Germana Della Rocca
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Artbook Komorebi •
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Artbook Komorebi •
“ La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo.” - Gianni Rodari
La
fiaba
• natezza di tempi e luoghi, che non sono quasi mai definiti e il periodo storico non è quasi mai identificabile. I personaggi e le vicende sono ricavati dalla mitologia e dalle tradizioni popolari e sono quasi sempre inverosimili o inesistenti nella realtà quotidiana. Le fiabe si presentano inoltre con un linguaggio ripetitivo, per esempio “Cammina cammina…” e “Tanto tanto tempo fa…”, come ripetitivi sono a volte alcuni episodi, che troviamo presenti anche in più fiabe. Il bene e il male, i buoni e i cattivi, i furbi e gli stupidi, sono sempre nettamente distinti. Il lieto fine è sempre presente, tranne che nelle fiabe letterarie nelle quali il finale può essere drammatico. La
Il termine fiaba deriva dal latino fabula, cioè racconto; a sua volta essa deriva dal verbo fari, ovvero parlare. Si tratta di una narrazione medio-breve, di origine popolare e di solito in prosa, che ha per protagonisti personaggi fantastici come principesse, fate, streghe, draghi, giganti, maghi, spiriti benefici e malefici. Sono state tramandate oralmente di generazione in generazione, non hanno di solito un intento morale esplicito, ma hanno una finalità di intrattenimento. La fiaba è caratterizzata dall’elemento magico: molti degli avvenimenti narrati in essa possono avvenire soltanto attraverso una magia o un prodigio, inoltre c’è l’indetermi-
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• morale delle fiabe è presente, non dichiarata esplicitamente ma sottintesa. Essendo state tramandate oralmente da generazioni, le fiabe propongono un linguaggio popolare, molto semplice e a volte grammaticalmente non corretto; i modi di dire sono spesso inseriti in una fiaba, come anche le formule magiche. La fiaba, ha una valenza formativa ed educativa, non è un genere letterario di semplice intrattenimento, ma può contribuire in qualche modo alla crescita psicologica del bambino. Infatti esse mostrano ai bambini la realtà nella sua semplicità ma anche nella sua crudezza; hanno la funzione di suggerire comportamenti ed esempi di casi della vita e, tramite l’uso di differenti toni
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di voce da parte del lettore che sottolineano la gravità o l’allegria del momento, trasferiscono ai bambini sia una serie di modelli da tenere come riferimento in varie occasioni, sia i concetti di male e di bene in rapporto agli episodi raccontati. La fiaba è un genere letterario universale che trasmette stabilità e sicurezza, che sono due elementi fondamentali nell’età evolutiva dei bambini. Attraverso la lettura o il semplice osservare delle sue immagini il bambino viene stimolato alla curiosità e al desiderio di ricercare, scoprire e conoscere. Capita spesso di non sapere cosa si vuole illustrare e quale autore scegliere, così ho deciso di usare un racconto breve scritto da mia sorella.
“E se esistesse un altro mondo? Proprio come il nostro ma nello stesso momento del tutto diverso. Spesso Thalia, si è fatta questa domanda, senza trovare risposta fino a pochi giorni fa… quando accadde l’inaspettato. Un incontro, casuale; uno scambio casuale e una rottura tra due mondi, casuale.”
La
trama
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Due mondi paralleli: Hell e Heaven. Hell è una mondo con tetri palazzi, le cui porte sono opposte alla direzione del sole, privo di qualsiasi conforto. Una landa dimenticata, oscura e gelata, avvolta in una nebbia impenetrabile, perennemente sferzata dal vento e battuta dalle piogge. Al contrario, la bellezza di Heaven, lascia senza parole, bello in modo incredibile. La luce splende ovunque, la felicità è visibile non solo sui visi degli uomini ma anche nella natura. Thalia è la principessa di Heaven, principessa della natura. Occhi verde smeraldo, capelli color miele, testa tra le nuvole e sognatrice.
Un giorno, mentre passeggiava tra gli alberi di una foresta non molto lontana dal suo castello, vide un fiore, ancora troppo piccolo per essere definito tale. Era diverso, inizialmente viola ma man mano che passavano i giorni cambiava colore, ogni giorno. Unico, proprio come Thalia che da quel giorno si prese cura di esso. Ogni pomeriggio raggiungeva quella che era diventata la sua foresta, percorreva sempre la stessa strada e innaffiava quel piccolo fiorellino, sempre. Un giorno, apparentemente come gli altri, il piccolo fiore cominciò ad appassire. A quel punto la bambina dai capelli color •
• miele decise di portare con sé quel fiorellino, al castello per salvarlo. Stava per strapparlo dal terreno quando apparve una donna…no non era proprio una donna ma era bellissima. Era la ninfa della natura con lunghi capelli verde acqua e le disse “Non farlo!”, le disse e si avvicinò alla bambina ma era troppo tardi. Lei era decisa, si sentiva legata in qualche modo a quel fiorellino e voleva salvarlo. Nel momento in cui strappò il fiore dalle sue radici, una grande luce si diffuse nell’aria, diversa da quella che caratterizzava Heaven. Per pochi secondi Thalia non vide niente, solo luce. Guardò il fiore in cerca di una spiegazione ma
era sparito. Alzò gli occhi e notò una bambina uguale a lei: stesso viso, stessa stazza, stessi occhi ma…capelli diversi. Capelli rossi, rossi come il fuoco che da anni caratterizzava Hell, per le sue interminabili guerre. Thalia rimase scioccata dalla somiglianza. Ci pensò su e la riconobbe: era la principessa del mondo parallelo al proprio. Si era imbattuta, un giorno, in biblioteca, in un libro proibito, che descriveva le differenze tra quei due mondi. Sorprese e curiose, le due alzarono contemporaneamente il braccio e timorose unirono le proprie mani. Poi il nulla: una sensazione di vuoto, buio. Thalia aprì gli occhi, era nella sua •
• stanza, ma era diversa, rovinata, oscura: i muri dipinti di grigio. Ma lei era sicura, era sicura che quelle pareti fossero sempre state azzurre, come il cielo. Nessuna luce, se non quella proveniente dalla luna, al di fuori della finestra rotta. E tutti i suoi pupazzi? I suoi disegni? Le foto con la sua mamma ed il suo papà? Dove erano finiti? Tutto era strano, lei si sentiva strana. Tutto era diverso. Cos’era successo? Uscì dalla sua stanza, percorse i corridoi del suo castello che non riconosceva più. Niente pace, niente sorrisi felici dei domestici. Nessuno, non c’era nessuno. Uscì fuori. Era un incubo: regnava ovunque il caos. Vedeva solo
distruzione: ad ogni angolo vi erano cumuli di rifiuti e il cielo era una densa coltre di fumo. Gli abitanti, ovunque andassero, avevano sempre fretta e sembrava che non potessero fermarsi un momento. La città era piena di rumori insopportabili. Allora Thalia, spaventata, corse, corse più che poteva, a cercare riparo nella sua foresta ma…non c’erano più alberi, neanche il suo unico fiorellino. Da lì poteva vedere il mare. Era nero. Cominciò a piangere a dirotto, finché non ricordò l’incontro con la bambina che le somigliava e capì tutto: si trovava a Hell. Viveva in un incubo, non c’era alcuna possibilità di ritorno al suo paradiso. •
• In realtà non conosceva una via d’uscita e lei si sentiva male perché la natura era stata distrutta. Si rinchiuse nel castello della principessa Astrea e pianse per giorni. Numerose erano le persone che si chiedevano cosa fosse successo alla principessa scarlatta. Perché non voleva uscire dalle proprie stanze? Era forse delusa dai suoi sudditi? Gli stessi sudditi che ogni giorno si recavano al palazzo e chiedevano di lei, erano preoccupati. Lei però non poteva darsi per vinta perché l’inferno è una condizione mentale, lo sapeva e se non avesse potuto fare ritorno al suo Heaven allora sarebbe stato il paradiso a raggiungerla. Quel paradi-
so che aveva nel cuore. Era l’incarnazione della speranza, per Hell, dove cominciò a regnare. Doveva farlo per le persone che avevano riposto speranza in lei, o meglio Astrea, quellai n realtà credevano che fosse. Una volta ripresa forza e coraggio, mise il vestito più colorato che trovò, e si affacciò all’ampio balcone del palazzo di Hell. Era quasi pronta per dare vita a quel posto, a spiegare cosa le fosse successo, aveva bisogno di visitare il posto che poteva chiamare “casa”: la sua foresta. Mentre correva per raggiungerla, i passanti la guardavano curiosi. Nessuno la conosceva, la ragazza era radiosa. Una volta arrivata, Thalia si guardò in•
• torno: nulla era cambiato da quando era arrivata. Ancora niente alberi eppure, lì, si sentiva a casa. Ad un trattò sentì un pianto, si avvicinò e la vide. Ancora una volta, una Ninfa. Sempre bellissima, capelli lunghi e lisci, rossi come il sangue che versa ogni giorno perché lei è legata alla natura. Incatenata al suo destino, a quella natura che si avvicina alla distruzione. Lei stremata, l’antitesi della ninfa che Thalia aveva già incontrato. - “Cosa ti è successo, Ninfa dei boschi?” - disse la piccola bambina “Sono incatenata, così, da molti anni. La mia vita è connessa alla vita di questa foresta. Quando
essa svanirà, svanirò anche io ed è quello che sta succedendo. Mi sto spegnendo, per favore aiutami, sarai ricompensata.” Thalia senza pensarci troppo rispose - “Non è una ricompensa quella che voglio. Ti aiuterò, così come ho aiutato il mio fiorellino unico e così come aiuterò i cittadini di Hell.” E così la ninfa le domandò - “Perché lo fai?” “Non c’è un motivo. E’ più un bisogno, quello che sento. Non voglio che tu o altre persone stiate male. Credo che nessuno meriti una sofferenza come la vostra e mi impegnerò affinchè tutto ciò possa cambiare. Costi quel che costi.” “Così piccola eppure così saggia. Vai ora, non perdere altro tempo con me.” Con il suo sorriso illumina•
• va ogni angolo oscuro, con il suo tocco delicato ridava vita ai fiori appassiti, con i suoi occhi amava quel posto e si faceva amare dai suoi sudditi che finalmente smisero di combattere tra loro. Cominciarono a prendersi cura della natura, perché senza essa non vi era felicità, se ne resero conto. E a poco a poco, scomparve la nebbia, dando spazio al cielo azzurro, scomparve il nero, l’oscurità, la tristezza. Vigeva amore, felicità, speranza, luce, proprio come ad Heaven. Gli abitanti di Hell ripresero a sognare, come gli aveva insegnato la loro principessa Thalia, che era così orgogliosa di quello che era riuscita a fare. Aveva dato
vita ad un mondo morto da anni, aveva visto la rinascita della natura nella foresta di Hell, così simile ma nello stesso tempo diversa dalla “sua” foresta. Le mancava, come le mancava Heaven e la sua famiglia, ma era comunque felice. Le mancava il suo fiorellino unico, come lei, che un giorno trovò nella foresta, ancora una volta si prese cura di lui, ogni giorno, finchè non cominciò ad appassire e Thalia lo colse dal terreno per poter, almeno questa volta, cercare di salvarlo. Ma gli avvenimenti si ripetettero: comparve nuovamente quella luce, nuovamente quella ragazza, Astrea, che le sorrise. Lei che mai aveva sorriso, era ri•
• nata dopo un lungo periodo passato ad Heaven. Erano cresciute dall’ultima volta che si erano viste, erano passati molti anni. Si abbracciarono e dopo il vuoto, nuovamente, Thalia si svegliò nel proprio letto, nella sua umile casa ed era di nuovo bambina. Thalia era una sognatrice e mai avrebbe dimenticato Hell e la speranza che lì aveva portato, ma era stato solo un sogno; un bellissimo sogno. Non poteva crederci. Era tutto così reale, allora corse, per quella che le sembrò la centesima volta, verso la “sua” foresta, lì dove tutto era cominciato e la vide. Di nuovo la Ninfa Dafne, di spalle. Si girò, le sorrise. Aveva il suo fiorellino in
mano, lo stava annusando e poi “Ecco la tua ricompensa…” Un bagliore emanato dal nontiscordardime e poi la ninfa scomparve e così anche il fiore. Al suo posto un bambino: Ethan, con i capelli viola e gli occhi color polline. “Grazie per esserti presa cura di me per tutto questo tempo.” le disse. “Vieni con me, ti faccio vedere il mio bellissimo villaggio!”, rispose sorpresa ma sorridente Thalia. Mano nella mano si allontanarono dalla foresta, loro, il cui destino era legato come quello della ninfa Alena con la natura •
L’ambientazione •
Komorebi è un albo illustrato nato con lo scopo di insegnare qualcosa ai bambini e di poter comunicare con loro attraverso le illustrazioni e non solo, perché è rivolto anche ai più grandi. Parla di due mondi paralleli: Heaven e Hell, che vede come principesse di entrambi i mondi due bambine “simili”, Thalia e Astrea che a un certo punto della storia sono costrette a vivere l’una nel mondo dell’altra. La storia è in realtà un sogno, fatto da una delle due principesse, ma ciò viene svelato solo alla fine con il risveglio. Tutta la storia è ambientata a Roma, non la Roma che noi conosciamo oggi ma in un
ipotetico futuro, dove passato e modernità convivono in maniera armoniosa, dove la vista di questi monumenti, come ad esempio si vede nella prima illustrazione del Colosseo, serve a farci ripensare alla loro storia, che ha sfidato i millenni e l’usura del tempo, come monito per coloro che, attraverso i conflitti, distruggono intenzionalmente questi preziosi mattoni della memoria umana e rompono la continuità che lega le civiltà nella storia umana. Legato al futuro sono le nuove specie di animali, come gli uccelli rappresentati da piccoli pezzetti di carta, simili a degli aereoplanini. Heaven e Hell sono •
• due mondi paralleli, il primo è un luogo senza guerra, un mondo ideale i cui tutti vorremmo vivere, quasi perfetto, ricco di vegetazione e animali, dove regna la calma, la serenità, la felicità; mentre l’altro può essere paragonato al mondo attuale, quello che stiamo vivendo, un mondo in rovina, dove ci sono cumuli di rifiuti, dove le guerre distruggono città, monumenti ecc. Lo scopo
finale del libro illustrato è insegnare ai bambini il “non arrendersi” davanti una piccola o una grande difficoltà, basta un piccolo gesto per poter stravolgere e cambiare il proprio destino, siamo noi alla fine gli artefici del nostro destino, con la nostra volontà, perché il cambiamento parte da noi. Quando sei in difficoltà non devi mai perdere la speranza, è grazie ad essa che riesci a cambiare.
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Referance •
Illustration of Heaven and Hell •
Analisi
dei personaggi •
I personaggi di questa fiaba sono: la principessa di Hell, la principessa di Heaven, le due ninfe, l’elemento magico e personaggi che stanno sullo sfondo. Analizzando i primi due personaggi, le due bambine sono completamente l’opposto: Thalia è una bambina allegra, serena, sempre col sorriso sulle labbra che vive in un mondo assolutamente perfetto, ricco di natura e pieno di animali. Con la sua felicità, con la sua serenità, riesce a risolvere ogni problema che le si pone davanti nel momento in cui si trova in un altro posto che non è il suo. Con piccoli gesti riesce a cambiare quel mondo oscuro. Astrea,
invece, è cupa, priva di un sorriso, triste perchè vive in un mondo che sta andando in rovina, e tutto intorno a lei è incolore, dominato dal caos e da persone inanimate. Thalia è una piccola principessa di 8 anni. Occhi verde smeraldo, capelli color miele, testa tra le nuvole e sognatrice. Indossa una maglietta azzurra con maniche lunghe e colletto giallo, una gonna a palloncino viola con una stampa floreale e un paio di calze biancastre. Ai piedi, solitamente, porta un paio di stivali scuri che però non indossa spesso perché ama sentire sotto i piedi l’erba soffice. Astrea è anche lei una principessa, stessa età, •
• stessi occhi ma capelli diversi. I suoi sono rossi, rossi come il fuoco che da anni caratterizzava Hell, per le sue interminabili guerre. A causa delle condizioni del pianeta tutto è grigio, incolore. L’Inferno però è uno stato mentale, così come il Paradiso. Questo principio emerge nell’opera “Il paradiso perduto” di Milton: “Infernal world! And thou, profoundest hell, Receive thy new possessor, one who brings a mind not to be changed by place or time. The mind is its own place, and in itself can make a Heaven of Hell, a Hell of Heaven.” La mente forgia la propria realtà, può trasformare un inferno in paradiso ed il contrario. È un dovere quasi da parte delle persone
cambiare in meglio, perché con un piccolo gesto si può cambiare un mondo oscuro, negativo. Inoltre ogni volta che si presenta una nuova sfida bisogna affrontarla con coraggio ed energia per migliorare la qualità della propria vita. I personaggi sono stati studiati seguendo il lato psicologico dei bambini. Spesso i bambini vengono influenzati da ciò che ascoltano o vedono, ma soprattutto dall’ambiente che li circonda. Infatti una studiosa americana, Judith Harris, nel suo libro “La presunzione dell’educazione”, sostiene che la personalità di un essere umano è per un cinquanta per cento legata ai cromosomi, cioè al temperamento e •
• al carattere che ha ereditato e per l’altro cinquanta per cento è influenzata dall’ambiente. Ma non dai genitori, o almeno non prevalentemente dai genitori. La scrittrice americana dimostra invece che è l’ambiente esterno alla famiglia e precisamente i coetanei, gli amici, gli insegnanti, il quartiere, che determinano in maniera molto più significativa le caratteristiche personali dei nostri figli e le loro scelte di vita. La Harris non solo afferma queste cose, ma le prova con una serie di dati provenienti da ricerche che, in origine, erano state quasi sempre condotte per dimostrare esattamente il contrario e cioè che i genitori, con
il loro comportamento, sono determinanti nel “plasmare” la personalità dei figli. Il meglio che i genitori possono fare per influire in qualche modo sul destino dei propri figli, dice Judith Harris, è selezionare l’ambiente in cui farli vivere, quello che poi determinerà le loro scelte di vita e che segnerà il loro carattere. Ne “La conoscenza del bambino e la psicoanalisi” di Serge Lebovici, viene citata la Teoria dell’apprendimento, dove lo sviluppo è quasi esclusivamente funzione della stimolazione ambientale. “In tutta la sua opera Freud aveva già attirato attenzione sull’importanza delle esperienze affettive precoci del bambino. Diviene chiaro che il comportamento •
• del bambino non deriva soltanto dallo sviluppo del suo sistema nervoso e che anche il rapporto che egli stabilisce svolge una funzione maturante. […] Queste ricerche riguardano soprattutto soggetti che vivono in situazioni particolari o in cui vengono a mancare più o meno completamente, su uno o più registri sensoriali e per una durata più o meno lunga, gli stimoli esterni. Il bambino è sensibile al mondo esterno: ne trae nutrimento e ne ha bisogno ancor prima di poterlo cogliere attraverso percezioni organizzate e di formarsene una rappresentazione.” Gli ultimi personaggi sono le due Ninfe e il ragazzino fiore. La Ninfa Anthea del mondo di Heaven, è la ninfa dei boschi che ha i capelli lunghi, verde acqua. Il colo-
re dei suoi capelli rappresenta quello della vegetazione, della natura, della rinascita primaverile e della vita stessa. E’ il colore della natura e simboleggia la forza, la perseveranza e l’equilibrio. I suoi occhi sono violacei e ha indosso un abito di foglie. Il suo opposto Alena, invece è rappresentata incatenata in un mondo privo di natura dove la sua vita è a rischio, ha i capelli lunghi e lisci, rossi come il fuoco, come il sangue versato ogni giorno nel suo mondo. L’ultimo personaggio è il fiore, Ethan. Il termine ebraico vuol dire “solido”, “robusto”, “forte”, “durevole”, “perenne” e anche “che scorre sempre” (se relativo ad un fiume); riferito •
• a una persona può essere interpretato anche come “dalla lunga vita”. I suoi capelli sono viola che rappresenta il colore della metamorfosi, della transizione, del mistero e della magia. La scelta del titolo Komorebi è dovuta al suo significato: “luce che filtra tra gli alberi”; questa è una delle parole giapponesi non traducibili con una semplice parola ma con una frase. Esso è legato alla protagonista Thalia che, col suo sorriso, ricorda raggi di luce che appunto filtrano tra l’oscurità creata dagli alberi. Anche i nomi delle bambine sono stati scelti in base allo svolgimento della storia: da un lato Astrea, principessa di Hell, il cui nome deriva dal
greco Astraia, latinizzato in Astraea e significa “astrale” o “stellata”. Astrea era la dea greca della giustizia e dell’innocenza, figlia di Zeus e Temi, associato alla dea della Luna, figlia di Iperione e di Teia, sorella di Elio (il Sole) ed Eros (l’Aurora). Thalia invece era una delle grandi muse, figlie di Zeus e Mnemosine. Ha origine dalla cultura greca e significa fiorente. È raffigurata proprio come una ragazza dall’aria allegra come una delle protagoniste di questa storia.
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Il
progetto
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L’idea di realizzare un albo illustrato è nata dall’intento di voler “trasmettere, comunicare” un messaggio che arrivi non solo ai piccoli ma a chiunque guardi le immagini e di smuovere l’immaginazione del bambino che, nel vedere le illustrazioni, costruisce l’intera storia nella sua mente. Disegnerà la storia a sua misura, vedrà solo quello che vorrà vedere e prendendo spunto dalle tavole presenti potrà ampliare il suo immaginario nella consapevolezza che quello che viene raffigurato è solo uno scorcio del mondo che una storia è in grado di costruire. L’albo illustrato è caratterizzato da un leporello lun-
go 1m all’interno del quale troviamo il primo fascicolo su Heaven. L’ultima illustrazione della prima parte è collegata alla tavola iniziale del secondo fascicolo su Hell tramite un’illustrazione fustellata che può interagire con quella di sinistra e quella di destra. Nell’ultima parte dell’albo c’è una piccola fisarmonica dove il bambino potrà disegnare o scrivere il suo finale. Oltre a questa versione è stato realizzato anche un Silent Book, su un lungo leporello. Secondo me, senza parole, solo con le figure si comunica meglio e proprio per questo il lettore può immedesimarsi meglio. Sono state realizzate inoltre •
• anche delle cartoline della storia con un effetto chiamato Moirè che permette di animare i disegni, così da far divertire i bambini. Le illustrazioni raffigurate in questo albo sono state realizzate con un solo tipo di pennello, utilizzato picchiettando per le ambientazioni e in modo normale per i personaggi. Ho scelto questo pennello
per il semplice motivo che lasciava, se ingrandito il disegno, un effetto telato alle tavole. Queste illustrazioni sono state realizzate usando uno stile diverso dal solito, non solo per semplificare il tutto ma anche per sperimentare qualcosa di diverso. Le ho realizzate così anche per lasciare che l’immaginazione di chi osserva pos-
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• sa costruirsi nella propria mente una sua storia Ho iniziato con l’immaginarmi la bambina dai capelli color miele, metterla giù sul foglio e schizzarla. Ho schizzato le varie acconciature che potevano andar bene, i vestiti che doveva indossare. Ho deciso, poi le ambientazioni disegnandole come apparivano nella mia mente nel leggere la trama. L’albo è suddiviso in fascicoletti, e ognuno ha un titolo iniziale legato al luogo dove si svolge l’azione: Heaven e Hell per i primi due e Change, per il terzo, legato al “cambiamento” delle due bambine. Il font utilizzato per il titolo, inizialmente, doveva essere un font scrit-
tura creato da me, ma per problemi di leggibilità ho dovuto usare “Swistblnk Monthoers” non solo per maggior comprensibilità ma soprattutto per la sua struttura che dava meglio il senso del legno. Il formato scelto per entrambi i progetti è il formato quadrato, 19x19 cm. L’ho scelto perché ha una visione completa delle immagini senza spostare l’occhio e inoltre comunica immediatezza e tranquillità ed ha una facile maneggevolezza. Ho realizzato vari menabò per avere un’idea di come potrebbe essere il progetto finito, sia per il leporello che per il silent book. Le copertine realizzate sono due: la prima è un’illustra•
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strazioni, una carta avoriata e ruvida: Modigliani, 300g per la copertina e 140g per l’interno. Per l’Artbook è stata utilizzata la stessa carta, con una sovracoperta in pergamenta. Ho utilizzato la stessa carta di 300g per le cartoline e i segnalibri e di 200g per il leporello, stampato però a getto d’inchiostro su un plotter.
zione che rappresenta Thalia appoggiata allo specchio che osserva “l’altra se stessa”, Astrea, in bianco e nero. La seconda invece è una visione del mondo di Thalia, che comprare scostando una tenda, in bianco e nero perché è ad Hell. Per il progetto ho voluto utilizzare un tipo di carta che mettesse in evidenza le illu•
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Sketchbook Artbook of Komorebi •
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Thalia •
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Dress •
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Astrea •
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Ninfe •
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Fiore •
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Storyboard •
Swistblnk Monthoers
Komorebi •
Studio logo
abcdefghijklmnop 0123456789
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Swistblnk Monthoers
Komorebi
abcdefghijklmnopqrstuv 0123456789
Germana Della Rocca
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Artbook Komorebi
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Copertine •
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Leporelli •
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Cartoline •
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Segnalibri •
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Shopper Bag •
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RollUp •
Ringraziamenti
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Desidero innanzitutto ringraziare il Professor Stefano Mosena per i preziosi consigli e insegnamenti, per i giorni, le settimane, i mesi che ha dedicato alla mia tesi. Inoltre ringrazio il professor Enrico Pusceddu sempre disponibile e pronto ed entrambi mi hanno aiutato a risolvere ogni mio dubbi durante la realizzazione del progetto. Ringraziamenti vanno anche a Carlo e Rosita che per ogni mio dubbio erano li ad aiutarmi; alle mie amiche che mi hanno accompagnato fino ad oggi in questo percorso, le rigrazio per i numerosi consigli, le notti insonni, le pazze serate in balia dell’ansia. Infine ringrazio la mia famiglia che mi ha “sopportato” fino ad oggi durante i miei momenti di sconforto e incertezze, che sono stati solidali in questo mio percorso sostenendomi e che hanno “sganciato i soldi” per realizzare questo pazzo progetto.
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