Il dibattito su formazione e lavoro di Daniele Quiriconi (segreteria CGIL Toscana) Intervento pubblicato su Il Tirreno, 26-06-2014 La discussione della nuova Legge sulla Formazione in Toscana che si appresta ad andare in Consiglio, offre lo spunto per alcune riflessioni sul mercato del lavoro e per far giustizia di alcune semplificazione nel dibattito. Posto che non c’è mai un anno zero o un “nuovo inizio” specie su materie di questa natura e che la Toscana è comunque storicamente una delle esperienze più avanzate del paese, non c’è dubbio che la fase economica impone alcune accelerazioni. La CGIL ha sostenuto, nelle riunioni che hanno preceduto il varo della nuova Legge, gli indirizzi di massima proposti, compreso una verifica tra la formazione erogata e la sua efficacia, la riduzione delle agenzie accreditate, una maggior selettività dei finanziamenti, una riduzione degli adempimenti burocratici ( meno scartoffie più azioni). Al di là della formazione peraltro, la verifica dei risultati sulle azioni svolte, dovrebbe essere un criterio ben più stringente anche in relazione ai finanziamenti per innovazione, ricerca, ricomposizione delle filiere , di cui beneficiano molte imprese con risultati alterni. Lungi dall’essere un business (almeno in Toscana e almeno per il sindacato) il tema quindi, anche per la formazione, è l’efficacia delle azioni. Uno dei problemi in un contesto socio-economico in violenta e continua trasformazione con settori che passano dallo sviluppo alla crisi e viceversa nel giro di pochi trimestri, è rappresentato dal tempo intercorso tra l’analisi dei fabbisogni e quello tra la progettazione e l’erogazione della formazione, lo scarto esistente tra grandi e piccole imprese, tra settore e settore, tra programmazione e no, che fa della Toscana un contesto del tutto particolare. Se guardiamo agli sbocchi occupazionali però, bisogna essere seri e non si possono perdere di vista i guasti che il calo di domanda e la crisi hanno prodotto. Nel 2013 gli avviamenti al lavoro sono ulteriormente scesi nella nostra regione del 2,7% ( nel 2012 -3,1) con un 88% di avviamenti su base temporanea di cui il 61% per una durata inferiore ai 3 mesi, dato in linea con quello nazionale. Analoga tendenza, cioè l’accorciamento dei cicli di lavoro, avviene anche per il lavoro “somministrato” delle agenzie interinali. Non pare quindi disprezzabile un 20% di ricollocazioni a tempo indeterminato per i fruitori di processi di riqualificazione e formazione. Del resto, se analizziamo le trasformazioni in lavoro a tempo indeterminato dei tirocini non curriculari presso le aziende nelle quali il tirocinio si è svolto, questo dato non si avvicina nemmeno. E che dire della famosa “Garanzia Giovani”, una misura con una ricca dote finanziaria della UE su cui tante speranze ripongono i “Neet” italiani ma che a fronte di oltre 100.000 domande a livello nazionale ( oltre 7.000 in Toscana) ha visto candidarsi ad assumere giovani nonostante una ricca dote, ben 87(!) aziende per 579 potenziali assunzioni in tutto il paese ( in Toscana il dato è ancor più irrilevante). Se non si inverte il ciclo economico quindi, anche attraverso misure straordinarie e strutturali che rilancino gli investimenti , se i centri per l’impiego continueranno a rimanere nelle condizioni in cui sono, se le imprese non investiranno nel futuro, non ci sarà riforma della formazione o decreto di ulteriore sconsiderata liberalizzazione dei contratti a termine che possa segnare una svolta come i fatti, tra qualche mese , si incaricheranno di dimostrare.