POLITECNICO DI MILANO SCUOLA DI ARCHITETTURA URBANISTICA INGEGNERIA DELLE COSTRUZIONI Corso di Laurea in Progettazione dell’Architettura
COR
rosion resistance
-
TEN
sile strength
Il Cor-Ten nel progetto di riuso sull’esistente
Relatrice: Prof. Mariella Brenna Tesi di Laurea di: Chiara Centoducati Matr. 870348 A.A. 2018/2019 - Sessione settembre 2019
Indice 1.
L’acciaio Cor-Ten: un paradosso materico.......................................................9
1a.Nascita, sviluppo e utilizzo.........................................................................................10 1b.Tipologie e composizione..........................................................................................14 1c.Formazione e morfologia della patina......................................................................18 1d.Vantaggi...........................................................................................................................22
2.
Restauro e Cor-Ten Tre approfondimenti di Maria Grazia Ercolino............................................24
2a. Restauro e Corten: un’intesa possibile?.................................................................26 2b. Forme antiche, nuovi materiali: reintegrare con l’acciaio Corten.................30 2c. Il Cor-Ten come materia significante nel recupero degli edifici storici......40
3.
Utilizzo dell’acciaio Cor-Ten nel recupero della preesistenza: tre casi emblematici....................................................................................................45
3a.Acciaio Cor-Ten nella ridefinizione della preesistenza: Herzog & De Meuron: Caixa Forum Madrid (ES), 2007..............................................................................................................46
3b.Acciaio Cor-Ten nell’intervento di allestimento degli interni: MAP studio: Torre di Porta Nuova Venezia (IT), 2011...............................................................................................................66
3c.Acciaio Cor-Ten a fine strutturale e di ampliamento: Neri & Hu design and research office: The Vertical Lane House Shanghai (CHN), 2010.....................................................................................................86
4.
Il CASVA al QT8..........................................................................................................103
QT8 Milano: Progetto di Piero Bottoni.......................................................................104 RI-FORMARE PERIFERIE................................................................................................106 Progetto di riuso dell’ex mercato al QT8 di Milano a sede del CASVA...............109
5.
Conclusioni......................................................................................................................123
6.
Bibliografia e Sitografia...........................................................................................124
7.
Ringraziamenti..............................................................................................................126
4
Abstract La tesi è un approfondimento del progetto di gruppo svoltosi durante il Laboratorio di Progettazione dell’Architettura degli Interni nel corso di Laurea in Progettazione dell’Architettura del Politecnico di Milano. Il progetto ha avuto come tema il riuso della preesistenza storica, intervento sensibile dal quale deriva la scelta di utilizzare un solo materiale a scopo valorizzativo: l’acciaio Cor-Ten. Le scelte progettuali sono state prese tenendo in considerazione l’acciaio Cor-Ten come elemento cardine dell’intervento, riconoscendone la capacità di integrarsi e allo stesso tempo distinguersi rispetto all’esistente, oggetto del tema di Laboratorio. In fase progettuale, il materiale è riuscito a rispondere alle precise esigenze richieste dalla nuova destinazione d’uso, declinandosi a svolgere plurime funzioni quali: strutturale, di rivestimento e di allestimento. Dato l’interesse dimostrato durante la fase di progetto la decisione è stata di indirizzare la tesi verso un approfondimento sull’importante compito che l’Acciaio Cor-Ten ha assunto, nell’ultimo decennio, nel recupero degli edifici storici. La tesi si struttura attraverso un’introduzione che esplicita la nascita, lo sviluppo, l’uso e i tipi di acciaio Cor-Ten disponibili sul mercato. In seguito, presenta dei testi tratti da approfondimenti di Maria Grazia Ercolino, ricercatrice presso l’Università La Sapienza di Roma, che negli ultimi anni ha focalizzato il suo studio sull’utilizzo dell’ acciaio patinabile sull’esistente. Proseguendo, la tesi si concentra su tre casi studio, dove l’acciaio CorTen viene utilizzato con tre prerogative differenti: - “ridefinizione” della struttura precedentemente esistente, come nel caso del Caixa Forum di Madrid dove si è realizzata un’addizione che ha permesso il recupero e l’adeguamento dell’edificio al nuovo uso, cercando di enfatizzare quel particolare contrasto tra nuovo e vecchio che lo caratterizza; - elemento generatore di senso e di spazio nella rilettura delle qualità materiche e spaziali nella Torre di Porta Nuova dell’Arsenale di Venezia; - elemento strutturale per ampliamento e adeguamento della preesistente ex caserma giapponese a Shanghai, dove una nuova struttura integrata a quella esistente e l’introduzione di nuovi solai permettono soluzioni originali nell’allestimento dello spazio interno di un boutique hotel. La tesi andrà infine ad esporre i punti chiave e le motivazioni dell’utilizzo dell’acciaio Cor-Ten nel progetto di riuso dell’ex mercato al quartiere QT8 a sede del CASVA, gli archivi del progetto a Milano. 6
CAPITOLO 1 L’acciaio Cor-Ten: un paradosso materico
1a. Nascita, sviluppo e utilizzo
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L’acciaio Cor-Ten è un vero e proprio paradosso materico, ma è proprio questa caratteristica che lo rende particolarmente interessante. Il Cor-Ten è un materiale che fu brevettato nel 1933 dall’azienda americana United States Steel Corporation (U.S.S.)1 e deriva il suo nome da due termini inglese che definiscono le sue caratteristiche principali: - CORrosion resistance (resistenza alla corrosione) -TENsile strength (resistenza a trazione) Attuale sede dell’United States Steel Corporation
Lastre in acciaio Cor-Ten
La nascita dell’acciaio Cor-Ten può essere ricondotta allo sviluppo di acciai con bassi contenuti di rame. Nel 1910 una ricerca2 su delle lamiere d’acciaio contenenti lo 0,07% di rame, esposti in tre ambienti differenti (rurali, industriali e marini) ha mostrato un incremento dell’1,5% sulla resistenza alla corrosione atmosferica rispetto ai comuni acciai al carbonio. Nel 1911 la US Steel iniziò a produrre le stesse lamiere e nel 1933 la stessa US Steel mise in commercio i primi prototipi di acciaio Cor-Ten. Intorno al 1937 fece anche la sua comparsa come materiale di costruzione per le navi. L’acciaio Cor-Ten è quindi un materiale a basso contenuto di lega (in origine 0.2-0.5% di rame, 0.5-1,5% di cromo e 0.1-0.2% di fosforo) e a elevata resistenza meccanica, definito ‘patinabile’ (weathering steel). Venne inizialmente impiegato nella meccanica, come rivestimento protettivo per carrozze-merci, vagoni-cisterna e containers in particolare per il trasporto di carbone.
Il materiale mostrava durate sino a quattro volte superiori rispetto a quelli realizzati con normale acciaio al carbonio. Questa tipologia di acciai conobbe un nuovo incremento d’impiego per far fronte alla Grande Depressione: il presidente Roosevelt ne promosse l’utilizzo per la produzione di binari, così che l’acciaio fu capace di ridare impulso all’industria siderurgica americana. Risale al 1948 il primo utilizzo di Cor-Ten grezzo per la costruzione di torri trasmissione Tv. NOTE 1 La U.S. Steel (United States Steel Corporation) è un produttore di acciaio degli Stati Uniti che svolge importanti attività in Europa centrale. La società venne fondata nel 1901 da J.P. Morgan e Elbert H. Gary a seguito della fusione della Federal Steel Company e della Carnegie Steel Company. 2 M. Morcillo, B. Chico, I. Díaz, H. Cano, D. de la Fuente, Atmospheric corrosion data of weathering steels. A review, Corros. Sci. 77 (2013) pp. 6–24.
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La ricerca si sviluppa a partire dagli anni 60 e la prima vera e propria applicazione come acciaio strutturale nell’edilizia risale al 1964 con la realizzazione del Centro Direzionale della John Deere and Co., in Illinois, su progetto dell’architetto Eero Saarinen. Ad essa ne seguirono numerose altre, fra le più note il grattacielo del Chicago Civic Center di SOM (Skidmore, Owings and Merrill LLP), costruito nel 1965 con l’antistante scultura di Picasso. La composizione dell’acciaio Cor-Ten negli anni ha subito alcune modifiche, quali ad esempio l’introduzione dello 0,4% di nichel, la riduzione del fosforo al 0,04% nonché l’aggiunta di piccoli tenori di altri elementi, capaci di migliorare la sua resistenza meccanica. Centro Direzionale John Deere, Eero Saarinen
Chicago Civic Center, SOM Architects
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L’acciaio Cor-Ten viene attualmente utilizzato dagli architetti contemporanei per il suo forte carattere espressivo e il suo caratteristico cromatismo che lo fa assomigliare a qualcosa di antico, riconoscibile proprio per il suo effetto ‘ruggine’. Questo materiale garantisce un miglioramento delle proprietà meccaniche rispetto agli acciai tradizionali. Viene definito un materiale che ‘vive e si auto protegge’. L’acciaio Cor-Ten presenta caratteristiche che lo rendono ideale per numerose applicazioni in vari settori nell’ambito edile e nell’ambito strutturale ed è riconosciuto dalla UNI EN 10025-5 ‘Condizioni tecniche di fornitura di acciai per impieghi strutturali con resistenza migliorata alla corrosione atmosferica’.3 ‘… oggi il Cor-Ten viene impiegato e trattato come è proprio dei rivestimenti ci ricorda Gottfried Semper4, quasi fosse un tessuto ritagliabile, piegabile, ornabile con intarsi e incisioni che ne esaltano le qualità meramente superficiali’5 scrive Francesco Dal Co, direttore di Casabella. Dal Co afferma che si può ricercare un significato a questa inclinazione andando a ritroso nel tempo sino alla rivoluzione industriale. Durante quest’epoca il ferro conobbe dapprima un impiego in grandi quantità nel campo delle costruzioni e successivamente, a seguito dello studio di nuovi linguaggi da parte di architetti e ingegneri, finì per produrre nuovi canoni estetici, inediti sistemi di ornamentazione, adottando ‘un linguaggio formale non ancora articolato al punto di creare uno stile proprio’6. In attesa di acquisire quello stile proprio, le costruzioni in ferro, sono passate per l’appunto attraverso una fase definibile di ‘transizione’ che ha portato oggi, l’acciaio ad essere uno dei più utilizzati al mondo nel campo architettonico.
Un discorso simile può essere fatto per l’acciaio Cor-Ten, nel primo periodo successivo al suo brevetto, infatti numerosi architetti impiegarono questo materiale per la costruzione di grandi strutture e grattacieli, per sfruttare appieno le sue principali caratteristiche meccaniche. Oggi il Cor-Ten viene trattato prevalentemente come rivestimento, adoperando quel ‘linguaggio formale’ che un tempo è appartenuto all’acciaio, e sfruttando unicamente le sue caratteristiche ornamentali. ‘il Cor-Ten viene utilizzato per la capacità di evocare (…) utilizzato come una pelle elastica’7 precisa Dal Co. Il Cor-Ten ha trovato largo impiego nell’architettura perché si combina bene con altri materiali come il calcestruzzo, il marmo e il legno; creando un sofisticato effetto estetico. Questa tipologia di acciaio viene molto utilizzata anche in aspetti più tecnici, oltre alla resistenza agli agenti atmosferici, con il Cor-Ten è possibile ottenere notevoli riduzioni di spessore e conseguenti diminuzioni di peso, conferendo alle superfici degli edifici isolamento e durabilità. È un materiale che si presta molto bene alla sperimentazione, anche in forme progettuali ibride tra l’architettura e la scultura. Oltre che alle sue innumerevoli applicazioni nei diversi settori edili, gli architetti contemporanei utilizzano il Cor-Ten anche nei restauri conservativi, poiché si presta a esigenze progettuali e a linguaggi differenti. NOTE 3 UNI EN 10025-5 del 1 aprile 2005, ‘Condizioni tecniche di fornitura di acciai per impieghi strutturali con resistenza migliorata alla corrosione atmosferica’, vd. http://store.uni.com/catalogo/index.php/uni-en-10025-5-2005. html 4 Gottfried Semper (Amburgo, 30 novembre 1803 – Roma, 15 maggio 1879) è stato un architetto tedesco. Si orientò ai modelli storici dell’architettura del passato, soprattutto scegliendo le forme dell’architettura classica, disdegnando invece le soluzioni dell’architettura neogotica che pure andavano affermandosi in quell’epoca. 5 F. Dal Co, “Il rivestimento e il decadere del senso delle cose. Perché gli architetti prediligono il Cor-Ten” in Casabella, n. 807, Novembre 2011, p.2 6 Ibidem 7 Ibidem
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1b. Tipologie e composizione
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Esistono tre tipi di Cor-Ten che presentano differenti caratteristiche ed è quindi necessario scegliere il tipo di acciaio più idoneo alle esigenze progettuali: Acciaio Cor-Ten di Tipo A o Cor-Ten al fosforo: adatto per applicazioni architettoniche. La composizione chimica del Cor-Ten A conferisce a questo tipo di acciaio una resistenza all’attacco degli agenti atmosferici da cinque a otto volte superiore a quella di un comune acciaio al carbonio. Il Cor-Ten A è l’acciaio che più si presta per essere impiegato allo stato non pitturato e per il suo gradevole aspetto, si rivela particolarmente idoneo per applicazioni architettoniche. Coil in Acciaio Cor-Ten e Coil in Acciaio
In pratica si può affermare che, in atmosfera industriale o rurale, la corrosione del Cor-Ten A non verniciato si arresta dopo aver provocato una diminuzione di spessore di circa 0,05 millimetri, mentre, in ambiente marino progredisce
leggermente col passare degli anni, pur rimanendo decisamente inferiore a quella riscontrata nei comuni acciai al carbonio. Il Cor-Ten A viene normalmente prodotto in spessori fino a 12,5 millimetri.8 NOTE 8 dati vd. http://www.siderservizi.com/corten.htm
dati vd. https://www.cuadra.it/acciaio-corten-materiale-senza-tempo/
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dati vd. https://www.cuadra.it/acciaio-corten-materiale-senza-tempo/
Richard Serra, Guggenheim Museum, Bilbao
Acciaio Cor-Ten di Tipo B o Cor-Ten al vanadio: adatto per applicazioni di tipo strutturale sottoposte a sollecitazioni. Questo tipo di Cor-Ten è caratterizzato da una composizione chimica che permette di mantenere elevate caratteristiche meccaniche anche in forti spessori. La resistenza alla corrosione atmosferica è di circa quattro volte superiore a quella di un comune acciaio al carbonio. Anche il Cor-Ten B può essere impiegato allo stato non pitturato, senza tuttavia raggiungere effetti estetici simili a quelli del Cor-Ten A. I prodotti in Cor-Ten B, data la gamma estesa di spessori in cui sono disponibili (fino ed oltre i 100 mm), trovano vasta applicazione in tutte quelle costruzioni, anche complesse, in cui sono richieste elevata resistenza meccanica e buona resistenza alla corrosione atmosferica.9 NOTE 9 dati vd. http://www.siderservizi.com/corten.htm
Lamine di rivestimento in acciaio Cor-Ten
dati vd. https://www.cuadra.it/acciaio-corten-materiale-senza-tempo/
Acciaio al
Corrosione (µm)
CARBONIO
Acciaio COR-TEN
Tempo (anni) dati vd. https://www.nuovadefim.com/it/content/cor-ten
Acciaio Cor-Ten di Tipo C: ha caratteristiche simili al Cor-Ten al vanadio, adatto per strutture fortemente sollecitate. Il Cor-Ten C, introdotto sul mercato più recentemente, presenta una resistenza meccanica notevolmente superiore agli altri due tipi (A e B), pur conservando caratteristiche di resistenza alla corrosione atmosferica di circa quattro volte superiori a quelle degli acciai al carbonio. Il tipo C offre quindi nuove interessanti possibilità di impiego per l'acciaio Cor-Ten, specialmente in quelle applicazioni per le quali le moderne tecniche di progettazione richiedono materiali aventi una resistenza meccanica sempre più elevata. I prodotti realizzati in Cor-Ten C, vengono fabbricati con spessori fino a 25,5 millimetri. Fanno eccezione i profilati il cui spessore massimo è di 19 millimetri.10 NOTE 10 dati vd. http://www.siderservizi.com/corten.htm
Padiglione del Brasile, Milano Expo 2015
1c. Formazione e morfologia della patina
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Lastra in Cor-Ten in fase di ossidazione
Variazione cromatica dell’ossido con il tempo
La straordinaria proprietà dell’acciaio Cor-Ten è la capacità di auto proteggersi dalla corrosione elettrochimica. Il metallo durante il naturale processo di ossidazione rilascia una polvere di ossidi degli elementi in lega che patinano la superficie. La ruggine è desiderata in quanto costituisce una patina protettiva di ossido a forte aderenza.
Lastra in Cor-Ten ossidata
Questa pellicola è caratterizzata da uno strato esterno poroso e da un sottile strato interno amorfo e impermeabile ricco di rame, cromo e fosforo, che conferisce resistenza alla corrosione. Caratteristica propria è la naturale ossidazione a contatto con l’aria, che invece di continuare sino a corrodere il materiale, si arresta formando una patina protettiva che non si modifica nel tempo. Nelle normali condizioni ambientali, questo rivestimento si forma in circa 18-36 mesi11 e il suo colore varia da un arancio iniziale fino ad una tonalità bruno-rossastra, la tipica colorazione ruggine che conferisce al materiale un effetto non solo estetico ma protettivo. La superficie del materiale è opaca e piuttosto uniforme; generalmente le lastre vengono installate pre-ossidate ma vi sono casi in cui gli elementi vengono montati quando lo stato di ossidazione è nella fase iniziale. NOTE 11 dati vd. http://www.actiongiromari.it/corten-caratteristiche-applicazioni/
Variazione cromatica dell’Hokkaido Memorial Tower, in Giappone: 3- maggio 1991, 22 anni dopo il completamento; 1- ottobre 1969, in fase di costruzione; 2- aprile 1973, 4 anni dopo il completamento; 4- maggio 2007, 38 anni dopo il completamento.
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Diverse ricerche hanno messo in luce i requisiti ottimali affinché sugli acciai Cor-Ten si formi uno strato protettivo stabile. Gli esperimenti condotti nel 196912 hanno evidenziato che la struttura dello strato di ossido dipende principalmente dall’azione del ‘lavaggio’ compiuta dall’acqua piovana e dall’azione di ‘asciugatura’ svolta dal sole. Le superfici poste a riparo dal sole e pioggia infatti, tendevano a formare uno strato di ossido eterogeneo e non compatto. Viceversa, le superfici direttamente esposte ad entrambi i fattori producevano strati di ossido omogenei e fortemente aderenti. Nelle superfici rivolte a nord lo strato protettivo si sviluppava più lentamente a causa della ridotta esposizione alla luce solare.
Negli anni successivi venne analizzato e studiato il ruolo di un gran numero di variabili ambientali e geometriche che influenzano il comportamento degli acciai patinabili nelle applicazioni architettoniche. Le sfumature che si generano a seguito del processo di ossidazione sono originali, inimitabili, garantiscono delle opere uniche. Infatti, sebbene il processo di ossidazione sia sempre lo stesso, il risultato finale non si può controllare e ogni prodotto risulta a sé stante. NOTE 12 M. Morcillo, B. Chico, I. Díaz, H. Cano, D. de la Fuente, Atmospheric corrosion data of weathering steels. A review, Corros. Sci. 77 (2013) pp. 6–24.
Lastra di Cor-Ten nelle varie fasi dell’ossidazione
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Il Cor-Ten è definito un metallo vivo perché se la patina superficiale viene intaccata o scalfita, il processo di ossidazione riparte a costruire una nuova protezione. Tuttavia, necessita delle seguenti condizioni: - cicli alternati di asciutto e bagnato: il film di ossido protettivo del Cor-Ten si forma solamente con l’alternanza e il cambiamento atmosferico costante; - contatto con l’atmosfera: per questo si presta per costruzioni urbane esterne; - vanno impiegati esclusivamente fissaggi meccanici in acciaio patinabile o in inox; - assenza di ristagni permanenti di acqua, vanno predisposte delle canaline per la raccolta dell’acqua meteorica al fine di evitare di macchiare i materiali circostanti all’acciaio; - assenza di sostanze applicate (pitture, cere, vernici ecc..) prima della formazione e crescita del film di ossido protettivo passivante; - non deve essere posto in vicinanza di cloruri (l’acqua del mare per esempio) perché impediscono la formazione della pellicola o possono favorire la corrosione.
Atmosfera marina
Corrosione (µm)
Atmosfera industriale
Atmosfera rurale
Tempo (anni) Corrosione del Cor-Ten nei diversi ambienti di esposizione dati vd. https:// www.nuovadefim.com/it/content/cor-ten
Profilati in acciaio Cor-Ten preossidati
La non corretta applicazione di tali accorgimenti può provocare la non stabilizzazione della patina e quindi la continuazione del processo corrosivo fino al danneggiamento della struttura complessiva in tempi relativamente brevi. Le informazioni riguardanti la stabilizzazione dello strato protettivo sono molto variabili e passano dal sostenere che una patina si possa formare dopo meno di 6 settimane di esposizione, in ambienti con bassi livelli d’ inquinamento, a rapporti che indicano tempi di stabilizzazione di un anno, 2-3 anni ad arrivare a 8 anni e così via. Il tempo necessario per raggiungere uno stato stazionario dipende quindi principalmente dalle condizioni ambientali dell’atmosfera in cui viene esposto l’acciaio, per affrontare questo problema, è necessario avere informazioni riguardanti l’effetto delle variabili climatiche e dell’inquinamento nell’ambiente stesso. In ambienti rurali e urbani la patina si stabilizza comunemente dopo tempi di esposizione relativamente brevi, 3-5 anni. Per quanto riguarda gli ambienti industriali sono necessari tempi di esposizione più lunghi, 5-10 anni. Per quanto riguarda invece le atmosfere marine, anche se basati su poche informazioni disponibili, si rilevano tassi di corrosione più alti, e tempi che tendono a superare i 15 anni. 20
1d. Vantaggi
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L’acciaio Cor-Ten presenta molteplici vantaggi:
- Possiede un costo minore rispetto ai normali acciai perché, a parità di resistenza meccanica è possibile realizzare apprezzabili riduzioni di spessore e conseguenti diminuzioni di peso;
L’acciaio Cor-Ten è un materiale sostenibile e riciclabile per la sua durabilità, richiede una limitata manutenzione e possiede illimitata possibilità di essere riciclato, mantenendo immutata qualsiasi proprietà.
- Costo minore, a parità di durata in servizio, dovuta alla maggiore resistenza alla corrosione rispet- Il riciclo evita consumo di altro petrolio e la dimito agli acciai comuni; nuzione del carico ambientale e delle emissioni di CO2. In un momento come quello attuale, in cui si - Il metallo non si rovina con il passare del tempo, sta dando sempre maggiore attenzione alla sostema al contrario ottiene un aspetto vissuto; nibilità ambientale, il fatto di poter contare su questo materiale, garantisce buoni presupposti per un - Manutenzione e pulizia minima perché il Cor-Ten continuo sviluppo e un crescente impiego futuro. non si spezzi e non deperisca, inoltre ha un basso impatto ambientale dovuto all’assenza di operazioni di manutenzione e di residui; - Si presta a differenti lavorazioni come forgiatura, curvatura, trafilatura, taglio laser, saldatura, rendendolo così straordinariamente versatile; - Assoluta indeformabilità nel tempo; - Lunga durata; - Riciclabile al 100% perché è un materiale naturale ed eventualmente bassi costi di riciclo. Ciclo d’impiego dell’acciaio
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CAPITOLO 2 Restauro e Cor-Ten: tre approfondimenti di Maria Grazia Ercolino
2a. Restauro e Cor-Ten: un’intesa possibile? 13
Maria Grazia Ercolino è architetto e ricercatrice dal 2007 per il settore disciplinare ICAR 19 (Restauro dei Monumenti) presso il Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura, all’Università ‘La Sapienza’ di Roma. ‘L’impiego di materiali e tecniche innovative costituisce, da sempre, argomento di dibattito nel campo del restauro, con particolare riferimento a tutte quelle proposte che cercano di porsi come efficace sintesi nel complesso equilibrio tra presente e passato’ con queste parole Maria Grazia Ercolino inizia il suo articolo14 pubblicato nel 2018 riguardante la possibilità di far fronte al possibile recupero tramite materiali nuovi e innovativi come l’acciaio Cor-Ten.
Lo stesso materiale ‘il cui impiego estensivo, negli ultimi decenni, è diventato una sorta di cifra estetica comune nell’ambito dei progetti di restauro e valorizzazione del patrimonio monumentale’.15 Con il tempo si è potuto verificare che il grande successo che il materiale ha riscosso nel campo dell’architettura è fondata, soprattutto, su quel particolare strato di ruggine che ne distingue la superficie creando una particolare texture epidermica. NOTE 13 M. G. Ercolino “Restauro e Cor-Ten: un’intesa possibile?”, in Materiali e Strutture problemi di conservazione, n. 12, 2017. pp. 47-62. 14 Ibidem 15 M. G. Ercolino “L’acciaio Cor-Ten e il progetto di Restauro”, in Ricerche 2013-2018, Dipartimento Storia Disegno Restauro Architettura, Gangemi Editore, 2018, pp. 157-158.
Lastra in acciaio Cor-Ten con trama pixellata
‘ (…) il Cor-Ten è diventato, anche nell’ambito del progetto di restauro, il materiale che più di ogni altro sembra essere in grado di coniugare armonicamente il rispetto per la fabbrica storica con la formulazione di un linguaggio figurativo contemporaneo, concretizzando quel concetto di distinguibilità che ogni intervento persegue come obiettivo’16 scrive Maria Grazia Ercolino. Un progetto in cui il materiale è stato utilizzato al limite dell’atto scultoreo è sicuramente il recupero del Campiello di Vigonovo (VE).17 Disegnato da 3ndy Studio18, dove si è voluto riproporre, quale memoriale testimonianza, una versione metallica della perduta facciata ottocentesca, distrutta in un incendio, sulla quale, come fosse un taccuino, sono stati incisi al laser caratteri che ricompongono parole e testi di varie dimensioni. NOTE 16 M. G. Ercolino “L’acciaio Cor-Ten e il progetto di Restauro”, in Ricerche 2013-2018, Dipartimento Storia Disegno Restauro Architettura, Gangemi Editore, 2018, pp. 157-158. 17 Op. cit. M. G. Ercolino (2017) pp. 54-55 18 Marco Mazzetto e Alessandro Lazzari laureati presso la facoltà di Architettura di Venezia nel 1999, nel 2002 fondano il 3ndyStudio a Fossò in provincia di Venezia.
Vista notturna dei giochi di luce creati al LED
Dettaglio lamiera in Cor-Ten con incisioni a taglio laser
Vista facciate anteriori d’ingresso
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Vista notturna dei giochi di luce creati al LED
Dettaglio lamiera in Cor-Ten con incisioni a taglio laser, vista dal ballatorio interno e d’ingresso
Vista sul ballatoio creato dall’avanzamento della nuova facciata
L’uso del Cor-Ten si lega sovente al tema del percorso, interessando soprattutto quell’insieme di elementi (passerelle, ringhiere, scale) legati alla fruizione nel sito. Un progetto curato da Nemesi Studio19 è la passerella di Campo Carleo20 ideata nell’ambito del progetto di allestimento museale del Foro e dei Mercati Traianei a Roma, mira al recupero sapiente e calibrato giocando di contrasti, che alla passività imponente del paramento in laterizio della Loggia Diocleziana si alleggerisce con l’inserimento di un elemento metallico. NOTE Foro e Mercati Traianei prima dell’intervento attuato da Nemesi Studio
19 Fondata nel 1997 da Michele Molè, Nemesi è uno studio di architettura e design urbano, operante alle diverse scale del progetto. 20 Op. cit. M. G. Ercolino (2017) pp. 56-57
Recupero degli interni del Foro e dei Mercati Traianei a Roma
Recupero degli interni del Foro e dei Mercati Traianei a Roma
Passerella di Campo Carleo, Foro e Mercati Traianei a Roma
Passerella di Campo Carleo, Foro e Mercati Traianei a Roma
2b. Forme antiche, nuovi materiali: reintegrare con l’acciaio Cor-Ten 21
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Come afferma Maria Grazia Ercolino negli atti di un Convegno di studi sull’impiego dei metalli in architettura ‘(…) l’efficacia di ogni operazione condotta sull’esistente dipende dalla capacità che l’artefice dimostra nel risolvere le questioni più spinose, quali la relazione tra nuovo intervento e preesistenza (…)’ 22. Il ricorso all’acciaio costituisce l’elemento distintivo di una consolidata linea di tendenza, l’acciaio è passato da un uso strettamente legato agli aspetti del consolidamento, a quello di elemento di progetto capace di dialogare con la preesistenza.23 L’acciaio patinabile si presta a esigenze progettuali e a linguaggi differenti, necessita però di accortezze costruttive e tecnologiche in sede di realizzazione; aspetti da non sottovalutare poiché possono compromettere l’efficacia, oltre a danneggiare la materia antica. Nell’articolo scrive ‘(…) il ventaglio di soluzioni analizzate si dispiega fra il tema del rudere e quello delle costruzioni dismesse ma ancora, potenzialmente funzionali. Progetti che travalicano il mero atto conservativo attraverso un lavoro concepito per aggiunta di volumi, in grado di riconferire un significato all’intera compagine’. 24
Continua affermando ‘L’impiego del Cor-Ten è stato indagato come prassi attiva con cui costruire una relazione possibile tra testo originario e testo critico, esplicitando il binomio analogia/contrasto con differenti tonalità sia tecniche che figurative.’ 25
NOTE 21 M. G. Ercolino “Forme antiche, nuovi materiali: reintegrare con l’acciaio Corten”, in Metalli in architettura Conoscenza, Conservazione, Innovazione, Atti del convegno di studi Bressanone 30 giugno – 3 luglio 2015. pp. 135-147 22 Ivi p. 136 23 Ibidem 24 Ivi p. 137 25 Ibidem
Lastra in acciaio Cor-Ten ossidata con forature attuate a laser
Pont Trencat, Xavier Font Solà e Alfa Polaris SL, Spagna
Abbastanza noto è l’intervento effettuato sul Pont Trencat 26, realizzato dagli studi di ingegneria Xavier Font Solà e Alfa Polaris SL27, nell’entroterra catalano. La preesistenza consisteva in una struttura quattrocentesca a due campate, in origine della lunghezza di 72m, che fu parzialmente distrutto nel tentativo di aggirare l’avanzata napoleonica nel 1811 e da allora ridotto in rovina. Alla conclusione del secolo scorso è stata intrapresa un importante e complessa azione di recupero. Ci si è occupati di un’integrazione vera e propria creando nuovamente la campata scomparsa. È stato possibile ricostruire il percorso del ponte
e la geometria della parte mancante, quasi certamente ad arco acuto o semicircolare. La scelta è stata ricondotta verso l’uso dell’acciaio patinabile, dato che la sua particolare cromia si sposava bene con l’apparecchio lapideo del ponte. L’ elemento è stato realizzato in fabbrica e trasportato in grossi elementi, assemblati nel sito. Il lavoro presenta a distanza di tempo una buona superficie omogenea ossidata e conservata e una totale assenza di scoli rugginosi sul materiale antico. Dopo quasi due secoli, il ponte collega nuovamente le sponde del fiume Tordera e i paesi di Sant Celoni e Santa Maria de Palautordera. NOTE 26 Op. cit. M. G. Ercolino (2015) pp. 137-138 27 Alfa Polaris è una pluripremiata pratica di progettazione di ponti e infrastrutture fondata nel 1992 da Xavier Font.
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Pont Trencat, Xavier Font SolĂ e Alfa Polaris SL, Spagna
Dettagli costruttivi del Pont Trencat
Dettagli costruttivi del Pont Trencat
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A Snape nel Suffolk, a opera di Haworth Tompkins28, è stato recuperato un complesso industriale abbandonato ed è stato riconvertito a Centro Internazionale Dovecote29 per lo studio della Musica. Le rovine di una Colombaia30 Vittoriana sono divenute lo scrigno che accoglie un ipertecnologico atelier d’artista, la cui forma richiama quella origiCentro internazionale Dovecote Studio di Haworth Tompkins
Facciata d’ingresso del Centro internazionale per lo studio della Musica
Il nuovo volume è un monoblocco a tenuta stagna realizzato a piè d’opera e successivamente inserito nel rudere, garantisce la perfetta manutenzione e resa del materiale attraverso la predisposizione di un canale di scarico accessibile alle soglie delle porte. Le pareti interne e la copertura sono isolate e sigillate con uno strato di controllo del vapore ad alte prestazioni. Cura meticolosa, efficace resa dei materiali e reversibilità per un intervento che travalica decisamente la pratica del restauro andando oltre. NOTE 28 Haworth Tompkins è stata fondata nel 1991 dagli architetti Graham Haworth e Steve Tompkins. 29 Op. cit. M. G. Ercolino (2015) pp. 139-140 30 La colombaia è una forma architettonica, utilizzata in diverse epoche per l’allevamento dei colombi.
Centro internazionale Dovecote Studio di Haworth Tompkins
Ingresso e interni del Centro internazionale per lo studio della Musica Dovecote Studio
Antiche saline di Salins-les-bains, Jura Francese di Thierry Gheza
Un altro progetto di recupero è sicuramente quello delle antiche saline di Salins-les-Bains31, posizionato nella regione della Jura francese, si tratta di un importante sito produttivo attivo fin dal medioevo e tuttora tutelato come patrimonio UNESCO. Dopo decenni di abbandono l’amministrazione
locale ha deciso di recuperare l’imponente complesso, simbolo da sempre della storia locale, destinandolo a Museo del Sale. Il progetto è stato affidato all’architetto Thierry Gheza32 che ha indirizzato l’intervento verso scelte decisamente conservative nei confronti della fabbrica originaria.
Dettaglio della struttura in Cor-Ten delle antiche saline di Salins-les-bains di Thierry Gheza
La realizzazione dell’allestimento interno è improntata a uno stile minimale, in grado di valorizzare al meglio l’identità del contesto e la sua materialità. Un parallelepipedo in Cor-Ten si incastra in forte aggetto sull’esistente corpo di fabbrica, sottolineando l’ingresso al museo. Realizzato in calcestruzzo armato, il nuovo volume è totalmente avvolto in una seconda pelle arrugginita composta da lastre rettangolari di Cor-Ten di varie misure. La superficie di evidente e congruo richiamo alla natura industriale del sito è stata scelta come metafora della potenza corrosiva del sale e bilancia la cifra minimalista della sistemazione interna. NOTE 31 Op. cit. M. G. Ercolino (2015) pp. 141-142. 32 Michel Malcotti + Catherine Roussey + Thierry Gheza (due agenzie: SCP Malcotti-Roussey e Thierry Gheza architecte)
Interni in acciaio Cor-Ten delle antiche saline di Salins-les-bains di Thierry Gheza
36
La centralità del tema si ritrova nell’articolato progetto di restauro del complesso murario di Cittadella33, nella provincia di Padova. Un restauro seguito dall’architetto Patrizia Valle34 che ha coinvolto l’intero sistema di mura, torri e camminamenti, giunto alla fine del XX secolo in un grave stato di degrado.
tempo, garantendo maggiore leggerezza e resistenza possibile’ nella realizzazione di tutti i parapetti di più di millecinquecento metri di cammino di ronda, a formare una simbolica ‘ellisse d’acciaio che ridisegna e incornicia quella in muratura’.35
Sempre in Cor-Ten è stata realizzata la nuova scala di progetto, i cui esili pilastri si scostano, volutaL’opzione di fondo era quella di recuperare il cam- mente dai ruderi delle fondazioni, ma garantiscomino di ronda, crollato quasi completamente, che no la coerenza formale e materiale del percorso. ha consentito la completa riconnessione delle diverse strutture disseminate lungo il perimetro del- NOTE le mura e destinate a spazi espositivi. 33 Op. cit. M. G. Ercolino (2015) pp. 142-143 Laureata in architettura nel 1977 a Venezia, dove apre lo Studio Valle Un’operazione volutamente simbolica, segnata 34 architettura e urbanistica, e’ Dottore di Ricerca in Composizione Architetdalla decisione di utilizzare il Cor-Ten ‘… un ma- tonica dal 1987. M. G. Ercolino “Forme antiche, nuovi materiali: reintegrare con l’acciaio teriale che, pur non essendo tradizionale come il 35 Corten”, in Metalli in architettura Conoscenza, Conservazione, Innovazione, legno, ne richiamasse la tonalità con il passare del Atti del convegno di studi Bressanone 30 giugno – 3 luglio 2015, pp. 142
Complesso murario di Cittadella, Padova, eseguito dall’architetto Patrizia Valle
Vista delle mura di Cittadella, Padova
La scala sulla Breccia, recupero del cammino di ronda di Cittadella, Padova
Complesso murario di Cittadella, Padova
2c. Il Cor-Ten come materia significante nel recupero degli edifici storici 36
39
L’acquisita consapevolezza circa l’esigenza di contenere l’incontrollata espansione urbana unita alla consistente presenza di un patrimonio architettonico eterogeneo, disponibile a un nuovo utilizzo, hanno portato in primo piano il tema del recupero; settore in grande incremento nella pratica architettonica contemporanea, soprattutto in
relazione alle potenzialità derivanti dal processo di trasformazione della maggior parte delle città. Nei diversi casi l’intervento si pone come efficace sintesi nel complesso equilibrio tra presente e passato. Edifici storici e aree dismesse possono assumere nuove valenze, disponendosi ad accogliere una nuova, congrua destinazione.37
Prerogativa frequente sembra essere l’uso del corrosione attraverso un meccanismo di ossidaCor-Ten, materiale moderno e reversibile. zione, che conferisce alla sua superficie apprezIl Cor-Ten possiede un’elevata resistenza mecca- zabili qualità cromatiche. nica e una notevole duttilità, peculiarità che unite, NOTE consentono un’ampia sperimentazione. Gran parte del suo successo è tuttavia da attribuire alla particolare capacità di proteggersi dalla
36 M. G. Ercolino “Il Cor-Ten come materia significante nel recupero degli edifici storici: alcune riflessioni”, in Reuso 2015. III Congreso Internacional sobre Documentación, Conservación, y Reutilización del Patrimonio Arquitectónico Libro comunicaciones, Valencia 2015. 37 Ivi p. 732.
Lastre in acciaio Cor-Ten con diverse trame realizzate con foratura a laser
Nella periferia di Torino, un’anonima38 palazzina e il piccolo fabbricato industriale retrostante sono stati reinterpretati in un’articolata residenza, connotata da una nuova, permeabile ‘pelle’ in Cor-Ten che ne ha avvolto il prospetto e la copertura.39 Disegnata dell’architetto Vittorio Corsini40, l’edificio rimanda all’idea di un monolite metallico e per stemprare questa sensazione, si è ricorsi ad un artificio artistico, trasformando gli elementi aggettanti dei balconi, sempre in Cor-Ten, in una sorta di opera concettuale: quattro sintetiche frasi che simulano un percorso di conoscenza, vero e proprio interfaccia con l’esterno.
41
Dal punto di vista costruttivo il nuovo involucro non si sostituisce alla precedente struttura, alla quale si appoggia; il distacco voluto tra gli strati, favorisce il passaggio dell’acqua e la continua implementazione della patina ossidata, aumentando la sensazione di vitalità del materiale. L’obiettivo è stato quello di conferire nuovi significati all’esistente sovrapponendovi una nuova superficie. NOTE 38 Immobile di Via Parma 33 39 Op. cit. M. G. Ercolino (2015) pp. 732-733. 40 Artista. Tutto il lavoro di Vittorio Corsini si concentra sul tema dell’abitare come archetipo mentale o come luogo in cui l’individuo si definisce e si realizza.
Viste della palazzina residenziale nella periferia di Torino, architetto Vittorio Corsini
Viste della facciata principale e della facciata posteriore dei Magazzini dell’abbondanza a Massa Marittima, Grosseto, realizzata da CMT Architetti
Un altro significativo intervento di recupero e trasformazione funzionale è quello attuato da CMT Architetti41 per i Magazzini dell’Abbondanza a Massa Marittima42 (GR), costruzione risalente al XIV sec che si è trasformato in uno spazio culturale polivalente. Due gli obiettivi perseguiti dal progetto: da un lato il restauro attento e rigoroso delle partizioni storiche, dall’altro l’inserzione di nuove membrature, funzionali alla diversa destinazione. All’interno della grande aula lo spazio è stato scandito dall’introduzione di due setti rivestiti in Cor-Ten, i quali sostengono una galleria superiore in acciaio e vetro.
All’esterno, invece, si è intervenuti sulla facciata secondaria, di recente costruzione, rivestita di pannelli in Cor-Ten su un basamento in travertino. La superficie ossidata del prospetto è divenuta l’ingresso principale dell’edificio. Un intervento che sembra stabilire una sinergia tra il restauro della struttura antica e gli elementi contemporanei attraverso l’utilizzo di un materiale moderno ma, allo stesso tempo, evocativo rispetto all’importante tradizione mineraria dell’area.43 NOTE 41 Roberto Carpani, Giulio Masoni e Armanda Tasso nel 1982 hanno creato ad Alessandria lo studio associato di architettura CMT. 42 Op. cit. M. G. Ercolino (2015) pp. 732-733. 43 Immersa nella Maremma toscana, a 20 km dal mare, Massa Marittima, centro culturale delle “Colline Metallifere”.
Viste degli interni dei Magazzini dell’abbondanza a Massa Marittima
CAPITOLO 3 Utilizzo dell’acciaio Cor-Ten nel recupero della preesistenza: tre casi emblematici
Herzog & De Meuron: Caixa Forum Madrid (ES) 2001 - 2007
Herzog & de Meuron è una partnership guidata da Jacques Herzog e Pierre de Meuron. Herzog e De Meuron hanno fondato il loro ufficio a Basilea nel 1978. Un team internazionale di cinque partner, circa 40 associati e 400 collaboratori lavorano a progetti in tutta Europa, nelle Americhe e in Asia. Herzog & de Meuron hanno progettato una vasta gamma di progetti, dalla piccola scala di una casa privata, alla grande scala del design urbano. Mentre molti progetti sono strutture pubbliche riconosciute, come stadi e musei, il team ha anche completato diversi progetti privati distinti tra cui condomini, uffici e fabbriche.
47
Il Caixa Forum di Madrid è uno spazio polifunzionale di nuova concezione, progettato e costruito tra il 2001 e il 2008. Il nuovo spazio nasce a seguito della riqualificazione della vecchia Central Elétrica del Mediodía, risalente al 1899. Situato nel triangolo dell’arte madrileno44, il Caixa Forum era condannato ad essere nascosto da un’area di servizio adibita a distributore di benzina; si trattava di una costruzione a due piani, rivestita in mattoni e rifinita alla base da una zoccolatura in granito, la preesistenza era composta di due corpi di fabbrica contigui, rispettivamente coperti da un tetto a doppia falda. I progettisti Jacques Herzog e Pierre de Meuron
hanno dato origine a un nuovo edificio di forte impatto visivo. Considerare ciascun'opera come unica in sé è uno degli aspetti che forse con maggiore efficacia riesce a delineare la peculiarità e il carattere dell'approccio ideativo e costruttivo con cui lo studio Herzog & de Meuron affronta l'impegno progettuale: il Caixa Forum ne è un grande esempio di singolarità e originalità.45
Vecchia Central Elétrica del Mediodía, risalente al 1899
Vecchia Central Elétrica del Mediodía, risalente al 1899
NOTE 44 Il Paseo del Arte è conosciuto anche come triangolo dell’arte, dato che concentra, in uno raggio di soli due chilometri, ben tre delle pinacoteche più importanti del mondo (il Museo del Prado, il Museo Reina Sofia e il Museo Thyssen-Bornemisza) 45 M. Costanzo “Herzog & de Meuron. La CaixaForum a Madrid”, in (h)ortus, 8 maggio 2008
48
Chiusura delle vecchie aperture tramite laterizio
Arretramento dei pannelli in Cor-Ten con la creazione di pieni e vuoti
Realizzazione di nuove aperture in posizione contrastante alle preesistenti
Rottura della linearitĂ del perimetro in Cor-Ten ai due piani superiori
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Svuotamento del piano terreno con la creazione dei tre corpi portanti di sostegno all’intera struttura
Schizzi di progetto Herzog & De Meuron
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L’edificio sorge in prossimità del Paseo del Prado, un importante arteria di Madrid, lungo la quale sono dislocati l’Orto Botanico46 e i tre maggiori musei di Madrid, il Museo del Prado, il Museo Reina Sofia e il Museo Thyssen-Bornemisza. Il progetto di Herzog & de Meuron presenta una complessa situazione che caratterizza l’immobile, a causa dei limiti imposti dai vincoli conservativi, alle strette strade del tessuto urbano circostante e alla sua ridotta cubatura rispetto agli spazi richiesti dalla Fondazione.47 Per un susseguirsi di complicazioni, il progetto si è orientato verso un genere d’intervento che, senza
annullare totalmente la traccia materiale e storica dell’edificio e dello spazio urbano circostante, punterà a un disegno di tipo riconfigurativo; del resto come affermano gli stessi architetti: “conservare un edificio del passato ha senso solo se questo possiede qualità eccezionali o se la demolizione non può essere una strada praticabile”.48
Spazio urbano circostante al Caixa Forum, piazza antistante il Paseo del Prado
Vista sud conducente alla pianta antistante principale
51
NOTE 46 Il Real Jardín Botánico de Madrid è un orto botanico ubicato in Plaza de Murillo, nelle vicinanze del Museo del Prado a Madrid. 47 M. Costanzo “Herzog & de Meuron. La CaixaForum a Madrid”, in (h)ortus, 8 maggio 2008 48 Ibidem
Nel febbraio 2008 è stato inaugurato il nuovo spazio polifunzionale del Caixa Forum, definito come un post-museo, poiché ospita alcune attività e situazioni che rappresentano un valore aggiunto al concetto di classico museo. La Caixa, fondazione che finanzia in tutto il mondo opere sociali a tutti i livelli e di tutti gli importi, ha così acquisito l’area trasformandola in uno spazio urbano. Su un lato della piazza si sviluppa il giardino verticale di Patrick Blanc49, che delimita il nuovo museo e lo mette visivamente in comunicazione con
il Paseo del Prado. Dinanzi al fronte d’ingresso si trova uno slargo, dovuto alla sua posizione arretrata rispetto al Paseo. Sulla base di tale concezione, l’intento degli autori è stato quello di recuperare il vuoto della piccola piazza, rimuovendo la stazione di benzina e rendendo la piazza parte integrante del progetto, come naturale estensione del percorso espositivo; luogo urbano a disposizione del pubblico per la sosta e per l’incontro.
Piazza antistante al Caixa Forum, Architetti Herzog & De Meuron, Madrid
Contrasto materiali di rivestimento del Caixa Forum, Madrid
NOTE 49 Patrick Blanc (Parigi, 3 giugno 1953) è un biologo francese. È conosciuto per avere ideato la tecnica del giardino verticale o muro vegetale.
52
La nuova piazza del museo è composta da parte dell’atrio di ingresso dello stesso Caixa Forum poiché l’ingresso sembra plasmato come se fosse uno spazio continuo che si inserisce sotto all’edificio, come se fluttuasse sorretto solo da tre nuclei in calcestruzzo armato. Infatti, una delle operazioni che più ha destato sorpresa è stata il taglio della base della costruzione all’altezza dello zoccolo di granito, nel progetto rimosso, che fa apparire la preesistenza come una presenza volumetrica stranamente sospesa. In realtà essa poggia su tre piedistalli rivestiti d’acciaio. Questa operazione oltre a puntare su un effetto di sorpresa, offre ai visitatori un luogo urbano protetto, dalla spazialità che si contrae e dilata per via dell’inclinazione del piano di calpestio della piazza in direzione del Paseo e per il disegno
fortemente scultoreo del nuovo soffitto, realizzato con lastre triangolare d’acciaio, che ne accentuano la tensione.50 “L’attrattiva della Caixa Forum non risiede solo nel programma culturale, ma nell’edificio in sé stesso”, è scritto nella relazione di progetto, “la sua pesante massa staccata dal suolo in un’apparente assenza di gravità intende attirare i visitatori all’interno. (...) L’area non avrebbe potuto completamente svilupparsi senza la demolizione della stazione di servizio e la realizzazione di una piccola piazza di connessione tra il Paseo del Prado e la Caixa”.51
Piano terra alla base del Caixa Forum, spazio continuo alla piazza antistante
Ingresso scala alla base del Caixa Forum
Piano terra esterno, Caixa Forum
Piano terra vista est alla base Caixa Forum
53
NOTE 50 M. Costanzo “Herzog & de Meuron. La CaixaForum a Madrid”, in (h)ortus, 8 maggio 2008 51 Ibidem
La seconda operazione di rilevante importanza è lo svuotamento “chirurgico” dell’interno dell’edificio, nonché la realizzazione di un volume aggiuntivo rivestito in acciaio ossidato Cor-Ten, dello stesso colore dell’involucro esterno in mattoni della vecchia centrale, le cui finestre, per rendere il senso di unità dell’insieme (pur nella dichiarata diversità dei materiali e della forma), sono state murate con mattoni di recupero e realizzate quattro nuove aperture rispondenti ad una diversa logica organizzativa degli spazi. Quella che era la diciannovesima Centrale Elettrica del Mezzogiorno di Jesus Carrasco Munos-Encina, con i suoi tamponamenti originali in mattoni, è stata ristrutturata e completata con una nuova texture in acciaio Cor-Ten che racchiude il nuovo volume di sopraelevazione.52 Nonostante l’esito estetico del nuovo involucro, sono sorti alcuni dubbi in merito all’opacità dell’ultimo piano che ospitando il bar-ristorante, data la
necessità di luce naturale e la possibilità di offrire una magnifica vista sui tetti della città e sul giardino botanico verticale, per raggiungere questo obiettivo, gli architetti hanno deciso di utilizzare la tecnica del taglio laser sull’acciaio auto-patinabile. L’ultimo piano del Caixa Forum è ricoperto con dei pannelli in acciaio Cor-Ten con una particolare pixellatura incisa attraverso il laser, che potesse dare la possibilità di creare una connessione tra interno ed esterno; inoltre, i pannelli di Cor-Ten, grazie al loro inconfondibile colore, sembrano cercare quella giusta relazione con la facciata in mattoni preesistente dei piani sottostanti.53
Vista dall’alto nord-est del Caixa Forum, Madrid
Vista elemento in Cor-Ten del Caixa Forum, Madrid
Vista nord-est del Caixa Forum, Madrid
Vista elemento in Cor-Ten del Caixa Forum, Madrid
NOTE 52 V. Valente “Acciaio Corten, un materiale per tante soluzioni, dall’architettura agli elementi d’arredo”, in Fondazione Promozione Acciaio. 53 M. Costanzo “Herzog & de Meuron. La CaixaForum a Madrid”, in (h)ortus, 8 maggio 2008
54
Una fitta maglia visibile solo ad una distanza ravvicinata composta da piccole variazioni di elementi geometrici costantemente ripetuti, una pelle in grado di smaterializzarsi dall’interno garantendo un’ottima permeabilità visiva e, allo stesso tempo, manifestarsi in tutta la sua forza dall’esterno, conservando quella valenza formale di contenitore e “coperchio” della struttura in mattoni.54 Particolare è il contrasto che si forma tra la nuova addizione che sembra pesare rispetto all’esistente che al contrario sembra fluttuare, data
l’esportazione dell’intera base che prima era costituita da un rivestimento in granito. L’apparente differenza di peso che va a contrastare i due diversi elementi si aggiunge alla lunga lista di contrasti che lo studio di architetti ha voluto mettere in luce nel progetto. Agli elementi in ferro della struttura portante è stato applicato un trattamento di ossidazione così che può invecchiare con naturalezza e manifestare il passare del tempo. NOTE 54 M. Costanzo “Herzog & de Meuron. La CaixaForum a Madrid”, in (h)ortus, 8 maggio 2008
Vista dall’interno dei pannelli in Cor-Ten con trama pixellata, piano ristorazione
Pannelli in acciaio Cor-Ten con trama pixellata
Vista dall’interno dei pannelli in acciaio Cor-Ten con trama pixellata
Vista dall’interno dei pannelli in acciaio Cor-Ten con trama pixellata
55
Il terzo intervento è stato la creazione di uno spazio sotterraneo, per aumentare la superficie complessiva dell’edificio e passare, in questo modo, dai 2.000mq iniziali, ai 10.000mq del nuovo.
disegni a rilievo), permettendo la creazione di un auditorium per circa 300 posti, servizi e parcheggio; quello fuori terra, al primo livello ospita l’ingresso-biglietteria e il bookshop, proseguendo in verticale, ai due piani superiori sono presenti Si sono formati, allora, due blocchi (il primo fuori spazi per esposizioni e workshop, infine all’ultimo terra e il secondo interrato) con differenti destina- piano, gli uffici e la caffetteria/ristorante. zioni d’uso: quello interrato, accoglie al suo interno un foyer55 (una sorta di caverna con le pareti NOTE rivestite da una maglia metallica color rame, con 55 Il foyer è il locale adiacente a una sala teatrale o cinematografica, dove gli spettatori hanno la possibilità di intrattenersi prima e dopo lo spettacolo e durante le pause.
Vista nord Caixa Forum, Madrid
Scale interne situate a nord
56
All’interno dell’edificio il pavimento dell’atrio e della scala al piano terra è rivestito con pannelli in acciaio inossidabile e un gran numero di corpi illuminanti fluorescenti sono stati installati a soffitto
insieme agli impianti a vista che rievocano il passato industriale dello spazio. La scala principale vuole sottolineare la maestosità dell’ingresso ed è stato progettato come un volume troncopiramidale ribaltato.
Vista interna delle scale principali di accesso dal volume troncopiramidale
Vista interna dell’atrio di ingresso e attesa al Caixa Forum, Madrid
Vista interna dell’atrio di ingresso e biglietteria al Caixa Forum, Madrid
Vista interna spazio mostra e spazio espositivo, Caixa Forum, Madrid
57
Tre dunque, le mosse attuate dagli architetti per ridonare identità alla piccola e ormai abbandonata centrale elettrica: la sospensione dell’involucro, lo svuotamento, ed infine, l’inserimento di una copertura-contenitore. Tre mosse per reinventare l’architettura piuttosto che consolidare uno stile, come gli architetti stessi dichiarano.56 In conformità con la premessa iniziale degli architetti, secondo cui ‘per creare un edificio pubblico
è necessario creare uno spazio pubblico’, la costruzione di un piccolo elemento urbano valorizza il contesto prima dimenticato, come se fosse stata praticata una piccola operazione chirurgica nel tessuto di quella porzione di città. NOTE 56 M. Costanzo “Herzog & de Meuron. La CaixaForum a Madrid”, in (h)ortus, 8 maggio 2008
Vista completa lato ovest Caixa Forum e giardino verticale di Patrick Blanc
58
8
7 5 4
6 1 8
3
2
3
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Pianta piano interrato -2
1
3
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CIL 134
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Pianta piano interrato -1
2
C
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8
3
Pianta piano terra
Piante dei vari livelli. A partire dall’alto, da destra a sinistra: livello 4; livello 3 e 2; livello 1 e quello dell’entrata; livello -1 e -2. Legenda: 10. atrio d’accesso 1. atrio 11. negozio 2. auditorium 12. sala espositiva 1 3. scala principale 13. laboratorio per bambini 4. sala multiuso 1 14. sala espositiva 2 5. sala multiuso 2 15. sala espositiva 3 6. atrio superiore 16. sala espositiva 4 7. entrata principale 17. ristorante caffetteria 8. piazza 18. uff. amministrativi 9. informazioni
1 sud verso il Paseo del Prado. Nella pagina a fianco: vista del fronte
36
3
CIL 134
2 0
4m
0
2,5 m
8m
5m
12 m
7,5 m
16 m
10 m
20 m
12,5 m
Piante dei vari livelli. A partire dall’alto, da destra a sinistra: livello 4; livello 3 e 2; livello 1 e quello dell’entrata; livello -1 e -2. Legenda: 10. atrio d’accesso 1. atrio 11. negozio 2. auditorium 12. sala espositiva 1 3. scala principale 7 13. laboratorio per bambini 4. sala multiuso 1 14. sala espositiva 2 5. sala multiuso 2 11 15. sala espositiva 3 6. atrio superiore 9 16. sala espositiva 4 7. entrata principale 10 17. ristorante caffetteria 8. piazza 18. uff. amministrativi 9. informazioni 3 Nella pagina a fianco: vista del fronte sud verso il Paseo del Prado.
Pianta primo piano
12
5 4
6 1 3 3
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Pianta secondo piano
13 2
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C
14
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Pianta terzo piano
P li L
2 3 4 5 6
7 11
18 9 17 10
8 9
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N Pianta quarto piano 0
4m
8m
12 m
16 m
20 m
e Meuron zog, Pierre de Meuron, ger con Peter Ferretto 63 Carlos Gerhard Stefan Marbach Benito Blanco (Project Heitor Garcia Lantaron,
Sezione ovest
Sezione nord
Strutture: Impianti:
Gabi Mazza, Beatrice Noves Salto, Margarita Salmeron, Stefano Tagliacarne (Team di progetto); Mateu i Bausells Arquitectura, Madrid (Studio associato) WGG Schnetzer Puskas Ingenieure, Basel; NB35, Madrid Urculo Ingenieros, Madrid
Parete verde: Herzog & de Meuron, in collaborazione con Patrick Blanc, Artist-Botanist, Paris 0 4m Consulenze: Emmer Pfenninger Partner AG, Basel; ENAR, Madrid (facciate); Benavides & Lapèrche, Madrid (parete verde) Impresa: Ferrovial Agroman, Madrid 0
2,5 m
8m
5m
12 m
7,5 m
16 m
10 m
20 m
12,5 m
37
PROGETTI
MAP Studio – Magnani Pelzel Architetti Associati: Restituzione della Torre di Porta Nuova all’Arsenale di Venezia Venezia (IT) 2006 - 2011
Studio MAP - Magnani Pelzel Associated Architects MAP studio è un’agenzia internazionale di architettura, urbanistica e design, nata nel 2004 dalla collaborazione tra gli architetti Francesco Magnani e Traudy Pelzel, dal 2010 come studio associato di architetti. MAP Studio lavora con architetti e modellisti che lavorano nel centro storico di Venezia in uno spazio con un piccolo giardino vicino al ponte di Rialto. MAP Studio svolge incarichi e combina attività professionali pubbliche e private e ricerche che si occupano di progettazione architettonica, rinnovamento urbano, trasformazione di edifici esistenti, interior design e progettazione di mostre.
67
L’Arsenale veneziano non più strumento della politica di una grande potenza e luogo modellato da una cultura tecnica, dopo Galileo Galilei aveva conosciuto tra Venezia e Padova una straordinaria fioritura, alla fine del XVIII secolo l’Arsenale era in procinto di cadere in mani straniere.
Inoltre, nel 1984 è entrata in vigore la Legge Speciale per la salvaguardia di Venezia61, da cui è iniziato il progressivo ridimensionamento della presenza della Marina Militare nelle strutture dell’Arsenale. Questo processo ha portato a destinare gli edifici, tra cui anche la Torre di Porta Nuova, per insediaNonostante la decadenza della Serenissima, l’Ar- menti dedicati alla ricerca, all’esposizione e alla senale non aveva però cessato di essere ‘uno realizzazione delle lavorazioni connesse all’edifidei più belli del Mediterraneo’. Da lì a poco, come cazione delle dighe per la protezione della laguprevisto dal trattato di Campoformio, Venezia era na. stata però riconsegnata all’Austria e i Francesi ritornarono ad occupare l’Arsenale soltanto dopo il NOTE 1805.57 57 F. Dal Co “Restituzione della torre di Porta Nuova nell’Arsenale di VeneDopo la pace di Presburgo (1805), e durante la più lunga dominazione austriaca, numerose sono state le trasformazioni introdotte; tra queste la più imponente, anche se non quella di più vasta portata, è stata l’edificazione della ‘macchina per alberare’ che domina ancora oggi la porzione nord-orientale dell’Arsenale.58 La sua denominazione, Torre di Porta Nuova, ne spiega l’importanza. La costruzione presidia l’accesso al Grande Bacino con la sua mole imponente, alta circa 35 metri dalla quota della banchina, la torre è stata realizzata con un’impronta trapezoidale, i cui lati maggiori misurano circa 18 metri.
zia”, in Casabella, n. 802, anno LXXV, giugno 2011, p. 2. 58 Ivi p. 4. 59 L’autonomia del Settore Architettura è istituita per la prima volta nel quadriennio di presidenza di Giuseppe Galasso (1979-1982), che ne affida a Paolo Portoghesi la direzione, il quale cura, nel 1980, la prima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale. 60 F. Dal Co “Restituzione della torre di Porta Nuova nell’Arsenale di Venezia”, in Casabella, n. 802, anno LXXV, giugno 2011, p. 4. 61 il 4 novembre 1966 è avvenuta la più grande alluvione che Venezia ricordi. In quella occasione la marea ha superato i 190 cm, e contemporaneamente sono state distrutte le difese della laguna verso il mare e la città di Venezia è stata completamente allagata. Dopo il grave evento, venne varata la legge 16 aprile 1973, n° 171 Interventi per la salvaguardia di Venezia (la prima Legge Speciale per Venezia) che tentava di affrontare in maniera organica le diverse problematiche legate alla salvaguardia della città lagunare ponendole come obiettivo di interesse nazionale. vd. https://www.regione.veneto.it/web/ambiente-e-territorio/legge-speciale
Attribuito all’ingegnere francese Pietro De Lessan, il progetto venne elaborato nel 1807-08, adottando murature in laterizio di grande spessore. La gru per alberare non venne mai realizzata e la torre rimase una macchina resa ben presto obsoleta dai progressi dell’ingegneria e delle tecniche sviluppate per le costruzioni navali. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la decadenza dell’Arsenale veneziano è continuata per anni. Soltanto nel 1980, in occasione della Prima Mostra Internazionale dell’Architettura59 organizzata da La Biennale, una porzione della ‘superbia corderia’ venne restituita, come spazio espositivo all’uso pubblico.60 Da quel momento parti sempre più numerose degli edifici e degli spazi aperti dell’Arsenale sono state recuperate con fini espositivi per la Biennale di Venezia. 68
Nel 2006 la Società Arsenale di Venezia ha bandito un concorso per il restauro e il riuso della Torre di Porta Nuova.62 Vincitore del concorso è risultato MAP Studio, guidato da Francesco Magnani e Traudy Pelzel. Nonostante le difficoltà oggettive che i progettisti hanno dovuto superare e i limitati fondi a disposizione, ma grazie agli sforzi della committenza e all’opera intelligente svolta dagli organi di controllo, l’opera è stata completata in un lasso di tempo accettabile.63 Il restauro della Torre di Porta Nuova rappresenta un traguardo di un processo che ha consentito negli ultimi anni di completare a Venezia una serie di opere di recupero su preesistenze di valenza storica.
Nonostante sia il prodotto di circostanze e contingenze del tutto diverse rispetto a quelle che sono state all’origine delle opere ora ricordate, il restauro della Torre di Porta Nuova ha portato risultati altrettanto eccellenti. Il bando di concorso e le attese della committenza ponevano agli architetti problemi non facilmente risolvibili.64
Vista nord-ovest Torre di Porta Nuova, Arsenale di Venezia
Vista sud-est Torre di Porta Nuova, Arsenale di Venezia
69
NOTE 62 La Società Arsenale di Venezia S.p.A., società costituita dal Demanio e dal Comune di Venezia, nel 2006 ha bandito un concorso per il recupero della Torre Porta Nuova; l’iniziativa era parte di un programma più ampio che prevedeva in origine anche altri tre interventi, per il recupero di due delle Tese e per un nuovo ponte mobile. Dei quattro, solo l’intervento di recupero della Torre è stato finora ultimato ed aperto al pubblico. vd. http://www.laterizio.it/cil/tecnologia/219-re-interpretazione-architettonica-dell-arsenale-di-venezia.html 63 F. Dal Co “Restituzione della torre di Porta Nuova nell’Arsenale di Venezia”, in Casabella, n. 802, anno LXXV, giugno 2011, p. 6. 64 Ibidem
La torre è caratterizzata da un ampio spazio vuoto all’interno, perimetrato da murature possenti e da archi ogivali, nel disegno di progetto sono stati realizzati spazi espositivi, uffici, laboratori, una sala conferenze, servizi vari e dato lo sviluppo in verticale della struttura, la sistemazione dei percorsi di salita: scale, rampe e ascensori. La decisione di Magnani e Pelzel è stata quella di affrontare questo insieme di problemi disegnando una successione di spazi studiati in sezione e destinati ad occupare, quasi dotati di una loro autonomia statica, il volume dell’edificio.65 Traendo spunto dalla particolare forma della torre, il cui volume terminale, progettato per sostenere
il braccio della gru di alberatura, è minore di quello della parte basamentale, concepita a sua volta per ospitare gli argani di sollevamento, Magnani e Pelzel hanno sistemato le coperture delle due falde più basse in modo da consentire alla luce di attraversare lo spazio interno dall’alto al basso. Scendendo lungo le pareti la luce affianca la muratura, apposta tenuta a vista e così facendo la luce evidenzia gli appoggi, vecchi e nuovi, sfruttati per sistemare i nuovi percorsi, la scala e le rampe.
Vista interna archi ogivali e spazio allestimento mostre
Finestre archi ogivali che permettono l’accesso della luce
NOTE 65 F. Dal Co “Restituzione della torre di Porta Nuova nell’Arsenale di Venezia”, in Casabella, n. 802, anno LXXV, giugno 2011, p. 7.
70
Si accede alla torre dall’ingresso ad apertura ogivale, realizzata con robusti conci in pietra, posizionata alla terminazione della banchina. Superato l’ingresso si trova sulla destra la scala che porta ai piani destinati agli uffici. Sulla sinistra dell’ingresso si trova la sala per le conferenze, caratterizzata da un rivestimento continuo del soffitto che contrasta rispetto alle preesistenti murature laterali in laterizio. Questo rivestimento, ondulato per ragioni spaziali ed acustiche, definisce i fondali e la copertura, in cui sono inseriti i corpi illuminanti.
Nell’intercapedine tra la nuova parete di fondo della sala per conferenze e la scala che porta al piano superiore sono disposti parte degli impianti. Grazie a questa scala, posizionata sulla sinistra dell’ingresso, si sale al piano superiore. Questo spazio, il più vasto dell’intera costruzione, è modellato secondo quanto richiesto dalle funzioni che è destinato a servire.66
Vista interna auditorium e sala riunioni con copertura in Cor-Ten delle pareti
Scala alla sinistra dell’ingresso che permette l’accesso ai piani superiori
71
NOTE 66 F. Dal Co “Restituzione della torre di Porta Nuova nell’Arsenale di Venezia”, in Casabella, n. 802, anno LXXV, giugno 2011, p. 7.
Ai lati come si può osservare dall’esterno, due asole di dimensioni generose incise nella muratura denunciano i modi in cui i canapi di alaggio avrebbero dovuto essere collegati al sovrastante braccio della gru e agli argani.67
Magnani e Pelzel hanno preservato questa semplicità funzionale dello spazio, diviso in tre sale e scandito dai due archi in laterizio a tutta altezza, le due chiavi in pietra sono posizionati a circa dieci metri da terra.
Senza allestimento questo spazio si presenta I soffitti alti scandiscono gerarchicamente i tre licome un enorme edificio vuoto e imponente. Al velli della torre, di cui questo piano ne fa da procentro è presente un’antica e vertiginosa scala tagonista. in legno, posizionata tra i due archi ogivali interni della torre, che permetteva di raggiungere il pia- NOTE no superiore dove era posizionato il braccio della 67 F. Dal Co “Restituzione della torre di Porta Nuova nell’Arsenale di Venezia”, in Casabella, n. 802, anno LXXV, giugno 2011, p. 7. gru.
Archi ogivali delle sale espositive e museali con in lontananza scala di connessione verticale in acciaio Cor-Ten
Vecchia scala in legno di accesso verticale del vecchio arsenale, a destra scale in Cor-Ten e a sinistra ingresso secondario alla sala espositiva
72
Nello spazio tra un arco ogivale e la muratura laterale, sostenuta dall’alto grazie a tiranti, sale una nuova scala, con ballatoi e rampe, configurata come una successione di volumi pieni, realizzati completamente in acciaio Cor-Ten. L’aspetto massiccio dei profili di ballatoi e rampe aumenta la sorpresa che si prova vedendoli sospesi tra fasci di luce e costatandone l’indipendenza dall’involucro murario.68 Salendo la scala si raggiunge una sala inserita nella parte terminale del volume della torre, ricavata grazie all’inserimento di un piano artificiale che è
sostenuto da una trave reticolare in acciaio con sezioni corrispondenti a triangoli scaleni. All’interno di questa struttura sono collocati gli impianti di condizionamento. Le superfici in Cor-Ten corrispondenti ai lati minori delle centine scalene disegnano la suggestiva copertura della sottostante sala espositiva scandita dagli archi ogivali. Da questa sala si raggiunge la terminazione della torre.69
Terminazione della scala in Cor-Ten e accesso alla sala al piano superiore tramite elementi in Cor-Ten
Vista dall’alto della scala che collega il primo piano con il resto degli ambienti
73
NOTE 68 F. Dal Co “Restituzione della torre di Porta Nuova nell’Arsenale di Venezia”, in Casabella, n. 802, anno LXXV, giugno 2011, p. 7. 69 Ibidem
Il volume superiore, con un lato minore rispetto a quello basamentale destinato ad ospitare gli argani di sollevamento, è interamente occupato da un percorso di rampe sospeso interamente realizzato in acciaio Cor-Ten, sostenuto analogamente a quello della scala sottostante. Anch’esse sono sfiorate lateralmente dalla luce che evidenzia l’intervallo che separa i parapetti dalla muratura.
Le rampe sono illuminate all’interno da fasci di luce artificiale che non interferiscono con il contrasto generato dall’ingresso della luce naturale attraverso l’apertura ogivale, ridisegnata, che era destinata in origine ad accogliere il braccio della gru che doveva fuoriuscire dall’edificio; tutt’ora unica fonte di luce naturale proveniente dalla parte terminale della Torre di Porta Nuova.
Accesso alla rampa posizionata al livello superiore, realizzata sempre in Cor-Ten
Rampa posizionata al livello superiore, realizzata sempre in Cor-Ten
74
La strategia adottata dagli architetti mirante a te- dell’ambiente che l’accoglie e conferisce unitanere ostinatamente separate l’antica ‘macchina’ rietà ai volumi che è stato necessario inserire nella e la nuova ‘fabbrica’ è resa esplicita dalla scelta costruzione, sottolineandone le valenze spaziali.71 da loro operata di avvalersi di un unico materiale, l’acciaio Cor-Ten, per modellare i percorsi vertica- NOTE li, perno del loro progetto.70 70 F. Dal Co “Restituzione della torre di Porta Nuova nell’Arsenale di VeneIl materico cromatismo dell’acciaio, infatti evoca zia”, in Casabella, n. 802, anno LXXV, giugno 2011, p. 7. sia l’originario funzione della torre sia i caratteri 71 Ibidem
Sala al piano superiore a cui si accede tramite le scale in Cor-Ten
75
Elemento nell’apice conclusivo della torre di Porta Nuova che permette la vista su Venezia e sulla laguna
Rampa di salita alla terrazza in cima alla Torre di Porta Nuova
Una volta terminato il percorso individuato dalla rampa, si raggiunge la copertura della torre. Sebbene non fosse questo lo scopo perseguito da coloro che all’inizio dell’Ottocento la progettarono concependo ‘la torre di alberatura’ dell’Arsenale come una ‘macchina’, la copertura ora facilmente raggiungibile offre una vista incomparabile su Venezia e la laguna e funge da punto di osservazione per i turisti, la vista è il degno premio per un’opera che si segnala per rigore, appropriatezza, coerenza e intelligenza come un riferimento al quale la cultura architettonica italiana dovrà guardare con attenzione nei prossimi anni.72
A marzo del 2011, l’opera è stata inaugurata e aperta al pubblico, dopo due anni di intervento. L’attuale destinazione a fini di studio e di sviluppo culturale risulta essere molto diversa da quella originaria del 1808. La macchina per alberare le barche che entravano e uscivano dall’Arsenale, è ora fulcro culturale che riesce ad amalgamare antico e moderno. NOTE 72 F. Dal Co “Restituzione della torre di Porta Nuova nell’Arsenale di Venezia”, in Casabella, n. 802, anno LXXV, giugno 2011, p. 7.
76
L’imponenza del passato si fonde con la tecnologia odierna ed il risultato appare straordinariamente armonioso, senza che l’oggi prevarichi, né sia prevaricato.73 La tripartizione dell’edificio è stata mantenuta anche dopo il restauro, internamente ed esternamente alla Torre. Al piano terra, superato l’ingresso sono stati adibiti spazi pubblici per l’accoglienza quali bookshop e spazi informazione, insieme alla sala conferenze. Il livello successivo è dedicato allo spazio museale ed espositivo, in cui i due grandi archi ogivali sono i veri e propri protagonisti, permettendo di ampliare lo spazio accompagnando il visitatore al livello successivo. Man mano che si continua la salita della torre, gli spazi si fanno più intimi ed introspettivi. All’interno della porzione occidentale, due livelli sono riservati agli uffici, raggiungibili tramite un ascensore che consente la risalita anche a persone disabili.
Le rampe in Cor-Ten, inserite nella parte terminale della torre conducono alla terrazza sul tetto, da cui la vista si perde nel panorama circostante. L’intera struttura vuole ricreare una passeggiata architettonica che partendo dall’ingresso alla base della torre termina con la vista panoramica al suo culmine.
Modello fisico sezionato a sud-est della Torre di Porta Nuova
Modello fisico sezionato a sud della Torre di Porta Nuova
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Sono stati raggiunti gli obiettivi che il progetto si proponeva: la razionalizzazione degli impianti di risalita verticale, la semplificazione degli spazi, l’inserimento di nuove strutture volumetricamente indipendenti e la valorizzazione della verticalità dell’edificio, che rimane visivamente unitario.74 NOTE 73 L. Brogialdi “L’albero maestro dell’Arsenale. Da macchina per alberare i vascelli a centro culturare e di studi: Torre di Porta Nuova secondo MAP Studio”, in EST Edilizia Sviluppo Territorio, n.17, anno III, Settembre/Ottobre 2011, p.50. 74 Ibidem
Le funzioni pubbliche come ingresso, sala conferenze, servizi e uffici vengono situate nella porzione basamentale. Mentre le funzioni più private come sala documentazione e uffici, vengono ubicate a ridosso delle coperture, in tal modo la porzione centrale, caratterizzata dalla presenza dei due grandi archi ogivali, viene mantenuta libera di ospitare la funzione per cui la torre di Porta Nuova è stata ristrutturata.
La strategia degli architetti di MAP Studio è stata quella di tenere separata l’antica “macchina per alberare” dalla nuova “fabbrica culturale” utilizzando un unico materiale, l’acciaio Corten, per modellare i percorsi verticali, “albero maestro” dell’intero progetto.75 Il cromatismo del Corten evoca sia l’originaria funzione della torre che i caratteri dell’ambiente che l’accoglie, e dona unitarietà ai volumi inseriti nella costruzione, esaltandone le valenze spaziali.
Il bando del concorso richiedeva specificatamente di trovare una soluzione alle questioni progettuali della continuità di risalita alla terrazza del bel- Più di un materiale, si tratta di una materia capace vedere in un edificio con altezze non omogenee di conferire all’edificio un aspetto immutabile, pritra le parti. vo di riferimenti cronologici certi. Il Cor-Ten è un materiale che si prensta a larga sperimentazione, La Torre di Porta Nuova è uno dei casi significa- tutte strutture sovrapponibili, montabili, reversibili, tivi di intervento sull’esistente e al tempo stesso, che possono essere innestate nella materia antiesemplificativo riguardo ai diversi modi d’utilizzo ca, rispettandola con scrupolo conservativo. del materiale in grado di rispondere a questioni spaziali e funzionali, oltre che tecniche e costrut- L’intervento su un edificio storico è un’operazione tive. delicata, essendo la fabbrica di una sua identità, che va preservata. Il rispetto per questi valori si Il Cor-Ten, da un punto di vista strettamente tec- concretizza nell’utilizzo di un materiale che connologico, costituisce un’ottima soluzione, vantag- sente, con la capacità evocativa di evidenziare i giosa anche in termini economici, sempre che in tempi differenti nella storia, capace di supportafase di progettazione vengano adottate le giuste re la struttura senza riconfigurarne troppo le paraccortezze, fondamentali per la buona conserva- ti compromesse, riattivando i valori primigeni del zione nel tempo delle strutture metalliche. fare architettonico.76 Nella tonalità del progetto, il materiale è stato scelto in relazione alla preesistenza, poiché risponde al requisito di distinguibilità tra le parti nuove e quelle storiche, creando al tempo stesso contrasto e sorpresa.
NOTE 75 “Torre di Porta Nuova dell’Arsenale di Venezia: riqualificazione e reinterpretazione architettonica”, in Corten Safe Lasting Fences, v.d. https://www. cortensafe.it/2018/01/28/torre-di-porta-nuova-arsenale-di-venezia-riqualificazione-e-reinterpretazione-architettonica/ 76 M. G. Ercolino, “Forme antiche, nuovi materiali: reintegrare con l’acciaio Corten”, in Metalli in architettura Conoscenza, Conservazione, Innovazione, Atti del convegno di studi Bressanone 30 giugno – 3 luglio 2015, p. 145
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16 38.33
36.25
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Sezione nord-est
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Pianta piano terra
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Sezione nord-est
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Schizzi di progetto MAP Studio
Schizzi di progetto MAP Studio
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Neri & Hu design and research office The Vertical Lane House: Waterhouse Hotel South Bund, Shanghai 2010
Neri & Hu Design and Research è stato fondato nel 2004 dai partner Lyndon Neri e Rossana Hu, ed è uno studio di progettazione architettonica interdisciplinare con sede a Shanghai, in Cina. Neri & Hu opera a livello internazionale fornendo servizi di architettura, interni, pianificazione generale, grafica e progettazione di prodotti. Attualmente lavora su progetti in molti paesi, lo studio è composto da personale multiculturale che parla oltre 30 lingue diverse. La diversità del team rafforza una visione fondamentale per la pratica: rispondere a una visione globale del mondo che incorpora discipline di progettazione sovrapposte per un nuovo paradigma in architettura. È stato vincitore di innumerevoli premi internazionali ed è una tra le più importanti forze dell’estetica cinese contemporanea.
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Situato vicino al nuovo sviluppo di Cool Docks nel distretto di Bund a sud di Shanghai, nel quartiere storico del cantiere navale e nelle vicinanze dell’area Expo 2010, il Waterhouse77 è un hotel-boutique di quattro piani con 19 camere, costruito all’interno di un preesistente edificio a tre piani dell’esercito giapponese degli anni ‘30; un edificio che fu realizzato ai tempi dell’occupazione giapponese in Cina. Il boutique hotel si affaccia sul fiume Huangpu e guarda attraverso lo scintillante skyline di Pudong.
Fa parte di un pittoresco quartiere di Shanghai caratterizzato da edifici bassi dove tutt’ora si trova gran parte del patrimonio architettonico della città. Mantenendo la sua facciata, il Waterhouse Hotel è stato in grado di integrarsi nella città di Shanghai ma di portare anche del cambiamento. NOTE 77 Neri & Hu design and research office, Works and projects 2004-2014, with contributions by Alejandro Zaera-Polo and David Chipperfield, Park Books, Zurigo 2017. 77 Neri & Hu Works, vd. http://www.neriandhu.com/en/works/the-waterhouse-at-south-bund.
Ingresso principale, lato sud, Waterhouse Boutique Hotel, Shanghai
Vista dal terrazzo sul tetto della città di Shanghai
Vista angolo lato sud-est, Waterhouse Boutique Hotel, Shanghai
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Il concetto architettonico alla base del rinnovamento di Neri & Hu si basa su un netto contrasto tra ciò che è vecchio e ciò che è nuovo. La vecchia costruzione, di per sé, non aveva un grande valore architettonico, ma la coppia di architetti è rimasta molto colpita dal fascino decadente e dalla memoria storica che emanava. Degli ambienti, in stato di abbandono, hanno deciso di conservare ogni traccia del passato, integrandoli nella nuova destinazione.
Un obiettivo, magistralmente raggiunto dal progettista dell’hotel Loh Lik Peng78, era quello di rendere lo spazio infinito dell’edificio utilizzabile e accogliente, per questo venne realizzato mantenendo in gran parte intatto il guscio dell’edificio degli anni ‘30 e poi adornando lo spazio grezzo con tocchi contemporanei moderni ed eleganti. NOTE 78 Albergatore e ristoratore di Singapore. Oggi suo Unlisted Collection ha proprietà a Singapore, Londra, Hong Kong, Shanghai e Sydney, con sette boutique hotel e 20 ristoranti.
Pareti pre esistenti lasciate allo stato originario
Pareti pre esistenti lasciate allo stato originario
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Vista dall’alto hall d’ingresso
Il progetto è composto da due edifici: un hotel e uno spazio per eventi. All’interno dell’hotel, Neri & Hu hanno creato 19 camere, con un bar sul tetto e un ristorante. È interessante notare che gli spazi privati e pubblici sono commutati e gli architetti hanno ritenuto che questo concetto avrebbe comportato un’esperienza alberghiera più emozionante e avrebbe fornito un forte marchio di identificazione per l’hotel.
Lungo le pareti dove era conservato il vecchio tessuto dell’edificio, sono stati utilizzati elementi indipendenti, come specchi e pioli metallici. Sfruttando al meglio le caratteristiche dell’edificio, alcune camere godono di ponti privati, mentre altre sono dotate di piattaforme panoramiche vetrate, il modo migliore per spiare i lotti limitrofi e ammirare gli scorci del fiume Huangpu.
Vista notturna lato sud-est
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L’interno è caratterizzato da uno spazio aperto attorno a un cortile esterno dove le aperture sono evidenziate da elementi scuri su semplici pareti bianche. Gli spazi pubblici consentono di intravedere nelle stanze private mentre gli spazi privati invitano a guardare le arene pubbliche, queste connessioni visive di spazi inaspettati, non solo portano un elemento di sorpresa, ma mostrano anche agli ospiti dell’hotel le condizioni urbane locali di Shanghai, dove i corridoi visivi e i passaggi stretti definiscono l’elemento spaziale della città.
L’esistente era un originale edificio-magazzino con interni a doppia altezza, ora è stato restaurato e dato un aspetto che sembra voler riflettere il passato industriale di questa zona storica dei porti.
Vista dal basso cortile interno con affacci dalle camere e dagli spazi pubblici
Cortile interno con affacci dalle camere e dagli spazi pubblici
Cortile interno con affacci dalle camere e dagli spazi pubblici
Terrazza pubblica all’ultimo piano con vista su Shanghai
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Lo spazio multifunzionale di 743 metri quadrati vanta un soffitto a due piani e un layout flessibile e facile da convertire, che lo rende perfetto per una vasta gamma di eventi, tra cui lanci di prodotti, sfilate di moda, mostre e matrimoni.
L’originale edificio in cemento è stato restaurato Neri & Hu è stata anche responsabile per il design mentre le nuove aggiunte costruite sulla struttura degli interni del boutique hotel. esistente sono state realizzate utilizzando esclusivamente l’acciaio Cor-Ten. Una sorta di inversione fra interno ed esterno, fra ambito pubblico e privato, tutto ciò crea un’espeL’aggiunta strutturale di Neri & Hu, al quarto piano, rienza spaziale nuova di disorientamento per i richiama la natura industriale delle navi che attra- clienti. versano il fiume, fornendo un collegamento sia alla storia che alla cultura locale.
Spazi di collegamento pubblici interni
Corridoio di distribuzione
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Nella hall a doppia altezza, vecchi pilastri di cemento e muri segnati da tubature e putrelle di rinforzo sono a vista. Lo sfondo della reception, risolta con pochi elementi: un semplice bancone di cemento lisciato, qualche preziosa abat-jour e un grande lampadario di vetro bianco, al centro dello spazio. Anche nelle camere: non enormi, ma con visuali studiate sulla città e sul fiume; troviamo un design internazionale studiato nei minimi dettagli.
Hall di ingresso e reception per l’accoglienza degli ospiti
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The Waterhouse a South Bund esamina il concetto di un hotel e lo ristruttura, confondendo e invertendo gli standard stabiliti. Il risultato è un’esperienza emozionante e memorabile, con particolare attenzione al comfort e agli straordinari panorami della città, i quali contraddistinguono il Waterhouse da qualsiasi altro hotel boutique di Shanghai. Interventi rigorosi e curati in ogni dettaglio fanno di questo hotel un cinque stelle anomalo, ma dall’atmosfera unica.
Scale interne
Scale esterne di collegamento alla terrazza all’ultimo piano
Spazi pubblici per le connessioni interne
Corridoio di distribuzione alle camere
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Spazi di ingresso e accoglienza
Spazi pubblici
Camere per gli ospiti
Spazi di distribuzione (scale, rampe, ascensori)
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Pianta terzo piano
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Prospetto cortile interno lato nord
Prospetto cortile interno lato sud
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Prospetto lato est
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Sezione ala est
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Il CASVA al QT8 Laboratorio di Progettazione dell’Architettura degli Interni
QT8 Milano Progetto di Piero Bottoni
Terzo progetto di Piero Bottoni del quartiere QT8, 1953 Planimetria
Q sta per quartiere, T equivale a Triennale, 8 è l’ottava edizione della manifestazione indetta dal Palazzo dell’Arte e dell’Architettura di Milano. QT8 è dunque il risultato di un lavoro collettivo accumulato tra gli anni Trenta e nei primissimi anni Quaranta sulla base del tema della VI Triennale tenutasi nel 1936.79 Nell’anno 1947 in una città ancora segnata dalla guerra e dalle macerie, l’architetto Piero Bottoni, in quell’anno commissario straordinario della Triennale di Milano, viene chiamato a progettare quest’area sperimentale. La realizzazione del quartiere richiese diversi anni: tra il 1946 e il 1947 si realizzarono le prime case,
per ospitare molti fra gli sfollati di guerra, seguendo undici modelli diversi, progettati da architetti che avevano vinto un concorso nazionale.
Montestella in costruzione
Il QT8 in costruzione con la chiesa a tenda di Magistretti anno di costr. 1947-1955
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Molta attenzione venne prestata agli spazi verdi, vennero realizzati i primi campi gioco per ragazzi, aree verdi condominiali e la creazione di un vasto parco capace di soddisfare le esigenze degli abitanti del quartiere, ma anche “polmone” verde di tutta la città.80 NOTE 79 P. Perfetti, “QT8, perché si chiama così? Scopriamo insieme il quartiere visionario di Milano”, in Milano Città Stato, 8 giugno 2016 80 Ibidem
Le prime case per reduci di guerra e senza tetto vennero erette negli anni 1946 e 1947. Si trattava di undici modelli diversi di casette progettate, con concorso nazionale, da architetti di tutta Italia. Modelli che furono variamente utilizzati nella ricostruzione italiana.81 Nel 1948 seguì un programma di sperimentazioni, di prefabbricazione e montaggio in cantiere di case a 4 piani e un secondo più vasto è in corso di esecuzione.
• il primo campo di gioco per ragazzi di Milano, campo che fu, fra l’altro, il propulsore dell’iniziativa degli altri campi da gioco cittadini; • la formazione delle zone verdi condominiali per lo svago dei ragazzi e il riposo degli adulti che mirano a risolvere il problema del giardino annesso alla casa con minimi di area;
• QT8 è il solo quartiere di Milano in cui siano stati realizzati prototipi di architettura straniera (Belgio Tra le opere degne di nota che vennero realizzate e Finlandia). da Piero Bottoni troviamo: Fu inserito nel problema della creazione delle • la casa di undici piani col sistema a ballatoio e aree verdi anche una sistemazione altimetrica, il scala esterna; Monte Stella, un’altura artificiale costituita con le macerie di tutti gli edifici distrutti a seguito dei • la chiesa a pianta circolare vincitrice del concor- bombardamenti subiti dalla città. so della VIII Triennale a opera di Vico Magistretti NOTE (1947); 81 P. Perfetti, “QT8, perché si chiama così? Scopriamo insieme il quartiere visionario di Milano”, in Milano Città Stato, 8 giugno 2016
Casa Ina in via Pogatschnig 40 arch. P.Lingeri, L.Zuccoli 1949-51 QT8, Milano
Casa Ina in via Pogatschnig 40 arch. P.Lingeri, L.Zuccoli 1949-51 Fiume Olona in Primo Piano QT8, Milano
Veduta aerea sul quartiere in basso a sinistra le case a quattro piani prefabbricate 1954 QT8, Milano
Casa di 11 piani con ballatoio esterno e scala esterna QT8, Milano
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RI-FORMARE PERIFERIE
La questione delle periferie è un tema di ampio respiro, che investe Milano e molti ambiti della Città Metropolitana: la Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni (AUIC) da sempre luogo di elaborazione e sperimentazione progettuale sui temi della città intende approfondire traiettorie di ricerca e di esplorazione progettuale in grado di misurarsi con la complessità, articolazione e potenzialità degli ambiti più problematici e irrisolti delle periferie nel territorio metropolitano milanese.82 Il progetto Ri-Formare Periferie viene proposto agli studenti e ai docenti come una piattaforma di sperimentazione didattica innovativa finalizzata ad affrontare la questione delle periferie sul terreno del progetto e dell’approfondimento della ricerca su tali contesti secondo un approccio multidisciplinare e integrato.
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Il quartiere di QT8 a Milano dal 4 febbraio 2019 è diventato ambito di interesse storico relazionale ai sensi dell’art. 10 c.3, lett.d) del D.Lgs. 42/2004 e ambito di interesse culturale ai sensi dell’art. 10, c.4, lett. g) del D.Lgs. 42/2004.83 Il primo, comprende gli edifici privati maggiormente rappresentativi delle tipologie architettoniche e urbanistiche impiegate sperimentalmente nella realizzazione del quartiere, e caratterizzati da un buono stato di conservazione, in riferimento esclusivamente al loro sedime, alla volumetria e alle facciate esterne. Il secondo, comprende gli edifici più significativi a destinazione pubblica, sia internamente che esternamente. NOTE 82 La scuola AUIC per Milano, RI-FORMARE MILANO_RI-FORMARE PERIFERIE, Vd. http://www.riformaremilano.polimi.it 83 Decreto Legislativo 42-2004 “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, Decreto Legislativo correttivo e integrativo del D.Lgs. n. 42 recante il “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137
Il CASVA, Centro di Alti Studi sulle Arti Visive, attualmente ospitato all’interno del Castello Sforzesco, è un istituto culturale del Comune di Milano di recente fondazione.
Il laboratorio di Progettazione dell’ Architettura degli Interni da anni lavora con gli studenti del Politecnico di Milano e si inserisce nell’iniziativa didattica della Scuola AIUC “Ri-Formare Periferie”84, si propone di guidare gli studenti nell’elaborazione Nel tempo è andato configurandosi come “archi- di un progetto di intervento sul costruito avendo vio degli archivi degli architetti” che hanno opera- come basi salde la salvaguardia e il rispetto della to essenzialmente sul suolo lombardo, divenendo preesistenza. un centro di studi inerenti all’architettura, al design, alla grafica, alle arti figurative e alle arti visive L’obiettivo è quello di ridare valore all’esistente nel loro complesso, con particolare attenzione ai ma allo stesso tempo assicurare l’avvicinamento fenomeni culturali che a partire dai primi anni del verso le nuove esigenze del presente attraverso Novecento hanno progressivamente formato la l’inserimento di funzioni e soluzioni spaziali adenostra società. guate ad un archivio di architettura. I suoi fondi archivistici raccolgono i lavori dei più grandi architetti milanesi del Novecento e di altri autorevoli nomi che aspettano di essere raccolti. L’archivio include numerose fotografie, modelli, disegni, prototipi, dipinti, opere d’arte create e raccolte da progettisti, architetti e designer. Ad oggi, ha tutte le carte in regola per diventare un istituto permanente di conservazione e valorizzazione. Dato ormai lo spazio insufficiente all’interno del Castello Sforzesco è stato avviato un progetto per il trasferimento degli archivi del CASVA all’ex mercato centrale di QT8.
Il laboratorio vuole dimostrare come edifici e aree dismesse possano essere considerati un’importante risorsa per attivare processi di trasformazione urbana incentrati sulla rigenerazione, il recupero e il riuso del tessuto esistente. Un progetto che richiede molta attenzione nella scelta dei materiali e nelle tecniche di intervento. L’intervento si basa sulla conservazione e messa in valore dei caratteri architettonici dell’esistente, la riconoscibilità dei nuovi interventi, la reversibilità e l’adeguatezza delle proposte progettuali rispetto ai caratteri distributivi, compositivi, tecnologici e di uso dei materiali. NOTE
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Progetto di riuso dell’ex mercato al QT8 di Milano a sede del CASVA ANIMA CIVICA Ritornare all’anima mancante di quello che nel secondo dopoguerra è stato uno dei simboli italiani ed europei nella ricostruzione. Restituire quell’anima civica, a QT8, andata perduta nel tempo, o meglio che non ha mai raggiunto la sua totale pienezza è stato l’obiettivo che ci ha guidato fin dalle prime analisi morfologiche e storiche. Infatti, nel progettare l’ex mercato di QT8, ora in stato di abbandono, destinato ad ospitare la nuova sede del CASVA, abbiamo osservato come esso, insieme alla chiesa di Santa Maria Nascente di Vico Magistretti e il padiglione di Bottoni, costituissero gli
unici luoghi destinati alla vita di quartiere. L’archivio non svolgerà soltanto la funzione di istituto culturale ma sarà destinato a ospitare mostre, eventi temporanei e spazi di lettura. Il progetto sarà rivolto innanzi tutto ad un consapevole dialogo creativo con il patrimonio esistente; verranno mantenute tutte le preesistenze materiche, perché è necessario che il mercato continui a vivere come testimonianza storica, integrato ad un nuovo progetto in grado di dialogare con esso.
Vista sud-ovest dell’attuale facciata del ex mercato di QT8
Padiglione di Piero Bottoni
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Chiesa di Santa Maria Nascente di Vico Magistretti 0
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Demolizioni Costruzioni
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13,2 m
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26,4 m
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SCHEMA SPAZI DISTRIBUTIVI
Spazi di interesse pubblico Spazi inerenti le attività dell’archivio
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Spazi di interesse del personale CASVA
0
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SCHEMA SPAZI FUNZIONALI
Spazi di quartiere Spazi di quartiere
Auditorium Auditorium
Deposito Deposito CASVA CASVA
Magazzino Magazzino
Spazio vetrina Spazio vetrina
Servizi igienici Servizi igienici
di quartiere Spazi diSpazi quartiere
Spazi di lettura Auditorium Spazi di lettura Auditorium
Spazio espositivo/mostra Spazio espositivo/mostra
Deposito Deposito CASVA CASVA
Magazzino Magazzino
e accoglienza BookshopBookshop e accoglienza
Spazio vetrina Spazio vetrina
Servizi igieniciIngresso Ingresso Servizi igienici
di lettura Spazi diSpazi lettura
Spazio espositivo/mostra Spazio espositivo/mostra
Uffici CASVA Uffici CASVA
Bookshop e accoglienza Bookshop e accoglienza
Uffici CASVA Uffici CASVA
dierestauro e LaboratoriLaboratori di restauro di digitalizzazione di digitalizzazione
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All’interno dell’esistente, il nostro intervento vorrà +5.40 ridare importanza alla “navata centrale” in cui sa+4.00 ad entrambi i piani gli spazi esposiranno destinati tivi accessibili al pubblico. Sul fronte nord-est sarà collocato un nuovo volume destinato ad ospitare le nuove funzioni di quartiere quali bar, sala lettura +0.00 +5.40
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Sezione nord est +5.15
+5.15
5.15
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ed auditorium. Proprio la copertura a gradoni dell’auditorium vie0,5 m 1,5 m 2,5 m 0 1m 2m ne a creare una nuova piazza tra le preesistenze naturali del Monte Stella e quelle architettoniche 0 3 mcivica 2m 4 m che5 msi nel mercato, simbolo di1 mquell’anima vuole restituire a QT8.
Prospetto sud ovest
+5.40 +5.15 +2.5
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Prospetto nord est
Modello fisico scala 1 a 200, lato nord ovest
Modello fisico scala 1 a 200, vista dall’alto lato nord est
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Prospetto e sezione nord ovest
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Per attuare l’intervento di recupero del mercato di QT8, il progetto si è indirizzato verso l’utilizzo di nuovi materiali in grado di adeguarsi e amalgamarsi con l’esistente. Per gli interni è stata utilizzata una lamierina d’acciaio forata, in grado di separare gli spazi ma anche di renderli più funzionali all’attività dell’archivio; caso studio preso di riferimento è la Aukio Gallery Space di Wanderlust Studio, realizzato in Finlandia nel 2017.85 Per l’esterno del mercato abbiamo utilizzato l’acciaio Cor-Ten per il rivestimento dell’intera facciata a nord-ovest, dove sono collocate le due nuove addizioni a uso del quartiere e l’ampliamento sotterraneo avvenuto tramite lo svuotamento del terrapieno esistente. Inoltre, modellato in lamiere più spesse, il Cor-Ten forma la passerella che funge da collegamento tra il mercato e il parco antistante la piazza principale ribassata. La passerella, come un unico corpo continuo, si inserisce all’interno del volume dell’auditorium creando il solaio del primo piano.
Aukio Gallery Space di Wanderlust Studio, Finlandia, 2017
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Un richiamo al Cor-Ten è avvenuto tramite la creazione di un tavolo da esposizione, che va a posizionarsi al piano interrato, nel modulo a doppia altezza creato tramite lo svuotamento del solaio centrale del mercato. L’utilizzo dell’acciaio Cor-Ten crea un visibile contrasto con il calcestruzzo della preesistenza e l’acciaio utilizzato per i pilastri strutturali esterni ed interni a sostegno della copertura. La tonalità cromatica ossidata che prende origine in superficie offre molte soluzioni estetiche in relazione all’insolita “eleganza della ruggine” che sottolinea la sensazione di vissuto data dai segni del tempo, senza però intaccare l’esistente, obiettivo fin dall’ inizio alla base del progetto. NOTE 85 Aukio Gallery Space di Wanderlust Studio, Finlandia, 2017. vd. https:// studiowanderlust.fi/aukio.
Modello fisico scala 1 a 50, vista degli interni, modulo espositivo a doppia altezza, tramite esportazione del solaio
Modello scala 1 a 50, vista dall’alto, modulo espositivo a doppia altezza, tramite esportazione del solaio, utilizzo della lamierina in acciaio forato
Modello fisico scala 1 a 50, vista dall’alto di un modulo del piano terra
Modello fisico scala 1 a 200, vista dall’alto del lato nord est con la passerella in acciaio Cor-Ten che si innesta nel nuovo corpo dell’auditorium
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8.65 8.15
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Conclusioni L’acciaio Cor-Ten è sicuramente un materiale dalle indiscutibili qualità sia strutturali che tecniche, con ampio spettro di utilizzo in diversi campi; è capace di rappresentare a pieno i mutevoli registri del tempo. La sua forza espressiva ci aiuta a comprendere come una scelta, in apparenza di natura puramente utilitaria, si presenti in realtà con molteplici significati più profondi. La sua resistenza a corrosione e a trazione e la sua mutevolezza rimandano ad un’idea di tempo trascorso e di memoria storica che si integrano perfettamente nei progetti di recupero; un materiale che nella sua corrosione trova la garanzia della propria durata. Traforato, intagliato, intrecciato, ripiegato come un tessuto, l’acciaio Cor-Ten detiene la capacità di simulare molte condizioni differenti. Nella tesi ho voluto mettere in evidenza i vantaggi connessi e derivanti dall’impiego del Cor-Ten nel recupero della preesistenza, partendo dalle peculiari proprietà del materiale e dal chiarimento di alcuni aspetti connessi al suo utilizzo pratico. Il Cor-Ten rappresenta oggi uno dei materiali che suscita maggiore interesse nel campo dell’architettura. L’elevato costo di produzione rappresenta attualmente uno dei maggiori limiti per la sua completa diffusione, tuttavia ampiamente ripagabili dalla durata e dall’affidabilità garantiti dal materiale. Non vi è dubbio dunque che il Cor-Ten rappresenti una vera e propria scoperta nel settore dell’architettura e del design, con risvolti in parte ancora da scoprire e sperimentare grazie alla grande flessibilità e versatilità del materiale. In un futuro in cui ci si orienta sempre maggiormente alla ricerca dei materiali più consoni per un’ architettura sostenibile, l’acciaio Cor-Ten non potrà che assumere un ruolo da protagonista. Intervenire in un contesto architettonico pregresso mediante un’azione progettuale significa confrontarsi, con grande accortezza, con una serie di relazioni complesse, da reinterpretare e valorizzare, l’utilizzo di una materia significante come l’acciaio Cor-Ten, se debitamente calibrato, può costituire una corretta soluzione nella ricerca del difficile equilibrio tra passato e presente.
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Bibliografia
Riviste
Libri
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Ringrazio la mia famiglia che malgrado i miei frequenti umori alternati mi sono sempre stati vicino e mi hanno supportato e sopportato nei miei alti e bassi, non saranno mai abbastanza i grazie che vi devo. Ringrazio la mia mamma e il mio papà per avermi insegnato sempre ad essere forte, a puntare in alto e a non accontentarmi mai. Mio fratello Davide che mi ha quotidianamente tirato su il morale, gli auguro di inseguire sempre i suoi sogni e di essere sempre soddisfatto delle decisioni che prenderà. Ringrazio la mia grande famiglia per aver creduto in me e aver intrapreso questo percorso insieme, mia nonna Pina per essersi dimostrata sempre orgogliosa del mio percorso e mia nonna Anna che ha sempre saputo usare le parole giuste, e con poco dato la forza di riprovarci ogni volta che cadevo. Ringrazio tutti i miei amici, fuori e dentro all’università, che hanno condiviso con me questo percorso, momenti belli e brutti. Ringrazio Nicolò, che nel nostro difficile rapporto di amore e odio mi ha sempre aiutato, ha sempre saputo darmi buoni e giusti consigli e strappato un sorriso ogni volta che ne sentivo il bisogno. Tutti i miei compagni, mi mancherete tanto il prossimo anno. Ma ringrazio anche me stessa che forse avrei dovuto credere un po’ più in me fin dall’inizio.
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