Quaderni del volontariato 2
Edizione 2010
Maria Pia Sannella
Di piogge e venti e soli e lune
Cesvol Centro Servizi Volontariato della Provicia di Perugia Via Sandro Penna 104/106 Sant’Andrea delle Fratte 06132 Perugia tel. 075.5271976 fax. 075.5287998 Sito Internet: www.pgcesvol.net Visita anche la nostra pagina su
Info e contatti pubblicazioni@pgcesvol.net
Con il Patrocinio della Regione Umbria
Edizione: Luglio 2010 Progetto grafico e videoimpaginazione: Chiara Gagliano Le foto di copertina e della prima parte sono dell’autrice Stampa: Digital Point (Ponte Felcino)
Tutti i diritti sono riservati Ogni riproduzione, anche parziale è vietata
ISBN: 88-96649-07-7
I QUADERNI DEL VOLONTARIATO, UN VIAGGIO ATTRAVERSO UN LIBRO NEL MONDO DEL SOCIALE
Il CESVOL, centro servizi volontariato per la Provincia di Perugia, nell’ambito delle proprie attività istituzionali, ha definito un piano specifico nell’area della pubblicistica del volontariato. L’obiettivo è quello di fornire proposte ed idee coerenti rispetto ai temi di interesse e di competenza del settore, di valorizzare il patrimonio di esperienze e di contenuti già esistenti nell’ambito del volontariato organizzato ed inoltre di favorire e promuovere la circolazione e diffusione di argomenti e questioni che possono ritenersi coerenti rispetto a quelli presenti al centro della riflessione regionale o nazionale sulle tematiche sociali. La collana I quaderni del volontariato presenta una serie di produzioni pubblicistiche selezionate attraverso un invito periodico rivolto alle associazioni, al fine di realizzare con il tempo una vera e propria collana editoriale dedicata alle tematiche sociali, ma anche ai contenuti ed alle azioni portate avanti dall’associazionismo provinciale. I Quaderni del volontariato, inoltre, rappresentano un utile supporto per chiunque volesse approfondire i temi inerenti il sociale per motivi di studio ed approfondimento.
A Carlotta e alle mie figlie Caterina e Maddalena
Indice
Presentazione di Marcella Binaretti Presidente Accademia Pietro Vannucci
13
Premessa di Mariapia Sannella
15
Parte Prima
17
Può chiamarsi autunno? Assisi bella Alle Celle L’isola dello stupore Aquilone Così non posso non tornare a te... Radici Maternità Solitudine... Aspettando Carlotta Silenzi Attesa Pista ciclabile Domenica mattina Rotoli di sole Spalliere pervinca More di rovo Risveglio Illusione Carlotta Saette Piovra d’angoscia Di piogge e venti Il sole sull’erba Appari quasi un sogno La Fiamma Assisi, 27 Agosto 2006 A Roberto
19 20 21 23 25 27 28 29 30 31 32 34 35 37 39 40 41 42 45 47 48 49 50 51 52 53 54 57
9
Indice
Crocefisso Davanti a Santo Stefano Dopo la burrasca Finestra sul lago Fine Inverno Potature Don Johnson
59 61 63 65 66 67 68
Parte Seconda
69
Bandino Calendimaggio 1992
71
Commento al Corteo della Notte Calendimaggio 1992
73
Ballata dalle Scene di Parte De Sotto (testo in ottava rima, musicato e cantato)
Calendimaggio 1993
75
Commento al Corteo della Notte Calendimaggio 1995
77
Dal Commento al Corteo di Madonna Primavera Calendimaggio 2003
79
Commento al Corteo della Notte Calendimaggio 2004
80
Bandino (Cena di apertura a Parte de Sotto)
82
Caledimaggio 2005
Commento al Corteo della Notte (Ispirato alla storica lotta medievale tra Carnasciale e Quaresima) Calendimaggio 2005 83 10
Indice
Commento al Corteo della notte Calendimaggio 2006
85
Commento al Corteo della Consegna delle Chiavi (riconsegna del Palio dai vincitori dell’anno precedente)
Calendimaggio 2007
87
Commento al Corteo della notte Calendimaggio 2007
89
Commento al Corteo della notte Calendimaggio 2008
91
Commento al Corteo della notte (Liberamente tratto da “Caccia di Diana” di G. Boccaccio)
93
Calendimaggio 2009
11
Presentazione
L’Accademia “Pietro Vannucci” con gratitudine e orgoglio ringrazia la Dott. ssa Maria Pia Sannella che ha concesso la pubblicazione di questa sua raccolta poetica che non avremmo mai potuto apprezzare se non avesse trovato la forza di condividere la sua poesia. Attraverso i suoi versi scopriamo la gioia che la fede, la natura, il sorriso del tenero abbraccio di una creatura, possono dare, una forza alla quale si può attingere quando la vita, con il passare del tempo, ci toglie. Grazie Maria Pia perché i tuoi versi ci fanno riflettere che la vita nelle sue molteplici sfumature, va sempre vissuta e apprezzata per quello che ad ognuno di noi offre.
Marcella Binaretti Presidente Accademia Pietro Vannucci
13
Premessa
È dovuto passare un po’ di tempo per decidere di pubblicare alcuni dei miei scritti, in forma poetica, che ritenevo solo miei, frutto di un travaglio personale, intimo e fumoso, di un percorso di liberazione, almeno temporanea, dalle trappole della vita, cioè terapeutico. Avevo già scritto molto per il Calendimaggio di Assisi ma per dare voce alla magia di questa festa, per dare al pubblico ed alla giuria una lettura poetica di cortei, scene o bandi di sfida. Poesia scritta dunque per gli altri, per coinvolgerli emotivamente nelle rappresentazioni realizzate con mesi e mesi di lavoro mentale e manuale. Ma a partire dal 1997, dopo essere tornata ad abitare a Castiglione del Lago, continuando a frequentare Assisi e forse proprio per questo, ho incominciato a scrivere anche per me, per dare forma alla mia sofferenza, alle mie paure e ad emozioni che non potevo o volevo condividere. Se ho deciso di pubblicare questo “intimo poetare” è perché, nel tempo, ho compreso che la tentazione dell’anima solitaria che soffre o si emoziona in modo troppo particolare per essere compresa, finisce per farti parlare solo con te stessa. Grazie alla fatica della scrittura che mi ha aiutato a mettere la distanza da quella farragine di sentimenti, ho maturato la scelta di condividere questa specie di percorso terapeutico della scrittura che cattura la sofferenza, l’emozione, la bellezza e le materializza su una tela bianca che ne trattiene per sempre un’impronta che, col tempo, si sfuma in ricordi ed immagini acquerello. Così mi sono messa al lavoro riprendendo in mano, non senza difficoltà, quanto avevo scritto solo per me, sentendo alla fine il bisogno di aggiungere anche le storie tenere e gioiose che avevo continuato ad inventare per narrare la poesia del Calendimaggio. Ho cercato di scegliere alcuni brani che ho ritenuto significativi anche al di fuori del loro contesto. Nati per valorizzare storie fantastiche, rappresentate con scene e scenografie spettacolari di grande impatto emotivo, così estrapolati perdono sicuramente gran parte del loro senso e della loro poesia. Ciononostante mi è sembrato giusto presentarli come testimonianza dell’altra parte di me che ha continuato ad esprimere gioia e bellezza per amore di un gioco fantastico, di un momento di magia che si rinnova ogni anno ad Assisi. Il Calendimaggio, festa di primavera ambientata in epoca tardo-
15
Di piogge e venti e soli e lune
medievale, è infatti per gli assisani un’isola felice di compiacimento per il ritorno della bella stagione e della possibilità di riappropriarsi del fascino di questa città; ciascuno libera le migliori energie del sogno e dell’invenzione scrivendo, dipingendo, recitando, cantando e suonando musiche antiche con strumenti d’epoca. In questa magica ed unica parentesi laica in Assisi, in cui le due Parti della città si sfidano nel rendere omaggio alla primavera, ho imparato a trovare le parole per esprimere le mie e le altrui emozioni con un linguaggio particolare, frutto della contaminazione tra ciò che resta del dialetto assisiate, la poesia umbra del Tre-Quattrocento e dei più grandi autori di questo periodo. Anche la forma poetica del tempo, in terzine o quartine di endecasillabi, è ripresa con gli adattamenti necessari alle esigenze descrittive delle azioni sceniche della Piazza e dei vicoli. Questo lavoro comprenderà pertanto due parti: una prima intima e solitaria, in gran parte sofferente ed autoriflessiva ed una seconda che vuole comunicare a una gran folla l’emozione del bello e della poesia con l’invenzione di storie fantastiche. Due aspetti che convivono in me e che si esprimono in luoghi e dimensioni diverse, la Natura e la Piazza, l’introspezione e la spettacolarizzazione.
16
Parte Prima
Gioco d’anatre
Di Piogge e Venti e Soli e Lune
PUÒ CHIAMARSI AUTUNNO? Gioco d’anatre su scintille d’acqua crespa. Il viso brucia di sole, tra brividi di tramontana. Mollemente disteso il monte di Cetona sfuma, ombra azzurra, nel tenue immenso cielo di settembre. Può chiamarsi autunno tanto palpitar d’argento?
Castiglione del Lago, 26 Settembre 1997
19
Di piogge e venti e soli e lune
ASSISI BELLA Assisi bella del mio cuore a pezzi quante schegge trattieni! Nel sorriso incrinato di Maddina mia, tra le violacciocche dischiuse sui tuoi muri, nell’odor tremulo di fiaccole a Calendimaggio, sul Subasio fiorito all’Ascensione, fra le tue pietre rosa nel tramonto che accende le vetrate alle mie spalle. E intanto vado, con un dolore di strappo qui nel petto. Vado ad altre schegge di cuore che la mia Cati trattiene in un balcone a metà tra l’acqua e il cielo. Potranno ricomporsi mai?
Assisi, 18 Aprile 1998
20
Di piogge e venti e soli e lune
ALLE CELLE Era lo scrosciar dell’acqua che cercavo e non c’è che l’assordante narrar d’arsure di mille cicale impazzite di sole. Eppure qui, Francesco, a le tue Celle, il cuore è grato pur per le cicale.
Cortona, 2 Agosto 1998
21
Di piogge e venti e soli e lune
L’isola dello stupore
22
Di piogge e venti e soli e lune
L’ISOLA DELLO STUPORE Tra rosse bacche di lentischio mi sospinge il maestrale gonfio di pioggia e mirto. Lascio alle spalle la scogliera arrampicata senza fine e la spiaggia di conchiglie bianche che a folate m’insegue e mi ferisce gli occhi. Il cuore stretto in un abbraccio di sassi d’argento. Un abbraccio dolente all’isola dello stupore, dell’incanto, della fine di un’amicizia che non c’era. Addio Sardegna amata al primo incontro e pur sofferta, odori e colori per sempre nel cuore.
Sardegna, 16 Settembre 1998
23
Di piogge e venti e soli e lune
Aquilone
24
Di piogge e venti e soli e lune
AQUILONE Volo alto con te e godo la tua libertà appesa a un filo. Ti dimeni, sembri voler strappare quel filo. Vorrei liberare il tuo volo ma so che trattenerti è poter continuare a volare.
Castiglione del Lago, 28 Gennaio 2004
25
Di piogge e venti e soli e lune
Nebbia a mezza costa
26
Di piogge e venti e soli e lune
COSÌ NON POSSO NON TORNARE A TE... Un fiume di gente, un’invasione: lingue, dialetti, grida di bambini, teste in su, sguardi assenti mentre ancora una volta conto le tue pietre, leggo stemmi e ricordi sui tuoi muri. Mi hai preso piano piano, sempre più. Ora son tornata al mio lago, non è più lo stesso lasciato piangendo un dì lontano della giovinezza, dell’acqua limpida, della sabbia chiara, della tramontana tesa e tersa. Rimpianto, sognato, cercato nella tua valle allora verde, ai caschi del Tescio, nella coltre di nebbia a mezza costa. E intanto la tua pietra, in silenzio, mi scaldava il cuore. Così non posso non tornare a te, Assisi bella di vetrate d’oro e di pietra rosa nel tramonto. Ti cerco nei vicoli, lontani dal rumore della folla, ove odo il mio cuore battere col tuo. Qui son nate le mie figlie, qui il mio andar recitando, qui il mio scrivere di te che sol per te so fare.
27
.Assisi, 24 Aprile 2005
Di piogge e venti e soli e lune
RADICI Lasciarti ancora dietro di me con l’ultimo sole sul viso. Vorrei lacrime calde a irrigar le mie rughe ma restano in gola e un sospiro trattiene il tumulto del cuore. Troppe radici, un fragile tronco, una grande chioma squassata dai venti. Uragani d’amore e dolore, il tronco si torce e teme a ogni istante lo schianto. Vorrei strappar mie radici e restar solo chioma percorsa dal vento.
Assisi, 8 Maggio 2005
28
Di piogge e venti e soli e lune
MATERNITÀ Presto ti stringerò mia dolce piccola grande gioia. Tocco il tuo corpicino e il tuo singhiozzo sulla pelle tesa di tua madre. La mia bimba grande che ha il sorriso di allora in un volto di madre. È ormai una donna, la mia Caterina che dolcemente ti parla, ti accarezza da mesi, riconosce ogni parte di te che le cresci dentro. Ti chiama “bambina” ed è musica nella sua voce. “Sei una bambina buona”ti dice ed è vero perché non l’hai fatta soffrire. L’hai resa più bella, più forte la mia Caterina. Dal primo momento sei stata fra noi, dal primo momento sei nata per noi. Esci fuori dal nido, esci fuori sicura, ti attende l’amore.
Castiglione del Lago, 9 Maggio 2005
29
Di piogge e venti e soli e lune
SOLITUDINE... è sapere che ci sei ma non averti. Solitudine è pensarti e non saper se lo vuoi. Solitudine è non farmi accostare e non lasciarmi andare. Ero sola prima di te ma non soffrivo la tua assenza. Sto male senza di te ma con te è guerra. Perché hai aperto la mia porta chiusa ed hai portato col sorriso la tempesta, tormenta senza posa di solitudine e presenza?
Castiglione del Lago, 12 Maggio 2005
30
Di piogge e venti e soli e lune
ASPETTANDO CARLOTTA Sole appena velato, neve di pioppi, ansia, timore per te, Caterina che attendi le doglie a sgravarti d’un peso ogni attimo amato, accarezzato. Le hai costruito il nido più dolce: suoni, sussurri, parole, le tue esili mani carezzanti. E lei si attarda dentro di te anche se ormai non può più nuotare. E tu non vuoi aver paura ma tutto ti turba, persino il mio viso che ride a nascondere l’ansia. Vuoi solo il tuo Angelo a rassicurarti. Ti adora con gli occhi, sguardi, carezze, mentre tu bisbigli imbronciata. Vi guardo da fuori tutti e tre innamorati, vi accarezzo col cuore e vi benedico.
Castiglione del Lago, 20 Maggio 2005
31
Di piogge e venti e soli e lune
SILENZI Porto a passeggio la mia malinconia nessuno la vede nessuno la sa. Si apre la folla ai miei passi decisi e nevica il pioppo sui miei pensieri. Vedo solo bambini e cerco in ognuno la mia Carlotta. È con la sua mamma e col suo papà. C’era silenzio, Caterina, dietro la tua porta chiusa. Ho esitato tendendo l’orecchio, sperato d’essere udita e invitata ad entrare. Ma quel silenzio difendeva la vostra famiglia. La mia non c’è più, a chi darò ancora il mio amore? A voi basta forse che al bisogno io ci sia. Ma il mio di bisogno? Vestita di forza, d’orgoglio perché non si pensi che chiedo perché non vi pesi la mia debolezza, nascondo gli stracci di chi ha mendicato, da sempre, una specie d’amore che forse non c’è. 32
Di piogge e venti e soli e lune
Ancora lo cerco, lo invento per vivere ancora ma fa cosÏ male... e son cosÏ stanca... da quanto non so. Da tanto, da troppo... Mi dico ora basta, riposati un po’ ma continuo a cercarlo.
Castiglione del Lago, 22 Maggio 2005
33
Di piogge e venti e soli e lune
ATTESA Stai forse tornando, lo spero, ti aspetto e vorrei non tornassi salvando il ricordo di quello che ho amato. Mi angoscia il ritorno del vorrei ma non posso, dell’abbi pazienza, non sei mai contenta. Son qui che ti aspetto e ho paura che torni perchÊ, male per male, è meglio pensarti e sognar che mi pensi, guardar la tua foto, la rosa appassita, il tuo sassolino, la piccola pigna che il sole ha dischiuso.
Castiglione del Lago, 23 Maggio 2005
34
Di piogge e venti e soli e lune
PISTA CICLABILE Pedalo nel sole e nel vento, su un sentiero di cardi e farfalle che ogni volta percorro più a lungo con gioia impaurita. Ho sempre sognato la bicicletta ed ora ce l’ho e posso andare. Ma ho dovuto lottare col corpo minato da quel brutto giorno. Sfida, controllo, ce la puoi fare, controllo e sfida ne vale la pena. Mi fermo, son stanca e quel lago...qui dentro tracima d’un tratto. S’acqueta, s’agita forte e poi s’impaluda ma è sempre in agguato. Ho paura a guardarlo e respiro fondo perché non m’inghiotta.
Castiglione del Lago, 10 Giugno 2005
35
Di piogge e venti e soli e lune
Le Celle
36
Di piogge e venti e soli e lune
DOMENICA MATTINA Ritrovarti, Francesco, a le tue Celle. Non è ancora impazzar di cicale, ma il torrente è ormai umida traccia nel verde più intenso dei lecci. Tra queste ombre silenti si placa il mio tumulto e i cinguettii fan musica della mia malinconia. Si libera il cuore nel tenero abbraccio del gran tiglio odoroso. D’un tratto ritorna il presente con il laborioso ronzar di mille api in volo.
Castiglione del Lago, 26 Giugno 2005
37
Di piogge e venti e soli e lune
Rotoli di sole
38
Di piogge e venti e soli e lune
ROTOLI DI SOLE Son tornata alla mia pista, le spalliere d’avena dorata son ora rotoli di sole e il sentiero si espande sui campi falciati. Ci sono ancora i cardi viola e le farfalle, più rare, ma a terra è un fuggir impaurito di lucertole verde smeraldo. Libellule rosse, a coppie, in volo nel sole che picchia e inargenta le fragili ali. Andrò più lontano stamani, sul sentiero di giunchi e di rovi, di ponti di legno su fossi stagnanti, di ombre profonde di salici e pini e poi ancora ponti che... ce l’ho fatta! Stanchezza e paura si sciolgono sul tuo sentiero soffice d’erba, accanto al tuo orto curato. Un abbraccio, il caffè, la nostra sigaretta, le verdure di Fernando profumate, calde di sole nel mio cesto. A presto Enrica, ... grazie.
Castiglione del Lago, 1 Luglio 2005
39
Di piogge e venti e soli e lune
SPALLIERE PERVINCA Mentre nubi di piombo divoravan l’azzurro mi ha accolto la pista di tarassaco giallo e malva rosa. Buon segno, mi son detta, tra le prime gocce d’acqua. Rare farfalle, non una lucertola né una cicala, ahi! Ma ecco spalliere pervinca e campanule bianche. I primi fiori sui rovi e penso a more mature. Il cuore rallenta la corsa tra pioppi frementi, frustate di giunchi e volte di pini. Il sentiero di Enrica... Mi ha donato il suo tempo e aperto il suo cuore alla piena del mio. Il suo caldo abbraccio mi ha accompagnato nel ritorno a questa casa che non amo, lasciata in fretta stamattina per fuggire il rimbombo dei miei pensieri tra i suoi muri bianchi sempre più stretti e più lontani. Castiglione del Lago, 5 Luglio 2005
40
Di piogge e venti e soli e lune
MORE DI ROVO Grazie per le more di rovo. Erano ancora calde di sole e delle tue mani. Mani che amo perchÊ non feriscono mai mentre son rovi le tue parole. Sfido ogni volta le spine, ritraggo la mano ferita, mi arrendo, ti fuggo e curo i miei graffi. La mia solitudine d’ombre di bosco, di malve e di stoppie, frinir di cicale, gorgheggi e furtivi fruscii mi guarisce. Tornerò a cercar more tra i rovi.
Castiglione del Lago, 3 Luglio 2005
41
Di piogge e venti e soli e lune
RISVEGLIO Balsamo, dove, ai miei visceri erosi da vetro inalato in un giorno qualunque. Risveglio in una domenica mattina come tante come troppe mattine doloranti per tagli di lamette inconsapevoli, forse, di chi ho creduto non ferisse. Le Celle, Sant’Antimo, il mare... Posso andare, lasciare il mio letto troppo grande stamattina. Non c’è chi non ferisca tra chi amo. Andrò sola, ce la posso fare, a guardare, respirare, aprire tutti i pori a ciò che mi circonda. Da sempre unico rifugio, non ferisce mai. La sferza del vento lo schianto del fulmine un repentino frusciar tra le foglie le mobili ombre nel bosco son moti di culla.
42
Di piogge e venti e soli e lune
GiĂ mi placa il pensiero di un tenero, forte, rassicurante abbraccio in cui abbandonarmi senza paura.
Castiglione del Lago, 24 Luglio 2005
43
Di piogge e venti e soli e lune
Caligine al tramonto
44
Di piogge e venti e soli e lune
ILLUSIONE Se n’è andato all’improvviso il sole stinto dall’afa. L’ho cercato all’orizzonte e ho trovato solo caligine appena tinta di rosa. L’ho fissata dietro un gabbiano solitario, ritto, immobile sulla scogliera. Un sogno svanito, un’illusione che t’infiamma e se ne va
San Feliciano, 28 Luglio 2005
45
Di piogge e venti e soli e lune
Carlotta
46
Di piogge e venti e soli e lune
CARLOTTA Dorme il mio cherubino, i suoi braccini alti come alucce in volo, il suo corpicino abbandonato al mio sguardo rapito. Così bella, indifesa, offerta al mio amore che rapito contempla. Mai dolcezza più grande, nulla la turba. Vedo solo il suo sonno calato lieve con la mia ninna nanna: “fai la nanna mio ben dolcemente riposa”.
Castiglione del Lago, 1 Agosto 2005
47
Di piogge e venti e soli e lune
SAETTE Di tutte le tempeste ciò che più amo è la saetta. Percorre il cielo ma mi esplode dentro. Libera l’energia accende il fuoco ti riscalda il sangue. È l’emozione che mi dà la vita. Nasce dai sensi sempre più dal sesto e forse è lui che dosa l’esplosione. Il resto è amore follia accecamento. È questa bellezza esasperata vera o immaginata che mi dà vita eppur mi frantuma.
Castiglione del Lago, 17 Agosto 2005
48
Di piogge e venti e soli e lune
PIOVRA D’ANGOSCIA Risveglio lento. Cerco il calore di piccole cose. I miei fiori, il caffè, la mia sigaretta nel sole. Un nuovo giorno... ma puntuale, strisciante si sveglia anche lei. Dipana tentacoli, piovra d’angoscia, s’attaccano ovunque dal cuore alla testa son sempre più lunghi petali infetti d’un fiore maligno. Mi treman le mani ho paura, m’inghiotte. L’istinto è scappare ma è dentro di me. Fuori, al mio bar, c’è ancora una sedia in un raggio di sole che ha vinto le nubi. Mi siedo, mi scaldo, respiro e l’angoscia si scioglie in malinconia.
Castiglione del Lago, 22 Agosto 2005
49
Di piogge e venti e soli e lune
DI PIOGGE E VENTI Tenerezza assorta su una carta geografica di rughe, un volto che narra la sua storia. Inquietano i vecchi come specchi su cui non vuoi guardare. Ma se percorri quei solchi, lentamente, senti il lungo lavorio di piogge e venti e soli e lune e vita.
Castiglione del Lago, 28 Ottobre 2005
50
Di piogge e venti e soli e lune
IL SOLE SULL’ERBA Guardo il mio mazzo di bacche colorate. È piaciuto anche a te. Era uno di quei brutti risvegli, stamattina. Mi hai colto rannicchiata nel mio dolore e mi hai portato con te. Mi hai detto cose buone con quel po’ di durezza che ora so, ti difende. Grazie per il parco, per il sole sull’erba e il verde bagnato di rugiada.
Capezzine, 28 Ottobre 2005
51
Di piogge e venti e soli e lune
APPARI QUASI UN SOGNO Ed ecco il tuo profilo che sfuma nel velo della nebbia mattutina. Appari quasi un sogno, Assisi, appesa a torri e campanili nel tuo abbandono sonnolento. Ancora un ritrovarti che mi scalda il cuore, un amore scampato alle rovine.
Assisi, 12 Febbraio 2006
52
Di piogge e venti e soli e lune
LA FIAMMA All’improvviso una gran fiamma poi il ceppo è crollato e l’affogava e infilavo fuscelli e attizzavo legnetti a ravvivarla. Ardeva ancora, scaldava, illusione o speranza? E intanto un gelo alla schiena e giù un altro crollo e ancora fuscelli, tizzoni ma il nero cresceva, inghiottiva la fiamma. Scintille, fiammelle da rari fuscelli ma il ceppo s’è spento e tu l’abbandoni. A che riattizzarlo se lui non lo vuole? Eppure stai lì, non spegni i carboni né vuoi si riaccenda. Lo guardi e aspetti finisca da sé.
Spello, 30 Marzo 2006
53
Di piogge e venti e soli e lune
ASSISI, 27 AGOSTO 2006 Al risveglio anzitempo, nell’eco dell’ultimo acquazzone, San Pietro è laggiù in un’oasi di sole. Dormirà la mia sposa? Son qui col mio caffè in questa piazza sonnolenta tra pensieri a rincorrersi fumosi. Non li metterò a fuoco perché non vinca la tristezza. Ora è alto il brusio della piazza e vedo due splendide bambine, le mie quasi gemelle occhi profondi, e la nuvola d’oro del tuo abito da sposa, Maddalena. La mia bambina cresciuta troppo in fretta dentro una scorza che scoraggia amplessi e pur disvela, a volte, tra le crepe, la bimba fragile e impaurita, il bisogno d’amore e d’abbandono. È il tuo giorno, Maddina, tra nubi e sole come la tua vita con la tua mamma, sola, che ti pensa, col desiderio di starti vicina e questo antico dolore qui nel petto.
54
Di piogge e venti e soli e lune
Sarò ancora la tua mamma che vuole solo che tu sia felice e penserò solo a tutto il bello che mi hai donato e che per te ho vissuto. E ci sarà il sole e solo gioia intorno al tuo dorato splendore di sposa. Sii felice, amor mio, e gioca al meglio la vita che t’ho dato. Sei ricca di talenti, apri la borsa, dischiudi i tuoi fiori, libera il tuo cuore. Il mio ti seguirà per sempre.
La tua mamma
55
Di piogge e venti e soli e lune
A ROBERTO Debbo scrivere di te, ragazzo mio, a placare il tuo volto che ritorna, il tuo bel volto bruno con quegli occhi grandi severi e diffidenti: “piccola borghese insegnante di me comunista figlio del popolo sfruttato?” Colava sulle tue braccia la pittura verde del tuo riparo dal diluvio che inzuppava la marcia della pace. Cristo giottesco ferito a morte e poi stroncato dalla tua fede disillusa. Ti sei tolto una vita troppo stretta tra sbarre ove non c’era il tuo partito a difendere il tuo odio proletario. Il mio affetto respinto, invece, t’ha seguito da lontano. È per me una ferita la tua verde icona e un fallimento la tua fuga. Ma sei libero ora occhi grandi e di certo hai trovato la Giustizia cui anelavi.
Assisi, 12 Febbraio 2007
57
Di piogge e venti e soli e lune
CROCEFISSO Svapora tra la gente l’emozione dell’incontro. Un attimo infinito di certezza, di abbandono cercato in questa vita, sognato, tentato, deluso e ancor cercato. Tu hai sciolto lacrime impietrite, un caldo fiume, ne ho temuto la piena. Adagiata in Te, anima e corpo tra lor sempre in guerra e per Te pacificati, in Te che tutto insieme vedi e ami che leggi nessi che neppur io so. Ti guardo Crocefisso e vedo solo amore, braccia spalancate all’abbandono. I mille pezzi in fuga della mia creta, ricompongono alfine la creatura che Tu, mio Dio, plasmasti e io frantumai. Estatica tregua d’ogni lotta, dimensione altra di pacificazione, paradiso terrestre dell’inconscio.
Castiglione del Lago, 02 Settembre 2007
59
Di piogge e venti e soli e lune
Santo Stefano ad Assisi
60
Di piogge e venti e soli e lune
DAVANTI A SANTO STEFANO Accarezzar le tue pietre fredde di tramontana e sentirne il calore. In quest’angolo assorto e solitario mi sento a casa nell’assisanità più schiva e mite. Nella piazzetta è tramontato il sole ma più su ancora avvampa e tinge chiome e vetri e occhi stupiti che s’affacciano e vanno troppo in fretta.
Assisi, 20 Settembre 2007
61
Di piogge e venti e soli e lune
Dopo la burrasca
62
Di piogge e venti e soli e lune
DOPO LA BURRASCA Gonfio, ansimante il mare verde cupo opalescente riguadagna la spiaggia e lascia trine di schiuma che bordano lagune e ciuffi d’alghe porpora e smeraldo e piume lievi di gabbiani e sassi e cocci di conchiglie che un giorno saran sabbia. PiÚ in alto sulla duna ha abbandonato tracce di uno stupido vagar, cicche di sigarette e plastica assortita, ferite al rotolar dell’onda, al divenir continuo della vita.
Pesaro, 13 Settembre 2008
63
Di piogge e venti e soli e lune
Lago Trasimeno
64
Di piogge e venti e soli e lune
FINESTRA SUL LAGO Mi ha abbagliato lo scrigno aperto del sole dietro le colline nella notte. Un’alba d’oro e di gemme, calda e sfavillante nell’oscurità. Tutti dormono ancora ma laggiù si sta già forgiando, nel silenzio, un nuovo giorno.
Castiglione del Lago, 24 Gennaio 2009
65
Di piogge e venti e soli e lune
FINE INVERNO Come ditini arrossati di mani di bambini protese verso il cielo terso son le cime ridestate delle siepi, dei pioppi e dei frutteti. Rami ancora spogli disvelano l’oro dei licheni il verde cupo dell’edera perenne e l’arte dei nidi solitari. Tessitura di linfe riscaldate dal sole alto nell’azzurro terso antico cielo del finir d’un altro inverno.
Colli del Trasimeno, 29 Gennaio 2009
66
Di piogge e venti e soli e lune
POTATURE Fumarole qua e là negli uliveti abbarbicati e stanchi che mani sapienti hanno potato. L’occhio le insegue dalla piana ai colli e ti riempe il cuore la divina pianta cui l’umbra natura rassomiglia. Vive della sua pietrosa terra da radici possenti nei secoli frugata a rinnovar l’argentea chioma. A donar dei suoi frutti balsamo d’oro ai gladiatori nell’arena a chi entra ed esce dalla vita per la delfica offerta e la lampada accesa a san Francesco. Appoggiata al suo tronco rude e contorto scolpito dalla vita, sento l’abbraccio antico delle nuove fronde che sopravviverà ai nostri figli.
Colli del Trasimeno, 14 Febbraio 2009
67
Di piogge e venti e soli e lune
DON JOHNSON Hai gli occhi miti e tristi della tua antica Africa bambina. Hai parole di un cuore che ha scoperto Cristo amore. Riluce la tua limpida fede sull’ebano della tua pelle e l’Ostia, più bianca tra le tue nere dita, è vero corpo di Cristo, mite agnello del Padre nostro ch’è nei cieli.
Castiglione del Lago, 19 Gennaio 2010
68
Di piogge e venti e soli e lune
Parte Seconda 69
Da un corteo del giorno
Di piogge e venti e soli e lune
BANDINO1 ‘n’altr’anno, ‘n’altra sfida...ma ‘na sfida de che? De trame, d’imbroji, d’ardunate de mille forusciti a fasse belli sol d’arroganza e prepotenza, a riempì ‘sta piazza abbandonata al silenzio e a la sferza de l’ inverno. Se ‘l suo core ha continuato a batte è perché c’era ‘l nostro a scaldalla, noi pochi attaccati a ‘ste pietre che sapem quann’arriva primavera. Da ‘ste finestrelle archiuse a la mejo a trattené ‘l gelo del Subasio entra de botto ‘n’aria profumata. Le violacciocche fioriscono sui muri, i gerani prometton fiori rossi e i vicoli ritornan casa nostra. Semo ‘na manciata ma l’inverno nun ce strica come ‘sta pietra fredda che par morta e pur se ‘ncendia e fiorisc’al novo sole. Così semo noi a primavera ch’emo con lor diviso lungo inverno, ch’emo ‘mparato j’odori del vento e ce sapemo ogn’anno incendià pur s’abbaiate e ce ‘nsultate pe’ fa’ crede ch’è vostra primavera. Ma noi nun ce scotemo, ce l’emo dentro la primavera che corre pei vicoli fioriti e fa a chiapparella coi fiji nostri ch’hanno rosse le gote e rosso ‘l core come ‘l rosso stendardo de la Parte
71
Di piogge e venti e soli e lune
È ‘sta primavera che ce dice va’, fa’ bella ‘sta festa, fa che lor bile non scolori anco ‘l Palio a Piazzanova. Datte da fa’ perché do sta se more, l’è d’arportà che casa sua è Sotto!
Calendimaggio 1992
1
Ciascuna Parte, de Sotto e de Sopra, lancia le proprie invettive alla Parte avversa nella Piazza del Comune. Il giorno dell’apertura ufficiale della tenzone, il giovedì, un giovane banditore legge il “bandino” che è una forma ridotta e più immediata, anche linguisticamente, del “Bando” di sfida più spettacolare dell’ultimo giorno, il sabato.
72
Di piogge e venti e soli e lune
COMMENTO AL CORTEO DELLA NOTTE2 Primavera regna: for de nostre contrade, for dè cori ne sospinse ‘l gelo de l’inverno e linfa nova scorre e appresta frutti. Ride lo fijo del Priore nostro e dei De Sotto ‘l popolo ‘n festa ché tutt’intorno vita rinasce e novo sangue scorre ne le vene. Ma ‘l sole scende, ‘l cielo se scolora e tenebra rotola dal Monte come tema de verno non fugata sì che l’astro benigno n’ ha pietade. Moltiplica suoi raj, scalda i cori ‘nfiamma l’aer che ’nbruna onde non tremi, pegno de suo ritorno e de calore per tutt’i giorni novi che verranno. E accende gran foco, divin dono, che ‘n mille forme sempre se trasmuta, ch’allumina la notte e dona speme ch’anco s’or se diparte è sol per poco. (...) E festa sia nel chiaror de la luna che come ‘l sol ha vinto nubi e nebbie e torna a inargentar vicoli nostri, ‘sta Piazza, i campanili, ‘l Monte e ‘l piano. Sia quiete al cor e seren ognun’accolga dolci pensieri e i sussurri de la notte. Regni la luna fino al novo sole regni suo argento amico de l’amore. De tanta festa e tanto oprar è questa conclusione vera:
73
Di piogge e venti e soli e lune
cielo, luna e stelle stanno a guardà ché anche ‘st’anno è rinato amore. Amor ch’esce daj’occhi de du’ fiji, ch’empie de sé ‘sta gra piazza silente e dice a ognuno sogna...spera... “Finché Primavera verrà e farà nasce amore ‘sta città vivrà, ‘sta festa sarà bella!”3
Calendimaggio 1992
Foto Mauro Berti (Assisi) 2
I commenti ai cortei sono la narrazione poetica di azioni sceniche complesse realizzate nella Piazza del Comune con centinaia di figuranti, grandi macchine e scenografie, da ciascuna delle due Parti. 3 Questa frase è stata assunta dalla Parte de Sotto come finale di ogni suo Calendimaggio, insieme all’accensione istantanea della torre sperimentata, per l’occasione, dall’insuperabile partaiolo noto come “Pula”.
74
Di piogge e venti e soli e lune
BALLATA DALLE SCENE DI PARTE DE SOTTO4 (testo in ottava rima, musicato e cantato) Trovatore De terribile strage sale ‘l canto che pur sui morti lor infieriro a sfogar odio antico e trarre vanto de ‘na morte impietosa in che periro padri onorati a forti figli accanto sì che tacite stelle scoloriro. L’ombrose selve e j’alti monti sanno d’uno scampato a vendicare ‘l danno. Si era molto nobil Cavaliere giovine prode, gentile e cortese cui ruina de’ Suoi dette mestiere de far vendetta, lavare l’offese. Alma gentile, cor nato al piacere furo sconvolti, suo arco si tese: l’opposta fazion annegare nel sangue vita ridare a famiglia che langue. Or dolce armonia spande ‘l Creato, veste le selve e i nudi rami ancora, arde d’amor ogni omo beato e uscio de donna de Majo s’enfiora. Ma ‘l Cavalier, dal core straziato, certo de Majo ancor più s’addolora. Ahi lasso! ché ‘l cor più la pena non regge e, contra stagion, sol de morte è la legge. (alla fine dello svolgimento della storia) Oh forza sempiterna del Creato che più d’ogn’altra sai parlar al core e ‘sta notte hai miracol rinnovato de liberar ogn’ alma dal dolore. 75
Di piogge e venti e soli e lune
Se fia per sempre cor d’omo mutato a che dimandar s’or regna amore? Da ‘sto prodigio è rinato coraggio, sia gioia che stanotte ha vinto Maggio!
Calendimaggio 1993
4
Sono ricostruzioni di vita e di ambiente medievale in cui si svolge una storia ideata ogni anno e realizzata da ciascuna Parte nei propri antichi rioni.
76
Di piogge e venti e soli e lune
COMMENTO AL CORTEO DELLA NOTTE La pace è l’illusione d’un momento ne ‘sta città che par dipinta a fresco; nemici dentro e fori da le mura son sempre pronti a trame de’ potenti. E de’ suoi fiji ‘l fiore e la possanza diserta i campi e i talami odorosi lascia le donne a coltivare un sogno o ‘n seme ch’è cresciuto loro ‘n grembo. Ma non è tempo de morì ammazzati, se pole sospirà ma sol d’amore; donne s’arcomannano dal cielo e implorano ‘na Santa ‘n po’ speciale. “Oh Santa Flora de verzure adorna, che fai fiorì le rame e cantà i grilli, che fai tubà i colombi e spigà ‘l grano, riporta a casa ‘l cor de nostro core, fa’ che s’avveri nostra promessa d’esse sorella, sposa e pur amante!” E la preghiera va da Santa Flora su l’ali de la fede e la peranza ma mente mortal a lutti avvezza, combatte coi fantasmi de la guerra. Avrà la Santa udito o non son degne? Ma Flora è amor, è linfa, è primavera e amor de donna, che je rassomija, j’è giunto al cor, miracolo n’ha tratto. Segno dal ciel subitamente scende a disperde l’ombre de la morte.
77
Di piogge e venti e soli e lune
Finì la guerra, come non si seppe, e letizia regnò e fu gran festa. ‘Sta storia ha raccontato ‘l campanone che tutta notte ripeté a la gente: don...don...sogna, don...don...spera mentre d’amor tutta Parte s’accende! Finché primavera verrà e farà nasce amore ‘sta città vivrà, ‘sta festa sarà bella!
Calendimaggio 1995
Corteo della notte Foto Mauro Berti (Assisi)
78
Di piogge e venti e soli e lune
DAL COMMENTO AL CORTEO DI MADONNA PRIMAVERA (...) Questo è per noi salutar primavera e chi ne vol dir non dica festa che troppo aihmè direbbe corto ma Calendimaggio se proprio dir vole e meglio ancora e ancor Parte de Sotto!
Calendimaggio 2003
79
Di piogge e venti e soli e lune
COMMENTO AL CORTEO DELLA NOTTE La notte lo colse ch’ancora pugnava. Più tanti de tanti abbattuti n’avea ché sul capitan s’eran tutti gittati. Qual albero forte su lor troneggiava ma, stanco oramai, l’avevan colpito. Lontano ‘l suo esercito, solo al duello, sentiva la morte percorrer sue vene e ceder le membra al feroce nemico. Forte lo spirto ma lenta la mano, un velo pesante calava su j’occhi. Or ecco che avanza la gran Mietitrice con tutta sua corte a incutere tema. I segni del mal, del dolor, de la pena insieme parati al gioco mortale. Ama la sfida terribile Morte, finir viso a viso partita già ordita, lasciar poche mosse, un filo di speme sapendo già prima com’è la partita5 Morte: A te capitano la prima mossa! Capitano: Le forze del ben moverò su scacchiera ché invidia te mosse a strapparmi la vita. Morte: Vedrai non varran contra mia potenza! Ecco un assaggio del mio grande regno di tutte le forze ai miei comandi. Capitano: Né io sono sol ché in me hanno albergo gran forza d’animo e grande coraggio È questa per te mia seconda mossa! 80
Di piogge e venti e soli e lune
Morte: Ma or vedrai bene quanto io posso! Sei buon giocator ma ancora per poco ché vedi per te lo scacco è già pronto! Capitano: (pensando alla sposa) “Non spero più veder vostra sembianza poi che Fortuna m’ha tolta la via. Da voi me partii e ‘l cor ve lassai certo de ritrovarlo al mio ritorno. Ma sento che Morte mia vita spegne e l’alto cielo con forza imploro che un ultimo desir me sia concesso: de non morir finch’io non veggia voi signora del mio cor che ve lassai o almeno de saper, da poi ch’è vostro, che de vostra mente non escirà mai.” Potenza de l’amor ch’arresta Morte e piega la sua falce e sue catene e forza ridona a chi pareva morto. La sposa già in lutto per lui pregava m’ha un fremito, si volge, lo rivede. Scolora ‘l nero, ‘l dolore scompare. Pei vicoli corre lieta novella e amor festante porta tutti in piazza ché festa de primavera alfine sia! Finché primavera verrà e farà nasce amore, ‘sta città vivrà, ‘sta festa sarà bella! Calendimaggio 2004
5
Questi quadri appaiono su un tappeto rosso a scacchi che copre l’intera Piazza del Comune.
81
Di piogge e venti e soli e lune
BANDINO (Cena di apertura a Parte de Sotto) ‘Sta volta tocca daje sotto o Sotto e preparà ‘l cappotto pe’ l’inverno. Quello de l’anno scorso s’è ristretto che semo diventati assai più grandi. E po’ ‘n cappotto novo serve al Palio ch’a ritornà su ‘n Piazza se raggela a rivedé quei fiji de...Mammone, 6 brutti ‘ntol muso e gelidi de core. De Sotto s’è scaldato, arfatto rosso, je s’è rimessa ‘n circolo la linfa, linfa vitale de la Parte nostra ch’a primavera dona gemme e fiori. ‘N’è vero, core, che voi sta’ co’ noi che te volemo bene veramente che te donamo ‘l sangue e la passione ne ‘sta nostra sfida de poesia. De Sopra ‘nvece scorre solo bile, e tigna d’esse i primi ne la Piazza drizzando, ahimé, sol coda de scorpione e disegnando j’attributri al Mammone!6 Parte mia bella mo’ faje vede qual è la primavera dei de Sotto: daje de mano daje de core che anco ‘st’anno faremo l’amore! Calendimaggio 2005 6
Gatto senza attributi, ripreso da un’antica pietra scolpita in un vicolo di Assisi alta ed inserito nello stendardo di Parte de Sopra.
82
Di piogge e venti e soli e lune
COMMENTO AL CORTEO DELLA NOTTE (ispirato alla storica lotta medievale tra Carnasciale e Quaresima) Narratore: Or al fine è suo tempo! Suo primo attacco è dovuto cessare: fin l’ultima goccia volle ber Carnasciale et ebbre le genti potero impazzare. Ma or de lo scialo ‘l tempo è finito e cessa ‘l tuo imperio o Carnasciale. Quaresima è in trono e governa la vita perché non s’adusin le genti a lo male. Quaresima: Troppo già ruinasti o cane immondo usando le tue cagne cortigiane che all’anime annebbiate davan morte come da scogli canto di sirene. Or dunque mori e penitenza sia, sia castità, digiuno e astinenza ché homo è per lo ciel, no pe’ la terra e i piacer tuoi inganno de mammona! Che avanzi al fin la gran Mietitrice falciando Carnasciale con sua corte a rimembrar a l’omo che sua falce d’un colpo po’ dannarlo a eterna morte. Predicatore: Dies irae! Damnatio aeterna! Ecco già vedo le fimme de lo ‘nferno! Nati non foste a viver come bruti m’a cercar salvezza ne la Croce! Implorate ‘l perdono, penitereeeee! Narratore: Sotto Ceneri scompaiono i colori, canti e balli si fan processioni, 83
Di piogge e venti e soli e lune
chi pria godea or si flagella a morte e s’invocano mali e pestilenze. E pur de Quaresima ‘l tempo finisce ma sua mestizia ancor stringe i cori mentre nova stagion ridesta vita, spiga lo grano e lacrima la vigna. Dolce più che mai la nova Luna, a rimembrar che ‘sto mondo bello Dio lo creò a gioia de’ suoi fiji, sale tingendo d’argento la notte. È l’ora dei pensieri più soavi, de’ sogni dopo ‘n giorno de fatica, de la magia de ‘n’altra Primavera ch’empie ‘sta notte d’amor e poesia. E quando Luna va al suo tramonto Primavera con nostre Primavere seco traggono ‘l Sol e festa vera ché anche ‘st’anno sia Calendimaggio! Sega la vecchia, brucia l’inverno, non più Quaresima né Carnasciale ma nova linfa, linfa d’amore de gioventù che invade ‘sta Piazza. E giovinezza è dentr’ogni core ché non invecchia chi ama bellezza e mai invecchierà chi ama l’amore, ché festa de Maggio è festa del core! Finché primavera verrà e farà nasce amore, ‘sta città vivrà, ‘sta festa sarà bella! Calendimaggio 2005
84
Di piogge e venti e soli e lune
COMMENTO AL CORTEO DELLA NOTTE Giovane: (entrando solo nella Piazza buia, con una torcia in mano) Gente de Sotto, perché ‘sta Piazza è vota? Dov’è ‘l popolo rosso de la Torre che viene a salutare Primavera? Forse che ‘l mio dolore è pure ‘l vostro? Presagio de vòto, de fine d’un sogno ? Ma è sogno l’amor, la poesia, la beltade? Rimira, Madonna, cos’è primavera che tu palesasti sopita in mia Parte. Ci hai fatto tuoi amanti e or te ne vai? (rivolto alla fanciulla che rappresenta la Primavera) Donna che de la neve del Subasio traesti erbe e fior e ardente foco che dentro m’arse sì che de voi vissi, servo vostro oramai sarò per sempre ma ‘l cor mio reggerà vostra partita? Volgete verso me vostro sorriso, mostrate grazia pe’ le mie pene ch’amar, sapete, è pur fonte de doglia e ‘l cor, ch’afferran perigliose nebbie, temo se perderà se Voi n’andate. A giunte mani a Voi chiedo mercede, ché ‘n Voi riposi mia Fede e Speranza. Degnateve de scendere tra noi, segno ne date che ‘l mio amor amate, che ‘n Parte de Sotto è vostra stanza. 85
Di piogge e venti e soli e lune
Primavera: O bianco cigno senz’alcuna macchia che dolcemente canta nel morire, morir d’amore è dono divino, è nascer novo ch’ a morir è ‘l male. Vo’ che ‘l mio manto te sia caldo scudo. Te se’ donato a me con core puro e per te, con tua gente, io farò festa ché spirto mio col vostro è uno solo e al mio cenno tosto rispondete coi mejo sensi che nel cor cullate. Irrida pur lo mondo de li stolti, dei poveri de cor, de’ rami secchi! L’amor tuo gentil, mio tenero cigno, me rapì ‘l cor e sarem sempre uniti anco se mia stagion se ne va altrove. Giovane: Or so che mia Torre darà Fede e Speme ché Vostra linfa sempre la riscalda e favilla d’amor po farne incendio!7 Finché primavera verrà e farà nasce amore, ‘sta città vivrà, ‘sta festa sarà bellaaaaaa!
Calendimaggio 2006
7
Da diversi anni questo incendio finale è rappresentato dall’accensione, in simultanea, di decine di fiaccole che illuminano l’enorme disegno in ferro della Torre, simbolo e stemma della Magnifica Parte de Sotto.
86
Di piogge e venti e soli e lune
COMMENTO AL CORTEO DELLA CONSEGNA DELLE CHIAVI (riconsegna del Palio dai vincitori dell’anno precedente) Tra l’una e l’altra primavera Piazza deserta e vento dal Subasio, San Francesco, Ognissanti, ‘l Presepe e se torna a inventar Calendimaggio. Per primavera a nova sfida e omaggio torna gloriosa Parte mia de Sotto con sua nobiltade dai Rioni e col popolo tutto che fa festa. E ‘l mejo de noi, i fiji nostri, ancora caldi de’ nidi de maggio, allietan l’aer de canti giocondi che già l’amor de Primavera sanno. Giovani, vecchi, nobili e plebei hanno un sol cor ch’ arde e s’infiamma pe’ lo Priore nostro, per sua sposa e lor tenero frutto, occhi di cielo. (...) Or viene ‘l Palio, almeno credo... J’ho nscosto ‘na lacrima e j’ho detto: coraggio che te faranno tutti festa. Quelli che l’anno scorso, giù ‘n taverna t’hanno passato da ‘na mano all’altra te vojon salutà a lo stesso modo. Or tocca ai Consiglieri e al Gruppo ardente, poi è la Ditta assalto che te prende, tende ver te le mani ‘l Gruppo scene e già t’abbraccia ‘l Coro de la Parte. Scatenate t’afferran Pentecane
87
Di piogge e venti e soli e lune
e i Tamburini te levano al cielo mentre ‘l Gruppo fucina te ghermisce. Già pronti per te son Falegnami, ‘l Gruppo maialine ‘n se trattiene, quel dei Disoccupati mo’ ‘mpazzisce. E al fine sei sul palco col Priore che, se capisce, ‘n te vorria lassà, e ne la confusione del momento, fatti sicuro i debiti scongiuri, te riconsegna al Maestro de Campo.
Calendimaggio 2007
88
Di piogge e venti e soli e lune
COMMENTO AL CORTEO DELLA NOTTE Narratore: V’è sol l’attesa fra due primavere: non ancor spento ‘l languor de l’addio, già ‘l cor sobbalza pe’ ‘l novo incontro che te fa rinventà Calendimaggio. Pur Donna che tesse la tela fatale, muta intrecciando, in arcano disegno, seta di ragno con tralci di rovo, qui s’arrestò confusa e rapita. Lasciaron sue mani l’usato disegno, di fiori e d’erbe s’intesson sue trame ch’or parlan d’amore e Zefiro torna, profumi recando al fiore di Flora. Zefiro: Donna che n’è di tua tessitura? La disfacesti ovver ti perdesti rapita dai sogni di Primavera? Errano ancora tue dita leggere nel bosco incantato dell’anno passato. Narrami allor, pria ch’a Flora m’unisca, che sogni vedesti errar ne la notte, dentro i cor ebbri di Calendimaggio, sotto le ciglia pesanti di sonno. Donna: Misteriosi e spesso vani son, Zefiro, i sogni: da porta d’avorio li mena Fantaso: candidi, eterei, avvolgon le menti, vane illusioni di pace e armonia. 89
Di piogge e venti e soli e lune
E poi Fobetore libera i sensi, incatenati da leggi e paure: flessuosa lussuria e avida caccia, lo spazio d’un sogno che poi se ne va. Al fin vien Morfeo, sonno divino, che l’alme riposa, le menti ristora, da porta di corno traendo suoi sogni che ‘n primavera dan’ ali aj’umani. C’è Flora ne’ sogni con suo corteggio e chi l’ama la vede e ‘l sogno s’invera e in Parte de Sotto c’è Primavera che di sua linfa fiorir fa sua Torre! Di Zefiro e Flora il frutto è fra noi: tenero amor che diviene passione, che infiamma ogni cor e nostri colori, ch’accende ‘sta piazza ch’è tutta per noi! Finchè Primavera verrà e farà nasce amore, ‘sta città vivrà,‘sta festa sarà bella!
Calendimaggio 2007
90
Di piogge e venti e soli e lune
COMMENTO AL CORTEO DELLA NOTTE Dama: Ho guardato sul Monte ‘sta matina: non c’è più neve ch’altra ne richiami e m’è parsa inverdire la sua cima. Stagion novella è segno che s’appressa ma vue partite in nome de la Croce, e ‘l talamo deserto voi lassate. Cavaliere Ma non si parte da voi l’amor mio sì che per certo dovete pensare ch’è in voi riveder ogni mia speme. Qui sul mio petto or vi stringete, e inargenti la luna nostra unione, Lei che prima dischiuse nostro fiore. (tra il I e il II canto) Dama: O signor, de mia vita guida e lume, sol vostro riso sosterrà mie doglie e l’amor mio sia a voi sicuro porto. Cavaliere: (sul campo di battaglia) Ohimé che vita sento m’abbandona! Già vedo tra le nebbie il labirinto ove temo si perda l’alma mia. Oh Dio degli eserciti soccorso! È questa la battaglia mia più dura ché ‘l corpo anela a trovar qui l’uscita 91
Di piogge e venti e soli e lune
e tiene l’alma mia sua prigioniera. Ma or so ch’io deggio secondar suo volo. (canto Daque Deus) (notizia della morte) Dama: Ahi lassa, che ‘l cor me fue strappato! Nostra favola breve è già compiuta e ben ch’io sparga de lagrime fiume finch’io non moia non vedrovv’io mai. A che mia vita se per voi vivevo, a che il rinverdir de la natura e lo spirar de Zefiro odoroso? Che resta...oh Dio!...ma nova vita resta! Del seme vostro vermiglio novo frutto proteggerà possanza de la Torre che vincer sa ‘l perir de le stagioni e festeggiar ogni anno primavera. (apparizione del fantasma del cavaliere con un lume in mano; quando lo spegne e scompare) Dama: Finché primavera verrà e farà nasce amore ‘sta città vivrà, ‘sta festa sarà bella!
Calendimaggio 2008
92
Di piogge e venti e soli e lune
COMMENTO AL CORTEO DELLA NOTTE (Liberamente tratto da “Caccia di Diana” di G. Boccaccio) Diana: Già ‘l sol è corso in Occidente e sotto luna e stelle lucenti o mie fide Ninfe, caste e feoci, apriam de le cacce nova stagione. In questa piana non molto spaziosa, atta agli agguati e pure fiorita, con fonte d’acqua abbondevole e chiara anche i mortali inseguon lor prede. Nobili Dame, tra danze fiorite, son qui chiamate da rito ancestrale e godon di lotta con gli animali ché primavera è viril esplosione. Vien prima la caccia più rumorosa che stana le fiere da la boscaglia, la più cruenta e più perigliosa: l’uomo e la bestia, destrezza e possanza. Poi la più nobile caccia silente: frecce che inseguono voli d’uccelli piume nel vento, stridìo di falconi, occhi puntuti ne’ primi chiarori. Alfin tocca a noi concluder la notte, mie cacciatrici caste e feroci: abbatteremo le belve più forti e ne farem sacrificio al gran Giove! (dopo la caccia danzata)
93
Di piogge e venti e soli e lune
Ninfa ribelle: Non vo’ che così sia, nostra Signora da le saette e l’arco micidiale. Dacché possibil t’è ciò che ti piace, altra fine chiediam a nostra caccia. Come amazzoni vinte da Teseo Amor ci tiene in sua signoria e con sacrificio a Venere imploriamo che sien mutate le fere in creature. Zefiro spira e la dolce stella mostra già ‘l segno d’ un giorno novo: che alle tue fide sia alfin concessa grazia d’amar e d’amor sia prodigio! Diana: E sia! Purificata fu bestial natura e verde linfa tutto ne pervade. Amor gentil da pura fonte scenda e ingentilisca tutti ne ‘sta piazza! Finché primavera verrà e farà nasce amore, ‘sta città vivrà, ‘sta festa sarà bella!
Calendimaggio 2009
94
Di piogge e venti e soli e lune
Il mio Calendimaggio con Carlotta
95