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HI-FIGUIDE DIFFUSORI dinamici atipici

chario constellation ursa major

HI-FIGUIDE TEST DI FRANCESCO S. PICCIONE

Minimum Standard© Approved HI-FIGUIDE Gold©, The Component State of the Art

DATA PUBBLICAZIONE: HI-FIGUIDE n. 12, Maggio 2008


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HI-FIGUIDE TEST

FOTO I diffusori atipici dinamici ad alta sensibilità, Chario Constellation Ursa Major, testate con l’impianto di Angelo D’Angelo.

DISTRIBUTORE C C H A R O O CH HA AR RIIIO Via Bergamo n. 44 – 23807 Merate (LC) Tel. 039.92.75.370 Web: www.chario.it COSTO: Euro 5.719,00 la coppia (listino al 05/2008)

LE GRANDI PROVE DI HI-FIGUIDE I MAGNIFICI! CHARIO CONSTELLATION URSA MAJOR DIFFUSORI DINAMICI ATIPICI DI RIFERIMENTO IL MAGNIFICO… ESOTERICO! DI FRANCESCO S. PICCIONE MINIMUM STANDARD APPROVED HI-FIGUIDE GOLD, THE COMPONENT STATE OF THE ART Da anni si è perduta in Italia la corretta concezione del diffusore. “I MAGNIFICI!” è una rubrica nata per questo, per segnalare quei diffusori che in virtù di precipue caratteristiche meccaniche, tecniche e sonore, sono da considerare un riferimento definitivo per gli audiofili. Come questo in prova…. PREMESSA Nella mia personale ricerca del suono assoluto, ho sempre tenuto d’occhio il più alto numero possibile di diffusori. Ciò perché, inutile ripeterlo ai lettori di HFG, sono questi che determinano la qualità del suono di un qualsiasi impianto audio. Potete fare quello che volete: potete utilizzare amplificatori dal costo stratosferico e dalla potenza aberrante; potete utilizzare il miglior giradischi o sorgente che uomo abbia mai prodotto; ma è perfettamente inutile che questi componenti li colleghiate, come spesso succede, a diffusori ridicoli. E’ successo così per anni fino all’avvento di questa rivista. Succede ancora oggi, ma per fortuna in tono minore e spesso con la consapevolezza di non potere ascoltare meglio.

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Il diffusore oggetto del nostro test, riguarda indubbiamente quella esclusiva classe di appartenenza che HFG ha denominato “I Magnifici!”. Sono questi, tutti quei diffusori che all’epoca della nascita di HI-FIGUIDE, rientravano nella fascia di prezzo compresa tra i 5 ed i 10 milioni di lire la coppia. Adesso, con la rovina apportata dall’euro e dai due sciagurati governi italiani, la soglia è balzata a 6.500 euro la coppia. I “Magnifici!” sono quei pochissimi diffusori che in virtù delle loro intrinseche caratteristiche progettuali, tecniche e sonore, esprimono prestazioni sonore decisamente superiori alla fascia di appartenenza e sono quindi in grado di realizzare quel concetto di “value for money” che oggi è quanto mai necessario. Noterete inoltre, nel prosieguo della lettura, che questi splendidi diffusori riserveranno delle gradite sorprese. LA DESCRIZIONE La Chario Loudspeakers è la maggiore azienda italiana, che da 33 anni progetta e realizza sistemi di altoparlanti per impiego domestico di elevata qualità. Questa utilizza soluzioni tecniche rigorose in unione con la disciplina psicoacustica e con una esaustiva quanto finissima messa a punto in sede di ascolto ad opera del progettista Mario Murace, persona dal talento indiscusso. I diffusori oggetto del nostro test, gli Ursa Major, modello di punta della serie Constellation, non sfuggono a questo modo di progettare e realizzare i diffusori. Infatti, esistono in catalogo da oltre 8 anni, a dimostrazione della validità e serietà del loro progetto; inoltre, ancora oggi, costituiscono un’importante evoluzione della tecnica audio nella loro categoria di appartenenza.

FOTO Vista laterale dello splendido Ursa Major. Notare la separazione fisica tra satellite e subwoofer e la forma trapezoidale che permette il controllo e smorzamento di risonanze e vibrazioni.

Ogni Ursa Major è costituito da un satellite e da un subwoofer, formanti un unico diffusore a 4 vie, dotato di 5 trasduttori. Il satellite si incastra perfettamente nel mobile del subwoofer, sul quale poggia tramite l’interposizione di quattro cilindri di materiale smorzante, in modo da attenuare, se non eliminare, le vibrazioni provenienti dal subwoofer. La forma dell’intero diffusore è trapezoidale, stretta nella sezione frontale e sviluppata in profondità. Tale forma si è resa necessaria per minimizzare le onde stazionarie e le risonanze spurie, che contribuirebbero a sporcare il segnale emesso dagli altoparlanti. L’effetto estetico di questo diffusore è straordinario e contribuisce al facile inserimento, nonostante il suo sviluppo in altezza di 140 cm, in ambienti anche piuttosto eleganti. Il mobile superiore, o satellite, ospita 1 tweeter, 1 midrange e 1 woofer. I tre trasduttori, contrariamente all’uso comune, sono montati alla rovescia, con il tweeter posto alla base del cabinet, il midrange sistemato al centro ed il woofer più sopra, a circa un metro e venti di altezza da terra. Questa particolare configurazione dei trasduttori, in accordo con il filtro dedicato, serve a detta del costruttore a contribuire ad evitare i difetti presenti nella emissione sonora dei tradizionali diffusori dinamici, rendendola più naturale nel timbro e nella spazialità. Il woofer ha lo stesso diametro dei subwoofers (17 cm), ma è concettualmente diverso. La membrana in carta trattata è dotata di una cuffia parapolvere montata alla rovescia, per aumentare

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sensibilmente l’area utile di emissione, mentre il gruppo magnetico è di dimensioni ridotte rispetto al trasduttore del subwoofer. Il volume di carico, per ovvie ragioni, dovendo emettere frequenze superiori ai 280 Hz, è più piccolo ed in cassa chiusa, smorzata con assorbente acrilico poco pressato. La scelta di questo carico acustico mi trova d’accordo, visto che questo woofer deve preoccuparsi di emettere frequenze dove è richiesta una migliore e più veloce risposta ai transienti ed un più rapido smorzamento. Il midrange, è un pregevole componente da tredici centimetri di diametro. La sospensione è in gomma molto stretta; la membrana è in cellulosa trattata con carbonio ed è dotata di un rifasatore in alluminio. Il midrange è accordato in una cassa chiusa, trattata acusticamente con una massiccia quantità di acrilico posto a strati. Il volume interno, anche a causa della conformazione del diffusore, è più grande rispetto a quello del woofer. Ciò permette un migliore smorzamento ed una maggiore attenuazione, se non l’annullamento, delle colorazioni che qualsiasi cabinet apporta alla membrana del trasduttore. L’ogiva centrale in alluminio ci dimostra che si tratta di un trasduttore di alta qualità. Pochi sono a conoscenza del fatto che l’ogiva centrale serve per minimizzare i fenomeni di break-up delle membrane coniche e per migliorare la dispersione orizzontale. In particolare, dal punto di vista sonoro, l’ogiva centrale contribuisce fortemente a rendere le voci più naturali, liberandole dalla nasalità tipica dei tradizionali diffusori dinamici. Come detto in precedenza, il tweeter è sistemato in basso rispetto al mid ed al woofer. E’ un bellissimo componente con cupola morbida da 38 mm di diametro, leggermente incavato verso l’interno, in modo da favorire da un lato l’efficienza e dall’altro la dispersione orizzontale. A mio avviso, la membrana è di notevoli dimensioni per una efficace riproduzione delle frequenze superiori ai 10.000 Hz. Tale fatto si evince da una leggera perdita di emissione, visibile nel grafico della risposta in frequenza in mio possesso, ma mai riscontrata in modo lampante in sede di ascolto. L’inserimento di un supertweeter non gli avrebbe comunque fatto male…. Potrebbe essere un ottimo suggerimento per l’eventuale nuova generazione di questo diffusore. Il mobile del subwoofer ha la forma di un trapezio rettangolo di notevole peso, la cui base inferiore è nettamente più grande della base superiore, dove viene poggiato il satellite. La base inferiore è composta da una lastra lignea fissata tramite distanziali al corpo del mobile, in modo da creare una fessura, da cui “escono” le basse frequenze. Rimossa questa lastra, si trovano 2 trasduttori da 17 cm di diametro, con membrana in polimero ed un cortissimo condotto reflex. Ciò significa che i due subwoofers, ed il loro condotto di accordo, sono rivolti verso il basso, con emissione contro la piastra. Il suono che si genera esce dalla fessura presente lungo tutto il perimetro della base del mobile. Si tratta quindi di un tipo particolare di accordo reflex, utilizzato anche nel subwoofer attivo Ercules, presente in un altro impianto della redazione. Il mobile del subwoofer è piuttosto sviluppato in profondità ed anche se la forma è trapezoidale, si evince chiaramente che il volume di lavoro dei due trasduttori è elevato. Per evitare l’insorgere di onde stazionarie e di risonanze interne, il mobile, è stato reso rigido anche al suo interno, tramite tre rinforzi anulari, sistemati alla stessa distanza tra di loro. La parte superiore interna del mobile è riempita con del materiale assorbente a strati sovrapposti, ma non compressi. L’utilizzo di 2 woofers da 17 cm collegati in parallelo per l’emissione delle basse frequenze, serve per ridurre gli ingombri esterni, ma allo stesso tempo per cercare di riprodurre le basse frequenze con l’utilizzo di trasduttori dalle parti vibranti più leggere, in modo da migliorarne la velocità di risposta ai transienti, a tutto vantaggio del contrasto e del dettaglio della gamma bassa. L’impiego di due woofers da 17 cm di diametro, non corrisponde però, ovviamente, all’utilizzo di un woofer da 34 cm. Pertanto le prestazioni in gamma bassa dovrebbero essere paragonabili a quelle di un woofer da circa 25 cm di diametro. Difatti la Chario dichiara per questo diffusore (e qui si vede la serietà del costruttore), un’estensione alle basse frequenze di – 3 dB a 35 Hz, valore del tutto veritiero, visto le dimensioni dei woofers in gioco e, soprattutto, perfettamente confermato in sede di ascolto. Pertanto, per la riproduzione delle frequenze bassissime (sotto i 40 Hz e fino ai 16 Hz), per chi lo desiderasse, si dovrebbe ricorrere all’aiuto di due subwoofers attivi, come ad esempio il Chario Ercules, che è un modello stereo, ma è comunque molto meglio utilizzarne una coppia….. Verificheremo all’ascolto se vi è la necessità.

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La sensibilità dichiarata è pari a 91 dB per 2 diffusori, con il microfono posto a 2 metri di distanza. Questa diversa procedura di misurazione è dovuta al fatto che la Chario, da anni, misura la sensibilità dei suoi diffusori all’interno di un locale acusticamente trattato (sala IEC), simulante una sala di ascolto. Tale dato di sensibilità è risultato corrispondente al vero, poiché il diffusore suona forte già con la manopola del volume posta alle classiche ore 9. Inoltre questi diffusori riescono, agevolmente, ad emettere picchi dinamici superiori ai 100 dB, rendendoli di fatto tra i pochi diffusori audiophile dalla dinamica medioalta, adatti anche per la riproduzione della musica sinfonica. Le frequenze di incrocio dichiarate sono di 280, 800, 1250 e 1450 Hz. I progetti Chario sono caratterizzati da atipicità ed anticonformismo, come si evince dai valori delle frequenze di incrocio. In pratica, nello sviluppo dei diffusori, si privilegiano anche le prestazioni sonore all’interno dell’ambiente domestico. Pertanto in questo caso non si può parlare di frequenze di incrocio o di transizione, ma di frequenze di sovrapposizione. Ciò significa che alcune porzioni della banda audio, sono riprodotte da due o più trasduttori contemporaneamente. Tale fatto, che potrebbe far storcere il naso ai tecnici puristi, nella realtà funziona egregiamente, se si ha l’accortezza di evitare le interazioni di fase acustica tra i diversi trasduttori. La sovrapposizione di emissione di due diversi trasduttori è una caratteristica più diffusa di quanto si possa immaginare, ma mai apertamente dichiarata dai progettisti, proprio per evitare critiche o per custodire gelosamente il segreto dello strabiliante risultato sonoro. Solitamente la sovrapposizione produce effetti positivi, quando si accoppia il suono emesso da due trasduttori dotati di membrane dal peso differente. In particolare, quando l’emissione di frequenze inferiori da parte del trasduttore più leggero serve per rifinire il suono, conferendo allo stesso tempo maggiore corposità alle frequenze emesse dal trasduttore dotato di membrana più pesante. In sostanza vi sono porzioni di frequenze che necessitano di una certa dose di emissione di aria, incompatibile con le possibilità espresse dal trasduttore più piccolo. Questo invece, può ben essere impiegato per rifinire l’emissione del trasduttore più grande, in quella gamma di frequenze in cui possiede la forza necessaria per lo spostamento dei generosi volumi d’aria richiesti dal programma musicale, ma a cui manca la capacità di introspezione del segnale audio posseduta, invece, dal trasduttore più leggero. In questo modo, ad esempio, si ha la possibilità di fare emettere al tweeter frequenze più basse rispetto al suo “lecito” funzionamento, ma a patto di coadiuvarlo con un trasduttore che riesca a compensare la sua carenza nella zona critica. Infine, ogni diffusore pesa 60 Kg, a testimoniare la sostanza della costruzione, ed è disponibile con diverse finiture, come il noce ed il ciliegio.

FOTO Vista degli Ursa Major dal punto di ascolto. Si può notare che i diffusori occupano uno spazio esiguo nella sala di ascolto che è di circa 19 metri quadrati. Anche la distanza del punto di ascolto è ampiamente soddisfacente per un ascolto di elevatissima qualità. Alle spalle dal punto di ascolto, 80 cm ci sono dalla parete di fondo, dove è sistemata un’altra libreria. La sfida di HFG è quella di dimostrare che questi diffusori suonano benissimo anche in una sala di normali dimensioni, contrariamente alla convinzione diffusa. Leggete la prova di ascolto.

CONDIZIONI DEL TEST I diffusori sono stati acquistati dal nostro Angelo D’Angelo l’estate scorsa. Li utilizza soprattutto per l’ascolto di musica lirica. Hanno subito un pesante periodo di rodaggio con l’ausilio del CD test della XLO, recensito nel numero 9 di HFG e con il CD Densen DeMagic.

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Due sono state le sfide che ci siamo proposti nella prova di questi diffusori. La prima riguarda il fatto che gli Ursa Major sono stati sistemati in un ambiente di ascolto che misura 3.70 x 5.20 metri per un totale di circa 19 metri quadrati. Il soffitto si trova a 2.80 metri di altezza. Un ambiente che tutti gli audiofili italiani definiscono piccolo per questi “mastodontici” diffusori. Angelo, infatti, era preoccupato (se non terrorizzato) e non era convinto dalle mie continue spiegazioni in merito alla diffusa ignoranza italica, ma gli devo dare atto che ha avuto una grandissima fiducia nei miei confronti. Il loro posizionamento in ambiente e quello del punto di ascolto, non è stato difficile da trovare, grazie anche al mio aiuto. Dalle foto noterete che i diffusori sono posizionati esattamente come andrebbero posizionati tutti i diffusori, sfatando la diceria che necessitano di essere posti ad oltre 1 metro dalla parete di fondo e da quelle laterali. La parete di fondo è interamente occupata da una libreria. I diffusori sono stati sistemati a 60 cm dalle pareti laterali e a 70 cm da quella di fondo: più indietro non era possibile metterle per la presenza della libreria. La distanza tra la linea che unisce i due diffusori ed il punto di ascolto è di 2.60 metri; quella tra il frontale dei diffusori ed il punto di ascolto è di circa 2.90 metri. Il punto di ascolto, dopo diverse prove, dista dalla parete di fondo 80 cm. L’angolazione dei diffusori porta la congiunzione delle linee di emissione in anticipo rispetto al punto di ascolto di circa 30 cm. Di fatto lo spazio occupato da questi diffusori è lo stesso di quello dei minidiffusori posti su piedistallo, ma le prestazioni non sono nemmeno confrontabili…. L’arredamento, oltre alla libreria in foto, prevede un tavolino basso, uno scrittoio con PC, una scrivania, una libreria posta dietro il punto di ascolto, un divano e vari accessori. Sono stati posti dei pannelli fonoassorbenti in alcuni punti strategici, possibile perché Angelo è per sua fortuna, single…. Dopo averli ascoltati a lungo tramite i loro piedini in dotazione, abbiamo ritenuto opportuno sperimentare il suono con i classici tre punti di appoggio. Dapprima con 2 punti smorzati ed uno sovrasmorzato ad aria posto sotto il frontale del diffusore; successivamente, dopo l’esito positivo, abbiamo pensato di sperimentare l’appoggio su tre punti sovrasmorzati ad aria, impresa mai tentata dalla nostra redazione con altri diffusori, perché sinora non compatibile. Per permettere l’inserimento di tre punti sovrasmorzati ad aria, senza che il diffusore possa cadere per terra, Angelo ha pensato di svitare i piedini in dotazione e di poggiare i diffusori sopra una lastra di legno multistrato di 4 centimetri di spessore, larga oltre il perimetro della base del diffusore. In questo modo è stato possibile inserire tre mini palline, senza compromettere la stabilità dei diffusori e senza creare alcuna forma di vibrazioni e risonanze. Il sistema si è rivelato stabilissimo e particolarmente efficace. Anzi, dannatamente efficace. La seconda sfida, consiste nell’avvalorare la tesi di HI-FIGUIDE, della supremazia del diffusore sugli altri componenti dell’impianto. Noi sosteniamo che al momento della costituzione di un impianto stereo, occorre prima scegliere i diffusori, che devono costare decisamente di più rispetto alle elettroniche. Abbiamo quindi testato i diffusori collegandoli ad una catena audio dotata di componenti non troppo costosi, ma rientranti nel nostro concetto di Standard Minimo. In questo modo il lettore avrà la possibilità di formare un impianto audio di alte prestazioni, dotato di un sistema di diffusione del suono di classe esoterica, risparmiando però sull’acquisto delle elettroniche. Queste potrebbero essere sostituite, se lo si volesse, nel corso degli anni, con altri componenti decisamente più costosi, realizzando così un up-grade ragionato. I diffusori sono stati pertanto testati con il lettore di CD Denon DCD 700 AE dotato di AL 24 Processing e con l’accoppiata francese Advance Acousitc MPP 206 e MAA 406. Se verificate il costo in euro dell’intero sistema, noterete che, pur essendo alto in assoluto, è incredibilmente concorrenziale ed è capace, come leggerete, di superbe prestazioni sonore, nettamente superiori rispetto a quelle di tanti impianti consigliati da altre riviste. I cavi di collegamento utilizzati sono l’HFG PF One bi-amping come cavo di potenza e gli Xindak FA 1 (cinesi) come cavi di interconnessione. I CD adoperati sono quelli che utilizzo solitamente per i miei test di ascolto e sono in larga misura di altissima qualità tecnica, in modo da mettere i diffusori nelle condizioni di esprimersi al massimo delle loro possibilità. Sono stati tutti trattati con il procedimento HFG The Transparent, descritto in altra parte di questa stessa rivista.

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Nella stessa sala troviamo anche una coppia di minidiffusori della Chario, di ottima fattura ed alto prezzo, sempre di proprietà di Angelo, con i quali le Ursa Major sono state confrontate e le cui prestazioni, in linea con quelle classiche dei mini, non sono neppure lontanamente paragonabili. IL TEST DI ASCOLTO L’ascolto è avvenuto gradualmente nel tempo con sedute sempre più approfondite, intervallate ogni tre settimane, in modo da verificare l’andamento del rodaggio, non solo dei diffusori, ma di tutto l’impianto, poiché nuovo di zecca. Sin dai primi ascolti viene confermato il valore di sensibilità dichiarata dal costruttore. Con la manopola del volume tra le classiche ore 9 e 10, fonometro alla mano, abbiamo raggiunto facilmente picchi di pressione acustica superiori ai 100 dB, in particolare i 104 dB in un picco orchestrale: un gran bel “baccano”, ma pulitissimo. In tutti questi frangenti il diffusore non si è mai scomposto, svolgendo egregiamente il suo lavoro di trasformazione del segnale elettrico in onde sonore. Il tutto con pochissimi watts…. Accertato il valore di sensibilità, nonché la dinamica che questo sistema è in grado di restituire, possiamo dire con certezza che si tratta di uno fra i pochi diffusori audiophile oriented (vi ricordo che spesso sono delle vere e proprie schifezze improponibili), in grado di soddisfare questi fondamentali parametri oggettivi. Veniamo ora alle prestazioni sonore. Anzitutto devo rilevare un ottimo bilanciamento timbrico. Il livello di emissione delle tre zone principali, bassi, medi ed alti, è perfettamente bilanciato, senza privilegi di sorta. Durante l’ascolto ho avuto la netta percezione che il bilanciamento timbrico fosse molto vicino a quello del mio sistema Reference System prima versione. Quindi la percezione sonora dell’ascolto di questi diffusori è quella di un suono ben sostenuto in gamma bassa, mai affaticante e con una buona dose di trasparenza, senza strafare in iperdettaglio. Questi ultimi due parametri, li attribuirei alla catena a cui i diffusori sono stati collegati, che pur avendo prestazioni sonore che mi hanno notevolmente stupito, sono pur sempre dei prodotti di fascia mediobassa. Le Ursa Major le ho ascoltate anche con impianti molto più blasonati e sono in grado di adeguarsi perfettamente agli ulteriori miglioramenti. Ascoltare questi diffusori è stato per me, da un lato, come tornare indietro di 5 anni, a causa del bilanciamento timbrico molto simile al mio sistema di allora; dall’altro, è stato molto piacevole in virtù di prestazioni sonore molto veritiere, che mi hanno evitato sofferenze prolungate, durante i diversi test di ascolto. Il pianoforte, ad esempio, nel brano 1, “Moderato” del CD Ferruccio Busoni, “24 preludi”, incisione Velut Luna del 2005, è sinceramente un bel pianoforte con un registro basso che va oltre ogni aspettativa, corposo e convincente. Le gamme media ed alta convincono per la naturalezza e la ricchezza armonica. Indubbiamente un bellissimo pianoforte, più bello di quello del CD J. S. Bach, “Goldberg Variations”, Glenn Gould al pianoforte, etichetta Sony Classical, registrato nel 1981 e ristampato nel 1999. Gli Ursa Major mettono in evidenza la differenza qualitativa della registrazione con un’ambienza meno marcata ed un timbro più smorzato. Da rilevare però la grande prestazione degli Ursa Major, dove si nota chiaramente, meglio che in qualsiasi altro diffusore dinamico di questo prezzo, il canticchiamento di Gould, in particolare nei brani 16 e 26. Indubbiamente un gran bel risultato. Pregevole è stato l’ascolto della Viola da Gamba del CD Tobias Hume, “The first part of ayres”, suonato da Bruno Re, etichetta Velut Luna, registrato nel 2005. Il timbro di questa particolare viola c’è tutto, molto simile al mio sistema. Non si può certo pretendere la veridicità, la trasparenza ed il microdettaglio del mio sistema, che costa decisamente molto di più, ma questi diffusori rispettano fedelmente il timbro dello strumento e fanno intendere che collegati ad elettroniche decisamente più costose, darebbero di più. L’ascolto della chitarra del CD Artisti Vari, “Musica per una o due chitarre”, della Opus 3, è veritiero, a riprova delle loro ottime prestazioni e del loro bilanciamento timbrico. Si sentono perfettamente gli sfrigolii delle dita sulle corde ed il variare delle note è sempre fluido e mai interrotto o insicuro. L’ascolto dell’organo nel CD Artisti vari, “Musica romantica per organo” della Sicut Sol mi ha stupito notevolmente per la tranquillità con cui i diffusori hanno emesso le note basse sino a 30 Hz, anche durante i fortissimo più impegnativi. Il brano 11, di E. Bossi, “Canto della Sera”, è maestoso e commovente, anche se per ovvie ragioni fisiche, in certi momenti, non riesce a restituire in modo immanente le note continue sotto i

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30 Hz, che comunque si percepiscono. Questo fatto rende l’ascolto godibile e completo, ma chi pretende prestazioni decisamente Hi-End, deve necessariamente aggiungere una coppia di subwoofers attivi. Quello che stupisce e che rende l’idea della bontà del progetto è il perfetto bilanciamento timbrico, che permette di ascoltare gli strumenti più immanenti in modo credibile, nonostante i 16 Hz siano un po’ scarsini. I lettori di HFG sanno a cosa mi riferisco: il timbro degli strumenti musicali è tanto più veritiero, tanto più estesa è la risposta in frequenza dei diffusori. Il progetto di Murace ha centrato l’obiettivo di ottenere un ottimo bilanciamento timbrico, in un diffusore di dimensioni non ragguardevoli. L’ascolto della musica sinfonica conferma che siamo in presenza di diffusori di elevatissima qualità. I diffusori per audiofili più in voga, scompaiono nel corso dell’esecuzione della musica sinfonica. Non nel senso che scompaiono per lasciare il campo alla scena acustica. No! Scompaiono sul serio, diventando dei fischietti…. Per saggiarli, sono stato cattivo, ma non cattivissimo e gli ho fatto riprodurre il CD di Camille Saint-Saens, “Symphony n. 3 Organ”, etichetta Dorian. Sono partito con il IV movimento “Maestoso”, che per i classici diffusori dinamici e per molti planari più che maestoso è collassante. Gli Ursa Major sfoderano sin dalle prime battute la loro classe esoterica, senza scomporsi minimamente nemmeno durante i pieni orchestrali. Una prestazione difficilmente riscontrabile in altri diffusori dal costo similare. La spazialità è enorme, ma ciò nonostante la prima ottava, per forza di cose, non è restituita come dovrebbe essere, ma c’è! La musicalità ed il senso del ritmo sono tali che mi sono trovato ad ascoltare tutto il quarto movimento, dimenticandomi di fare attenzione alle prestazioni sonore dei diffusori; io che sono abituato a sentire suoni che partono dai 10 Hz e che spesso comincio a sbadigliare quando ascolto altri impianti non all’altezza. Indubbiamente un risultato straordinario. Anche il secondo Movimento si è fatto ben apprezzare. La spazialità esulava dalle dimensioni fisiche della sala di ascolto di 19,24 metri quadrati, segno che i diffusori sono ben realizzati e sapientemente posizionati. Il pizzicato dei contrabbassi si è fatto notare, nonostante sia registrato ad un livello bassissimo. Questo dimostra in modo lampante la qualità dei diffusori. Passando alla musica barocca e rinascimentale, delle “Quattro Stagioni” di Vivaldi ho ascoltato con molta attenzione il brano 6 “Presto” dell’”Estate”. Questo brano è un ottimo test di risposta ai transienti, poiché gli strumentisti suonano alla massima velocità di esecuzione umanamente possibile, senza che abbiano ingurgitato sostanze dopanti. I diffusori riescono a restituire tutte le minime sfumature e battute, senza incertezze o svarioni. Il timbro degli strumenti ad arco, soprattutto i violini, è ineccepibile. La credibilità dell’evento sonoro è realmente elevata. L’ascolto del CD George Frideric Handel, “The italian years”, nella versione Dorian, è stata un’autentica sorpresa. Degli strumenti, già avevo saggiato la bontà nel disco di Vivaldi, della Divox Antiqua. In questo entra in scena la riproduzione della voce femminile. Ci credete che appena il soprano Julianne Baird ha iniziato a cantare mi è venuto un accidente? Ero convinto che fosse entrata una donna nella sala di ascolto a rimproverarci per il volume non certo basso. La Baird si è materializzata nella sala di ascolto e dopo l’attimo di distrazione mi sono reso conto che questi diffusori restituiscono maledettamente bene la voce femminile. A questo punto mi prende la curiosità e decido di passare ad ascoltare il mio “impero” ossia buona parte delle mie cantanti preferite, che scherzosamente definisco “femmine canterine”. Inizio con la mia nuova Rebecca Bakken, anche per saggiare il notevole contrabbasso presente nel brano 2 “Say goodbye to what is gone” del CD “The art of how to fail” della Emarcy stampato nel 2003. Il contrabbasso è registrato in primo piano e restituisce toni bassi poderosi e potenti, esattamente come sono stati incisi. Gli Ursa Major restituiscono il basso in modo ineccepibile, senza scomporsi. La voce della Bakken è perfetta, veritiera ed un poco arrotondata nelle sue asprezze, presenti in questa registrazione. Non si tratta di un Chesky o di un Telarc, per cui qualche imperfezione, con impianti super rivelatori, si nota. Questo leggero smussamento la rende bellissima e piacevole all’ascolto. Passando a Tierney Sutton della Telarc, gli Ursa Major fanno un gran bel figurone. Il brano 1 “Just squeeze me” del CD “Blue in Green”, lo utilizzo per rompere i minidiffusori (con tante scuse al proprietario…) e per verificare il controllo delle risonanze dei diffusori e dell’ambiente. In questo brano il contrabbasso è molto morbido ma potente, per cui è facile mandare in crisi i diffusori, i quali spesso si impuntano, sputacchiando il basso di qua e di là. Gli Ursa Major mi hanno stupito, poiché pur non restituendo un contrabbasso con note profondissime, si fanno notare per la possanza ed il controllo delle basse frequenze. Pensate che questo brano l’ho utilizzato per la messa a punto delle risonanze ambientali prodotte dal mio sistema torri/ambiente. Tutti i brani del CD sono andati benissimo restituendo la registrazione esattamente come è. Si tratta di un

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capolavoro della Telarc, dotato di suoni morbidi, profondi e suggestivi, conditi con una spazialità encomiabile ed una voce che più che veritiera è riproposta. L’impianto terminato con gli Ursa Major ripropone una voce veritiera e, credetemi, è un gran bell’obiettivo. L’ascolto del brano 11 “Just you, just me” proietta questi diffusori nell’olimpo dei migliori componenti che mente umana abbia mai concepito. Il fraseggio tra la batteria, i piatti e la voce è restituito in modo credibile e naturale. Nonostante il tweeter sia da 38 mm di diametro, i piatti sono vividi e presenti, segno che questi trasduttori sono tagliati molto in basso, verso i 1250 Hz. La voce della Sutton è precisa, con sibilanti controllatissime e veritiera, come si addice ai diffusori di classe superiore. Con il CD Diane Schuur & Maynard Ferguson, “Swing for Schuur” della Concord Records, intendo saggiare la tenuta in potenza della gamma medioalta. Ultimamente c’è stato qualcuno che ha criticato questo disco, considerandolo non ben registrato. In realtà, possiede una notevole dose di energia e di dinamica in tutto lo spettro di frequenze, in particolare in gamma medioalta, a causa del suono di una intera orchestra di fiati: ben 8 strumenti a fiato, quanto basta per mandare in tilt diffusori dal costo anche triplo. Anche in questo caso gli Ursa Major hanno fatto bella figura, direi un figurone. Il brano 3 “Deep purple” sembra meno cattivo del primo ma è altrettanto efficace. La voce della Schuur è perfetta e la cosa comincia a non stupirmi più. E’ nel momento del pieno orchestrale, con tutti i fiati in azione, che gli Ursa Major sfoderano grinta e dinamica, unita a compostezza e precisione. Prima o poi mi deciderò di redigere una recensione come Strumento Sonoro, di questo straordinario CD, in modo da aiutare i nostri lettori nell’individuare le defaillance dei normali diffusori. Chiudo l’ascolto delle voci jazz, con la Sciubba nel CD “Meet me in London” recensito nello scorso numero di HFG nella sezione Strumenti Sonori. A questo punto, nell’ascolto di questo CD, due sono le cose che mi interessava verificare. Intanto se si notava la differenza qualitativa della voce della Sciubba, ad esempio tra il primo brano “Visions” ed il brano 4, allo scopo di saggiare nuovamente la capacità di discernimento e, quindi, la risoluzione dei diffusori. Pensate che Angelo mi ha chiesto, non conoscendo il CD, se la cantante fosse la stessa…. Gli Ursa Major dimostrano ancora una volta, nonostante, lo ricordo, siano collegati ad elettroniche quasi economiche, di essere dei signori diffusori, in grado di evidenziare ogni minima sfumatura che riguardi le pecche delle registrazioni. A conferma delle elevate doti di risoluzione, basta ascoltare il brano 1, dove si nota l’enorme quantità di armonici ivi presenti, con sfrigolii delle dita ben riproposti e lanciati in avanti, verso l’ascoltatore. Passando al jazz strumentale, la prima cosa che ho voluto testare sono stati i contrabbassi. Non contrabbassi qualsiasi, ma quelli ripresi da Telarc nel CD Artisti Vari, “Super Bass”, concerto dal vivo magistralmente eseguito da tre grandi Maestri del contrabbasso quali sono Brown, Clayton e Mc Bride. Questo CD è un test infernale per qualsiasi diffusore. Spesso nemmeno lo uso come test, perché inutile aspettarsi una bella figura. In questo caso però, conoscendo il talento di Murace e la capacità dinamica degli Ursa Major, il test andava fatto…. Sono stato decisamente crudele poiché ho iniziato con il brano 5 “Who cares?”. Ray Brown in questo brano fa vedere di cosa è capace un contrabbasso dotato di un puntale particolare, quando viene tirata la corda più lunga, fin quasi a romperla, per poi lasciarla andare. Se trovate questo CD vi consiglio di ascoltarlo la prima volta a volume “bassino”. Alzato il volume il volume del preamplificatore, mi accingo all’ascolto, un po’ timoroso. Molto bello l’inizio, con la batteria non sostenuta, ma ritmata. Tra 0.11 e 0.12 tre colpi di pizzicato di contrabbasso a bassissima frequenza: bene, non come quando si parte dai 16 Hz, ma i bassi sono ben restituiti, puliti, netti, precisi e soprattutto morbidi, senza scontrarsi con le risonanze ambientali a renderli duri. Il disco scorre nitido con ottimi spunti dinamici e basse frequenza che, al livello in cui eravamo, potevano anche “rompersi”, come ad esempio durante il notevole impatto dinamico tra 2.48 e 2.56 e tra 3.20 e 3.32. Quello che a me interessava maggiormente era verificare il comportamento dei diffusori alle prese con una notevole escursione delle basse frequenze. Tra 3.42 e 3.44 la prima bordata di basso imponente; tra 3.47 a 3.49 la seconda bordata, sempre attuata con un solo contrabbasso; tra 3.52 a 3.54 e tra 3.57 a 3.59 la terza e la quarta bordata di basso profondo. Gli Ursa Major non hanno mostrato segni di cedimento ed hanno egregiamente svolto il loro compito, di tradurre un segnale elettrico di livello e potenza elevati, in suono. Il basso è modulato, preciso e morbido al tempo stesso. L’estensione della gamma bassa rispetta quanto dichiarato, ma la percezione del basso profondo è maggiore di quella dichiarata in sede tecnica. Ottimo. Continuando l’ascolto voglio verificare la dinamica dei diffusori ancora con il jazz strumentale. In particolare il CD di Jaques Loussier, “Baroque favorites”, sempre della Telarc, contiene alcuni brani che mettono in crisi molti diffusori a causa della notevole energia della gamma bassa. In particolare il brano 2

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(Handel: Sarabande and variations from suite n. 11. Variation n. 2) è una bestia nera per tantissimi componenti audio, non solo per i diffusori. Nelle battute iniziali vi sono contrabbasso e grancassa che suonano all’unisono ad un livello molto elevato. Fare una sorta di impasto per torte è facilissimo e più di una volta ho sentito dire, a giustificazione, che la registrazione non è ben riuscita. Gli Ursa Major restituiscono il brano in modo ineccepibile, ritmato, potente e contrastato. Si nota un’aria intorno al suono di questi strumenti, tipica dei diffusori di costo decisamente superiore. Notare come sia il pianoforte che i piatti siano perfettamente amalgamati con il contrabbasso e la grancassa. In particolare gli squash dei piatti, precisi e nitidi. Superlativo. Con gli strumenti a percussione che interessano la gamma alta ed altissima, passo adesso a verificare le prestazioni dei diffusori nella gamma medioalta, in particolare verifico se si nota che il tweeter da 38 mm di diametro risenta delle sue generose dimensioni nel corso dell’emissione della gamma oltre i 4.000 Hz. Il CD adatto allo scopo è quello di Marilyn Mazur, “Elixir”, della ECM, che recentemente ha ottenuto l’HIFIGUIDE Gold 2007. Il brano 15 è perfetto per testare la risposta ai transienti alle alte frequenze dei diffusori e l’impatto dinamico in gamma bassa. Il brano inizia con dei suoni percussivi di strumenti come campanellini a stilo e piatti di varia natura. I diffusori rispondono egregiamente a questi suoni impulsivi, restituendoli con ottimo microcontrasto e con una buona coda sonora. Da notare anche il suono delle campane, molto realistiche ed interminabili nel loro lento decadimento sonoro. Direi che la prestazione di questi diffusori è tra le migliori che abbia ascoltato. Cercando il pelo nell’uovo, la gamma altissima risente solo lievemente dell’enorme membrana del tweeter, segno che questo è molto ben realizzato; la gamma alta ed altissima è, però, decisamente superiore rispetto a molti diffusori a largabanda, ad alcuni planari ed a certi diffusori dinamici particolarmente costosi. Nello stesso brano è contenuta anche una sequenza di bassi, molto efficace per testare la dinamica e la presenza della gamma bassa. I colpi prodotti da queste grandi percussioni, arrivano quando meno li si aspetta, dopo avere sentito piccoli strumenti a percussione in metallo. Le Chario rendono giustizia a questo formidabile effetto sonoro, udibile solo con diffusori da pavimento di grossa stazza (con i planari ad esempio è appena accennato). Un effetto decisamente realistico, condito con una dose di spazialità veramente encomiabile. Grandi! Per concludere l’ascolto, saggio i diffusori alle prese con la musica Pop. I diffusori che hanno dimostrato di restituire ottimamente i grandi complessi sinfonici, dovrebbero cavarsela più che bene con questo genere, la cui escursione dinamica è certamente inferiore, ma presentano una emissione acustica superiore alla media. Inizio con la mia preferita, Britney Spears, CD “oops!… I did it again”, della Jive. In particolare il brano n. 9, “Where are you now”, lo utilizzo per controllare l’emissione delle basse frequenze e per la verifica di certi esperimenti esoterici…. come l’HFG The Transparent, descritto in questo stesso numero. Pensate che il pieno orchestrale di questo brano è semplicemente perfetto, ma spesso nel corso di ascolti effettuati in altri impianti è accompagnato da una certa dose di indurimento del suono, segno di chiare limitazioni dinamiche. I Chario esibiscono il suono della grancassa presente nelle battute iniziali, imperioso e potente: sembra di ascoltare diffusori notevolmente più grandi. La voce della Spears è calda e molto naturale, veritiera. Ottima. Il pieno orchestrale è restituito ottimamente, considerato la classe delle elettroniche, ma fa molto il fatto che tutto l’impianto è stato ottimamente smorzato e che i diffusori poggiano al pavimento tramite tre palline d’aria. Sicuramente una delle migliori performance riscontrata in impianti diverso dal mio. Nella musica pop spesso si eccede con l’introduzione dell’eco nella voce, generando artificiosità. Ultimamente ho scovato un CD dove la voce della cantante è ben ripresa e registrata, a dispetto di tutte le previsioni. E che voce! Si tratta di Anna Tatangelo, nel suo ultimo lavoro “Mai dire mai”, edito dalla GGD. Il brano di riferimento è il numero 4, “Lo so che finirà”, una tragedia ben interpretata…. Questo brano inoltre, sembra baciato dalla fortuna, perché, oltre ad essere molto bello, è anche quello meglio registrato dell’intero disco. L’aria che restituiscono gli Ursa Major è immensa. La spazialità riempie tutta la sala di ascolto e veniamo proiettati in un piccolo teatro, dove la Tatangelo recita con la giusta dose di disperazione. La voce è talmente veritiera e naturale che sembra quasi riproposta, più che riprodotta! Pensate che ad impianto ben caldo, è possibile notare l’umidità dell’ugola… Un risultato che oserei definire incredibile. La sensazione di dinamica è ottima; il basso sostiene con il giusto peso la musica e si amalgama con questa. L’armonica, presente in certi momenti, è perfettamente restituita, con elevato senso della realtà. Complimenti ed alla faccia delle elettroniche economiche.

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Per concludere l’ascolto del genere Pop, passo a Laura Pausini. Nel CD “The best of…”, della CGD East Western, si trova un brano che utilizzo da anni per il controllo dell’impatto dinamico e del sostegno della gamma bassa al brano musicale. In particolare questo brano è accompagnato da una grande vibrazione dell’aria, che giunge sino al punto di ascolto. Questa vibrazione è generata da numerosi strumenti che emettono note verso la parte bassa. Se non c’è, vuol dire che la gamma bassa è arretrata o insufficiente rispetto a quella media ed alta ed il pathos di cui è ricco questo brano scompare, rendendolo simile a come lo si ascolta alla TV, in auto o da coloro che possiedono impianti terminati con minidiffusori. Si tratta della traccia 11, “In assenza di te”. GIi Chario Ursa Major, riescono a restituire questo pathos, accompagnando una Pausini vivida e naturale, ancora infantile. I pieni orchestrali sono ben riprodotti, senza tentennamenti o sbavature, dimostrando definitivamente che si tratta di diffusori di alto livello qualitativo. Infine, vi ho accennato in certe occasioni della spazialità. Questi diffusori restituiscono ciò che è registrato. Per cui, se la registrazione ha un effetto monitor (ossia con strumenti ripresi in modo ravvicinato), i diffusori proietteranno in avanti il suono con dovizia di particolari. Se invece, si tratta di registrazioni dove l’ambienza della sala in cui è stato registrato l’evento è un parametro richiesto e ricercato, i diffusori vi proietteranno in quella sala da concerto. In tutti i casi, i diffusori hanno sempre fatto in modo di dilatare le dimensioni fisiche della sala di ascolto di Angelo, ingrandendola in certi momenti anche del quadruplo. CONCLUSIONI Alla luce di quanto espresso sinora, dopo averli ascoltati per diverse settimane, posso affermare che gli Ursa Major possono essere considerati un riferimento per la loro classe di appartenenza, non solo in virtù delle loro prestazioni sonore e del loro progetto, ma soprattutto in virtù del loro costo, decisamente basso rispetto ad altri diffusori similari. La qualità del progetto è di primissimo ordine. L’attento studio dei dettagli, le rilevazioni strumentali indispensabili per il corretto funzionamento dei diffusori e l’ottimizzazione del tutto in sede di ascolto, hanno contribuito a creare un diffusore dalle qualità sonore ineccepibili, in grado di competere direttamente anche con diffusori di prezzo doppio. Gli Ursa Major hanno mostrato ottime doti di sensibilità e di dinamica, unite ad un tasso di distorsione realmente basso. Grazie al loro alto valore di sensibilità è possibile amplificarli con pochi watt, potendo così ad esempio abbinarli a musicalissimi amplificatori in Classe A dalla potenza minima di 30 watt, dal costo abbordabile rispetto ad altri di maggiore potenza. Grazie alle sue doti dinamiche ed alla elevata banda passante, i diffusori mostrano di essere musicalmente flessibili. E’ possibile ascoltare parecchi generi musicali, in particolare la musica sinfonica che con le sue grandi masse orchestrali e picchi dinamici, risulta ostica per il 90% dei diffusori esistenti in commercio. La loro estensione della risposta in frequenza verso le basse frequenze si è mostrata sufficiente per tutti i generi musicali ascoltati. Si può godere di un ascolto completo della stragrande maggioranza dei brani, senza perdere di vista ciò che intendeva l’autore al momento della creazione del brano, in virtù anche di un ottimo bilanciamento timbrico. Ad essere pignoli, ritengo che questi diffusori permetterebbero il raggiungimento di notevoli prestazioni sonore di carattere hi-end, se venissero abbinati a 2 ottimi subwoofer attivi, come i Chario Ercules o alcuni modelli della Velodyne. In questo modo si usufruirebbe di un realismo maggiore nella emissione di strumenti di grandi dimensioni quali l’organo, il gong, il timpano. Anche questa è flessibilità e potete considerare l’inserimento dei sub come un up-grade futuro, sempre che il vostro ambiente di ascolto non sia troppo piccolo. Tengo però a sottolineare che le loro prestazioni in gamma bassa sono di primissimo livello e, considerato le realizzazioni di molti diffusori audiophile, superiori al 90% dei diffusori esistenti in commercio fino al costo triplo! In gamma altissima devo complimentarmi per l’ottimo lavoro fatto dal tweeter T38 Wave Guide. Dai grafici risulta visibile una leggera perdita oltre i 10.000 Hz. All’ascolto tale perdita è stata ben camuffata. Occorre rilevare che non ho potuto ascoltare i diffusori con il SACD e con gli LP a 45 giri, che avrebbero permesso di risaltare meglio tale fatto. Dagli ascolti effettuati, ritengo che il problema non sussista o non sia

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riscontrabile facilmente, poiché la gamma alta è sempre stata naturale e ben rifinita. Il loro collocamento ambientale non è stato difficile, e nemmeno diverso da quello effettuato con diffusori analoghi (e non vedo perché altri dovrebbero avere problemi…). Se guardate le foto, l’ambiente è un normale ambiente domestico di circa 19 metri quadrati. La nostra sfida di inserire questi diffusori in questo ambiente (definito piccolo dalla stragrande maggioranza degli audiofili) e di farli suonare bene è stata vinta. In nessun caso, dopo avere sistemato per bene i diffusori e ricercato il punto di ascolto ideale, con i dischi utilizzati, abbiamo avuto l’impressione di costrizioni, distorsioni, compressioni, o risonanze dovute all’accoppiata ambiente/diffusori. Certo, il posizionamento su tre supporti sovrasmorzati serve appunto per questo…. Anche l’altra nostra sfida, cavallo di battaglia di HFG, della prevalenza dei diffusori sulle elettroniche, è stata vinta. Gli Ursa Major hanno sempre suonato benissimo ed il modesto valore economico delle elettroniche a cui sono stati collegati non è mai stato palese. Inoltre, hanno sempre messo in evidenza le diverse qualità e le differenti tecniche di ripresa delle registrazioni, segno che il loro microcontrasto e la loro neutralità sono ai massimi livelli possibili. Tanto alti da meritarsi l’HI-FIGUIDE Gold, The Componente State of the Art. Complimenti Murace! Francesco S. Piccione

Impianto personale di Angelo D’Angelo terminato con diffusori a 4 vie Chario Constellation Ursa Major SISTEMA DI DIFFUSIONE DEL SUONO Chario Constellation Ursa Major SORGENTE DIGITALE Denon DCD 700 PREAMPLIFICATORE Advance Acoustic MPP 206: a stato solido. FINALE DI POTENZA Advance Acoustic MAA 406: a stato solido, 150 W/c. CAVI DI COLLEGAMENTO Cavi d’Interconnessione: Xindak FA-1. Cavi di Potenza: HFG PF One By-wiring. Cavi di alimentazione: quelli in dotazione. ACCESSORI Supporti: le elettroniche poggiano su tre punti sovrasmorzati ad aria; i diffusori poggiano su tre punti sovrasmorzati ad aria. Trattamento antivibrazione dei coperchi delle elettroniche. Pannelli acustici nella sala di ascolto.

ELENCO DEI DISCHI UTILIZZATI PER IL TEST JAZZ STRUMENTALE Artisti Vari, “Super Bass”. Telarc. 1997. Bruce Dunlap, “About home”. Chesky Records. 1999. Jacques Loussier, “Baroque favorite”. Telarc. 2001. Marilyn Mazur, “Elixir”. ECM. 2008.

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JAZZ VOCALE Rebecca Bakken, “The art of how to fail”. Emarcy. 2003 Diane Schuur & Maynard Ferguson, “Swing for Schuur”. Concord Records. 2001. Sabina Sciubba, Antonio Forcione, “Meet me in London”. Naim. 1997. Tierney Sutton, “Blue in Green”. Telarc. 2001. CLASSICA George Frideric Handel, “The italian years”. Dorian. Camille Saint-Saens, “Symphony n. 3 Organ”. Dorian. 1998. Antonio Vivaldi, “Le quattro stagioni”. Divox Antiqua. 2004. STRUMENTI SOLISTI Artisti Vari, “Musica per una o due chitarre”. Opus 3. 2005. Artisti vari, “Musica romantica per organo”. Fabio Framba, organo. Sicut Sol. 2000. J. S. Bach, “Goldberg Variations”, Glenn Gould pianoforte. Sony Classical. 1982-1999. Ferruccio Busoni, “24 preludi”. Velut Luna. 2005. Tobias Hume, “The first part of ayres”. Bruno Re, viola da gamba. Velut Luna. 2005 POP Anna Tatangelo, “Mai dire mai”. GGD. 2007/08. Laura Pausini, “The best of…”. CGD East Western, 2001. Britney Spears, “oops!… I did it again”. Jive, 2000. SAMPLER Artisti Vari, “Musica per una e due chitarre”. Opus 3. 2005.

DATI TECNICI Acoustical load Bottom firing vented cabinet Low Frequency Load Vented 2π sr NRS Coupled-Sub Configuration WMT non-conventional 4 way floor-standing (proprietary) Drivers 1 Tweeter 38 mm (1.5 in) soft dome T38 WAVE GUIDE 1 Midrange 130 mm (5 in) paper-carbon compound 1 Woofer 170 mm (6.5 in) treated paper 2 Sub 170 mm (6.5 in) polymeric compound Sensitivity 91 dB SPL / normalized to 1 m (3 ft) / 2.83 Vrms de-correlated. Left & Right pink noise within IEC 268-13 Listening Room Low frequency cut off 35 Hz @ -3dB referred to C4 diatonic tone Interdriver Frequencies 280 / 800 / 1250 / 1450 Hz (unconventional) Rated Impedance 4Ω (minimum 3.2) Size 1400 x 250 x 610 mm (55 x 9.8 x 24 in) (H x W x D) Cabinet finishing Solid walnut or solid cherry and HDF Weight 60 Kg (132 lb) Speakers orientation The speakers should be tilted inward facing the listener Listening distance Optimum speaker-listener distance is about 3 m (9ft) Listening layout A carpeted floor in front of the speakers is recommended Side and Back walls Should stay 1 m away from the speaker front baffle at least Suggested Amplifier Normal amping 180 W / 4Ω max Bi-amping Sub 100 W / 4Ω max Woofer & Mid-High 100 W / 4Ω max

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HI-FIGUIDE n. 12, Maggio 2008. In copertina i diffusori Chario Constellation Ursa Major.

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