbo "guadare" per descrivere l'attraversamento di questo spazio invaso dagli stessi fiori viola e oro già segnalati al Tempio di Giunone. Fossero arrivati un paio di mesi prima, avrebbero anche ammirato lo spettacolo della Valle imbiancata dai mandorli fioriti. Qui il testo parla di due colonne adagiate l’una vicina all’altra, ma in merito a questa scena Stallybrass formula una ipotesi che ci pare importante riportare : “E’ interessante, e forse significativo, che le due colonne cadute del Tempio di Zeus in rovina tra le quali Harold si addormenta e sogna di una precedente vita quando egli viveva meglio... amava meglio sono chiaramente le gambe di una gigantesca figura maschile, una di una serie di Atlantes alternativamente con barba e senza barba, che in origine sostenevano la trabeazione; durante il diciannovesimo secolo una di queste è stata ricostruita, distesa, e sarà stata vista da Forster durante la sua visita a Girgenti nell’Aprile del 1902.”(16) Il critico fa qui riferimento al Telamone ricostruito dal Politi intorno al 1814. Esso è ancora oggi una tappa obbligata per tutti coloro che visitano i resti del tempio. Con i suoi circa sette metri e mezzo, esso aiuta a dare l’idea della grandiosità dell’antico edificio. Oggi un altro Telamone si può ammirare in posizione eretta all’interno del Museo Archeologico di San Nicola. Lo Stallybrass valuta la posizione di Harold fra le gambe del Telamone “interessante e forse significativa” senza tuttavia dire il perché. Siamo noi ad avanzare un’ipotesi, allora. Quando Harold di lì a poco si sveglierà convinto di essere stato un antico abitante di Akragas, è come se fosse rinato. Bene, la posizione tra le gambe
16) STALLYBRASS, in E. M. FORSTER, The Life to Come and Other Stories, 1972, p. 235.
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della gigantesca figura distesa, la cui mascolinità è però tutta da vedere, evoca a parer nostro un parto, una simbolica nascita a nuova vita: l’antico abitante di Akragas che rinasce nella sua terra, partorito dalla divinità. E' a questo punto del racconto, infatti, che Harold annuncia di essere stato un abitante dell'antica Akragas. Pag. 59 - Al Tempio della Concordia Erano giunti al Tempio della Concordia... Sedettero sui gradini del tempio... Harold e Mildred hanno risalito la cosiddetta Via Sacra ma non vi è menzione del Tempio di Ercole davanti al quale sono certamente passati. Ciò si spiega con il fatto che all’epoca della visita di Forster il tempio di Ercole era solo un cumulo di detriti assediato dalle erbacce, solo una colonna si ergeva. Bisognerà aspettare gli anni Venti e l’opera del capitano inglese Sir Alexander Hardcastle per vedere in piedi anche le altre otto colonne che oggi è possibile ammirare. Pag. 61 - Una Akragas immaginaria 1 “...Il nostro amore non è nuovo. Qui, proprio in questo luogo quando era una grande città piena di palazzi fastosi e templi di marmo bianco come la neve, piena di poeti e di musica, piena di stupendi quadri, piena di sculture che a mala pena riusciamo ad immaginare, piena di nobili uomini e di nobili pensieri, delimitata dal mare color zaffiro, coperta dal cielo sereno, qui nella stupefacente giovinezza della Grecia ti ho parlato, conosciuto e amato. Abbiamo percorso le strade marmoree, condotto solenni sacrifici; ti ho armato per la battaglia, ti ho accolto vittorioso. I secoli ci hanno divisi, ma non per sempre. Harold, anch’io ho vissuto ad Acragas!” Qui Mildred - eccitata dal racconto del fidanzato che le ha appena detto di avere vissuto in quel posto nell’antichità - si illude di essere anch’essa una antica abitante di Akragas e si lancia in una evocativa descrizione. A parte la cantonata dei templi di
32 marmo – ma si correggerà subito - questa immaginaria rievocazione ha un suo certo fascino. Capitolo 3 Pag. 61 - L’albergo 2 C’era un salottino sporco nell’Albergo Empedocle, e Mildred era lì seduta dopo cena in attesa di suo padre. Lui aveva incontrato degli amici ai templi e insieme avevano deciso di fare loro visita. Era una serata fredda e la stanza puzzava di muffa e olio da lampada. L’unica altra occupante era una signora dalla schiena rigida che aveva trovato un numero di Home Chat di tre anni prima. Questa Girgenti inizio secolo che ammicca fra le righe del racconto di Forster si presenta come una cittadina indubbiamente poco attraente e perfino brutta, ma, ciononostante affollata di visitatori stranieri: c’è il nostro gruppo di cinque; ci sono gli amici incontrati ai templi; c’è la signora dalla schiena rigida, verosimilmente anch’essa inglese giacché legge la rivista Home Chat; c’è il Grand Hotel des Temples addirittura al completo. E, tutto sommato, siamo solo in Aprile, se vogliamo fare coincidere il tempo della gita dei Peaslake con la visita reale di Forster. Del resto l’accenno alla “serata fredda” ci può fare tranquillamente escludere che la storia si sviluppi in estate. Da questo racconto emerge dunque l’immagine di una Girgenti turisticamente vivace e attraversata da flussi di visitatori che, in relazione al tempo, al luogo e alle note difficoltà di collegamenti, possiamo valutare di una certa consistenza. Pag. 63 - Una Akragas immaginaria 2 Mildred si sentiva profondamente infelice... Tutta la sua vivace descrizione era frutto dell’immaginazione, conseguenza di eccitazione sentimentale. Per esempio, aveva parlato di ‘templi di marmo bianco come la neve.’ Una sciocchezza, una sciocchezza bella e buona. Aveva visto i ruderi di quei templi ed erano costruiti con pietra porosa, non marmo. E poi ricordò che i Greci della Sicilia ricoprivano sempre i loro templi con stucco colorato.
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L’illusione pomeridiana di Mildred in definitiva non dura neanche fino a cena. Lei stessa è pronta a ricredersi sul fatto di aver vissuto nell’antica Akragas e sul dettaglio del marmo bianco. Contrariamente ai templi dell'Acropoli di Atene che sono di marmo bianco, i templi di Akragas sono di "pietra porosa", cioè di calcarenite, la tipica pietra gialla comune nel territorio agrigentino. In origine essi erano ricoperti da uno strato di stucco bianco o colorato le cui tracce sono qua e là tuttora visibili. Oggi noi li ammiriamo in un certo senso scorticati, nel colore della pietra viva che forse aggiunge ulteriore fascino alla bellezza millenaria di questi monumenti. Pag. 69 - L’albergo 3 “Perché sono permessi quadri come questo?” (Harold) gridò ad un tratto. Si era fermato di fronte ad una stampa coloniale in cui il martirio di Sant’Agata veniva raffigurato con tutto il fervore dell’incompetenza. “E’ solo una santa,” disse Lady Peaslake, sollevando tranquillamente il capo. “E’ disgustoso! – e brutto!” “Sì, davvero. E’ cattolico.” Confesso di avere ingenuamente sperato di ritrovare questo Martirio di Sant’Agata nella nuova sede dell’Hotel Belvedere o comunque ancora in possesso degli eredi. Ho chiesto ma la speranza è andata – abbastanza prevedibilmente - delusa. L’esistenza di una stampa con il martirio di Sant’Agata avrebbe costituito la prova del fatto che i pochi cenni che Forster dedica all’Albergo Empedocle erano in effetti ispirati dal più reale Hotel Belvedere, dove lui aveva alloggiato con la madre. Pag. 73 - L’albergo 4 Il proprietario dell’albergo comparve con una lampada. L’Oreste De Angelis dell’Hotel Belvedere? Questa lampada e l'accenno sopra al cattivo odore di olio di lampada ci rammentano che tutto si svolge in anni ancora pre-luce
34 elettrica. L'uso dell’energia elettrica a Girgenti avrebbe cominciato lentamente a diffondersi solo durante il secondo decennio del ventesimo secolo. Pag. 75 - Una Akragas immaginaria 3 Mentre lo spogliavano, (Harold) si riebbe, e cominciò a parlare con voce strana, rauca. “Sono stato l’ultimo ad alzarmi dal divano, non è vero? Ne ho contati cinque che se ne andavano - i più saggi per primi – e ho contato almeno dieci qualità di vino prima di uscirmene. I vostri prestigiatori sono scarsi – ma la bellezza della flautista mi è piaciuta molto.” “Andate via, miei cari,” disse Lady Peaslake. “Non serve a nulla rimanere.” “Si, la flautista mi è piaciuta. Il portatore che vi ho dato la settimana scorsa è buono?” (...) “Allora sarebbe bene che mi aiutasse a portarmi a casa: non voglio camminare. Niente di elaborato, sapete, solo quattro portatori per la portantina e mezza dozzina per portare le luci. Ciò non vi rovinerà” “Temo dovrete restare qui per la notte.” “Va bene, se non potete rimandarmi a casa .Oh, il vino! Il vino! Ho un cerchio alla testa.” “Cosa sta dicendo?” chiese Mildred, da dietro la porta. ”E’ la flautista?” disse Harold, alzando un sguardo interessato. Questo è il momento in cui Harold perde del tutto il contatto con il presente, con il qui e ora, e comincia a precipitare nel suo passato di antico abitante di Akragas. Mentre gli altri cercano di metterlo a letto, lui parla. ma è un vaneggiare carico di immagini confuse sebbene evocative. Le sue parole rimandano a un festino a base di giochi di prestigio, musica e vino in gran quantità. Da ciò che dice si evince che non è stato un cittadino qualunque: ha seduto al fianco dei saggi, è normale che si sposti in portantina assistito da una decina di portatori, giudica la qualità degli svaghi offerti dal suo ospite. Qui viene fuori l’Akragas godereccia e molle
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descritta da Diodoro Siculo, dove si vive come se si dovesse morire l’indomani e le sentinelle montano la guardia sdraiati su due guanciali. L’Akragas dei grandi festini, del ricco ed ospitale Gellia, dell’opulenza e del godimento. Un luogo ed un tempo dove, a ragione, Harold ha potuto vivere ed amare meglio rispetto al grigiore, all’ipocrisia e al conformismo del moderno mondo vittoriano inglese del tempo. Ancora una volta troviamo un accenno al vino. Quello dell'albergo aveva appesantito la compagnia, quello dell'antico festino ha causato a Harold un cerchio alla testa: è chiaro che EMF non ha apprezzato granché il vino locale. Peccato. Nelle pagine successive la vicenda di Albergo Empedocle si sviluppa e conclude senza altri espliciti riferimenti a cose o luoghi “girgentani”.
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L’Albergo Empedocle del racconto
I cenni all’albergo del racconto sono pochi, scarni e non molto lusinghieri, tanto da lasciare un tantino perplesso il lettore che, a ragione, si aspetterebbe qualcosa in più. Esso dispone sì di un omnibus che aspetta potenziali clienti alla stazione ferroviaria, ma è “modesto” (38). Il suo conducente non manca di esaltare la pulizia di coperte e lenzuola, risultando però poco credibile. Più avanti il narratore riguardo alla pulizia non usa mezza termini ed è esplicito nel dire che l’albergo è “dirty”, sporco (40). Neanche il cibo si salva: il lunch risulta infatti indigesto e il vino ha reso “pesanti” i componenti della piccola comitiva (40). L’albergo è dotato di una sitting room (60) - un salottino - che è dirty e little, cioè sporco e piccolo. La stanza puzza di olio da lampada e muffa (60). Su una parete campeggia una stampa coloniale del martirio di Sant’Agata (68) che viene descritta come disgusting e ugly (70), cioè disgustosa e brutta. C’è però una copia, vecchia di tre anni, della rivista Home Chat (60) prova che, dopo tutto, altri visitatori anglosassoni hanno soggiornato in questo albergo. Nel racconto viene citato il Grand Hotel des Temples. La sistemazione è consigliata da tale Mr Dimbleby (38) il quale suggerisce di prendere le camere sul retro perché hanno la vista a sud sulla Valle dei Templi. Il nome è annotato nel librettino personale della signora Peaslake. (17) Sfortunatamente questo nome non sem-
17) Una miss Eliza Dimbleby appare nel racconto The Other Side of the Hedge (Dall’altra parte) inserito in The Celestial Omnibus. Il nome è anche menzionato in due lettere di EMF. Qui si tratta del millenarista, autore di numerosi libri, J. B. Dimbleby (1872 – 19??), cfr. LAGO, FURBANK, Selected Letters of E. M. Forster, Volume One 1879-1920, London,1983, pp. 30, 45.
38 bra avere riscontro tra quelli dei numerosi inglesi che vissero a Girgenti tra Settecento e Ottocento. Sarebbe stato veramente interessante trovare un Dimbleby tra di essi. Assodato che i Forster alloggiarono al Belvedere e che quindi non c'è una relazione diretta tra l'albergo del racconto e l'albergo del soggiorno agrigentino, almeno per quanto riguarda la denominazione, ci siamo chiesti cosa possa avere ispirato questo nome che non solo identifica uno dei setting del racconto ma dà addirittura il titolo a tutto il lavoro. Riteniamo che una risposta a questa domanda possa trovarsi nel fatto che l’Hotel Belvedere, nella sua originaria ubicazione, sorgeva in prossimità del Circolo Empedocleo, la cui elegante struttura non può essere passata inosservata al giovane Forster, così attento alle cose belle.(18) Naturalmente non si tratta di una spiegazione sufficiente ma almeno in parte può essere considerata verosimile in relazione al fatto che il contenuto del racconto è strettamente ispirato alle teorie dell’antico filosofo sulla trasmigrazione delle anime. Teorie che sono richiamate più volte nel corso della narrazione. “Pensa agli uomini illustri che hanno visitato Girgenti quando era all’apice. Pindaro, Eschilo, Platone; quanto ad Empedocle, è perfino nato lì!” “Davvero?” “Il discepolo di Pitagora, come sai, credeva nella trasmigrazione dell’anima:” “Davvero?” “E’ una bella idea che l’anima abbia parecchie vite, non trovi?” “Ma, Mildred, tesoro,” disse la suadente voce della signora Peaslake, “sappiamo che non è così.” “O, non volevo dire quello, mamma. Ho detto soltanto che è una bella idea.”
18) “...i luoghi di ritrovo per uomini in Sicilia non sono i caffè, ma i Casini di compagnia. Di questi ve ne ha in Girgenti mezza dozzina, tra cui lo Empedocleo che conta maggior numero di soci, ed è collocato in un edifizio di architettura romana fatto costruire appositamente nel 1835.” ANONIMO TEMPLARE, op. cit., p. 41.
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“Ma non un’idea vera, amore.” “No.” (37) ... “Ricordi la dottrina di Empedocle, Harold?” chiede Mildred al fidanzato che però non ricorda proprio niente. (39) Non è da escludere, inoltre, che durante il suo soggiorno agrigentino, magari durante un giro per la via Atenea, il nostro autore possa aver visto l'insegna di un possibile albergo o locanda che portava il nome dell'antico filosofo, ma di questo tratteremo più oltre.
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Il tour
Come accennavamo sopra, il passaggio a Girgenti di EMF si colloca all’interno di un viaggio lungo ed articolato da un capo all’altro della penisola. Un’esperienza materiale e spirituale ad un tempo, per alcuni versi paragonabile al Grand Tour di tanti celebri viaggiatori intellettuali del Settecento e dell’Ottocento. E’ curioso notare che il piano di viaggio originale includeva un trasferimento in Grecia e non prevedeva la visita della Sicilia. Quella di scendere nell’isola fu una decisione di ripiego presa quando eventi contingenti consigliarono ai Forster di mutare i propri progetti e rinunciare alla Grecia. Il 3 Ottobre 1901, E. M. Forster e la madre lasciano Londra per intraprendere il lungo tour italiano che durerà un anno e mezzo.(19) Questa esperienza opererà sul giovane Forster una profonda influenza che si manifesterà nella sua produzione letteraria. Non è un caso, infatti, che nella sua narrativa trovino ampio spazio da un canto l’arte e la cultura italiane, e dall’altro quella particolare e curiosa umanità costituita da ladies della borghesia inglese sempre in giro per musei e gallerie in cui Forster stesso si imbatté negli alberghi e nelle pensioni in cui ebbe a sostare. Il giovane Edward Morgan ha 22 anni e da qualche mese ha lasciato Cambridge dove ha completato il quarto anno di studi. Il
19) Tutte le informazioni sul tour le traiamo dalla biografia di P. N. FURBANK, E. M. Forster, a life, New York e London, 1977, pp. 80 – 96.
42 tour viene ad occupare un periodo di passaggio tra la gioventù dedicata agli studi e la carriera futura che ancora appare per nulla delineata.(20) La prima tappa italiana, di dieci giorni, è a Cadenabbia sul lago Maggiore, quindi proseguono verso Milano dove arrivano il 20 Ottobre in una giornata di pioggia. Il 23 si recano a Pavia e un paio di giorni più tardi si spostano a Firenze. La tappa toscana dura circa cinque settimane e risulterà alla fine fondamentale per l’ispirazione di A Room with a View (Camera con vista) il secondo dei futuri romanzi “italiani”. In Dicembre visitano Cortona, Assisi e Perugia e a Natale sono a Roma. Qui il nostro autore scivola per le scale e si sloga una caviglia. E’ ancora inverno, il tempo non è clemente e in una lettera all’amico G. Lowes Dickinson,(21) Forster accenna all’effetto negativo che la mancanza del sole ha sull’Italia: la fa apparire “uninteresting and even ugly.... and unless the sun is out continuously her beauty never develops.” (22) Domenica 2 Febbraio sono ancora nella capitale e qui, mentre sale le scale in Piazza San Pietro per ammirare le candele benedette, il nostro Edward Morgan cade e si frattura il braccio destro. Nei giorni successivi cercherà di imparare a scrivere con la mano sinistra. Gli appunti relativi a questo periodo presentano una grafia “wobbling” (traballante) ma sembrano contenere una piccola profezia. Scrive Forster (23): The light is stronger now and I
20) A preoccuparsi maggiormente del futuro del giovane Forster sembra essere la zia Laura, sorella del padre, la quale cerca concretamente di trovargli una sistemazione al Ministero dell’Istruzione o in un museo. Nella mente del giovane esisteva già un progetto non ancora ben delineato di fare lo scrittore. La scelta dell’Italia, di cui avrebbe potuto studiare la storia, fu da alcuni amici di Cambridge valutata positivamente perché avrebbe potuto aprirgli le porte ad un posto di extramural lecturer. FURBANK, op. cit., pp. 79-80. 21) Goldsworty Lowes Dickinson fu una figura di primo piano all’interno del King’s College di Cambridge. Autore di diversi saggi, vi portò avanti una scuola di scienze politiche. Lo studente Forster entrò ben presto nel suo circolo e ne divenne amico, subendone l’influenza. Di questo importante personaggio Forster scriverà una biografia (1934). Vedi FURBANK, op. cit., p. 61 passim. 22) “Poco interessante e brutta... e se non c’è continuamente il sole la sua bellezza non si sviluppa.” 23) “La luce è più forte ora e sento che il mese prossimo potrà avere molto in serbo.” Citato in FURBANK, op. cit., p. 89
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feel that the next month may have much in store. Sono ormai abbastanza a sud, la primavera non è poi così lontana da venire e proprio allora sembra esserci qualche incoraggiante segnale di miglioramento nel clima. A questo punto il programma del tour prevede che la comitiva si sposti in Grecia. Le condizioni di salute di Forster consigliarono però di rimandare – Forster avrebbe poi visitato la Grecia l’anno successivo - e di scendere invece verso Napoli e quindi in Sicilia. Ed è qui che la piccola profezia del “much in store” trova realizzazione. E' la scoperta di Napoli, del Mediterraneo e quindi della Sicilia, caldi ed accoglienti, ricchi di stimoli positivi ed emozioni profonde che genereranno nel giovane e sensibile Forster un cambiamento tanto decisivo da sovvertire quelli che fino ad allora erano stati i progetti e le prime ambizioni letterarie. Soggiornano a Napoli e dal nostro racconto deduciamo che da veri appassionati dell’archeologia sono stati sia a Pompei (p. 25) che a Pestum (p. 39). Qui e in questo momento Forster in un certo senso capisce che è il momento di mettere da parte il “realismo” delle sue prime prove che non aveva portato a nulla di concreto e di avventurarsi, invece, nel regno dell’ “immaginazione pura e semplice”. Questa trasformazione, o se vogliamo evoluzione, è possibile porla all’origine sia di The Story of a Panic – da tutti finora considerato il primo racconto che scrive - sia del nostro Albergo Empedocle. In entrambi, infatti, scopriamo come il potere dell’immaginazione (lo spirito di Pan che si manifesta nel primo racconto o il ricordo di una passata esistenza che irrompe nel secondo) sia in grado di scardinare e sopraffare i rigidi equilibri della realtà quotidiana e borghese. Il Furbank, che finora ci ha guidati lungo l’itinerario italiano di Forster, qui ci abbandona e non ci dice a quando risale il passaggio in Sicilia. Per fortuna ci viene in soccorso la formidabile Chronology di J. H. Stape che ci fornisce le date esatte del soggiorno siciliano. Intorno al primo di Aprile 1902, sono i giorni di Pasqua, EMF e la madre lasciano Napoli diretti a Palermo. Del soggiorno nel capoluogo siciliano non sappiamo nulla. Sappiamo però che arrivano a Girgenti il 12 Aprile, che è un sabato, per ri-
44 manervi fino a martedì 15. Il passaggio a Girgenti dura dunque quattro giorni trasferimenti inclusi. EMF rimase deliziato dai Templi della Valle che in una lettera all’amico Dent descrive come “avvolti in masse di fiori gialli e viola”. (24) I due Forster si spostano quindi a Siracusa dove arrivano lo stesso martedì. Qui vanno ad alloggiare al Villa Hotel Politi. Vi rimarranno per ben dieci giorni. Sabato 26 è la volta di Taormina. EMF la definisce “il terzo più bel posto del mondo”.(25) Non ci è dato sapere da chi fossero occupate le prime due posizioni. La lunga tappa siciliana del tour si conclude il 5 Maggio allorché lasciano Messina con un piroscafo serale per fare ritorno a Napoli, dove sbarcano il 7. (26) Non abbiamo molti altri dettagli riguardo al soggiorno in Sicilia. Questa terra però affascinò il giovane Forster che in uno dei suoi “sentimental articles” ebbe a scrivere: “Those who cannot reconstruct the past with the knowledge of the archaeologist or recreate it with the genius of the poet, must perforce call in the aid of sentiment and dream inaccurately of its greatness.”(27) Confrontiamo il passo con queste battute di Mildred: “E’ l’immaginazione,” diceva “che fa rivivere il passato. Azzera i secoli.” (29) ... “Ma cosa sono le date?” disse Mildred. “Cosa sono i fatti, o persino i nomi delle persone? Ci portano poco lontano. In un luogo come questo bisogna semplicemente sentire.” (37) Per non dire della scena in cui la stessa Mildred pensa di essere stata come Harold una cittadina di Akragas ed è proprio lei
24) Cfr. BEAUMAN, op. cit., p. 109. Sono gli stessi fiori che per due volte ritroviamo nel racconto a pp. 45 e 47. 25) Idem. 26) STAPE J. H., An E. M. Forster Chronology, London, Macmillan, 1993 p. 12 . 27) “Coloro che non riescono a ricostruire il passato con la conoscenza dell’archeologo o ricrearlo con il genio del poeta, devono per forza invocare l’aiuto del sentimento e sognare inaccuratamente la sua grandezza.” Citato in FURBANK, op. cit., p. 91.
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che propone una ricostruzione inaccurata ed immaginaria del grande passato di quel luogo. (61) E più avanti: “Tutta la sua (di Mildred) vivace descrizione era frutto dell’immaginazione, conseguenza di eccitazione sentimentale.” (63) All’epoca della stesura di Albergo Empedocle in Forster è dunque già chiara e matura l’idea del ruolo che l’immaginazione e la capacità di sentire dovranno giocare nella sua narrativa rispetto alla semplice osservazione della realtà. Il realismo ottocentesco è stato spazzato via e nuove porte si vanno aprendo verso una percezione del mondo che va ben al di là del fatto sensoriale. Non si trascuri, inoltre, che questi sono anni in cui si vanno diffondendo nel mondo occidentale da un canto le nuove teorie psicoanalitiche e da un altro una certa voga spiritualistica, aspetti che troveranno ampio riflesso nella produzione letteraria del tempo. E certamente Forster di tutto ciò fu al contempo testimone e protagonista. In Maggio Forster e la madre sono di nuovo in Campania. Visitano Ravello, dove rimangono dal 24 al 28, e la costiera Amalfitana, per poi proseguire verso il nord toccando località toscane come Pisa e quella San Gimignano che diventerà la Monteriano di Where Angels Fear to Tread (Monteriano), suo primo romanzo “italiano” e anche in assoluto, dato che finora ha pubblicato solo saggi, articoli e racconti. Il tour si conclude con una tappa di ben sei settimane a Cortina d’Ampezzo. Forster ritornerà in Italia altre volte senza però scendere più in Sicilia. Stephen Da Silva ha osservato come numerosi personaggi dei racconti di EMF tendono a vivere esperienze che li riportano indietro nel passato e in particolare verso l’antica Grecia.(28) Tra questi c’è naturalmente l’Harold di Albergo Empedocle, il quale, come abbiamo visto, ha la rivelazione di essere stato un abitante dell’antica Akragas. Questa processo di regressione è valutato 28) DA SILVA, Transvaluing immaturity: reverse discourses of male homosexuality in E.M. Forster's posthumously published fiction, 1998, p.12.
46 come il risultato letterario di una sorta di esigenza a sperimentare certi desideri omosessuali adolescenziali. Accettando questo interessante punto di vista che riprende l’idea dell’antica Grecia come luogo spazio-temporale altro e opposto rispetto al mondo moderno, dove era possibile vivere e, specialmente, amare “meglio”, l’idea stessa del tour assume un valore diverso e più interessante per capire la figura di EMF. Nel tour che lo porta nella Magna Grecia e che avrebbe dovuto portarlo nella Grecia propria, è lui stesso, alla stregua dei suoi personaggi, a vivere questo processo di regressione che dà sfogo ai suoi desideri adolescenziali. Il giovane Forster è, quindi, lui stesso personaggio della sua avventura nei luoghi della classicità. Il viaggio che lo porta a Pompei, a Pestum e poi nella Valle dei Templi e quindi a Siracusa, è un percorso a ritroso nel tempo che lo condurrà a una maggiore consapevolezza nei riguardi di se stesso e, in definitiva, alla rivelazione dell’artista che ancora si nasconde in lui. Il ruolo giocato nella narrativa forsteriana dalle ambientazioni estere in generale e dai luoghi della classicità in particolare è stato ampiamente indagato e qui risultano di particolare interesse le osservazioni di Krzysztof Fordonski che tra le altre cose scrive: “Nel caso dell'Italia erano in molti a credere che questo paese fosse più disposto ad accettare o almeno a tollerare l'omosessualità.” (28 bis)
28 bis) Cfr The Homoerotic Function of Foreign Settings in the Early Fiction of E. M. Forster, Centre for British Studies, Berlin, s. d.; p. 2. “In the case of Italy it was also widely believed that this country was more willing to accept or at least to tolerate homosexuality”.
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Vita ed opere di Edward Morgan Forster
Dobbiamo al cinema se oggi l’opera di EMF gode di popolarità internazionale. Negli ultimi decenni abbiamo, infatti visto come il cinema sia stato in grado sia di rendere il dovuto onore a queste opere con pellicole di grande efficacia ed impatto, sia di rendere il loro autore così noto anche tra il grande pubblico. Ci riferiamo naturalmente a Camera con vista, Passaggio in India, Maurice e Casa Howard, che, grazie all’impegno artistico di registi, attori e sceneggiatori del calibro di James Ivory, David Lean, Jeremy Irons, Ruth Prawer Jhabvala, hanno conquistato le platee di mezzo mondo. Si tratta di quattro film tutti realizzati dopo la sua scomparsa avvenuta nel 1970. Durante la sua vita non accettò mai che i suoi scritti fossero trasposti per il grande schermo. Edward Morgan Forster nasce a Londra il primo Gennaio del 1879 da Edward Morgan Llewellyn Forster (1847 – 80) e Alice Clara “Lilly” Whichelo (1855 – 1945). Avrebbe dovuto chiamarsi Henry ma per un banale errore, viene battezzato con il nome del padre. All’età di un anno, rimane orfano di padre e da allora saranno la madre e le zie a prendersi cura di lui. Da ragazzo studia alla Tonbridge School dove soffre per i difficili rapporti con i compagni. Nel 1897 approda al prestigioso King’s College di Cambridge dove rimarrà fino al 1901 Qui fa alcune delle più significative conoscenze della sua vita. Tra queste, Hugh Meredith, Lowes Dickinson, G. R. Trevelyan. In poco tempo entra a far parte degli Apostoli, il circolo più esclusivo all’interno del college. Laureatosi senza tuttavia brillare in maniera particolare e in
48 attesa di intraprendere una carriera, decide di intraprendere un viaggio insieme alla madre. Nell’ottobre 1901, i due danno il via al lungo tour che li porterà in varie località d’Italia. Arriveranno in Sicilia nell’Aprile dell’anno successivo. Le impressioni che EMF riceve da questa esperienza, risulteranno fondamentali per la sua opera. Rientrato in Inghilterra, pubblica alcuni articoli sulla Independent Review e il suo primo racconto, Albergo Empedocle, sul numero di Dicembre 1903 del magazine londinese Temple Bar. Seguono anni di intensa attività letteraria che vedono la pubblicazione dei romanzi che gli daranno notorietà internazionale. Monteriano esce nel 1905, Il viaggio più lungo due anni più tardi. Nel 1908 è la volta di Camera con vista, mentre nel 1910 arriva la definitiva consacrazione con Casa Howard. A questo punto EMF, appena trentenne, è già una figura di primo livello all’interno del panorama letterario inglese che nel primo decennio del ventesimo secolo trova in lui il romanziere forse più rappresentativo. Negli anni 1912-13, visita l’India e inizia a scrivere Passaggio in India. Il lavoro non viene completato e la sua attenzione è rivolta a Maurice, romanzo che verrà pubblicato postumo. Lavora per un periodo come catalogatore alla National Gallery. Durante la Prima Guerra Mondiale presta servizio come “searcher”(29) della Croce Rossa ad Alessandria d’Egitto, dove rimane fino al 1919. Qui scrive una guida della città che vedrà la luce nel 1922. Sfortunatamente l’intera edizione viene divorata dal fuoco di un incendio. Il volume sarà ristampato solo nel 1938. Nel 1921 torna in India, dove rimane per nove mesi. Qui è il segretario del Maharajah di Dewas Senior. Tornato in patria e spronato da Leonard Woolf,(29 bis) EMF porta finalmente a termine il suo romanzo indiano.
29) Negli ospedali militari il “searcher” aveva il delicato incarico di cercare informazioni sui dispersi in azione, attraverso conversazioni con i feriti 29 bis) Il marito della scrittrice Virginia Woolf
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Con la pubblicazione di A Passage to India (1924), la produzione narrativa si esaurisce. Un ultimo romanzo, Arctic Summer, non verrà mai completato.(29 ter) EMF ha solo 45 anni e in molti si sono chiesti il motivo di questo fatto. E’ stata avanzata l’ipotesi che a questo punto della sua carriera siano intervenuti due fattori che gli impedirono di scrivere fiction: il primo è l’accettazione della sua natura omosessuale come suo unico oggetto narrativo, l’altro l’impossibilità di scriverne bene. Ciò avrebbe determinato la scelta di non pubblicare per esempio il romanzo Maurice e una serie di racconti a contenuto omosessuale, che poi vedranno le stampe postumi.(30) Continua però a scrivere saggi ed articoli e si impegna nel PEN, del quale è un attivo membro. Nel ’34 è il primo presidente del National Council for Civil Liberties. La madre muore nel ’45 all’età di novanta anni. Poco dopo EMF è nominato Honorary Fellow del King’s College dove si trasferirà per trascorrervi gli ultimi 25 anni della sua vita. Pubblica diversi volumi di saggistica e si impegna nella lotta per le libertà individuali. Nel ’47 visita gli Stati Uniti. Nel ‘49 rifiuta un cavalierato ma nel ’53 è nominato Champion of Honour. Seguono altre pubblicazioni: saggi, memorie, libri di viaggi, biografie e la collaborazione con Eric Crozier alla stesura del libretto per l’opera Billy Budd di Benjamin Britten. Nel ’59 viene in Italia per l’ultima volta. Nel ’69 riceve l’Order of Merit. Nel Maggio del ’70, dopo un ultimo grave infarto, lascia
29 ter) Anche questo lavoro ha una ambientazione italiana. Benché incompleto, esso è stato pubblicato nel 1980 (Abinger edition) e nel 2003 (Hesperus). Si veda l'articolo di P. N. Furbank “Battle versus work” in The Spectator del 04 Ottobre 2003. 30) Cfr. GARDNER (ed.), The Critical Heritage, London e Boston, 1973, p. 38 n. 34. Si trattò di opere che “Forster felt unable to publish but compelled to write (Si sentì incapace di pubblicare ma costretto a scrivere)”. Su questo aspetto si vedano anche le riflessioni di Masolino D’Amico nell’Introduzione a Romanzi, I Meridiani, Mondadori, 1986, p. XIII; La questione dell’omosessualità in EMF, è stata ampiamente trattata da Stephen Da Silva; cfr. op. cit., passim.
50 Cambridge e si trasferisce a Coventry in casa dell’amico Bob Buckingham che con la moglie lo assiste fino all’ultimo. Muore un paio di settimane dopo, il 7 Giugno. Tutt’oggi, a oltre trent’anni dalla morte, Forster rimane una figura intorno alla quale si incentra un ampio dibattito e che viene immancabilmente tirato in ballo e citato ogni qual volta si dibatta di liberalismo. Di lui rimangono molte prese di posizione. La più celebre e controversa è quella in cui dichiara di essere più leale all’amico che alla patria:“l’idea di avere delle cause non mi piace, e se dovessi scegliere tra tradire il mio paese e tradire il mio amico, spero di avere il fegato di tradire il mio paese. (30bis) Su questa frase, che gli attirò le ire dei nazionalisti e dei conservatori, sono stati versati fiumi di inchiostro. Per sintetizzare la figura del Forster non solo scrittore di narrativa ma piuttosto di uomo impegnato nel dibattito politico in un’epoca di forti contrasti ideologici e con il tempo divenuto quasi una sorta di simbolo e campione delle libertà individuali, riprendiamo quanto ha scritto Thomas Fleming: . “Un omosessuale apostolo di Cambridge …e amico di John Maynard Keynes, Lytton Strachey e dei Woolfs; partigiano dei Boeri durante la Guerra Boera; un coscienzioso obiettore durante la Grande Guerra e critico della politica imperiale tra le due guerre, membro preminente del fronte comunista e del Consiglio Nazionale per le Libertà Civili…Il profilo è tuttavia fuorviante. Forster non fu mai uno veramente di sinistra. Egli apparteneva, per sua stessa definizione, alla “cicca del liberalismo vittoriano”. Benché fosse giunto a credere che il capitalismo stava distruggendo la società, le sue convenzionali opinioni sociali lo avrebbero reso caro ai conservatori sulle due sponde dell’Atlantico: fede nell’individuo e nel lavorar sodo, apprezzamento delle classi medie...Negli anni trenta, E. M. Forster, semplice romanziere non uso a riflettere troppo a fondo, giunse alla conclusione che la per-
30 bis) “I hate the idea of causes, and If I had to choose between betraying my country and betraying my friend, I hope I should have the guts to betray my country”, da Two Cheers for Democracy (1938).
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sona contava più dei principi, anche quando questi principi sono incarnati in un apparato governativo. Da allora egli è stato rimproverato dagli anticomunisti per la sua slealtà.” (30ter)
30 ter) FLEMING, Loyalty oafs, The Spectator, 09.06.2001 “ a homosexual Cambridge Apostle … and a friend of John Maynard Keynes, Lytton Strachey and the Woolfs; a partisan of the Boers during the Boer War, a conscientious objector in the Great War and a critic of imperial policy between the wars; a prominent member of the communist front, the National Council for Civil Liberties …The outline, however, is deceiving. Forster was never much of a leftist. He belonged, by his own account, to ‘the fag-end of Victorian liberalism’. Although he did come to believe that capitalism was destroying society, his conventional social views should have endeared him to conservatives on both sides of the Atlantic: faith in the individual, belief in hard work, appreciation of the middle classes… In the 1930s, E.M. Forster, a simple novelist who was not used to reflecting too deeply, concluded that people mattered more than principles, even when those principles are embodied in a government apparatus. Ever since, he has been reproached by anti-communists for his disloyalty.”
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Temple Bar
Come accennavamo sopra, Forster riesce a pubblicare Albergo Empedocle nel numero di Dicembre 1903 della rivista londinese Temple Bar. Grazie alla cortese collaborazione di Mr Tuxbridge della biblioteca municipale di Manchester, siamo entrati in possesso delle fotocopie dell’originale lì custodito. L’aspetto grafico non presenta caratteristiche di particolare rilievo. Il racconto, introdotto con un bel titolino in caratteri gotici, occupa le 22 facciate che vanno da pagina 663 a pagina 684. Ogni facciata riporta in alto il titolo del racconto in stampatello. Il nome dell’autore appare solo in calce nella forma E. M. Forster. Non vi sono illustrazioni di sorta ed il formato è approssimativamente cm 21 x 14, tipo quaderno. Siamo anche riusciti a ricostruire il contenuto del numero di Temple Bar in cui fu pubblicato Albergo Empedocle, grazie alla gentile collaborazione della biblioteca della Birkbeck University di Londra, dove è disponibile una copia in formato elettronico. Ogni voce contiene il titolo del racconto o articolo o saggio, l’autore, la lunghezza tra parentesi quadre e il numero della pagina iniziale. Temple Bar 128 (1903:July/Dec.) Mr. Beke, of the Blacks (Conclusion) Ayscough, John [21 page(s)] p. 1 Bishop Hurd. A Literary and Personal Sketch Attenborough, J. M. [13 page(s)] p. 22
John Croft’s Fortune Mitchell, Edmund [12 page(s)] p. 35 The Land Forces of Great Britain the Editor of ‘The United Service Magazine’ [9 page(s)] p. 47 A Divided Interest Hills, Christine D. F.
54 [12 page(s)] p. 56 Albania, Wyon, Reginald [20 page(s)] p. 68 The Little Portress, (St. Gilda de Rhuys) Mew, Charlotte M. [2 page(s)] p. 88 “Heinreek” “Rachel” [4 page(s)] p. 90 From Paris to London by Water Trowbridge, W. R. H. [9 page(s)] p. 94 Love and the Anglers (Conclusion) Ismay, Harold [26 page(s)] p. 103 Mr. Beke, of the Blacks (Conclusion) Ayscough, John [22 page(s)] p. 129 By the Waters of Sparta Benson, E. F. [7 page(s)] p. 151
ATale of Old Labuan Clifford, Hugh, CMG [15 page(s)] p. 158 The Old Dutch Masters at the Guidhall Witt, M. H. [11 page(s)] p. 173 On the Shores of Lough Foyle Garry, Jaye [11 page(s)] p. 184 Mourilyan’s Success Clarke, Isabel [15 page(s)] p. 195 Ceremonies of Christ’s Hospital Donnithorne, V. H. [7 page(s)] p. 210 A Stream-side Study Watkins, S. Cornish, Rev [7 page(s)] p. 224 Love and the Anglers (Conclusion) Ismay, Harold [26 page(s)] p. 231 Mr. Beke, of the Blacks (Conclusion)
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Ayscough, John [23 page(s)] p. 257 Cardinals in Conclave McLaughlin, Frances [12 page(s)] p. 280 A Question of Obligations Mills, Clifford [11 page(s)] p. 292 In the Provincia di Roma Wylde, Katharine [11 page(s)] p. 303 From the Temple White, Armie [2 page(s)] p. 314 The Embassy from Le Sonnant Cameron, Bleasdell [10 page(s)] p. 316
55 A Neglected Classic Henderson, H. B. [7 page(s)] p. 353 A Misguided Expectation Edwardes, C. [16 page(s)] p. 369 Mr. Beke, of the Blacks (Conclusion) Ayscough, John [19 page(s)] p. 385 Side Lights on a Page of History [12 page(s)] p. p. 404 The Sage of Concord Jerrold, Walter [10 page(s)] p. 430 Gentleman Ger Harker, L. Allen [10 page(s)] p. 440
The Childrenâ&#x20AC;&#x2122;s Cardinal Parr, Olive Katharine [9 page(s)] p. 326
Napoleon at Elba [13 page(s)] p. 450
Some Lost Lady of Old Years Balliol, M. A. [13 page(s)] p. 335
A Song of Autumn Lowndes, L. [1 page(s)] p. 463
56 Caudebec Hopkinson, Arthur W. [7 page(s)] p. 464 Rambles with an American Tearle, Christian [35 page(s)] p. 478 Mr. Beke, of the Blacks (Conclusion) Ayscough, John [23 page(s)] p. 513 Thomas Linacre, M. D. 14601524. A Mediaeval Master of Medicine Denton, Sydney [11 page(s)] p. 536 Milady VarĂŠ, Daniele B. [17 page(s)] p. 547 Nice People [15 page(s)] p. 564 A Light Side of Martial Law MacMunn, G. F., Major [10 page(s)] p. 589 Sea Tokens Salmon, Arthur L.
[1 page(s)] p. 611 Rambles with an American Tearle, Christian [29 page(s)] p. 612 Mr. Beke, of the Blacks (Conclusion) Ayscough, John [22 page(s)] p. 641 Albergo Empedocle Forster, E. M. [22 page(s)] p. 663 The Evolution of a Conscience Banks, Elizabeth L. [8 page(s)] p. 685 The Star of a Leopard Russell, T. Paron [13 page(s)] p. 693 An Elusive Misogynist Vallings, Harold [21 page(s)] p. 706 The Hand on the Keys Russell, T. B. [12 page(s)] p. 727
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Come si vede, l’unico nome importante della lista è proprio quello di E. M. Forster, ma proprio in quell’occasione era certamente il nostro autore ad essere lo sconosciuto della compagnia. Temple Bar era un “London Magazine for Town and Country Readers”, (una rivista londinese per lettori di città e di campagna). Fu fondato da John Maxwell, editore il cui nome rimane legato anche a numerose altre pubblicazioni del tempo. Nel ’62 passò all’editor G. A. Sala e nel ‘66 fu ceduto a Richard Bentley. Nel 1898 fu venduto a Macmillan and Company.(31) Aveva un formato definito “standard”, in imitazione della più nota rivista Cornhill e, almeno all’inizio, conteneva anche delle illustrazioni. Pubblicato mensilmente, costava uno scellino e doveva essere “vivace, pieno di articoli di carattere generale e diretto verso l’agiata alta borghesia”. Ogni numero conteneva una varietà di lavori letterari: due romanzi a puntate, alcuni racconti brevi e poesie, e “più o meno sei articoli vari di curiosità politiche, sociali, religiose, letterarie, storiche o geografiche, frequentemente frammisti a saggi morali”.(32) Il primo editor della rivista fu George Augustus Sala (1828 - 1895), giornalista e scrittore, il cui nonno paterno fu Claudio Sebastiano Sala, un italiano venuto a Londra per “organizzare balletti nei teatri”. Guidò la rivista fino a quando questa fu ceduta ai Bentley nel 1866.(33) Il primo numero è datato Dicembre 1860. Diventò subito una delle principali riviste letterarie dell’Inghilterra vittoriana.(34) Nell’arco di quarantasei anni furono pubblicati ben 553 numeri, in cui furono ospitati numerosi lavori di importanti autori del tempo, come Wilkie Collins, Charles Reade, R. L. Stevenson, Arthur Conan Doyle.
31) In http://users.ev1.net è possibile vedere un elenco dei proprietari e degli editor di Temple Bar. 32) Vedi jmchavez/profiles in http://www.sit.wisc.edu . La fonte che qui viene citata è Sullivan Alvin, British Literary Magazines: The Victorian and Edwardian Age, 1837-1913, pp.403-7. 33) Vedi alla voce Sala” in http://13.1911encyclopedia.org . 34) Un’altra rivista letteraria all’epoca molto in voga, era Belgravia.
58 Inizialmente Temple Bar aveva raggiunto la ragguardevole tiratura di circa 30.000 copie. Verso la fine degli anni Sessanta si stabilizzò intorno alle 13.000 copie. Alla fine del secolo era sceso fino a 8.000 copie e stava vivendo una fase di declino che l’avrebbe portato alla chiusura. L’ultimo numero è datato Dicembre 1906.(35) Albergo Empedocle è il solo racconto di Forster apparso sulla rivista. Altri racconti presentati successivamente non furono presi in considerazione per la pubblicazione. E’ il caso, per esempio, di The Story of the Siren e The Purple Envelope.(36) Anche altre riviste furono poco disponibili ad accogliere i racconti del giovane ed ancora sconosciuto Forster.(37) Soltanto la Independent Review accolse quattro racconti e tre saggi entro il 1904.(38) Si trattava di un magazine di cultura e politica di indirizzo liberal, fondato da alcuni amici di Cambridge.(39)
35) Cfr. http://www.emforster.info/pages/temple_bar.htm. 36) Stallybrass suggerisce anche che Temple Bar possa ad un certo punto aver offerto a Forster la possibilità di scrivere e pubblicare una “ghost story”. In una lettera all’amico R. C. Trevelyan, Forster fa in effetti cenno ad una storia di fantasmi, ma più avanti aggiunge “in un certo senso mi sento troppo raffinato per scrivere una ghost story”. Cfr. STALLYBRASS in op. cit., p. x e n. 5, 37) Sull’argomento si veda sempre STALLYBRASS in op. cit., p. viii. 38) Ibidem, p. x, n. 5. 39) A guidarli era G. M. Trevelyan. L’editor era E. Jenks. Nel comitato editoriale c’era anche G. L. Dickinson. La rivista fu lanciata nell’Ottobre del 1903 e sarebbe rimasta in vita fino 1907. Nel secondo numero (Novembre 03) apparve il primo contributo di EMF, il breve saggio storico Macolnia Shops, più tardi incluso nella raccolta Abinger Harvest (1936). Cfr. FURBANK, op. cit., pp. 90, 107-9; e www.emforster.info/pages/P01.html dove viene anche riprodotto il frontespizio della rivista.
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Alcuni temi tipici dell’opera di E. M. Forster
Albergo Empedocle ha anche il merito di aprire una lunga serie di storie che hanno come sfondo un albergo o una pensione. In tutta l’opera di Forster si tratta di una costante che in più di un’occasione supera addirittura il ruolo di sfondo per assurgere alla dimensione di vero e proprio protagonista. Nel nostro racconto il nome dell’albergo costituisce addirittura il titolo del lavoro ma, paradossalmente, il luogo in sé non sembra giocare un ruolo essenziale nel plot. In The Story of a Panic troveremo l’alberghetto di Ravello(40) dove si svolge il drammatico finale della storia. Nel primo romanzo Monteriano (Where Angels Fear to Tread) diverse scene si svolgono all’interno dell’alberghetto nel centro del paesino di Monteriano che i critici hanno identificato con San Gimignano in Toscana e che Forster visitò nel Giugno del 1902. Nel più noto Camera con vista (A Room with a View) troviamo la “Pensione Bertolini” di Firenze dove si aggira una moltitudine di personaggi, tutti più o meno ispirati dai reali ospiti incontrati durante la visita fiorentina del Novembre 1901. In tutti questi luoghi si muove una umanità particolare costituita da gruppi di benestanti turisti stranieri, per lo più inglesi, della borghesia medio-alta o della piccola nobiltà, in giro per l’Italia alla scoperta delle meraviglie della classicità e dei misteri del Mediterraneo, da cui sono irrimediabilmente attratti. Questa speciale fauna raffinata, snob e a volte anche razzista, si contrappone
40) Il De Masi lo identifica con la Villa Episcopio sita nell’omonima via, dove oggi campeggia una lapide che ricorda come in quella casa abbiano dimorato il nostro Forster ed il francese André Gide. Cfr. DE MASI, Ravello, Cava de’ Tirreni, 2003, pag. 85.
60 alla miseria degli italiani (inservienti, camerieri, vetturini, questuanti) immancabilmente descritti in termini non molto lusinghieri, a volte grotteschi, nella migliore delle ipotesi pittoreschi e comunque sempre posti in ruoli (sia nel contesto sia nello svolgimento del racconto) fortemente subalterni rispetto agli aristocratici ospiti stranieri. Un forte accenno a uno dei temi di Albergo Empedocle lo rintracciamo in The Longest Journey, il romanzo in buona parte autobiografico di EMF. Qui il riferimento a un racconto scritto dal giovane protagonista Ricki (lo stesso Forster ai tempi del King’s College) è associato alla figura di un giovane filosofo di campagna a cui viene chiesto un parere su “cosa succede alla gente quando muore”. Poco prima un bambino è morto in un incidente e tutti gli chiedono “Dove è il bambino adesso? Che cosa è accaduto della sua anima?”. La situazione chiaramente richiama la figura del filosofo Empedocle e la questione della trasmigrazione dell’anima, che nel nostro racconto svolge un ruolo primario.(41) Il fatto che EMF includa questi particolari nel romanzo che almeno in parte ricostruisce i suoi anni universitari, testimonia chiaramente dell’interesse che egli aveva riguardo questi temi e ci fa pensare che il racconto menzionato ma non descritto potesse essere proprio il nostro Albergo Empedocle. Un altro tema ricorrente – sarebbe forse meglio dire costante - nella narrativa forsteriana è quello dell’omosessualità.(42) Pressoché in tutte le opere possiamo trovare spunti, personaggi, situazioni che in modo a volte velato a volte esplicito risultano legati a questo particolare tema che nella vita di E. M. Forster risultò di primaria importanza. In Albergo Empedocle non vi sono personaggi chiaramente omosessuali ma alcuni critici hanno voluto vedere un accenno ad un rapporto particolare in quello che intercorre tra il protagonista
41) E. M. FORSTER, Il cammino più lungo, in Romanzi, pp. 276 e 286. 42) Per la questione dell’omosessualità in Albergo Empedocle e nelle opere pubblicate postume, si veda DA SILVA, op. cit., pp. 12 passim.
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Harold e il narratore Tommy. Ciò emergerebbe in due passaggi proprio in apertura: “...ma la Sicilia mi era a quei tempi un nome così sacro che l’idea di percorrerla in un batter d’occhio, persino con Harold, mi trattenne.” (27) Questo “persino con Harold” ci fa pensare che Tommy sente per l’amico lontano in gita con la fidanzata e la famiglia di questa, un sentimento che va probabilmente oltre la semplice amicizia. Poco più avanti c’è, invece, una sorta di dichiarazione più aperta: “...l’uomo che amo di più al mondo...” (27) E in chiusura di racconto scopriamo che Tommy è l’unica persona che ha continuato a far regolarmente visita al povero Harold ormai chiuso in manicomio: “L’ultima volta quando entrai nella stanza, Harold si alzò e mi diede un bacio sulla guancia. Penso che sappia che lo capisco e lo amo: a ogni buon conto mi consola pensarlo.” Anche Harold dà il suo contributo. Quando si sveglia dal sonno rivelatore, pronuncia: “Amavo in modo assai diverso.” Parlando tratteneva i rovi perché non strappassero il vestito di lei. Una spina gli graffiò la mano. “Sì, amavo pure meglio,” proseguì, osservando le goccioline di sangue affiorare.” (59) Tutto ciò inevitabilmente evoca una concezione dell’amore più libera da pregiudizi borghesi e ci rimanda ai costumi dell’antica Grecia. A ciò si associ la scena della sofferenza legata alla figura femminile. Quando, più avanti, Harold sta male ed è in preda alla crisi, è il nome di Tommy che disperatamente invoca: “Sei persone dicono che sono matto. Che non ce ne sia uno, non uno, che mi capisca?” Barcollò lungo il passaggio come se fosse cieco e lo udirono chiamare “Tommy”. Come si vede, pur potendo in effetti individuare elementi riconducibili all’omosessualità, la relazione, vera o falsa che sia, tra Tommy-narratore e Harold-protagonista non è però chiaramente esplicitata né risulta funzionale allo svolgimento della sto-
62 ria o, se lo è, solo in minima parte. Non ci fosse stata sarebbe cambiato poco o nulla. Anzi a voler fare un passo oltre, potremmo anche dire che l’introduzione di questo narratore esterno alla trama ed assente ai fatti, può essere addirittura giudicato come un aspetto negativo del racconto. E di questa cosa lo stesso Forster dovette rendersi conto se a posteriori non incluse Albergo Empedocle nelle sue raccolte di racconti. Un altro aspetto riconducibile ad un presunto preconcetto omosessuale dell’autore può essere visto nell’impossibilità di reale e sincera comunicazione prima e di effettiva separazione dopo, che riscontriamo tra i due protagonisti del racconto. Harold e Mildred sono fidanzati ma in effetti non riescono a comunicare in modo efficace e nel momento in cui Harold ha la rivelazione della sua vita passata dove ha vissuto ed amato meglio, il rapporto salta e la colpa della rottura, più o meno inconsciamente, il narratore la attribuisce a lei ed al suo mondo incapace di accettare il “meglio” evocato da Harold. Riprendiamo, a questo proposito, quanto scrive Wilfred Stone il quale annota una battuta di Forster : “Non perdonerò mai Mildred Peaslake fino a quando vivrò” e aggiunge a commento: “Forster è sempre duro con le donne del tipo Mildred PeaslakeAgnes Pembroke. Esse sono le managers sessualmente pericolose, le apprendiste guardiane e chaperones, dalle quali la sua fantasia è una strategia di fuga.” (43) Ci pare inoltre interessante riportare quanto acutamente scrive Stephen Da Silva sul rapporto Harold/Tommy che in definitiva si realizza proprio attraverso il drammatico processo di regressione verso l’antico passato greco, che Harold drammaticamente sperimenta e che lo condurrà sì in manicomio ma anche tra le braccia di Tommy, unico disposto a capirlo, amarlo e anche baciarlo:
43) “I shall never forgive Mildred Peaslake as long as I live. Forster is always hard on women of the Mildred Peaslake-Agnes Pembroke variety. They are the sexually threatening managers, the apprentice chaperones and guardians, from whom his fantasy is a strategy of escape.” STONE, Op. cit. p. 144. Il personaggio di Agnes Pembroke compare in The Longest Journey (Il viaggio più lungo).
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“La storia termina con Harold che è ormai completamente scivolato via dal mondo moderno verso il passato greco baciando il suo premuroso amico Tommy. Se in una lettura psicoanalitica, l’omosessualità rappresenta uno stato iniziale che deve essere abbandonato al fine di passare ad una adulta eterosessualità, in Albergo Empedocle, Harold deve andare indietro nel tempo fino ad una vita passata, la sua adolescenza greca, al fine di evitare i confini di una eterosessualità obbligatoria e raggiungere l’unione con Tommy.” (44) C’è inoltre la tentazione di vedere nei personaggi del racconto il riflesso di personaggi reali. Ed è cosa comprensibile e anche sostenuta dal fatto che tutto il racconto può essere preso come un resoconto romanzato della visita che realmente Forster dedicò a Girgenti ed alla Valle dei Templi. All’epoca del tour Forster stava infatti vivendo una relazione, sostanzialmente platonica, con Hugh Meredith, il quale poi si sarebbe regolarmente sposato. Nulla ci vieta di pensare che se il narratore Tommy può essere assimilabile allo stesso Forster, Harold potrebbe essere una proiezione letteraria di Meredith, o viceversa.(45) Ma si tratta di speculazioni su aspetti a nostro avviso non funzionali al racconto in sé e che trovano motivo di essere solo nella constatazione che già in Albergo Empedocle sono presenti praticamente tutti i maggiori temi dell’opera forsteriana, dal tour all’albergo, dal turista inglese in Italia alla riscoperta della classicità, all’opposizione passato/presente, eccetera eccetera, fino a
44) The story ends with Harold who has now completely slipped away from the modern world into his Greek past kissing his attentive friend Tommy. If in a psychoanalytic narrative, homosexuality represents an early stage that must be left behind in order to move to adult heterosexuality, in “Albergo Empedocle,” Harold has to slip backward in time to a past life, his Greek childhood, in order to avoid the confines of compulsory heterosexuality and achieve union with Tommy. DA SILVA, op. cit., p.12. 45) Hugh O. Meredith era anch’egli uno studente ed un “apostolo” al King’s College di Cambridge. Non lo si confonda con il George Meredith romanziere. Forster conobbe Hugh durante il secondo anno di studi e tra i due nacque subito un’intensa amicizia che sarebbe durata a lungo. Anche l’influenza di Meredith risultò determinante nella vita di Forster. E’ possibile individuare H. O. Meredith anche nel personaggio di Ansell, uno dei protagonisti di The Longest Journey. Vedi FURBANK, op. cit., p. 60 passim.
64 trovare, inevitabilmente, anche il tema dell’omosessualità. Anche il tema del contrasto tra passato (migliore) e presente (peggiore), che percorre tutta l’opera forsteriana,(46) è molto presente in Albergo Empedocle. In primo luogo il passato è simboleggiato dalla grandezza di Akragas dove Harold dice di avere vissuto ed amato meglio, che si oppone alla vista misera e sconfortante della moderna Girgenti. In secondo luogo dalla stessa Sicilia, un tempo verde delicata e giovane mentre oggi, al tempo delle miniere, è marrone, inaridita e morente. (39) (Mildred a Harold) “Devi addentrarti in un’epoca passata se vuoi apprezzarla a fondo. Oggi devi immaginare che sei un Greco.” “Perbacco, Mildred,” disse sir Edwin,”sei quasi troppo fantasiosa.” “No, papà, non lo sono . Harold capisce bene . Deve dimenticare tutti questi orrori moderni di ferrovie e viaggi Cook e immaginare una vita di più di duemila anni fa, fra palazzi e templi. Deve pensare, sentire e agire come un Greco. E’l’unico modo. Deve... beh, deve essere un Greco.” (37) Questo contrasto tra passato e presente ha dunque un suo riflesso nel rapporto tra immaginazione e realtà. La prima trova realizzazione nella capacità che Mildred ha di scatenare la fantasia e desiderare di entrare nella testa di Harold addormentato e guidarne i sogni e più tardi, addirittura, di illudersi di avere, anch’essa, vissuto nell’antica Akragas. E il potere dell’immaginazione induce in lei una potente, travolgente passione. Al contrario, Harold, insensibile e sordo a qualunque stimolo, vive in termini realistici quello che è un fatto misterioso e straordinario. Svegliatosi dal sonno che gli ha rivelato di avere già vissuto in quel luogo, non è infatti lui a provare gioia o stupore ma la sua fantasiosa fidanzata: 46) Altri personaggi dei racconti forsteriani vivono esperienze analoghe a quella di Harold e si muovono verso il passato ed in particolare verso l’antica Grecia. Sempre il Da Silva vede in questa caratteristica una manifestazione dell’esigenza di “sperimentare i loro adolescenziali desideri omosessuali”. Op. cit., p.12.
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“Parlami, parlami ancora,” esclamò Mildred, che cominciava a ritrovare il fiato. “Come hai potuto sorridere. Come fai a essere così tranquillo?Che idea meravigliosa! Che la tua anima abbia già vissuto! Dovrei correre, gridare, cantare. Meraviglioso! Travolgente! Come fai ad essere così calmo? Oh, mistero! E che poesia, oh poesia, come fai a sopportarla? Oh, parla ancora.” “Non ci vedo nessuna poesia,” disse Harold. “E’ semplicemente accaduto, ecco tutto. Ho già vissuto qui.” (53) La realtà degli altri si nutre invece della pochezza del quotidiano in cui rigide convenzioni e difficoltà di reale comunicazione dominano ogni atto della vita. Forster espliciterà più compiutamente questa serie di contrasti tra loro correlati, passato/presente, comunicazione/incomunicabilità, immaginazione/realtà nelle opere successive e più mature. Riguardo a questi aspetti particolarmente significativo appare il racconto pubblicato qualche anno dopo The Machine Stops (La macchina si ferma) (1909) in cui l’umanità vive in un mondo dominato da una macchina onnipotente ma che alla fine si ferma provocando la distruzione totale.(47) Dunque Albergo Empedocle sembra contenere in embrione tutte le maggiori tematiche che negli anni successivi troveremo nelle grandi opere forsteriane. Come ben sintetizza Nigel Foxell, questo racconto giovanile “fornisce un’introduzione ideale alla produzione successiva: così giovane, l’uomo che sarebbe sorto come il più affascinante umanista liberale aveva già espresso, in un miscuglio del sociale e del mistico, la sua filosofia permanente”.(48)
47) E’ assolutamente straordinario come EMF sia stato capace di immaginare in questa storia che si può classificare di fantascienza, sia l’attuale e reale società della comunicazione globalizzata inclusa una rete incredibilmente simile a Internet, sia uno scenario apocalittico in cui la macchina prende il sopravvento e domina totalmente l’umanità, come in 2001 Odissea nello spazio di A. C. Clarke o nel film Matrix. Su questi aspetti risulta interessante l’articolo di PERKOWITZ, “Connecting with E. M. Forster,” The American Prospect, vol. 7 no. 26, May 1, 1996 – June 1, 1996. (in http://www.prospect.org ). 48) FOXELL, op. cit., p. 11.
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Ravello e The Story of a Panic
Se Albergo Empedocle vanta un diritto certificabile di primogenitura riguardo alla pubblicazione, c’è un altro racconto a cui invece la critica ha finora attribuito il diritto di primogenitura riguardo alla stesura. Ciò è dipeso da una serie di fattori concomitanti. In primo luogo c’è che nella prefazione alle Collected Stories (1947) Forster racconta come il suo racconto The Story of a Panic sia stato concepito e in parte composto di getto durante il suo soggiorno di cinque giorni (dal 24 al 28 Maggio 1902) a Ravello, la bella località turistica che sorge sopra Amalfi, nel corso dello stesso tour italiano che aveva già portato il nostro autore anche a Girgenti. In secondo luogo c’è la totale assenza di manoscritti, appunti o riferimenti di Forster riguardo ad Albergo Empedocle ed alla sua stesura. In terzo luogo bisogna ricordare che il nostro racconto è rimasto sepolto nelle pagine di Temple Bar ed ignorato da tutti fino alla sua ripubblicazione postuma nel 1971. Tra i pochi critici ad averlo preso in qualche considerazione, senza tuttavia preoccuparsi di tentare una esatta collocazione cronologica riguardo alla sua stesura, vanno ricordati Lionel Trilling(49) e Wilfred Stone(50). A ciò si aggiunga la scarsezza di informazioni riguardo al breve soggiorno in Sicilia e in particolare a Girgenti, in una biografia come quella di Furbank, universalmente riconosciuta come la più attendibile. In assenza di altre indicazioni, dunque, The Story of a Panic è stato considerato il primo racconto di Forster. Esso costituiva il racconto d’apertura della prima raccolta forsteriana The Celestial 49) Cfr. TRILLING, E. M. Forster, The Hogarth Press, London, 1966, pp.32 e 48. 50) Cfr. STONE, op. cit., pp. 129 e 144-5.
68 Omnibus pubblicata nel 1911. Se la stesura di The Story of a Panic risale al Maggio del 1902, ciò vuol dire che è avvenuta dopo il passaggio a Girgenti, che come abbiamo visto sopra si colloca dal 12 al 15 Aprile. Questo, in linea teorica almeno, ci può autorizzare a pensare che il racconto agrigentino possa essere stato se non proprio scritto, perlomeno pensato addirittura prima di quello ravellese. Forster ha avuto almeno un paio di settimane per riflettere sull’esperienza ai templi, prima di essere preso dalla bellezza e dal fascino di Ravello che gli ispireranno la storia dell’iniziazione ai misteri di Pan del quattordicenne Eustace.(51) Al momento, però, non è possibile stabilire nulla con esattezza. L’unica cosa ovviamente certa è che Albergo Empedocle fu concepito e composto tra l’Aprile ‘02, data del soggiorni girgentano, e il dicembre ‘03, epoca della pubblicazione su Temple Bar. Non ci pare ci sia modo di andare oltre questo dato, in assenza di altri dettagli. Come si può evincere dalle osservazioni di vari critici, pare non siano rimasti annotazioni o appunti di Forster riguardo al nostro racconto. Per molti altri scritti è invece stato possibile risalire a manoscritti, minute. Alcune volte, come appunto per The Story of a Panic, è stato lo stesso Forster a fornire una indicazione riguardo al processo creativo, alla stesura e alle vicissitudini che hanno accompagnato le sue storie ed i suoi romanzi. Per questo aspetto rimane insostituibile la biografia di Forster pubblicata da P. N. Furbank. Si tratta di un’opera ricca e documentata ma completa solo apparentemente poiché omette del tutto sia la tappa a Girgenti dell’Aprile 1902, che a noi tanto interessa, sia la pubblicazione di Albergo Empedocle che proprio per essere stato il primo racconto a vedere le stampe, avrebbe meritato adeguata trattazione. I due racconti presentano temi ed aspetti comuni, a testimonianza della contemporaneità dell’esperienza emotiva che alla fine portò alla loro creazione. I protagonisti sono giovani che vivono una esperienza di tipo mistico, una sorta di rivelazione, in un con51) Forster apre il racconto in questo modo: “Ravello è un posto delizioso con un delizioso piccolo albergo in cui noi incontrammo della gente affascinante”. Sull’argomento si veda DE MASI. op. cit., pp. 83 - 93.
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testo naturale particolare. Il risultato dell’esperienza è in entrambi i casi, il profondo cambiamento della personalità e del rapporto con il mondo che li circonda e le sue regole. In entrambi i casi, l’epilogo sarà tragico per i protagonisti rigettati da un mondo che non li capisce e che per questo non può accettarli. In Albergo Empedocle abbiamo Harold, giovane della borghesia inglese in tour in Italia che, tra le rovine cariche di mito e storia dell’antica Akragas, rivive il ricordo di una precedente esistenza vissuta proprio in quel luogo. Viene preso per matto, cade in uno stato in cui non è più in grado di comunicare con il mondo esterno, e finisce i suoi giorni in un manicomio inglese. In The Story of a Panic abbiamo invece Eustace anch’egli giovane di una agiata famiglia della borghesia inglese in vacanza sulla costiera amalfitana che, immerso nella straordinaria e selvaggia bellezza della campagna di Ravello, è pervaso dallo “spirito di Pan”. Il cambiamento che avviene in lui provoca lo scontro con la famiglia ed i suoi principi vittoriani e la tragedia finale. Il clou della storia è rappresentato dalla manifestazione soprannaturale dello spirito di Pan, allorché un inspiegabile tumulto dell’atmosfera investe il gruppo di turisti inglesi impegnati in un pic-nic in una valletta solitaria. L’effetto narrativo è straordinario, tanto da indurre nientemeno che H.P. Lovecraft a far cenno al racconto nel saggio che negli anni venti dedicò a quel particolare genere di cui lui stesso fu grande maestro, che è la letteratura del fantastico e del terrore.(52) Anche The Story of a Panic contiene elementi e situazioni che poi ritroveremo nei romanzi. Un accenno al dio Pan simbolo della natura che ogni tanto decide di manifestarsi tra i mortali, lo ritroviamo, per esempio, in Camera con vista. Qui i protagonisti fanno una scampagnata a Fiesole che richiama quella nelle campagne di Ravello, dove qualcosa non va per il verso giusto. E
52) LOVECRAFT H. P., L’orrore soprannaturale in letteratura, Roma – Napoli, 1992, p.118. “Più stravaganti e tendenti a quella fantasia innocua e garbata, tipica di J. M. Barrie, sono i racconti di E. M. Forster, riuniti sotto il titolo di The Celestial Omnibus. Di essi, solamente uno, che evoca l’immagine di Pan e dell’aura di timore che l’accompagna, si può dire che possieda veramente l’elemento del terrore cosmico.”
70 all’inizio del VII capitolo il fatto viene commentato e spiegato tirando in ballo l’intervento di Pan: “Pan era stato fra di loro – non il grande dio Pan che è ormai sepolto da duemila anni, ma il piccolo dio Pan quello che presiede ai contrattempi sociali e ai picnic falliti”. (32bis)
52 bis) “Pan had been amongst them – not the great god Pan, who has been buried these two thousand years, but the little god Pan, who presides over social contretemps and unsuccessful picnics”.
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Turisti a Girgenti
Seguendo simbolicamente l’esempio di Forster - che preso dalla magia del Mediterraneo mette in moto la macchina dell’immaginazione - e dei protagonisti della storia, Harold e Mildred che immaginano di essere reincarnazioni di antichi akragantini e rivedono i fasti dell’antica città - proviamo anche noi ad immaginare come era Girgenti nel 1902 e cerchiamo di rivedere ciò che i Forster (e dunque i Peaslake) videro al loro arrivo a Girgenti. Per questo nostro esercizio di fantasia ci facciamo aiutare dalla famosa Novissima Guida di Girgenti del Cremona, che contiene una sorta di percorso turistico ideale che sembra attagliarsi perfettamente alla nostra situazione. (53) E’ sempre bene tenere a mente che la visita di Forster e di conseguenza anche il setting temporale di Albergo Empedocle, sono da collocarsi nel 1902, mentre la nostra Guida porta la data del 1925. Nonostante i 22 anni di differenza, però, sono convinto che poco era cambiato e che le descrizioni del Cremona vadano perfettamente bene anche per i primi anni del secolo. E’ un po’ come volere usare oggi una guida turistica pubblicata a metà degli anni Ottanta: non troveremmo molto di veramente cambiato (purtroppo).(54) “Al turista, che intende visitare i templi e i principali monumenti della città e sbrigarsi al più presto possibile, conviene pervenire a Girgenti col primo treno, che arriva verso le ore 11.” 53) CREMONA, Novissima guida di Girgenti, 1925, pp. 37-8, 46, 184-5. 54) Annotiamo che la Novissima Guida del Cremona chiaramente attinge a piene mani da una pubblicazione addirittura di 26 anni prima. Ci riferiamo alla lettera-opuscolo del già citato Anonimo Templare al cav. prof. Felice De Leo, stampata in almeno tre edizioni dalla Premiata Stamperia Montes di Girgenti tra il 1889 e il 1899. Una edizione anastatica è stata realizzata nel 1990. A proposito dell’anonimato del Templare in questione, pare assodato si tratti di un Virgilio Rambelli, per anni Vice Prefetto di Girgenti nella seconda metà dell’Ottocento.
74 Questo orario sembra coincidere perfettamente con quanto possiamo dedurre dal racconto e lo possiamo accettare sia per il setting temporale del racconto sia per il viaggio vero di E. M. Forster e sua madre. Che i Peaslake viaggino di mattina lo deduciamo da una serie di indicazioni: Harold è assonnato perché la notte non ha dormito, l’escursione ai templi è programmata per il pomeriggio e hanno avuto il tempo di pranzare. Dunque possiamo accettare le 11 come orario d’arrivo in città. Da qui, la comitiva si sposta in centro, in omnibus. Ma andiamo pure avanti con la Novissima Guida. “Dalla stazione ferroviaria (distante da Girgenti circa Km. 2) si arriva in soli 15 minuti in carrozza e 5 minuti in automobile alle porte della città e precisamente in Piazza Vittorio Emanuele, (dal popolino è conservato l’antico nome di Largu S. Filippu), oggi adibita a Piazza d’armi. A sinistra vi è il giardino pubblico, che à nome Villa Garibaldi, immediatamente dopo vengono la caserma dei RR. Carabinieri e poi la chiesa di S. Calogero e il Viale Cavour, (...) a destra il Palazzo della R. Prefettura, i quattro giardinetti, che il popolo chiama Sgherri probabilmente dalla parola inglese squares (che significa piazza, largo) in mezzo ai quali per la Porta Atenea (...) si entra addirittura in paese.” Fin qui abbiamo dunque visto il tragitto che la comitiva dei Peaslake nel racconto e i Forster nella realtà hanno verosimilmente percorso dalla stazione fino alle porte della città. Da allora molte cose sono cambiate. Dalla descrizione si evince che la città terminava dove ora sorge il palazzo delle Poste. L’odierna via Imera era di là da venire e la zona del Quadrivio Spinasanta era un rione separato e ben distinto rispetto alla città. Oggi non c’è più la Villa Garibaldi, altra vittima immolata al dio della speculazione edilizia. Il Viale Cavour ha preso il nome di Viale della Vittoria. Il popolino, inoltre, sembra aver del tutto dimenticato sia il Largo S. Filippo sia gli Sgherri di Porta di Ponte. I Forster/Peaslake devono recarsi all’albergo Belvedere/Empedocle. Non sappiamo quale percorso abbiano fatto. Il Belvedere si trovava sotto San Giuseppe ed è possibile che vi siano giunti o
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attraversando tutta la via Atenea o scendendo dalla “circonvallazione... detta volgarmente Strada Faddi o di Ravanusedda”, le odierne Via delle Torri e Via Empedocle. In quest’ultimo caso avrebbero costeggiato i resti delle mura Chiaramontane. Ma di questo, nel testo non v’è cenno. A questo punto, la comitiva sistemati i bagagli, pranza in albergo e si dispone per l’escursione pomeridiana ai templi. Vediamo ora il tragitto per scendere verso la Valle. “Ma per adesso dobbiamo continuare lo stradale, che si chiama F. Crispi e che deve condurci ai Templi, i quali troveremo nell’aperta campagna, fuori la città moderna. Dando uno sguardo a destra, prima d’inforcare la via Crispi, in fondo al mare nell’orizzonte ad ovest si scopre in certi giorni l’isola di Pantelleria. Scendendo quindi per l’anzidetto stradale, incontriamo dapprima, a destra, la Caserma Crispi del 5° Reggimento Fanteria ed a sinistra il piccolo viale, che conduce al Cimitero. Poscia, dopo 2 chilometri circa di percorso tutto in discesa, vedremo aprirsi a sinistra una stradella, alquanto erta, ma pure carrozzabile, che ci porterà direttamente ai Templi. (...) Il primo ad incontrarsi a destra della stradella, testé accennata, è il tempio d’Ercole.” Al posto della caserma oggi troviamo i giardini di Villa Europa. La stradella erta dovrebbe corrispondere a quella che oggi noi chiamiamo Via Sacra, lungo la quale sorgono i templi e non è quella lungo la quale i Peaslake vengono prima assediati da ambulanti e mendicanti e poi bloccati dall’incidente al cavallo che tira la carrozzella. La nostra comitiva inglese infatti inizia la visita dal tempio di Giunone, cioè dal lato opposto della Via Sacra. Viene più semplice pensare che vi siano arrivati scendendo da Bonamorone piuttosto che seguendo l’itinerario della nostra guida. Ciò che i turisti vedevano era in definitiva una minima parte della città, la parte che potremmo forse definire migliore. C’era naturalmente la Via Atenea con i negozi, qualche bel palazzo, un
76 paio di chiese, il passeggio, ma per il resto Girgenti non doveva apparire un posto particolarmente eccitante. I primi anni del secolo sono inoltre segnati dalla crisi economica legata al crollo del commercio dello zolfo e la miseria regnava negli strati più umili della popolazione. I Forster, scendendo al Belvedere vecchia sede, dovettero vedere la zona di Ravanusella e forse addirittura percorsero la Via Atenea, ma di questo nel racconto non vi è traccia. Avranno certamente visto anche il Circolo Empedocleo con la sua bella facciata liberty che incorniciava l’altrettanto bella Piazza S. Giuseppe con il suo panorama mozzafiato ma anche con i tanti ubriachi che vi si sdraiavano dopo essere scesi, gonfi di vino, dalla via Bac Bac. Non è questa tuttavia la sede per parlare di com’era Girgenti all’inizio del XX secolo. Qui basta solo ricordare che, nonostante tutto, in città vi erano anche dei notevoli fermenti culturali e vi operavano figure del calibro di Francesco Sinatra (1875 – 1961), Michele Caruso Lanza (1853 - 1925) e il canonico Giuseppe Russo (1849 - 1922), per non dire di Nicolò Gallo, Ministro della Pubblica Istruzione, e di Luigi Pirandello ormai però residente a Roma. Lo storico Giuseppe Picone (1819 - 1901) era morto proprio l’anno prima della visita di EMF.(55) Proprio dal diario curato da V. Bonfiglio che completa le Memorie Storiche del Picone, apprendiamo che nel 1902 a Girgenti era sindaco F.P. Diana, il prefetto si chiamava Muscianisi e il deputato era Contarini. Dal 1898, vescovo della diocesi era Mons. Lagumina. Il diario non registra nessun evento particolarmente significativo, meno che mai la notizia della breve visita di un giovane e sconosciuto inglese di nome Edward Morgan Forster.
55) Sulla situazione economica e culturale della Girgenti a cavallo tra Ottocento e Novecento, esistono numerose pubblicazioni, tra queste segnaliamo: RIGGIO G., Vita e cultura agrigentina del ‘900, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta-Roma, 1978, il bel catalogo Pirandello e l’archeologia a cura di Cani, D’Affronto, Perniciaro, realizzato dalla Biblioteca - Museo “Luigi Pirandello” di Agrigento, 2001, e l’altro splendido catalogo La collezione Sinatra a cura di G. Costantino, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta-Roma, 1997. Questi ultimi, oltre agli interessanti testi, offrono una eccezionale documentazione iconografica, preziosissima per cogliere l’atmosfera del tempo.
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L’albergo
Naturalmente ci siamo chiesti se EMF abbia dato il titolo al suo racconto ispirandosi ad un reale Albergo Empedocle e così ci siamo posti il problema di appurarne l’eventuale esistenza a Girgenti all’epoca della visita dello scrittore inglese. Tra i conoscitori di cose agrigentine che abbiamo intervistato sull’argomento, l’unico a darci una traccia concreta è stato lo storico Settimio Biondi, il quale ci ha informati di una “locanda Empedoclea” che appare in una lista di locali presente in una delibera comunale del 1868. Tale documento è relativo ai preparativi per una Esposizione agricola interprovinciale da tenersi l’anno successivo a Girgenti e per la quale era previsto l’afflusso di un gran numero di visitatori o espositori che avrebbero avuto bisogno di un alloggio o di una sistemazione alberghiera. L’amministrazione, dunque, si preoccupava della disponibilità di posti letto in città. Il documento sfortunatamente non fornisce altri dati che ci possano dare qualche indizio su ubicazione e consistenza del locale. Dal termine “locanda” che viene usato per definire la struttura, si comprende abbastanza chiaramente che, comunque, non doveva essere un vero e proprio albergo ma qualcosa di livello sicuramente inferiore.(56) Si trattava, in ogni caso, di una struttura la cui esistenza è documentata per il 1868, anno in cui EMF non era neanche nato. Non sappiamo se e per quanti altri anni essa continuò a funzionare e se il nostro autore la vide o ne sentì parlare.
56) Il Picone dà notizia sia della delibera datata 20 ottobre 1868 sia della stessa esposizione che si tenne nel Palazzo della Provincia e sul Largo San Filippo, cfr. PICONE, Memorie Storiche Agrigentine, Agrigento, 1942, pp. 804 - 5.
78 Un’altra traccia l’abbiamo trovata in una edizione in lingua francese della guida Baedeker datata 1883. Alla pagina 293 essa riporta l’elenco degli alberghi di Girgenti dove sono menzionati l’Hotel des Temples, il Gellia e il Belvedere. C’è anche un Albergo Empedocle la cui breve presentazione ci informa che esso è: “Fréquenté à peu près uniquement par des Siciliens”. Dunque non si tratterebbe di una struttura destinata al circuito turistico internazionale ma piuttosto ad una frequentazione di tipo locale. Dunque un Albergo o locanda con nome “Empedocle” o “Empedocleo” a Girgenti ci fu ed il fatto è documentato almeno per un periodo che va dal 1868 al 1883. Ma cosa succede dopo? Questo nome sparisce dalle guide turistiche e all’epoca della visita di Forster non è più annoverato nelle liste degli alberghi né lo sarà in seguito. Il nostro già citato Anonimo Templare, facendo l’elenco delle istituzioni girgentane che portano il nome del grande filosofo, non include nessun albergo, e siamo nel 1889.(57) L’edizione della guida Baedeker del 1903(58), quindi di pochissimo posteriore alla visita di Forster, non fa più cenno dell’Albergo Empedocle, né altre guide sempre di epoca successiva.(59) Questo non vuol certo dire che non ce ne fosse uno, può invece significare che se c’era, era di categoria tale da non meritare menzione. E questo suffragherebbe l’ipotesi avanzata da una fonte orale, dell’esistenza in via Atenea, nei pressi dell’odierna
57) “Oltre il porto che ha il nome di Empedocle lo hanno, un casino di compagnia, un convitto maschile, una società operaia, un caffè, una strada, il che dimostra quanto duri il culto del più illustre cittadino di Acragante.” Op. cit., p.25. Il Picone ci informa inoltre di un giornale Empedocle pubblicato il primo gennaio 1870, cfr. op. cit., p. 806. 58) Nel cosiddetto “Fondo Zirretta” della Biblioteca “Pirro Marconi”, sono conservate un paio di copie, una in tedesco e una in inglese, del famoso Baedeker. L’annotazione risulta doverosa se osserviamo che queste guide erano una sorta di Vangelo del turista-viaggiatore dell’epoca e Forster stesso non ne fa mai mancare una copia ai personaggi dei suoi romanzi ambientati in Italia come Monteriano e Camera con vista. 59) “... a 1900 Baedeker shows no Albergo Empedocle.”. Cfr. STALLYBRASS, op. cit., p.235. Abbiamo naturalmente consultato una serie di guide turistiche senza però trovare nessun accenno al fantomatico Empedocle, Nessuna di queste pubblicazioni a carattere turistico, menziona un Albergo Empedocle ad Agrigento: Guida d’Italia TCI del 1919, 1928, 1953; Annuario generale CTI 1938; Annuario Alberghi d’Italia Enit,1955; Vademecum del turista TCI 1957.
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Camera di Commercio, più che di un albergo per come lo intendiamo noi oggi, di un cosiddetto fondaco denominato “Empedocle”. Potrebbe in altri termini trattarsi dalla locanda menzionata nella sopracitata delibera del 1868. Il Palillo, nel suo bel saggio sul turismo ad Agrigento, riferendosi alla fine del XIX secolo, menziona un Albergo Empedocle, associandolo all’albergo Concordia(60), senza tuttavia dare alcuna informazione né riguardo alla sua consistenza, né alla sua esatta ubicazione. Sull’ubicazione esatta di questo Albergo Empedocle o Locanda Empedoclea certamente esistiti nella seconda metà dell’Ottocento e che in ultima analisi potrebbero essere la stessa cosa, permangono però forti dubbi. Una fonte orale asserisce che un fondaco che poteva essere l’Empedocle si trovava nell’edificio di Via Atenea a fianco dell’attuale Camera di Commercio che ospitò il Circolo dei Nobili. Un‘altra fonte orale ritiene potesse trovarsi nel vicolo sottostante Piazza San Francesco. Ancora un’altra fonte orale ci ha indicato la Via Crispi. Se le prime due possono apparire interessanti quest’ultima, invece, ci è sembrata decisamente improbabile. Nessuna delle tre voci, tuttavia, ha potuto essere confermata in maniera definitiva e certa. Infatti, nonostante le ricerche presso l’archivio della Camera di Commercio, l’Archivio di Stato e nelle locali biblioteche, nessuna delle ipotesi ha trovato una qualche conferma e la questione dell’esistenza e dell’eventuale ubicazione di un Albergo Empedocle a Girgenti/Agrigento - per quello che in definitiva può contare per questo nostro lavoro - rimane aperta. L’unica ipotesi veramente plausibile ci è invece sembrata quella formulata dal sopracitato Palillo, il quale collocherebbe la sede della struttura nella parte alta della via Atenea, nell’edificio che sulla destra fa angolo con la Discesa Gallo.(61) Se questa ipotesi risultasse vera, è dunque possibile che EMF abbia visto l’insegna dell’albergo rimanendo colpito dal nome
60) PALILLO, op. cit., pag. 22. 61) Conversazione del Novembre 2003.
80 tanto da usarlo come titolo del suo primo racconto. E’ abbastanza verosimile che nei quattro giorni di soggiorno girgentano il nostro autore abbia fatto quattro passi lungo la via principale della città specie se si tiene conto che si tratta di un luogo poco distante da dove lui e la madre avevano preso alloggio. Risulta appurato, infatti, che E. M. Forster e la madre, Alice Clare “Lily” Whichelo (1855 – 1945), soggiornarono all’Hotel Belvedere. La madre di Forster dell’albergo dirà più tardi che era sporco.(62) Nel 1902 questo albergo era gestito da Oreste De Angelis(63) e si trovava ubicato in pieno centro, poco sotto Piazza San Giuseppe, esattamente nella via Sileci. L’edificio oggi non esiste più. Negli anni Sessanta, questo angolo del centro storico della città, venne irrimediabilmente sconvolto per fare spazio al cosiddetto palazzo “Riggio”, l’orribile grattacielo che ancora oggi nega il panorama e rimane stolidamente a testimoniare la totale insensibilità, incompetenza, per non dire peggio, di chi concepì, progettò e permise l’edificazione di questo e di numerosi altri analoghi mostri architettonici sul colle di Agrigento.(64) Coerentemente con il suo nome, dalle finestre dell’Hotel Belvedere si poteva godere di una magnifica vista della Valle dei Templi nonché dei resti delle antiche mura Chiaramontane, ancora esistenti all’epoca della visita di Forster. Scrive l’Anonimo Templare nei suoi Ricordi di Girgenti: “Viene terzo l’Hotel Belle Vue, oggi sceso in seconda linea, ma noto per aver alloggiato Sua M. l’Imperatore del Brasile Don Pedro D’Alcantara, Teodoro Mommsen, ed altri illustri perso-
62) Cfr. O. STALLYBRASS in op. cit., 236. 63) Si tratta del padre del più noto Cesare De Angelis (Girgenti 1886) che nel 1902 aveva solo sedici anni e che avrebbe preso le redini dell’albergo più tardi. Sull’Hotel Belvedere vedi PALILLO, op. cit., pp. 23-28. 64) Sono in molti ancora oggi in città a ricordare la straordinaria bellezza che piazza San Giuseppe poteva a ragione vantare fino ai primi anni del secondo dopoguerra. Rialzata di oltre un metro rispetto al piano attuale, con alle spalle la bella chiesa da cui prende il nome e il monumentale prospetto liberty del Circolo Empedocleo sul lato ovest, offriva a chi si affacciava sul lato sud, un panorama mozzafiato che con un sol colpo d’occhio abbracciava diversi chilometri di costa, da Punta Bianca a Porto Empedocle ed oltre.
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naggi venuti a visitare le antichità prima che si aprissero il Gellia, e l’Hotel des Temples.” (65) Dunque, prima che altri e più prestigiosi alberghi aprissero, il Belvedere, o Belle Vue come nella precedente versione francese, era il migliore che la città potesse offrire, tanto da ospitare addirittura delle altezze imperiali. Disponeva di 30 camere, un giardino e un ristorante.(66) Negli anni Venti lasciò i locali di Via Sileci e si trasferì nell’attuale sede di Via San Vito. I De Angelis padre e figlio sono stati personaggi di un certo rilievo nella storia dell’ospitalità alberghiera a Girgenti/Agrigento. Essi erano in grado di fornire assistenza e consulenza sia su questioni immobiliari che archeologiche, numismatiche o anche botaniche, riguardanti l’ambiente della Valle dei Templi.(67)
65) ANONIMO TEMPLARE, op. cit., p. 44. Riguardo alla visita dell’imperatore del Brasile, dal Picone (p. 816) apprendiamo che la visita risale al 24 gennaio 1877. Tra gli altri ospiti illustri del Belvedere ricordiamo il musicista Brahms. Per notizie sull’Hotel des Temples si veda PALILLO, op. cit., p. 33. A proposito del citato Teodoro Mommsen (1817 – 1903), eminente storiografo Premio Nobel per la letteratura nel 1902, annotiamo che un suo scritto è presente sul primo volume (October 1903 – January 1904) della Independent Review dove trova spazio anche Macolnia Shops il primo saggio storico pubblicato da EMF, poi incluso nella raccolta Abinger Harvest (1936). 66) “Nei primi del Novecento le stanze avevano un costo variabile da 2,50 a 4 lire, la colazione 1,25 lire, il pranzo 3 lire, la pensione completa da 8 a 12 lire.” PALILLO, op. cit., p. 27. 67) In una inserzione commerciale in fondo alla Novissima guida di Girgenti del prof. A. Cremona datata 1925, si legge il seguente annuncio in inglese: “Cesare De Angelis - Hotel Belvedere - Girgenti - Agents for all Villas to be sold in the valley of the city of Akragas. Information on archeological, numismatic and botanical subjects. Collections of antique jewellery, lace and embroideries.”
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Pirandello Hardcastle Tomasi di Lampedusa
La Sicilia
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EMF e Luigi Pirandello
Considerando che entrambi sono stati letterati di statura mondiale e cronologicamente contemporanei, viene abbastanza spontaneo chiedersi se tra E. M. Forster e il più illustre degli agrigentini vi sia stato un qualsiasi contatto, di natura personale o magari soltanto letteraria.(68) Prima di tutto osserviamo l’aspetto cronologico. Essendo nato il 28 Giugno 1867, quando E. M. Forster sbarca a Girgenti, nella primavera del 1902, Luigi Pirandello non ha ancora compiuto 35 anni di età. E’ già da qualche anno docente di Letteratura Italiana al Magistero di Roma, città dove si è trasferito nel 1897. Di fatto non vive più a Girgenti da tempo. Questo è il periodo dei suoi due primi romanzi: L’esclusa è stato appena pubblicato (1901) e Il turno vedrà la luce nel corso di quello stesso anno. Pirandello è dunque ancora lungi dall’essere noto come narratore e tanto meno come commediografo. Le sue novelle cominciano ad uscire sul Corriere della Sera solo nel 1909 e la sua produzione teatrale è molto tarda e se tre suoi atti unici vedono la luce già negli anni immediatamente a ridosso della Grande Guerra, fama e successo arriveranno soltanto solo dopo la fine del conflitto. E’ dunque perfettamente comprensibile che non vi sia menzione alcuna dell’autore agrigentino né nel racconto né negli appunti relativi a questo viaggio e neanche in altri scritti posteriori
68) Non si confonda il nostro EMF con il quasi omonimo professor Foerster, docente di Filologia Romanza all’Università di Bonn, che seguì Pirandello nella stesura della sua dissertazione di laurea sul dialetto agrigentino nel settembre del 1890, cfr. GIUDICE, Pirandello, Torino, 1963, pp. 110, 131.
86 di Forster,. Né, di converso, in Pirandello si è mai trovato un legame con il nostro autore inglese. Per ironia della sorte, se il 1903 segna il debutto della fortunata carriera letteraria di Forster, per Pirandello questa data è invece legata ad eventi particolarmente tristi. Questo è, infatti, l’anno in cui la miniera dove la famiglia Pirandello ha investito tutti i propri capitali si allaga. Ciò provoca un grave tracollo finanziario che porterà la moglie Antonietta ad una grave crisi di nervi da cui non sarà in grado di uscire. Ma questo è pure il momento in cui l’autore agrigentino comprende che deve far sì che la sua attività letteraria da tutti apprezzata e lodata, diventi anche economicamente proficua. Comincia così la stesura del romanzo Il fu Mattia Pascal che avrebbe visto le stampe l’anno successivo, a puntate sulla rivista “Nuova Antologia”. Un’ampia ed articolata ricerca ci ha confermato che non sembra esistere nessun collegamento tra i due autori. L’uno non si interessò dell’altro e viceversa. Visto l’interesse di EMF per l’Italia e la Sicilia, era forse lecito sperare di trovare qualcosa che testimoniasse un interessamento all’opera di Pirandello, ma la speranza è andata delusa. Né ci fu alcun accenno all’epoca del Nobel per la letteratura. EMF avrebbe invece scritto un’introduzione più tardi in occasione del Nobel attribuito al conterraneo William Golding. Né è emerso qualcosa dall’immenso mare della critica letteraria nel quale abbiamo cercato di pescare qualcosa - uno studio, un saggio, un articolo - che in qualche modo mettesse a confronto, accomunasse o comparasse Pirandello e Forster. (69) Non abbiamo trovato tracce di opere di E. M. Forster neanche nella biblioteca personale dello studio romano di Via Antonio Bosio. A dire il vero c’è abbastanza poco di letteratura inglese in
69) A onor del vero, e a testimonianza della capillarità della nostra ricerca, annotiamo l’esistenza della tesina Edward Morgan Forster, Luigi Pirandello, L’Italia di Crispi e Giolitti. Analisi comparativa della letteratura inglese e italiana attraverso il confronto fra due autori e ambientazione storica delle opere di Pirandello, presentata dalla studentessa Sara Malaguti agli esami di stato nell’anno scolastico 1999/2000 e ora disponibile su internet digitando http://studenti.scuole.bo.it/sistemi/letteratura.htm. Si tratta di un interessante lavoro di livello studentesco parte in inglese, parte in italiano, dove però, a dispetto di quanto annunciato dal titolo, non c’è alcun reale confronto fra i due autori in questione.
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generale(70) ma si tratta di una biblioteca che forse non fa testo poiché “lo spostarsi di Pirandello da un luogo all’altro e, più frequentemente, da una abitazione all’altra ha lasciato, in essa, evidenti, il segno e... i vuoti.” (71) Trattando di Forster e Pirandello, cioè di Inghilterra e Girgenti, non poteva però non tornarci in mente Il capretto nero, il racconto in cui l’autore agrigentino umoristicamente riflette sui problemi che il vice-console inglese a Girgenti ha nel tentativo di esaudire i desideri di una giovane conterranea in visita nella Città dei Templi.(72) La narrazione infatti presenta alcune interessanti coincidenze con il racconto di Forster. C’è una famiglia inglese che arriva a “Girgenti, per visitarvi i meravigliosi avanzi dell’antica città dorica”. Vi arrivano nel mese di “aprile, seguendo il solito itinerario tracciato dal Baedeker per un viaggio in Italia”. Il gruppo pensa “di fermarsi più di un giorno nel grande Hotel des Temples che sorge fuori dall’erta e misera cittaduzza d’oggi”. Sono segnalate altre “comitive di ... compatrioti, venute a visitare le rovine.” A parte queste coincidenze che rimandano ad una visione abbastanza stereotipata del turista inglese in Sicilia, non c’è però nient’altro che leghi Il Capretto nero e Albergo Empedocle. E’ però significativo osservare come sia Pirandello che Forster, con una battuta o un cenno rapido, mettano a confronto l’antica grandezza della città greca con la miseria della città a loro contemporanea. E’ come se tra le righe volessero nascondere - ma allo stesso tempo comunicare - il rammarico per la perduta grandezza e la pena generata da un presente che non sembra dare speranza.
70) Tra le 2.200 pubblicazioni conservate nella biblioteca di Via Bosio troviamo The Madras House (1909) di G. Barker pubblicato dalla stessa Sidgwick & Jackson che pubblicò diverse opere di EMF; le Opere complete di Byron; due testi di Carlyle; un Darwin; le poesie di Keats; naturalmente Shakespeare e G. B: Shaw; due volumi si P. B. Shelley e qualcosa di Sterne, Stevenson, Tennyson, Thackeray e O. Wilde. Annotiamo però che è presente una copia di Le crime de Sylvestre Bounard, il racconto di Anatole France ambientato a Girgenti in cui è ampiamente citato l’albergo Gellia. Vi sono anche quattro volumi, di cui uno con dedica personale dell’autore, dell’altro francese André Gide che di EMF era stato molto amico. Cfr. ALFREDO BARBINA, La Biblioteca di Luigi Pirandello, Roma, 1980, pp. 144 - 163. 71) Idem p. 11. 72) Il capretto nero fu inserito nel volume Novelle per un anno - Donna Mimma, R. Bemporad e F., Firenze, 1925.
88 A parer nostro, un articolato studio comparativo delle opere di EMF e di Luigi Pirandello sarebbe oltremodo auspicabile poichĂŠ esse contengono non pochi elementi di collegamento in relazione sia ad alcuni temi trattati sia alla loro collocazione storicoculturale. Una tale indagine porterebbe ad unâ&#x20AC;&#x2122;ancora piĂš approfondita conoscenza di queste due figure che rimangono tra le piĂš influenti e significative nel panorama letterario internazionale del ventesimo secolo.
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EMF e Alexander Hardcastle
Esiste in Forster una sorta di filo ideale che collega l’Inghilterra, l’India, la Toscana e la Sicilia. Un filo che inevitabilmente ci riporta alla mente la figura di Alexander Hardcastle (Londra 25.10.1872 / Agrigento 26.06.1933), il capitano inglese che dopo avere soggiornato e prestato servizio in India, decise di trasferirsi in Italia per dedicarsi all’archeologia prima in Toscana e quindi ad Agrigento. Oltre che contemporanei i due erano addirittura quasi coetanei e condividevano natali londinesi. All’epoca del tour italiano di Forster, Alexander Hardcastle è da poco rientrato dal Sud Africa dove ha preso parte alle operazioni militari della Guerra Anglo-Boera distinguendosi per il valore tanto da essere insignito della medaglia della Regina al valor militare (1900). Il grado di capitano dei Royal Engineers (il Genio Reale) lo avrebbe poi ottenuto nel 1903, l’anno in cui Albergo Empedocle usciva sulle pagine di Temple Bar. Chissà se il nostro capitano fresco di promozione ebbe mai l’occasione di sfogliare il numero di Dicembre e di leggere il racconto di EMF.. Nel 1920, al suo primo arrivo a Girgenti, anche Hardcastle soggiornò nello stesso Albergo Belvedere dopo essere arrivato in treno. Pare sia stato proprio lo stesso titolare dell’albergo Cesare De Angelis ad invitarlo in occasione di un incontro a Londra qualche tempo prima. L’associazione con Hardcastle risulta anche più interessante se osserviamo che nel quadro può inserirsi anche il dato della fragilità mentale.
90 Il racconto di Forster finisce con il protagonista Harold che viene ricoverato in un ospedale psichiatrico dopo avere perso il contatto con la realtà convinto com’era di essere un antico abitante di Akragas. Ricordiamo che anche il munifico capitano inglese finì tristemente i suoi giorni nel manicomio di Agrigento e che in ultima analisi la sua estrema dedizione alla causa dell’archeologia, per la quale dilapidò la sua immensa fortuna, potrebbe essere assimilata ad una forma di fragilità mentale e di perdita del senso della realtà.(73)
73) Sulla vita e l’attività di Alexander Hardcastle si vedano LO BUE PIO LUIGI, op. cit., e SCICHILONE ISABELLA, Un mecenate inglese fra i templi di Agrigento. Sir Alexander Hardcastle, Agrigento, 1997.
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EMF e Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Un collegamento lo abbiamo invece trovato con il grande autore siciliano Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Nel 1959 Forster, ormai ottantenne, era in Italia e avendo appreso del caso letterario del momento, acquistò una copia di Il Gattopardo. Lesse il romanzo in italiano e lo trovò “wonderful”. L’anno successivo, quando il romanzo venne tradotto e pubblicato in Inghilterra, Forster scrisse una “eloquent and feeling” recensione che apparve sullo Spectator del 13 Maggio 1960. Qui The Leopard è descritto come “one of the great lonely books”, un “noble book” che non è “a historical novel but a novel which happens to take place in history” (uno dei grandi libri unici, un libro nobile che non è un romanzo storico ma un romanzo a cui capita di aver luogo nella storia). Forster sarà l’autore anche dell’introduzione all’edizione inglese di un altro volume di scritti di Tomasi di Lampedusa. Si tratta di Two Stories and a Memory, pubblicato in Inghilterra due anni più tardi.(74) Ci pare qui interessante ricordare che il Tomasi è stato autore anche di una bella ed originale storia della letteratura inglese dove naturalmente anche il nostro EMF trova spazio. Il Tomasi lo inserisce in apertura del capitolo dedicato ai cosiddetti “minori” precisando però che Forster “minore (lo) è soltanto comparativamente”, poi continua aggiungendo senza remora alcuna che ha scritto “parecchio di mediocre”. Di Where Angels Fear to Tread
74) Cfr. FURBANK, op. cit., vol. II, p- 310. Si veda anche la scheda tecnica in bibliografia.
92 dice che “è scritto in modo delizioso, leggero, poetico ma non zuccherato (sic)... Un romanzo di giovani scritto da un giovane ma raffinato scrittore”. Anche A Room with a View è definito “delizioso”. Più avanti, dopo aver detto che A Passage to India è un capolavoro, chiude osservando che Forster “meriterebbe un lungo discorso”. Poco più di una paginetta dunque, a testimonianza forse di una notorietà non grandissima fuori dall’area anglosassone fino agli anni Ottanta e prima delle trasposizioni cinematografiche dei romanzi. E’ un vero peccato che questa Letteratura inglese del Tomasi sia stata pubblicata per la prima volta solo nel 1990 e non è pensabile che EMF abbia potuto mai leggerne il manoscritto.(75) I due autori dunque si sono interessati l’uno dell’altro senza però mai conoscersi. Quello con Tomasi di Lampedusa sembra essere l’unico collegamento letterario documentato tra EMF e un autore siciliano.
75) TOMASI DI LAMPEDUSA GIUSEPPE, Letteratura inglese, Mondadori, Milano, 1990. La stesura delle lezioni che compongono l’opera risale al 1954. Sulla genesi dell’opera si veda la bella introduzione di Gioacchino Lanza Tomasi. Questa Letteratura è stato più tardi inserito anche nel volume Opere, I Meridiani, Mondadori, Milano, 1995.
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EMF e la Sicilia
Albergo Empedocle non è la sola testimonianza letteraria del grande interesse che EMF nutriva per la Sicilia. Nel suo romanzo Il cammino più lungo (The Longest Journey) (1907)(76), unanimemente considerato il più autobiografico, vediamo che Ricki Elliot, il giovane protagonista che ambisce a diventare scrittore, ha nel cassetto il frammento di un racconto ambientato in Sicilia. Riportiamo qui di seguito il brano in questione. Accese la luce elettrica ed aprì il cassetto del tavolo. Lì, in mezzo a cucchiai, turaccioli e spaghi, trovò un frammento d’un racconto che aveva tentato di scrivere durante il trimestre precedente. Era intitolato “La Baia delle Quindici Isolette”, e l’azione si svolgeva al largo della costa siciliana la vigilia di San Giovanni. Un gruppo di turisti giungeva su una delle isole. Improvvisamente i barcaioli danno segni di inquietudine, e dicono che quell’isola di solito non c’è. E’ un’isola in più, ed è meglio andare a prendere il tè su una delle solite isole. “Puah, roba vulcanica!” dice il capo dei turisti, e le signore soggiungono che è molto interessante. L’isola incomincia a vacillare, e così fanno anche le menti dei turisti che la stanno visitando. Incominciano a litigare e a parlare sconnessamente. Dalla sabbia spuntano fuori delle dita; dita nere di diavoli marini. L’isola s’inclina. I turisti impazziscono. Ma, un
76) In The Longest Journey EMF racconta i suoi anni di studio al King’s College di Cambridge.
94 momento prima della catastrofe, un uomo, integer vitae scelerisque purus, comprende la verità. Non ci sono diavoli. Altri muscoli, altre menti, stanno tirando l’isola, giù, nella sua dimora sotterranea. Attraverso il muro delle acque prorompenti egli non vede facce spaventose, né orribili membra di diavoli medievali, ma... che sciocchezze! Quando le cose reali sono tanto meravigliose, a che servono le finzioni?(77) Il setting di questo abbozzo di storia si ispira chiaramente alla misteriosa Isola Ferdinandea che emerse in conseguenza di un imponente fenomeno vulcanico sottomarino poco al largo della costa di Sciacca, il 16 luglio 1831. Il fenomeno fu annunciato da una serie di scosse telluriche che ebbe inizio proprio il 22 giugno, cioè alla vigilia di San Giovanni. Diverse nazioni, tra le quali anche l’Inghilterra, subito manifestarono pretese nei confronti di questo inospitale fazzoletto di terra. L’isolotto vulcanico ebbe però vita molto effimera e fu rapidamente smantellato dall’azione delle onde e inghiottito dai flutti. (78) Nella realtà, Forster non sviluppò mai questa idea in nessuno dei suoi numerosi racconti. Uno scorcio di Sicilia riappare fugacemente nel bellissimo The Other Boat (L’altra nave), un altro dei racconti autocensurati poi apparsi postumi in La vita che verrà. Qui il protagonista vive
77) FORSTER, Il cammino più lungo, in Romanzi, p. 241. “He turned on the electric light and pulled open the table-drawer. There, among spoons and corks and string, he found a fragment of a little story that he had tried to write last term. It was called “The Bay of the Fifteen Islets,” and the action took place on St. John’s Eve off the coast of Sicily. A party of tourists land on one of the islands. Suddenly the boatmen become uneasy, and say that the island is not generally there. It is an extra one, and they had better have tea on one of the ordinaries. “Pooh, volcanic!” says the leading tourist, and the ladies say how interesting. The island begins to rock, and so do the minds of its visitors. They start and quarrel and jabber. Fingers burst up through the sand — black fingers of sea devils. The island tilts. The tourists go mad. But just before the catastrophe one man, integer vitae scelerisque purus, sees the truth. Here are no devils. Other muscles, other minds, are pulling the island to its subterranean home. Through the advancing wall of waters he sees no grisly faces, no ghastly medieval limbs, but — But what nonsense! When real things are so wonderful, what is the point of pretending?” 78) Nel mese di agosto l’isolotto risultava alto 65 m sul livello del mare e con una circonferenza di circa 3700 metri. Nel mese di luglio del 1863 il fenomeno si ripeté.
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un processo di profondo cambiamento che coincide con l’attraversamento del Mediterraneo da Gibilterra a Port Said, con le coste siciliane che marcano la fase centrale.(79) Il Mediterraneo torna brevemente anche in Passaggio in India: “Il Mediterraneo è la norma umana. Quando gli uomini lasciano quel lago incantevole, attraverso il Bosforo o attraverso le Colonne d’Ercole, vanno incontro al mostruoso e allo straordinario.”(80) Inoltre in L’arrestarsi della macchina (The Machine Stops) troviamo citata Palermo e in L’amico del curato (The Curate’s Friend) troviamo le pendici dell’Etna (Racconti, pp. 77 e 126). EMF scrisse anche degli “articoli sentimentali” in cui si parla di Siracusa e delle lettere con rapidi schizzi di meridione. All’amico Dent manda a dire che la madre non riesce ad abituarsi al “sunny South”, l’assolato sud. Lei addirittura geme quando sente alzarsi il suono della gente che espettora per strada.(81) Se torniamo per un attimo al tour vediamo che EMF rimase in Sicilia per oltre un mese, esattamente 35 giorni dal primo Aprile al 5 Maggio, visitando località della parte centro-orientale dell’isola. Grazie alla citata Chronology di Stape(82) sappiamo che certamente toccò Palermo, Girgenti, Siracusa, Taormina e Messina. Se si fa eccezione per quest’ultima che servì come porto di partenza, vediamo che non si trattò certo di località scelte a caso ma piuttosto delle città più significative dal punto di vista storico, culturale ed archeologico. Se a Girgenti poté ammirare i monumenti della Valle dei Templi, a Siracusa e a Taormina poté visitare gli scavi, le necropoli, le grotte e gli antichi teatri. Dei dieci e più giorni passati nel capoluogo siciliano non sappiamo invece nulla ma possiamo immaginare che abbia trovato abbastanza da vedere tanto da giustificare un così lungo soggiorno.
79) E. M. FORSTER, I racconti, Milano, Garzanti, Gli elefanti, 1991, p. 382. 80) E. M. FORSTER, Passaggio in India, in Romanzi, p. 1414; “The Mediterranean is the human norm. When men leave that exquisite lake, whether through the Bosphorus or the Pillars of Hercules, they approach the monstrous and extraordinary”. 81) Citato in BEAUMAN, op. cit., p. 109. 82) STAPE, op. cit., p. 12.
96 E l’atmosfera dell’isola dovette risultare particolarmente stimolante. Sempre lo Stape(83) ci informa infatti che nelle settimane siciliane EMF scrive molto e butta giù alcuni brevi testi di tipo descrittivo, uno dei quali si riferisce al Museo Kirchneriano di Roma, che più tardi sarebbe diventato Macolnia Shops, il suo primo saggio ad essere pubblicato, uscito sul secondo numero della Independent Review nel novembre del 1903, un mese prima di Albergo Empedocle. E a noi piace pensare che anche la gestazione di Albergo Empedocle possa avere avuto inizio qui, quando EMF era ancora in Sicilia. In una lettera da Roma all’amico G. L. Dickinson, scrive: “Ho ancora la Sicilia con cui consolarmi”. Si è appena rotto un braccio ed è depresso per aver dovuto rinunciare alla Grecia e per il cattivo tempo. E’ notevole che questa frase venga formulata prima ancora di esserci stato in Sicilia, a testimonianza delle grandi aspettative che EMF doveva avere riguardo questa terra così ricca di passato.(83bis) Chiudiamo questo capitolo con la splendida descrizione dell’arido suolo siciliano tratta dalla recensione di Il Gattopardo che EMF pubblicò su The Spectator: “... comfortless and irrational, with no lines that the mind could grasp, conceived apparently in a delirious moment of creation; a sea suddenly petrified at the instant when a change of wind had flung waves into frenzy.”(83ter) (... inospitale e irrazionale, senza linee che la mente potesse afferrare, apparentemente concepito in un delirante momento della creazione; un mare improvvisamente pietrificatosi nell’attimo in cui un cambio di vento aveva follemente sconvolto le onde.)
83) Ibidem. 83bis)“Still I have Sicily to console myself with”, lettera del Febbraio o Marzo 1902, cfr. LAGO, FURBANK, op. cit., p. 52. 83 ter) The Spectator, 12.05.1960.
APPENDICE Passaggio a Girgenti - 2 Due trasposizioni The centenary of E. M. Forsterâ&#x20AC;&#x2122;s first published story
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Questo breve lavoro nasce da una piccola scoperta tanto fortunata quanto casuale fatta nei primi del Gennaio 2003. Stavo sfogliando le prime pagine di Where Angels Fear to Tread di E. M. Forster. Scorrendo le note bio-bibliografiche poste in apertura di una curatissima edizione pubblicata dall’editore Loffredo di Napoli, mi imbattei in una annotazione relativa all’anno 1972 che mi lasciò di stucco. La curatrice Patrizia Costanzi annotava, infatti, che la raccolta pubblicata in quell’anno The Life to Come and Other Stories, Volume 8 of the Abinger Edition of EMF’s complete works, “contiene anche ‘Albergo Empedocle’, ambientata ad Agrigento, Sicilia, la prima storia pubblicata da Forster nel 1903 sulla rivista londinese Temple Bar.” Potrà apparire esagerato ma rimasi quasi senza fiato. Chi avrebbe mai immaginato che uno dei maggiori scrittori inglesi del Novecento, l’autore di romanzi come Camera con vista e Passaggio in India, aveva dato il via alla sua carriera letteraria con un racconto ambientato nella mia città. Mi apparve addirittura come una rivelazione il fatto che la storia fosse stata per la prima volta pubblicata nel 1903, cioè a un secolo esatto di distanza. Si era dunque nel centenario dell’inizio dell’attività letteraria di E. M. Forster. Fatta la scoperta, nacque immediato il desiderio di a) trovare e leggere il racconto, b) verificare l’esistenza di un Albergo Empedocle ad Agrigento, allora Girgenti, agli inizi del secolo scorso, e c) capire che relazione c’era tra EMF e Girgenti, in altri termini se era materialmente mai venuto nella Città dei Templi .
100 Come è ormai divenuto consuetudine per me e per molti altri, il primo passo fu quello di fare una rapida ricerca su Internet per vedere se e quando questo racconto era stato pubblicato in Italia. Grazie al sito del Sistema Bibliotecario Nazionale SBN www.iccu.sbn.it scoprii subito che una edizione di Albergo Empedocle a cura e con un breve saggio introduttivo di Nigel Foxell, era stata pubblicata nel 1999 dall’editore Arnaldo Lombardi di Palermo/ Siracusa, e che una copia era custodita presso una biblioteca di Firenze: troppo lontano. Una prima ricognizione sul territorio mi rivelò che in città nessuna libreria lo aveva né sembrava in grado di poterlo fare arrivare in tempi ragionevoli. Né tanto meno lo possedevano le biblioteche cittadine (Comunale, “Pirro Marconi”, “Luigi Pirandello”, “Lucchesiana”). Mi resi altresì conto che in città nessuno sembrava essere al corrente dell’esistenza di questo racconto. Solo una persona ne aveva un vago ricordo per averne sentito parlare da un’altra persona ancora. Un ricordo di seconda mano, dunque. Oggi, dopo quasi un anno di ricerche e interviste, devo confermare che fatta eccezione per l’amico e profondo conoscitore di cose agrigntine don Biagio Alessi, Albergo Empedocle rimane un oggetto totalmente misterioso di cui praticamente nessuno sa nulla. Ed è un peccato perché il racconto merita di essere letto e conosciuto. L’augurio è che questo lavoro contribuisca a colmare questo vuoto. Nell’impossibilità di reperire il testo qui sul posto, decisi allora di fare un tentativo nelle librerie e nelle biblioteche di Palermo. La dott.ssa Rosaria Motta, funzionaria della Biblioteca Museo “Luigi Pirandello” di Agrigento, mi suggerì, però, di attendere perché lei stessa avrebbe contattato direttamente la casa editrice. Detto fatto, nel giro di quarantott’ore una copia di Albergo Empedocle faceva bella mostra di sé sulla mia scrivania. Le note di copertina mi rivelarono subito che in effetti EMF era stato a Girgenti, ma non dicevano né come né quando. Questo fece sì che mettessi immediatamente in moto la macchina delle ricerche. Prima, naturalmente, lessi d’un fiato il racconto. Non lo trovai eccezionale ma certamente interessante e, cosa che per me con-
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tava più di tutto, lo trovai pieno di Girgenti, di quella Girgenti inizio XX secolo color seppia e un po’ sbiadita, ormai irrimediabilmente perduta. Non c’erano descrizioni accurate, bensì rapide pennellate di grande effetto, brevi cenni carichi di significato, indizi su cui riflettere e ricreare attraverso il lavoro dell’immaginazione. Decisi che la cosa meritava una sorta di tributo, non foss’altro che per sottolineare la coincidenza del centenario della prima pubblicazione. Così passai ad una lettura più accurata del testo ed alla selezione di tutti i passi che si riferivano a Girgenti, al suo territorio e naturalmente ai templi. Passi che nell’economia del racconto giocano un ruolo particolarmente significativo. Contemporaneamente avviai il lavoro di ricerca vero e proprio che nell’arco di diversi mesi mi ha portato a spulciare biblioteche, consultare bibliografie, cercare testi critici e biografie, intervistare persone e a districarmi in una infinità di siti internet alla ricerca di dati ed indizi. Col tempo e la pazienza sono cominciate a venir fuori tante cose interessanti. La più importante era che EMF era effettivamente stato a Girgenti nel 1902. Appurai anche che esisteva una edizione italiana di The Life to Come and Other Stories, la collezione postuma dove Albergo Empedocle era stato inserito. La raccolta era stata pubblicata nel 1975 da Garzanti con il titolo La vita che verrà: nessuna traccia neanche di questo libro qui sul posto. Stessa cosa dicasi per Tutti i racconti pubblicati da Garzanti in edizione tascabile. Ne avrei trovato una copia più tardi alla libreria Feltrinelli di Palermo. Ben più articolata – e frustrante - è stata invece la ricerca dell’albergo vero e proprio. C’è stato veramente un Albergo Empedocle in città? E quando? E dove? La ricerca è risultata sostanzialmente vana poiché nessuna delle persone intervistate ha saputo inizialmente fornire notizie certe e verificabili. Né le ricerche d’archivio e di biblioteca sono state più fruttuose. Se alla fine, come accennavo sopra, ho appreso la notizia che una locanda “Empedoclea” era esistita a metà del XIX secolo, e che una edizione francese del Baedeker del 1883 menzionava un Albergo Empedocle a Girgenti, tutto ciò non ha modificato l’idea che nel frattempo mi ero fatto sulla questione e cioè che l’esistenza o meno
102 di un vero Albergo Empedocle all’epoca della visita di EMF, risultava assolutamente ininfluente sugli esiti del racconto stesso. A quel punto del lavoro, mi ero reso conto che si trattava di un aspetto tutto sommato secondario e la ricerca è stata portata a termine più per soddisfare una curiosità legata al passato di Girgenti che per acquisire un dato che fosse funzionale a questo lavoro. La mia indagine si è mossa lungo due piani paralleli. Accanto alla ricerca di tracce del passaggio dei Forster e dell’albergo, ho anche attivato una ricerca bibliografica per cercare di saperne di più sulla rivista londinese Temple Bar dove EMF ebbe per così dire il suo battesimo del fuoco letterario. Grazie alla gentile collaborazione di alcuni bibliotecari inglesi ed ad una capillare ricerca fatta in internet, ho messo assieme un breve capitolo sull’argomento ed ho altresì potuto avere una (foto)copia dell’originale ormai pressoché introvabile. Un esemplare del numero di Dicembre 1903 di Temple Bar si trova conservato presso la biblioteca comunale di Manchester. Alla Birkbeck University di Londra dispongono di una copia in formato elettronico. Quando ero praticamente pronto per mandare tutto in tipografia è saltato fuori che nel 1990 Albergo Empedocle aveva avuto niente meno che una trasposizione operistica. Con un pizzico di fortuna sono riuscito a contattare il gentilissimo prof. Nick Till, autore del libretto, il quale mi ha fatto avere una copia del suo lavoro. Contemporaneamente ho saputo che una sceneggiatura di Albergo Empedocle era pronta e che un film sarebbe stato girato nel giro di qualche mese Anche in questo caso sono stato abbastanza fortunato da riuscire a contattare l’autore e sapere qualche dettaglio. Forse questi due ultimi passaggi hanno un po’ ritardato la chiusura di questo lavoro ma ne è valsa la pena perché l’avere appreso dell’opera e del film mi ha dato la misura – ma non ve ne era reale bisogno - della vitalità e dell’attualità di questo piccolo grande racconto e del suo grande autore che anche con la più nascosta delle sue creazioni è in grado di suscitare costante interesse e generare nuova arte.
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Due trasposizioni
Opera Nel 1990 Albergo Empedocle ha avuto una trasposizione operistica. Il London International Opera Festival ha ospitato un lavoro in un atto di circa 60 minuti realizzato da Nicholas Till e Paul Barker. Il primo ha scritto il libretto e curato la regia dello spettacolo. Il secondo ha realizzato e condotto le musiche. La premiere ha avuto luogo il 12 Giugno 1990. Sulla scena sono saliti gli attori della Modern Music Theatre Troupe, tra cui Lucinda Broadbridge nel ruolo di Mildred e John Cashmore nel ruolo di Harold, e inoltre Philippa Dames-Longworth, Harold Milner e Simon Vaughan Si trattava di 2 soprani, un tenore, un baritono ed un basso. Le musiche sono state eseguite dal Duke String Quartet.(1) Nicholas Till è critico teatrale ed autore di grande esperienza maturata sia in Europa che negli USA. Al suo attivo ci sono numerose produzioni, collaborazioni con prestigiose istituzioni e una vasto lavoro di critica dâ&#x20AC;&#x2122;arte che spazia dalla musica, al teatro alle arti visive. Di particolare interesse il fondamentale lavoro su Mozart del 1990.(2) Paul Barker è una figura di spicco nel panorama musicale britannico contemporaneo. Ha diretto la MMTT per diversi anni firmando diversi lavori per il London International Opera Festival.(3)
1) 2) 3)
http://paulbaker.fortunecity.net/id52.htm http://www.post-operative.org/bios.html http://www.user.globalnet.co.uk
104 Cinema Una trasposizione cinematografica di Albergo Empedocle a firma del siracusano Emanuele Giliberti è stata riconosciuta di interesse culturale nazionale dalla Commissione Consultiva per il Cinema, insieme ad altri 15 titoli.(4) Lâ&#x20AC;&#x2122;inizio delle riprese è previsto per il Maggio 2004.
4)
http://www.cinema.beniculturali.it/newsletter/2003/240703/newletter.htm
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The centenary of Edward Morgan Forster’s first published story.
In December 1903 a London magazine called Temple Bar published Edward Morgan Forster’s first narrative ever. It was Albergo Empedocle, the tale of Harold, a young Englishman touring Sicily who discovers that he has lived another, better, life two millennia before in ancient Akragas. The discovery is a sort of revelation that takes place during an excursion in Girgenti’s Valley of the Temples, after a nap among the old ruins. Though his fiancé Mildred initially welcomes the news enthusiastically, it is soon clear that the Victorian world they all belong to cannot seriously accept the idea of reincarnation and eventually Harold ends his days in a British asylum. The story, like many others of Forster’s, is about the eternal struggle between society’s codes and conventions and some individuals’ need to find a way out and attain a higher level of awareness and ultimately spiritual and physical liberty. A theme EMF also dealt with in other more popular “fantasies” like The Story of a Panic, The Road from Colonus or The Celestial Omnibus. Albergo Empedocle was certainly an original and promising debut, but sometimes life can be hard also for good stories and this literary primogenitor soon discovered that its father wasn’t as proud of it as to include it in his diverse collections. Albergo Empedocle was in fact denied reprinting by Forster himself during his lifetime. In a conversation with critic and friend Wilfred Stone, he deemed it “not good enough”. Thus it remained hidden and for-
106 gotten along with a few other stories and the novel Maurice for about 67 years. Only in the early seventies, after Forster’s death in June 1970, was it unearthed and given the honour of posthumous republication. Albergo Empedocle, which is known only to a few of Forster’s fans, is a very fine story told in the distinguished forsterian style. A merit which is worth mentioning when we consider that it was conceived and written by a 23-year-old, virtually inexperienced wannabe writer. And it is also emblematic because it virtually contains in nuce all the themes that will later find full development in his novels, especially the “Italian” ones. There’s a quick glimpse at the typical pensione-life and that sort of Baedeker-dependent tourist depicted in A Room with a View. There’s the subtly classist contrast between British refined manners and the more relaxed ways of the Italians of Where Angels Fear to Tread. And the love for the Mediterranean, cradle of classical civilizations; the glorious past which contrasts with the greyness of a stifling, conventional present; the opposition reality vs imagination, and much more. Behind Albergo Empedocle there lies the story of a voyage. In 1902 EMF was in Italy for a tour with his mother Mrs Alice Clare “Lily” Whichelo. Early in April they left Naples for Sicily. After a period in Palermo they moved to Girgenti where they remained from Saturday 12 to Tuesday 15 to visit the magnificent remains of ancient Akragas, the birthplace of Empedocles, the Greek philosopher who believed in the transmigration of the soul. A bit more than a weekend to get in touch with the genius loci of the Valley of the Temples, to capture the essence of classical truth and to fall a spellbound prisoner of the ghosts that haunts that landscape of limestone ruins. To some extent Albergo Empedocle is also the story of its own creator’s passage to maturity and self-awareness. Surrounded by the very vestiges of that classical past which had nourished his spirit in his Cambridge years, young Forster as a man
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receives the revelation of a new, higher dimension of life and as a writer realizes the power of fantasy and imagination. Albergo Empedocle has also another merit. It provides the biographer and the critic with interesting hints on this phase of EMF’s life and career which is not particularly well documented. Then the author of A Passage to India experienced a passage to Girgenti first, which was as important and influential. There he breathed in the atmosphere of Hellenic classicity and found the courage to dive into the magic ocean of pure imagination. A hundred years have gone by and the place has even changed its name. No longer Girgenti but Agrigento, no longer Magna Graecia but just Sicily. Yet the Greek temples are still there standing bold against the blue background of the Mediterranean sea, heralds of a glorious past, witnesses of a physical and spiritual passage which veritably inspired the literary debut of one of the most remarkable and influential British novelists of the last century. This piece calls for a post scriptum. The above mentioned literary repression of our story has in the years, also engendered the false belief that EMF’s first narrative was another one, namely The Story of a Panic, which he explicitly mentions as being conceived and written while he was in Ravello in May 1902. Well, nobody seems to know for sure whether Albergo Empedocle was actually written down before or after The Story of a Panic but it is clear enough that it was at least conceived before, since Girgenti’s leg has to be placed a month and a half earlier than Ravello’s. As for publication there’s no questioning at all since The Story of a Panic only saw the print in 1904, several months after Temple Bar magazine released its December 1903 issue which included our undeservedly neglected Albergo Empedocle. Today Albergo Empedocle can be read in forsterian collections like The Life to Come and Other Stories (Matthew Arnold 1971) and Collected Stories (Pengun Books).
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Bibliografia L’opera E. M. FORSTER, “Albergo Empedocle” Pubblicato per la prima volta in Temple Bar magazine, London, December 1903, pp. 663-84 Successivamente incluso nelle raccolte: Albergo Empedocle and Other Writings, (edited by THOMSON GEORGE H.) New York, Liveright, 1971, ISBN 08-714-0540-7 The Life to Come, (edited by OLIVER STALLYBRASS) Volume 8 of the Abinger Edition of EMF’s complete works, Edward Arnold, London, 1972. First Fiction: An Anthology of the First Published Stories by Famous Writers, (edited by KIERNAN KATHY) Little, Brown, 1994. E. M. FORSTER, Albergo Empedocle and Other Stories, Edward Arnold, 1972. E. M. FORSTER, Albergo Empedocle and Other Stories, Penguin Books, 1975. In volume singolo: E. M. FORSTER, Albergo Empedocle, a cura di NIGEL FOXELL, La scrittura ritrovata collana di prosa diretta da Natale Tedesco, Palermo, Arnaldo Lombardi, 1999. Testo originale a fronte ISBN 88-317-2594-7 Il racconto, con il titolo L’Albergo Empedocle, lo troviamo inserito anche nell’elegante volume/programma: PANATENEE Agri-
110 gento 1989, Franco Maria Ricci, Milano, 1989 (qui viene indicata una traduttrice Marcella Bonanni ma deve trattarsi di un refuso e il cognome debba invece leggersi Bonsanti come indicato nelle edizioni Garzanti da cui il testo è tratto). In italiano nelle raccolte forsteriane: La vita che verrà , Garzanti, Milano, 1975 I racconti, Garzanti, Milano, 1988. I racconti, Garzanti, Gli elefanti, Milano, 1991. Schede tecniche delle due maggiori antologie forsteriane in cui Albergo Empedocle risulta inserito: The life to come, and other stories, E.M. Forster (edited by OLIVER STALLYBRASS) Publication Date: 1972 Bar-code No.: 0553021 ISBN: 0713156511 Imprint: London: Edward Arnold Description: xxi, 240 p, 23 cm Series: The Abinger edition of E.M. Forster, v. 8 Contents: Ansell - Albergo Empedocle - The purple envelope The helping hand - The rock - The life to come - Dr. Woolacott Arthur Snatchfold - The obelisk - What does it matter?: a morality - The classical annex - The torque - The other boat - Three courses and a dessert, being a new and gastronomic version of the game of consequences: The first course / by Christopher Dilke The second course / by E.M. Forster - The third course / by A.E. Coppard - The dessert / by James Laver. Notes: With dust jacket Albergo Empedocle and Other Writings, (edited by THOMSON GEORGE H.) Publication Date: June 1971 ISBN: 08-714-0540-7 Imprint: New York, Liveright, Dimensions (in inches): 1.00 x 8.75 x 5.75 Notes: With dust jacket
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Scheda tecnica del volume di scritti di Giuseppe Tomasi di Lampedusa contenente lâ&#x20AC;&#x2122;introduzione di EMF. Tomasi di Lampedusa, Giuseppe, 1896-1957 Racconti, trans. into English Two stories and a memory, Giuseppe di Lampedusa, translated from the Italian by Archibald Colquhoun, with an introduction by E. M. Forster Publication Date: 1962: Bar-code No.: 0553033 Imprint: London, Collins and Harvill Press, 1962 Description: 128 p, [12] leaves of plates, 22 cm Notes: Contents: Introduction / by E.M. Forster - Giuseppe di Lampedusa, a note by the translator - Places of my infancy The professor and the siren - The blind kittens Notes: Translation of: Racconti (Milan, Feltrinelli, 1961) Notes: With dust jacket
112 Cronologia delle opere di E.M. Forster Opere principali (1905) Where Angels Fear to Tread (1907) The Longest Journey (1908) A Room with a View (1910) Howards End (1911) The Celestial Omnibus (1920) The Story of the Siren (1922) Alexandria: A History and a Guide (1923) Pharos and Pharillon (1924) A Passage to India (1927) Aspects of the Novel (1928) The Eternal Moment (1934) Goldsworthy Lowes Dickinson (1936) Abinger Harvest (1947) Collected Short Stories (1951) Two Cheers for Democracy (1953) The Hill of Devi (1956) Marianne Thornton (1971) Maurice (1972) The Life to Come (1980) Arctic Summer (1985) The New Collected Short Stories
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Alcune traduzioni italiane Il cammino più lungo, tr. L. Chiarelli, Feltrinelli, Milano, 1964 La vita che verrà, tr. M. Bonsanti, Garzanti, Milano, 1975 Passaggio in India, tr. A. Motti, Einaudi, Torino, 1978. Camera con vista, tr. M. Bonsanti, Garzanti, Milano, 1979. L ‘omnibus celeste, tr. G. Fiori Andreini, Feltrinelli, Milano, 1980. Monteriano, tr. L. Chiarelli, Feltrinelli, Milano, 1984. Camera con vista, RCS Rizzoli, Milano, 1986. Camera con vista, tr. M. Caramella, Mondadori, Milano, 1986. Casa Howard, tr. P. Campioli, Mondadori, Milano, 1986. Casa Howard, tr. Enrico La Stella, Roma, Newton, 1993. Casa Howard, tr. L. Chiarelli, Feltrinelli, Milano, 1993 La collina di Devi, tr. E. Capriolo, Serra e Riva, 1986. Passaggio in India, tr. A. Motti, Mondadori, Milano, 1986. Maurice, tr. M. Bonsanti, Garzanti, Milano, 1987. I racconti, tr. G. Fiori Andreini e M. Bonsanti, Garzanti, Milano, 1988. Romanzi, con una introduzione di Masolino D’Amico, I Meridiani, Mondadori, Milano, 1986. Le carte di E. M. Forster Tutte le carte di EMF sono custodite negli archivi del King’s College di Cambridge. É possibile consultare il lungo ed articolato elenco via internet all’indirizzo www.kings.cam.ac.uk./library/archives/modern/index.html
114 Altri scritti di EMF Introduction and notes: The Aeneid of Virgil Introduction and notes: Original Letters from India by Mrs Eliza Fay 1925 Anonymity, an Enquiry 1927 Introduction: Flowers and Elephants by Constance Sitwell 1932 Introduction: The Life of George Crabbe 1933 Introduction: Twenty Years A-Growing by Maurice O’Sullivan 1934 Goldsworthy Lowes Dickinson 1936 Introduction: The Untouchable by Mulk Raj Anand 1937 Introduction: The Banned Books of England by Alec Graig 1939 What I Believe 1939 Reading as Usual 1940 England’s Pleasant Land 1940 Nordic Twilight 1942 Virginia Woolf, (the Rede Lecture) 1945 Development of English Prose Between 1918 and 1939 1951 Billy Budd, (libretto d’opera con Eric Crozier) 1962 Introduction: Two stories and a memory by G. Tomasi di Lampedusa 1962 Indian Entries 1979 Commonplace Book 1983-85 Selected Letters, ed. M. Lago – P.N. Furbank, (2 voll.) 1988 The Uncollected Egyptian Essays 1906 1925
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Film tratti dai romanzi di E. M. Forster
Camera con vista, A Room with a View - film 1985, script Ruth Prawer Jhabvala, directed by James Ivory, starring Helena Bonham-Carter, Judi Dench, Denholm Elliot, Julian Sands. Passaggio in India, A Passage to India - film 1984, directed by David Lean, starring Judy Davis, Alec Guinness, Victor Banerjee, Peggy Ashcroft, James Fox. Maurice, Maurice - film 1987, directed by James Ivory, starring James Wilby, Hugh Grant, Rupert Graves. Casa Howard, Howards End - film 1991, directed by James Ivory, screenplay by Ruth Prawer Jhabvala, starring Helena Bonham-Carter, Emma Thompson, Anthony Hopkins, Vanessa Redgrave Monteriano, Where Angels fear to Tread, film 1996, directed by Charles Sturridge, starring Rupert Graves, Helena Bonham-Carter, Judy Davis, Barbara Jefford, Helen Mirren, Giovanni Guidelli. Albergo Empedocle, di Emanuele Giliberti, in lavorazione.
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Testi consultati
Sulla vita e l’opera di E. M. FORSTER BARRETT DOROTHEA Introduction, in E. M. FORSTER, A Passage to India, Genova, Cideb, 1994. BEAUMAN NICOLA Morgan: A Biography of E. M. Forster, London, 1993. DHARMACHARI ABHAYA Leaving Home: E. M. Forster and the Pursuit of Higher Values, Western Buddhist Review vol.2, www.westernbuddhistreview.com/vol2 . DA SILVA STEPHEN Transvaluing immaturity: reversediscourses of male homosexuality in E.M. Forster’s posthumously published fiction, http://www.findarticles.com,1998. DE MASI DOMENICO Ravello, Avagliano Editore, Cava de’ Tirreni, 2003. FORDONSKI KRZYSZTOF The Homoerotic Function of Foreign Settings in the Early Fiction of E. M. Forster, Centre for British Studies, Berlin, s. d.; http://www2.rz.hu-berlin.de/dbz/ FURBANK PHILIP NICHOLAS E. M. FORSTER: A Life, Harcourt Brace Jovanovich, New York and London, 1977.
118 GARDNER PHILIP (ed.), E. M. Forster The Critical Heritage, Routledge & Kegan Paul: London and Boston, 1973. GRANSDEN K. W. E. M. Forster, Oliver and Boyd, Edinburgh, 1970, (I ed. 1962) HALLIDAY IAIN Introduction, in E. M. FORSTER, Where Angels Fear to Tread, with Notes and text analysis by PATRIZIA COSTANZI, Napoli, Loffredo, 1996. LAGO MARY and FURBANK P. N. (edited by) Selected Letters of E. M. Forster, Volume One 1879-1920, London,1983. LOVECRAFT HOWARD PHILLIPS L’orrore soprannaturale in letteratura, Theoria, Roma-Napoli, 1992, (I ed. 1989). Trad. di Supernatural Horror in Literature, 1927, 1934, New York 1945 e 1973. MASON CRISPIN A Tradition Displayed, Milano, 1966. PAU GILABERT BARBERA Classicism versus Medievalism in Victorian Edwardian England: E. M. Forster’s A Room with a View as an example, University of Barcelona, s. d.. PAU GILABERT BARBERA’ Was the Classical Tradition Betrayed by J. Ivory’s Adaptation1 of E.M. Forster’s Maurice?, University of Barcelona, s. d.. www.ub.es. PERKOWITZ SIDNEY “Connecting with E. M. Forster,” The American Prospect, vol. 7 no. 26, May 1, 1996 – June 1, 1996. (in http://www.prospect.org)
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TRILLING LIONEL E. M. Forster, A study, The Hogarth Press, London, 1967. STALLYBRASS OLIVER, Introduction, in E. M. FORSTER, The Life to Come, Volume 8 of the Abinger Edition of EMF’s complete works, Edward Arnold, 1972. STONE WILFRED The Cave and the Mountain, A Study of E. M. Forster, Stanford University Press, Stanford, California I966 – London, Oxford University Press. STAPE J. H. An E. M. Forster Chronology, London, Macmillan, 1993. (Series: Macmillan Author Chronologies). TOMASI DI LAMPEDUSA GIUSEPPE Letteratura inglese, Mondadori, Milano, 1990. WATTS GUY Introduction, in E. M. FORSTER, A Room with a View, Genova, Cideb, 1993. WOOLF VIRGINIA “The Novels of E. M. Forster”, in The Death of the Moth and Other Essays, Hogarth Press, London, 1942 (trad. it. “I romanzi di E. M. Forster” incluso come saggio introduttivo in E. M. FORSTER, Casa Howard, Roma, Newton, 1993.
120 Nota Su E. M. Forster esistono numerosissime pubblicazioni e sarebbe pressoché impossibile produrre una bibliografia critica completa. Per una lista di opere critiche molta ampia e articolata, rimandiamo a AMORUSO e BINNI a cura di, Letteratura Inglese, in I contemporanei, vol. 2, Luciano Lucarini Editore, Roma, 1982, pp. 67-9, in coda all’interessante articolo di Franco MARENGO (p.39), sul nostro autore. Si tratta però di un elenco aggiornato a oltre venti anni fa e nel frattempo un gran numero di altre cose interessanti sono state pubblicate. Un’altra interessante bibliografia si trova in appendice ai Romanzi nei Meridiani Mondadori. Ogni edizione critica o a indirizzo didattico dei romanzi di EMF contiene di solito una sua bibliografia diversamente aggiornata (Nessuna tra quelle da noi consultate tuttavia menziona Albergo Empedocle!) Internet Su internet è possibile accedere a numerosi siti, per lo più inglesi ed americani ma anche finlandesi e danesi, curati da università o semplicemente amatoriali, che offrono una messe di documenti, contributi, informazioni, bio- e bibliografie, riguardanti E. M. Forster. Si tratta di migliaia di pagine web, non di rado ripetitive, tra le quali bisogna cercare con pazienza e se si ha abbastanza fortuna e tempo, si riesce a trovare qualcosa di interessante. Essendo Forster un cognome abbastanza comune, consigliamo di avviare ricerche aggiungendo sempre le iniziali “e m.” o i due nomi per esteso “edward morgan”. Se siete in grado di raffinare la ricerca concentrandovi su un particolare argomento tipo “novels”, “Italy”, “India” etc., fatelo perché vi farà risparmiare un mucchio di tempo. Ci limitiamo qui a segnalare alcuni siti che ci sono parsi più interessanti: http://www.emforster.info http://www.sit.wisc.edu (Temple Bar)
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http://www.prospect.org http://www.kirjasto.sci.fi http://emforster.de http://shergoodforest.com http://users.ev1.net Cercando “Forster Edward Morgan” nel catalogo del Sistema Bibliotecario Nazionale SBN www.iccu.sbn.it , oggi troviamo ben 273 documenti come “autore” (ci sono dei doppioni of course) e 39 come “soggetto”. Altrettanto ricca sarà la lista di documenti che sarà possibile trovare consultando il catalogo elettronico della prestigiosa British Library di Londra, all’indirizzo www.bl.uk . Per avere un’idea dei libri di EMF attualmente in commercio (in inglese), nuovi o addirittura usati, si può fare una visita al sito di Amazon, il più grande bookshop virtuale del pianeta, all’indirizzo www.amazon.com. Anche su www.ebay.com, il noto sito di aste on line, con un pizzico di fortuna si può fare qualche buon acquisto, specie di libri fuori commercio o rarità. State però attenti a calcolare bene le spese postali, specie per spedizioni dall’estero, che non di rado rovinano quello che a prima vista può sembrare un buon affare. Con Internet è inoltre possibile leggere on line ed anche scaricare interi romanzi e racconti di EMF. In questo senso, il sito più interessante mi è sembrato quello dell’Università del Michigan www.hti.umich.edu che mette a disposizione i testi in lingua originale senza nessuna restrizione o costi. Un’altra preziosa fonte di notizie è costituita dalle riviste e dai quotidiani. Spulciandone gli archivi, il ricercatore paziente potrà scovare articoli e recensioni che spesso contengono notizie altrimenti irreperibili o indizi per risalire ad altre fonti o a links che possono risultare utili.
122 Agrigento/Girgenti e altro Un TEMPLARE (Virgilio Rambelli) Ricordi di Girgenti, Girgenti, 1889 (3^ ed. 1899 - rist. anast. 1990). BAEDEKER KARL Manuel du voyageur, Italie méridionale, Sicile et Sardaigne, Leipzig, 7^ ed., 1883. BARBINA ALFREDO La Biblioteca di Luigi Pirandello, Bulzoni, Roma, 1980. CANI, D’AFFRONTO, PERNICIARO (a cura di) Pirandello e l’archeologia, Biblioteca - Museo “Luigi Pirandello”, Agrigento, 2001. CILONA PAOLO Luigi Pirandello, la vita, le opere, i luoghi, guida al parco letterario, Agrigento, 1998. COSTANTINO GABRIELLA (a cura di) La collezione Sinatra, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta - Roma, 1997. CREMONA ANTONINO Novissima guida di Girgenti, Girgenti, 1925. FRANCE ANATOLE Le crime de Sylvestre Bounard, Calmann, Paris, 1924. GIUDICE GASPARE Pirandello, Torino, Utet, 1963. GRIFFO PIETRO, ZIRRETTA GIOVANNI Il Museo Civico di Agrigento, Palermo, Editoriale Ibis, 1964.
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LO BUE PIO LUIGI Alexander Hardcastle, Atti del I Convegno – Agrigento 27 Giugno1984, Agrigento, 1997. PALILLO ANGELO Agrigento turistica, Agrigento, 1996. PICONE GIUSEPPE Memorie storiche agrigentine, 2^ ed. con note, aggiunte e diario sino ad oggi, vol. 3, Agrigento, 1942. PIRANDELLO LUIGI Donna Mimma, ed. R. Bemporad e F., Firenze, 1925. PIRANDELLO LUIGI I vecchi e i giovani, Milano, Bit, 1993, (I ed. 1909 a puntate, 1913 in volume). RIGGIO GAETANO Vita e cultura agrigentina del ‘900, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta - Roma, 1978. SCICHILONE ISABELLA Un mecenate inglese fra i templi di Agrigento. Sir Alexander Hardcastle, Agrigento, 1997. TOMASI DI LAMPEDUSA GIUSEPPE Opere, I Meridiani, Mondadori, Milano, 1995.
Articoli ANDERSON BRUCE Sex, drugs and the problems of being a Conservative in a libertarian world, in The Spectator, 07.02.04. BAYLEY JOHN A pretty mess, in The Guardian, 02.06.1985.
124 EZARD JOHN Rare letters show Forster’s shyness, in The Guardian, 13.03.2001. FLEMING THOMAS Loyalty oafs, in The Spectator, 09.06.2001. FURBANK P. N. Battle versus work, in The Spectator, 04.10.2003. MILLER KARL Of course I care for the poor… I’ve got servants, haven’t I?, in The Observer, 01.03.1998 SMITH ZADIE Love, actually, in The Guardian, 01.11.2003. TAYLOR D.J. Bastard liberalism, in The Spectator, 07.02.04.
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Ringraziamenti – –
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A Rosaria Motta Al personale di: Biblioteca Comunale, Biblioteca Museo “Luigi Pirandello”, Biblioteca “Pirro Marconi”, Biblioteca della Provincia, Archivio di Stato, Archivio Comunale, Liceo Scientifico “Leonardo”, di Agrigento; Biblioteca del Corso di Lingue e Letterature Straniere della Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo. A Settimio Biondi, don Biagio Alessi e Angelo Palillo; Ai colleghi Gabriella Caruselli, Franca Ferraro, Rosanna Gareffa, Mary Lo Re, Giovanna Tuttolomondo, Marisa Venza, Al Centro Culturale Pier Paolo Pisolini; A mio padre e mia madre; Mr Duane Johnson, Fargo, North Dakota, USA; Mr David Tuxford, Social Sciences Librarian at Manchester Libraries; The library of Birkbeck University, London; Ms Diane of the British Library, London; Mr Rob Doll Ph. D, San Francisco, CA; E inoltre ai signori Mario Abate, Ignazio Altieri, Antonio Arancio, Pino Catalano, Paolo Cilona, Ermogene La Foreste, Gaetano Riggio.
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Indice
1.Passaggio a Girgenti - 1
pag. 7
Edward Morgan Forster 2. Il racconto 3. La trama di Albergo Empedocle 4. Le citazioni 5. L’Albergo Empedocle del racconto 6. Il tour 7. Vita ed opere di EMF 8. Temple Bar 9. Alcuni temi tipici dell’opera di EMF 10.Ravello e The Story of a Panic
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Girgenti 11.Turisti a Girgenti 12.L’Albergo
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Pirandello, Hardcastle, Tomasi di Lampedusa, la Sicilia 13.EMF e Luigi Pirandello 14.EMF e Alexander Hardcastle 15.EMF e Giuseppe Tomasi di Lampedusa 16.EMF e la Sicilia
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13 17 19 37 41 47 53 59 67
85 89 91 93
Appendice 17. Passaggio a Girgenti - 2 « 99 18. Due trasposizioni « 103 19. The centenary of E. M. Forster’s first published story « 105 Bibliografia
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128
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