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EXPO 2015 CIBO, DIRITTI, LAVORO Il momento storico attuale, con la crisi della stabilità e la conseguente crisi alimentare, porta alla ribalta non solo il diritto al lavoro ma anche l’esigenza di assicurare uno dei diritti fondamentali dell’uomo, quello al cibo, laddove esso non è ancora garantito. Un approccio alla sicurezza alimentare basato sui diritti fondamentali dell’uomo (quali il diritto al cibo, i diritti delle donne e dei bambini, dei lavoratori, infine il diritto alla protezione sociale) deve essere principalmente incentrato sulle esigenze delle minoranze e delle popolazioni più vulnerabili. Quello della sicurezza alimentare è difatti un problema di uguaglianza sociale e, si basa su quattro pilastri fondamentali: la disponibilità di quantità sufficienti di alimenti di adeguata qualità provenienti da produzioni interne o importate (anche sotto forma di aiuti alimentari); l’accesso delle persone a risorse che permettano loro di ottenere gli alimenti necessari ad una alimentazione equilibrata; la stabilità in quanto per avere una vera sicurezza alimentare una popolazione, una famiglia o una persona devono avere il diritto ad una alimentazione certa in ogni momento e non devono rischiare di perdere questo diritto a causa di calamità naturali, crisi economiche o eventi ciclici;infine l'utizzo del cibo. La definizione di sicurezza alimentare è dunque di natura prettamente tecnica, e basandosi sui quattro pilastri citati getta le sue fondamenta sul riconoscimento dei bisogni. Il diritto al cibo, per converso, si basa sul riconoscimento dei diritti umani e come tale non è negoziabile come il concetto tecnico di sicurezza alimentare che trova definizione piuttosto nell’ambito degli obiettivi politici e che pertanto risente della specifica atmosfera politica. I fondamenti giuridici e le linee guida del “diritto al cibo” Le iniziative per l'istituzione di un diritto agli alimenti si basano sull'articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e sull'articolo 11 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali. Questo Patto prevede che gli Stati membri adottino, individualmente e attraverso la cooperazione internazionale, le misure necessarie per migliorare i metodi di produzione, conservazione e distribuzione degli alimenti; il tutto, mediante la piena applicazione delle conoscenze tecniche e scientifiche, attraverso la diffusione di principi di educazione nutrizionale e lo sviluppo o la riforma dei regimi agrari. L’obiettivo è molteplice, in primis assicurare al meglio la valorizzazione e l’utilizzo delle risorse naturali, quindi garantire un'equa distribuzione delle risorse alimentari mondiali in relazione ai bisogni, tenuto conto dei problemi che si pongono sia nei paesi importatori che nei paesi esportatori di generi alimentari. Il “diritto al cibo” è uno dei principi su cui ventidue paesi hanno basato la propria Costituzione. Alle leggi nazionali dovrebbe spettare la trattazione di temi comuni, quali la proprietà della terra, l'accesso all'acqua, i livelli dei salari minimi, i dispositivi di sicurezza sociale, il credito, i mercati rurali, la produzione alimentare e la qualità degli alimenti. Le autorità nazionali non possono rimanere passive e operare discriminazioni in situazioni di crisi alimentare, ecco il perché della raccomandazione che gli Stati adottino una legislazione che stabilisca che il diritto al cibo è giustiziabile dinanzi ai tribunali nazionali. Questo tipo di legislazione è stato adottato con successo in Sud Africa. Il lavoro dei bambini in agricoltura è un fenomeno globale e non si limita ai Paesi in via di sviluppo ma investe anche quelli industrializzati. Il dato più recente a cui fare riferimento è fornito dall’Unicef e nel mondo sono più di 150 milioni i bambini intrappolati in impieghi che mettono a rischio la loro salute mentale e fisica e li condannano ad una vita senza svago né istruzione. La maggioranza di bambine e