Marzo Sfogliabile

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N OT I Z I A R I O D I I N F O R M A Z I O N E D E L C O M P R E N S O R I O V I L L A F R A N C H E S E MARZO 2013

R e g i s t ra z i o n e a l Tr i b u n a l e d i Ve ro n a n . 1 8 3 8

Chi di politica ferisce di politica perisce L’avanzata dei grillini al potere. L’instabilità politica di un Paese diviso. Come si orienterà Villafranca in vista delle prossime elezioni amministrative di Maggio? L’ E D I TO R I A L E

di Diego Cordioli

Villafranca alzerà la testa? Se la confusione post elettorale regna sovrana, in questo numero cerchiamo di fare un po’di chiarezza sulla condizione del nostro Paese. Viviamo in una nazione alla deriva? Ingovernabile? Luogo di impossibili alleanze? Quando il nuovo avanza porta sempre con sé una carica destabilizzante. Quali sono le novità, quali i rischi dell’attuale situazione politica? E come potrebbero ripercuotersi su Villafranca in vista delle elezioni amministrative di maggio? Certo è che quello di cui avrebbero bisogno i cittadini villafranchesi, sarebbe un Primo Cittadino in grado di riportare Villafranca al ruolo che le compete. Non di paese satellite, succube di volontà politiche che provengono da altrove, ma indipendente, orgoglioso della propria autonomia. Una Villafranca libera di esprimere le volontà dei suoi abitanti, non quella di chi, con la nostra cittadina, poco ha a che fare. Il nuovo Sindaco e la nuova classe dirigente dovrebbero far si che Villafranca possa scoprire di essere quello che è: un paese libero. Facendo in modo che possa crescere sempre di più, svincolandosi dal provincialismo in cui una certa politica vorrebbe isolarla. Villafranca è stanca di obbedire, vorrebbe finalmente poter essere degnamente amministrata. Con l’orgoglio di una cittadina che sa di avere le risorse per poter primeggiare. Le riflessioni politiche saranno il filo conduttore di questo numero del giornale. Per alleggerire un po’ la seriosità degli argomenti, abbiamo pensato anche ad uno spazio nuovo, un luogo in cui svagare l’attenzione, allentare la concentrazione per indirizzarla al

VILLAFRANCA DOMANDA...

Villafranca: borgo libero

Grezzanella: una priorità mancata

articolo a pag. 3

L’ARMA AZZURRA

Aeronautica: un pezzo da novanta! articolo a pag. 9

NOTIZIE DALL’ARMA

ATTUALITA’

Carabinieri: l’arma risponde articolo a pag. 8

articolo a pag. 5

AMBIENTE

SPORT

Ah, se potessi avere ne mio paese... articolo a pag. 12

Benessere e sport: il mondo del fitness articolo a pag. 13

› segue pag. 3

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Primo Piano

A cura di Diego Cordioli

Chi di politica ferisce…di politica perisce A dominare, nel nostro Paese, è sicuramente l’incertezza. E’ lei la vera vincitrice delle elezioni politiche nazionali che si sono concluse lasciando in eredità ad una nazione governata male, la spada di Damocle dell’ingovernabilità. sempre ben accetta, il loro successo apre spazi di riflessione che crediamo sia importante condividere. Se comici in politiUn’Italia divisa, incerta, che ca, seppur non di professione, se avanza insicura: la stabilità sem- ne possono annoverare diversi, bra una meta lontana. In qualche è un fatto nuovo che chi si era modo anche l’assetto politico ri- per anni occupato di contestare flette la situazione più diffusa nel il mondo politico, ne entri a far nostro Paese, quella del precaria- parte. Il ruolo della satira, dalle to. Il lavoro è precario. I rappor- sue più remote origini, è sempre ti umani, ugualmente precari. E stato quello di opporsi a posizioprecaria è anche la situazione di ni di potere istituzionali. La sua una politica che si destreggia a fa- forza consisteva proprio nel non tica nel mondo liquido della con- venir assorbita da quei meccanitemporaneità. Lei, così abituata smi propri del potere e dei suoi a posizioni di potere immutabi- apparati. Ora, se chi ad esso si li. Ma non è questa l’epoca dei opponeva ricopre una posizione troni, anche se c’è chi in politica, di potere, come si potrà risolvenonostante la precarietà della re questo implicito paradosso? stessa, troneggia da fin troppo Sarà ancora possibile una genutempo. E poi, ci sono comparse ina, libera opposizione? Il rischio nuove. Che siano i grilli parlanti è quello che la carica eversiva di una coscienza collettiva che e di contestazione di quel popare abbiano improvvisamente tere venga meno, una volta che risvegliato? O presenze fastidio- chi lo criticava, è stato investito se, che sarebbe meglio mettere dello stesso potere (politico). La a tacere? La novità di queste ele- funzione oppositiva sarebbe sizioni, sono loro, Grillo e i grillini. curamente stata assolta meglio Se una ventata d’aria fresca in un se Grillo fosse rimasto dall’altra panorama spesso così paludoso parte della barricata. In un certo e stagnante com’è la politica, è senso, in questo modo, si è alledi Diego Cordioli

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ato con il nemico, politicizzando quella che per sua natura forse avrebbe dovuto restare un’antipolitica o per lo meno, un’antipartitica. In un certo senso, il discorso contro il potere si è fatto esso stesso discorso del potere. Sono meccanismi che non risultano evidenti, sicuramente sono occulti agli elettori, talvolta invisibili agli stessi attori politici: ma quella che sembra essersi realizzata, con la vittoria dei grillini alle politiche, è una protesta ghigliottinata sul nascere, un movimento inglobato nelle logiche del potere e reso subito, dopo questa assimilazione, non diverso dalle altre forze politiche in gioco. Coloro che hanno espresso attraverso un voto di protesta a Grillo, la loro rabbia verso le istituzioni, in qualche modo hanno contribuito ad uccidere la protesta di cui essi stessi si facevano i depositari. Ed ora, lo stallo. E’ naturale che Grillo e i suoi, dopo aver raccolto tanti voti a loro favorevoli, facciano fatica a stringere alleanze politiche. Loro sono prima e innanzitutto, contro. Ma chi è contro, può esprimere il suo dis-

senso attraverso la piazza, l’informazione via web e altri strumenti, quando non entra nelle grigie aule del potere. Lì gli ingranaggi funzionano diversamente e per far muovere l’imponente macchina-nazione, bisogna pur iniziare a stringere alleanze e a muoversi per rendere realizzabili le proprie proposte. Sono le regole di quel complicato gioco che è la politica. Se si tenta di mutare le regole, il rischio è quello di cambiare il gioco, se si ha abbastanza forza, o di venirne estromessi ed ostracizzati, se l’energia che si supponeva di avere era superiore a quella reale. Grillo già si lamenta dell’attacco mediatico che sta subendo: al posto di accusare gli organi di informazione di essere servi di questo o di quel partito, forse farebbe meglio a interrogarsi sul loro ruolo, non dissimile da quello che ha quella satira di cui egli stesso, fino a poco tempo fa, si faceva portavoce. Chi informa, almeno nel caso della libera informazione, dovrebbe essere portato a puntare spesso il dito contro il potere, piuttosto che assecondarlo. Ora che anche

Grillo di quel potere fa parte, dovrà abituarcisi. Ad altre forze nuove della politica, come il movimento FARE di Oscar Giannino, ma anche a Rivoluzione Civile di Ingroia e agli altri nuovi e vecchi protagonisti di queste elezioni politiche, non è stato riservato certo un trattamento diverso. Venendo a Villafranca, a maggio ci saranno le elezioni amministrative. La situazione locale vede di solito la prevalenza del singolo sul partito: spesso la persona che si vota la si conosce ed il voto va alla fiducia che sappiamo di poter riporre in lei. Ma se anche a Villafranca si ripetesse, in miniatura, a livello micro, la stessa situazione nazionale? Sarebbe possibile amministrare una Villafranca scissa come il nostro Paese, che sarà probabilmente chiamato a votare ancora, per formare il nuovo Governo? E quali potrebbero essere gli antidoti per assicurare alla nostra cittadina una governabilità maggiore di quella nazionale? Lasciamo aperti questi quesiti: la risposta, la affidiamo alle riflessioni di ogni singolo lettore ed elettore.

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Primo Piano A cura di Diego Cordioli

Villafranca: borgo libero Ci mancava solo Miozzi nella campagna elettorale villafranchese. Le dichiarazioni del Presidente della Provincia e Sindaco di Isola della Scala, secondo Paolo Martari, danno l’idea dell’elevata temperatura che regna nel centrodestra. quella di Miozzi, che certifica, per l’ennesima volta, che il centrodestra di Villafranca non è in grado di fare sintesi per il bene comuDunque ci penserà lui e solo lui ne” replica il candidato Sindaco a far tornare la pace e la serenità Paolo Martari “e chiama in aiuto tra gli uomini del PdL. Ed il sistema i reggenti provinciali, regionali se pare sia quello delle epurazioni… non addirittura nazionali per ria cominciare dal Presidente del solvere le diatribe interne. Dopo Consiglio Comunale Enrico Or- coloro che vogliono portare a tombina, reo di essersi avvicinato Villafranca il “modello Verona” a Tosi. Ma è probabile che a lui e la lista civica di Tosi, ora arriva seguiranno altri, visto che molti in soccorso del Sindaco l’eserci“senatori” pidiellini ne hanno to della salvezza del PdL guidato condiviso la scelta. Nel frattem- dal presidente Miozzi. Cambiano po la maggioranza villafranchese i nomi ma il risultato è sempre ha smesso di governare da mol- identico: a “ciacole” Villafranca ti mesi e, nel silenzio generale, il ambisce a diventare grande, ma Consiglio Comunale difficilmen- alla prova dei fatti gli amministrate verrà ancora convocato prima tori del centrodestra villafrandi maggio. “E’ una dichiarazione, chese non si mettono d’accordo di Paolo Martari

su nulla e obbediscono agli ordini che vengono imposti da Verona (ricordo che anche Faccioli venne deciso a Padova dopo lunga contesa con Francesco Arduini: historia docet). Andando avanti così continueremo ad essere la succursale di Verona, non sapremo mai fare sistema col territorio che ci circonda e perderemo altre possibilità oltre a quelle che sin qui sono state perse!”. Secondo l’esponente del PD, che ha da tempo avviato il progetto “Idee in Cantiere” e che sta dando forma ad una sua lista civica in vista delle imminenti elezioni amministrative, dunque “per questa via si fa del male a Villafranca ed al villafranchese. Villafranca nasceva oltre 800 anni fa per essere bor-

go libero, non asservito ad altri. Mentre in modo recidivo questi amministratori ci vogliono raccontare che dobbiamo metterci l’anello al naso, chinare il capo ed essere guidati da illuminati politici di città, che nulla o quasi conoscono della dinamica e delle potenzialità della nostra città, del nostro territorio e dei

Paolo Martari: parliamo del cantiere Magalini Abbiamo intervistato il candidato Sindaco del PD, fondatore del movimento Idee in Cantiere, sul tema dell’ospedale Magalini. Secondo lei, a cosa sono da imputare i ritardi nella riapertura del Magalini? Sono passati ormai 10 anni dall’incendio del “vecchio” Magalini ed ancora non è operativo il “nuovo” Magalini. Questo grave ritardo mi pare che non possa essere messo né sul conto dei progettisti, né su quello delle imprese appaltatrici. Va attribuito alle forze politiche che hanno gestito la sanità veneta negli ultimi 15 anni: Lega Nord e PdL. Da tempo denunciamo che per Villafranca è mancato un progetto chiaro ed ancora non si sa quale sarà il futuro del nostro ospedale. Nel frattempo però la Regione ha investito decine e decine di milioni di euro per ampliare Bussolengo, per sostenere la sanità privata nel veronese ed ora è costretta a chiudere molte strutture. Ma alzi la mano chi sa dire con esattezza quali funzioni e servizi saranno inseriti nel nuovo ospedale.

nuovo ospedale. Ma soprattutto spero che esso risponda alle esigenze principali di questo territorio, che interessa oltre 80.000 persone. Mi riferisco principalmente ad un Pronto Soccorso ed ai reparti necessari per salvare la vita nei casi d’urgenza (rianimazione, terapia intensiva, ecc.). E ciò dipenderà molto dalla quantità e qualità del personale medico ed infermieristico oltre che da quella degli apparecchi diagnostici che la Regione metterà a disposizione del Magalini. Però devo dire che sono seriamente preoccupato per l’incertezza sulle schede sanitarie che stabiliscono quali reparti saranno ospitati a Villafranca. La Regione dice che è tutto chiaro, ma perché non le diffonde prima delle elezioni amministrative di Maggio? Eviterebbe dietrologie e rasserenerebbe il clima. Oppure ci dobbiamo attendere qualche amara sorpresa per l’estate?

Cosa si potrebbe fare a Quali sono le sue previsio- suo avviso per accelerare il ni in merito? Quando cioè, processo? secondo lei, i villafranchesi Nulla sotto il profilo del canpotranno riavere un noso- tiere: se non ci saranno imprevicomio funzionante? sti dovrebbero essere rispettati Io mi auguro che nel giro di i tempi per terminare il fabbri18 mesi possa essere aperto il cato. Rimane invece da capire

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quando, dove e come verranno realizzate le opere di viabilità ed i parcheggi necessari. Il comune deve pretendere di non essere abbandonato da Venezia, che può benissimo usare i soldi risparmiati dall’appalto (circa 20 milioni) per completare le infrastrutture di completamento. Altrimenti il Magalini sarebbe un’opera incompleta.

Magalini serve non solo per Villafranca, ma per un grande territorio che reclama servizi qualificati. Credo che sia un intero territorio che debba credere in questo progetto. Il che vuol dire collaborare sotto il profilo politico ed economico perché il nuovo Magalini sia l’ospedale di tutti. E Villafranca ha, in questo, un compito fondamentale.

Chi o quali strutture dovrebbero essere coinvolte, a livello politico, economico ma anche di volontariato, per assicurare a Villafranca il suo ospedale? Io la vedo così: il bilancio regionale è in affanno e le spese socio-sanitarie vanno ridotte. Si parla di riorganizzazione degli ospedali veneti, che significa chiusura di molte strutture. L’eccellenza chirurgica è stata costruita a Verona, in Borgo Trento, con oltre 30 sale operatorie che devono funzionare a spron battuto. E’ chiuso Valeggio, chiude Isola, chiude Bovolone, rimane Legnago: c’è un’ area vastissima – quella a sud ovest di Verona – che richiede una risposta forte. Ragionare ancora nella logica della contrapposizione tra Villafranca e Bussolengo mi pare anacronistico. Il

Secondo lei, quali sono le responsabilità dell’attuale amministrazione e cosa invece ha fatto per il Magalini? L’amministrazione ha commesso l’errore di ritenere che la “filiera” di riferimento potesse rassicurare su tempi di realizzazione e risultato finale. Hanno pensato che le scelte ospedaliere fatte nel 2003 potessero restare immutate per sempre, mentre invece ora tutto è rimesso in discussione. Bisogna vedere se 4 ospedali (Peschiera, Negrar, Bussolengo e Villafranca) possono essere ancora sostenuti finanziariamente nella nostra ASL 22. Inoltre mentre Isola della Scala ha mobilitato 26 sindaci dei comuni della Bassa a difesa del proprio ospedale (in fase di chiusura), noi ci siamo isolati e siamo ri-

nostri concittadini. Credo che serva davvero un maggiore amor proprio e un gesto di orgoglio: Villafranca sa scegliere la propria classe dirigente e vuole cambiare passo, per crescere davvero assieme ai comuni contermini, non isolandosi e perdendosi in beghe di bassa politica spicciola”.

L’ E D I TO R I A L E ...continua da pag. 1

proprio benessere. Ecco quindi una nuova rubrica dedicata al mondo del fitness, perché, si sa, che la salute della mente, passa anche per quella del corpo. Ritornano poi i temi di importanza nazionale, come l’ascesa di Grillo al potere e di stretta attualità locale, come la Grezzanella: perché la sua conclusione non sembra più una priorità per l’amministrazione? Seguono le rubriche dedicate alla salute, le pagine intrepide dei Carabinieri di Villafranca e dell’Arma Azzurra. Poi l’angolo dei Frati Cappuccini e accanto a quello, le mostre in Castello. Non si possono dimenticare l’ambiente e lo sport; infine presentiamo le lettere dei lettori: perché l’informazione siete anche voi. Diego Cordioli masti tranquilli aspettando che da Venezia giungessero notizie rassicuranti. Invece l’incertezza regna sovrana e rimaniamo in attesa di scoprire le nuove schede sanitarie, come alla lotteria di Capodanno. Solo che qui, se non vinciamo, perdiamo tutti un treno importante, che non ritornerà.

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Attualità A cura di Diego Cordioli

La Grezzanella: una priorità mancata A distanza di 5 anni dall’avvio del 1° lotto della Circonvallazione di Villafranca, si riassume il deprimente stato in cui versa detta opera stradale, con il timore che il completamento non avverrà neppure nei prossimi 5 anni. nel Piano triennale regionale Integrativo 2009-2011 (v. Bur regionale), dove non si comprende né la reale priorità assegnata alla nostra circonvallazione né come verranno utilizzati i 100 mln di finanziamento integrativo assegnati nel 2012. Si tratta poi di finanziamenti incerti, se si considera che il bilancio regionale, in perdita, nell’ultimo rendiconto 2011 è di - 834 mln! Lo stato d’opera del 1° lotto della circonvallazione rimane in grave ritardo rispetto ai programmi ed alle aspettative dei cittadini, mentre il 2° lotto (per il quale la Provincia chiede l’impegno di spesa a partire dal 2014) di certo subirà gli stessi ritardi, se non vi sarà, almeno ora, un pressante e deciso interessamento da

parte dell’Amministrazione Comunale per mutare la situazione. Affinché le parole sulla priorità della Grezzanella non siano vane chimere, tutti i cittadini vorrebbero sapere se, o quando, il progetto definitivo del 2° lotto sarà affrontato dalla Commissione provinciale VIA. Ed in proposito duole ricordare che Veneto Strade, e/o la Regione, non rispettarono le “raccomandazioni” della Commissione provinciale VIA (e le osservazioni dei cittadini) sul 1° lotto: di sottoporre alla valutazione entrambi i lotti, invece (come si evince dal verbale n. 87 del 10/02/2005 della Commissione) furono presentati “senza soluzione di continuità seppure funzionali al reperimento dei fondi necessari” e inoltre Veneto

Ora vediamo se i grillini sono capaci di governare «D´ora in poi, bisognerà tenere in forte considerazione il voto di protesta». Il presidente della Provincia, Giovanni Miozzi non sfugge di fronte all´evidenza dei risultati elettorali… «Adesso vediamo cosa faranno i parlamentari eletti da Cinque stelle quando si troveranno di fronte all´amministrazione della cosa pubblica. È facile protestare e contestare, ma ora i grillini devono dimostrare che sono in grado di passare dalla protesta al governo», afferma ancora Miozzi. E ha aggiunto poi ai microfoni di Telearena: «Solo dopo aver dato le risposte ai tanti problemi del nostro Paese, potremo capire la capacità dei grillini». Poi, però, l´esponente del Pdl non può non fare i conti anche con il risultato del centrodestra, ottenuto dal Pdl sia in città che in provincia «È vero», afferma, «siamo passati dal 56 per cento ottenuto alle elezioni per la presidenza della Provincia (ma era il

59% ndr) al 33% di queste votazioni ma neanche il centro sinistra ha fatto tanto meglio di noi». Il motivo? «Aveva il 44% nelle elezioni per la Provincia (ma aveva il 23% ndr) ora ha avuto il 21% e abbiamo perso tutti e due il 20% in queste votazioni». Poi precisa: «Si tratta di ragionamenti a spanne», afferma Miozzi. Un risultato elettorale con uno stravolgimento dei rapporti di forza esistenti prima dell´appuntamento alle urne. Miozzi sembra avere una spiegazione: «Prima di oggi», spiega, «c´era il bipolarismo del centrodestra contro il centrosinistra. Ora il voto è molto più frammentato ed è entrato in gioco prepotentemente il movimento di Beppe Grillo che ha scombinato le previsioni».

Strade non diede risposta alla richiesta della Commissione (inserita nel punto 4 della VIA) di uno studio di fattibilità e di analisi dei costi concernente un diverso posizionamento della rotonda di attraversamento dell’incrocio di Via Sant’ Eurosia. Di conseguenza nel 2008 (dopo ricorso dei proprietari di via Sant’Eurosia danneggiati dall’opera stradale), Veneto Infrastrutture non eseguì gli espropri dei terreni coinvolti dal tracciato che rispetto al progetto originario fu accorciato di 25 metri nel tratto finale, così come non si fece il sottopasso ciclabile previsto in quell’incrocio, manufatto che ora dovrebbe far parte del progetto del 2° lotto. Ora il 1° lotto è inutilizzabile nella parte terminale,

ad eccezione della controversa rotatoria di via Sant’Eurosia che invece è stata aperta al traffico prematuramente e forse senza il necessario collaudo. Si domanda pertanto al Sindaco quali iniziative intenda adottare per risolvere le problematiche qui segnalate e se abbia intenzione di far rimuovere ogni ostacolo burocratico e finanziario affinché la Provincia di Verona e la Regione diano la giusta priorità alla Grezzanella, rispetto le altre opere stradali veronesi e del resto del Veneto. I cittadini e il Comitato Antitraffico di Villafranca domandano che sia certa nei tempi, la rapida realizzazione dell’intero tracciato della Circonvallazione.

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Da vecchie rilevazioni, il traffico cittadino supera gli 80.000 veicoli al giorno e non sembra avere una soluzione a breve termine l’imperversare dei mezzi pesanti della S.R. n. 62 VR-MN che attraversano il centro “storico” nelle due direttrici dei viali di via N. Bixio e di via Messedaglia. Purtroppo, da anni, non si eseguono i necessari controlli dell’intenso inquinamento urbano. Detto ciò si aggiunge quanto poco venga considerata la realizzazione della Circonvallazione di Villafranca, che non appare certo una priorità, né nella lettera del Presidente della Provincia del 07/11/2012 all’Assessore Renato Chisso dove il 2° lotto della Grezzanella si trova al 3° posto delle priorità veronesi, né

Via G. Rensi, 4 – 37069 – Villafranca di Verona (VR) Tel. 3492388777 – E-mail: lucazamperini@gmail.com

La propaganda a mezzo stampa e radiotelevisiva: Le regole per la propaganda elettorale a mezzo stampa e radiotelevisiva sono stabilite con apposito provvedimento dall’Autorità per le Garanzie sulla Comunicazione in attuazione della legge 22 febbraio 2000, n. 28 in materia di parità di accesso ai mezzi d’informazione e di comunicazione politica e decorre dalla data di convocazione dei comizi elettorali. Queste regole non si applicano agli organi ufficiali di stampa e radiofonici dei partiti e dei movimenti politici e alle stampe elettorali di liste, gruppi di candidati e candidati impegnati nella competizione elettorale. Sono consentiti: 1. gli annunci di dibattiti, tavole rotonde, conferenze, discorsi; 2. le pubblicazioni o le trasmissioni destinate alla presentazione dei programmi delle liste dei gruppi di candidati e dei candidati; 3. le pubblicazioni o le trasmissioni di confronto tra più candidati. Tutte le pubblicazioni di propaganda elettorale a mezzo di scritti, stampa o foto stampa, radio, televisione, incisione magnetica ed ogni altro mezzo di divulgazione, debbono indicare il nome del responsabile committente. Gli strumenti di propaganda elettorale relativi ad uno o più candidati, prodotti o commissionati da sindacati, organizzazioni di categoria o associazioni, devono essere autorizzati dai candidati o dai loro mandatari. Dalla mezzanotte del secondo giorno antecedente la data delle elezioni, e cioè con la chiusura della campagna elettorale scatta il divieto per qualsiasi forma di propaganda, compresa quella effettuata attraverso giornali e spot televisivi. PER LA VOSTRA PUBBLICITA’ ELETTORALE INVIATE UNA E-MAIL A :

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Salute & Sanità

A cura di Diego Cordioli

UROLOGIA

Diverticoli intestinali

a cura del Dott. Pecoraro

Primario di Urologia presso l’Ospedale di Isola della Scala Specialista in Urologia

Da circa tre anni mi hanno riscontrato i diverticoli intestinali e da allora ho spesso infezioni nell’urina e disturbi. E’ possibile che i diverticoli siano la causa di queste infezioni? G.C.,Villafranca Purtroppo è possibile. Come le avranno spiegato i colleghi che le hanno diagnosticato i diverticoli, si tratta di estroflessioni sacciformi della parete intestinale. All’interno di queste saccocce possono residuare feci e ciò ovviamente può favorire lo sviluppo di microbi che possono esitare in infezioni dello stesso diverticolo, chiamate diverticoliti. Tali infezioni possono essere causa in qualche caso di gravi conseguenze. La più grave in assoluto avviene quando, a causa di dette infezioni, il diverticolo si perfora e materiale fecale si riversa fuori con conseguente peritonite. In altri casi il diverticolo può attac-

carsi alla parete vescicale e perforarsi all’interno di essa. In questi casi si crea una comunicazione diretta con la vescica (chiamata fistola entero-vescicale) e materiale fecale tenderà ad andare in vescica (la pressione all’interno dell’intestino è maggiore di quella vescicale per cui saranno aria e feci a passare in vescica e non le urine nell’intestino). I sintomi caratteristici sono emissione di aria e materiale fecale con le urine e infezioni urinarie che non si riescono a far guarire. Fortunatamente si tratta di casi piuttosto rari. Nella maggior parte dei casi invece i diverticoli possono favorire, diciamo,

infezioni urinarie che si riescono a trattare ma che facilmente recidivano o possono dare dolori in sede ipogastrica che al paziente danno la sensazione che sia la vescica a far male. Anche perché bisogna notare che, svuotando la vescica, spesso il dolore si riduce. Ribadisco che tali infezioni sono favorite dal fatto che dentro i diverticoli ristagnano feci che favoriscono lo sviluppo di batteri che possono migrare verso le vie urinarie. Va ricordato che i germi che danno infezioni urinarie provengono nella maggior parte dei casi dall’intestino.

Per questo noi urologi quando abbiamo pazienti che hanno infezioni urinarie molto ripetute o con sintomi particolari, facciamo fare diversi esami alla ricerca di possibili fattori favorenti tali infezioni e tra questi esami vi è anche la colonscopia proprio per verificare che quella stessa persona non abbia diverticoli intestinali. Il trattamento dei diverticoli prevede una dieta appropriata e in casi con episodi di diverticoliti, anche terapie antibiotiche periodiche. Solo nei casi gravi, come quelli sopra citati, si deve ricorrere all’intervento chirurgico.

Per porre i vostri quesiti, potete scrivere direttamente al Dott. Pecoraro alla mail gpecoraro@ulss22.ven.it o alla redazione del giornale a redazione@ilgiornaledivillafranca.com

MEDICINA GERIATRICA Se ti muovi non invecchi! Cari lettori, abbiamo più volte sottolineato l’importanza dell’attività fisica nella terza età come prevenzione dell’osteoporosi e delle sue complicanze (cadute a terra con conseguenti fratture). Credo sia importante dedicare un giusto spazio all’esercizio fisico nell’anziano per i benefici effetti che una regolare attività fisica può rappresentare come fattore di prevenzione di malattia e di rallentamento dei normali eventi fisiologici dell’invecchiamento. Tutta la letteratura internazionale (es. rapporti della ACSM=American College of Sport Medicine; Physical Activity Guidelines of Americans; AHA= American Heart Association) è concorde nell’affermare che i benefici dell’esercizio fisico si evidenziano sia sul piano sociale: togliendo l’anziano dall’isolamento, sia sul piano fisico: utilizzando idonei programmi di attività fisica che hanno dimostrato positivi effetti sulla sfera cognitiva, neuromotoria, osteoarticolare, muscolare ed infine sulle capacità polmonari e cardio-vascolari. L’argomento è molto vasto e richiederà di essere sviluppato in più articoli. Quali sono gli effetti dell’invecchiamento? Il passare degli anni porta inevitabilmente con sé cambiamenti di natura fisica e psico-caratteriale che sono facilmente evidenziabili, ma che talvolta, per il loro lento sviluppo, risultano difficilmente avvertibili. Risulta difficile accettare il distacco dal proprio ruolo professionale e sociale ed i cambiamenti del proprio corpo. Resistere a tale cambiamento in modo irrazionale o abbandonarsi con rassegnazione e passività al passare del

a cura del Dott. Garzotti

Dirigente Medico I° livello presso 1^ Geriatria O.C.M. Borgo Trento Responsabile di Struttura Semplice di Malattie Reumatiche dell’Anziano Specialista in Medicina Interna

tempo sono scelte scorrette. Esiste un modo attivo di vivere il proprio invecchiamento, con percorsi adattativi che hanno obiettivi realistici e compatibili con la fisiologia dell’età che si sta vivendo. Un corretto ed idoneo esercizio fisico rappresenta uno di questi percorsi. E’ però importante sottolineare che per impostare un programma di attività fisica è necessario conoscere alcuni aspetti fisiologici dell’invecchiamento. La mancanza di questa premessa espone l’anziano, ma anche la persona di età media, a gravi rischi e trasforma una utile attività fisica in uno strumento di danno. Effetti sulla cute: si osserva una diminuzione di consistenza e resistenza meccanica della cute con aumentata fragilità dei vasi sanguigni, comparsa di ecchimosi (macchie di sangue), ematomi e lesioni cutanee. Da questo consegue che l’anziano deve usare un idoneo abbigliamento protettivo ed utilizzare, negli esercizi a terra, idonei materassini. Effetti sul sistema sensoriale: diminuisce l’acuità visiva (cataratta, problematiche retiniche), l’udito (otosclerosi), il gusto e l’olfatto. Si modifica anche la sensibilità tattile e la percezione del dolore. Effetti sui muscoli: l’invecchiamento riduce la massa muscolare e ne modifica la qualità. Sostanzialmente si riducono le fibre muscolari (sarcopenia) a scapito di un aumento del tessuto fibroso e grasso. Si assiste a un processo di denervazione con una conseguente riduzione del numero delle unità motorie funzionanti ed un peggioramento della funzione energetica della fibra muscolare. Effetti sull’osso ed articolazioni: come sottolineato più volte l’invecchia-

mento è di per sé un fattore di rischio per l’osteoporosi e l’inattività fisica lo aggrava. Ricordo che l’osteoporosi produce una riduzione della massa ossea, una alterazione della sua normale architettura con aumento del rischio di frattura. Per quanto riguarda le articolazioni con l’invecchiamento si osserva una progressiva degenerazione della cartilagine articolare, deposizione anomala di calcio nei tessuti, aumento della rigidità e riduzione della escursione articolare. Il quadro finale porta ad una grave artrosi con limitazione funzionale e difficoltà nell’eseguire le attività della vita quotidiana. Effetti sul sistema nervoso: il sistema nervoso con il passare degli anni subisce una riduzione delle cellule nervose, delle sue diramazioni e guaine. Si assiste inoltre ad una diminuzione della velocità di conduzione elettrica delle cellule nervose che spiega l’aumento dei tempi di reazione che si nota nell’anziano. Queste alterazioni giustificano i deficit di equilibrio e coordinazione e la difficoltà di eseguire esercizi fisici complessi. Effetti sull’apparato cardio-circolatorio: con l’invecchiamento si evidenzia una riduzione della contrattilità cardiaca, della quantità di sangue pompata ad ogni battito e della frequenza cardiaca massima sotto sforzo. L’aterosclerosi vascolare determina una riduzione di elasticità dei vasi con aumento della resistenza e conseguente incremento della pressione arteriosa. Effetti sull’apparato respiratorio: la ridotta capacità respiratoria nell’anziano si spiega con un deficit ventilatorio di tipo meccanico (ridotta espansibilità della gabbia toracica) e per una riduzione

dello scambio alveolo-capillare polmonare (ossigeno che entra nei polmoni dal sangue).Tra i 20 e 65 anni si assiste a una riduzione media del 35% della capacità ventilatoria massima. La riduzione degli scambi gassosi è documentata dal rilievo di una sostanziale riduzione, nell’anziano, della quantità di ossigeno arterioso. Effetti sull’apparato digerente e urinario: aumenta il rischio di stipsi e la difficoltà digestiva, si riduce la funzionalità renale e la capacità della vescica. Effetti sulla sfera psicologica: con l’invecchiamento si evidenziano spesso quadri clinici ansioso depressivi con perdita di interessi, relazioni sociali e familiari. L’anziano si rifugia nella solitudine, riduce la comunicazione e gli scambi emotivi. Questi effetti possono essere contrastati da un idoneo programma di attività fisica. La sedentarietà ha ripercussioni assolutamente negative sulla salute dell’anziano. Bisogna interrompere il circolo vizioso: sedentarietà, deterioramento, limitazione funzionale, disabilità , perdita della autonomia, sedentarietà. Al di là di queste tristi, ma reali considerazioni, l’immagine “dell’anziano” è completamente cambiata in questi ultimi anni. L’aumento della vita media ha portato con sé la necessità di una revisione di vecchi stereotipi e l’esigenza di una visione diversa e attiva dell’invecchiamento. Bisogna favorire le potenzialità residue dell’anziano, stimolando l’autonomia, l’autostima e una vita socialmente attiva. La partecipazione a corsi specifici di esercizio fisico rappresenta sicuramente un utile strumento per raggiungere questi obiettivi. Continueremo queste riflessioni nei prossimi articoli.

Per porre i vostri quesiti, potete scrivete direttamente al Dott. Garzotti alla mail paolo.garzotti@email.it o alla redazione del giornale a redazione@ilgiornaledivillafranca.com

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Notizie dall’Arma

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Attività della Compagnia Carabinieri di Villafranca

Criminalità: i Carabinieri rispondono Le ultime operazioni del Comando di Villafranca Arresto a Nogara

A Nogara, dopo un’incursione notturna al bar, sono stati arrestati, durante la fuga, dei ladri di origine rumena dai Carabinieri. I ladri si erano introdotti all’interno del bar “Black and White” di via Sterzi di Nogara, poco dopo le 03.30 della notte tra sabato 23 e domenica 24 febbraio, per fare razzia dell’incasso; non avevano però tenuto in debita considerazione che il titolare abitasse in uno stabile adiacente a quello del bar. Egli, udendo dei rumori provenire dal proprio locale, affacciandosi alla finestra, aveva notato chiaramente delle luci all’interno del bar, in quel momento ovviamente chiuso. Aveva fatto appena in tempo ad avvisare il 112, quando all’istante si era accorto di due soggetti che uscivano di corsa dal bar e montavano a bordo di un’Alfa 156 nera. Pochi minuti dopo giungeva a Nogara la pattuglia del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Villafranca che, a distanza di alcune centinaia di metri dal bar, incrociava l’autovettura dei ladri, il cui modello era stato nel frattempo comunicato dal titolare con una seconda chiamata al 112. Grazie alla pioggia battente, i ladri non si erano accorti che l’autovettura appena incrociata era la Gazzella dei Carabinieri e soprattutto non avevano notato l’inversione di marcia che i militari avevano effettuato per mettersi sulla stessa direzione di marcia dei fuggitivi. Dopo pochi minuti, giunti all’altezza del centro abitato di Erbè, i militari avevano deciso di bloccare l’Alfa 156; i soggetti a bordo, che fino al quel momento non si erano accorti di esser stati seguiti, credendolo un normale controllo, avevano fornito le proprie generalità ed i propri documenti personali. Sono stati così identificati in: Filip Marius, rumeno 22nne, domiciliato a Roncoferraro (Mn), operaio; Ciubancan Codrut Stefan, rumeno 24nne, domiciliato a Villimpenta, operaio. Nel frattempo era giunta in ausilio anche la pattuglia del Comando stazione di Castel D’Azzano, in quel momento impegnata nel turno di perlustrazione notturna. L’Alfa 156 è stata così perquisita e al suo interno sono stati rinvenuti due cacciavite di 30cm, utilizzati poco prima per forzare la finestra del bar e per scassinare un cambiamonete e un apparecchio da gioco. Sotto il sedile dal lato del passeggero è stato recuperato uno zainetto Adidas con all’interno la refurtiva in denaro trafugata dal bar costituita da monete e banconote per 1.519 euro. Per i due rumeni sono scattati le manette e l’arresto per furto aggravato in concorso e sono stati rinchiusi presso le camere di sicurezza del Comando compagnia di Villafranca in attesa del processo per direttissima.

Arrestato un ladro a Salizzole La notte del 14 gennaio 2013 si era introdotto nell’abitazione di un’anziana donna a Salizzole, la aveva afferrata per il collo, visto che nel frattempo si era svegliata per i rumori e l’aveva costretta a consegnargli il denaro custodito in casa. Il fatto, anche per la violenta modalità con cui è avvenuto, ha destato allarme e preoccupazione nella frazione di Engazzà. Le indagini immediatamente avviate dai Carabinieri dalla stazione di Bovolone e dal nucleo operativo della compagnia di Villafranca, anche grazie agli indizi raccolti ed alle tracce lasciate dal malvivente, hanno consentito ai militari di identificare il responsabile, raggiunto il 1 marzo da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

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Stalking a Sommacampagna A Sommacampagna, un uomo è stato arrestato per ripetute azioni di stalking nei confronti della ex. Il 2 agosto 2012 il Comando stazione di Sommacampagna ha arrestato A. M. di anni 69, residente a Sona, ritenuto responsabile di atti persecutori nei confronti della ex convivente 45nne domiciliata a Sona, accusata di averlo lasciato e di aver interrotto la loro relazione. Successivamente, il 18 settembre 2012, i militari di Sommacampagna hanno nuovamente arrestato A. M., che aveva importunato un uomo di anni 52 residente a Sona e una donna di 36 anni di Sommacampagna, ritenuti colpevoli da A. M. di essere il nuovo compagno e l’amica del cuore della ex compagna, e, quindi, anche loro causa della fine del rapporto sentimentale tra lui e la ex. Terminata la durata del provvedimento restrittivo, dal 17 gennaio 2013 al 23 febbraio 2013,A. M. ha attuato nuovi comportamenti molesti e violenti, ripetendo atti persecutori sia nei confronti della sua ex compagna sia nei confronti del nuovo compagno di quest’ultima. Nei loro confronti, con cadenza quasi quotidiana, A. M., si è reso autore di minacce, ingiurie, lesioni, inseguimenti, danneggiamento delle vetture private; e tutto ciò nonostante venisse più volte denunciato. L’ultimo episodio risale al 23 febbraio: c’è stata l’ennesima aggressione nei confronti della ex, a seguito della quale la donna ha riportato lesioni; durante l’aggressione è stata pure ferita la figlia avuta in comune da A.M. con la ex, di 10 anni, che, intervenuta in soccorso della madre, è stata morsicata alla gamba dal padre. Sul posto, poco dopo, è intervenuta la pattuglia della stazione di Sommacampagna, che raccolte le prime testimonianze, si è messa alla ricerca di A.M., che è stato successivamente rintracciato ed arrestato in flagranza dei reato. Il 26 febbraio, la dr.ssa Franciosi, G.i.p. del Tribunale di Verona ha convalidato l’arresto e disposto gli arresti domiciliari nei confronti di A.M. a Catanzaro.

Tentata rapina a mano armata Castel D’Azzano: tentata rapina al bar “Regina di cuori”. I carabinieri individuano ed arrestano un pregiudicato bosniaco. E’ durata solo poche ore la fuga di K.A., bosniaco 25nne, domiciliato a La Rizza di Castel D’Azzano. Erano da poco passate le 19.30, sabato 9 marzo, quando presso il bar “Regina di cuori” di via Mascagni, un individuo con il volto travisato, incurante della presenza dei clienti, fatta irruzione all’interno del locale, pistola alla mano, si è diretto verso la titolare del bar, chiedendo l’incasso della giornata.Vista l’esitazione della donna, il rapinatore è passato all’azione, iniziando a rovistare e a perquisire la donna in cerca del denaro. Forse temendo che qualcuno avesse allertato le forze dell’ordine, il rapinatore alla fine è fuggito senza bottino. Poco dopo sono giunti i Carabinieri della locale stazione che, senza poter avvalersi di immagini di alcun sistema di videosorveglianza, hanno iniziato a raccogliere le testimonianze delle numerose persone presenti alla tentata rapina. Sebbene le poche parole proferite dal malvivente non consentissero di definirne la nazionalità, alcuni testimoni hanno dichiarato di aver avuto la sensazione di aver già visto l’uomo e che questo doveva essere un cliente abituale del bar. Ristretta al massimo la possibile gamma di soggetti sospetti, i militari dopo qualche ora sono partiti alla ricerca di K.A., disoccupato, effettivamente assiduo cliente del bar. E soprattutto, cosa non irrilevante, già arrestato nel 2008 dai Carabinieri di Vigasio per rapina. Giunti i Carabinieri presso la sua abitazione a La Rizza, il giovane si è fatto trovare in procinto di andare a letto, negando ogni cosa e presentando anche un alibi a suo dire inconfutabile. Durante la perquisizione tuttavia, mentre i Carabinieri lasciavano intendere di credere alla sua versione, parte del suo abbigliamento veniva passato al setaccio, finché non è saltata fuori una felpa, perfettamente corrispondente alla descrizione raccolta poco prima dai militari al bar (abbigliamento poi definitivamente riconosciuto da vittima e testimoni). A quel punto il bosniaco, pur respingendo ancora le accuse, iniziava ad avere alcune esitazioni nel ricostruire ai militari i propri movimenti nelle ultime ore. La sua difesa si è progressivamente trasformata in parziali ammissioni, quando nella sua camera, dietro ad un armadio, i Carabinieri hanno trovato e recuperato la pistola utilizzata per la rapina, rivelatasi poi un giocattolo, riproducente una semiautomatica cal. 9. Per il bosniaco sono scattati le manette e l’immediato arresto per rapina, seguito dal trasferimento al carcere di Verona – Montorio.

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L’arma Azzurra

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A cura del Col. Marco Maistrello

Aeronautica, un pezzo da novanta! Il 28 marzo 2013 ricorre il 90°esimo anniversario della costituzione dell’Aeronautica Militare Italiana del Col. Marco Maistrello

Le sue origini risalgono alla campagna d’Africa Orientale del 1887-1888, dove il Corpo del Genio dell’Esercito utilizzò degli aerostati per effettuare osservazioni dall’alto. Arriviamo al 1909 quando, presso la scuola di volo militare fondata sull’aeroporto romano di Centocelle, il Tenente di Vascello della Regia Marina Mario Calderara fu il primo italiano a conseguire il brevetto di pilota d’aeroplano, sotto la guida di Wilbur Wright, che sei anni prima insieme al fratello Orville, negli Stati Uniti, entrò nella storia per aver “violato” la terza dimensione “con un mezzo più pesante dell’aria”. Altri due fratelli, i Montgolfier, nel 1783, furono invece i primi uomini a realizzare “il sogno di volare”, evidentemente con un mezzo “più leggero dell’aria”. Il primo utilizzo operativo delle forze aeree in un conflitto fu italiano e avvenne con la campagna di Libia del 1911-1912, attraverso l’impiego di alcuni aerostati, 3 dirigibili e 9 aerei, usati per la ricognizione e i bombardamenti con il lancio di bombe a mano effettuato dal pilota stesso. Dopo i primi successi nel campo bellico, in Italia si sviluppò l’Armata dell’Aria, anche se all’inizio della Grande Guerra possedevamo solo 86 aerei; in seguito, vista la sempre maggiore importanza che tra i belligeranti assumevano le operazioni dal cielo, in pochi anni si costruirono circa 12.000 aeroplani e le forze aeree si specializzarono nei bombardamenti e nella specialità caccia, di comune memoria per i combattimenti aerei rievocanti i duelli tra nobili cavalieri del medioevo: il nostro “Asso” fu Francesco Baracca con 34 aerei austriaci abbattuti. Sempre in Italia, negli anni ‘20, si sviluppano delle dottrine sull’impiego del mezzo aereo, tra queste ricordiamo quelle ancora attuali del “dominio dell’aria” del Generale casertano Giulio Douhet. L’importanza dell’aviazione militare crebbe ulteriormente dopo la fine del conflitto e, come logica conseguenza dei tempi ormai maturi, si decise di scorporarla dall’Esercito ed elevarla a forza armata indipendente: per l’appunto il 28 mar-

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zo 1923. Il suo primo nome fu Arma Azzurra, prima di divenire ufficialmente Regia Aeronautica su decisione del re Vittorio Emanuele III, su suggerimento di Gabriele D’Annunzio. Durante il periodo fascista e con la nomina di Italo Balbo a Ministro dell’Aviazione, la Regia Aeronautica raggiunse la sua massima espansione e, con la crescita e lo sviluppo del settore, iniziò il mitico periodo delle trasvolate di massa e dei record. Trionfali furono le imprese che portano formazioni di idrovolanti italiani, capitanati dallo stesso

battaglia d’Inghilterra, oltre al successivo utilizzo di aerei in tutto il Mediterraneo per bombardare città lungo la costa, come in Francia, oppure per azioni a difesa della Marina, in cui tuttavia la scarsa coordinazione provocò numerose disfatte, come quella di Capo Matapan. Nel 1946, con la nascita della Repubblica, la Regia Aeronautica venne ri-denominata Aeronautica Militare. Oggi è una Forza Armata che, insieme all’Esercito, la Marina e i Carabinieri, costituisce lo strumento di difesa del Paese, cioè quel dispositivo di

le “Norme per l’istituzione del servizio militare professionale”, contenute nella Legge n. 331 del 14 novembre 2000. In tale ambito, all’Aeronautica Militare vengono assegnati dei compiti operativi, d’interesse nazionale e complementari derivanti da accordi internazionali. I principali compiti operativi sono di assicurare la difesa dello spazio aereo, la ricerca e il soccorso aereo, partecipare ad azioni congiunte con le altre Forze Armate, garantire la protezione delle installazioni aeronautiche e concorrere alla difesa del ter-

i criteri generali della sicurezza aerea, assicurare il servizio di assistenza al volo e meteorologico, provvedere alla formazione dei piloti d’aeroplano e di elicottero delle altre Forze Armate e soprattutto, quando richiesto, partecipare alle operazioni di difesa civile, di ordine pubblico, di soccorso e assistenza alle popolazioni in caso di calamità. I compiti complementari consistono nel diffondere gli elementi di situazione meteorologica, sviluppare il necessario coordinamento con gli organismi non governativi che partecipano alle

Balbo, ad ammarare nella baia di Rio de Janeiro nel 1931 e di New York nel 1933. Record di velocità, di altezza, di volo senza scalo e rovescio: in una decina d’anni vennero conquistati oltre cento primati e non a caso, alla vigilia dell’entrata in guerra, l’Italia deteneva 33 dei 57 primati riconosciuti dalla Federazione Aeronautica Internazionale. Per quanto riguarda la II Guerra Mondiale, da ricordare la massiccia presenza di caccia italiani che affiancarono la Luftwaffe (Aeronautica Tedesca) nella famosa

sicurezza universalmente riconosciuto indispensabile per la salvaguardia e il mantenimento di una democrazia. In particolare, è la Forza Armata destinata alle operazioni aeree, con la missione di difendere la Patria, il suo territorio, la sua sovranità e i suoi interessi vitali, garantendo l’approntamento, l’efficacia operativa e l’impiego delle forze aeree nel quadro del sistema di sicurezza nazionale e internazionale, trovando il suo riferimento normativo negli articoli 11, 52 e 87 della Costituzione e nel-

ritorio. A questi, si aggiungono i compiti operativi derivanti da accordi internazionali, che individuano responsabilità e competenze della Forza Armata in materia di sicurezza militare del Paese e delle attività dell’ONU, NATO, UE e OSCE, garantendo la prontezza e il mantenimento in efficienza degli assetti operativi designati per la partecipazione a operazioni combinate di Peace Support Operations/Crisis Response Operations. Tra i compiti d’interesse nazionale ricordiamo quelli di delineare gli indirizzi e

missioni internazionali e partecipare alle attività di studio, ricerca e sperimentazioni nel settore aerospaziale. L’organizzazione, il personale e i mezzi dell’Aeronautica Militare di oggi sono il frutto dell’evoluzione di uno strumento nazionale di difesa che si è adeguato ai tempi e che ha seguito, passo dopo passo, la crescita del Paese che lo ha portato nel consesso delle nazioni più sviluppate e progredite del mondo. Ora non ci resta che iniziare il countdown verso il prestigioso traguardo dei cent’anni!

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L’angolo dei Frati Cappuccini

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A cura della comunità dei Frati Cappuccini di Villafranca di Verona

Il rito bizantino: la comunità rumena a Villafranca I rumeni greco-cattolici di Villafranca hanno un loro pastore: Padre Dumitru Petrovan, ospite dei Frati Cappuccini, che è impegnato nella realizzazione di un progetto di assistenza pastorale delle comunità greco cattoliche rumene presenti nel nostro territorio. meno, anzi, con un gesto coraggioso, ci hanno dato la possibilità di celebrare nella Chiesa Oratorio della Visitazione o Disciplina Ospitalità, carità e fraternità la santa messa in rito grecocreano famiglia: sono arrivato cattolico in lingua rumena. Per nel convento dei Frati Cappuc- cui, ogni domenica alle ore dieci, cini per rimanervi come ospite la comunità rumena di questa solo per qualche giorno, ma poi Città e dintorni, si riunisce per in questa comunità di frati cap- celebrare in rito bizantino. Quepuccini mi sono trovato bene. Mi sto momento sta diventando un è stato facile inserirmi e tuttora punto di aggregazione importanci vivo proprio come in famiglia. te, cosicché ha senso il mio esseAnzi, grazie a Dio, rivivo l’armo- re qui a svolgere il mio compito nia della mia famiglia di origine di pastore e sacerdote che si deformata da sei fratelli. Mio padre dica alla sua comunità in comuci diceva: «Per fare una buona nione con la chiesa locale di Vepolenta, tutti devono parteci- rona, e con quella universale di pare». E si faceva proprio così! Roma. Il mio obiettivo principale Ognuno dava il suo contributo. Io ero il più piccolo ed era mio compito portare la legna per il fuoco. Un altro andava a prendere l’acqua, le mie sorelle aiutavano la mamma in cucina e, infine, avevamo l’impressione di aver fatto il pranzo migliore del mondo. Con questa impronta educativa ricevuta fin da piccolo, sento forte il valore della famiglia e l’armonia che vi deve regnare. Dai frati sta succedendo la stessa cosa: finito il pranzo o la cena, ognuno dà il suo contributo per preparare, lavare, riordinare e in un attimo ritorna tutto pulito e in ordine. Posso proprio dire che in questo convento regna l’armonia di rapporti e di ambiente. Sarebbe bello poter vivere così anche nella nostra società. In realtà essa dovrebbe essere come una famiglia allargata dove si vive in pace e in armonia. L’ospitalità che ho trovato in tutta Villafranca, mi riporta al senso genuino e buono della cristianità. In occasione del primo dicembre, ad esempio, le autorità civi- rimane fermo: portare quest’arli ci hanno dato il permesso di monia alla comunità rumena che organizzare nel castello la festa vive a Villafranca e dare il mio nazionale del nostro Paese. Per contributo affinché s’inserisca la numerosa comunità rumena gradualmente in questo paese che vive in questa città, questo è che li ospita. Credo opportuno stato un evento che ha contribu- esporre qualche chiarimento reito enormemente all’integrazio- ligioso per non confondere il rito ne e al reciproco aiuto. E già ci con la fede. La Chiesa di Cristo sono i risvolti positivi perché il è, e rimane sempre, una, sancta, gruppo di ascolto che si incontra cattolica (cioè universale), come ogni giovedì sera al binario zero ci ricorda san Paolo: «Un solo di Villafranca con il signor Mu- Signore, una sola fede, un solo statea Catalin, responsabile del battesimo» (Lettera ai Efesini 4, gruppo, sta portando avanti un 5). Tuttavia ci sono tante espreslavoro impegnativo ed utile per sioni di chiese, che si differensostenere i concittadini rumeni ziano per i loro diversi riti, ma nelle difficoltà che incontrano e tutti sono espressione (manifeper aiutarli ad integrarsi. Le au- stazione) dell’unica fede nel Dio torità ecclesiastiche non sono da di Gesù Cristo. All’interno della di Padre Dumitru Petrovan

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Chiesa cattolica esistono due grandi identità: quella occidentale e quella orientale. Il gruppo di chiese cattoliche orientali è molto vario, perché ci sono chiese di tradizione alessandrina o copta, antiochena o siro-occidentale, armena, caldea o siro-orientale e costantinopolitana o bizantina. Tutte queste chiese hanno un rito proprio e sono chiese sui iuris (sono cioè di diritto proprio). A capo di ciascuna c’è un arcivescovo o patriarca, e si differenziano per una maggiore autonomia, riconosciuta per altro dal Concilio Vaticano II con il decreto sulle chiese cattoliche orientali: Orientalium Ecclesiarum.

gli ulteriori e successivi tentativi fallirono. Solo nel XVI secolo una parte dei cristiani orientali, gli ucraini appunto, ritornò sotto la guida della Chiesa di Roma. Tale evento storico è conosciuto come l’unione di Brest-Litovsk (1595-1596), seguito poco dopo dall’unione di una parte dei rumeni della Transilvania (16971701 - la Transilvania occupa oggi il 41,5% dal territorio della Romania). Queste comunità ecclesiastiche, originariamente ortodosse, cambiarono giurisdizione, ed ora sono chiamate Chiese Cattoliche di Rito Orientale (o greco-cattoliche). In seguito, purtroppo, l’orientamento filo-

tantissimi laici subirono le stesse condizioni e non si sa dove furono sepolti. Questi santi martiri rumeni del 20° secolo morivano di fame o di sete, di stenti, nei lager comunisti e nel freddo rigido del loro paese, senza alcuna assistenza medica. I loro carnefici li picchiavano e strappavano loro la barba, ed essi offrivano i loro sacrifici per amore di Cristo. Sono storie conosciute e recentemente raccontate in una pubblicazione tradotta in italiano dal titolo “Catene e terrore”, che verrà presentata il 14 aprile a Villafranca nella chiesa dei frati Cappuccini. Il Vangelo ci insegna, non solo a vivere in pace con tut-

La storia racconta che la divisione avvenne nel 1054, anno dello scisma tra la Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente. Poi, ci fu effettivamente un lungo periodo di progressivo allontanamento. Tale separazione avvenne lungo linee dottrinali, teologiche, linguistiche, politiche e geografiche. Di fatto la frattura non si è più risanata. In effetti si tentò l’unificazione attraverso due formali riunioni: al Concilio di Lione (1274) e al Concilio di Ferrara-Firenze (1438-1439), ma in entrambi i casi non si pervenne ad un accordo, in quanto i capi spirituali dell’ortodossia che vi presero parte, andavano oltre la propria autorità giurisdizionale. Anche

occidentale e la comunione con la Santa Sede di Roma, nel 1948 - cioè subito dopo la seconda guerra mondiale - spinse il regime comunista a muoversi verso la soppressione di queste chiese cattoliche orientali. Cosicché, tra il 1948 ed il 1989, la Chiesa Rumena Unita con Roma fu costretta ad andare nelle catacombe: vescovi, sacerdoti e anche semplici fedeli furono imprigionati ed uccisi; i luoghi di culto e le loro proprietà confiscati. Quale fu il risultato? Dei 12 vescovi, nessuno ha abiurato la fede cattolica, pur avendo sofferto per lunghi anni la detenzione. Sette di questi 12 vescovi sono morti in carcere. Più di 350 sacerdoti e

ti, ma anche a costruire la nostra storia di salvezza attraverso il prossimo. Il nostro rapporto con Dio, non è solo verticale, ma anche orizzontale, cioè si rapporta con il nostro prossimo. Proprio come il principio “dei vasi comunicanti” dimostrato dalla fisica. Non possiamo crescere nel rapporto con Dio, se il rapporto con il prossimo langue. La pagina del giudizio finale, descritta dal Vangelo di Matteo, adotta dei criteri di giudizio molto chiari: «Rispondendo, il Re dirà loro: In verità vi dico, ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a Me».

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L’arte in Mostra

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A cura di Antonia Tommasi

Il Castello apre le porte all’arte Maria Cristina Arru è pittrice di talento, misto a gentilezza, discrezione e umiltà. Un’artista sensibile e di grande spessore, da ammirare sia per le doti artistiche sia per quelle umane. Dall’ 8 marzo al 24 marzo si potranno vedere i suoi lavori nella cantoria dell’oratorio del Cristo del castello scaligero di Villafranca di Verona: una mostra in collaborazione con l’Associazione “ Ti con zero” e col comune di Villafranca di Verona -Assessorato alla cultura. Maria Cristina ha conseguito il diploma di maturità presso il Liceo artistico statale di Verona nel 1986. Subito dopo il diploma ha lavorato in modo continuativo con importanti maestri restauratori, fino al 2008, operando nel campo del restauro di affreschi, dipinti su tela, su tavola e materiale lapideo. Contemporaneamente si è dedicata alla decorazione pittorica collaborando con ditte artigiane (tessuto, ferro battuto, mobili). Ha eseguito su commissione trompe - l’oeil in case private e cappelle cimiteriali, dipinti ad olio e acrilico (paesaggi, ritratti e fiori) e copie di quadri d’autore antichi. In questo periodo è impegnata per il secondo anno consecutivo come insegnante nei corsi di pittura proposti dall’Associazione culturale “Ti con zero” nel comune di Villafranca di Verona. A maggio 2012 ha esposto le sue opere presso la biblioteca comunale di Negrar nell’ambito dell’iniziativa “Artisti in biblioteca”.

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Ambiente

A cura di Luigi Facincani

Ah, se potessi avere nel mio paese… Una lista di desideri, per Villafranca: una “piazza grande” anche da noi, come quella bolognese cantata da Lucio Dalla, con un’ampia zona pedonale, panchine e arbusti; piste ciclabili e un Sindaco sensibile alle esigenze dei suoi cittadini. Sarà mai possibile? di acqua qua e là. Vi sarebbe spazio per una grande zona pedonale dove poter passeggiare senza avere a fianco il traffico automoAh, se potessi avere nel mio bilistico. Un’area di rispetto che paese una “Piazza Grande” diventa luogo di incontro, di soOvvero Corso Vittorio Ema- cializzazione e di svago per i citnuele, dall’incrocio con via Pace tadini al riparo dall’inquinamento e via Garibaldi fino al Castello diretto dei gas di scarico e dall’inScaligero chiuso tutti i giorni al quinamento acustico generato traffico automobilistico, fornito dai motori. Vi sarebbe spazio andi comode panchine ed alberi di che per i tavolini dei bar, magari alto fusto per ripararsi dal sole, non così invadenti come lo sono qualche fioriera e qualche bassa a volte. In un angolo della gransiepe ben curata per abbellire il de piazza mettiamoci una grande contesto ed un paio di fontanelle bacheca sulla quale l’Amministradi Luigi Facincani

zione Comunale e le associazioni del territorio possano esporre le loro comunicazioni ed iniziative e vicino alla quale possano fermarsi i cittadini per conoscere e commentare quanto esposto. Nel medesimo angolo si potrebbe anche predisporre una pedana per improvvisare un dibattito o un comizio. In questa grande piazza, attraversata da due piste ciclabili di collegamento con le altre piste esterne, libera dal traffico automobilistico, si potrà trovare lo spazio per realizzare piccoli spettacoli, intrattenimenti estemporanei ed altre attività di socializzazione. Una “Piazza Grande” per tutti i giorni e per tutti i cittadini e non solo per il mercato settimanale e per le altre feste prettamente di carattere commerciale. Si può cominciare con la chiusura al traffico veicolare, le piste ciclabili e qualche panchina e, un po’ alla volta proseguire con le altre attrezzature man mano che si trovano i finanziamenti. Ah, se potessi avere nel mio paese le piste ciclabili di collegamento con le frazioni Molte volte viene spontaneo pensare che i cittadini non riescano a muoversi di casa se non sono seduti alla guida di una automobile grande o piccola che

sia. Invece è lecito pensare che in molti casi è più sicuro muoversi nel traffico cittadino e nelle strade di collegamento con gli altri paesi utilizzando l’automobile piuttosto che la bicicletta, in assenza di spazi riservati ai ciclisti. Possiamo aggiungere anche che la convenienza dell’uso della bicicletta è misurabile sia con il risparmio di denaro che con un migliore utilizzo del proprio tempo. Ovvero meno stress nella ricerca di un parcheggio. Nel contempo si fa anche attività motoria. Non tutti i ciclisti sono giovani, attenti, reattivi e sicuri di sé sulle strade trafficate. Vi sono anche bambini, ragazzi, anziani ed altre persone comunque a disagio o in difficoltà nell’affrontare in bicicletta con sufficiente sicurezza il traffico a volte molto caotico. Oramai tutti sono consapevoli che automobilisti, ciclisti e pedoni dovrebbero avere garantito il proprio spazio riservato, in assenza di pericolo per sé e per gli altri. Immaginate di collegare con piste ciclabili Villafranca con: Caluri, Dossobuono, Alpo e Rizza a nord e Pizzoletta, Volpare, Rosegaferro e Quaderni a sud, senza dimenticare Pozzomoretto ad ovest. Da anni giace in qualche cassetto presso l’Amministrazione Comunale un piano generale per le piste ciclabili

in cui si prospettavano numerose soluzioni organiche che avrebbero reso agevoli e sicuri gli spostamenti in bicicletta. Basterebbe riprenderlo in mano, aggiornarlo, mantenerlo sempre aperto ed iniziare una concreta programmazione per i prossimi anni. Ah, se potessi avere nel mio paese un Sindaco sensibile e determinato Un Sindaco che fosse consapevole che si tratta di progetti realizzabili anche a breve, facilmente comunicabili e rappresentabili, destinati a favorire il benessere, la socializzazione, lo svago e nel complesso la qualità della vita dei cittadini. Un Sindaco con una buona dose di coraggio, lungimiranza, capacità di innovazione, passione e spirito di servizio della comunità. Senza dimenticare le numerose ed importanti altre incombenze cui deve dar seguito l’Amministrazione Comunale, queste elencate sarebbero iniziative concrete di sostanziale miglioramento ambientale per le quali gli amministratori promotori sarebbero ricordati anche in futuro e certamente premiati dal consenso popolare.

GLOSSARIO ECOLOGICO

Agricoltura biologica L’agricoltura biologica è un metodo di produzione definito e disciplinato a livello comunitario dal Regolamento CE 834/07, e dal Regolamento di applicazione CE 889/08, e a livello nazionale dal D.M. 220/95. In agricoltura biologica non si utilizzano sostanze chimiche di sintesi (concimi, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi in genere), nè Organismi Geneticamente Modificati (OGM). Alla difesa delle colture si provvede innanzitutto in via preventiva, selezionando specie resistenti alle malattie e intervenendo con tecniche di coltivazione appropriate come, per esempio: - la rotazione delle colture, si evita di coltivare per più stagioni consecutive sullo stesso terreno la stessa pianta. In questo modo, da un lato si impedisce ai parassiti di trovare l’ambiente favorevole al loro proliferare, e dall’altro si utilizzano in modo più razionale e meno intensivo le sostanze nutrienti del terreno; - la piantumazione di siepi ed alberi, che ricreano il paesaggio, danno ospitalità ai predatori naturali dei

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parassiti e fungono da barriera fisica a possibili inquinamenti esterni; - la consociazione, che consiste nel coltivare contemporaneamente piante diverse, l’una sgradita ai parassiti dell’altra. In agricoltura biologica si usano fertilizzanti naturali come il letame ed altre sostanze organiche compostate (sfalci, ecc.) e sovesci, ossia si incorporano nel terreno piante appositamente seminate, come trifoglio o senape. In caso di necessità, per la difesa delle colture si interviene con sostanze naturali vegetali, animali o minerali: estratti di piante, insetti utili che predano i parassiti, farina di roccia o minerali naturali per correggere struttura e caratteristiche chimiche del terreno e per difendere le coltivazioni dalle crittogame. Qualora fosse necessario intervenire per la difesa delle coltivazioni da parassiti e altre avversità, l’agricoltore può fare ricorso esclusivamente alle sostanze di origine naturale espressamente autorizzate e dettagliate dal Regolamento europeo (con il criterio della cosiddetta “lista positiva”).

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Sport

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A cura di Diego Cordioli

Benessere e sport: il mondo del fitness Un nuovo spazio nel quale mensilmente verranno trattati diversi argomenti inerenti il benessere e l’attività fisica. I due principali relatori saranno Adami Alessandro e Wenter Riccardo.

Adami Alessandro, laureato in scienze motorie, istruttore di nuoto e fitness presso il centro sportivo LEOSPORT.

Il termine fitness deriva dall’aggettivo inglese fit (adatto) e viene tradotto in lingua italiana con i termini: idoneità, capacità, preparazione fisica e stato di forma fisica. Nell’ultimo ventennio questo termine è stato adoperato sempre più frequentemente per definire lo stato di benessere fisico o la forma fisica dell’individuo. In ambito sportivo il fitness può essere inteso come: Fitness specifico, cioè la capacità di svolgere un particolare compito motorio, indipendentemente dallo stato di forma fisica del soggetto; Fitness generale, quando viene identificato con lo stato generale di salute, forma fisica e benessere dell’organismo. L’attività di fitness può essere praticata nelle palestre (Centri Fitness) o all’aria aperta. Qualsiasi attività motoria, adattata alle caratteristiche della persona, può essere un mezzo per fare del fitness. Nella maggior parte dei casi la persona che pratica del fitness ha obiettivi salutistici/estetici. Wenter Riccardo, tecnico e coordinatore dell’attività agonistica presso la piscina di Villafranca LEOSPORT, è istruttore di nuoto e sala pesi.

Lo scopo della rubrica sarà quello di trattare e approfondire attività svolte in piscina e in palestra, con l’intento di dare notizie utili ai lettori, di chiarire alcuni aspetti di questi sport, e magari di affiancare chi fosse interessato, durante le sue esperienze o allenamenti personali. Alessandro e Riccardo sono a disposizione di tutti per rispondere ad eventuali richieste o per trattare gli argomenti di maggior interesse relativi al fitness. Per qualsiasi domanda, scrivete a: leosport.ale@gmail.com

39^ Marcia del Tamburino Sardo di Giorgio Negrini Il Gruppo Podistico Villafranca dal 1974 organizza la “Marcia del Tamburino Sardo”, manifestazione podistica che si snoda su tre percorsi di varia lunghezza: 7 km pianeggiante, 10 km e 15 km ondulati. A Villafranca, il 7 aprile. Il percorso breve di 7 km pianeggiante e quasi interamente chiuso al traffico, è stato completamente rinnovato. Attenzione! La deviazione è proprio vicinissima alla partenza di Piazzale Olimpia, all’altezza del ponte rosso sul Fiume Tione, si gira a sinistra. Si costeggiano le rive del fiume per alcuni Km, ci si inoltra nella campagna coltivata a frutteti, lasciando sulla destra la salitella della Zaghina fino ad inoltrarsi in un piccolo boschetto di rovi. All’uscita, ad accoglierci, la visione dei peschi in fiore che ci accompagnano fin dopo metà corsa. Qui si rientra sulla ciclabile dove è stato allestito il ristoro, in un ampio spazio adibito appositamente. Pochi km ancora e si ritorna verso i campi sportivi, qualche curva, per approdare infine presso l’area dalla quale si era partiti. Il percorso medio di 10 km e il lungo di 15 km ondulati, ricalcano i tracciati degli scorsi anni, alternando strade asfaltate a carrarecce con fondo in

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terra battuta. Si snodano su saliscendi di vario livello ed entrambi comprendono la mitica salita, breve ma intensa, che ci porta alla casa, “Dalla quale il Tamburino Sardo uscì per salire nella luce della storia e della leggenda accesa dal Cuore di Edmondo de Amicis per i ragazzi d’Italia”, come recita la lapide affissa sulla parete nord (di difficile visione in quanto coperta al pubblico da un’alta siepe). Per una sintesi della vicenda si rimanda alla lettura del cartello situato sulla sommità della collina. Qui troverete il ristoro centrale e la deviazione tra i due percorsi: il medio gira verso il ritorno, il lungo vi porta verso

l’Ossario e passa attraverso il paese di Custoza. Rivolgerete uno sguardo d’insieme alle magnifiche colline moreniche e poi giù verso Villafranca in uno scenario sempre affascinante. E’ tutta discesa, o quasi, ma attenzione a gestire bene le vostre energie. Quando sarete in grado di scorgere il Tione, un ultimo sforzo, rifiatate, siete vicini al traguardo. Ancora pochi metri, rilassatevi, siete arrivati. Il mega ristoro finale vi attende.Ve lo siete meritato!

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Fatti & Misfatti

A cura di Diego Cordioli

Salviamo gli alberi dall’abbattimento Lettera di Elena Faccioli In riferimento all’abbattimento dei pini marittimi di Via Nino Bixio, avvenuto ad opera dell’attuale sindaco nonostante il parere vivamente contrario della popolazione abitante in tale via, volevo sottoporre ai lettori del Giornale di Villafranca alcune riflessioni, che riguardano anche la volontà dell’amministrazione di abbattere altri alberi a Villafranca L’abbattimento dei pini è stato fatto in nome della costruzione di una pista ciclabile inutile, in quanto il marciapiede già presente, molto ampio, e per lo più inutilizzato, avrebbe potuto essere dedicato in parte alla suddetta pista, semplicemente tracciando una linea (che è poi ciò che in sostanza verrà fatto). Quali sono le intenzioni del comune in merito alla rivalutazione della via? Altri alberi verranno ripiantati? I pini abbattuti avevano più di 50 anni, con diametro per la maggior parte superiore ai 25cm: erano sanissimi, non perdevano molti aghi e comunque fornivano ossigeno anche in inverno in questa cittadina sommersa nella nebbia e nello smog e donavano ristoro alle abitazioni adiacenti durante la calura estiva. Ora resta solo il cemento. I primi alberi abbattuti diversi anni fa, nella stessa via, avrebbero dovuto essere prontamente sostituiti, come mi era stato promesso dall’ allora assessore all’urbanistica: cosa che non è mai stata fatta. Questa operazione è stata eseguita dal sindaco in scadenza di mandato, e quindi è dubbio se tale opera rientri nella gestione fattibile di tale periodo. Il sindaco sembra abbia anche intenzione di tagliare alberi storici presso il Castello del paese. Questa operazione di abbattimento degli alberi sta avendo luogo anche a Verona, in alcune zone, senza giustificato motivo. E pure nel nostro paese ogni tanto un albero sparisce in luoghi dove non c’è motivo. Ci chiediamo se il sindaco abbia intenzione di intervenire per una dovuta

Dalla Lega a Grillo

verifica della reale utilità dell’abbattimento degli alberi o se si debba ricorrere a comportamenti estremi, come quello di legarci agli alberi del Castello per evitare che vengano tagliati. Sarebbe opportuno anche che si verificasse il livello delle polveri sottili di Villafranca. Sappiamo bene che da molti studi eseguiti anche nella città di Roma, all’interno dei parchi le stesse polveri vengono ridotte almeno per l’80%: un buon motivo per lasciare gli alberi vivere. Sarebbe anche da rivedere la legge sul censimento degli alberi secolari, perché se si dà questo compito in mano alle amministrazioni locali, molte, per motivi incomprensibili a noi cittadini, non avranno interesse ad eseguire il censimento. Questo compito andrebbe affidato invece a commissari esterni o ai cittadini che davvero si curano della natura e dell’ambiente, quindi anche a tutti noi, anche a costo zero e non a chi può avere altri interessi e vede gli alberi come un ostacolo alla loro realizzazione. Occorre inoltre incrementare, dove possibile, la presenza dei sempreverdi, perché d’inverno gli altri alberi non migliorano la qualità dell’aria. Per non affrontare poi la questione del Parco del Tione… La speranza va riposta nella sensibilità civica di tutti, confidando anche di poter ottenere una risposta da parte del sindaco su queste questioni ambientali così importanti.

Lettera di Luciano Modena

Non c’è da stupirsi se la “questione settentrionale” sia passata dalle mani della Lega Nord a quelle di Beppe Grillo e soci. La spinta rivoluzionaria intesa non come lotta di classe ma come “il mettere in discussione l’organizzazione dello Stato Italiano” per ora è finita. Una Lega Nord ormai romanizzata e a caccia di poltrone non ha mai, in tutti questi anni di partecipazione al Governo di Villafranca, divulgato un volantino, un manifesto dove spiegasse le proprie posizioni, non ha mai sbattuto i pugni sul tavolo in Giunta per rivendicare con forza e coraggio le legittime ed ormai incontenibili aspettative, tuttora irrisolte, della gente del nord. Alla prossima scadenza elettorale locale ci sara il De profundis e questi pseudo “duri e puri” andranno giustamente a casa. Basta feste, poltrone, prebende e brindisi! La Padania che volevamo vent’anni fa era un’altra cosa. Il Direttore generale in quota Lega Nord dell’Azienda Trasporti Verona (ATV) va a lavorare con la Porsche Cayenne bella e lucida, parcheggiata in prima fila in piena solidarietà(!) con i

dipendenti della municipalizzata sopra citata, i quali, guidando le corriere notte e giorno guadagnano 1400 euro al mese. De Gasperi nel ‘46, subito dopo la guerra, andò con il piattino in mano, ma con tanta dignità, negli USA. Aveva il cappotto rivoltato perché la parte esterna era oramai troppo consunta. Altri tempi, altri valori viene da dire, ma la classe si nasconde nei dettagli. Certo, a casa sua il Presidente con i suoi soldi fa quello che vuole, ma visto l’aria che tira e alla faccia della gente che piena di rabbia tira la cinghia, mi sembra un comportamento che non attira di certo simpatie e consensi elettorali. E i fatti lo stanno dimostrando.

Registrazione al Tribunale di Verona n. 1838 Società editrice: Pirite S.r.l. Editore: Diego Cordioli Direttore responsabile: Elisa Zanola Redazione: via Napoleone III, 6 - Villafranca di Verona Cell. 393.9413610 - 334.7075886 redazione@pirite.net Grafica e impaginazione: Sibilla Tenero - grafica@ilgiornaledivillafranca.com Stampa: Centro Stampa Editoriale S.r.l. Grisignano di Zocco (VI)

Si ringraziano per il contributo gratuito: Paolo Martari, dott. Pecoraro, dott. Garzotti, la Compagnia Carabinieri di Villafranca, Col. Marco Maistrello, Padre Dumitru Petrovan, prof. Antonia Tommasi, Luigi Facincani, Giorgio Negrini, Elena Faccioli, Luciano Modena, Rico Bresaola, dott. Enrico Buttitta, avv. Giorgia Dongili, dott.ssa Sabrina Camera, dott.ssa Giuliana Guadagnini, 118 Verona, dott. Giovanni Serpelloni, dott.ssa Claudia Rimondo, Aeroporto di Villafranca, dott.Paolo Agnelli, avv. Aventino Frau, arch. Lucio Merlini, Marisa Tumicelli, Prof.ssa Fiorenza Gallina, Giorgio Negrini

Numero chiuso in redazione il 19/03/2013

stampato in 25.000 copie con distribuzione gratuita nel comune di Villafranca di Verona

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“Le maestre Rensi ” Cari amici, care amiche, come ben ricordate, non è molto che si è assopita la “querelle” che ha coinvolto il mondo della scuola (si è concluso con un nulla di fatto, il tentativo di aumentare le ore di lezione degli insegnanti da 18 a 24) ed allora, pur non volendo entrare nel merito (non è questo né il luogo né lo spazio), colgo tuttavia l’occasione, attraverso la storia delle “maestre Rensi”, di raccontarvi come era la scuola nella “Villafranca de ‘na ‘olta”. Prima però occorre fare un breve “excursus” storico sulla nostra istruzione scolastica. In origine (dall’Unità d’Italia) la scuola elementare era gestita direttamente dai comuni che provvedevano in proprio assumendo gli insegnanti “alla bisogna”. Per tutti, ragazzi e non, era obbligatoria la frequenza solo per i primi tre anni e facoltativa per altri tre. Di quel periodo appare quanto meno degna di nota la notizia (come risulta dal registro delle Delibere di Giunta del nostro comune, anno 1897) dell’esposto di tale maestra Carlini che chiedeva l’urgente assunzione di un’altra maestra in quanto i suoi scolari erano ormai ben 146. Nel 1911, con la legge Daneo, la scuola fu resa statale, cinque anni ripartiti sempre in due cicli, tre più due. Nel 1923, con la legge Gentile (Mussolini la chiamò “la più fascista delle leggi fasciste”), la scuola dell’obbligo fu portata ad otto anni, (tale obbligo rimase tuttavia alquanto teorico almeno fino a dopo la guerra): cinque anni di scuola elementare, sempre divisi in due cicli, tre più due, e poi altri tre anni. O scuola media, con obbligo del superamento del relativo esame di ammissione e dello studio del latino oppure, in alternativa, tre anni di “corsi di avviamento professionale” con preclusa però la possibilità di continuare gli studi. Solo nel 1963, (con la legge1859 del dicembre 1962 che ovviamente non è stata l’ultima delle riforme), fermo restando il ciclo delle elementari, le medie ed i corsi professionali furono unificati, consentendo così a tutti di proseguire negli studi. Ora torniamo a noi, alle maestre Rensi. Delle quattro sorelle Rensi, le maestre erano Maria (classe 1888) e Gaetanina (classe 1897), entrambe insignite della Medaglia d’Oro “al merito dell’insegnamento” . Delle altre due, Antonia faceva la sarta e Lina la collaboratrice domestica. La sola Gaetanina formò una famiglia propria (si sposò con Ermenegildo Fiorio dal quale ebbe Walter, altro emerito insegnante) andando ad abitare in via Tione, mentre la maestra Maria con le sorelle visse nella casa di famiglia in via Garibaldi, proprio adiacente al municipio (oggi ne è parte integrante). Quelle case io, e tanti altri villafranchesi, le abbiamo conosciute bene perché era lì che le maestre e Walter davano ripetizione. Alle elementari i miei genitori, un po’ perché ero “duro di comprendonio” e un po’ per togliermi di torno, perché tra forno, bottega e cinque femmine “da tendarghe” ed un altro fratello più piccolo non avevano propri tempo “par starme a drio”, mi mandavano tutti i giorni a ripetizione dalla maestra Maria. Ricordo che eravamo là contemporaneamente anche in più di una decina di ragazzi e ragazze, di tutte le età. D’estate, tutti nel cortile interno attorno ad un grande tavolo, d’inverno in casa nei vari locali, dove c’era posto. La maestra Maria era veramente un’insegnante alla maniera antica. Me la ricordo severa all’inverosimile, non l’ho mai vista sorridere (se non nella foto). Anche se eravamo in tanti a ripetizione, non volava una mosca, altrimenti penso che, alla meglio, avremmo dovuto ricopiare diverse volte la stessa pagina e se invece fosse andata male, sarebbe arrivata qualche bacchettata sulle dita. Credo che sia di pubblico dominio la storia che raccontava a tutti. Quando insegnava in quel di Mozzecane, dove si recava in bicicletta, chiese ai suoi alunni se qualcuno gli poteva procurare una solida bacchetta. Ovviamente ne trovò uno più solerte degli altri che subito gliela procurò e fu anche il primo ad assaggiarne la consistenza. Per lo più erano ripetizioni di latino ed italiano: la maestra Maria era solita dare a tutti, oltre ai compiti, un tema, uno ogni due o tre giorni, che poi, una volta corretto, veniva fatto ricopiare su un apposito quaderno che teneva lei. Quanti di Villafranca, in occasione del proprio matrimonio, quando andavano a portare i confetti alla loro maestra, (perché allora si usava così e d’altronde allora di maestra, come di mamma, ce n’era una sola) ricevevano in regalo, rilegati con un bel nastro, i propri quaderni dei temi delle elementari che per anni la maestra Maria aveva gelosamente custodito. Che emozione sfogliare le pagine di tanti anni prima: lo so bene, perché anch’io c’ero. La maestra Gaetanina invece era di carattere completamente opposto alla sorella. Sempre sorridente, affettuosa e di una pazienza illimitata, era pronta ad incoraggiare e sostenere chiunque. E’ stata anche la mia maestra alle elementari (nella foto, la maestra Gaetanina con la mia seconda classe delle elementari). La sua casa in via Tione però l’ho frequentata solo alle medie perché andavo a ripetizione di matematica da suo figlio Walter. Allora dalle Rensi o da altri maestri, eravamo in tanti ad andare a ripetizione perché sia alle elementari che alle medie, non era come adesso: bocciavano, e se bocciavano! Oggi a ripensarci sembra incredibile ma era la “Villafranca de ‘na ‘olta”, quando nell’astuccio degli scolari c’erano solo: una penna (né la stilografica né la biro, che sono venute dopo: solo una bacchetta porta pennino), la scatoletta con i pennini, un lapis (una matita), la gomma da cancellare e la carta assorbente. Il calamaio invece era inserito nel banco e l’inchiostro era fornito dalla scuola, lo portava il bidello alla bisogna. E se la maestra ti rifilava qualche “scapeloto” te lo tenevi e non andavi certo a raccontarlo a casa perché ne avresti presi altri e con gli interessi. Alla prossima. Rico Bresaola

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