(Gocce, 1) Un racconto, tutto al femminile, in cui la giovane autrice si è messa a disposizione per percorrere le vicende della sua famiglia: scrivere la vita di una donna che ama profondamente, sua nonna. Sentire l’obbligo della scrittura per raccogliere i segni lasciati dal passato, da chi non scrive di sé, ma parla, inventa, ama, lotta, crea civiltà attraverso atti e momenti di vita quotidiana. E si percepisce questo filo rosso che vede legare l’autrice con la nonna, protagonista del racconto, un amore incondizionato, un legame particolare e indissolubile che diventa una specie di antidoto per l’insensibilità contemporanea, una chiave d’oro per dischiudere il segreto di tanta forza. Bisogna, infine, essere loro grate per aver saputo fare spazio simbolico alla priorità non solo storicamente accertata, ma anche a quella che è continuamente minacciata di oblio, sebbene dia il senso più resistente ad una vita: l’amore per altro, l’amore per il mondo.