N OT I Z I A R I O D I I N F O R M A Z I O N E D E L C O M P R E N S O R I O V I L L A F R A N C H E S E LUGLIO 2012
R e g i s t ra z i o n e a l Tr i b u n a l e d i Ve ro n a n . 1 8 3 8
Ripresa e spesa: qual è la ricetta giusta? Favorire la crescita e ridurre gli sprechi. Proposte e soluzioni per incentivare la ripresa economica L’ E D I TO R I A L E di Diego Cordioli
Miti e attualità L’estate divampa e al sole di luglio il nostro giornale continua a riverberare informazioni, proposte, iniziative culturali. Sotto l’ombrellone della comunicazione, lungo le spiagge della notizia, proseguiremo a dare luce alle novità del nostro territorio. Due novelle rubriche spiccano in questo numero estivo del nostro giornale: una interpreta il problema della precarietà risalendo al mito di Persefone: mitologia e modernità vengono affiancate nel tentativo di comprendere meglio alcune questioni di stretta attualità. L’altra rubrica ha una vocazione televisiva: una conduttrice che lavora per la televisione alternerà interviste a personaggi più o meno noti, presentandoli a voi lettori con intraprendenza e vivacità. Per questa prima edizione della rubrica, la conduttrice di Telearena e finalista di Miss Italia nel 2001, Elisabetta Gallina, inaugura la collaborazione con la nostra testata con un’autointervista: intervistando se stessa, ci racconta della sua carriera e dei suoi progetti. Serietà, innovazione e cambiamento come sempre caratterizzano il nostro giornale, per il quale, da settembre, si prospetta una grossa evoluzione: al Giornale di Villafranca si affiancherà infatti una nuova testata. A fronte di questa instancabile prolificità di idee ed informazioni, la tiratura del nostro giornale non poteva che aumen-
In foto: Prof. Maurizio Zumerle
Articolo a pag. 9
SOCIETà & DIPENDENZE
SOCIETà & PSICOLOGIA
Cannabis, capirne i danni per ridurne l’uso
Prova costume: alla ricerca del corpo perfetto
articolo a pag. 11
articolo a pag. 12
IL SALOTTO DI ELISABETTA
Autointervista di una Miss articolo a pag. 14
› segue pag. 2
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SCUOLA & ISTRUZIONE
L’integrazione dei bambini Rom articolo a pag. 16
GIUSTIZIA & LEGALITA’
Lupi, formiche, uomini e altre bestie articolo a pag. 17
MITI & ATTUALITA’
Persefone, il pendolarismo e la precarietà articolo a pag. 22
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Primo Piano
A cura di Diego Cordioli
A cura dei consiglieri comunali di minoranza Paolo Martari, Graziano Tovo, Alessandrino Dal Maso, Luciano Zanolli e Renzo Piazzi
Niente isolatori antisismici all’ospedale
Sembra vincere la logica del risparmio su quella della sicurezza: anzichè tutelarsi da possibili danni di eventi sismici futuri, si preferisce ridurre i costi
di Diego Cordioli
Alla luce del terremoto che ha colpito l’Emilia e la Lombardia con la Provincia di Mantova, la scoperta che nel nuovo ospedale di Villafranca sono stati eliminati gli isolatori antisismici previsti nel progetto del 2007 lascia interdetti. Le motivazioni addotte sono di tipo economico e tecnico. Essendo disponibili 40 milioni di euro per finanziare la costruzione del nuovo ospedale, non si capisce perchè il progetto appal-
tato abbia modificato il progetto originale portandolo a 31 milioni di euro. Si è arrivati poi ad assegnare la struttura per 23 milioni di euro e ci si chiede dove vadano a finire i 17 milioni risparmiati. Se tali risparmi servissero a completare la parte viaria ed i parcheggi e ad acquistare attrezzature diagnostiche si potrebbe capire (non giustificare), ma nessuno dice a cosa servono le economie. Per la parte tecnica se gli isolatori erano stati previsti nel progetto originale vuol dire che si attribuiva grande importanza alla sicurezza antisismica del fabbricato. Nel capitolato speciale d’appalto agli art. 2-3 si vanifica l’intervento di progetto adducendo anche problemi di falda. A questo riguardo basterebbe leggere la relazione geologica per comprendere che si tratta di una scusa per eliminare gli isolatori e costruire in modo tradizionale riducendo i costi. Ma così facendo non si garantisce più la sicurezza che era prevista nel progetto originale. Oltretutto non è vero che ci sarebbero state infiltrazioni d’acqua, in quanto la platea di base, anche se costruita sotto falda, non avrebbe presentato problemi di infiltrazione d’acqua
poiché i sistemi costruttivi attuali mettono a riparo da questa evenienza. Si ha un bel dire nell’affermare che anche con queste modifiche il fabbricato rispetta le norme antisismiche, ma certamente il livello di protezione non è uguale a quello previsto in partenza: il terremoto recente in Emilia e Lombardia conferma che il problema antisismico non è teorico ma concreto e molto vicino. Riportiamo passi della relazione tecnica che supportano la modifica del progetto.
impermeabilizzazione, motivo per cui, alla luce della nuova evenienza, risulterà certamente più economico, e costruttivamente più semplice, modificare l’ipotesi progettuale di una struttura – poggiata su isolatori – in una struttura di tipo “tradizionale” pur realizzata nel pieno rispetto delle nuove normative in fatto di antisismicità. La più bassa quota di riferimento per l’impostazione del nuovo corpo di fabbrica, potrà essere quindi riveduta conseguentemente.”
“Per quanto attiene alla costru“Nei fatti risulta quindi problema- zione del nuovo corpo quintuplo il tico e assolutamente non opportu- progetto definitivo datato ottobre no confermare l’ipotesi progettuale 2007 prevede un predimensionache vede la realizzazione del vano, mento della struttura – schema inferiore al piano seminterrato del statico che in accordo al D.M. del nuovo corpo quintuplo, alla quota 2005 prevede la realizzazione di di calpestio posta a – 4,52 e per- una platea poggiata su pali lunghi tanto sotto il livello che talora la 20 m. e la realizzazione di un vano falda assume. a quota – 4,52 avente altezza utile Si ricorda che entro tale vano era pari a m. 2,50 entro il quale vano previsto di realizzare, con un’altez- sono realizzati i supporti degli isoza utile pari a 2,50 m., la parte latori antisismici dell’intero corpo strutturale di supporto degli iso- quintuplo. Alla luce delle considelatori antisismici dell’intero corpo razioni riportate al precedente art. quintuplo. Tenuto conto di quanto 2, come detto, non ha più ragione sopra, parte dello spazio previsto di essere confermata l’ipotesi di un per tale piano posto sotto il semin- volume con un piano di calpestio terrato potrà risultare allagabile, a – 4,52 per cui risulta conveniena meno di realizzare pesanti e te ipotizzare la costruzione di una onerosi interventi di isolamento e struttura diversa.”
Quali sono le nuove frontiere ? generazioni senza lavoro. Come si recuperano i disoccupati di età media al mondo del lavoro? Ed i giovani come si qualificano per Nei tempi difficili di solito nascono le innovazioni ed i cambia- uscire dal ghetto della disoccupazione? Definire il nuovo ruolo menti, utili non solo a superare difficoltà contingenti ma a marca- che il Comune dovrà avere in futuro e cambiarne profondamente re un cambio di marcia nei comportamenti generali che porti ad il funzionamento è la premessa. La seconda rivoluzione possibiuna diversa attitudine nello stile di vita ed ad un costume diverso le che il Comune può fare senza investire risorse è la gestione nei rapporti tra persone. Questi cambiamenti però avvengono del territorio: occupiamo altre centinaia di ettari di territorio se i talenti presenti nella società sanno dare non solo una in- agricolo per costruire case e capannoni o fermiamo l’espansione terpretazione della realtà che corrisponda ai fatti, ma anche se favorendo il recupero dell’esistente? La città è in grado di modiriescono ad individuare le strade da percorrere per tracciare un ficare profondamente il modo di vivere e di rapportarsi dei suoi futuro promettente. Trovare i talenti dovunque siano ed avvia- cittadini, riprogettando una città più bella e vivibile diversa dal re il dialogo ed il confronto per far uscire il nostro Paese dalle presente, con isole pedonali estese e ciclabili per arrivare dapdifficoltà è un compito al quale non vogliamo sottrarci. A livello pertutto? Utilizziamo le nuove tecnologie della comunicazione locale non si può prescindere da alcune considerazioni di fondo: per la diffusione della informazione, della cultura e della parteil Comune e lo scenario economico e sociale. L’ente locale è cipazione? La cultura, l’innovazione, la creatività le lasciamo a una opportunità ed un motore di cambiamento per affrontare i nicchie di esperti o nei ghetti scolastici o le facciamo diventare problemi emergenti o è solo una entità burocratica che affatica il motore di ogni sviluppo? La democrazia e la partecipazione ed appesantisce i processi economici e non intercetta ed aiuta le possiamo trasformarle in una grande opportunità di condivisiofasce sociali che sono entrate in difficoltà? L’analisi della situazio- ne e di efficienza, sconfiggendo l’isolamento e la rassegnazione ne attuale ci porta a considerare che per l’economia il Comune che distruggono la speranza e la voglia di rinascita? A queste doè un ente inutile o quasi. Per i bisogni delle famiglie, se interviene mande vorremmo trovare risposte partendo da un confronto per i casi disperati, fa assistenza ma non prevede ed anticipa i tra forze politiche, culturali, economiche e sociali. Ognuno per la fenomeni in atto, che stanno portando ad un impoverimento ve- propria parte non può sottrarsi alla responsabilità verso gli altri loce del ceto medio e ad una sofferenza esponenziale delle nuove e verso le generazioni future.
di Diego Cordioli
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Primo Piano
L’ E D I TO R I A L E ...continua da pag. 1
tare, raggiungendo quota 23 000 copie. Un numero importante che testimonia l’apprezzamento generale del nostro giornale che deve al nostro entusiasmo e a quello dei lettori la sua ragione d’essere. Il Terzo Stormo ci continuerà ad accompagnare e atterreremo sempre con loro sull’affascinante realtà dell’aeronautica militare che ogni mese potremo capire sempre meglio. I meccanismi psicologici che regolano il nostro inconscio, associati a tematiche di particolare interesse, come quello della percezione del proprio corpo, in questo numero, non smetteranno di occupare le nostre pagine, come la curiosità per la realtà scolastica, sociale, culturale e politica di Villafranca e dintorni. La spinosa tematica dell’ospedale sarà ulteriormente sviluppata, come il dibattito sui temi economici, che ci interessano così da vicino. Come alcuni di voi già sapranno, da qualche mese potete trovare il Giornale di Villafranca on line e seguirci sui social network. La realtà digitale ormai è familiare quasi a tutti e anche noi ci siamo proiettati nel mondo virtuale per rendere sempre visibili le nostre notizie, ovunque voi siate. Questo numero, in via eccezionale, vi terrà compagnia per due mesi: la nostra prossima uscita infatti sarà a settembre con tante novità e cambiamenti che sapranno stupirvi e incuriosirvi. Anche quest’estate non smettete di seguirci e di partecipare, per rendere sempre vivace e vivo il dibattito ed essere parte attiva di un’informazione che non parla solo a voi, ma anche di voi. Diego Cordioli
Il bilancio del comune e le risposte dell’opposizione Il sindaco e la sua maggioranza hanno piegato l’intero bilancio comunale ad una scelta populista fatta con chiare finalità elettorali. Decidendo di eliminare il pagamento dell’IMU sull’abitazione principale si sono infatti tolti ogni possibilità di gestire con maggiore flessibilità le “aliquote base” stabilite per le altre fattispecie (immobili) soggette ad IMU, aumentandole o diminuendole a seconda dei casi. Così facendo hanno emulato due tra le più scriteriate scelte fatte dal governo Berlusconi: hanno tolto l’IMU sulla prima casa (come il Cavaliere tolse l’ICI, guarda caso poco prima delle elezioni), e hanno operato dei “tagli lineari” (come fece il ministro Tremonti), considerando tutti i proprietari di case alla stessa stregua. Con queste decisioni Supermario & Co. non hanno fatto alcuna distinzione tra chi è proprietario di grandi ville e chi invece possiede mini appartamenti, né tra chi avrebbe goduto di importanti detrazioni (famiglie numerose, ad
esempio) e chi non ne avrebbe beneficiato. Dietro lo slogan della tutela della casa come bene essenziale hanno trovato un premio inatteso molti furbetti, che avrebbero invece potuto (e dovuto) contribuire al gettito comunale. Ma al contempo, per tenere in (quasi) equilibrio i conti pubblici, hanno praticamente raddoppiato l’addizionale IRPEF, portata dallo 0,4% allo 0,7%, con un incremento del 75%. Non servono giochi di parole: si tratta di un’ulteriore imposta che grava su tutti coloro che non possono “nascondere” il loro reddito, cioè lavoratori dipendenti e pensionati. E’ dunque sotto gli occhi di tutti - basta fare due conti - che questa amministrazione ha deciso di penalizzare le fasce più deboli del tessuto sociale, che già stanno portando sulle loro spalle gran parte del peso della crisi nazionale. Senza contare che chi non è proprietario di casa, è “cornuto e mazziato”, perché non troverà alcun vantaggio nell’eliminazione dell’IMU mentre
dovrà pagare quasi il doppio di IRPEF. Torna in mente la frase di Don Lorenzo Milani, che diceva: “Non c’è nulla di più ingiusto che far parti uguali tra diseguali”. La maggioranza equipara situazioni molto diverse tra loro e, seguendo un principio demagogico, auspica di lucrare un positivo risultato elettorale. Ma i cittadini di Villafranca non sono allocchi, anzi sono fin troppo capaci di far di conto! Tuttavia, anche il nuovo incremento dell’IRPEF comunale non basta a garantire il pareggio di bilancio. E così vengono programmati pesanti tagli a settori fondamentali dell’Ente, come l’istruzione, lo sport, la cultura,il turismo o i servizi produttivi. Mentre (è davvero curioso) si investe molto sulla polizia locale (+45% della spesa corrente), creando una sproporzione enorme tra le somme che l’amministrazione vuole impiegare per i vigili urbani e quelli per le strutture scolastiche e gli studenti
(+2%), che la dice lunga sulla prospettiva politica che orienta l’operato dell’attuale maggioranza. Il PD e le altre forze di opposizione non intendono accettare questa logica miope e iniqua. Anche a noi - come a tutti, del resto - piacerebbe eliminare le tasse. Ma è doveroso ricercare delle soluzioni equilibrate, distribuendo il peso dell’imposizione fiscale su chi può sopportarlo meglio, senza punire oltremodo coloro che già stanno soffrendo. Proporremo quindi di non rincorrere la chimera dell’abolizione dell’IMU sulla prima casa, così legandosi mani e piedi a questa decisione. Ma anzi di esercitare la doverosa discrezionalità che ci consentirebbe di “registrare” le aliquote di IMU a seconda della fattispecie. Chiederemo perciò al consiglio comunale di non dare corso all’eliminazione tout court dell’IMU sulla prima casa, ma di modellare la proposta per ridurne gli effetti al minimo, favorendo però anche altre categorie sociali ed
evitando quindi di maggiorare l’addizionale IRPEF. Come? - dimezzando l’aliquota base della prima casa (da 0,4% a 0,2%), che con le detrazioni di legge sarebbe praticamente esentata; - riducendo l’aliquota base sulla “seconda casa” (da 0,76% a 0,5%) che venga data in uso o comodato a parenti di I grado in linea retta (è il caso di figli che, sposati o conviventi, vivono in appartamenti dei genitori spesso acquistati coi risparmi di una vita); - dimezzando l’aliquota base per le associazioni di volontariato e le ONLUS (da 0,76% a 0,38%); - sfavorendo invece le unità immobiliari che rimangono sfitte, aumentando l’aliquota base da 0,76% a 0,9%; - riducendo l’aliquota base che grava su negozi e immobili di imprese artigiane o piccole imprese (che attualmente versano in un momento di particolare difficoltà finanziaria) in ragione delle disponibilità di bilancio.
Gli errori della maggioranza nella gestione dell’ospedale “Nove anni di nulla”: così anche Paolo Cerioni, presidente della Commissione consiliare per l’ospedale, ha ratificato il fallimento della politica sanitaria regionale. Mentre a Venezia si approva il nuovo Piano Socio Sanitario, il presidente della provincia Miozzi, che è anche primo cittadino di Isola della Scala, sfrutta la doppia carica per radunare tutti i sindaci della vasta area a Sud di Verona per fare pressione sulla Regione affinchè tenga conto delle esigenze sanitarie di questo grande territorio. A fronte della presenza di 28 sindaci, Villafranca ed il suo primo cittadino si ritirano in disparte trincerandosi dietro il presunto diritto ad avere un ospedale con i reparti stabiliti da una delibera vecchia di 10 anni (la famosa “3223” del 2002), che sta per essere superata dalla nuova programmazione regionale. Il sindaco Faccioli anziché accettare la sfida di Miozzi e chiedere la solidarietà di tutti i sindaci per realizzare al Magalini un vero ospedale (anzi, incalzando la
Regione a programmare le infrastrutture necessarie - strade e parcheggi in primis - per rendere il Magalini accessibile anche agli abitanti di Isola e dei comuni limitrofi), si è sentito offeso da questo “protagonismo” di Miozzi ed ha scritto una lettera, che assume il sapore tragicomico della “lettera al Savonarola” interpretata da Benigni e Troisi nel celebre film “Non ci resta che piangere”. La tanto declamata filiera politica Regione-Provincia-Comune non ha dato i frutti sperati e oggi dimostra nei fatti di non esistere più. A destare impressione anche il comportamento del consigliere Bendinelli (portato in palmo di mano dai pretoriani del PdL nelle ultime regionali, con grandi manifesti a difesa del Magalini, ed ora anche coordinatore cittadino PdL) che si è fatto latore in prima persona delle istanze della bassa veronese senza spendere una parola per Villafranca. Emerge con chiarezza l’isolamento politico del nostro comune e la debolezza strategica del
sindaco Faccioli, che preferisce giocare una sterile battaglia “uno contro tutti” anziché fare squadra con gli altri comuni. E’ ora di finirla con questo modo di fare politica! Lo stesso sindaco sostiene che si sarebbe aspettato che il dibattito si svolgesse in Conferenza dei sindaci, dimenticandosi però che, nell’unica occasione in cui questo argomento era all’ordine del giorno (2 mesi fa), egli era l’unico sindaco assente. La Regione non ha idea di come riempire il nuovo edificio del Magalini. Per questo proprio ora che la Regione sta definendo le linee guida sanitarie, lo sforzo da fare sarebbe quello di elencare concretamente i servizi e le funzioni che vogliamo presenti nel Magalini e proporle unitariamente assieme a tutti i comuni del sud ovest veronese prima che vengano fatte le scelte definitive. Un’operazione nella quale avrebbe dovuto impegnarsi la Commissione ospedale, riunita una sola volta per grazia ricevuta, ma non più convocata. La maggioranza ha autonoma-
mente formulato una comunicazione sconclusionata e piena di contraddizioni, che non fissa nemmeno degli obiettivi certi. Come consiglieri di minoranza amaramente affermiamo che non sarà più possibile per noi assicurare la collaborazione finora offerta perché troppi sono stati gli errori compiuti sul tema dell’ospedale e della Commissione ad esso preposta. Non sfugge a nessuno poi che la maggioranza perde i pezzi. E’ fratturata in mille rivoli (da ultimo è arrivata la costituzione del gruppo consiliare dei popolari-liberali), piena di beghe interne e di leader in cerca d’autore. Nemmeno dopo 24 ore dalla conferenza stampa di presentazione della lettera (comunque tardiva) in difesa del Magalini, la Lega si è dissociata ed ha attaccato le altre forze del centrodestra, dimenticando che l’Assessorato Regionale alla Sanità è sempre stato gestito da loro e che il vero protagonista della sanità veneta è ancora adesso il sindaco di Verona Flavio Tosi. Nessun esponente della
maggioranza ha rilevato che l’ospedale non riguarda solo Isola della Scala e Villafranca, ma tutto il comprensorio del Sud-Ovest veronese, già fortemente penalizzato anche a livello dei minimi servizi di sicurezza come il medico sull’ambulanza. Né che si intenderebbe dar vita al servizio chirurgico utilizzando sale operatorie “da campo” normalmente assegnate alla Protezione Civile per missioni di emergenza. Il che denota, purtroppo, una palese carenza di una seria volontà ed impegno per realizzare un vero ospedale capace di offrire i servizi fondamentali per la gente del villafranchese. Sono iniziate le grandi manovre per la campagna elettorale. Ne vedremo delle belle. Nel frattempo arrugginiscono le ruspe nel cantiere del Magalini, si fanno iniziative demagogiche come l’eliminazione dell’IMU sulla prima casa, non si apre la Grezzanella e il PAT è di là da venire. Mentre inizia la sagra di San Pietro.Venghino, signori, venghino...
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vivere a
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Vivere a Villafranca
vivere a
villafranca
Vivere a Villafranca
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villafranca
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IMU no, IMU ni ma IRPEF si!
Ospedali “Hub” e ospedali “Spoke”
Giovedì 5 luglio 2012 si è tenuto il Consiglio comunale a Villafranca: all’ordine del giorno 12 punti,
Ritorniamo a parlare, come promesso nel numero precedente, della saga del nostro amato ospedale.
tra cui le proposte di esenzione dal pagamento dell’IMU e di aumento dell’IRPEF al 7 per mille è abituati a sentire certe irrisioni solo a manifestazioni burlesche come quelle della rivista della compagnia Aurora. Ritornando alle cose serie, è importante cercare di capire di cosa si è discusso. E’ stata presentata da tutta la maggioranza una mozione che aveva l’obiettivo di non far pagare l’IMU ai villafranchesi visto che già si pagherebbero troppe di Giorgio Negrini tasse. L’opposizione si è opposta con due motivazioni: la prima era che se non fosse stata pagata La prima cosa da riportare e da l’IMU si sarebbe dovuto aumensottolineare è che alcuni com- tare l’IRPEF per incamerare i portamenti da parte di qualche soldi necessari per rimanere con consigliere sarebbero stati as- il bilancio dentro i parametri del solutamente da censurare e da Patto di Stabilità Europeo. evitare: teatrini, battute da bar, La seconda ragione per cui derisioni improprie, motteg- l’opposizione era contraria alla gi, facezie e quant’altro si sono mancata riscossione dell’IMU sprecati. Per la verità, anche tra era che si sarebbero tassati i il pubblico presente, ad un certo redditi dichiarati per il 92% dei punto, è incominciato a serpeg- pensionati e dei lavoratori digiare un po’ di fastidio, perché si pendenti. Pur cercando di capire
fino in fondo il problema, durante la discussione, abbastanza concitata, non si è riusciti a propendere né per l’una né per l’altra soluzione. E’ stato anche evidenziato dall’opposizione che soltanto due comuni della provincia di Verona non hanno applicato l’IMU: Villafranca e Marano di Valpolicella, che risultano essere due comuni “virtuosi”, cioè che hanno il bilancio precedente in attivo; ma ci sono molti altri comuni in attivo o in pareggio di bilancio che hanno applicato l’IMU e, a titolo di esempio, la stessa Verona nel 2010 era in attivo di più di 3.000.000 di Euro. Come mai tutti questi altri hanno trovato equo applicarla? Sono così insensibili verso i loro concittadini? Secondo la minoranza la soluzione sarebbe stata quella di applicare una parte di IMU e una parte di IRPEF perché in questo modo l’introito sarebbe stato
più giusto. Chi evade il fisco lo fa soprattutto non dichiarando il vero reddito: magari possiede la mega villa ma dichiara un reddito bassissimo; in questo modo, anche se non fossero entrati i soldi dall’IRPEF, sarebbero di sicuro entrati dall’IMU. Questi riportati sopra sono due esempi delle motivazioni addotte dalla maggioranza e dall’opposizione. A noi è sorto un dubbio: per capire quanto avrebbe portato in cassa l’applicazione dell’IMU, anche alla tariffa più bassa, sarebbe bastato prendere il dato dell’ICI, quando era applicata, e aumentarla secondo i nuovi parametri dell’IMU, per comprendere invece a quanto sarebbe ammontato l’importo dell’IRPEF, sarebbe bastato prendere i dati dell’anno precedente con l’aumento della nuova percentuale. Con i due importi in mano sarebbe stato molto facile capire se era una buona mossa politica
quella di non far pagare l’IMU. Se questi calcoli, che non crediamo siano stati fatti, fossero invece stati eseguiti, avremmo potuto capire meglio la decisione portata avanti dalla maggioranza e forse si sarebbe potuta raggiungere l’unanimità. Invece la totale unanimità da parte di tutti i consiglieri è stata raggiunta solo quando è stata presentata la mozione di aiuto a una cinquantina di famiglie morose o in procinto di sfratto, pur avendo esse in casa figli piccoli o con disabilità. In questa circostanza, a dire il vero, da parte di tutti è stato richiesto l’impiego di maggiori risorse. Questo caso è stato utile anche per capire questo: quando le cose si fanno insieme, trovare una soluzione è molto facile. La divisione porta solo contrasti e difficoltà: è opportuno tenerlo sempre a mente, in futuro.
In maggioranza vi sono sensibilità diverse Riportiamo quanto detto in Consiglio comunale sul bisogno di abbassare le tasse e spendere meglio
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vi anche per opere pubbliche importanti, come la realizzazione della circonvallazione di Dossobuono, il completamento della Grezzanella (1^ stralcio), la copertura “Esprimiamo il nostro voto favorevole a della piastra polivalente a Dossobuono, il questo bilancio per i seguenti motivi: siamo restauro di Palazzo Bottagisio (3^ stralstati tra i consiglieri comunali che hanno cio), l’impegno per realizzare i marciapievoluto fortemente una notevole riduzione di di Rizza e sistemare via del Capitel ai delle tasse comunali. Infatti i consiglieri co- Caluri. Certo, possiamo e dobbiamo fare munali di maggioranza (quindi i meriti non ancora meglio, deve essere abbassata l’adsono solo del sindaco o di un singolo am- dizionale Irpef e secondo noi è possibile ministratore) hanno voluto togliere l’IMU attraverso un’ulteriore riduzione di spese per la prima casa in quanto riteniamo as- comunali non fondamentali e chiedendo surdo tassare un bene fondamentale per i agli organizzatori dei concerti in Castello cittadini come la prima casa, oppure si de- di versare al Comune un contributo di 3- 5 vono tassare le grandi proprietà. La prima euro per spettatore, visto che l’anno scorcasa è un bene frutto di grandi sacrifici so sono venute alcune decine di migliaia di da parte delle famiglie e su cui i giovani spettatori. Per questo motivo chiediamo a e tante famiglie devono purtroppo pagare sindaco e assessore al bilancio di incaricaanche mutui non sempre agevolati. Non re gli uffici e i consiglieri comunali disponiabbiamo inoltre aumentato la tassa rifiuti. bili per presentare una proposta per provRiteniamo poi positivo, in questo momento vedere a togliere le spese non essenziali e difficile per le famiglie, le imprese, i lavo- abbassare l’addizionale Irpef ”. ratori e i giovani, aver mantenuto un buon livello dei servizi nelle politiche sociali, per Maurizio Facincani, Stefano Predare il giusto sostegno ad anziani, famiglie, domo e Franco Frustoli giovani, disabili e persone in difficoltà. Lo stesso livello soddisfacente è stato assicu- Dello stesso parere il consigliere rato nei servizi scolastici: abbiamo mante- Arianna Residori, che aggiunge: nuto in vigore le convenzioni con le scuole “bisogna rivedere il bilancio e trovare a materne e gli asili nido integrati con forti tutti i costi una soluzione per abbassare sostegni economici, aiutando giovani cop- l’Irpef ” pie e famiglie. Abbiamo dato input positi-
di Giorgio Negrini La prima cosa da dire e da tener bene a mente, è che la politica riesce sempre a fare dei miracoli. Il 20 giugno 2012 a Venezia la commissione sanità della Regione Veneto ha approvato il nuovo Piano Socio-Sanitario del Veneto 2012-2016. Il testo elaborato dalla Giunta del Veneto prevedeva che ogni ospedale Spoke (l’ospedale come l’abbiamo sempre inteso ) avesse come bacino d’utenza dai 200.000 ai 300.000 utenti che gravitassero su di esso, ergo una USL. Ora con un emendamento presentato da Mauro Minardi (Pdl) e Graziano Azzalin (Pd), con la collaborazione di Cristiano Corazzari (Lega Nord), si era deciso di dare a Rovigo due USL prima dell’approvazione del Piano in Consiglio Regionale. Sapete quanti abitanti fa la provincia di Rovigo? 247.000. Come potete ben vedere si dice una cosa e poi se ne fa un’altra: la “solita politica”. La giustificazione? Il Polesine è una terra depressa o a bassa densità abitativa, come la chiamano loro. Qualcuno di voi è mai andato in provincia di Rovigo? Io ci sono stato qualche volta e se il Polesine è una terra “depressa” io sono il Presidente della Repubblica. Non voglio divulgarmi oltre. Ritorniamo ai nostri ospedali “Hub” e “Spoke” e che significano: ospedale attrezzato per assistere 1.000.000 di abitanti, estremamente specializzato (per fare un esempio, sarebbe quello che fa operazioni a cuore aperto) detto appunto Hub e ospedale Spoke, attrezzato per 200.000-300.000 abitanti, con pronto soccorso e specialità di base come: chirurgia generale, medicina interna, oncologia, cardiologia, ostetricia, pediatria, ortopedia, neurologia, urologia, geriatria e servizi di diagnosi e cura. Ora, se andate a vedere le specialità di Borgo Roma, le trovate tutte e quindi sarebbe un Hub e lo stesso si può dire per Borgo Trento. Flavio Tosi avrebbe voluto -ed è comprensibileche i due ospedali fossero due Hub proprio perché sono estremamente specializzati. Secondo il nostro parere di ospedali Hub in tutto il Veneto ce ne saranno al massimo quattro. Flavio Tosi, sindaco di Verona e nume-
ro due della Lega, intervistato il 28 giugno scorso dal Corriere del Veneto, così diceva: “Il Ministero della Salute ha espresso il rischio di illegittimità del Piano. Credo che la logica conseguenza sia di impugnare il Piano sanitario della Regione Veneto. Quello approvato è un atto politicamente grave. Su scelte così delicate si è venuta a creare una maggioranza alternativa composta da Pdl e Pd. C’è stata da parte di Zaia, la scelta condivisa e condivisibile, di far approvare il Piano. La V^ Commissione presieduta dal presidente Padrin, ha fatto passare emendamenti che non stanno in piedi.” La logica conseguenza dell’approvazione del nuovo Piano è che uno degli ospedali, o Borgo Trento, o Borgo Roma, sarà declassato a Spoke e quindi certe specialità che sono il fiore all’occhiello dei due ospedali dovranno essere dirottate o sull’uno o sull’altro. Declassato non vuol dire che sarà demolito o che verranno adottate altre soluzioni fantasiose, ma solo che gli investimenti saranno fatti in futuro solo su uno dei due ospedali e quindi l’altro riceverà meno fondi di adesso. Andare a dire questo a chi abita a Borgo Roma, a Cadidavid, a S. Martino Buon Albergo ecc. o dall’altra parte della città sarà molto dura. Come vedete, ognuno cerca di tirare l’acqua al proprio mulino e qui siamo in presenza di poteri molto forti; ma chi abbiamo noi a Venezia? Nessuno! Per capirci meglio, su questo Piano c’è stato uno scontro ai ferri corti tra Tosi e il governatore Zaia. Chi l’ha vinto? Io dico tutti e due, come al solito, mentre alcuni altri, tra cui anche noi, hanno perso. La sanità del Veneto ha un “buco”, cioè è in rosso. Cosa vuol dire questo? Le USL hanno comprato macchinari e quant’altro che deve essere ripagato dagli utenti, cioè da noi, nel tempo; questi vengono chiamati ammortamenti. L’unico dato che abbiamo trovato su internet è che l’importo di questo “buco”, a detta di qualcuno, secondo la propria campana, si aggira da 800.000.000 a 1.400.000.000 euro (da ottocento milioni a un miliardo e quattrocento milioni
di euro!) Leggendo finalmente il testo del nuovo Piano che abbiamo trovato sul sito internet del Presidente della commissione sanità del Veneto Padrin, abbiamo scoperto che ci sono 25 anni di tempo per colmare l’importo di questi ammortamenti, sempre che in questi anni non se ne aggiungano di altri, che sarebbe come dire: per 25 anni facciamo con quello che abbiamo. Se quanto scritto non corrispondesse a realtà siamo immediatamente pronti a rettificare e ad ammettere la non conoscenza adeguata di una materia molto complessa da comprendere a fondo. Tutto questo “ambaradan” di cifre viene riportato su internet dai vari giornali di tutta Italia, dai vari partiti, con botte e risposte che dopo un po’ che si cerca di capire, fanno venire il mal di testa. Ogni anno vengono spesi nella sanità miliardi, miliardi e miliardi di euro e tutto questo discorso serve anche per farvi avere un’idea di quanti soldi “girano” attorno alla sanità. I dati più importanti da sottolineare del nuovo Piano sono: i posti letto per acuti sono indicati al 3 per mille (il dato nazio-
nale indica il 4 per mille); questo vuol dire meno posti letto per malati acuti. Si nota inoltre: una riduzione del numero di ospedali e quindi di letti; una riduzione di USL (ad eccezione di Rovigo, come si è detto). La riabilitazione e la lungodegenza è stabilita allo 0.5 ogni mille abitanti (il dato nazionale indica 0,7 per mille). La sanità ha un posto d’onore nel piano di spending review del governo Monti; si cercherà di risparmiare circa 5.000.000.000 di euro nei prossimi 2 anni (dato ricavato da varie fonti internet), ma come ha già anticipato il ministro Balduzzi riguardo alla sanità: “è necessaria una riduzione dei costi di gestione e una maggiore appropriatezza delle prestazioni”. Lasciamo stare che cosa significhi tutto questo: perché prima di agire il governo interpellerà tutte le regioni e lo farà in tempi molto brevi, ma resta il fatto che i tagli saranno pesantissimi. Per quanto riguarda il nostro ospedale una cosa è certa: i soldi, cioè i 31.000.000 euro in moneta cartacea ci sono. Leggendo con molta attenzione le 150 pagine del nuovo Piano si
ha la netta sensazione che molti ospedali saranno riconvertiti in qualcos’altro. Il vero problema sarà nel chi deciderà e per quali ospedali opterà; per ora, a noi non rimane nient’altro che un buco per terra e una piccola gru, di cui per ora non sappiamo nulla e che perfino i nostri vecchi pensionati che camminano sul Tione si sono stufati di andare a vedere. Anticipiamo qui infine gli argomenti che tratteremo nei prossimi numeri: il nostro avancorpo dell’ospedale non è utilizzato nel modo corretto come invece dovrebbe. Ci sono tante cose strane: sale operatorie non utilizzate, distretto non al suo posto, stanze non adoperate e tanto altro che andremo a verificare. Il buco, che piano piano si sta allargando, in quale modo si sta facendo? La piccola gru che di solito viene eretta per fare una casa, servirebbe per fare un ospedale? Abbiamo tante domande da porre a chi di dovere e vedremo quali risposte riusciremo ad ottenere. Per saperlo, seguiteci nelle prossime edizioni del nostro giornale…
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Attualità
UN UN IMPIANTO IMPIANTO FOTOVOLTAICO FOTOVOLTAICO
PER PER INVESTIRE INVESTIRE NEL NEL FUTURO FUTURO DELL’ENERGIA DELL’ENERGIA
A cura di Diego Cordioli
La democrazia nasce sempre dal basso L’impegno ed il successo del Comitato “No al casello autostradale in Dossobuono”. L’interesse e la partecipazione dei cittadini hanno fatto fare marcia indietro ad una decisione politica non condivisa dagli abitanti di Dossobuono
di Renzo Piazzi
Quello che è successo a Dossobuono nel corso di questi ultimi 5 mesi rappresenta un qualcosa di unico nella storia di questo paese. Risale infatti al 15 Marzo la prima assemblea pubblica indetta dal locale Circolo di Legambiente per informare i cittadini del progetto della costruzione di un
nuovo casello sulla A22 a ridosso del nostro centro abitato. Oltre a informare i cittadini (compito che dovrebbe spettare ai nostri amministratori) l’intento era anche quello di mettere in contatto tutti quei cittadini che a livello individuale si stavano muovendo per cercare di capire il perchè si volesse costruire un casello autostradale in centro a un paese. Chi ha provato a livello individuale a contattare l’amministrazione comunale per avere delle informazioni si è trovato di fronte all’ennesimo muro di gomma tipico del nostro “Bel Paese”o al massimo ha avuto come risposta che non c’èra alcun progetto definitivo. Un vecchio provverbio dice che “l’unione fa la forza” ed è quello che è successo la sera del 15 Marzo, quando la sala del palazzo comunale di Dossobuono non è stata sufficiente a contenere tutti i cittadini che sono
accorsi per partecipare all’assemblea pubblica. La serata, alla quale hanno partecipato anche alcuni consiglieri provinciali e comunali, si è conclusa con la costituzione ufficiale del Comitato “No al casello autostradale in Dossobuono”, che si è posto come primo obiettivo una raccolta di firme contro la costruzione del nuovo casello. Nei giorni successivi è partita la campagna di raccolta di firme che è stata svolta con l’insostituibile lavoro di tanti cittadini che con il “porta a porta” e con i presìdi davanti alla chiesa e al mercato settimanale sono riusciti in un paio di mesi a raccogliere più di 2500 firme di cittadini residenti e votanti. Di grande impatto è stata anche l’iniziativa fatta il 25 Aprile, dove circa 800 dossobuonesi “armati” di biciclette hanno invaso le vie del paese concludendo la pedalata in un campo adiacente l’area interessata dalla
costruzione del casello. L’ultima iniziativa in ordine cronologico si è svolta presso la Baita degli Alpini di Dossobuono, dove sono intervenuti dei professionisti nel campo della tutela e della prevenzione della salute, che hanno ulteriormente ribadito che l’aumento di certe patologie è strettamente correlato all’aumento del traffico. In questo caso bisogna ricordare che ancora oggi l’aeroporto “Catullo” di cui nessuno mette in dubbio l’utilità sociale, sta operando in assenza della Valutazione di impatto ambientale e che comunque a Dossobuono stiamo ancora aspettando le opere di compensazione e mitigazione ambientale, cosi come sta scritto sul documento VAS (Valutazione ambientale strategica) del comune di Villafranca. E’ chiaro che la notizia dello spostamento del casello da Dossobuono a Isola Alta è stata accolta dal Comitato con un
sospiro di sollievo, ma i recenti articoli apparsi sui giornali locali ci fanno pensare che è più che mai opportuno tenere alta l’attenzione, per cui state pure certi che il Comitato nei prossimi mesi non andrà in vacanza. Cosa ci insegna questa storia? In questi mesi passati a raccogliere firme e a parlare direttamente con i cittadini abbiamo visto tante persone, che pur sottoscrivendo la nostra petizione, ci dicevano che era tutto inutile e che se qualcuno in alto aveva deciso di costruire un casello in quel posto, niente e nessuno li avrebbe fermati. In un momento storico come questo, dove la fiducia dei cittadini nei confronti della politica è ai minimi storici, i cittadini di Dossobuono hanno dimostrato che quando i problemi sono comuni e sono sentiti dalla popolazione è possibile far cambiare idea anche ai politici (2500 voti, non sono poi cosi pochi).
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Il casello scomparso di Renzo Piazzi
Ci si domanda perchè tra i cittadini e le istituzioni non corra buon sangue e ci si dimentica che il discredito che il popolo riserva alle classi dirigenti non nasce dall’animo anarchico e disfattista dell’homo italicus, ma da episodi ben precisi e da comportamenti che dimostrano una scarsa serietà e responsabilità di chi deve decidere sul nostro futuro. Se analizziamo il casello autostradale di Dossobuono nato con l’intento di migliorare la viabilità da e per l’aeroporto ed il raccordo tra due autostrade, possiamo concludere che tanto progetto non ha retto una sola estate alle obiezioni degli abitanti di Dossobuono che giustamente oltre a sottolineare l’impatto ambientale che avrebbe colpito una realtà già gravemente compromessa (per la presenza di un aeroporto e due autostrade), non dimostrava
ad una analisi dei flussi veicolari una utilità tale da giustificare la sua realizzazione. Ci si domanda allora come nascano i progetti in questo paese e se non sia il caso di stabilire delle regole di trasparenza che consentano fin dalla fase iniziale di confrontarsi con le popolazioni interessate. C’è una opacità di fondo che poi provoca rabbia e risentimento, perchè succede troppo spesso che la gente venga messa al corrente della costruzione di manufatti o infrastrutture ad alto impatto ambientale quando le cose sono già avanti nel processo decisionale e la presenza di decisori diversi da quelli istituzionali viene vissuta come un disturbo o peggio come una interferenza inammissibile. Per il casello autostradale di Dossobuono nella mia veste di consigliere comunale di questa comunità non sono stato informato attraverso le vie ufficiali ma sono venuto a conoscenza di questa iniziativa quasi per caso e per vie non istituzionali. L’ammi-
nistrazione comunale interpellata sul tema è stata reticente ed ha negato ancora nell’ottobre 2011 di essere a conoscenza di questo progetto che la Provincia di Verona aveva esaminato nella sua fattibilità già nel mese di Settembre 2011. I confronti avuti con il sindaco testimoniavano che le cose erano già abbastanza avanti e che era inutile disturbare i manovratori perchè tanto il casello si sarebbe fatto comunque. Come mai non si è potuto avere un confronto fin dall’inizio di questo progetto, per mettere sul tavolo costi e benefici ed avere un rapporto franco con chi quel progetto doveva poi sopportare? Perchè non c’è stata traccia fin dall’inizio di quella valutazione ambientale che già nei documenti comunali segnala la grave precarietà e degrado del territorio attorno all’abitato di Dossobuono? Ci voleva la reazione della gente che ha dato una risposta sorprendente ed emblematica alle iniziative che
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il Comitato contro il casello ha portato avanti senza distinzioni di sorta, per rendersi conto che il degrado ambientale è la prima e fondamentale preoccupazione di chi vive in un determinato territorio? Il Consiglio comunale ha visto una prima retromarcia del sindaco quando il tema della valutazione dell’impatto ambientale è stato messo al primo posto nell’esame dei costi-benefici di questo progetto. Ora siamo arrivati all’epilogo: ci è stato comunicato in Consiglio comunale del 5 Giugno, nel modo estemporaneo e bizzoso che contraddistingue il capo di questa amministrazione, che il casello non si fa più...e pace all’anima sua. Come si vede anche l’epilogo della storia è avvenuto
nelle segrete stanze senza un confronto trasparente. Il risultato per Dossobuono e la sua gente è straordinario, non solo per aver evitato una autentica sciagura ambientale, ma perchè da questo episodio nasce la consapevolezza che un futuro migliore non verrà dagli scienziati chiusi nei loro uffici ma dalla gente comune che vuole per sé e per i propri figli un ambiente sano e pulito. A Dossobuono vogliamo un parco pieno di alberi che si estenda tra l’abitato e l’aeroporto, le barriere antirumore lungo l’autostrada che taglia il paese e piste ciclabili che ci consentano di muoverci senza usare la macchina. Visto il risultato ottenuto per il casello arriveremo presto a questi traguardi.
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Economia & Finanza A cura di Diego Cordioli
Ripresa e spesa: qual è la ricetta giusta?
di Maurizio Zumerle
I tagli di spesa, che erano ai primi posti nell’agenda del Governo, arrivano ora che il clima di incertezza sociale è giunto a livelli insostenibili. Prima di tagliare si dovrebbe ripristinare il senso di equità e di giustizia cominciando a far pagare alla classe dirigente degli ultimi 30 anni il debito pubblico che è stato creato. I nomi ci sono, alcuni sono defunti ma gli eredi sono rimasti ed i debiti si trasmettono. In contemporanea con i tagli qualche avvocato che voglia farsi carico di questa pubblica battaglia c’è? Forse no, ma si sa, è troppo difficile andare contro il mondo dei forti, è più facile tagliare le pensioni dei
tanti che non contano niente! Le pensioni d’oro sono diritti acquisiti, quelle della massa, no. Eppure, alcuni tagli importanti vanno fatti, ma non generalizzando. A quanto pare si comincerà con i dipendenti pubblici. Ora, è vero che buona parte del bilancio statale è occupato dai costi dei dipendenti e quindi è giusto verificare le spese, ma la verifica va fatta guardando alla produttività. Ci sono uffici in città che con 15 persone fanno il lavoro che in altre città è fatto da 200 persone e tutti prendono lo stesso stipendio! Tagliare è difficile perché nessuno vuole assumersene la responsabilità: è una missione impossibile. Bisognerebbe ridurre gli sprechi ma si sa che, quando un’impresa fallisce, sono i creditori a venire danneggiati, non i debitori che, anzi, ripuliti dei debiti possono ripartire. Occorre un federalismo della spesa per un controllo politico ed economico locale. Ma fintanto che, circa un milione di persone vivono di politica e creano consenso alla politica, sarà impossibile ridurre la casta
che può contare su qualche milione di tifosi. Ci sono risparmi in teoria possibili: presidenti e amministratori di enti che potrebbero essere tagliati con un semplice accorpamento, distacchi sindacali che potrebbero essere eliminati tornando a rendere efficienti uffici, magari sotto-organico, che non vedono il lavoratore da anni. Ci sono tribunali, caserme, università ed ospedali che se poco efficienti andrebbero accorpati. C’è un patrimonio pubblico svilito, non utilizzato, mentre lo Stato paga affitti salatissimi, per beni di cui spesso potrebbe fare a meno. Ci sono costi che lo Stato subisce per la sua inefficace azione commerciale ( non compra bene, paga tardi, ecc). La ripresa passa anche da questi ritorni all’efficacia dell’azione di controllo dello Stato che ha mille controllori e nessuno che paghi. La Corte dei Conti è quasi inutile come, quasi inutile, è la giustizia italiana, così come viene gestita dai magistrati con il concorso di molti altri. Sarebbe necessario calafatare di nuo-
vo la barca Italia, mantenendo la struttura portante democratica, ma togliendo tutte le incrostazioni che le impediscono di navigare. Dobbiamo essere consapevoli che la spesa pubblica produce e rilancia i consumi; in un certo modo crea crescita. Si potrebbero aumentare gli stipendi più bassi e questo creerebbe ripresa, ma è una crescita malata, non sempre etica e non sostenibile. La crescita in un sistema di mercato aperto, globale, si ottiene lasciando liberi gli attori economici di interpretare al meglio le necessità umane, ponendo poche regole morali che a livello mondiale tutti de-
vono rispettare (ad es. investire in una finanza telematica globale va a vantaggio di chi possiede la migliore tecnologia). Se no, che si torni a dosi crescenti di protezionismo e di autarchia. E poi bisogna decidere: se si vuole che un Paese cresca veramente occorre investire in cultura, non solo nello studio del greco, ma anche in tecnologia, in agricoltura ecc., ed occorrerebbe dargli delle quote in Parlamento. Ricordiamo che solo la cultura crea vera crescita e sicurezza, non quella armata della polizia, ma quella sicurezza e quella fiducia che vengono dal conoscere e dal saper gestire le cose.
No a patrimoniali, si alla detassazione ad imprese e ai lavoratori La disoccupazione, oggi e domani, rappresenta il futuro di tanti giovani e dei padri di famiglia. Cosa si può fare? smo di certi partiti e sindacati che sembrano associazioni a faGli ultimi dati nazionali di questi vore dei lavoratori disoccupagiorni mostrano come la disoc- ti a carico dello Stato, che non cupazione giovanile sia in au- sanno far altro che chiedere mento, quella degli adulti viene patrimoniali ed altre tasse predichiarata stabile, ma non si dice dicando una finta solidarietà deche è esplosa la cassa integrazio- magogica da cui non se ne esce. ne con migliaia di lavoratori che Vanno cercate soluzioni che sinon lavorano più, prendono una ano economicamente sostenibili parte del salario e non fanno per chi fa impresa, che vuol dire, niente di utile per la società civile in questo sistema, essere compee si avviliscono. Il solito disastro titivi nel rapporto qualità/prezzi all’italiana coperto dai media e va sfatato il mito venduto per istituzionali e da dati medi na- anni che l’imprenditore italiano zionali che non dicono come sia sia una sorta di schiavista quanla realtà locale o quella di certe do invece è un lavoratore difamiglie. Il Governo ci mette la versamente abile e un po’ pazzo. sua, affrontando una riforma che Premesso che ladri ed imbroglioinvece di togliere certi nodi, as- ni ci sono sempre stati in ogni surdi, nel mercato concorren- ambito, e che la globalizzazione ziale, dice che si può licenziare, consente a costoro spazi inimma che occorre pagare. Invece maginabili, va sostenuto chi vuol no, se non ci sono motivazioni fare impresa, distinguendo le imnon si deve licenziare, ma se ci prese sul mercato da quelle che sono le ragioni, perché pagare? vivono alle spalle del mercato. La C’è da aggiungere l’ideologi- voglia di patrimoniale che ogni di Maurizio Zumerle
tanto affiora non serve a niente se non si chiude la voragine della spesa pubblica inefficiente, se non si fanno tagli. E’ inutile chiedere sacrifici agli italiani se poi permangono le poltrone d’oro, le pensioni d’oro, le auto d’oro e le aziende con mercati protetti. Queste non sono rappresentate certo dai privilegi dei tassisti o dei parrucchieri o delle migliaia di altri lavoratori autonomi che pur riuniti in corporazioni di medioevale memoria, lavorano e rischiano 24 ore al giorno. Il lavoro si crea se uno ha un prodotto che il mercato chiede con una qualità ed un prezzo proporzionati. Questo è il sistema per creare posti di lavoro veri, economicamente produttivi e che garantiscono il pagamento delle tasse e del debito pubblico, in una parola garantiscono sviluppo ed occupazione. E questo o si riesce ad ottenere in Europa, o si deve ottenere in Italia.
Prof. Maurizio Zumerle Nato nel 1955 in provincia di Verona, laureato in Economia all’Università di Padova a 22 anni, docente di Economia Aziendale, Dottore Commercialista dal 1983, pubblicista, ha assunto svariati incarichi professionali privati e pubblici, assumendo il ruolo di Presidente di varie associazioni non lucrative, culturali ed in ambito economicofinanziario, in particolare quella degli azionisti di Cariverona dove ha maturato l’idea di fondare una banca a prevalente rilevanza territoriale. Conseguentemente ha fondato e guidato i primi passi del Credito Veronese Spa. In seguito, rilevando una carente informazione economica indipendente ha fondato, otto anni fa, il mensile VERONAECONOMIA che è attualmente presente on-line come quotidiano e di cui è il direttore responsabile. Ha dato vita a diverse altre iniziative pubbliche e private, ha collaborato con diversi giornali professionali e generalistici, ha organizzato convegni a livello nazionale su temi economici di grande interesse, ha condotto varie conferenze e tavole rotonde con personaggi illustri e di grande autorevolezza, dall’ ex presidente della Corte Costituzionale al presidente dell’INPS,e più recentemente con il giornalista economico Oscar Giannino, con il patrocinio di vari enti territoriali ed una lettera di plauso della Presidenza della Repubblica. Attualmente presiede la prima associazione di piccoli azionisti di Cattolica assicurazioni, da lui stesso costituita sei anni fa, a cui hanno fatto seguito varie associazioni simili, con le quali ha contribuito ad un certo rinnovamento nella governance. Attualmente oltre al giornale economico ed all’ attività professorale è impegnato professionalmente in varie società private in settori diversificati che lo tengono sempre costantemente presente nel tessuto economico e sociale veronese.
10 A cura di Diego Cordioli
UROLOGIA
Società & Dipendenze
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Salute & Sanità
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A cura della dott.ssa Fiorella Calò
a cura del Dott. Pecoraro
Primario di Urologia presso l’Ospedale di Isola della Scala Specialista in Urologia
Egregio dott. Pecoraro Andare in bicicletta quando, come si dice, “si ha la prostata”, può essere pericoloso? T. G., Villafranca La ringrazio per la domanda perché mi consente di affrontare un tema molto sentito dalle nostre parti dove l’uso della bicicletta è “fortunatamente” molto diffuso. Intanto chiariamo che con la prostata noi ci nasciamo. E’ una ghiandola che svolge importanti funzioni. Poi con l’età si può ingrossare e talvolta causare disturbi urinari (circa il 30% dei casi).
Chissà perché quando si cominciano ad avere disturbi urinari anche molto lievi al paziente viene spesso consigliato di: non mangiare cibi piccanti e/o non bere alcolici e/o non andare in bicicletta. Ossia tutta una serie di divieti (inutili)! Non vi è alcuna dimostrazione scientifica che possa giustificare tali consigli. Così come può capitare che una persona possa avere disturbi di-
gestivi mangiando qualcosa di piccante e non per questo vietiamo a tutte le persone questo tipo di cibo, lo stesso dicasi per la bici. Può succedere cioè che tra tanti ciclisti qualcuno abbia dei disturbi dopo una lunga pedalata. Ebbene, consiglieremo a qualche persona una sella più adatta a lui (ci sono delle selle studiate apposta o addirittura personalizzate) ma non si può vietare
l’uso della bici a tutti quelli che come si usa dire “hanno la prostata” perché, ripeto, non vi è alcunché di scientifico che produca un danno alla prostata. Pertanto l’uso della bici va incoraggiato e non vietato perché fa bene alla salute in quanto attività fisica e se utilizzata anche per gli spostamenti cittadini al posto dell’auto aiuta a rendere più pulita l’aria che respiriamo.
Per porre i vostri quesiti, potete scrivere direttamente al Dott. Pecoraro alla mail gpecoraro@ulss22.ven.it o alla redazione del giornale a redazione@ilgiornaledivillafranca.com
MEDICINA GERIATRICA
a cura del Dott. Garzotti
Dirigente Medico I° livello presso 1^ Geriatria O.C.M. Borgo Trento Responsabile di Struttura Semplice di Malattie Reumatiche dell’Anziano Specialista in Medicina Interna
Il pericolo disidratazione nell’anziano Cari lettori, visto il periodo mi è sembrato opportuno trattare, anche nella mia rubrica, un argomento che, a mio avviso, non è mai abbastanza considerato e che porta in questa stagione ad un aumento considerevole degli accessi al Pronto Soccorso per problematiche legate allo stato di disidratazione. Bisogna innanzitutto premettere che la disidratazione è un evento frequente nel soggetto anziano, anche a prescindere dalla stagione. Una serie di condizioni legate all’ incapacità di mantenere un adeguato equilibrio idro-elettrolitico, un ridotto senso della sete ed una alterata capacità del rene di concentrare le urine e di rispondere ad importanti ormoni coinvolti nella regolazione della quantità di acqua nel nostro corpo (Adiuretina; Aldosterone) rendono l’anziano più vulnerabile alla disidratazione nei periodi estivi. A queste cause poi, si aggiungono situazioni di non autosufficienza che possono impedire di bere, in autonomia, la quantità di acqua necessaria. Inoltre l’utilizzo di farmaci spesso assunti dall’anziano, quali ad esempio i diuretici ed i lassativi, possono far precipitare un equilibrio idro-elettrolitico che nei mesi estivi è già messo a dura prova dalle condizioni climatiche. L’articolo ha l’obiettivo di sensibilizzare la famiglia nell’attuare tutte quelle misure preventive che possono modificare le abitudini dell’anziano ed allontanare il rischio della disidratazione. Particolare attenzione dovrebbe essere rivolta all’anziano che presenta condizioni cliniche quali: disfagia, deterioramento cognitivo e deficit funzionali. Importante poi ricordare che l’anziano, diversamente dal giovane, spesso incorre in due tipi
di disidratazione. Una cronica, dovuta ad una costante riduzione di introito di liquidi, per cui l’organismo si trova in una condizione di rischio di disidratazione. La seconda, acuta, dove condizioni contingenti precipitano un equilibrio idroelettrolitico già instabile.
tà di concentrazione, crampi muscolari, riduzione della performance psico-fisica, vertigini, accentuazione del senso di sete, contrazione della diuresi con urine scure, secchezza di pelle e mucose, infossamento dei bulbi oculari, stipsi, tachicardia, ipotensione arteriosa, sonnolenza, torpore fino al collasso cardiocircolatorio. Sottolineo che nell’anziano il sintomo d’esordio più frequente è la confusione mentale e la progressione dei sintomi è generalmente più rapida e grave e porta frequentemente all’ospedalizzazione.
die, suddivisa in circa 70 % durante i pasti e il 30% lontano dai pasti. La maggior percentuale durante i pasti è motivata dal fatto che i liquidi aiutano la masticazione e deglutizione nell’anziano. Dovrebbero essere evitate le bevande alcoliche che accentuano la diuresi e perciò la perdita di liquidi. La caffeina non sembra conQuanto deve essere l’apporto idritroindicata, ma sarebbero preferibili beco fisiologico? vande come il tè per la maggior quantità Molti studi concordano nel dire che la di acqua. Attenzione alle bibite con alto quantità minima giornaliera non dovrebcontenuto di zucchero negli anziani diabe essere inferiore a 1500cc. Bisogna ribetici ed obesi. Una regola fondamentale cordare che la percentuale di acqua del è quantificare l’introito di liquidi. Frasi corpo è mediamente del 60 % e che la del tipo: “beve abbastanza!”, non sono sua assunzione è legata a fattori ambien- Come prevenire la disidratazione e accettabili. Bisogna, in modo semplice, tali, culturali, alimentari (acqua contenu- le secondarie complicanze? misurare la quantità d’acqua. Facendo in ta negli alimenti) ed attività fisica. La prima cosa da fare è individuare gli modo che l’anziano assuma l’acqua da anziani a rischio. Le famiglie in cui sono una bottiglia da 1500cc a lui riservata e Come si perde l’acqua? presenti anziani che presentano alcu- che la consumi nell’arco della giornata. Le cause fisiologiche sono: urina (valu- ne di queste patologie: deterioramento L’eccedente a tale quantità sarà sempre tata in circa 1500cc die), sudore, feci, cognitivo (demenza), riduzione dell’ au- raccomandabile. Naturalmente la dieta evaporazione dalla cute ed il vapore ac- tonomia, inappetenza e calo del peso deve essere ricca di tutti quei cibi in cui la queo emesso durante l’espirazione con corporeo, difficoltà nella comunicazione componente idrica è alta. Occorre però variazioni sensibili legate alle condizioni verbale, diabete, infezioni delle vie uri- precisare che il contenuto di acqua degli ambientali e dell’organismo. Patologie narie, respiratorie, gastroenteriche con alimenti è estremamente variabile: frutgastro-intestinali possono, tramite il vo- vomito, diarrea e febbre o stato depres- ta, ortaggi, verdura e latte sono costituiti mito e la diarrea, accentuare in modo sivo, dovrebbero essere sensibilizzate, per oltre l’85% da acqua; carne, pesce, significativo la quota di liquidi persa. adeguatamente informate ed istruite uova, formaggi freschi ne contengono il sul problema disidratazione. I famigliari 50-80%; pane e pizza sono costituiti per Quando si parla di disidratazione? devono osservare l’eventuale presenza il 20-40% da acqua; pasta e riso cotti ne Una riduzione dell’1-2% di acqua cor- dei sintomi d’esordio che ho elencato contengono il 60-65%. Infine, biscotti, porea basta a provocare una riduzione precedentemente, ponendo attenzione fette biscottate, grissini e frutta secca ne delle capacità fisiche e cognitive. Un calo a cute e mucose, valutando la reattività contengono meno del 10%. Sono pochi del 3% è indice di disidratazione con del soggetto e controllando facili para- gli alimenti caratterizzati dalla pressoché forte accentuazione della sete. Una di- metri quali la frequenza cardiaca al polso, totale assenza di acqua (olio, zucchero). minuzione fino al 7% porta al collasso la pressione arteriosa e la quantità ed il cardio-circolatorio. colore delle urine. Spero che questi consigli vi siano utili per preservare il benessere dei vostri Qual è la sintomatologia legata alla Quanto, quando e cosa bere? anziani mantenendo un idoneo equilidisidratazione? E la dieta? brio idro-elettrolitico durante la stagioI sintomi sono all’inizio molto aspecifici, La letteratura consiglia un introito di li- ne estiva. Buone vacanze! il soggetto lamenta stanchezza, difficol- quidi giornaliero tra i 1500cc e i 2500cc
Per porre i vostri quesiti, potete scrivete direttamente al Dott. Garzotti alla mail paolo.garzotti@email.it o alla redazione del giornale a redazione@ilgiornaledivillafranca.com
Cannabis: capirne i danni effettivi per limitarne il consumo tra i giovani La cannabis, ritenuta da molti una “non droga”, produce effetti collaterali insospettabili sumo di cannabis sarebbe 20 volte più alto rispetto a quello associato al fumo di sigaretta. Secondo un sondaggio condotto su un campione di mille volontari e in base ai dati raccolti attraverso la revisione della letteratura scientifica esistente, contenuti nel Report, gli inglesi attribuiscono un maggiore rischio di sviluppo del tumore al tabacco, nonostante le Prof. Giovanni Serpelloni numerose prove scientifiche che Presidenza del Consiglio dei Ministri associano il consumo di cannabis Dipartimento Politiche Antidroga a patologie quali la tubercolosi, il cancro al polmone, bronchiti e malattie cardiovascolari. Il 32% di Fiorella Calò degli intervistati (pari a circa 1/3 della popolazione britannica), infatti, non ritiene che fumare canConsiderata un passatempo nabis sia dannoso per la salute. salutare e naturale, meno noci- Una percentuale che sale a circa va delle sigarette e sempre più il 40% nella fascia di età comprediffusa, soprattutto tra i giovani, sa trai 35 e i 40 anni. la cannabis risulta ampiamente Gli autori dello studio sottosottostimata riguardo ai rischi lineano come siano in particolegati al suo consumo da parte, lare i giovani a fumare cannabis ad esempio, della popolazione senza sapere che, per esempio, britannica. Il dato emerge dal re- ogni spinello fumato aumenta cente report della British Lung la probabilità di sviluppare un Foundation intitolato “The Im- cancro tanto quanto un intero pact of cannabis on our lungs”, pacchetto da 20 sigarette. La secondo il quale il rischio di can- spiegazione di questa moltiplicro al polmone associato al con- cata nocività sta nella modalità
di consumo che nel caso della cannabis prevede boccate più profonde e prolungate, per cui un fumatore di cannabis assume una quantità circa quattro volte superiore di catrame e cinque volte superiore di monossido di carbonio rispetto a un fumatore di sigarette. Bisogna aumentare la divulgazione di linee di indirizzo per la salute pubblica riguardo ai danni della cannabis e delle sostanze stupefacenti soprattutto tra i più giovani. In Canada, come d’altronde nei paesi occidentali, la cannabis è la sostanza psicoattiva illecita maggiormente diffusa. Studi recenti effettuati sulla popolazione generale, infatti, suggeriscono che almeno un canadese su dieci è un attivo consumatore di cannabis e che la fascia di età maggiormente a rischio è quella che oscilla tra i 16 e i 29 anni. Questo studio, condotto da un gruppo di ricercatori canadesi, ha come obiettivo primario quello di individuare gli interventi più adatti per i consumatori di cannabis, soprattutto da un punto di vista sanitario, viste le numerose conseguenze sulla salute che possono scatu-
rire dal consumo di tale sostanza. Inoltre, lo studio ha cercato di individuare la disponibilità e l’efficacia del trattamento contro l’uso di cannabis attraverso l’utilizzo di interventi brevi (BIs da Brief Interventions) che, secondo gli studiosi, possono essere considerati valide alternative ai comuni trattamenti contro questa dipendenza. I partecipanti allo studio, reclutati presso campus universitari nell’area metropolitana di Toronto, sono stati in tutto 134 studenti ritenuti forti consumatori di cannabis i quali sono stati suddivisi in 4 gruppi: 2 hanno seguito interventi brevi con diverse modalità di somministrazione (orale o scritta), 2 costituivano i rispettivi gruppi di controllo. I pazienti sono stati valutati, dopo 3 mesi di follow up, sulla base di ripetute analisi che hanno riscontrato, nel campione totale, una diminuzione del numero medio dei giorni relativi al consumo di cannabis. Nel complesso i risultati del presente studio indicano che gli interventi brevi (BIs), se adottati con un’alta frequenza risultano fattibili e producono dei buoni risultati
nel breve termine. Sono tuttavia necessari, secondo i ricercatori, ulteriori studi che comprendano un campione di pazienti più ampio e basato su dati e misure non auto-riportati. Inoltre, vale la pena sottolineare che l’uso di cannabis aumenta il rischio di psicosi, in particolare della schizofrenia. Dei ricercatori svedesi hanno effettuato uno studio di follow-up con una durata di 35 anni al fine di valutare come varia il rischio di disturbi psicotici tra coloro che hanno fatto uso o meno di cannabis. Lo studio ha preso in esame di 50.087 uomini svedesi reclutati per un anno (1969-1970) per l’obbligo di addestramento militare, di cui oltre il 93% con età pari a 18-19 anni. Tutti i soggetti hanno completato due questionari non anonimi, uno relativo alle condizioni sociali e l’altro avente informazioni relative all’uso di alcol, tabacco e altre sostanze. Da quest’ultimo sono state ottenute informazioni sulla cannabis, la frequenza di consumo nella vita è stata classificata come segue: mai, 1 volta, 2-4, 5-10, 11-50 e >50 volte. Il numero di soggetti inclusi nell’analisi finale è stato 41.943. Stimando l’incidenza dei disturbi psicotici e confrontati tra coloro che hanno avuto una storia di consumo di cannabis, è stato individuato un totale di 322 casi di schizofrenia, 149 di psicosi breve e 126 di altre psicosi non affettive. Circa il 10% dei soggetti ha dichiarato di aver fatto sempre uso di cannabis e in corrispondenza della schizofrenia e della psicosi breve è risultato un Odd Ratio più alto rispetto a coloro che non ne avevano fatto uso. La ricerca ha evidenziato che vi è un’associazione dose-dipendente tra l’uso di cannabis ed il rischio di schizofrenia e questo è di circa 4 volte superiore per i soggetti con più altra frequenza di consumo. La ricerca conferma la forte associazione tra le due componenti, quindi il rischio di schizofrenia è significativamente maggiore per coloro che fanno un uso di cannabis.
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Società & Psicologia
AElezioni cura della dott.ssa Giuliana Guadagnini comunali
Il vissuto corporeo e la riflessione sulla percezione di noi stessi e su come ci vedono gli altri di Giuliana Guadagnini comportamento alimentare, sia quando mangiamo troppo che troppo poco e quando il cibo occupa gran parte dei nostri pensieri e delle nostre emozioni. Nel caso dell’anoressia i pensieri diventano una vera ossessione e l’autocontrollo diventa la preoccupazione dominante. “Cosa posso mangiare? Quanto? Quando?” Poi col tempo tante cose perdono di importanza: si trascurano gli amici, il divertimento, si diventa apatici e svogliati. Dietro all’insoddisfazione per il proprio corpo si nasconde spesso l’insoddisfazione per sé come persona e per il proprio modo di vivere.Anche sempre più ragazzi si confrontano con i canoni di bellezza maschile che vengono proposti dai mass media. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui è in aumento il numero di maschi che soffrono di un disturbo del comportamento alimentare. I ragazzi che per la prima volta si sottopongono ad una dieta, spesso lo fanno per migliorare le loro prestazioni sportive o per sviluppare un fisico palestrato. La riduzione del peso può avere anche come obiettivo quello di fare colpo sulle ragazze. Così può nascere il tentativo di raggiungere una identità tramite un’ alimentazione estremamente controllata e seguendo diete non equilibrate. Approfondiremo ora in dettaglio i disturbi alimentari: anoressia, bulimia, obesità, binge eating disorder, ortoressia, bigoressia, drunkoressia e parleremo anche dell’utilizzo di pillole dimagranti. Tra quelli che vengono definiti disturbi del comportamento alimentare, spicca sicuramente l’anoressia. La caratteristica principale dell’anoressia nervosa è il rifiuto del cibo, ma chi soffre di tale disturbo ha sempre un’ intensa fame e appetito. Il rifiuto di mangiare nasce dalla forte paura di ingrassare e dalla necessità di controllare l’alimentazione. Per evitare di ingrassare chi soffre di anoressia nervosa mette in atto una serie di comportamenti come: seguire una dieta ferrea, fare esercizio fisico in maniera eccessiva, indursi il vomito dopo aver mangiato anche piccole quantità di cibo. Si distinguono due forme di anoressia nervosa: l’anoressia restrittiva, forma in cui il dimagrimento è causato dal digiuno e dall’intensa attività fisica, e l’anoressia con bulimia, forma in cui la persona mette in atto comportamenti che insieme al digiuno servono a diminuire il peso corporeo (abuso di lassativi e/o diuretici, vomito). La percezione ed il valore attribuiti all’aspetto fisico ed al peso corporeo risultano distorti in questi soggetti. Alcuni si sentono grassi in riferimento alla totalità del loro corpo, altri pur ammettendo la propria magrezza, percepiscono come “troppo grasse” alcune parti del corpo. Nei soggetti con anoressia nervosa i livelli di autostima sono fortemente influenzati dalla forma fisica e dal peso corporeo. Per quanto riguarda invece la bulimia, essa è caratterizzata da un circolo autoperpetuante di preoccupazione per il peso e le forme corporee. Alla dieta ferrea si alternano abbuffate e il vomito autoindotto. La dieta ferrea è la principale responsabile della comparsa delle abbuffate che in una prima fase possono dare piacere perché allentano la tensione del dover seguire in modo ferreo la dieta, col passare del tempo determinano però
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AElezioni cura della dott.ssa Giuliana Guadagnini comunali
Prova costume: alla ricerca del corpo perfetto La percezione corporea è la percezione del nostro corpo vivente e finito vissuto come integro e vitale. Per Sant’Agostino la bellezza era sinonimo di armonia geometrica delle forme. Per Aristotele era simmetria e ordine. Recenti teorie relative all’immagine corporea spostano il problema dall’immagine alla modalita con la quale l’individuo percepisce i propri confini corporei. L’immagine di un limite ha funzione capitale nell’economia e nell’ organizzazione psichica. Essa non è dunque una funzione mentale (come lo schema corporeo dei neurologi), ma ha una funzione psicologica di stabilizzazione sia nel rapporto dell’individuo a se stesso, sia nel rapporto dell’individuo con l’altro. I giovani, ma spesso anche le persone adulte, sono totalmente attratti dal perseguimento di una spasmodica e martellante cura del corpo. La perfezione fisica sembra rappresentare ormai un canone imprescindibile del quale non si puo fare a meno: lo si nota tra i ragazzi per cui è fondamentale seguire le mode del momento per essere “in”; tra le donne più mature che, terrificate dall’avanzare del tempo, ricorrono a prodotti di bellezza o ad interventi di chirurgia plastica e lo si nota moltissimo in televisione, nella quale non ha più successo la persona di talento ma quella più attraente. La bellezza è tutto? Al giorno d’oggi si, o perlomeno questo è il pensiero di gran parte dei giovani, che attribuiscono a questo valore un’ eccessiva importanza, rendendolo la base delle loro relazioni sociali e personali. Gli adolescenti tendono a confrontarsi continuamente con modelli imposti dalla moda, dai mass media e da internet, nei quali ritrovano degli esempi da emulare. La ricerca del punto di riferimento perfetto, la crisi evolutiva e la fragilità tipica dell’adolescenza, la richiesta della perfezione, portano molti ragazzi/e a chiudersi in se stessi, rendendoli persone insicure, con difficoltà di relazione, con problematiche per il loro aspetto ed il loro vissuto corporeo e non riescono a sentirsi a proprio agio in alcune delle situazioni che la vita propone. La spiegazione di questi comportamenti va ricercata anche nella mancanza di autostima. Nella societa dei consumi e dell’immagine chi non è stato “baciato da madre natura” è o sembra, costretto a fare il massimo per migliorarsi. Questo non rappresenta un momento di crescita e formazione personale, ma ben si una materializzazione della persona, che si trova spesso a non accettarsi così com’è. Tutto ciò può sfociare in malattie gravi, quali anoressia e bulimia. Questi sono casi estremi, ma gran parte delle volte la causa è la ricerca di una bellezza assoluta, che viene espressa dalla società attraverso esempi di magrezza estrema o bellezza quasi fantastica. Mangiare è una cosa naturale. Per vivere ci dobbiamo alimentare e la sensazione di fame serve a ricordarcelo. Se questo bisogno fondamentale del nostro organismo non viene assecondato, riusciamo a fatica a concentrarci su qualcos’altro. Il cibo però ha anche altre funzioni e significati. Non mangiamo solo per fame ma anche per piacere, per stare in compagnia, per la gioia del sapore e spesso anche per consolarci, per rilassarci quando siamo tesi e per combattere l’ansia. Cibarsi diventa un problema solo quando perdiamo il controllo sul nostro
Società & Psicologia
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Dott.ssa Giuliana Guadagnini Psicologa clinica – Sessuologa Specializzata in Psicologia Giuridica Civile e Penale Perfezionata in diagnosi e trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare Perfezionata in Psicogeriatria e Psicogerontologia Iscrizione Albo Psicologi Veneto N° 3438 sez. A Iscrizione Albo Federaz. Italiana Sessuologia Scientifica Per contattare direttamente la Dott.ssa Guadagnini: g-guadagnini@hotmail.it
emozioni negative (paura di ingrassare, senso di colpa, vergogna, disgusto) che a loro volta possono innescare nuove abbuffate. L’obesità è una malattia cronica determinata da un eccesso di massa grassa distribuita in maniera differente nei vari distretti corporei e nei diversi soggetti. Per alcuni è una condizione che si associa a malattie metaboliche, vascolari, oncologiche, per altri è concausa delle stesse. L’orientamento comune è che al di sopra di un certo peso coporeo la si debba considerare una patologia cronica al pari del diabete e dell’ipertensione arteriosa. I soggetti obesi hanno un’aspettativa di vita qualitativa e quantitativa ridotta; la prevalenza dell’obesità è in aumento in tutti i Paesi occidentali. Il Binge Eating Disorder, ovvero Disturbo da Alimentazione Incontrollata, viene diagnosticato in persone che di solito sono in sovrappeso e che manifestano alcuni sintomi di patologia del comportamento alimentare senza però rientrare nella diagnosi di Bulimia Nervosa. E’ caratterizzato da abbuffate, assenza di vomito compensatorio, presenza di un senso di vergogna (anziché di colpa) per il fatto di non riuscire a controllare la propria alimentazione. Questi individui non presentano mai un peso normale. L’ortoressia, dal greco “orthos” costituisce una sorta di ossessione per i cibi “giusti”, “corretti” identificata e studiata da un medico statunitense, Robert Bratman, come una nuova forma di dipendenza dal cibo, si caratterizza per la presenza di una preoccupazione eccessiva per la purezza del cibo che si assume ed un immenso timore per le conseguenze mediche di un’alimentazione scorretta. Nelle persone ortoressiche sono facilmente riscontrabili tratti di personalità di tipo ossessivo. Nella bigoressia, il termine deriva dall’inglese “big” e dal greco “orexis”, appettito, e significa letteralmente “fame di grossezza”. E’ la dispercezione, tipicamente maschile, per cui il corpo viene costantemente visto come troppo rachitico, magro, esile. La tendenza del bigoressico è pertanto il potenziamento muscolare ossessivo, coniugato con un’attenzione maniacale per l’alimentazione che presenta alcuni punti di contatto con l’anoressia. Il termine drunkoressia è stato inventato dai giornalisti del “New York Times” anche se non è ancora riconosciuto dalla medicina ufficiale. Indica un nuovo anomalo e pericoloso comportamento alimentare diffuso fra gli adolescenti: mangiare poco fino ad arrivare anche a digiunare per poter assumere forti quantità di alcolici: si rinuncia al cibo per poter bere maggiormente. Innalzare il metabolismo corporeo è il modo più efficace per favorire il dimagrimento, per questo motivo, ormai da numerosi anni, si sono diffuse “pillole dimagranti”, spesso a base di caffeina, efedrina o amfetamine. Grazie a queste sostanze il tasso metabolico aumenta ed i chili superflui se ne vanno in fretta, ma non senza effetti collaterali. In termini medici si parla più correttamente di anoressizzanti, vocabolo che non si riferisce tanto all’anoressia intesa come disturbo alimentare, quanto piuttosto alla capacità di attenuare la sensazione di appetito. Questo effetto antifame può essere ottenuto stimolando il centro ipotalamico della sazietà o inibendo quello della fame. I più conosciuti farmaci antifame sono i derivati amfetaminici. Molti, come la fenfluramina, fendimezatrina e la dexfenfluramina, non vengono più utilizzati a tale scopo, per il rischio di gravi effetti collaterali a livello cardiaco e polmonare. Comunque sarebbero prescrivibili per un massimo di tre mesi consecutivamente solo ai pazienti obesi e vanno prescritti soltanto da medici esperti che devono valutare anche le condizioni psichiche e cardiovascolari del paziente in questione. Gli effetti collaterali dei farmaci in questione sono nausea, palpitazioni, ansia, nervosismo, euforia, stitichezza e secchezza delle fauci nei casi più lievi, fino ad arrivare alla morte.
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Il salotto di Elisabetta
07 12
AAcura cura di di Diego Elisabetta CordioliGallina
A cura del Terzo Stormo
Autointervista di una Miss Elisabetta Gallina ci racconta il suo percorso, dal concorso di Miss Italia al salottino di TeleArena, alla nostra nuova rubrica “Il salotto di Elisabetta”, dove intervisterà per noi i personaggi più in vista della nostra città cipali che mi hanno permesso di mettermi in gioco, di crearmi una cultura trasversale e di scalfire Inaugurare questo angolo del con ancora più forza il cliché di personaggio intervistando me “donna, bionda e che fa Gallina di stessa è una scelta che inizial- cognome”. L’assistente di volo è mente mi lasciava perplessa. la professione che maggiormente Penso che la parola “perso- ha creato un connubio ideale tra naggio” non si addica a me che viaggio, lavoro, profonda conoda sempre mi sento “una come scenza del genere umano e octanti” e mettere sottosopra la casione unica per visitare luoghi prospettiva per cui solitamente che uno stile di vita tradizionale domande le formulo io per gli le non permette. Sono figlia dei altri, mi ingarbugliava i pensieri. tempi che corrono e con essi Poi, a ripensarci, è una sfida che due anni fa è arrivato inesorabile mi appassiona, che rientra in quei il fallimento della compagnia aecapitoli della vita in cui si risveglia rea nella quale per motli aspetti in me la naturale propensione a vedevo tracciato il mio futuro. scegliere la strada secondaria riIn momenti di grandi incertezspetto alla via maestra. Mi piace ze continuano fortunatamente le l’idea di far trasparire quei pen- collaborazioni mai cessate negli sieri che spesso mi fanno cercare anni con Telearena che, con un il riflettore dello studio televisivo palinsesto rinnovato, decide di inper capire se ciò che mi succede vestire in nuove sfide e in nuove sia la realtà o se invece sia prota- risorse. Con la timida insicurezza gonista inconsapevole di un biz- di trovarmi a gestire qualcosa al zarro “Truman Show”. Diciamo di sopra delle mie capacità, parte che i riflettori sono arrivati sul il nuovo salottino dei veronesi, il serio ma in maniera consapevole, “Sei a casa” ... sempre in diretta, nel sano equilibrio di una profes- sempre con ospiti diversi, semsione fatta troppo spesso di pro- pre in interazione telefonica con totipi ma che, vi assicuro, può es- i telespettatori. Quasi quattrosere al contrario interpretata in cento dirette in otto mesi e la maniera semplice grazie a grandi risposta vivace del pubblico che nuotate in vasche di umiltà. ha ripagato ampiamente gli sforzi, la costanza e le energie di chi Da finalista a Miss Italia nel ha voglia di costruire un microlontano 2001 a conduttrice cosmo apprezzato e compatibile di un programma tutto tuo ai gusti di chi sceglie di seguirti in su Telearena...come sei arri- una giungla di proposte. vata a questo traguardo? Quest’estate presenti un Mentirei se dicessi che lo so- tour itinerante in tutta la gnavo sin da piccola e che in que- provincia in cui allo spetsti undici anni non ho pensato tacolo viene affiancato un ad altro. Miss Italia è stata una concorso di bellezza...come grande soddisfazione ma anche ci si sente dall’altra parte un approccio duro con il mondo della barricata? cinico dello spettacolo. Mi ha aiutata a capire che nella vita non mi Essere stata Miss mi aiuta a piace sentirmi un numero, essere comprendere la grammatica dei schiava di un’immagine e da quel pensieri delle ragazze in concortragico 11 settembre 2001 (gior- so e ad essere l’interfaccia che io no successivo alla finale) la mie stessa avrei voluto trovare nelle scelte di vita mi portarono verso mie esperienze. ben altri orizzonti, anche molto Credo fortemente nel camelontani. Decisi che avrei finito ratismo femminile e, nonostante di studiare e che avrei assecon- le buone intenzioni non sempre dato quello spirito di “cittadina vengano ripagate, sarò alleata ledel mondo” che da sempre mi ale delle mie future colleghe. anima. Ho viaggiato parecchi anni alla ricerca di me stessa e di Che consigli ti sentiresti di una dimensione diversa da una dare alle future Miss? Verona che a 19 anni mi andava stretta. Inghilterra, Scozia, Israele, Consiglio di chiarire i propri Canada: questi sono i luoghi prin- obiettivi e di lanciarsi con grandi Elisabetta Gallina
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L’arma Azzurra
de dedizione in tutti i canali che portano a quello. E’ difficile a 16 anni capire cosa si voglia fare da grandi ma è importante avere lo slancio per imparare, mettersi in gioco, provare più esperienze possibili per definire i propri sogni. Va bene fare la Miss ma è importante capire a cosa si vuole arrivare, mettendosi alla prova davanti a un pubblico e ad una giuria. Una volta vinta la fascia desiderata cosa sono capace di fare? E’ uno dei quesiti che a me ha sempre dato la giusta carica: dizione, recitazione, teatro (all’estero ho recitato in inglese e in ebraico), speakeraggio... tutto e nulla di ben definito. Un bagaglio di conoscenze che hanno rimpolpato il curriculum di potenzialità e che ora mi fa sentire più completa nel desiderio di diventare una professionista del mio campo. E’ importante rimanere coerenti con i propri principi e quelli si hanno grazie ad una famiglia solida alle spalle e al confronto con il mondo che ci circonda. Parlando di concorsi di bellezza, nella finale di Miss Italia ho rischiato di essere eliminata perchè mi opposi a sfilare con una pelliccia! L’amore per gli animali e di coloro che li amano è Domanda che tutti pensasul podio nella mia scala di valori. no, ma che nessuno osa: il tuo cognome non ti ha mai Va bene lo studio e la pre- creato disagi? parazione...vogliamo dire che l’immagine non conta Inevitabilmente “Gallina” è un nel mondo dello spettacolo? cognome non facile da portare, specialmente da donna e speSarebbe ipocrita dire che la cialmente da piccoli. Certo, in bellezza non conta, ma al giorno tenera età tendevo a storpiarlo d’oggi noi donne siamo avvantag- nella pronuncia, declinandolo in giate da mille espedienti per ri- “vallina” o “pallina”...in molti mi sultare gradevoli. La differenza si proposero di acquisire un “nome fa con altro, non uniformandoci d’arte” ma mi opposi sempre a alle figure plastiche che continua- questa idea e per me il cognono a propinarci. me rappresenta tuttora un tratMa sono certa che il pubblico to distintivo e motivo di orgoglio. non apprezzi e anzi, “subisca” Ho talmente esorcizzato questo questo mercato saturo di belli aspetto che colleziono galline da involucri. Sento che in un futuro tutte le parti del mondo...non prossimo ci sarà un’inversione potete immaginare quanto sia di tendenza verso il naturale, il gettonata nelle tradizioni estere! genuino: una semplicità in cui le persone possano finalmente Progetti per il futuro? tornare a rivedersi. E’ vero che un’immagine d’impatto apre facilSpecialmente al giorno d’oggi mente più porte all’inizio, ma poi fare progetti a lungo termine è occorrono il doppio degli sforzi divenuta impresa da veri temeper scrollarsi di dosso pregiudizi rari. La crisi ha creato gravi dife convincere che l’ingresso age- ficoltà a tutti ma forse ha tocvolato lo si è meritato sul serio. cato meno quelle persone che
Meteorologia: che tempo farà? Le valutazioni climatiche: preoccupazione di molti, all’avvicinarsi delle attese vacanze del Colonnello Roberto Poni Quante volte, ciascuno di noi, si è (oppure ha) posto questa domanda? Lascio a ognuno la risposta che ritiene più opportuno darsi! Tuttavia, ritengo conveniate su come il dato cresca in maniera esponenziale con l’approssimarsi della sospirata, meritata e attesissima vacanza estiva che per noi italiani, guarda caso, tradizionalmente corrisponde al mese di agosto: “lavoro non ti conosco”! A parte la voglia di relax ed evasione che caratterizza le nostre ferie, mi è venuta l’idea di parlarvi di una scienza, di tanto si tratta, chiamata meteorologia o fisica dell’atmosfera. Fin dai tempi antichi l’uomo ha appreso che i fattori meteorologici a cui andiamo incontro, nel bene o nel male, costituiscono un elemento fondamentale alla
base della ciclicità e periodicità della nostra vita: dal weekend all’evento a cui teniamo in particolar modo, il cui pieno giovamento è spesso fortemente legato alla variabilità e sempre più imprevedibilità degli eventi atmosferici. Mi viene in mente, per esempio, di quante volte, a causa della mancanza di neve, “una settimana bianca sia diventata una settimana in bianco”! Altresì, è comprovato come gli stessi fattori meteorologici, più o meno, a seconda della singola sensibilità, influenzino gli stati d’umore costituendo, di fatto, una variabile determinante anche nella “normale e banalissima quotidianità” fino ad arrivare, tutt’altro che raramente, a veri e propri casi di meteopatia. Non a caso, per molti, se non
per tutti, analogamente al medico, al meccanico e chi più ne ha più ne metta, esiste il “meteorologo di fiducia”. Questo già dai tempi per chi come me, ahimè ormai non più troppo giovane, davanti alla televisione, aspettava le previsioni del famoso e compianto Colonnello Bernacca, poi divenuto capostipite della particolare e non invidiabile categoria dei “pronostici sbagliati” che possono costare molti “fischi alle orecchie”! Prima che i nostri due Sottufficiali specializzati in meteorologia, già noti e apprezzati dai telespettatori di Telearena, vi spieghino, finalmente, “come nasce una previsione”, voglio lasciarvi con un “pensiero ad alta voce” ma, se preferite, prendetelo pure come un sincero e spassionato suggerimento!
Cari lettori, nell’era della tecnologia in cui è, forse in maniera troppo semplice, possibile acquisire, sempre e comunque, ogni qualsivoglia informazione - anche su piogge, sole, “Scipione” e “Caronte” - quando ci chiederemo “che tempo farà?”
ricordiamoci pure dei vecchi e saggi proverbi popolari che, in quanto tali, “non sbagliano mai” e, allora, con agosto alle porte “San Lorenzo dalla gran calura, ben poco dura”! Buone vacanze a tutti e “il bel tempo vi accompagni”.
Come nasce una previsione.... A cura del Primo Maresciallo Giuseppe Magistri e Maresciallo di 1^ Classe Claudio Zanini
come me non hanno mai visto nella stabilità l’approdo finale. Il mio essere in continua ricerca difficilmente mi ha lasciato troppo tempo nello stesso luogo; ho sempre stipulato “contratti a termine” con le mie esperienze di vita proprio per non lasciarmi alle spalle i non-vissuti. Spero che questa regressione permetta a tanti di reinventarsi, di ricominciare da capo, di creare delle svolte e chissà, magari diventare il mio “personaggio” da intervistare nei prossimi appuntamenti in questa rubrica. Per quello che mi riguarda non ho mai chiesto al mio disegno divino di svelarmi quali linee traccerà, di certo posso solo ringraziare chi mi ha sempre supportato, la mia buona stella, tutti coloro che hanno percepito e apprezzato la mia essenza anche attraverso il tubo catodico e tutti quelli che nell’effimero del mondo televisivo mi hanno invece aperto a grandi e inaspettati scorci di vita. Alla prossima!
ma serie sistematica di osservazioni e di considerazioni da potersi definire veramente meteorologiche. Le prime osservazioni sistematiche furono prevalentemente dedicate allo studio dei venti sui mari, per la loro grande influenza sulla navigazione. Tralasciando secoli di storia e viaggiando “nel tempo” evitando “volumi e volumi di nozioni, dati e quant’altro” arriviamo al periodo delle guerre mondiali, quando la meteorologia ricevette un fortissimo impulso dettato dalla necessità di previsioni sempre più affidabili, grazie al crescente progresso Si dice che non tanto tempo fa il Parla- dei fenomeni celesti, fu usato per la tecnico e allo sviluppo dell’aviazione, mento inglese abbia abrogato una leg- prima volta da Aristotele per indicare sia civile che militare. ge risalente al 1677, in base alla quale quella dottrina che studia l’atmosfe- Detto ciò, proviamo in breve a spiegatutti i meteorologi che sbagliavano le ra terrestre e tutti quei fenomeni di re il percorso per arrivare a fare una previsioni dovessero essere condan- varia natura che si verificano in essa. previsione. nati al rogo! Ad oggi, l’espressione meteorologia Innanzitutto, si parte da dati oggettiDa allora nelle previsioni del tempo identifica quella branca dell’aerofisica vi, ossia dall’analisi della massa d’aria sono stati fatti dei “passi da gigante”, che si occupa dei fenomeni limitati alla che è quanto le stazioni meteorotanto da arrivare a una precisione tra troposfera (la fascia atmosferica più logiche rilevano, mediante una struil 90 e il 95% in quelle a breve termine. vicina al suolo) come venti, movimenti mentazione apposita. La rilevazione, fatta in maniera periodica e sistemaMa spesso ci si chiede come nasca una di masse d’aria e precipitazioni. previsione. I primi rudimentali strumenti meteo- tica, viene trasformata ed elaborata Per rispondere a questa domanda rologici furono dei dispositivi usati in in un messaggio in codice, costituito partiamo da alcuni cenni storici. Il ter- India nel IV secolo A.C. per misurare da lettere e numeri (detto SYNOP). mine meteorologia, composto greco la quantità di pioggia, ma bisognerà In esso saranno codificati dati meteo, delle parole meteora e logia, che in- attendere l’antichità classica, con lo come: la direzione e la forza del vento, sieme significano letteralmente studio stesso Aristotele, per parlare della pri- la temperatura, l’umidità, la pressione
atmosferica, le nubi, oltre ai fenomeni in atto, quali pioggia, temporali, neve. Questi dati verranno successivamente inviati al Centro Nazionale di Meteorologia e Climatologia Aeronautica (C.N.M.C.A.) con sede a Pratica di Mare (Roma), che, oltre ai bollettini delle stazioni meteorologiche nazionali (che sono circa 180), riceve anche i bollettini delle stazioni meteorologiche dei paesi facenti parte dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (O.M.M.). Tutti questi dati vengono elaborati (nei centri di previsione) per mezzo di elaboratori elettronici, i quali sviluppano dei modelli matematici e delle carte che riproducono i processi atmosferici. Successivamente, dall’analisi di queste carte da parte del meteorologo e dall’integrazione con le immagini da satellite pregresse, attuali e previste, verrà elaborata la previsione che risulterà tanto più attendibile quanto più saremo vicini al dato di partenza (dato rilevato dalle stazioni meteorologiche), tanto che si parlerà di previsione per i primi tre giorni, mentre parleremo di “tendenza” quando ci si riferisce a periodi superiori.
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Scuola & Istruzione
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Inclusione sociale e scolastica dei bambini Rom
Le famiglie e i minori Rom rappresentano con le loro specifiche necessità e culture, una minoranza intorno alla quale è doveroso ed urgente concentrare una rete qualificata di servizi per raggiungere i risultati positivi nel campo dell’educazione e dell’inserimento sociale alla diversità tra l’etnia dei Rom e quella dei Sinti ed ancora alla specificità dei numerosi sottogruppi che appartengono all’una o all’altra etnia. Ognuno di essi si Ci si interroga sulle azioni da intrapren- contraddistingue per attività lavorative, dere per facilitare e orientare l’inseri- livello economico, lingua, integrazione nel mento dei bambini Rom a scuola ed, allo tessuto socio-ambientale, motivazione ed stesso tempo, emerge con forza come impegno nel rapporto con le istituzioni e le dinamiche territoriali influiscano sulla con la scuola. Il conoscere la situazione di reale integrazione sociale e scolastica. E, partenza degli alunni, dovrebbe aiutarci ad con la stessa forza, si evidenzia che il loro utilizzare accorgimenti, strategie, materiali inserimento è spesso difficoltoso. Ogni che, nel rispetto dei riferimenti teorici peente deve assumersi le responsabilità di dagogici e didattici, siano di supporto nel propria competenza e creare reti proget- momento in cui si attua la programmaziotuali per garantire la necessaria coesione ne degli obiettivi cognitivi e di alcune unità sociale attraverso una valorizzazione delle di lavoro. Se gli elementi che concorrono diverse culture. Per superare pregiudizi e a determinare una situazione di partenza facilitare l’integrazione è doveroso cono- così differenziata rispetto ai bambini non scere la cultura di diversa appartenenza e zingari sono cultura, lingua e situazione di permettere ai minori di riappropriarsene, emarginazione, quest’ultima viene ricovalorizzando anche la musica e le tradi- nosciuta, mentre non sempre si accetta zioni orali. È necessario lavorare sul bicul- una diversità culturale se non negli aspetturalismo, interrogandosi sui modelli edu- ti più folkloristici e appariscenti e si nucativi e didattici da utilizzare nei percorsi trono dubbi e perplessità anche per una di inserimento scolastico. Il confronto con presunta diversità linguistica: si è increduli la cultura zingara, nato spesso a partire sul fatto che bambini nati in Italia non coda pregiudizi e diffidenze reciproche, fa noscano la lingua italiana. Ma considerare emergere il bisogno di conoscenze e stru- l’aspetto del disagio e dell’emarginazione menti specifici da utilizzare nel proprio come momento che contraddistingue la agire quotidiano, oltre che il desiderio di realtà dei bambini zingari è riduttivo e riuno spazio di confronto e di scambio. schioso. E’importante poi riconoscere che Riprendendo quanto scritto da Maria il raggiungimento di un adeguato livello di Grazia Dicati Barison, “è importante no- apprendimento favorisce il proseguimentare che nella programmazione educativa to degli studi oltre la scuola primaria e il primo argomento da prendere in con- rappresenta una condizione fondamentale siderazione è la situazione ambientale perché si attui l’integrazione: più l’alunno e il gruppo di appartenenza dei bambini è in ritardo rispetto ai compagni e più è Rom e nella programmazione didattica difficile e problematica la partecipazioè necessario analizzare le caratteristiche ne e l’inserimento. Bisogna stare attenti degli alunni e delle loro famiglie. Il mon- anche a non interpretare le difficoltà di do zingaro non è costituito da una real- comportamento dei bambini zingari non tà omogenea ed uniforme, basti pensare come disturbi della personalità ma piutto-
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A cura del Dott. Enrico Buttitta
A cura della Dott.ssa Anna Lisa Tiberio
di Anna Lisa Tiberio
Giustizia & Legalità
sto come inevitabili disagi dovuti al cambiamento del contesto culturale. Normalmente la scuola e il contesto familiare sono due microsistemi che appartengono ad un macrosistema nel quale il bambino si riconosce e si ritrova, quando invece è un bambino zingaro che si presenta a scuola c’è uno sradicamento nel quale non sono riconoscibili i parametri appresi nell’ambito del proprio ambiente socio culturale. Un contributo importante ci viene offerto da studi e ricerche (Vygotskij Bruner) dove si evidenzia che la cultura rappresenta un mezzo che consente la trasmissione da una generazione all’altra delle istruzioni per la conoscenza del mondo, una specie di codice genetico.” Per garantire il diritto-dovere allo studio dei minori Rom si sente la necessità di attivare un tavolo tecnico provinciale interistituzionale che faciliti le regolari iscrizioni secondo le scadenze previste dalla normativa, che attivi percorsi di formazione rivolti a chi appartiene al “sistema scuola”, elabori strategie riguardanti l’accoglienza e la facilitazione dell’apprendimento della lingua italiana e dei contenuti disciplinari e sviluppi modalità per la diffusione dei materiali prodotti in workshop, convegni, seminari con il supporto dell’Ufficio Scolastico Territoriale, dell’Ufficio Scolastico della Direzione per il Veneto e della Facoltà di Scienze della Formazione Primaria. Si deve inoltre definire una bozza di modello di protocollo provinciale d’accoglienza, insieme a pratiche condivise in tema di inserimento degli alunni appartenenti ad altre culture, per favorire un clima d’accoglienza nella scuola e promuovere approcci collegati
alla relazione interculturale, incentivare modalità di relazione e coinvolgimento delle famiglie di alunni appartenenti ad altre culture e fornire indicazioni ai docenti sui percorsi metodologici-didattici da intraprendere. Ci si propone anche di predisporre materiale informativo destinato alle famiglie Rom e Sinti per facilitare l’iscrizione a scuola dei figli, di elaborare un Vademecum per le scuole, progettando percorsi facilitati per l’apprendimento della lingua italiana e dei contenuti disciplinari, che tengano conto delle attitudini, della cultura e degli interessi degli alunni nomadi, privilegiando attività di tipo laboratoriale e percorsi di orientamento specifici per facilitare le scelte alla fine del primo ciclo di studi. Molto importante sarà monitorare azioni messe in atto dai singoli istituti in sinergia con gli enti preposti al fine di far emergere un modello qualitativo, efficace ed efficiente e divulgare, all’interno di seminari, il documento “La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri”, la “Carta dei Valori delle cittadinanze dell’integrazione” e tutta la normativa del Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca e le direttive del Parlamento europeo. L’educazione interculturale non è una disciplina di studio rivolta solo o soprattutto agli alunni stranieri Rom e Sinti ma una nuova modalità di analizzare il contesto educativo e di ripensare le finalità, gli obiettivi e i contenuti dei processi formativi. A livello educativo e didattico ciò può essere tradotto negli obiettivi del decentramento e della valorizzazione delle differenze all’interno di un quadro di ricerca delle comunanze. La finalità è quella di riuscire a sentirsi uguali nella diversità ed accogliere il conflitto, vivendo la scuola come luogo di tutti e per tutti, compresi i bambini Rom e Sinti. E così non li chiameremo più “figli del vento” ma figli della nostra scuola e della nostra società.
Lupi, formiche,uomini e altre bestie La tutela degli animali da parte della legge n.189/2004 che punisce gli abusi ai loro danni e ne fa dei titolari di diritti individuali di Enrico Buttitta
Lo stimolo a scrivere mi è stato dato da una notizia apparsa recentemente su un quotidiano di Verona: un ragazzino si ustiona mentre, insieme a due coetanei, brucia un formicaio adoperando dell’alcool. Questo gesto sfortunato conferma quanto il dominio dell’uomo sul mondo naturale e sugli animali alimenti la nostra presunzione di superiorità su tutti gli esseri viventi. Eppure fin dagli albori della civiltà grandi filosofi e pensatori hanno sostenuto idee diverse da quella della sovranità illimitata dell’uomo sugli altri animali: mi limito a ricordare Pitagora, Platone e Plutarco, che sosteneva il valore della vita di ogni essere vivente, poiché gli animali, essendo esseri “animati”, sono dotati di sensibilità e di intelligenza come gli umani. San Francesco d’Assisi amò Dio in tutti gli esseri viventi ed espresse il suo amore nel “Cantico delle Creature”, mentre San Francesco di Paola, secoli dopo, fondò un ordine votato alla perpetua vita quaresimale, all’ascetismo ed all’astensione dal consumo di carne animale, compresi i pesci. Leonardo da Vinci era famoso per la sua pietà per gli animali e dimostrava
questo amore liberando gli uccelli che vedeva prigionieri in gabbia. Erasmo da Rotterdam e Tommaso Moro, umanisti e seguaci di Platone, auspicavano il ritorno dell’uomo all’armonia con la natura e la cessazione delle violenze sugli animali, così come Voltaire, Jeremy Bentham e Peter Singer. Il concetto di “umanità” che abbraccia tutti gli esseri viventi del filosofo Montaigne ed il suo odio per ogni crudeltà sono ancora molto attuali. Eppure nel nostro Paese sono migliaia, ogni anno, i casi di maltrattamenti, uccisioni arbitrarie e torture di animali e fino a pochi anni fa i responsabili di questi atti correvano rischi assolutamente trascurabili di essere puniti dalla legge. Solo recentemente la legge n. 189 del 20 luglio 2004 ha introdotto nuove norme dirette a garantire anche agli animali una tutela giuridica in quanto esseri viventi, titolari di veri e propri diritti individuali. Prima della riforma, le uniche norme che tutelavano gli animali miravano non tanto a proteggerli quanto a far sì che non venisse violato il sentimento di pietà di cui erano oggetto, oppure si puniva penalmente la loro uccisione solo per il danno arrecato al proprietario se si trattava di animali altrui e solo in seguito a denuncia. La riforma ha introdot-
to nuovi tipi di reato, tra cui l’uccisione di animali (art. 544 bis C.p.), che punisce con la reclusione da quattro mesi a due anni chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale. Il reato sussiste anche se l’uccisione dell’animale, pur se avvenuta per necessità, è effettuata in maniera crudele e si può configurare anche in caso di uccisione provocata da abbandono o incuria, se gli animali vengono lasciati senza cibo o acqua. Particolarmente innovativo è il rapporto tra animale e padrone che emerge dalla legge del 2004. Grazie a questa legge non esiste più, infatti, un rapporto tra oggetto (l’animale) e titolare di un diritto di proprietà (il padrone), in quanto si prende atto della natura di essere vivente dell’animale, in grado di percepire sofferenze non solo di carattere fisico. La Corte di Cassazione ha espresso inoltre l’innovativo principio in base al quale “l’animale, condotto al seguito o trasportato in auto, richiede la stessa attenzione e diligenza che normalmente si usa verso un minore”. In molti casi la legge parla di animali senza specificare, quindi è punita l’uccisione, ad esempio, di un animale randagio o (almeno in teoria) di una innocua formica di campagna. La legge del 2004 ha introdotto anche il reato di mal-
trattamento di animali (art.544 ter C.p.), che punisce con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro, chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale o lo sottopone a sevizie, a comportamenti, a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche. Allo stesso modo è punito chi somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate o li sottopone a trattamenti che producono un danno alla loro salute. Anche chi organizza o promuove spettacoli o manifestazioni che comportino strazi o sevizie ad animali è punito e la pena è aumentata se i fatti sono commessi nell’esercizio di scommesse clandestine o per trarne profitto o se da essi deriva la morte dell’animale. Per chi organizza gare clandestine o combattimenti la pena (art.544 quinquies C.p.) è altissima: da uno a tre anni di reclusione e la multa da 50.000 a 160.000 euro. Anche chi alleva o addestra animali destinati al combattimento è punito e la pena, da tre mesi a due anni di reclusione e da 5.000 a 30.000 euro di multa, coinvolge anche i proprietari o i detentori degli animali impiegati nei combattimenti, se sono consenzienti. Anche l’abbandono di animali è vie-
tato: chiunque abbandoni animali domestici o animali che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito dall’art.727 C.p. con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Nello stesso modo viene punito chi tiene gli animali in condizioni di sofferenza o comunque in condizioni non compatibili con la loro natura. L’Italia è stato anche il primo Paese in Europa a sancire il divieto di utilizzo a fini commerciali di pelli e pellicce di cani e gatti. La legge italiana in materia di tutela degli animali subisce delle deroghe in caso di attività regolate da norme specifiche come la caccia, la pesca, la macellazione di animali, l’attività circense, la sperimentazione scientifica ecc. Leggi speciali sono previste anche per alcune manifestazioni storiche e culturali autorizzate dalle regioni. L’uccisione degli animali è consentita se è decisa da un veterinario o se è necessaria per porre fine alle sofferenze dovute a malattie o lesioni incurabili. Accanto alla legge e al diritto che vanno verso una sempre maggiore tutela degli animali in quanto esseri viventi è però importante che a mutare sia la mentalità di tutti noi e che ci si impegni nei confronti di un animale, occupandosi del suo benessere e dei suoi bisogni, prendendo anche tutti i provvedimenti necessari per impedire che fugga o che possa far male o danneggiare altre persone o altri animali. Altre prescrizioni sono previste dalla legge sulla lotta al randagismo; è previsto che il proprietario debba far identificare con microchip e iscrivere il proprio cane nell’anagrafe regionale nel secondo mese di vita, o che debba usare sempre il guinzaglio ad una misura non superiore a mt. 1,50 durante la conduzione nelle aree pubbliche e nei luoghi aperti al pubblico. Lo Stato e le regioni possono poi promuovere l’integrazione dei programmi didattici delle scuole, al fine di insegnare agli alunni il rispetto per gli animali. E’ fondamentale che si sviluppi in ognuno di noi una nuova consapevolezza; la tutela delle specie animali non umane può divenire mezzo e tramite per la costruzione di una nuova società portatrice di valori fondanti quali il rispetto e la tolleranza verso tutti gli esseri viventi e, in particolare, verso i più deboli.
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Aziende
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Giovani
07 12 A cura di Diego Cordioli
PUBLIREDAZIONALE
L’acqua, risorsa importante e bene comune
AdolescenDay, la giornata degli adolescenti
Bottiglia o rubinetto ? Questo è il dilemma che milioni di italiani si pongono
Una giornata dedicata ai loro bisogni, alle loro aspettative e alle loro risorse
LA SOLUZIONE A TUTTO ESISTE:
C’è un modo per bere sicuro, economico e pratico: purificare l’acqua del rubinetto senza la necessità di allacciarsi alla rete idrica. Risparmio sull’acquisto delle acque minerali. Riduzione dell’inquinamento da trasporto e confezionamento di acque minerali. Evita la scomodità del trasporto delle casse di acqua.
Negli ultimi anni sono sempre più le famiglie che si affidano all’acqua potabile che esce dal rubinetto di casa. Sono numerosi anche coloro che preferiscono acquistarla, tanto che noi italiani siamo i primi consumatori al mondo di acqua minerale in bottiglia. Specifico in bottiglia, perché di acqua minerale in Italia se ne può trovare anche negli acquedotti. Un po’ di dati: solo il 13% degli italiani consuma esclusivamente acqua da rubinetto (dati Federconsumatori di Pisa). Solo il 24,5% consuma esclusivamente acqua minerale in bottiglia (dati Aqua Italia, istituto indipendente). Possiamo quindi considerare che la stragrande maggioranza ( 62.5%) usa per dissetarsi sia acqua del rubinetto, sia acqua in bottiglia. Premesso che la scelta di affidarsi all’una o all’altra soluzione dipende dalle convinzioni di ogni singolo, il fatto di utilizzare entrambe le “fonti” significa incertezza e diffidenza . E’ vero che se una delle due scelte fosse dannosa alla salute o al portafoglio, sarebbe meglio schierarsi da una parte ben definita del fronte. RUBINETTO O BOTTIGLIA? Analizziamo i pro ed i contro delle due alternative: Acqua del rubinetto: Pro: Più economica; più comoda; più sicura (analisi giornaliere da parte degli enti locali) Contro: sapore talvolta sgradevole a causa di presenza di cloro e minerali o metalli; talvolta elevato contenuto di calcare (a Villafranca soprattutto); presenza di residui di metalli e sabbia che in assenza di filtri specifici, passano dal rubinetto. Acqua da bottiglia: Pro: Gusto gradevole; possibilità di averla frizzante; etichetta che riporta i dati salienti (non si sa di quale campione); provenienza da fonti pure e montane (non sempre). Contro: Costo elevato; mancanza di controlli sullo stato delle bottiglie durante il trasporto e lo stoccaggio (caldo, luce, ecc...); controlli eseguiti a campione; utilizzo di bottiglie spesso senza possibilità di riutilizzo integrale (la plastica viene differenziata ma è sempre un rifiuto); costi accessori per l’approvvigionamento; poca praticità per la fruibilità (continui acquisti o disponibilità di depositi in luoghi freschi e asciutti). •Il mercato delle acque minerali vale 3,2 miliardi di euro. •In 15 anni (1988-2003) il consumo italiano è più che raddoppiato (da 80 a 182 litri), un fenomeno unico al mondo. • Con 182 litri pro capite all’anno, l’Italia è balzata in pochi anni al primo posto nel mondo per consumo di minerale. •Il consumo pro capite di 182 litri l’anno significa consumare 22 litri di petrolio e 108 litri d’acqua (utilizzati per la produzione e il trasporto), oltre all’emissione di 23 kg di CO2. Quanto paga e quanto inquina mediamente in un anno una famiglia di 4 persone che consuma acqua in bottiglie di plastica nella misura di 1 litro a testa al giorno, in Italia? •Costo medio dell’acqua: € 400,00 •Consumo di petrolio per fare le bottiglie: litri 32 •Consumo di acqua per fare le bottiglie: litri 560 •Acqua sprecata nelle varie fasi di lavorazione: litri 3.360 •Consumo di carburante per il trasporto delle casse d’acqua: litri 32 A tutto questo vanno aggiunti i costi ingenti per lo smaltimento delle bottiglie di plastica e l’inquinamento ambientale, derivante anche dall’emissione dei gas immessi nell’aria dai veicoli preposti al trasporto dell’acqua (fonte Federconsumatori di Pisa).
Caratteristiche generali : 1. sistema di filtraggio a doppia tecnologia e ad elevatissima durata (fino a 6 mesi) monitorata elettronicamente; 2. elevata velocità di filtraggio fino ad 1 litro/min; 3. sistema gasatore con bombola CO2 per preparare fino a 80 litri di acqua gassata; 4. sistema di bypass per regolare il livello di filtraggio per modificare la durezza dell’acqua e le caratteristiche organolettiche in funzione dell’utilizzatore e del tipo di acqua potabile in ingresso; 5. autodiagnosi e supervisione del sistema, con interfaccia utente a LED multicolore che segnala: - erogazione acqua in corso; - gasatura in corso; - esaurimento filtro; - esaurimento bombola CO2; - stato del dispositivo UVc. Possibilità di funzionamento con batteria ricaricabile (12 ore di ricarica), fino a 20gg di autonomia. Pratica caraffa “a scomparsa” da 1.8 Lt. -Conforme alla Normativa Europea ed Italiana di settore. Accessori in dotazione: -1 cilindro CO2 per gasatore -2 bottiglie di vetro da 2 litri -2 bottiglie in plastica per bombola CO2 -2 cartucce composite filtranti sterilizzate. -1 alimentatore 12 V Sistema di disinfezione, basato sulla tecnologia UV-c, che può abbattere la carica batterica, ove presente, fino a valori superiori al 99%. Il doppio sistema consente la riduzione degli agenti organici e inorganici (solventi, pesticidi, cloro, piombo, zinco, rame, arsenico, metalli pesanti, calcare, ecc). Assorbimento massimo in fase di erogazione dell’acqua 4.6W
diritti e vuole valorizzarne le risorse; offre loro la possibilità di acquisire autonomia; li L’obiettivo di AdolescenDay è la tutela porta alla consapevolezza che le proprie “ridella salute psico-fisica degli adolescenti, vendicazioni” non sono le ”pretese dell’età”, l’espressione dei loro bisogni, dei loro so- ma diritti che devono conoscere, esercitare, gni, delle loro preferenze e l’attivazione di saper difendere. E diffondere: perché il consinergie di azione, nel pubblico e nel privato, cetto di conoscenza del diritto comporta il che promuovano la realizzazione di una rete riconoscimento e il rispetto del diritto degli di servizi efficace e coordinata. Il benessere altri. Il percorso che AdolescenDay propone dei ragazzi abbraccia un raggio di azione che come guida ai diritti degli adolescenti toccomprende numerose sfide comportamen- ca alcuni ambiti: la sessualità, come diritto, tali: l’alimentazione, l’alcool, la sessualità, la interesse cioè riconosciuto e tutelato dalla relazione con i pari. AdolescenDay si occu- legge anche agli adolescenti; l’età per gli atti pa di diritti, cioè degli interessi riconosciuti sessuali; la percezione della propria intimità ai giovani e tutelati dalla legge: le regole non e l’equilibrio con la propria identità; le diffevissute come “limiti”, ma come confini di spa- renze di genere; l’orientamento sessuale; la zi entro i quali i ragazzi possono esprimersi prevenzione dell’abuso, della violenza e dello in autonomia. Rendere i ragazzi protagonisti stalking; oltre che la prevenzione delle malatin prima persona della propria crescita ha tie sessualmente trasmesse, delle gravidanze evidenziato quanto le loro risorse possano indesiderate e dell’interruzione volontaria essere convogliate in una dimensione posi- di gravidanza. Le emozioni e i bisogni: cotiva: i ragazzi dialogano maggiormente e ma- municarli al mondo dei pari, alla famiglia, alla turano la capacità del confronto, rimodulano scuola, ai consultori, alla rete dei servizi e positivamente il conflitto della sfida adole- diritto ad avere ascolto e risposte. L’alimenscenziale e assorbono in maniera morbida tazione e la forma fisica: come diritto ad il concetto di regole, responsabilità e “auto- un corpo sano e armonico, dove bellezza è tutela”. La sfida adolescenziale di oggi mira sinonimo di salute. L’impegno sportivo, muad ottenere ragazzi consapevoli dei propri sicale, sociale, scolastico, lavorativo e la pardiritti e protagonisti della loro crescita. Il tecipazione a forme di aggregazione, anche termine “adolescenti” comprende alcuni social network, tutti ambiti di formazione, momenti della minore età, nei quali la legge crescita e realizzazione della personalità e considera il minore sufficientemente consa- del carattere e della capacità di relazionarsi pevole delle proprie azioni, nonché i primi con gli altri. AdolescenDay, alla seconda edimomenti della maggiore età in cui il maggio- zione, ha avuto esiti notevoli perché ha dato renne si approccia, per quanto giuridicamen- impulso ad un lavoro che ha portato nuove te responsabile, ad una realtà sociale e rela- e più consone metodologie d’intervento da zionale confusa e precaria: si è adolescenti parte degli operatori, la maggiore frequenanche se maggiorenni. AdolescenDay perciò: tazione da parte dei ragazzi dei servizi, imconsidera gli adolescenti soggetti attivi di pegni concreti da parte delle scuole e degli Avv. Mara Romandini
amministratori, con feed-back positivi in termini di crescita psicologica, relazionale e di benessere personale. Sono state attuate in più regioni d’Italia iniziative e collaborazioni con istituzioni pubbliche e private, consultabili sul sito www.adolescenday.it e già sono in corso incontri e programmi preparatori delle terza edizione dell’evento prevista per il 18 maggio 2013. Sono state organizzate manifestazioni, momenti di studio e approfondimento su tematiche di interesse gio-
vanile, professionisti hanno offerto attività e consulenze gratuite, scuole, comuni e Asl hanno partecipato non solo dando sostegno e pubblicizzazione, ma anche scegliendo AdolescenDay come riferimento e giornata di presentazione di attività e progetti svolti a favore dei ragazzi. Particolare attenzione è stata posta al modo di comunicare con gli adolescenti. Per ulteriori informazioni e contatti: info@adolescenday.it www.adolescenday.it
Gli studenti medi per il terremoto dell’Emilia Iniziative di solidarietà verso i terremotati e altri progetti, come un campeggio in Campania, promosso dai giovani della Rete degli studenti medi Se è vero che, nei momenti difficili, l’importante è agire e non stare a guardare, questo la Rete degli studenti medi l’ha capito bene. Lo scorso 30 Maggio, come molti sanno, un forte terremoto colpì l’Emilia, dando così il via a continue e frequenti scosse. Gruppi di volontari scesero e scendono tuttora a dare il proprio aiuto, occupandosi dei bambini o spostando macerie. La Rete, per svariati motivi legali e burocratici, non potendo fare altrettanto, non si è arresa. Partendo dall’idea che sia dovere di ognuno aiutare i propri concittadini in caso di necessità, anche con poco, si voleva assolutamente fare qualcosa. Ecco che quindi, a livello nazionale e di conseguenza anche villafranchese, si è pensato ad una raccolta fondi, efficace ed accessibile a tutti. A Villafranca la raccolta si è concentrata all’inter-
no del Liceo Medi e dell’Istituto Carlo Anti: ai ragazzi, a cui si sono uniti anche più professori, è stato chiesto di donare una qualsiasi cifra per aiutare i terremotati in Emilia e, dopo soli due giorni, si è arrivati ad un totale intorno agli ottocento euro. I fondi verranno ora investiti nel progetto “Adotta un pezzo di futuro”, a cui tutto il sindacato ha deciso di aderire. La scelta non è casuale: la Rete nasce per difendere e rimarcare i diritti degli studenti, tra cui quello di poter svolgere le lezioni in una struttura adeguatamente costruita ed a norma di legge. Ecco perché ci si assicurerà che i soldi vengano spesi per la ricostruzione della scuola elementare emiliana di San Felice sul Panaro, fortemente danneggiata dalle scosse di terremoto. Villafranca, come si è visto, pur essendo una sezione della Rete
da poco presente, si impegna già molto: oltre a questo progetto difatti, di recente si è partecipato al Congresso nazionale del sindacato tenutosi a Firenze dove, al contrario di molte altre città,Verona è riuscita a portare tutti i delegati richiesti. Il nome della Rete non deve però trarre in inganno: il termine “Medi” non sta, al contrario di quanto molti credono, per il nome del liceo villafranchese, ma deriva semplicemente dal fatto che, trattandosi di un sindacato rivolto ai liceali, esso è composto da ragazzi che stanno “a metà strada” tra la scuola primaria e l’università. Si tratta insomma di una semplice coincidenza. Inoltre, nonostante l’estate, il sindacato non si prenderà pause: per Luglio è prevista una settimana di campeggio in Campania, all’insegna della partecipazione attiva in proposte ed attivi-
tà, quali idee per il nuovo anno, discussione su determinate tematiche e l’ascolto di importanti ospiti, ma anche all’insegna del relax, con concerti e momenti di comunità. Il campeggio è aperto a chiunque voglia partecipare: per ulteriori informazioni basterà rivolgersi ai componenti della Rete, presente anche su Facebook. Nel nuovo anno scolastico molti studenti di quinta liceo saranno già migrati verso l’università, dove probabilmente dedicheranno il loro tempo all’UDU, sindacato universitario: siamo dunque alla ricerca di nuove forze. Già da questa estate chiunque possa essere interessato può contattarci: non richiediamo nessun obbligo d’impegno, ma solo la voglia di conoscerci e di rendersi utili, per quanto possibile, per migliorare le cose.
I Tesori di Villafranca
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AAcura cura di di Diego Elisa Francesco Cordioli Zanola Bommartini
Il primo orologio della Torre Rico Bresaola ci racconta le storie e le vicende del primo pubblico orologio simbolo della nostra città Corso Garibaldi, 2/A - Villafranca di Verona (VR)
di Rico Bresaola
EL CIACOLON SAGRA DI SAN GAETANO 2011 | RIZZA
ne di montagna: ed ecco servito il Burrone Giovannelli, sempre più gradito sia dagli amanti l’avventura, impegnati nei vari percorsi di scalata, sia da chi l’avventura e la fatica la lascia volentieri agli altri, ma vuole comunque godersi una giornata immerso nei boschi e circondato dal verde. Passando allo sport un po’ più agonistico, parliamo ora del basket che, nonostante sia ancora un’attività recente (la squadra è nata da poco più di tre anni), sta avendo una crescita rapida ed importante; le vittorie e, di conseguenza, le soddisfazioni cominciano ad essere sempre più numerose, per la gioia di tutto il gruppo che agli inizi spesso ha subìto sonore batoste dovute principalmente all’inesperienza. Arriviamo infine all’evento principe dell’associazione, la festa dello sport: nel cammino che porta ai tre
Giuste soluzioni per far ritrovare
la serenità
giorni della festa sono stati svolti il torneo di calcetto “RIZZA-CUP Asfa” e il torneo di basket “MEMORIAL GIANNI LONGHI” , con l’aggiunta del pattinaggio per i più piccini. Durante la festa invece le novità sono state rappresentate dai gonfiabili e dal “CALCIO BARIZZA” minitorneo di calcio balilla. I gonfiabili sono stati un vero e proprio divertimento per tutti i bambini, liberi di saltare qua e là senza dover subire i continui richiami delle mamme, le quali a loro volta non erano ossessionate dal “odìo ’ndo elo finìo me fiol ?”. Concludiamo il nostro resoconto annuale dell’attività Polisportiva
dando un caloroso benvenuto ai nuovi membri del direttivo sorto dopo le elezioni, e ringraziando coloro che fino ad oggi hanno dato il loro significativo contributo per il buon svolgersi delle attività.
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Oltre due anni fa avevo appena terminato il “servizio attivo” quando accettai di buon grado l’incarico conferitomi dal presidente provinciale dell’ Associazione Nazionale del Fante di rivitalizzare la locale sezione che dopo due grandi presidenti, il compianto Angelo Negrini e l’ormai novantenne dott. Gabriele Mortari, si stava “spegnendo”. Raccolto un gruppetto di fanti e amici dei fanti, siamo ripartiti. Ci furono da subito evidenti le difficoltà, di cui peraltro soffrono (o sono destinate a soffrire) tutte le associazioni combattentistiche e d’arma con la sospensione della Leva, di andare avanti. Con l’intento di riaggregare chi abbia fatto il militare e chi ancora condivide quegli ideali di servizio, di unità nazionale e amor patrio che sono tanta parte della nostra cultura, ci siamo detti che occorreva, oltre che presenziare alle solite cerimonie, darci degli obiettivi a beneficio della comunità. Con che cosa cominciare? L’idea ce la diede l’amico Gaetano Zanotto di Povegliano, esperto in materia per aver già restaurato l’orologio del campanile del suo paese. Lui mi propose:“perchè non restaurate anche voi il vostro orologio che giace abbandonato in un magazzino e in serio pericolo di essere gettato via?” Andammo a vederlo e non vi nascondo che all’inizio rimasi personalmente assai perplesso e sfido chiunque a non esserlo stato: guardate la foto di come era! Ma poi Gaetano ha insistito sulla fattibilità del progetto e mi ha fatto conoscere, assicurandone la collaborazione, il signor Paolo Francesco Forlati, esperto in orologeria antica e Agostino Vigolo, valente ed “illuminato” fabbro. E così siamo partiti. Effettuate le dovute richieste, abbiamo atteso il “via libera” e ad onor del vero devo dire che la nostra proposta fu accolta subito con fiducia e stima sia da parte degli organi tecnici del comune che degli amministratori ed in particolare dal sindaco e dall’assessore alla cultura Maria Cordioli. Avuto, nel mese di marzo di quest’anno, il beneplacito dalla Soprintendenza con le relative prescrizioni, siamo potuti partire sia con il restauro che con la ricerca storica. Ma facciamo un passo indietro. Nella prima relazione del 2010 di quell’ammasso di ferri arrugginiti e spezzati, con l’occhio dell’appassionato, così descriveva l’orologio il nostro esperto Paolo Francesco Forlati: “Classico segnatempo della seconda metà dell’800, con suoneria delle ore e delle mezze ore a seghetto. La struttura del telaio è in ferro (ghisa) di tipo a gabbia, di forma parallelepipeda, sostenuta agli angoli da robusti supporti fusi con evidenziate colonne eclettiche di classico richiamo e con piedi di appoggio a terrra di egual stile. Le traverse metalliche sono fissate classicamente con viti a chiocciola mentre i leveraggi godono di bloccaggi fioriti di piacevole gusto. Il verlo (barilotto avvolgi corda) è di legno in giusto adattamento alla corda in canapa intrecciata che sostiene il peso motore. Lo scappamento (organo regolatore temporario) è a Cheville ma contrariamente ai tradizionali è di tipo “radiale”, messo in modo che il pendolo oscilli trasversalmente, il che è più pratico per la taratura e l’aggiustamento dell’orario. Attraverso il raro scappamento ed i meravigliosi delfini di supporto alla carica manuale con manovella fusi artisticamente e simbolo della località di provenienza, la Francia Corta, posso confermare che questo straordinario vecchio orologio, che organizzò per primo l’italica comunità di Villafranca, proviene da Rovato e sembra della ditta Frassoni. “ Ci mettemmo all’opera andando a
recuperalo e lo portammo da Agostino Vigolo in quel di Vanoni Remelli, mentre l’amico Mario Bonamente di Mozzecane, nella sua officina, effetuava la difficile operazione di saldare i traversi in ghisa, Agostino smontava l’orologio e dopo averlo tutto contrassegnato, perchè ogni pezzo va rimesso solo ed esclusivamente al suo posto, viti comprese, ne eseguiva la singola “spazzolatura” e pulizia. Quasi subito emerse la scritta “Ditta premiata con medaglia d’argento” e la data “1890”, il che ci consentì di restringere il campo di ricerca storica. Anche qui, avuta la necessaria autorizzazione, ho consultato i registri delle deliberazioni di Giunta e di Consiglio dell’epoca, custoditi nell’archivio comunale. Dalla lista delle spese ho potuto accertare che l’orologio è stato effettivamente acquistato nel 1890 dalla ditta Pietro Frassoni, che fu pagato in tre rate annue, complessivamente Lire 944,40 e che originariamente batteva solo l’ora. Nello stesso anno risultano acquistati anche il quadrante e le relative lampade per l’illuminazione (per Lire 496,14) nonchè la cornice in pietra (per Lire 511,31). Solo nel 1903 si è provveduto all’acquisto di una seconda campana per il suono delle mezze ore e sono state eseguite le necessarie modifiche all’orologio. Dalla consultazione dei documenti si deduce anche che l’orologio è stato in funzione sino al 1921 allorchè ne è stato proposto l’acquisto di un altro più moderno a carica settimanale. E poi si entra nel campo delle ipotesi. E’ verosimile pensare che una volta sostituito, l’orologio sia stato “rudemente” calato a terra, come lo dimostrano tutti i traversi spezzati e sia rimasto abbandonato in un angolo della Torre stessa. Miracolosamente “sopravvissuto” sino agli inizi degli anni ‘90, per i lavori di restauro del Mastio e di sostituzione della scala interna della Torre, deve essere stato portato nel
magazzino di via dei Cipressi dove infine l’avevamo trovato. Ma torniamo ai lavori sull’orologio: sotto la supervisione ed i consigli del sig. Forlati, Agostino Vigolo non solo ha completato la pulizia ed il restauro dell’esistente, ma ha effettuato anche il rifacimento delle importanti parti mancanti, tra le altre: alcuni ingranaggi, il freno di ricarica del suono delle ore, il pendolo, le lancette del quadrante di regolazione ed i pesi motori. Questi ultimi sono stati i più laboriosi perchè oltre che a ricostruirli di forma simile agli originali, per il buon funzionamento dell’orologio, si doveva trovarne anche il peso esatto. Si è proceduto così a tentativi, aggiungendo zavorra finchè il pendolo non è partito. Occorre qui ringraziare i “gommisti” Lino Prandini e Giorgio di Vulgomme, per il piombo gentilmente donato. Un ringraziamento va pure alla pittrice Fides Sometti di Povegliano, che ha “rinfrescato” il quadrante interno di regolazione ed “un monumento” va ad Agostino Vigolo che ha anche costruito il “basamento” per l’orologio che infine era pronto. Questa è la sua storia e la storia del suo restauro. Come ormai ben sapete la sera dell’ 11 luglio durante il concerto del Risorgimento, i fanti hanno riconsegnato ai villafranchesi il loro primo pubblico orologio della Torre, restaurato e funzionante. Che bella emozione è stata sentirne ancora “la voce” dopo novant’anni di silenzio! L’orologio, in attesa della sistemazione nella sua naturale sede, palazzo Bottagisio, è ora visitabile all’ingresso del museo Nicolis e non nella biblioteca comunale come originariamente si era indicato. Conclusa questa “mission”, noi fanti di Villafranca ci apprestiamo a pensarne un’altra ma siamo ancora in pochi e urgono rinforzi. Non chiederemo molto del vostro tempo, solo quello che potrete dare (e la quota di dieci euro di iscrizione all’anno).Vi aspetto e a presto!
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Miti & Attualità
Cultura dell’Alimentazione
07 12
AAcura cura di di Diego Francesco Cordioli Bommartini Roberta Isoli
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A cura dell’Istituto Alberghiero “A. Berti” di Verona
Persefone, il pendolarismo e la precarietà
Angelo Berti, gastronomo umanista
Interpretare le sfide e le problematiche contemporanee attraverso il mito: si inaugura con la figura di Persefone questa nuova rubrica, la cui attualità passa per il recupero dell’immaginario antico
In queste righe vogliamo far conoscere chi era e cosa ha fatto per meritare giustamente l’intitolazione all’ Istituto alberghiero che prepara alunni che andranno a lavorare nel settore della ristorazione e del turismo italiano ed estero
della Prof.ssa Roberta Isoli “Il posto fisso, che monotonia!”. Così tuonò il padre Zeus dall’alto dell’Olimpo quando stabilì che Persefone avrebbe dovuto trascorrere parte della sua vita nel regno degli Inferi e parte sulla terra. E ancora: “Serve più flessibilità” saettò l’arcistufo dio quando decise la gestione condivisa del bell’Adone… Ma partiamo dall’inizio. Persefone si ammirava nello specchio d’acqua del lago di Pergusa, vicino a Enna: era bellissima, come poteva essere altrimenti? Era la figlia di Demetra, la dea delle messi, e di Zeus, il signore dell’Olimpo. Dove camminava faceva rinverdire i prati, dove si posava, sbocciare i fiori. Attorno a lei era primavera senza fine, la madre portava a maturazione il grano e i frutti: insieme erano le forze che muovevano la natura, l’eterna giovinezza e la fertilità, insomma, la vita. Giocava spensierata con le amiche, raccogliendo fiori e ornandosi i capelli, ignara che Ade, il dio degli Inferi, le aveva messo gli occhi addosso da sotto la terra, pronto ad emergere con la sua biga per rapirla ancora fanciulla, contro la sua volontà. Le amiche che erano con lei furono punite dalla madre disperata, che vagò per giorni e notti in cerca della figlia. Demetra, dea dell’agricoltura e dei raccolti, che deliziava tutto l’anno di bel tempo e fertilità la terra e i suoi abitanti, reagì al dolore del rapimento impedendo la crescita delle messi e scatenando un inverno freddo e senza fine. Zeus giunse ad un accordo col fratello Ade, per cui Persefone avrebbe dovuto essere restituita alla madre, per non far morire tutti i viventi, piante, animali e uomini compresi.Ade, prima di lasciarla andare, diede a Persefone un succoso melograno, per trattenerla: infatti
chi mangiava i frutti degli Inferi era costretto a rimanervi per l’eternità. La ragazza, però, non mangiò il frutto intero, solo sei semi. Il mito racconta che così si giunse ad un ulteriore accordo: sarebbe rimasta accanto allo sposo negli Inferi solo per un numero di mesi equivalente al numero di semi di melograno da lei mangiati, potendo trascorrere con la madre il resto dell’anno. Demetra accoglieva con gioia il periodico ritorno di Persefone sulla terra, facendo rifiorire la natura in primavera ed in estate. Intristiva all’abbandono della bella figlia, e la terra con essa cadeva per mesi in una morte apparente. È un mito molto famoso, bello e completo: ci sono la gioia e il dolore, la vita e la morte, l’odio e l’amore, la luce e il buio, e tutti gli opposti che caratterizzano ogni aspetto della vita. Ma… c’è anche il precariato! Sì, perché Proserpina, questo era il nome latino della donna contesa tra gli Inferi e la terra, diventa precaria, senza un posto fisso: deve spostarsi per volere superiore, per evitare danni maggiori. Lei che stava così bene sulla terra, è costretta a trascorrere sei mesi all’anno in un luogo mortifero, tra le braccia di un tetro dio che comanda sui fantasmi. Ma non è neppure finita qui: un altro racconto mitologico relativo a Persefone la vede concorrente con Afrodite (la Venere romana) nel rapporto con il bellissimo Adone, di cui si era invaghita irrimediabilmente, insoddisfatta del “matrimonio infernale” frutto di una violenza bruta. Zeus, che oltre ad essere il re dell’Olimpo è anche il più interpellato giudice nel dirimere le questioni tra dei, semidei ed eroi, per non scontentare nessuna, preferisce affidarlo separatamente ad entrambe, lasciando a lui un breve periodo di libertà.
Ricapitolando, troviamo Persefone/Proserpina contesa tra il marito e la madre, con un amore diviso con la rivale Afrodite, pure bellissima, che le sottrae, a periodi alterni, il bell’Adone. Deve essere, la sua, un’ esistenza veramente travagliata, fatta di instabili equilibri e di spostamenti continui: dualità, precariato, flessibilità e pendolarismo! Non c’è pace neppure per una dea che finisce per avere una vita non molto dissimile da quella di molti di noi! È significativo il fatto che in tutti i miti classici ogni medaglia abbia il suo rovescio, dove c’è gioia c’è anche tristezza, il successo di uno diventa la sconfitta di un altro, tutto sembra essere retto da forze opposte. Che sia proprio questa l’essenza della vita? Giacomo Leopardi, grande poeta e sommo filosofo, scriveva, nel 1833 il Canto “Amore e morte”. Alcuni versi (vv.1-9): “Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte / ingenerò la sorte. Cose quaggiù sì belle / altre il mondo non ha, non han le stelle. Nasce dall’uno il bene, / nasce il piacer maggiore che per lo mar dell’essere si trova; / l’altra ogni gran dolore, / ogni gran male annulla.” Sembra proprio una condizione esistenziale la dualità, e dunque la precarietà, nell’eterno oscillare delle vicende tra due opposti. Ogni
degli “americani”: tra di essi aveva molti amici; cercava uno sbocco per la sua fantasia, ma era ancora Angelo Berti nacque ad Ostiglia presto. L’assestamento dell’Italia (Mantova) il 16 gennaio 1909; l’in- sembrava avanzare, la trattoria fanzia e l’adolescenza le visse nel- bar non gli dava soddisfazione; la trattoria gestita dalla mamma, capì l’andamento delle cose e riottima cuoca, dalla quale appre- uscì a trasformare una ex colose i primi elementi del “mangiar nia fluviale in un “camping” sulle materno”, in tal modo la cucina rive del Po di fronte alla Rocca di mantovana, casereccia, senza Ostiglia. Purtroppo una lite con orpelli, divenne sangue del suo l’amministrazione comunale degli sangue. Sentì presto il bisogno di anni ’50 lo costrinse ad abbanevadere verso nuove esperienze donare il camping di proprietà che meglio si adattassero alla sua comunale, riducendolo in condiirresistibile sete di conoscenza di zioni assai precarie. Tempi duri e altre avvincenti realtà culinarie difficili. Aprì allora un piccolo loesistenti oltre i confini nativi. Lo cale, trattoria tipica, nella centrale troviamo nelle principali città d’I- piazza Grazioli di Revere, poi gli talia, nei luoghi di villeggiatura più nacque l’idea della “Taverna degli impensati e poi in Svizzera e infi- artisti”. Non aveva mezzi per rene in Francia e qui avvenne un’e- alizzarla. Un colpo di fortuna gli sperienza eclatante: in pochi mesi, fece spiccare il gran salto. Con l’ial contatto con i maggiori chef nizio del cosiddetto “boom ecodella capitale francese, assimilò nomico” i tempi erano maturi. l’arte di quella prodigiosa cucina Anno 1957: un concorso culinae raffinò le sua capacità di cuoco rio a carattere nazionale, organizmoderno. Nel frattempo si era zato a Bologna, lo vede vincitore sposato con Livia Tassi di Revere del primo premio. La notizia si (Mantova), sarta valente. La guer- rincorse da provincia a provincia. ra sembrò distruggere i program- L’ascesa stava per cominciare. Si mi di Berti. Lo troviamo a Revere avvalse della stima di un grande (Mantova) nel ‘45, esercente di un maestro: Casali di Cesena. Cocaffè trattoria e della prima “ba- minciò così il gioco delle conolera” del dopoguerra: il “Dancing scenze: i presidenti degli EPT di Azzurro” e aderente nello stesso Mantova e dintorni, personaggi tempo, alle idee di rinnovamento come l’On.Usvardi, il senatore del Paese conseguenti alla lotta Aimoni (ex presidente della Prodi Liberazione. Era il momento vincia di Mantova), l’On.Carudel Prof. Eugenio Ghiraldi
sicurezza sembra momentanea, la provvisorietà guadagna terreno in ogni settore delle attività umane. Accettare, nell’esistenza individuale, che ogni luna abbia una faccia scura, che ogni vita abbia in sé l’andare alla morte, è un pensiero con cui, nell’età adulta, si deve fare i conti e che si deve metabolizzare. Risparmiamo i bambini da questa consapevolezza: è giusto che vivano l’infanzia nella serenità di una sicurezza e stabilità immaginaria. Risparmiamo gli anziani, che questa dimensione di transizione l’hanno ben presente. Ma l’adulto non può pensare di essere stabilmente onnipotente, eternamente giovane, perfettamente autosufficiente, perennemen-
te innamorato, indiscutibilmente intelligente: tutti gli assoluti sono fuori luogo. Siamo esseri mutevoli, oscillanti, non sempre per nostra scelta, spesso indipendentemente dai nostri progetti e desideri. Chi ha il dono della fede sa che è per un disegno che spesso sfugge nel suo senso profondo; chi si dibatte nelle faccende della vita senza sostegni trascendenti fatica di più. Ma tutto è sempre in continuo divenire, tutto scorre: l’unica via d’uscita è la resilienza, la capacità di affrontare le avversità della vita, di superarle e di uscirne rinforzati e addirittura migliori. Una sfida difficile, ma inevitabile e sommamente affascinante. Come Persefone, dopo un lungo periodo buio vedremo la luce; dopo il lungo inverno, con la gioia di Demetra farà ritorno la primavera.
Ricetta originale di Angelo Berti: Luccio al buon gusto Procedimento Mettete in una casseruola: burro, carote tagliate a fettoline, sedano, cipolle, prezzemolo, il tutto finemente tritato. Mettetevi a cuocere il luccio ben pulito ed infarinato e cuocetelo lentamente. Aggiungete a mezza cottura un bicchiere di vino rosso, fate evaporare e bagnate con un mezzo bicchiere di brodo. Prima di servire, passate la salsa al setaccio.
Ricetta tratta dal libro “LA CUCINA DEI GONZAGA” di Angelo Berti Franco Angeli Editore - pag. 91
so, in quel tempo segretario del comune capoluogo e tanti altri protagonisti della politica, dell’arte, del giornalismo. Fuori dalle mura avvenne l’incontro decisivo per la sua breve restante vita: quello con Dino Villani. Senza abbandonare la tradizione di cui era vigile difensore ed esperto cultore, reinventò la cucina rinascimentale, ovviamente adattata ai nostri gusti. Ed allora arrivò il grande big-bang del pranzo mantegnesco, nella Sala dei Cavalli di Palazzo Tè a Mantova; il pranzo realizzato da Angelo Berti e offerto dal Comitato “Mostra del Mantegna” in onore dei giornalisti italiani e stranieri il 23 settembre 1961. In quell’occasione c’era anche Giorgio Gioco che aiutava Angelo Berti a realizzare questo importantissimo banchetto e ne parlò tutta la stampa sia italiana che estera. Da ricordare anche: il pranzo degli 800, realizzato a Grazzano Visconti per la “Sagra” dei Visconti di Modrone, la grande rassegna delle “Diete gastronomiche” al Circolo della Stampa di Milano in occasione del “Symposium sull’alimentazione dell’uomo moderno” presso la Fondazione Carlo Erba; il pranzo in costume nel Palazzo Ducale di Revere per festeggiare l’incontro dei giovani pittori e dei giornalisti del “Premio Revere”. Nel frattempo lo colse un male che
non perdona; nonostante ciò stava scrivendo un libro sulla cucina rinascimentale da lui interpretata, stava costruendo nella mente il gigantesco e macchinoso banchetto in costume che avrebbe dovuto consegnare all’Arena di Verona, rinverdendo la fama del pranzo di Trimalcione, stava pensando all’istituzione di una scuola alberghiera nella sua Revere, città d’adozione, ma che tanto amava. Purtroppo la morte, interrompendo i suoi progetti non lo risparmiò e lo colpì senza scampo il 16 Gennaio 1964. Angelo Berti si serviva della gastronomia come mezzo per realizzare relazioni umane tendenti a diventare pubbliche e ad interessare e conquistare larghi e profondi strati di persone per scopi civili.Vincenzo Buonassisi di Berti scrisse: “Ca-
pitò, certo, l’occasione buona, al momento giusto, il famoso pranzo dei Gonzaga che lui rifece con gusto di grande artigiano, con piglio di autentico condottiero. Ma allora non mi resi conto di quanto fosse sua, intimamente, la conoscenza della cucina rinascimentale, la passione di riportarla in una dimensione moderna”. La fotografia che è sulla tomba di Angelo Berti lo ritrae mentre si toglie il cappello in segno di saluto. Non un saluto di addio ma di benvenuto: il saluto della buona accoglienza nella quale c’era tutto il suo carattere ed il suo programma. Gli alunni, ne traggano insegnamento, e siano fieri dell’Istituto professionale di Stato per i servizi alberghieri di Verona, a cui è stato intitolato.
Ricetta rivisitata: Sfogliatina con Luccio in salsa aromatica in guazzetto di verdure Per la sfogliatina:
Per il guazzetto di verdure:
Ingredienti per 4 persone
40 gr. di burro sciolto 80 gr. di albume 60 gr. di farina bianca 20 gr. di olio d’oliva sesamo q.b., poca senape carta da forno
50 gr. di carote 50 gr. di porro 50 gr. di funghi champignons scalogno brodo vegetale dadolata di 1 pomodoro qualche fogliolina di basilico purea di patate con erba cipollina sale e pepe
1 luccio di circa 1,2 kg. 1 carota - costa di sedano - 1 cipolla 4 spicchi d’aglio 2 foglie di alloro olio extravergine d’oliva 50 gr. di acciughe 250 gr. di peperoni verdi a sigaretta sott’aceto 50 gr. di capperi sotto sale
Procedimento per la sfogliatina: Preparate 8 sfogliatine impastando il burro, l’albume, la senape, la farina e l’olio. Sopra ad un foglio di carta da forno, con un pennello, stendete a velo l’impasto così ottenuto formando dei dischi del diametro di circa 8 cm e ricopriteli con alcuni semi di sesamo. Infornate a forno caldo a 180° per 3 o 4 minuti finché i dischi imbiondiscono. Procedimento per il luccio: Lessate il luccio in acqua salata con l’aggiunta di una carota, una costa di sedano, una cipolla, due spicchi d’aglio e le foglie d’alloro. Cuocete il luccio per 30 minuti per ogni kg. A cottura ultimata preparate la salsa mettendo sul fuoco una padella con abbondante olio extravergine, due spicchi d’aglio e le acciughe tritate finemente. Quando l’olio è bollente, versate peperoni e capperi tritati. Lasciate bollire piano piano per cinque minuti e versate sul luccio. Fate riposare in frigorifero per almeno 12 ore. Mondate le verdure, tagliatele a dadini piccoli, ponetele in una casseruola a cuocere con poco brodo vegetale, oppure cuocetele a vapore. Insaporite le verdure con poco olio d’oliva e con poco sale e pepe, poi con il basilico e il pomodoro a dadini. In un piatto stendete la sfogliatina, mettete sopra il luccio, quindi ricoprite con un’altra sfogliatina, guarnite il piatto con le verdurine, il pomodoro tagliato a dadini e con un filo d’olio extravergine d’oliva.
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Benessere & Relax
AAAcura didi Diego Cordioli cura cura del Diego Centro Cordioli Olistico Il Soffio
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Benessere & Relax A cura del Cenrto Olistico Il Soffio
Centro Olistico “Il Soffio
Biodanza, emozioni in movimento
Il Centro Olistico IL SOFFIO nasce dall’esigenza di unire gli sforzi di Operatori della salute di diversa scuola interessati ad una visione olistica dell’essere umano, non come speculazione teorica, ma come esperienza dell’Essere. In primo piano viene considerato pertanto il benessere della persona inteso come equilibrio globale e perciò fisico, mentale, emozionale e spirituale. In questo senso si muovono le differenti proposte di attività di gruppo: yoga, biodanza, incontri di meditazione, seminari Reiki, seminari e workshop per la ricerca interiore e le relazioni; accanto a ciò, le sessioni individuali con la consulenza della Dott.ssa Laura Belligoli, pedagogista, Reiki Master e mediatrice familiare.Tali consulenze si svolgono attraverso colloqui su temi personali privati ed emotivamente significativi per l’interlocutore e si propongono di aiutare a ritrovare benessere e serenità interiore. Le problematiche di chi chiede aiuto possono andare dall’indecisione di fronte ad una scelta importante, a un disagio specifico nei confronti di una situazione, dal bisogno di essere incoraggiati in vista di una prova impegnativa, al senso di vuoto di un momento di crisi esistenziale. Presso il Centro sono disponibili anche le consulenze del Dott. Claudio De Santi, medico omeopata (cell. 335 8323446). Il Centro è anche sede dell’Associazione Olos-La Scienza della meditazione che si propone di promuovere e divulgare la conoscenza della Meditazione come esperienza dell’Essere, attraverso varie proposte che aiutino ad avvicinarsi con semplicità e in modo gioioso al profondo contatto con se stessi che le tecniche di meditazione possono aiutare a sperimentare.
CHE COS’E’ LA BIODANZA? Creata da Rolando Toro, di origine Cileno, psicologo, antropologo e poeta, la Biodanza è un sistema di esercizi studiati per favorire l’integrazione personale e l’incontro umano, basato su esperienze indotte dalla musica, dall’emozione e dal movimento/danza. Ebbe inizio verso gli anni ‘60, dopo lunghe e accurate ricerche che gli permisero di creare questo metodo. Esso consiste in un insieme di esercizi e di musiche studiate appositamente e che si basano su di un modello teorico che permette di alzare il tono di salute, migliorare la comunicazione con l’altro e riuscire ad sviluppare i nostri potenziali genetici. Si fa in gruppo e non è necessario saper danzare, ma solo avere tanta voglia di divertirsi e di riscoprire la “gioia di vivere”. Rolando Toro definì la Biodanza “La danza della vita”.
AGOSTO
SETTEMBRE
Sabato 4 ore 15-18 L’arte di essere bambini. Giochiamo con il corpo e con il colore Tema: IL CUORE, riconoscere tutte le emozioni - con Sara Baciga e Pietro Specchia – per bambini dai 5 ai 7 anni
Giovedì 6 settembre ore 20 HappyMedHour…un aperitivo assolutamente speciale! A cura dello Staff OlosGiovani dell’Ass. OLOS-LA SCIENZA DELLA MEDITAZIONE
Domenica 19 agosto ore 15-19 Pomeriggio di meditazione con Darvesh Silvano Bontempi
Venerdì 7 e 28 settembre ore 20-23,30 Seminario serale di Costellazioni Familiari con Hari Gunter Leone
Domenica 26 agosto ore 17-21,30 La Danza delle Dee. Un viaggio nel femminile per uomini e donne Workshop esperienziale con Renata D’Amico e Laura Belligoli
Mercoledì 12 e 19 settembre ore 20,30 Serata gratuita di presentazione del Metodo Rio Abierto con Chiara Scalfo
CENTRO OLISTICO
Giovedì 13 e 20 settembre ore 20,30 Serata gratuita di presentazione Biodanza con Cecilia Francisconi
Domenica 23 ore 15-19 settembre Pomeriggio di meditazione con Darvesh Silvano Bontempi
Martedì 18 e 25 settembre ore 20 Serata gratuita di presentazione del corso Yoga con Tosho Maurizio Padovani
Mercoledì 26 ore 19,30 settembre Cena cosmica “GIOVE” con Vange Toniolo e Silvana Sartori
Venerdì 21 settembre ore 18-22,30 La Danza delle Dee. Un viaggio nel femminile per uomini e donne Workshop esperienziale con Renata D’Amico e Laura Belligoli
Giovedì 27 ore 20,30 settembre Inizio corso Biodanza con Cecilia Francisconi
CENTRO OLISTICO
IL CONDUTTORE Tosho Maurizio Padovani insegna Yoga e conduce corsi di Respiro Energetico da diversi anni. INFOLINE: 348 2608250 - toshocaffe@yahoo.it Inizio corso Yoga presso il Centro IL SOFFIO martedì 9 ottobre ore dalle 20:00 alle 21:30
INFOLINE: 349 6493710
9:30-10:00 Benvenuto e presentazione 10:15-11:15 Meditazione del Chakra del Cuore
14:15-15:15 SALA 1: Giochiamo con la musica e il colore SALA 2: Meditazione Nadabrahma 15:30- 16:30 SALA 1: Meditazione Nataraj SALA 2: Meditazione Chakra Sounds
L’ Associazione Il Cigno è presente con i suoi insegnanti oltre che a Villafranca anche a Verona, Nogara, Isola della Scala, Povegliano (VR), Bonferraro (MN), Ostiglia (MN) e Porto Mantovano.
16:45-17:45 Meditazione Kundalini 18:00-19:00 Meditazione Vipassana 19:15-20:15 Aperitivo OlosGiovani + pausa cena 20:30-23:30 Trance Dance
Via Biadego, 6 - 37131 Verona (VR)
COS’E’ IL METODO RIO ABIERTO? Rio Abierto è nato in Argentina negli anni ’50 da un’elaborazione delle antiche conoscenze andine della psicologa Maria Adela Palcos. Rio Abierto significa “fiume aperto”. È un sistema di lavoro che si struttura attraverso il movimento con la musica e mira ad integrare Corpo-Mente-Emozioni-Spirito Rio Abierto si fa scalzi per migliorare la sensazione di connessione con Madre Terra e facilitare lo scarico di tensioni fisiche e stress mentale, e in cerchio, perché il cerchio è una forma archetipica che dinamizza l’energia e favorisce il contatto tra i partecipanti. Il movimento accompagnato dalla musica è ad imitazione; chi partecipa copia i movimenti dell’Istruttrice. Lo scopo è di portare il partecipante a sperimentare nuove posture e con esse una nuova percezione di sé.
Serate esperienziali gratuite presso il Centro IL SOFFIO: mercoledì 12 e 19 settembre ore 20:30
30.09.12 12:45-14:00 Pausa pranzo
Il metodo Rio Abierto: “Gioia e vita in movimento”
LA CONDUTTRICE CHIARA SCALFO: formata per il movimento e massaggio Rio Abierto presso il centro di Napoli nei primi anni ’90.
SCOPRIRE LA MEDITAZIONE
11:30-12:30 Presentazione del corso Learning Love
Yoga, benessere di mente e corpo
Dott.ssa Rosella Egione Professional Coach Tecniche Integrate per la Crescita e lo Sviluppo Personale e Professionale Verona Via Magellano 8 -
FESTIVAL COLONIE DI BORGHETTO, VALEGGIO SUL MINCIO (VR)
Il Centro Olistico Il Soffio si trova in Corso Garibaldi, 91 a Villafranca di Verona, adiacente alla stazione ferroviaria. Tutte le informazioni sul sito del Centro: www.centroilsoffio.it Infoline: 349 4567903 - laura@centroilsoffio.it
CHE COS’E’ LO YOGA? Yoga significa unione: unione di corpo e mente, di mente e respiro. Ma non solo.Yoga è vivere tenendo conto che siamo in contatto con gli altri esseri viventi e l’ambiente che ci circonda e che possiamo vivere in armonia solo rispettando certe leggi. Chi abbraccia lo Yoga si addentra in una via straordinaria che porta a riscoprire l’unione con il nostro vero Sé, l’unione con il Divino, qualunque sia la Sua forma, attraverso quel sacro tempio che è il nostro corpo. LA PRATICA YOGA Impareremo esercizi e semplici posture (asana) legate a vari periodi dell’anno e alle diverse difficoltà stagionali, al fine di disintossicare corpo, mente ed emozioni. Useremo posture ed esercizi lenti e progressivi per stendere la muscolatura e liberare la respirazione (pranayama). Ci faremo condurre da varie tecniche di rilassamento, dando importanza all’ascolto e alla consapevolezza, per trovare un equilibrio interiore e andare verso la realizzazione della nostra vera natura. Serate esperienziali gratuite presso il Centro IL SOFFIO: martedì 18 e 25 settembre ore 20,00
Serate esperienziali gratuite presso il Centro IL SOFFIO: giovedì 13 e 20 settembre ore 20:30 Inizio corso di di Biodanza presso il Centro IL SOFFIO: giovedì 27 settembre dalle 20:00 alle 22:30 INFOLINE: Cecilia Francisconi 333 1715424
INFOLINE: Laura 349 4567903 - Oriana 333 5640070
a Villafranca di Verona presso il Centro Olistico IL SOFFIO COUNSELING INDIVIDUALE, ORGANIZZATIVO E DI GRUPPO Il counseling è una relazione d’aiuto che si prefigge lo scopo di facilitare nella persona la consapevolezza e confidenza con le aree emotive, cognitive e corporee nel percepire se stessa, le relazioni e l’ambiente che la circonda. Obiettivo del counseling è quello di porre il soggetto nella condizione di libera espressione narrativa, creativa e costruttiva del suo mondo di rappresentazioni grazie al quale riconoscere e assegnare valore al proprio sentire. Il counseling sia individuale che in piccoli gruppi è basato sull’ascolto empatico, sull’effetto specchio, sul dialogo emotivo tra vissuti, rappresentazioni, convinzioni che il soggetto custodisce in sé con una chiave di lettura spesso stereotipata e disfunzionale. PROFESSIONAL COACHING Il coaching è una partnership che si stabilisce tra un coach e un cliente al fine di permettere a quest’ultimo di riconoscere e attingere alle proprie risorse per realizzare gli obiettivi e i progetti in cui lo stesso crede fermamente, sia in ambito personale che professionale. Il coach è un trainer motivazionale che assiste, stimola, sfida il cliente a perseguire con i propri mezzi le proprie realizzazioni. Con il coaching e il teamcoaching, persone e organizzazioni apprendono la capacità di andare oltre quei limiti che spesso ostacolano il cambiamento e che sono la causa di molti arresti progettuali oltre che di abbassamento di autostima e autoefficacia. Sessione dimostrativa gratuita chiamando il 3492866139 Da ottobre 2012 al Centro IL SOFFIO Coachmed: coaching e meditazione, discipline per una realizzazione olistica
Mitici percorsi. Le Dee dentro la Donna. Gli Dei dentro l’Uomo Il mondo degli dei greci, con le sue vicende leggendarie e i suoi miti, esercita ancora oggi su noi, uomini e donne occidentali, un forte influsso attraverso il suo potere archetipico. Gli dei sono uno specchio in cui possiamo vedere riflessa la nostra “immagine” e le “maschere” che indossiamo, spesso inconsapevolmente, per corrispondere alle aspettative del mondo esterno, al fine di trovare un nostro spazio all’interno di questa grande famiglia umana, così ben rappresentata dalla famiglia dell’Olimpo, proprio come fosse un gioco di ruoli. Le attività si basano sul lavoro dell’analista junghiana americana Jean S. Bolen. MITICI PERCORSI si sviluppa attraverso 3 proposte: La Danza delle Dee, La Danza dell’Olimpo e Mitiche relazioni, in cui gli archetipi vengono esplorati attraverso tecniche introspettive e dinamiche, quali la visualizzazione, la danza, la meditazione, i giochi di ruolo e l’espressione creativa. LE PROPOSTE AL CENTRO IL SOFFIO 1. La Danza delle Dee. Workshop – Domenica 26 agosto ore 17-21,30 e Venerdì 21 settembre ore 18-22,30 2. La Danza dell’Olimpo. Un viaggio nelle relazioni attraverso il mito Workshop – Domenica 21 ottobre 2012 ore 9-18 3. Mitiche relazioni. Serata esperienziale – Venerdì 12 ottobre 2012 ore 20,30-22,30 LE CONDUTTRICI Renata D’Amico, scrittrice e counselor relazionale, conduce percorsi di crescita personale ed espressione creativa. Laura Belligoli, pedagogista, mediatrice familiare e Reiki Master. INFOLINE 349 4567903 – laura@centroilsoffio.it
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Ambiente
AA cura cura didi Diego Diego Cordioli Cordioli
Green Hill finalmente sotto sequestro
Occasione sprecata: ma lo sviluppo sostenibile ha già messo radici e crescerà nonostante la debolezza mostrata a Rio dai leader politici la salvaguardia degli oceani e la prontezza di reazione ai disastri naturali. Dai governi che hanno preso parte ai lavori ci si aspetDal 20 al 22 giugno 2012 si è tavano provvedimenti chiari e svolta in Brasile, a Rio de Janei- mirati a promuovere lo svilupro, organizzata dall’Assemblea po sostenibile. Venti anni fa il Generale delle Nazioni Unite, Vertice della Terra aveva sensila Conferenza Mondiale sullo bilizzato le coscienze e l’opinioSviluppo Sostenibile, denomi- ne pubblica aprendo le porte ad nata anche Rio+20, in quanto impegni dei governi per la difesono passati 20 anni dal Vertice sa del clima, della biodiversità, della Terra di Rio de Janeiro del per la lotta alla desertificazione 1992. e molto altro ancora. Impegni Secondo quanto previsto la tuttavia di volta in volta disatteConferenza si poneva l’obiet- si e continuamente rinviati. tivo generale di verificare lo Anche quest’anno dai goverstato di attuazione degli impe- ni non sono stati presi impegni internazionali assunti negli gni precisi, ma solo promesse, ultimi due decenni, analizzare i rimandando sostanzialmente le progressi compiuti, raccogliere decisioni per la difesa dell’amle sfide emergenti e stimolare i biente e per lo stop alle emisgoverni dei singoli paesi a rinno- sioni inquinanti ad un accordo vare l’impegno politico per uno da realizzarsi entro il 2015. Nel sviluppo sostenibile, attraverso frattempo le emissioni di gas uno sforzo congiunto da parte serra cresceranno con il condei governi e dell’ intera socie- sueto corredo di uragani, allutà civile. Sette le aree di azione vioni, siccità e deforestazione, considerate prioritarie: l’ener- così come presumibilmente gia, le città sostenibili, il lavoro, cresceranno disparità tra i pola sicurezza alimentare, l’acqua, poli, miseria, carestie, malnu-
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A cura di Elisa Zanola
RIO+ 20: Conferenza ONU sullo sviluppo sostenibile di Luigi Facincani
I nostri Amici Animali
trizione e malattie. Altro che energia pulita, città sostenibili, lavoro, sicurezza alimentare ed acqua per tutti! Sempre a Rio negli stessi giorni della conferenza ONU si svolgeva una conferenza alternativa sugli stessi temi con la presenza di associazioni che praticano localmente e quotidianamente progetti economici sostenibili, di sindacati, esponenti del mondo scientifico e leader delle popolazioni indigene brasiliane, con centinaia di comunità di base ed agricole in lotta per il diritto alla terra, organizzazioni impegnate in attività educative e sociali, contro la deforestazione, per il diritto all’acqua, all’istruzione ed alla salute. Il risultato complessivo è sconcertante: due mondi diversissimi (i governi da una parte e le comunità dall’altra) hanno approfondito contemporaneamente e nella stessa città tematiche comuni senza dialogare tra di loro. Si avverte crescere una mag-
GLOSSARIO AMBIENTALE
Green Economy Per green economy si intende in generale un’economia rispettosa dell’ambiente, che attribuisce alla tutela e alla salvaguardia di tutte le risorse ambientali la stessa importanza che attribuisce al raggiungimento del profitto, indispensabile per garantire la sopravvivenza di un’attività economica. Al giorno d’oggi si definisce economia verde, o forse più propriamente economia ecologica, un modello teorico di sviluppo economico che analizza i benefici di un certo regime di produzione (aumento del Prodotto Interno Lordo) rapportandoli all’impatto ambientale generato dall’intero ciclo di trasformazione delle materie prime a partire dalla loro estrazione, passando per il loro trasporto, la loro trasformazione in prodotti finiti e per finire alla loro definitiva eliminazione o smaltimento. Questo modello propone come soluzione misure economiche, legislative, tecnologiche e di educazione pubblica in grado di promuovere uno sviluppo sostenibile attraverso: efficienza energetica, abbattimento delle emissioni di gas serra, riduzione dell’inquinamento locale e globale, utilizzo di risorse rinnovabili (biomasse, l’energia eolica, l’energia solare, l’energia idraulica) e procedendo al più profondo riciclaggio di ogni tipo di scarto domestico o industriale, evitando il più possibile sprechi di risorse. Si tratta dunque di un modello fortemente ottimizzato dell’attuale economia di mercato.
giore consapevolezza del fatto che non è sostenibile il nostro modello di sviluppo organizzato per produrre sempre di più, consumando continuamente risorse limitate ed in esaurimento. E’ necessario acquisire il senso della misura e del limite imposti dal solo pianeta che abbiamo a disposizione: la terra. Le numerose associazioni ambientaliste e non, unitamente ai singoli gruppi della società civile hanno preso le distanze dal testo finale della conferenza ONU. Secondo loro si tratta di un documento ufficiale mediocre, non all’altezza dello spirito e delle aspettative dell’evento, né all’altezza dell’importanza e dell’urgenza delle questioni affrontate. Gli impegni assunti per i prossimi negoziati sono fragili e generici e non garantiscono risultati. Il direttore generale del WWF International Jim Leape, ha dichiarato: “Rio+20 era una Conferenza sulla vita; sulle future generazioni; sulle foreste, gli oceani, i fiumi e i laghi da cui tutti noi di-
a cura di Luigi Facincani
pendiamo per avere cibo, acqua ed energia. Era una Conferenza per affrontare la pressante sfida di costruire un futuro che ci possa sostenere. Sfortunatamente, i leader del pianeta riuniti qui hanno perso di vista questa urgente motivazione. Ma l’urgenza di agire non è cambiata. E la buona notizia è che lo sviluppo sostenibile è una pianta che ha messo radici; crescerà nonostante la debole leadership politica qui a Rio. Infatti un’emozionante leadership cresce nelle comunità, nelle città, nei governi e nelle imprese che stanno gettando le fondamenta per proteggere l’ambiente, alleviare la povertà e portare il pianeta verso un futuro più sostenibile. Abbiamo bisogno di azione ovunque: da individui, villaggi, città, Paesi, piccole e grandi imprese e movimenti e organizzazioni della società civile. Dobbiamo tutti prenderci la responsabilità che i leader del pianeta hanno fallito a Rio e raddoppiare i nostri sforzi.”
La mattina dell’ 8 luglio 2012 ha visto la messa sotto sequestro di Green Hill, l’allevamento di beagle di Montichiari (BS) destinati alla vivisezione, da parte del Corpo Forestale dello Stato, con le accuse di “maltrattamento di animali”
Una trentina di forestali, con carabinieri, questura e polizia locale, sono entrati dentro l’allevamento e hanno cominciato un meticoloso controllo di tutti i cani, che sono stati contati, numerati, identificati e chippati quando privi di microchip. Alla struttura sono stati posti i sigilli e per il momento nessun cane può essere fatto riprodurre o essere venduto o ceduto. L’affidamento giudiziario dei cani per ora è a carico della stessa Green Hill, oltre che di Asl e Comune di Montichiari. Sembra quasi una beffa che a doversi prendere
cura dei cani in un caso di maltrattamento siano i proprietari dell’azienda stessa e coloro che dalle istituzioni locali hanno fatto di tutto per aiutarne i traffici, senza ascoltare le richieste di milioni di persone che ne chiedevano invece la chiusura. Purtroppo questa è la prassi nella maggior parte dei sequestri di animali in situazioni di maltrattamento. Alcune associazioni si stanno invece offrendo per essere i garanti legali e poter vigilare seriamente sul futuro dei cani, ma soprattutto per esserne affidatarie nel momento in cui, si spera, il se-
questro che per il momento è “probatorio” diventi definitivo. Tra queste anche associazioni già impegnate nel recupero di animali dai laboratori. Quella del sequestro di Green Hill resta comunque una buonissima notizia per tutti quegli animalisti che hanno lottato a lungo per salvare i cani dell’allevamento, ma è importante stare all’erta, perché Green Hill non è chiuso. Non ancora, perlomeno. In caso il sequestro che per ora è solo a fini di indagine possa diventare un concreto sequestro degli animali con affido, allora verranno stu-
Articolo dal sito internet http://www.fermaregreenhill.net/
PUNTI di DISTRIBUZIONE del GIORNALE Il Giornale è inoltre disponibile presso le edicole di VILLAFRANCA DI VERONA e nei seguenti punti di distribuzione: Redazione de “Il GIORNALE DI VILLAFRANCA” via L. Prina, 71 MBE - Mail Boxes Etc. via Napoleone III, 6 Municipio di Villafranca corso Garibaldi 24 Liceo E. Medi Via Magenta, 9 Ospedale “Magalini” - Via Ospedale, 2 Distretto A.S.L.22 - Via Ospedale, 5 (di fronte alla struttura ospedaliera) Casa di Riposo “Morelli-Bugna” - Via Rinaldo da Villafranca, 16 Centro Sociale CIRICUPE - Via Rinaldo da Villafranca, 9 Supermercati Martinelli - Via Don Fumano, 3 / Viale del Lavoro, 1 Uffici INPS - Via Marconi, 18 Piscine Comunali - Via Olimpia, 1 Staz. di servizio AGIP di Bernabeni - Via Mantova Staz. di servizio AUTOGRILL - Via Sommacampagna Il Giornale è inoltre disponibile presso le edicole di DOSSOBUONO, QUADERNI, PIZZOLETTA, ROSEGAFERRO, ALPO.
diati i metodi per dare casa agli animali che potranno essere dati in adozione. Purtroppo in Italia di strutture con animali poste sotto sequestro e rapidamente tornate a regolare attività ce ne sono molte. Così come ci sono ancora circhi che girano con animali “sequestrati” dentro i loro carrozzoni. Per questo motivo la mossa della Procura di Brescia non è indicativa della chiusura dell’allevamento e deve solo essere uno stimolo per mantenere alta l’attenzione su chi in questo momento si trova a decidere il destino dei cani di Green Hill.
Per più di due anni gli attivisti si sono battuti in mille modi per far conoscere questo allevamento, per rendere tutti partecipi del triste destino di migliaia di cani nati in una fabbrica e destinati alla vivisezione, per intaccare il velo di segretezza dietro a cui i vivisettori pensano di poter fare tutto quello che vogliono alle loro vittime. La speranza è quella di poter mettere al più presto la parola fine a questo allevamento e in questo modo intaccare il sistema della vivisezione, che ogni anno macina un milione di vite animali nella sola Italia.
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Sport Villafranchese
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A cura di Elisa Zanola
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Sport A cura di Elisa Zanola
Menga-Menga: su mezzi senza motore
Hockey Villafranca verso l’Europa
Conclusa la VI^ Edizione della Menga-Menga. Quando sport e spettacolo diventano cultura
Dopo il camp, i ragazzi di Mauro Merlini hanno gareggiato a Zagabria il 4 luglio mentre il team femminile guidato da Marco Saviatesta è volato alla volta di Valencia lo scorso 3 luglio
Bravi, bravi, bravi! E’ difficile trovare un articolo su un giornale che inizi così di questi tempi, ma è obbligatorio dire bravo a chi se lo merita. Come ogni anno da quando è iniziata, la menga-menga riporta ogni volta il sorriso, il divertimento, la gioia dei giovani per le vie di Villafranca. Non c’è assolutamente paragone con la sfilata dei carri allegorici del Carnevale; ogni ragazzo o ragazza si inventa un personaggio, una storia con la propria immaginazione in questa corsa competitiva di mezzi non a motore, che andrebbe documentata
come minimo in un libro. Sissignori, sono così tanti gli spunti che ognuno di loro dà ai cittadini di Villafranca di tutte le età, dai più piccini ai più vecchi che escono sulla strada per vedere questi “matti giovani”, che non si può non dire che l’allegria di questa sfilata non abbia paragoni con nessun altro evento. E un bravo anche a Luca Zamperini, assessore alle Politiche Giovanili, che era in mezzo a loro: un giovane tra i giovani e che soprattutto sta bene in mezzo a loro. Si dice che una fotografia vale mille parole: non resta che ammirarle. Foto di Jessica Vago gentilmente offerte da Don Michele
Dal 27 giugno al 3 luglio il “LamacchiTosoni” ha ospitato le Nazionali italiane under 16 maschile e femminile, in vista delle finali europee di hockey su prato che si sono disputate a Valencia in Spagna per le ragazze dal 3 Luglio (Eurohockey youth Championship), mentre i ragazzi sono andati a Zagabria e hanno giocato dal 4 Luglio(Eurohockey Youth Trophy). Appare una cosa semplice organizzare e partecipare a queste manifestazioni internazionali, ma considerando il particolare momento economico che sta vivendo il nostro Paese e non solo, tutto si complica. In fase di programmazione questi capitoli di spesa per la federazione subiscono un colpo di “mannaia” per mano dell’ austerity imposta. Di fronte alla scelta tra inviare a Zagabria e a Valencia due formazioni senza averle preparate, oppure organizzare un camp unico per “maschi e femmine” nel quale contenere i costi e chiedere una piccola quota di partecipazione agli atleti stessi, è stata scelta la seconda opzione. Così dopo il Consiglio Federale del 4 giugno, Brà, Villafranca e Padova hanno dato il proprio benestare per ospitare il camp e sono partite le richieste alle forze armate per poter usufruire di tende militari per l’occasione.
La burocrazia e i tempi sembravano vanificare le azioni del Consiglio, ma il Sindaco M. Faccioli di Villafranca il 25 giugno ha raccolto il disperato S.O.S lanciato dal Consigliere Federale M.Saviatesta e in accordo con la Protezione Civile ha fatto installare 8 tende per accogliere gli atleti con l’accordo che se la terra fosse tornata a tremare, le prime tende destinate all’emergenza eventuale sarebbero state proprio quelle di Villafranca. Il 26 giugno ci sono state le varie conferme a chi già comunque si stava muovendo per allestire al meglio il camp, così i dirigenti delle società di hockey di Villafranca e alcuni genitori si sono presi una settimana di ferie per garantire ai giovani la loro presenza sul camp 24 ore al giorno, gestendo oltre alla cucina anche un’ improvvisata ma efficiente lavanderia, raccogliendo le richieste dei ragazzi e dei tecnici che hanno imposto un accurato e mirato regime alimentare. Il camp si è rivelato subito molto efficiente e ha garantito un ottimo supporto ai 3 allenamenti giornalieri che sono stati gestiti al meglio, visto che non c’erano tempi morti dovuti agli spostamenti con i mezzi, grazie al fatto che il camp è stato realizzato accanto agli spogliatoi. E’ da sottolineare che solo grazie
alla manovalanza volontaria e all’apporto di sponsor privati si sono potuti abbattere i costi, infatti stoviglie monouso sono state omaggiate dalla Linpac plastics di S. Giovanni Lupatoto, C2 ha fornito frutta, la Paluani, da sempre attenta alle manifestazioni sportive, ha curato la colazione degli atleti e Nicolis project ha dispensato materiale tecnologico per fare la video analisi e seguire le partite degli Europei di calcio nel tempo libero. Dal 27 giugno al 1 luglio i 49 ragazzi si sono allenati in modo duro, con la speranza nel cuore di poter far parte dei 36 che sono andati a Zagabria e Valencia. A Valencia le Azzurre U16 si sono misurate con Olanda-Irlanda-Rep.Ceca-Spagna-Polonia-Belgio-Russia. Una fase finale molto dura dove non retrocedere già di per sé era un risultato apprezzabile. A Zagabria c’erano buone possibilità di “staccare” uno dei 2 biglietti disponibili per accedere il prossimo anno alla categoria superiore e l’Italia se lo è dovuto sudare contro Bulgaria-PoloniaSlovenia-Croazia-Rep.Ceca. La squadra dell’Hockey Villafranca si è resa disponibile a fare domenica 1 luglio, 2 amichevoli test per gli Azzurri. La prima partita è stata vinta dall’ Hockey Villafranca 7-3 la seconda, dagli Azzurrini 8-7. Al termi-
ne delle 2 partite, come in una sorta di “Grande Fratello”, si è colta nell’aria una forte emozione e tensione, il momento tragico era giunto e sono arrivati i nomi di chi sarebbe tornato a casa e di chi avrebbe difeso i colori azzurri. Per i primi di certo non è stato un fallimento, ma un arrivederci a presto, perché sono giovani e ancora hanno molte possibilità di migliorare nella tecnica e ancora un pò di tempo per terminare lo sviluppo fisico. Sicuramente dopo l’amarezza finale portano con loro un’esperienza comunque importante sia come atleti che come persone. Un arricchimento personale che non ha prezzo, sia per loro che per i ragazzi e le ragazze che sono partiti per l’Europa. Indipendentemente dal risultato sul campo hanno già vinto! Hanno avuto la meglio contro la crisi che avrebbe potuto negare loro anche questo sogno, hanno vinto contro la burocrazia e il tempo che impediva loro l’arrivo delle tende, hanno vinto grazie alla solidarietà delle famiglie dei dirigenti dell’Hockey Villafranca, hanno vinto grazie a quelle aziende veronesi che hanno dato il loro appoggio e grazie all’impegno del sindaco e dello staff... Grazie Villafranca!
2° trofeo LE SDINSE VILLAFRANCA - PALUANILIFE
Via Quadrato, 26 - Villafranca (VR) tel. 045.6300349 - cell. 347.2436156
Il 19 agosto prossimo avrà luogo il 2° trofeo organizzato dal gruppo ciclistico Le Sdinse Villafranca che, sposando il progetto Paluanilife ha voluto così intitolare le proprie gare. Il progetto Paluanilife, è rivolto ai ragazzi per trasmettere loro lo spirito del divertimento facendo sport all’aria aperta, nel rispetto dei valori di genuinità e correttezza sportiva. Una alimentazione adeguata e tanto movimento, sono la base di uno stile di vita sano. Partiamo dall’inizio, con la nascita nel 2005 del gruppo ciclistico Le Sdinse dall’idea di alcuni amici che trovandosi abitualmente a pedalare, decisero di fare una divisa uguale ed affiliarsi ad un ente riconosciuto. Nell’arco di breve tempo, le nuove divise e il nome particolare dato alla società si fanno notare sui percorsi ciclistici e il piccolo gruppo diventa una bella squadra di tesserati e simpatizzanti. Nel 2010 la svolta, con l’affiliazione alla Federazione Ciclistica Italiana e la volontà del Consiglio Direttivo del gruppo di promuovere il ciclismo a livello giovanile, cosa che nel comune di Villafranca mancava da circa vent’anni. E’ così che nel 2011, viene organizzata la prima gara per esordienti di età 13 e 14 anni. La manifestazione dello scorso anno, ha visto al via 152 atleti divisi in due categorie, appartenenti a 29 società sportive provenienti dalle province di Verona, Trento, Bolzano, Vicenza, Treviso, Mantova e Parma riscuotendo un grandissimo successo grazie anche alla prestigiosa presenza al momento delle premiazioni del campione Damiano Cunego, beniamino dei ragazzi che hanno potuto fotografarsi assieme a lui. Il 19 agosto
partirà invece la seconda edizione. L’impegno del gruppo ciclistico Le Sdinse quest’anno è notevole in quanto saranno in programma 5 gare che vedranno al via le categorie esordienti 13 anni, esordienti 14 anni, allievi 15 anni, ragazze esordienti e ragazze allievi con un numero complessivo di 450 atleti. Nelle due gare femminili verranno assegnati i titoli di campionesse provinciali che indosseranno la relativa maglia. La provenienza sarà da tutto il Veneto e Trentino Alto Adige. Inoltre nuovo circuito, più lungo e più veloce. Viene abbandonato il circuito del centro storico, in quanto la chiusura totale del centro per l’intera giornata e la carovana di atleti, accompagnatori e genitori avrebbero sicuramente arrecato parecchi disagi. Viene trasferito il tutto a nord del paese, con partenza e arrivo precisamente in via Adamello e punto logistico presso il centro fitness Body Energie, sede peraltro del gruppo sportivo Le Sdinse. Il circuito arriverà a toccare la località Ganfardine per poi ritornare attraversando la zona industriale. Un bel circuito di quasi 7 chilometri, adatto ai velocisti. Si inizia con la prima gara alle 8.30 per terminare senza interruzione verso le ore 17 con le premiazioni. Nell’area di partenza a arrivo sarà allestito uno spazio ristoro con possibilità di pranzare per tutti coloro che vorranno godersi una giornata di ciclismo. Qualsiasi altra informazione potrà essere ottenuta visitando il sito www.lesdinse.com o scrivendo a info@lesdine.com.
PAG. MBE maggio.pdf 1 21/05/2012 16:49:23
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“Farinel el frutarol de San Roco”
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M C Y M CM Y MY CM CY MY CMY CY K CMY
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Per le aziende richiedere specifiche offerte Per le aziende richiedere specifiche offerte Via Napoleone III, 6 - 37069 Villafranca di Verona (VR) - Tel. 045.6305207 - Fax 045.6305176 - info@gruppocordioli.com Via Napoleone III, 6 - 37069 Villafranca di Verona (VR) - Tel. 045.6305207 - Fax 045.6305176 - info@gruppocordioli.com
Care amiche,cari amici,ben ritrovati.Rieccoci al nostro appuntamento con la “Villafranca de ‘na ‘olta” e sarà la storia “de ‘n frutarol” a riportarci indietro nel tempo. Questa volta tocca a Giacomo Dalfini detto “Farinel”. La sua era (ed è tuttora) una dinastia “de frutaroi”, lo era infatti suo padre Gaetano che visse e lavorò sempre assieme con il suo inseparabile fratello Danilo. Giacomo, classe 1909, era il secondo di quattro fratelli, il primo era Bruno che pure abbracciò la professione del padre (“el frutarol”) e dopo di lui c’era Danilo, appassionato ciclista di buon talento che non trovò l’anima gemella (rimase da sposare) ed infine Nello che invece, diventato stimato professore, insegnò anche nella sua Villafranca. E non posso non parlare, anche se bur brevemente, di Danilo, almeno di quella gara che, vuoi per la sfortuna vuoi per l’assonanza del soprannome, lo rese famoso: “su la curva del castel casca en tera Farinel”. Erano gli anni di Binda e Girardengo e molti giovani cercavano la gloria e un futuro con la bicicletta. Secondo alcuni quella corsa era un’edizione della Mantova-Milano. Poiché le strade non erano ancora asfaltate e poi si sa, non erano esclusi colpi bassi, papà Gaetano era preoccupato e non voleva assolutamente che Danilo partecipasse alla gara tanto che alla vigilia gli nascose una ruota della bicicletta da corsa, sepellendola nel letamaio. Non si seppe mai come ma Danilo riuscì ad averne una in prestito ed a presentarsi puntualmente al via. Figuratevi la faccia del padre quando seduto all’ “Ostaria delle culate” (sul corso pressappoco dove oggi c’è la bottega di “Baeto”) e convinto di aver impedito al figlio di partecipare alla corsa, se lo ritrovò “tra le gambe”. Danilo infatti, rimasto sempre con i primi e ormai a poche decine di metri dal traguardo volante posto nella piazza del proprio paese, anticipava tutti nello scatto ma nell’affrontare a tutta velocità la curva che immetteva sul corso scivolò sullo sterrato finendo rovinosamente tra i tavoli dell’osteria, proprio tra le gambe del padre. Come recita la nota filastrocca, il traguardo l’avrebbe tagliato “Ricciolina con la sporta della margarina”. Ma torniamo a Giacomo “Farinel”. Egli trascorse la giovinezza con il padre ed i fratelli “a far l’ortolan”, come si sarebbe dovuto più propriamente dire, visto che allora non vendevano altro che patate, cipolle, rape, radici amare (naone) e di frutta solo qualche mela bacata. Era una vita dura e di sacrificio, sveglia ben prima dell’alba per andare, con cavallo e carretto, a Verona in piazza Isolo a far acquisti ( gli ex mercati generali di viale del Lavoro furono inaugurati solo nel 1951) e poi direttamente al mercato. Ogni giorno una piazza diversa: tra le altre Castelnuovo, Peschiera, Bussolengo ed il mercoledì naturalmente Villafranca. E se rimaneva merce invenduta, occorreva fare il giro di corti e borgate.Tornati a casa poi non era finita, ore a “cavar buti de patate”. Giacomo dopo aver svolto il servizio di leva fu richiamato per la guerra. Tre anni di Albania, Grecia ed Africa. Tornato in patria nel ‘42 fece appena in tempo a sposarsi con la Carmela Rizzini che fu fatto prigioniero dai tedeschi e spedito in campo di concentramento in Germania. Il suo fisico così temprato dal lavoro e dalle fatiche gli consentì di sopravvivere alle percosse ed agli stenti e finalmente, alla fine della guera, di tornare a casa. Il suo matrimonio fu allietato dalla nascita prima di Valeria e poi di Pietro e Gaetano che subentrati insieme nell’attività di famiglia (come il padre e lo zio) stanno ora “addestrando” la quarta generazione di “farinei”. Giacomo dotato di acume negli affari e di pronta parola, come si conviene ad ogni venditore, attraversò gli anni del boom economico sempre con la medesima dedizione al lavoro e spirito di sacrificio. Nella foto degli anni ‘60, è quello al centro col cappello (mentre quello che gli è vicino è Mao Gnechi) e, come si vede dalla frutta in esposizione sul “bancheto”, poteva ormai ben chiamarsi “ el frutarol”. Egli è stato di sicuro un “personaggio” della “Villafranca de ‘na ‘olta, quando i perseghi i se mandaa tuti a Verona par i siori e de fruta sul bancheto se vendea solo qualche pomo ocià (mele troppo mature) parchè quei sani i costaa masa e no i g’avea marcà” Alla prossima, Rico Bresaola
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