Il waterfront balneare | Seaside waterfront

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA CIVILE, EDILE E AMBIENTALE Department of Civil, Environmental and Architectural Engineering

Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile-Architettura

Tesi di Laurea

IL WATERFRONT BALNEARE

La rigenerazione del fronte mare nel distretto Ceccarini a Riccione

Relatore

Laureanda Matricola

Anno Accademico

Chiar.mo PROF. MICHELANGELO SAVINO

CHIARA CESARINI 1128759

2020-2021



UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA CIVILE, EDILE E AMBIENTALE Department of Civil, Environmental and Architectural Engineering

Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile-Architettura TESI DI LAUREA

IL WATERFRONT BALNEARE La rigenerazione del fronte mare nel distretto Ceccarini a Riccione

Relatore: Chiar.mo PROF. MICHELANGELO SAVINO Laureanda: Matricola:

CHIARA CESARINI 1128759

Anno Accademico 2020-2021



Un grazie va a tutta la mia famiglia che, con l’allegria che la contraddistingue, non ha mai fatto mancare un incoraggiante affetto per andare avanti, anche nei periodi peggiori. Il loro spirito positivo è stato per me una motivazione continua. Un ringraziamento speciale al mio babbo, Roberto, che grazie alle sue risorse ha saputo sempre offrire il giusto consiglio e tutto l’aiuto necessario. Un sentito ringraziamento al mio relatore di tesi, il Prof. Michelangelo Savino per il supporto, il sostegno, il costante interesse dimostrato durante l’intero percorso, per la stima reciproca e per l’incessante condivisione di stimoli, dai quali questa tesi è potuta nascere. Un ringraziamento al settore urbanistica dello studio Stefano Boeri Architetti, in particolare agli architetti Anna Maiello e Corrado Longa e al Dott. Marco Sassattelli di Studio Silva per avermi concesso l’opportunità di collaborare alla stesura del documento di analisi del masterplan, condividendo con passione e professionalità l’interessante lavoro. Infine, un grazie dal cuore a Filippo, che ha condiviso con me le gioie e le fatiche di questo viaggio. Nella lontanza, hai saputo essere ancora più vicino e al momento giusto hai saputo diventare un collega perfetto, un complice pieno di sorprese, un attento critico, un amico, ma soprattutto, non hai mai smesso di essere un compagno di vita insostituibile: alla fine di questo cammino e all’inizio di innumerevoli altri.



INDICE INTRODUZIONE

1

LE CARATTERISTICHE DELL’INTERFACCIA TERRA-MARE NELLA DEFINIZIONE DEL WATERFRONT BALNEARE 1.1

1.2

13

IL RAPPORTO TRA COMPONENTI AMBIENTALI E ANTROPICHE COME ESPRESSIONI DEL SISTEMA PAESAGGISTICO COSTIERO

16

1.1.1 LA VARIETÀ DEL PAESAGGIO COSTIERO

16

1.1.2 L’IMPORTANZA E IL VALORE DEL PAESAGGIO IDENTITARIO

19

1.1.3 LE DIVERSE TIPOLOGIE DI WATERFRONT: DA PORTUALE A BALNEARE

21

IL PROBLEMA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO LUNGO LE COSTE E LE STRATEGIE DI INTERVENTO

26

1.2.1 LE ZONE COSTIERE E I RISCHI DEL CLIMATE CHANGE

26

1.2.2 LA PROTEZIONE DEL SISTEMA COSTIERO BALNEARE DALL’EROSIONE

29

1.2.3 PROGETTAZIONE DI SISTEMI RESILIENTI IN CONTESTI DI WATERFRONT URBANO-PORTUALI

32

1.3 IL WATERFRONT BALNEARE: STORIA, URBANIZZAZIONE E RIGENERAZIONE DEI LITORALI

2

8

36

1.3.1 LA FORMAZIONE DELLA CITTÀ LINEARE COSTIERA, DAL CASO MEDIO-ADRIATICO ITALIANO ALLE ESPERIENZE EUROPEE

37

1.3.2 IL LUNGOMARE, DA SISTEMA URBANO A SPAZIO DI PROGETTAZIONE

42

1.3.3 GLI SPAZI DELL’ARENILE: NORMATIVE E SVILUPPI PROGETTUALI

50

RICCIONE: ANALISI STORICA E URBANISTICA DEL TERRITORIO

57

LA CRESCITA DELLA STRUTTURA URBANA E LO SVILUPPO TURISTICO DELLA CITTÀ

60

2.1.1 LE ORIGINI

61

2.1

TAV. 2.1 EVOLUZIONE URBANA DEL TERRITORIO

62

2.1.2 LE PRIME URBANIZZAZIONI

63

2.1.3 LA NASCITA DEL COMUNE E LO SVILUPPO TURISTICO

63

2.1.4 GLI ANNI DEL SECONDO DOPOGUERRA: ESPANSIONI E FUNZIONALIZZAZIONI

64

2.1.5 LA SITUAZIONE PRECARIA DELLE COLONIE MARINE

65


2.2

LE TRASFORMAZIONI PREVISTE DELLA STRUTTURA URBANA

66

2.2.1 IL PIANO VIGENTE

66

2.2.2 VERSO IL NUOVO PIANO URBANISTICO

66

2.3

68

2.2.2 I PROGETTI IN CORSO NEL COMUNE

69

Accordi Operativi

70

Strategie territoriali

71

Altri progetti

72

IL TERRITORIO DAL PUNTO DI VISTA GEOGRAFICO, ECONOMICO E URBANISTICO

73

2.3.1 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO-ECONOMICO

73

2.3.2 ANALISI DEMOGRAFICA E TURISTICA

74

TAV. 2.3 USO DEL SUOLO

76

2.3.3 WATERFRONT BALNEARE

79

3

TAV. 2.2 KEYPLAN DEI PRINCIPALI PROGETTI IN CORSO

TAV. 2.4 USO DEL SUOLO SPECIFICO PER L’AREA DI WATERFRONT

80

STUDIO DI ALCUNE AREE SIGNIFICATIVE

82

TAV. 2.5 CRITICITÀ E POTENZIALITÀ DELL’USO DEL SUOLO

86

TIPOLOGIE DEGLI STABILIMENTI BALNEARI E DEL LUNGOMARE

88

TAV. 2.6 ANALISI DELLA MOBILITÀ TERRESTRE E MARITTIMA

90

TAV. 2.7 CRITICITÀ DELLA MOBILITÀ TERRESTRE E MARITTIMA

92

TAV. 2.8 INDICAZIONI STRATEGICHE

94

IL WATERFRONT BALNEARE NEL DISTRETTO CECCARINI

96

L’AREA DI STUDIO

98

METODOLOGIA DI ANALISI

99

LE VISTE DEL WATERFRONT

100

TAV. 3.1 ANALISI DELLA MOBILITÀ

104

TAV. 3.2 ANALISI CRITICA DELLA MOBILITÀ

106


TAV. 3.3 ANALISI DEL SUOLO AD USO PRIVATO NEL DISTRETTO

108

TAV. 3.4 USO DEL SUOLO APPROFONDITO SUL WATERFRONT

110

TAV. 3.5 CRITICITÀ E POTENZIALITÀ DELL’USO DEL SUOLO

113

114

SEZIONI IDENTIFICATIVE DEL DISTRETTO

TAV. 3.6 STUDIO DELLA STAGIONALITÀ

116

TAV. 3.7 I SERVIZI DEL WATERFRONT

118

TAV. 3.8 STUDIO DEI CARATTERI TIPOLOGICI

120

TIPOLOGIE DI STABILIMENTI BALNEARI

122

TIPOLOGIE DI EDIFICI SUL WATERFRONT

124

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

4

LINEE GUIDA DI INTERVENTO SUL WATERFRONT BALNEARE

126

129

INTRODUZIONE METODOLOGICA

130

I PILASTRI E GLI OBIETTIVI STRATEGICI

132

TAV. 4.1 VISION STRATEGICA TERRITORIALE

144

TAV. 4.2 VISION STRATEGICA LOCALE

146

SUGGESTIONI PROGETTUALI

148

CONCLUSIONI

150

NOTE

154

BIBLIOGRAFIA

157

SITOGRAFIA

160


INTRODUZIONE

Il presente lavoro di ricerca si è posto come obiettivo lo studio della complessa e molto discussa questione di rigenerazione dei waterfront, ed in particolare quella dei waterfront delle città turistico-balneari. Si tratta di un ambito territoriale molto particolare, spesso trascurato in letteratura, rispetto alle aree portuali dismesse (separate dal contesto urbano da muri, recinti, specializzazioni funzionali, usi non di rado incompatibili con la città circostante) e restituite alla città per usi urbani, che hanno comportato quasi sempre alla completa riorganizzazione e riprogettazione della loro struttura: luoghi di progettazione spesso sperimentale e innovativa, oggetto di notevoli investimenti e dell’attenzione di architetti e progettisti, che hanno ottenuto grande risalto mediatico e scientifico. Al contrario, la linea che intercorre tra mare e terra nelle città turistico-balneari è stata spesso trascurata, se non ignorata, osservata esclusivamente per le sue caratteristiche funzionali e per il carattere delle sue dotazioni finalizzate allo sfruttamento delle risorse ludico-ricreative, progettate per massimizzare le capacità di fruizione dal maggior numero di utenti. La tesi è stata l’occasione per provare a costruire un diverso sguardo verso il fronte mare delle piccole-medie città balneari, spazio simbolo di un particolare rapporto mare-terra, cercando di liberare le analisi da un approccio urbanistico strutturato e distratto rispetto ai reali valori di questi spazi. In primo luogo si è dunque cercato di sfruttare il percorso di tesi per tentare la riscoperta e quindi la

riaffermazione di una specifica componente del sistema urbano-costiero, considerata così importante, non solo per il complesso sistema di attività economiche che vi ruota attorno, ma soprattutto per i valori identitari insiti nella comunità residente, e che in essi si riconosce; valori intrinseci che ne definiscono la sua specificità nell’eterogenea struttura urbana e che sembrano prescindere dalle funzioni raccolte in questo sistema di spazi fortemente integrato, per quanto molteplice nelle sue morfologie. Nello sviluppo di questo lavoro, ha giocato indubbiamente un ruolo molto importante anche un particolare interesse personale, animato da un forte senso di appartenenza ai luoghi e da un legame profondo con tutto ciò che concerne il rapporto che la città ha stabilito nel tempo con il mare, plasmandone la dimensione culturale e le relazioni sociali. Lo stesso sentimento ha condotto alla scelta dell’area di studio che, viste le premesse, avrebbe sicuramente permesso di cogliere le caratteristiche salienti dei luoghi, prima tra tutte le manifestazioni, visibili e non, di una cultura urbana “balneare” profondamente radicata (fatta di pratiche comuni, di usi e abitudini consolidate, relazioni con i luoghi, legami sociali duraturi o evanescenti tra la comunità residente e le comunità temporanee ed eterogenee dei turisti regionali, nazionali e internazionali). In questa prospettiva, la città di Riccione è stata ritenuta un ambito ideale di osservazione per svolgere le prime analisi sul tema, sia per l’estrema dinamicità dei flussi turistici, sia per le intense attività sociali 8


ed economiche, sia per la presenza di una struttura urbana lineare e compatta: elementi che hanno reso la città stessa e il suo waterfront un interessante caso studio, dal quale è stato possibile ricavare alcune conclusioni considerevoli. L’ultima motivazione, ma non per questo meno importante delle precedenti, rispecchia quella voglia di indagare nella struttura, fisica e immateriale, di una città che negli anni ha saputo rinnovare se stessa, ma che ancora nasconde un immenso potenziale.

FASE DI RICERCA TEORICA “Le caratteristiche dell’interfaccia definizione del waterfront balneare”

Una parte della ricerca è stata realizzata nel quadro di una collaborazione con il gruppo di lavoro, incaricato dal Comune di Riccione per la redazione del Masterplan del distretto Ceccarini, area inserita nelle strategie comunali di rigenerazione, e composto da: Stefano Boeri Architetti srl (Milano), MATE Engineering soc. coop. (Bologna) e StudioSilva srl-consulenza e progettazione ambientale (Bologna). La collaborazione ha riguardato, in particolare, la redazione del documento di analisi, nel quale sono stati approfonditi cases studies e best practices per la riqualificazione della città balneare, il tema del verde pubblico e privato ed infine, un’analisi della struttura urbana del waterfront, quest’ultima sviluppata in parallelo, all’interno del progetto di tesi. Durante i mesi intercorsi, tra ottobre 2020 e febbraio 2021, le attività (prevalentemente sopralluoghi, rilevazioni dati ed immagini, alcune riflessioni preliminari sugli esisti delle analisi) sono state condivise con i membri del gruppo di lavoro tramite incontri virtuali (date le particolari condizioni di lavoro nel periodo della pandemia) ridefinendo di volta in volta obiettivi e strumenti di analisi. Nel mese di dicembre 2020 è stato presentato al Comune un documento intermedio nel quale sono state inserite una serie di considerazioni, tradotte in analisi grafiche rappresentanti vari aspetti, criticità e potenzialità dello stato urbano e sociale del distretto, sui quali il gruppo aveva lavorato nei mesi precedenti.

FASE PROPOSITIVA “Linee guida di intervento sul waterfront balneare”

terra-mare

nella

FASE DI ANALISI E CONTESTUALIZZAZIONE “Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio” FASE DI SPERIMENTAZIONE METODOLOGICA “Il waterfront balneare nel distretto Ceccarini”

Il primo capitolo presenta l’inquadramento teorico del tema di tesi e la sua collocazione nel dibattito generale sui waterfront balneari, esplorando i diversi testi presenti in letteratura, analizzati secondo una diversa chiave di interpretazione al fine di elaborare un quadro concettuale di riferimento per le successive analisi. L’intento è stato quello di mettere in luce le differenze che intercorrono tra le diverse tipologie di waterfront prese in esame, ponendo l’accento sulle caratteristiche peculiari e distintive dell’oggetto di studio; l’individuazione della sua specificità rispetto ai waterfront tradizionalmente analizzati nei diversi testi, la rilevazione di alcune specifiche tipologie rappresentative accompagnate anche dalla disamina di esperienze progettuali e casi studio italiani, europei ed extra-europei, che hanno proposto alcuni processi di rigenerazione di questi ambiti. Con il secondo capitolo, il tema della tesi subisce una precisa contestualizzazione: si vedrà in primo luogo, un’analisi generale del waterfront balneare di Riccione, ricostruendone l’evoluzione storico-urbanistica e presentando alcune considerazioni su aspetti di carattere sociale ed economico; successivamente le analisi si concentreranno in modo più dettagliato sullo studio del litorale. In questo caso la valutazione di criticità e potenzialità del waterfront avrà come obiettivo quello di individuare, al di là di una generale visione dello stato di fatto del waterfront a scala comunale, gli aspetti contraddistintivi del sito che diventeranno poi il punto di partenza per il conseguente approfondimento su un’area specifica del territorio comunale.

La tesi si articola in quattro capitoli che restituiscono le diverse fasi della ricerca che hanno condotto, da una prima messa a fuoco del tema, alla formulazione di alcune soluzioni progettuali per la rigenerazione urbana dell’area del waterfront balneare di Riccione:

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Il terzo capitolo rappresenta il core di tutto l’elaborato di tesi. Attraverso il focus sull’area di studio, già precedentemente individuata nel rapporto di collaborazione esterna sul Masterplan, il tema sarà oggetto di un approfondimento dei diversi aspetti tipologici e metodologici che hanno comportato la redazione di diverse letture dei luoghi e che hanno poi condotto poi alla rappresentazione delle analisi. Il riconoscimento di questo insieme di aspetti caratterizzanti il waterfront del distretto, permetterà di mettere in luce, allo stesso tempo, difficoltà e potenzialità di una ricerca che richiederebbe ancora uno studio approfondito.

un possibile metodo di intervento, capace di cogliere e valorizzare tutte quelle caratteristiche dei luoghi che sono state evidenziate nelle parti precedenti. La proposta sarà articolata secondo alcune linee guida sviluppate attraverso l’individuazione di temi, vision strategiche e ipotesi rigenerative future. È solo una possibile soluzione per intervenire in un luogo così particolare e così altamente significativo per un contesto urbano che sembra trovare la sua ragione di vita e la sua matrice originaria, nel sistema delle molteplici morfologie che uniscono terra e mare con modalità diverse, estremamente articolate e complesse, ma con un’unica ed esclusiva capacità di legare indissolubilmente città e natura, luoghi e comunità.

Infine, la quarta e ultima parte del presente lavoro si risolve in un capitolo di proposta operativa per la rigenerazione e rilancio del waterfront balneare di Riccione, che tenta

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11


12


1 LE CARATTERISTICHE DELL’INTERFACCIA TERRA-MARE NELLA DEFINIZIONE DEL WATERFRONT BALNEARE


Capitolo 1

14


Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

Ultimamente il sistema costiero è stato approfondito e studiato nelle sue caratteristiche, fragilità e possibilità di intervento da un seminario promosso dall’Osservatorio dei Paesaggi Costieri Italiani e intitolato “La lunga strada di sabbia”1, in riferimento alla pubblicazione pasoliniana del 1959. L’intento del ciclo di incontri è stato quello di “incontrare” lungo la strada, una serie di “viaggiatori” portatori di diversi racconti; il quadro che si viene a formare è l’insieme di una varietà di storie, paesaggi e waterfront, ovvero di confini tra la terra e il mare. Le situazioni, come si è potuto constatare dagli interventi offerti dal seminario, rientrano in una varietà formale molteplice che spazia dalle coste naturali, sabbiose o rocciose, a quelle antropizzate, abusive o pianificate.

La continua variabilità della costa nei suoi rapporti con l’urbano e con l’uomo, nelle riflessioni urbanistiche e architettoniche che hanno interessato molte realtà europee ed extraeuropee, viene spesso incentrata sulle potenzialità e criticità dei contesti portuali; è per questo che quando si sente parlare di waterfront, esso viene associato alle esperienze dei grandi fronti urbani. Il capitolo seguente, tenta quindi di offrire un nuovo sguardo sulla tipologia, introducendo l’importanza di un altro tipo di waterfront, connesso ad un sistema più vicino, sia fisicamente che idealmente, alla realtà costiera. Nell’affrontare il tema, saranno messe in luce le differenze tra le realtà urbanoportuali e quelle balneari, sia a livello storico che a livello di rigenerazione, proponendo un inserimento del tema all’interno di una più ampia riflessione sulle problematiche climatiche e ponendo l’accento sul gap progettuale che vi è tra le due tipologie. Valutata poi, l’importanza del valore ambientale costiero in rapporto ad un urbanizzato ancorato saldamente a questioni sociali, economiche e culturali, verranno illustrate le peculiarità dell’oggetto di studio: la dipendenza dal sistema urbano, la presenza di un elemento rappresentativo e la trasformazione economica di un paesaggio naturale, tutte supportate da esperienze esemplificative come progetti o casi studio.

Questo contesto è la chiave di partenza per la nostra trattazione: parlare di waterfront significa dapprima interessarsi di una realtà, quella costiera, che si mostra ai nostri occhi come risultato di trasformazioni, naturali o artificiali, che definiscono spazi e visuali differenti. L’insieme di queste diverse condizioni territoriali si mostra come espressione di un popolo e di una cultura che sul mare ha costruito la sua storia di valori e di identità.

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1.1 IL RAPPORTO TRA COMPONENTI AMBIENTALI E ANTROPICHE COME ESPRESSIONI DEL SISTEMA PAESAGGISTICO COSTIERO

1.1.1 LA VARIETÀ DEL PAESAGGIO COSTIERO La straordinaria successione paesaggistica che si affaccia lungo le coste del mare, per essere apprezzata nei suoi continui cambiamenti di materia e forma, avrebbe bisogno di un punto di vista insolito, una prospettiva originale, una visione “dal mare”. Se è vero che vedere le cose dall’acqua aiuta ad esplorare le potenzialità del paesaggio contemporaneo (cfr., Antoniadis, 2017, p. 52) allora non resta che indagarne le molteplici sfaccettature. Questo nuovo modo di vedere ciò che gli uomini hanno realizzato (o non realizzato) nel tempo sui terreni di confine con l’acqua, come è cambiato il paesaggio naturale a seconda di usi e necessità, permette di dimostrare un fatto importante: ogni città che affonda le sue radici ai limiti della terra emersa porta con sé una lunga storia di continui scambi e la memoria collettiva delle comunità del mare trasmette, attraverso forme, luoghi e tradizioni, i rapporti che si sono evoluti nel tempo. Forme urbane e architettoniche, forme industriali e infrastrutturali, rappresentano nel loro insieme un’identità specifica del luogo, testimonianza dell’insieme tra cultura urbana e cultura marittima (cfr., Clemente, 2013, p. 182). La molteplicità di forme (cfr., Farinella, 2008, p. 37) che si incontra lungo l’interfaccia costa-urbanizzato si misura individuando l’acqua come elemento rivelatore dei rapporti sociali e delle condizioni ambientali dei luoghi. Aree portuali, zone industriali, aree adibite ad impianti tecnologici, si identificano con la storia industriale e commerciale delle città di cui sono figlie; una storia non sempre a lieto fine se si

pensa all’enorme estensione dei territori che oggi appaiono come lande desolate, sulle quali anni di sfruttamento delle risorse e inquinamento ambientale massivo ne hanno cambiato radicalmente la percezione visiva. Al contrario, fronti residenziali, luoghi della balneazione, aree costiere semi-naturali si mostrano secondo un’invasività formalmente diversa, non più circoscritta, ma estesa; una città lineare lungo la costa, attraverso il cui fronte compatto, ormai pochi «relitti di paesaggio naturale e rurale» (ibidem) riescono a sopravvivere e dove ancora l’acqua, e quindi il mare, conserva i suoi caratteri naturalistici. In un delicato rapporto tra natura e artificio si sviluppano le forme del paesaggio costiero, come conseguenza della diversità di principi, funzionali o sociali, che hanno indirizzato lo sviluppo degli insediamenti ai “margini del mare” (cfr., Balzani, Montalti, 2008, p. 9). La ricerca di un luogo funzionale ad una prosperosa crescita dei commerci marittimi e ad una robusta difesa della città dagli attacchi delle navi straniere, ha guidato la crescita dei porti; il loro ampliamento, sia verso mare attraverso la costruzione di nuove darsene, sia verso l’interno attraverso la sistemazione di nuovi spazi infrastrutturali e industriali, contribuì da un lato a distinguerli nettamente dal profilo costiero, e dall’altro a separarli in modo sempre più netto dai progressi di estensione della città. Dei principi sociali, legati alla ricerca del benessere fisico come anche da un’evoluzione dell’economia del turismo, hanno, al contrario, fatto da sfondo agli insediamenti balneari; ecco che allora 16


Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

si presenta un paesaggio differente, basato su un principio di ripetizione formale: in prima linea si susseguono le installazioni sulla spiaggia, un insieme ordinato di forme e colori, mentre in seconda linea si alza il fronte urbano in una successione quasi monotona di palazzi solitari. Possiamo così constatare, che sia un intreccio di situazioni contraddittorie che definisce l’uso degli spazi costieri, ma anche un percorso formato dai contrasti tipici del paesaggio contemporaneo, una serie di anteposizioni positive e negative che si frammentano e si uniscono in diverse relazioni, formando nel loro insieme uno spazio unico e condensato in una striscia che percorre i margini della terraferma. In generale, si possono individuare tre tipologie di paesaggi costieri che si alternano e si integrano tra loro lungo tutte le coste del mar Mediterraneo (cfr., Farnè, 2007): i paesaggi costieri più naturali, quelli dove l’uomo non si è insediato direttamente ma la cui presenza si avverte nelle attività di pesca o di agricoltura; sono paesaggi che richiamano le caratteristiche di oasi protette come pinete, dune, aree alla foce di fiumi che spesso fanno da separazione tra due aree urbane che si affacciano sulla costa. Vi sono poi i paesaggi costieri metropolitani, quelli che vedono il proprio fulcro urbano, strutturale e strategico nel porto; attorno ad esso si sviluppa una grande città che si muove, secondo il principio del “do ut des”, grazie ai traffici marittimi, turistici e commerciali passanti per la porta del mare. Le città in questione si inseriscono in una rete molto più ampia che le vede in connessione non solo con le situazioni urbane di terra, ma anche e soprattutto con quelle di oltre-mare; una costellazione di metropoli del mare che brillano grazie all’energia del loro continuo dare e ricevere. Infine, completamente diversi sia dai primi che dai secondi, appaiono i paesaggi costieri balneari, insediamenti nati per dare vita e sfogo ad una tipologia di turismo sviluppatasi dalla seconda metà dell’Ottocento in poi, ovvero il culto del bagno in mare e del “bagno di sole”. Queste esigenze hanno portato ad una urbanizzazione particolare che si estende lineare lungo la costa: essa non si ferma sul confine tra terreno naturale e terreno antropizzato, ma continua sino alla linea di separazione terra-acqua, tramite tutta quelle serie di strutture e attrezzature insediate

1.1 Insediamento industriale a Civitavecchia, Roma (Morelli G., Pace P., Pagliani D., 2014, ISFCI Academy, Roma)

1.2 Insediamento balneare lungo la costa toscana

17


Capitolo 1

sul profilo della spiaggia, atte allo sfruttamento dei benefici dell’ambiente marino-costiero. Se da una parte possiamo affermare la bellezza dei paesaggi interiorizzando i loro caratteri più intrinseci e identitari, dall’altro non possiamo che constatare l’inesorabile consumo di suolo che si è fatto strada lungo le coste. L’insieme di paesaggi e contesti che si sono individuati è anche un insieme di tutele accantonate e bellezze dimenticate (cfr., Barbanente, 2017). Conurbazioni massive, città lineari senza interruzioni, zone industriali dismesse, abusivismo incontrollato, sono alcune delle situazioni che si possono incontrare nel viaggio attraverso le coste italiane, ma allo stesso modo potremmo trarne risultati non molto diversi se ci spingessimo lungo tutto il Mediterraneo. In realtà, se si volesse ampliare l’analisi, tutte le zone costiere del mondo sono, per loro natura, fragili e, per loro antinatura, antropizzate, in quanto obiettivo di una continua urbanizzazione, quasi animata da un inesorabile “conquista della prima fila” (cfr., Zanchini, Manigrasso, 2017, p. 7).

1.3 Spiaggia dell’Isola dell’Amore e faro di Goro, Ferrara (Bonifatti, 2013)

La varietà di situazioni naturalistiche che viene offerta dal paesaggio costiero, formato in principio, dal lascito dei sedimenti dei fiumi, anch’essi parte del paesaggio con i loro sbocchi a mare, dalle aree umide e vegetative, caratterizzate dalla quota al di sotto del livello marino, costruisce un sistema diversificato e per questo caratterizzato da una forte vulnerabilità2 (cfr., Balzani, 2008; Farinella, 2020). La presenza delle strutture antropiche che insistono su questi luoghi come la costruzioni di porti, moli, dighe, scogliere, la cementificazione di intere distese di sabbia, influenzano negativamente il futuro di queste aree, soprattutto se esulano da strategie e progetti che non contemplano una prospettiva di rigenerazione attenta a politiche di adattamento e ai fenomeni conseguenti il cambiamento climatico. 1.4 Benidorm (Valencia)

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Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

1.1.2 L’IMPORTANZA E IL VALORE DEL PAESAGGIO IDENTITARIO L’urbanizzazione costiera è un fenomeno che pur assumendo diverse forme, in tutti i casi sviluppa un’aggressività caratteristica. Da un lato le conurbazioni turistiche e dall’altro l’industrializzazione e infrastrutturazione dei porti marittimi, determinano problematiche sia ambientali che sociali tra il carattere artificiale degli insediamenti e quello naturale del luogo. Rispetto a ciò, alcune riflessioni sulla rigenerazione urbana e costiera si animano alla ricerca di nuovi valori e la protezione dell’elemento naturale come simbolo di un’identità perduta, rappresenta un aspetto centrale. Lungo le coste italiane, dove l’organizzazione insediativa (cfr., Savino, 2010, p. 46) ha assunto forme diverse rispetto ad altre situazioni europee, la questione dell’urbanizzazione costiera rientra in un contesto più ampio e articolato rispetto alle sole problematiche degli usi marittimi-portuali. In questo senso, il cambio di rotta verso l’individuazione di nuovi rapporti ambientali, economici e sociali con il paesaggio costiero si traduce nella necessità di riscoprire un nuovo valore paesaggistico, insito nel luogo, nella sua cultura e nelle sue trasformazioni. La scoperta di paesaggi, in molti casi ridotti a relitti per la mancanza di una tutela adeguata, come il sistema delle dune costiere (cfr., Balzani, 2008) che in origine caratterizzavano la forma naturale dei confini tra spiaggia e mare, diventano il punto focale e il mirino sul quale puntare per una rigenerazione dell’intero ecosistema: la loro presenza e la loro consistenza all’interno dell’insieme molteplice delle situazioni costiere, ne facilita però un’azione di salvaguardia postuma più che l’integrazione nei meccanismi urbani. Forse è per questo che oggi la presenza urbana lungo le coste, seppur migliorata nel rapporto con il paesaggio, è ancora lontana da un’integrazione completa; non a caso, il risultato dell’attenzione ai temi ambientali si traduce spesso in salvaguardia del presente più che in riorganizzazione di future relazioni (ibidem).

1.5 Il porto e la città di Cagliari

1.6 Lungomare di Licola (Pozzuoli, Napoli) (Valle M., 2014, concorso fotografico “Coste e fiumi”, Legambiente)

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Capitolo 1

In questo caso, il tema del rapporto con la costa si traduce in attenzione più marcata all’aspetto urbanistico-sociale più che in quello paesaggistico-naturale. L’attenzione sullo stato di degrado in cui versa l’edilizia delle città di mare, mette in luce la storia di continue trasformazioni che hanno reso il fronte mare il luogo di una speculazione marcata, aiutata dal fiorire della richiesta turistica e dalla condizione economica di un paese in piena stagione progressista. Successivamente, l’inversione di tendenza che subisce il turismo e il calo della domanda suggeriscono un ripensamento di quell’apparato solido che formava le lottizzazioni balneari: nuove forme di vacanza richiedevano strutture più flessibili, nuove connessioni attive sul territorio richiedevano il ripensamento dei percorsi pedonali e ciclabili, mentre la definizione di una nuova immagine di qualità necessitava di un recupero del patrimonio edilizio e culturale. Nel rapporto intrinseco tra città-artificio e litoralenatura stava, allora, la possibilità di stabilire una ripartenza

e di individuare quelle relazioni capaci di trasformare il territorio costiero in un nuovo paradigma di paesaggio urbano (cfr., Farinella, 2008, p. 55). Il valore identitario che giaceva in seno al complesso sistema paesaggistico costiero, la riscoperta dello stesso come elemento essenziale in una rete di rapporti e relazioni tra componenti di una stessa reazione chimica e fisica, è il principio attraverso il quale le città d’acqua possono stabilire una ripartenza, mentre la complessità delle problematiche dei territori costieri, unita a questo nuovo senso di appartenenza ad un sistema di valori, può trovare una via di risoluzione. Ed è questa necessità di cambiare direzione tra luoghi di confine, siano essi l’insieme dei territori costieri in conflitto con l’ambiente naturale o le aree portuali in conflitto con l’urbanizzato storico, che individuerà nel waterfront una tipologia urbanistica (cfr., Balzani, 2008, p. 27) dalla quale ripartire per sperimentare nuove possibilità di comunicazione tra le parti.

1.7 Spiaggia de la Devesa, El Saler, Valencia

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Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

Il bisogno di una popolazione di identificarsi in un luogo e di essere parte di un sistema territoriale che esprima quotidianità e storia, è una domanda sociale che trova una doppia risposta: una risposta urbana nella spinta che i piani e i progetti danno alla rigenerazione di spazi identitari (in questo caso i waterfront) e una risposta politica (cfr., Priore, 2007, p. 8) nell’elaborazione di principi internazionali sulla dimensione paesaggistica di interi territori. La conservazione del paesaggio non solo come patrimonio ma anche e soprattutto come «fenomeno culturale per la formazione dell’identità e per la qualità della vita delle persone» (Sassatelli, 2007, p. 54) è il principio su cui è stata redatta la Convenzione Europea del Paesaggio; firmata a Firenze nell’ottobre del 2000, entra in vigore nel variegato sistema giuridico italiano in materia di salvaguardia del paesaggio, nel settembre del 2006. Un trattato internazionale che afferma un nuovo approccio pubblico e sociale al tema, dove enti locali e regionali diventano i protagonisti nei processi di identificazione e qualificazione dei paesaggi, questo in espressione del fatto che «il paesaggio non può esistere ed essere tutelato al di fuori di un processo percettivo e partecipato da parte delle popolazioni, con riferimento ai luoghi della loro vita quotidiana» (Priore, 2007, p. 9). Nel primo articolo del documento si legge che: “Paesaggio” designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni [art. 1a] (cfr., MIBAC, 2000). Si tratta di una definizione che sancisce il sussistere di una componente essenziale della vita della popolazione, espressione della sua diversità culturale e fondamento dell’identità sia del singolo, sia della collettività locale: il paesaggio. (cfr., Zaoli, 2008, p. 68). Di conseguenza: “Salvaguardia dei paesaggi” indica le azioni di conservazione e di mantenimento degli aspetti significativi o caratteristici di un paesaggio, giustificate dal suo valore di patrimonio derivante dalla sua configurazione naturale e/o dal tipo d’intervento umano [art. 1d]. (cfr., MIBAC, 2000).

Alla luce di queste considerazioni, diventa importante il riconoscimento di un paesaggio che non è valorizzato unicamente per la sua qualità estetica, effimero lembo di terra istituito per essere goduto da pochi, ma è valorizzato in funzione del suo essere fonte di sviluppo per le attività umane che ne fanno uso. In questo caso “salvaguardare” vuol dire “prendersi cura” di un territorio “autentico e vitale” (cfr., Priore, 2007, p. 10) e di un paesaggio che mescola nelle sue forme, naturali e antropiche, la sua essenza. L’invito alla partecipazione pubblica che la Convenzione mette in luce, pone come obiettivo quello della crescita, nella popolazione, di un forte senso di appartenenza e consapevolezza interiore di essere parte di un paesaggio che rispecchia i tratti distintivi della storia e della tradizione della propria comunità; quindi è nel momento in cui non si riconoscono più le forme archetipe del proprio territorio, quelle inconfondibili qualità che lo rendono radicato ad un contesto unico, che nasce la volontà di ricercarle e ristabilirle. Non è forse la tensione a riappropriarsi degli spazi naturali costieri il sintomo di una ricerca del genius loci perduto? Il riconoscimento nella costa e nelle città della costa di un sistema integrato tra urbanizzazione, turismo, portualità, reti di trasporto, entroterra, paesaggio naturale, sarà la chiave per introdurre nuove politiche di rigenerazione e nuovi status relazionali. Si può infatti affermare che “paesaggio costiero”, nella sua definizione geograficamente estesa e integrata (cfr., Salizzoni, 2012, p. 17), è ciò che meglio può rendere conto delle complesse relazioni terra-mare che si instaurano nell’ecosistema litoraneo: «Seascape is an area of sea, coastline and land, as perceived by people, whose character results from the actions and interactions of land with sea, by natural and/or human factors» (cfr., Natural England, 2012, p. 8).

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Capitolo 1

1.1.3 LE DIVERSE TIPOLOGIE DI WATERFRONT: DA PORTUALE A BALNEARE Individuato come il principale catalizzatore di dibattiti urbanistici, politici e sociali, in particolare nei primi anni di questo secolo, il “fenomeno waterfront”, è stato capace di far compiere un importante passo avanti nella rigenerazione della città contemporanea. Inserita nel tema della ricerca di un ruolo competitivo nella rete degli interscambi tra paesi e culture, l’attenzione agli aspetti più critici e alle potenzialità delle “porte del mare”, mette in atto un’intensa stagione progettuale. Immaginando il fronte d’acqua nella sua accezione terminologica e semantica, esso rappresenta quel luogo di confine che separa, assumendo diverse forme, una struttura artificiale dall’elemento naturale; in questo senso possiamo affermare che il waterfront, non sempre si identifica negli spazi marittimi-industriali con i quali si affacciano le grandi metropoli sul mare, ma in talune situazioni costiere, si presenta come il prospetto di urbanizzazioni differenti.

Si fa riferimento agli sviluppi urbani che dalla presenza della costa, ne hanno tratto un modello economico e sociale inedito: la città balneare. In questo caso parlare di waterfront può sembrare fuorviante, non rientrando nell’abituale ricerca progettuale dedicata ai rapporti città-porto, ma tramite l’individuazione di un processo esplicativo, si cercherà di renderne chiare le sue caratteristiche urbanistiche. In questa prima parte, il processo di definizione si forma attraverso una serie di negazioni riguardanti il waterfront balneare rispetto al suo opposto: le dichiarazioni “al contrario” sono seguite da una trattazione che esplica il concetto “negato”, mostrando così, tutto ciò che un waterfront balneare “non è”.

1.8 Il Vieux Port di Marsiglia riflesso nel padiglione di Foster + Partenrs (2013)

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Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

1 Il waterfront balneare non nasce da un conflitto tra parti, mentre in quello portuale, i delicati rapporti tra interfaccia urbana e marittima, sono assunti come generatori di nuovi spazi derivanti dall’essere divisioni amministrative da risolvere, diventando il campo di sperimentazione più fecondo dell’epoca post-moderna.

di mixitè funzionale, capaci di intercettare qualità ed energie dagli scambi che «viaggiano lungo le grandi reti acquatiche del mondo» (Carta, 2010, p. 30). 2 I waterfront balneari non si inseriscono in una stagione di sperimentazione progettuale e ricerca storico-architettonica individuabile negli interventi di rigenerazione portuale che si sono affermati in tutto il mondo a partire dagli ultimi anni del XIX secolo.

Nel colorato scenario della rinascita delle “città d’acqua” si instaura un clima di prospettive, sfide, pressioni e opportunità progettuali, (cfr., Carta, 2010, p. 28): importanti occasioni di sperimentazione, riguardano il sistema delle aree costiere dove non solo il recupero di aree portuali dismesse ma l’innovazione e la trasformazione di aree storiche a contatto con esse, come anche di interi tessuti urbani, si inseriscono in «una nuova visione più creativa e orientata alla qualità» (ibidem). È la valorizzazione di identità culturali, sociali, produttive ed economiche che fa sì che le città portuali diventino gateways cities (ibidem): “città creative”, portali di flussi, dove nuove funzioni si fanno portatrici di valori e principi identitari, che trovano nell’acqua un elemento di sintesi (cfr., Farinella, 2008, p. 39). Le città contemporanee, arricchite di un nuovo elemento strutturale, il waterfront, che fa perno sulla definizione di nuovi e moderni spazi pubblici, si traducono in contenitori multidisciplinari, luoghi

Se è pur vero che la waterfront regeneration (ivi, p. 21) ha mosso un interesse globale, le esperienze e gli interventi che si possono studiare nelle diverse parti del mondo rispecchiano le sfaccettature differenti di un tema comune3. Così, dalle città oceaniche, da quelle europee al caso specifico italiano fino alle esperienze asiatiche, si declina un “nuovo paesaggio urbano” (Savino, 2010, p. 37) dove forme, assetti e funzioni sembrano indicarci la via delle qualità essenziali per la città del nuovo millennio. In questo contesto, che da un’analisi di superficie sembra rientrare in un modello perfetto nelle sue realizzazioni (forse l’architettura ne ha in parte nascosto le fragilità) non mancano elementi di criticità che si aggiungono ai già complessi meccanismi della conquista degli spazi d’acqua.

1.9 Il porto antico di Genova visto dall’alto

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Capitolo 1

3 La ricerca sul waterfront balneare e i progetti ad essa connessi non rientrano in un insieme di buone pratiche riconosciute univocamente da tutte le realtà urbane che decidono di intraprendere un percorso di recupero del fronte d’acqua.

4 Il waterfront balneare non si identifica in una cesura con l’urbano, sia per la sua disposizione (non disposto in un’area specifica, ma lungo una linea) sia per la sua storia amministrativa, la quale, solitamente, non prevede conflitti tra diverse competenze autoritarie.

L’aspetto ecologico-ambientale che prelude a soluzioni sistemiche e sostenibili del progetto urbano (cfr., Farinella, 2008, p. 41) rappresenta una delle problematiche per la riqualifica dei waterfront portuali e in questa direzione, nel luglio del 2000 a Berlino, all’interno della conferenza dell’URBAN 21 (rivista poi, dieci anni dopo), sono stati presentati i 10 Principi come validi strumenti per la valutazione della complessità degli interventi sui waterfront. L’individuazione di principi base, viene in aiuto per la gestione dell’interazione di più modelli e di metodologie d’azione; principio di identità e di multisettorialità (mixitè), principio di qualità ambientale e sostenibilità economica, di integrità e interazione tra città e territorio ma anche tra uomini e culture, sono alcuni degli indirizzi che trovano terreno comune in molti progetti di rigenerazione del waterfront. La definizione del primo principio, si inserisce nelle dinamiche che preludono alla trasformazione dei waterfront stessi, spesso coadiuvate dalla «necessità di conservazione del patrimonio materiale e immateriale» (Carta, 2010, p. 29); necessità che aveva cominciato a farsi strada in particolare nelle città del Mediterraneo, a seguito delle recenti politiche in materia di salvaguardia del paesaggio4 e infatti, uno dei principi si esplica come: Garantire la qualità dell’acqua e dell’ambiente [I principio] (ibidem). Soprattutto in ambito europeo le riflessioni assumono un carattere programmatico-strategico, e i progetti, affidati a società private, come nel caso francese e inglese (cfr. Farinella, 2008, p. 43; Giovinazzi, 2010), si inseriscono in piani in cui le vision mirano alla fusione di molteplici fattori derivanti da complessità urbane e paesaggistiche. Ad affermazione di questa metodologia, uno dei principi recita: I progetti sostenuti da partnership pubblicoprivate procedono più rapidamente [VI principio]. Questa condizione, come si vedrà più avanti, sarà una prerogativa anche per la riqualifica nel contesto balneare.

Una tra le criticità più interessanti, rappresenta l’aspetto più vitalizzante nel panorama dei waterfront urbani e si identifica con i tentativi di “ricucitura” tra tessuto urbano storico e nuova centralità urbana sull’acqua; i segni di trasformazione, nel progetto, di vecchie aree adibite ad attività marittime-industriali in spazi vitali e connessi con la città, attraverso l’interazione di moli e banchine con piazze e percorsi, sono il frutto di quel bisogno sentito di non abbandonare la storia, in questo caso marittima, ma da essa generare nuove sfide per la città. Quest’ultimo aspetto in Italia ha una valenza particolare a causa del contesto, geografico e normativo in cui si inseriscono le esperienze di rigenerazione. Mentre in Europa, e nel resto del mondo, i porti si allontanano progressivamente dalle città, lasciando una scia di aree dismesse in attesa di recupero, in Italia si trovano intrappolati nel territorio urbanizzato, a contatto con il “cuore della città” (Pavia, 2010, p. 14). Seppure alcune esperienze di decentramento sono avvenute in contesti come Trieste e Genova, il resto del territorio si trova ad affrontare una situazione particolare: il bisogno reciproco dei due ambienti - città e porto - fa sì che l’interdipendenza diventi un fattore per lo sviluppo di nuove risorse, ma anche un terreno di rinnovati conflitti. Con la legge 84/1994 si aprì una nuova stagione di condivisione che evidenziò, in tutto il territorio nazionale, l’importanza di agire sui confini terracquei; da quel momento in poi il tema del waterfront entra marcatamente negli strumenti di rigenerazione della città. L’assetto di intesa che la legge aveva stabilito tra Autorità portuali e amministrazioni comunali, si traduce però, in una demarcazione netta, in una linea di separazione, fisica e politica, tra i due ambiti; i tentativi di reciproco scambio sfociarono poi in conflittualità sempre più evidenti tra esigenze del porto e della città, esigenze che i poteri politici e le strumentazioni messe in atto non riescono ancora a superare.

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Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

5Il waterfront balneare si differenzia da quello portuale per storia, caratteristiche e sviluppi urbanistici, ma assieme ad esso potrebbe rientrare in una visione integrata e unica: entrambi fanno parte della varietà formale della costa.

relazioni profonde con la parte liquida si traducono in evidenti segni di organizzazione del territorio (ibidem), è mancante di una visione strategica. Il posizionamento dei waterfront al di fuori di una pianificazione di lungo periodo e di un inquadramento urbanistico generale del territorio non è capace di avere quell’effetto propulsivo (ivi, p. 55) sulla rigenerazione totale ed esaurisce quasi sempre la sua potenzialità in progetti puntuali. Quest’approccio parziale è conseguenza della mancanza di politiche di coordinamento tra istituzioni e strumenti, e la lontananza da una considerazione di più ampio respiro sui waterfront produce quella frammentazione tipica che si osserva lungo le città della costa. Con attenzione alle situazioni costiere più urbanizzate e alla presenza di strutturazioni del territorio derivanti da precise trasformazioni storiche, la rigenerazione del waterfront balneare, se inserita in programmazioni partecipate e con obiettivi comuni tra le parti, avrebbe l’importante ruolo di contenimento della pressione antropica (ivi, p. 54) sull’ormai esigua risorsa naturale, come anche di valorizzare ambienti e luoghi senza bisogno di “annullare la storia” del territorio ma, con una più oculata utilizzazione degli strumenti, garantendo il rispetto delle tutele e il recupero dei rapporti vanificati.

Oltre “l’interfaccia del conflitto” (ibidem) le aree portuali sono parte integrante del territorio, espressione di un’identità complessiva tra vita urbana ed economia portuale, compresenza tra cultura locale e globale. Un territorio che racchiude nelle sue trasformazioni una varietà paesaggistica dove la rigenerazione del waterfront diventa la rigenerazione di un “sistema integrato costiero” (Savino, 2010, p. 53). Questa tendenza pone l’accento sui diversi rapporti che sussistono tra terra e mare e che non si risolvono solo nella dualità porto-città ma che comprendono anche le attività balneari e ricreative, tipiche di alcuni sistemi territoriali. La rinnovata attenzione agli affacci costieri delle città trasporta il waterfront da concetto urbano ad una dimensione territoriale, che tiene conto della componente portuale come “differenziale competitivo” dell’intero sistema, ma allo stesso tempo integra la componente paesaggistica-ambientale. In Italia, la rigenerazione del waterfront come rigenerazione della complessa struttura urbanistica che si sviluppa lungo le coste, dove quelle

1.10 Il Porto Olimpico e la spiaggia della Barceloneta

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1.2

IL PROBLEMA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO LUNGO LE COSTE E LE STRATEGIE DI INTERVENTO

1.2.1 LE ZONE COSTIERE E I RISCHI DEL CLIMATE CHANGE Se pensiamo che la costa nasce dall’interazione tra il confine lineare con il mare e l’apporto sedimentario dei corsi fluviali, che conferiscono la tipica struttura a pettine all’entroterra costiero (cfr., Farinella, 2020) possiamo comprendere come l’elemento “acqua” svolga la principale azione di trasformazione del territorio: lo forma e lo cambia, agendo con quella imprevedibile dinamicità che ne caratterizza il movimento. Le zone costiere sono anche, come riportato nel “Rapporto sullo stato delle conoscenze” relativo alla Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici5: «punto di incontro tra dinamiche naturali e dinamiche antropiche, su cui i cambiamenti climatici agiscono sinergicamente e simultaneamente attraverso influenze esterne sia “marine” che “terrestri”» (figura 1.11). Ciò significa che, a differenza di molte altre zone del territorio, quella costiera rappresenta il connubio socio-economico tra attività umana e paesaggio naturale, in quanto quest’ultimo si rileva produttore di beni e fornitore di servizi. Ragione per cui, le aree costiere del bacino Mediterraneo sono tra le più vulnerabili ai rischi indotti dai fenomeni conseguenti al cambiamento climatico e allo stesso tempo sono anche le zone più antropizzate del continente; si stima infatti che il 33%6 della popolazione totale mediterranea risieda nelle regioni costiere (cfr., Manigrasso, 2019, p. 294). La pressione antropica che insiste su queste aree è la conseguenza, oltre che di un progressivo spostamento della popolazione lungo le coste, dello sviluppo del turismo di massa, sul quale città e regioni basano molti dei profitti economici.

Nella penisola italica, secondo una recente ricerca (figura 1.12), si è calcolato che il 51% dei paesaggi costieri sono stati trasformati dall’urbanizzazione; in alcune aree (come nelle regioni adriatiche, tra Romagna e Abruzzo, ma anche in Calabria o in Sicilia) il cambiamento è stato tale che si è formata una continuità di centri urbani saldati tra loro (cfr., Zanchini, Manigrasso, 2017, pp. 12-23), una linearità costiera interrotta sporadicamente dai pochi resti di un territorio naturale. Pressione immobiliare, abusivismo, assenza di bonifica, urbanizzazione diffusa, sono alcune delle sfumature nelle quali si esplica l’artificialità di molti territori costieri, come anche abbandono e degrado degli impianti produttivi, eccessiva infrastrutturazione portuale e antropizzazione balneare. La restante porzione di territorio non urbanizzato, corrispondente ad un 49% del totale7 si presenta anch’essa in una diversità di situazioni: dalle aree deltizie alle lagune, dalle basse pianure costiere alle spiagge sabbiose e sedimentarie; ed è quest’insieme di elementi, urbani e naturali, che interconnessi tra loro in politiche di sviluppo da una parte e sfruttamento dall’altra, determinano la fragilità del sistema. La prima conseguenza di questa fragilità, è individuabile nei danni provocati dagli eventi estremi che con cadenza annuale, colpiscono le coste italiane (ma, secondo intensità diverse, anche le coste di tutto il pianeta), con il rischio che la mancanza di un’inversione di rotta provochi un costante peggioramento dell’intensità con cui si abbattono i fenomeni. 26


Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

Rimanendo in linea con l’identificazione di una diversità morfologica lungo le coste, i rischi che interessano questa fascia di territorio si differenziano per intensità e per conseguenze a seconda della tipologia di interfaccia terramare. Uno dei rischi principali per le zone di waterfront balneare, soprattutto poiché rappresenta la perdita di un ecosistema sociale ed economico oltre che naturale, è quello dell’erosione costiera; da ormai molti anni le aree costiere sabbiose non solo del Mediterraneo, ma dell’intero pianeta8 sono soggette ad arretramenti della linea di battigia, attraverso un’azione più o meno violenta a seconda dei contesti geomorfologici regionali (cfr., Castellari et al., 2014). Le cause sono dovute ad una serie di fattori tra cui, l’innalzamento del livello del mare dovuto ai cambiamenti climatici in atto, come lo scioglimento delle coltri glaciali, e l’uso antropico del territorio costiero: distruzione del cordone dunale, costruzione di porti e opere aggettanti, uso della spiaggia a scopo turistico, sono i principali fattori che contribuiscono, anzi determinano, il fenomeno dell’erosione (ibidem). È quindi un insieme di azioni antropiche e climatiche che influenzano lo stato precario degli ambienti costieri; se da una parte gli effetti del riscaldamento globale, hanno portato a conseguenti aumenti della temperatura superficiale dell’acqua come ad oscillazioni marcate del livello marino9 (cfr., Castellari et al., 2014; Masina et al., 2020), la presenza dell’uomo e il consumo di suolo non giustamente pianificato a ridosso della costa, ne rincara la gravità dei danni. La frequenza di eventi climatici estremi tra cui il passaggio di cicloni nell’arco mediterraneo10, seppure non è registrata in aumento, rimane un fenomeno preoccupante a livello scientifico per la sua continua variabilità dovuta alle alterazioni climatiche stagionali (cfr. Castellari et al., 2014). Siamo infatti abituati ad assistere, soprattutto durante la stagione fredda, a frequenti mareggiate che nell’arco di una notte o di una mezza giornata, distruggono copiose parti di litorale e nei casi più gravi, provocano ingenti danni alle strutture balneari. Ancora una volta, si vuole sottolineare come la vulnerabilità delle zone costiere non è solo una questione ambientale, ma incide seriamente sull’apparato economico più importante dei sistemi urbani costieri, ovvero quello turistico-balneare.

1.11 Sistemi costieri e variazioni climatiche: influenze esterne di origine marina e terrestre (Rielaborazione tratta da Castellari et al., 2014) Sul totale dei litorali italiani

Tratti di paesaggi naturali o agricoli Tratti di costa aggrediti dal cemento (funzioni urbane, infrastrutture industriali e portuali)

1.12 Il consumo di costa differenziato lungo i litorali italiani (Rielaborazione tratta da Zanchini, Manigrasso, 2017)

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Capitolo 1

Zona di sottoflutto

Infine, sono da considerare anche le conseguenze a livello atmosferico, come rischi riguardanti le aree costiere: attraverso l’individuazione di una serie di indicatori climatici, Il Team di Esperti sul Rilevamento dei Cambiamenti Climatici e Indici (Expert Team on Climate Change Detection and Indices - ETC-CDI) ha prospettato un graduale aumento delle precipitazioni massime giornaliere, con intensificazione durante la stagione primaverile nelle zone a ridosso della linea di costa; anche l’aumento di giorni con temperatura minima oltre il 20°C, si rileva caratteristico per le zone costiere in stagioni diverse da quella estiva (cfr., Masina S. et al., 2020).

Zona di sopraflutto

Per quando riguarda le aree dove il confine con il mare non è formato dal sistema naturale della spiaggia, ma presenta situazioni di connessione con l’ambiente urbano, come nel caso dei porti o degli affacci diretti della città sull’acqua (waterfront urbano-portuali), il rischio maggiore è causato dalle esondazioni e dalle alluvioni, quindi dall’aumento del livello medio-marino o da eventi atmosferici critici. Secondo uno studio elaborato da Enea in collaborazione con il MIT di Boston e il CNR italiano (cfr., Legambiente, 2020; Manigrasso, 2019) lungo la penisola italiana, sono 40 le aree costiere a rischio inondazione, per un totale 384,8 km di costa potenzialmente allagata. Molte di queste zone si trovano in corrispondenza di grandi affluenti come il Delta del Po tra la costa veneta ed emiliano-romagnola, la foce del Pescara in Abruzzo o del Tevere sulla costa tirrenica; vi è infatti da considerare, tra gli impatti ambientali dovuti agli eventi climatici, anche la risalita delle acque saline nei fiumi che, oltre a rendere difficoltoso il deflusso verso il mare (e quindi contribuire al rischio di allagamento dell’area urbana), potrebbe apportare sensibili variazioni fisico-chimiche alle falde acquifere costiere (cfr. Castellari et al., 2014, p. 567) con conseguenti danni economici e sociali rilevanti.

1.13 Interferenza generata dalla presenza di un’opera marittima: si nota un arrettramento nella zona di sottoflutto, dove sono presenti opere di difesa della costa (Rimini)

1.14 La densità di costruito aggredisce la costa abruzzese alla foce del fiume Pescara, un territorio ad alta pericolosità di esondazione (Pescara)

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Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

1.2.2 LA PROTEZIONE DEL SISTEMA COSTIERO BALNEARE DALL’EROSIONE La dinamicità sociale ed ambientale che caratterizza le zone costiere, unita ad un’alta vulnerabilità fisica delle stesse, pone l’attenzione sul bisogno di una politica unitaria attenta alle prospettive future, capace di tenere insieme un sistema in continuo cambiamento, sul quale insistono non solo valori paesaggistici ma, allo stesso modo, valori culturali ed economici che necessitano di essere preservati. Una pianificazione urbanistica incentrata sulle aree costiere, oltre ad essere prerequisito fondamentale per una corretta gestione degli interventi, avrebbe il compito di regolamentare le attività economiche e tutelare il territorio di interfaccia terra-mare, garantendone lo sviluppo turistico e la sostenibilità ambientale (cfr., Musco, Barel, 2018). In Italia la situazione è contraddittoria e spesso gli strumenti messi in campo da competenze diverse si trovano in conflitto tra loro (cfr. Castellari et al., 2014). Per quanto riguarda le regioni costiere, solo Emilia-Romagna (2002) e Marche (2005) hanno approvato un Piano di gestione della fascia costiera che riprende le prospettive della GIZC (Strategia nazionale per la gestione integrata delle zone costiere), strumento che l’organo nazionale era chiamato a predisporre in vista di direttive europee e protocolli firmati tra il 2002 e il 2009 11. I piani, che nel tempo si sono aggiornati anche grazie alla partecipazione a progetti europei12, affrontano dettagliatamente il problema dell’erosione costiera, individuando le criticità dei litorali di competenza e proponendo soluzioni ed operazioni volte alla salvaguardia e alla difesa dei sedimenti sabbiosi: ripascimenti, ripristino dell’arenile, costruzione di barriere invernali a protezione sia delle strutture balneari che del volume sedimentario della spiaggia13, e dragaggi in ambiti portuali sono gli interventi principali messi in atto dalle amministrazioni per fronteggiare la problematica. Questione, che dal punto di vista economico non riguarda solo una protezione dell’elemento ambientale, ma anche un mantenimento della multifunzionalità caratteristica del complesso sistema costiero (cfr. Castellari et al., 2014, p. 559).

1.15 Una mareggiata colpisce le coste della Calabria distruggendo le strutture balneari (Corriere della Calabria, febbraio 2017)

1.16 Il lascito di detriti sulla spiaggia di Bibione dopo una violenta mareggiata invernale (ilFriuli, dicembre 2020)

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Capitolo 1

Di contro, la soluzione al problema, che oltretutto è temporanea, prevede azioni di modificazione meccanica dell’ambiente naturale, assumendo così il requisito di artificialità; è comprovato che ripascimento e ripristino siano attuati tramite il prelievo di sedimenti superficiali o sotterranei grazie all’utilizzo di opere meccaniche come il dragaggio (cfr., Montanari et al., 2011) e la distribuzione della sabbia con sabbiadotti14 lungo gli arenili o interventi manuali. Situazioni paesaggistiche differenti, come la presenza di aree non antropizzate, implicano una soluzione combinata tra azione ingegneristica e protezione dell’habitat interessato, dove, peraltro, gli arretramenti della riva rientrano in una tendenza naturale del sistema costa-mare. In questo caso, monitorando lo stato della costa, ad interventi “morbidi”, come ripascimenti artificiali, si possono combinare azioni più “rigide” come la costruzione di scogliere o pennelli (cfr., Ruol, 2018). 1.17Esempi di intervento a protezione delle spiaggie lungo i litorali sabbiosi: ripascimenti con sabbiodotto

1.18Esempi di intervento a protezione delle spiagge lungo i litorali sabbiosi: pennelli a difesa del litorale di Pellestrina (VE)

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Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

Un’esperienza diversa è stata invece promossa lungo le coste olandesi, territorio per il quale l’innalzamento del livello medio-marino e il rischio di inondazione rappresentano una minaccia giornaliera, ma che negli ultimi anni, all’interno di un clima energico sul campo della rigenerazione urbana resiliente, è stata trasformata in una potente risorsa progettuale15. In una località marina a sud dell’Aja, si sta sperimentando dal 2011 la tecnica del Sand Motor (Zandmotor)16, ovvero una ricostruzione sedimentaria dell’arenile tramite la creazione di una penisola artificiale che si alimenta naturalmente grazie all’apporto di sabbia dato dal vento, dalle onde e dalle correnti. In questo modo, il disturbo dell’ambiente marino o costiero tramite il prelievo di sabbia, avviene una volta sola, mentre nei tempi successivi è la natura che porta a compimento il lavoro dell’uomo, distribuendo i sedimenti lungo la costa. Oltre ad essere un innovativo sistema di protezione dall’erosione costiera, il banco sabbioso diventa luogo di ricerca e di attrazione, contribuendo allo sviluppo scientifico e turistico dell’intera zona.

1.19 La penisola creata dal Sand Motor si estende davanti alle coste di Ter Heijde (Aja, Paesi Bassi)

1.20 La tipica forma “ad uncino” creata dal motore di sabbia si estende per 1 km verso mare e 2 km lungo la costa

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Capitolo 1

1.2.3 PROGETTAZIONE DI SISTEMI RESILIENTI IN CONTESTI DI WATERFRONT URBANO PORTUALI Il concetto di “progettazione resiliente” è entrato, ormai da più di dieci anni, all’interno delle riflessioni urbanistiche, come un «paradigma comprensibile e condivisibile» (Savino, 2016, p. 16) da città e comunità che, di volta in volta, si sono trovate ad affrontare le emergenze causate da vulnerabilità territoriali e sempre più spesso minacciate da eventi calamitosi. Se «gli scenari d’impatto» (Caserini, 2016, p. 16) su sistemi naturali e umani sono registrati e dettagliati in numerosi testi scientifici, non ci si spiega come, soprattutto nel contesto italiano, il rimedio al disastro sia preferito rispetto ad interventi di prevenzione. Nel contesto oggetto di studio, il waterfront balneare, soventi sono le notizie di allagamenti, frane, tempeste e mareggiate con conseguenti danni economici e umani: con l’avvento della stagione autunnale e invernale, il clima più instabile non risparmia nessuna costa. Dall’Adriatico al Tirreno, come anche in altre zone del Mediterraneo e del mondo, si registrano eventi straordinari17, mentre la previsione di innalzamento del livello del mare pone molte aree costiere in una condizione di rischio individuabile solo nel lungo periodo. Come garantire, allora, un grado di resilienza ai territori, alle città e alle popolazioni risiedenti lungo i confini del mare? Il primo passo si esplica nella costruzione di un nuovo rapporto tra natura e artificio, ovvero nel porre le basi per la nascita di riflessioni progettuali che ristabiliscano la presenza dell’acqua come elemento chiave della rigenerazione. L’artificializzazione dei confini di costa ha fatto in modo che non solo la città stabilisse un rapporto di lontananza con il paesaggio naturale, ma che gli stessi cittadini si abituassero a questa indifferenza. Allora, come dimostrano le ricerche statunitensi di NOOA18 per il Waterfront Smart Growth, al fine di rafforzare la resilienza del territorio vi è bisogno di reintrodurre nell’urbano-costiero i processi naturali che un tempo si stabilivano nei confini terra-mare (cfr., Tornatora, 2018).

1.21La cintura-filtro per il waterfront di Manhattan, progetto di The Big Team (2012)

1.22Gli spazi esondabili attorno a Manhattan, progetto di The Big Team (2012)

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Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

Ecco che, ancora una volta, un sistema fluido e catalizzatore di relazioni, si identifica come punto focale per una svolta rigenerativa; un luogo che è stato definito identitario, rappresentativo, centro sociale e cuore storico di una realtà urbana che dal rapporto con l’acqua è nata, e dallo stesso rapporto può trovare la strada per una nuova rinascita. La concezione della linea di confine tra le forze della natura e i tentativi dell’uomo di dominarle come un “Third Space”19 sembra chiarire un ulteriore passaggio: il waterfront, se concepito come insieme di natura e artificio, ha la possibilità di trasformarsi in un paesaggio ibrido nel quale azioni di adattamento e mitigazione si inseriscono in un unico sistema progettuale resiliente (cfr., Tornatora, 2018). L’approccio qui sviluppato rientra nella visione del progetto come tentativo di adattamento per le condizioni già insite nel luogo e non come strumento di ricerca per ripetuti sistemi difensivi o di ripristino delle stato pre-catastrofe. Un “approccio resiliente” quindi, che già numerosi interventi urbanistici stanno seguendo in città europee ed extraeuropee, soprattutto per quanto riguarda il tema dell’acqua e della gestione delle infrastrutture urbane rispetto ad essa (cfr., Mezzi, 2020). In questa prospettiva, città come New York e Boston, dopo il disastro prodotto dall’uragano Sandy nel 2012, si sono attivate attraverso l’approvazione di piani strategici per la gestione resiliente dei waterfront. Nella Grande Mela, la creazione dell’organizzazione Rebuild by Design portò alla formazione di un intenso periodo di sperimentazione progettuale che si concluse con un concorso nel quale vennero premiati sei diversi progetti sul tema della resilienza urbana (cfr., Manigrasso, 2019; Mezzi, 2018). Progettazione di aree verdi esondabili (figura 1.22), nuovi interventi per la difesa delle coste, infrastrutture verdi

1.23 “Total Resilient Approach” progetto vincitore del Boston Living with Water (2012)

e blu per gestire i flussi (figura 1.23), spazi urbani rigenerati da luoghi di rischio a luoghi della collettività, sono alcune delle azioni messe in campo dai progettisti per fronteggiare le future calamità e rendere la città capace di resistere, ritardare, immagazzinare, rilasciare20. Anche nell’esperienza di Boston la promozione di un concorso nel 2014 (Boston living with water) ha generato risposte progettuali interessanti per le aree costiere a rischio inondazioni, che in questo caso vengono ripensate come delle “infrastrutture multifunzionali” (Mezzi, 2018) con interventi sia a livello locale che territoriale, inseriti nello sviluppo di un’unica “rete ecologica” (cfr., Manigrasso, 2019, p. 270-275).

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Capitolo 1

In Italia, un progetto di rigenerazione resiliente del fronte mare, simile a quelli statunitensi, è il masterplan dello studio Park Associati per Catania. Un progetto ambizioso che mira a donare alla città un rapporto ricostituito con il mare e con l’acqua che diventa sia cornice di nuovi spazi pubblici, come una piazza nella darsena (figura 1.25), sia motore per sistemi energetici rinnovabili; così, attraverso il recupero di aree industriali e infrastrutturali dismesse, il waterfront diventa un modello di rigenerazione, sprigionando quell’energia insita nelle suo essere una fascia interattiva e flessibile, un bordo più che un confine (cfr., Tornatora, 2018). Il fascino disincantato con cui queste esperienze si mostrano ai nostri occhi, rivela però qualche dubbio. Non tanto per la strutture e le proposte che da essi traspaiono, pur sempre apprezzabili nel loro intento, ma tanto per il loro rimanere incompiute. Se da una parte, realtà attive ed energiche come il contesto nord-europeo sono riuscite a trasformare i progetti in realtà, in situazioni dove ancora vi è una sorta di diffidenza a trasformazioni di questo tipo, la carta regna. Forse il ritardo nell’approvazione dei piani di adattamento e strategie nazionali ha contribuito ad una crescita ritardata della consapevolezza e quindi ad uno sviluppo più lento di riflessioni in materia; infatti, se formare delle “comunità resilienti” è il primo passo per costruire delle “città resilienti” (cfr., Savino, 2016, p. 18-19) allora la mancanza del primo determina una non riuscita del secondo. In questo senso, la ricerca di una nuova stagione di rigenerazione resiliente si traduce nel bisogno di responsabilizzare progettisti e amministratori a prendersi carico di un obiettivo comune per tradurlo in azioni, strategie, linee guida e buone pratiche da inserire, non in programmi straordinari, ma nell’agenda pianificatoria quotidiana. 1.24Masterplan “Catania guarda il mare”, progetto di Park Associati (2019)

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Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

La trattazione sui rischi delle città costiere ci illustra come sia ormai necessario tenere conto di aspetti resilienti nella progettazione di nuovi waterfront o nella rigenerazione di altri. Vi è però, una netta differenza tra gli interventi proposti per i waterfront urbani e quelli balneari: da una parte, l’interesse mediatico associato ai sistemi di confine terra-mare più “rigidi” ha fatto sì che la scelta di intervenire attraverso progettazioni resilienti ricadesse su queste aree, dall’altra il non riconoscimento del sistema costiero sabbioso come elemento distinguibile nello studio dei waterfront evidenzia l’assenza di un metodo strategico ad hoc per questa tipologia.

La scarsa attenzione alle realtà urbane balneari in termini di progettazione resiliente e adattiva comporta quindi la ricaduta in gestioni e previsioni a breve termine, che nel tempo possono rivelare la loro inadeguatezza. A questo proposito, una prima linea di intervento sarebbe quella di riuscire a conciliare pressioni urbane e naturali e porre il primo passo verso una nuova rappresentazione del rapporto città-spiaggia-mare. Un’idea che non mira a cancellare la memoria dei luoghi, la loro storia o la loro identità, ma al contrario intende esaltarla, costruendo un paesaggio inter-relazionale e proiettato nel futuro.

1.25 Render di progetto: l’anfiteatro e la darsena, Park Associati (2019)

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1.3

IL WATERFRONT BALNEARE: STORIA, URBANIZZAZIONE E RIGENERAZIONE DEI LITORALI

Se nel caso del waterfront portuale-industriale, si può affermare che esistano delle parti riconoscibili che lo caratterizzano21 e formano un unicum con precisi spazi di confine (da una parte la città e dall’altra il mare), per il suo complementare balneare è possibile riscontrare una struttura simile, ma profondamente diversa, nei suoi metabolismi interni. Si possono individuare tre presenze paesaggistiche, che si dispongono, parallele e interdipendenti tra loro, nella formazione del waterfront balneare: la città lineare costiera, la promenade lungomare e l’arenile. I tre sistemi, assimilabili a tre tòpoi dell’urbanistica moderna e contemporanea, attraverso la storia del loro sviluppo e delle interrelazioni che hanno instaurato nel tempo tra di essi, sia sociali che territoriali, costituiscono l’insieme delle caratteristiche

mutevoli, per un modello nuovo di intendere l’affaccio e il rapporto con il mare. Come per il tema portuale, gli sviluppi moderni hanno portato a situazioni instabili e quindi a necessari ripensamenti sia urbani che sociali, anche nel mondo del balneare conseguenze impreviste a cause per lo più economiche, hanno trasformato un assetto che in principio si basava su modelli di crescita accettabili, in una condizione di stallo tra il degrado e la rinascita. L’intento allora, di proporre nuove prospettive future a questo luogo che, forse per la sfuggevolezza della sua materialità o per semplice confronto con l’imponenza mediatica e di mercato dei vicini “hard waterfront”, si è trovato nel seguito dei grandi progetti di rigenerazione, nasce da un sentimento di riaffermazione della sua esistenza.

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Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

1.3.1 LA FORMAZIONE DELLA CITTÀ LINEARE COSTIERA, DAL CASO MEDIO-ADRIATICO ITALIANO ALLE ESPERIENZE EUROPEE Il primo fatto storico che segna l’inizio della cultura balneare e che mette in gioco l’elemento alla base della definizione del waterfront, è la nascita della città costiera. Un’esperienza che vede il suo sviluppo lungo la linea di costa, dove una serie di soluzioni urbane, tra loro differenti e riconoscibili, cominciano a formarsi dettate da una stessa condizione insediativa (cfr., Zanirato, 2018). Tornando a ritroso nella storia, prima che la cultura del balneare fosse espressamente rivolta ad una ricerca di connubio tra “bagno di sole” e “bagno di mare”, il rito della villeggiatura sulla costa si esauriva nell’evasione dalla fuligginosa vita urbana che le città post-industriali del XVIII secolo offrivano (cfr., Balducci, 2013). In questo periodo, la spiaggia, da luogo selvaggio e non frequentato dalla società, diventa presto un terreno a servizio dell’uomo quando alla funzione terapeutica dell’acqua termale22 si sostituisce quella del mare (ibidem) e nuove città, immerse nel verde e vicine alla costa, si sommano a nuclei urbani già presenti nell’entroterra. La scoperta della dimensione sociale del mare (ibidem) è il preludio di una nuova rivoluzione: quella turistica. Quando la villeggiatura al mare si trasforma da fenomeno aristocratico-borghese a fenomeno di massa durante gli anni del boom economico, l’occupazione della spiaggia si fa sempre più massiccia e stanziale, mentre sulla terraferma il bisogno di nuovi servizi fa sì che la città espanda i propri confini. In seguito, la perdita di un controllo unitario da parte dell’urbanistica, farà si che la città balneare diventi una conurbazione spontanea, non pianificata (cfr., Zanirato, 2018) e la sua crescita, sviluppata in lunghezza, finisce per creare una saldatura continua, aggrappata alla spiaggia e al mare. Così proprio quando la città necessitava di una configurazione urbana strutturata e attenta allo spazio pubblico, «l’incapacità degli strumenti urbanistici di contenere questo processo» (Brighi, 2013, p. 37) impedisce la sua espansione organizzata.

1.26 La costa adriatica a sud di Rimini (Foto di Lang B., Adria, 2014)

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Capitolo 1

In Italia, come in altre zone del Mediterraneo (soprattutto Spagna e Francia), il fenomeno assume un’importanza e una forma particolare soprattutto per la densità con il quale si manifesta e per gli interessi economici che ruotano attorno alle aree costiere, trasformandole in vere e proprie macchine turistiche. Gli anni del consumismo diventano quelli della conquista del balneare da parte delle classi sociali medio-basse che riflettono il loro status nelle profonde trasformazioni che interessarono le coste in quel periodo, e l’irradiamento migratorio, che accompagna la ripresa economica, si distribuisce lungo assi di comunicazione che toccano aree di confluenza per nuovi mercati (le città sulla costa), come quello del turismo balneare (cfr., Vespasiani, 2014b). In molte di queste, cresciute come propaggini a mare dei nuclei interni già presenti, sono ancora riconoscibili i segni degli interventi edilizi che hanno caratterizzato il periodo di nascita del turismo balneare. Così, nuove forme di lottizzazioni sostituiscono alla memoria nobile dell’epoca pionieristica (cfr., Zanirato, 2018) un agglomerato urbano rivolto ad un’unica funzione, lontano da essere una consolidata realtà e più simile ad una frammentazione dell’urbano. Nondimeno, la totale indifferenza al sito provoca un cambiamento radicale nel paesaggio balneare e la competitività del sistema economico-turistico causa un quasi completo annullamento del rapporto con il paesaggio naturale. La forma lineare con la quale si sono sviluppate le urbanizzazioni della costa medio-adriatica italiana ha prodotto insediamenti di “indubbia genericità” (ibidem), dove una serie di costruzioni anonime si affacciano sul mare, in una successione quasi infinita di residenze e alberghi. Inoltre, affermare che la città lineare medioadriatica costituisce un’entità territoriale unica significa prendere coscienza che il paesaggio balneare adriatico è assimilabile ad un paesaggio infrastrutturale (ibidem). È infatti l’intensità di quest’ultimo che contribuisce ad unificare il sistema e segnarne come ulteriore elemento, la linearità. Una linea di demarcazione (la ferrovia, che in adriatico corre parallela alla linea di costa) viene più volte varcata attraverso sottopassi, che diventano, in un’immagine 1.27Il seafront di Benidorm, Valencia dopo il progetto di Studio OAB (2009)

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Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

distorta di un paradiso urbano, le porte verso il regno del beach&sun, la nuova interpretazione dell’“habitation et loisirs” lecorbusierana (cfr., Vespasiani, 2014a). In questo spazio compreso tra terra e mare, dove un nuovo modello di città si sviluppa secondo le proprie regole e la propria autonomia, possiamo riconoscere l’indipendenza di un waterfront lineare. Da una parte, la profondità del litorale e dall’altra la tipologia di edifici che vi si affacciano, insieme alla presenza degli elementi simbolo della vacanza balneare, lungomare e stabilimenti, rappresentano la configurazione di ciò che si definisce come waterfront balneare. Assunte queste premesse, lo scenario balneare che si può osservare lungo le coste, a livello delle città, si compone di presenze paesaggistiche (cfr., Zanirato, 2018) che variano dai tratti ricettivi-alberghieri agli insediamenti residenziali propri del modello balneare, dall’indipendenza dei villaggi privati all’incongruità delle aree produttive; attorno a queste realtà, in tratti di interruzione del costruito, si inseriscono le rimanenze del paesaggio costiero scampato alle

bonifiche (cfr., Balzani, 2008). Solo successivamente, la consapevolezza del patrimonio paesaggistico unita ad una prima crisi del settore, fa sì che le località costiere entrino, a passo leggero, in una stagione di rinnovamento. Un periodo di riqualifica che, seppur contemporaneo ai grandi interventi che stavano dando un volto moderno alle metropoli del mare, non è animato dallo stesso fervore progettuale. L’oggetto della rigenerazione rimane quello della “città stagionale”, più attenta alle questioni di valorizzazione delle aree non antropizzate, ma sempre proiettata all’espansione dell’offerta residenziale e ricettiva (cfr., Vespasiani, 2014a). Interventi finalizzati ad aumentare la qualità del fronte mare e degli spazi a contatto con la spiaggia, sia privati che pubblici, prendono piede in molte località balneari, soprattutto guidati dal bisogno di ricostruire un’immagine competitiva nel settore; gli interventi considerati, rientrano in strategie di rigenerazione che trovano un modello comune in quasi tutte le città costiere balneari.

1.28 Il Paseo Marítimo Juan Aparicio di Torrevieja, Alicante

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Capitolo 1

Città come Benidorm o Torrevieja in Spagna, puntano sulla riqualifica dello spazio che permette un accesso diretto alla spiaggia e attraverso un uso combinato di forme e colori (figura 1.27), nuovi progetti di arredo urbano e ricollocazioni della mobilità carrabile, il fronte mare diventa un luogo che veste un abito nuovo: quello della contemporaneità. Questo tipo di interventi sono spesso frutto di concorsi che vedono la partecipazione di firme rinomate (Alvaro Siza per Vila do Conde, E. Souto de Moura per Matosinhos) oppure, nel caso specifico di Barcellona, è la previsione di un grande evento - in questo caso una manifestazione sportiva - a far sì che la rigenerazione degli spazi pubblici del waterfront diventasse un processo generatore per lo sviluppo dell’intera città (cfr., Savino, 2010). In altre località è invece il bisogno di ripensare l’intera città fondata sul turismo che spinge gli architetti a formulare masterplan risolutori come quello per La Grande-Motte del Team Biecher Architects: in questo caso sono gli spazi urbani della città permanente ad essere l’oggetto della ricerca, e quindi la ricerca di collegamenti con le realtà vicine o la creazione di quartieri residenziali per garantire ad una nuova generazione di poter vivere la città balneare.

1.29Marginal di Leça da Palmeira, Portogallo, progetto di Alvaro Siza (2006)

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Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

Sulle coste italiane, il bisogno di rigenerazione delle città balneari si esplica nella risoluzione delle conseguenze che la mancata pianificazione ha prodotto dal confronto con l’espansione di massa del turismo. In questo panorama ritmato da un’edilizia che senza controllo ha sfruttato ogni tratto possibile della costa, è la ricerca di un’identità che dovrebbe guidare i processi di rigenerazione; le strategie però, con l’obiettivo di creare spazi urbani volti all’uso misto di turismo e residenzialità (cfr., Vespasiani, 2014a), si riducono in grandi operazioni d’immagine e di marketing urbano. I masterplan delle nuove “city beach”23 affascinano il turista del nuovo secolo con proposte senza freni dimensionali, attirano agenti immobiliari e capitali, nascondendo sotto una coltre spessa di architetture-simbolo e ri-modellazioni simil-ancestrali del terreno (figura 1.31), una realtà storicoinsediativa che aspettava solo di essere riconosciuta. Anche interventi di rinaturalizzazione, seppur animati da una nuova tendenza neo-naturalistica, non riescono ad oltrepassare l’ormai trito rinnego del passato modernista (cfr., Zanirato, 2017) e sfociano nella ricerca di una riproduzione (banale) del paesaggio perduto; queste operazioni però, se inserite in strategie integrate tra sviluppo sostenibile del turismo balneare e progetti di salvaguardia degli spazi naturali vicini agli insediamenti, possono ancora produrre soluzioni significative.

1.30 Parco Marittimo di Ravenna, progetto di riqualificazione di Paisà Landscape (2018)

1.31 Sezione sulle “architetture dunali” del parco-lungomare di Rimini, progetto di Ateliers Jean Nouvel (2008)

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Capitolo 1

diverse rappresentazioni sociali hanno avuto sul lungomare. Così, la prima stagione delle promenades fu quella della grandiosità e dell’ostentazione, della parade scenografica di architetture da Belle Époque, restituite nella larghezza delle strade adibite al passeggio, dove curati giardini ottocenteschi si alternavano a visuali panoramiche sul mare; esemplare in questo periodo fu la Promenade des Anglais a Nizza (figura 1.32) il cui modello monumentale fu ripetuto in molte altre passeggiate del Mediterraneo, come Viareggio e Livorno. Escludendo il caso della città tirreniche-meridionali, nelle città balneari italiane dei primi anni non si incontrano, forse per questioni più territoriali che sociali, delle “mega-architetture balneari” (Massa, 2005, p. 15). Lo sviluppo dei litorali italiani è infatti controllato dalle massicce urbanizzazioni costiere che hanno inglobato il percorso del lungomare nella struttura urbanistica della città non come luogo destinato ad una funzione d’immagine, ma come infrastruttura turistica essenziale. Questa situazione si riscontra emblematicamente lungo le coste adriatiche dove la cultura del balneare trova forma nel processo di urbanizzazione delle città costiere; è infatti lo spazio di transizione tra città e mare che conferisce alla nuova città balneare il suo carattere morfologico principale: l’assialità (cfr., Zanirato, 2018). I lungomari adriatici, che accompagnano in parallelo silenzio l’allungamento del fronte edilizio lungo la linea di costa, diventano i luoghi di demarcazione tra la vita della spiaggia e quella della città, spesso funzionanti più come un’arteria stradale che come una promenade. Il cambiamento del modello turistico all’interno di una prospettiva “postmoderna” (Vespasiani, 2014b, p. 54) è una delle cause della densificazione incontrollata delle città balneari, mentre il veloce scivolamento da una condizione benefica ad una costipazione edilizia si traduce in un lento abbandono dello spazio pubblico a favore di costruzioni più redditizie: “la città del tempo libero e delle vacanze” (cfr., Vespasiani, 2014a) doveva essere progettata per garantire la “corsa al mare” e non aveva tempo di ripensare alla questione della qualità dello spazio. In questa condizione, il lungomare diventa uno spazio autonomo, senza una precisa collocazione nel sistema della città se non quella di garantire il consueto accesso alla spiaggia.

1.32Promenade des Anglais, Nizza

1.3.2 IL LUNGOMARE, DA SISTEMA URBANO A SPAZIO DI PROGETTAZIONE Caratteristica principale delle conurbazioni costierebalneari è la scarsa dotazione di servizi legati allo spazio urbano cittadino (cfr., Vespasiani, 2014a), ma se osserviamo la struttura delle città affacciate sulle coste, ci accorgiamo che vi è un luogo considerato da tutti, vacanzieri e abitanti, come lo spazio pubblico attrezzato più importante al godimento della villeggiatura marina: la passeggiata a mare (cfr., Massa, 2005). Nata come luogo di incontro per le comunità che dal freddo nord si spostavano verso le regioni meridionali (dell’Europa o dell’America) per apprezzare il clima mite e contemplare lo spettacolo del mare (ibidem), la passeggiata a mare o il lungomare, nella sua accezione moderna, è diventata nel tempo espressione dei modelli mutevoli di vacanza balneare. I cambiamenti che hanno caratterizzato il turismo balneare attraverso gli anni, da abitudine riservata alle classi d’élite a consuetudine del ceto medio-basso, hanno inciso sulle trasformazioni urbane della città balneare, allo stesso modo dell’influenza che le

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Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

Se oggi possiamo associare la qualità di una città balneare alla bellezza e alla funzionalità del suo lungomare è grazie ad interventi di rigenerazione che si sono interessati di ricostruire un rapporto tra la città e la parte strutturante del suo waterfront. Parlando infatti di waterfront balneare, è il lungomare, costituito dagli spazi che si frappongono tra il confine dell’ultimo fronte edilizio e i terreni seminaturali dell’arenile a formarne la struttura; così come nei waterfront portuali si poteva individuare, nella connessione integrata tra piazze pubbliche e commerciali sull’acqua, l’esoscheletro della loro forma, così in quelli balneari la linearità del lungomare ne costituisce la trave portante. L’effetto seducente dei waterfront europei ed internazionali, che muove l’interesse dei progettisti e investitori, vede una

debole sfumatura anche nell’attenzione alla rigenerazione dei lungomari, trasformandoli in nuovi oggetti per molte e attente riprogettazioni (cfr., Balducci, 2013). Il bisogno di questi spazi di essere parte di un progetto unificato tra città e mare, non più in balia dei mutamenti nei rapporti tra le stesse, si inserisce, infatti, in un processo di “riconfigurazione dell’immagine” (cfr., Massa, 2005): la ricerca di una nuova centralità e di un luogo al quale associare identità e storia trova forza nel momento in cui le città che si affacciano sul mare cominciano a distribuire le energie proprie di un centro urbano lungo la linea del waterfront. E il lungomare, riscattato dalla sua posizione di margine, diventa lo spazio principe di questa conquista.

1.33 Il lungomare della Barceloneta con le architetture del Porto Olimpico sullo sfondo, tra cui la Pergola Peix di Frank O. Ghery

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Capitolo 1

A Tel Aviv, il progetto per la passeggiata che costeggia la spiaggia (figura 1.34) unito alla rigenerazione delle aree portuali, trasferisce una potente forza attrattiva alla città, che in meno di dieci anni24 si inserisce nelle mete internazionali come uno dei più grandi distretti turistici del paese. Spazi pubblici riqualificati, nuove attività lungo la costa, arredo urbano rivisitato e un’accessibilità fluida sono le componenti principali della riuscita di questo progetto. Si nota come una serie di riflessioni accompagnano i progetti di riqualifica lungo le coste del Mediterraneo, prima tra queste il bisogno di inserire delle nuove funzionalità attorno alle quali far girare una comunità non più costituita da turisti-consumatori ma arricchita da un senso moderno della fruizione turistica, più consapevole, più volta alla socializzazione, alla cultura e integrata con le esigenze del cittadino. La compatibilità tra funzioni urbane e turistiche è il segno della riappropriazione della parte più identitaria della città balneare, investendola di un ruolo non più marginale, ma perfettamente integrato nei suoi meccanismi. Recuperare edifici ed aree dismesse ad usi pubblici, intervenire sulla sezione stradale, progettare spazi pubblici in connessione, sono alcune delle strategie che perseguono l’obiettivo della mescolanza funzionale. Inoltre, la mancanza di grandi investitori come nel caso dei waterfront “urbani”, rende necessario da parte delle amministrazioni pubbliche promotrici, trovare degli espedienti, spesso finanziari, per sostenere i costi del progetto: la valorizzazione immobiliare dei quartieri a contatto con il waterfront è uno dei metodi utilizzati. L’applicazione di questo tipo di approccio è ben riconoscibile nei progetti per il waterfront della costa catalana, prima tra tutti l’esperienza di rigenerazione del fronte mare di Barcellona; inserito in una stagione di grandi eventi, che vanno dall’assegnazione a città ospitante delle Olimpiadi del 1992 al Forum universale delle Culture del 2004, il

1.34Il nuovo lungomare di Yafo a Tel Aviv, progetto di Mayslits Kassif Architects (2018)

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Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

Passeig Marìtim barcellonese è stato riconosciuto ormai a livello internazionale come modello di operazione urbana sul waterfront. La successione ininterrotta di spazi pubblici che affiancano in sequenza il quartiere della Barceloneta (figura 1.33), la Città Olimpica, il Poble Nou e Mar Bella (cfr., Nóvoa, 2005), mettendo in relazione storia e contemporaneità, rappresenta al meglio una delle caratteristiche che tutti i lungomari cercano di assicurare, ovvero quello di essere un luogo della collettività, dell’incontro e della socialità. In questo caso, la particolare attenzione allo spazio pubblico tipica dei progetti spagnoli (cfr., De Capua, 2010) contribuisce ad una realizzazione qualitativa degli interventi. Nelle vicine Badalona (a nord) e Tarragona (a sud) nuovi progetti rivelano l’importanza che può avere il lungomare pensato come un grande spazio pubblico lineare, nel ridisegno dell’immagine rappresentativa della città. A Badalona il progetto realizzato dagli architetti Espinàs i Tarrasó, oltre a cercare di risolvere il problema della presenza ferroviaria che limita le connessioni con la città storica, mostra come la scelta di materiali e vegetazione contribuiscono a conferire allo spazio l’immagine di una scena contemporanea (cfr., Vendrell Felici, 2015) (figura 1.35). Anche la presenza di opere d’arte contribuisce a creare quell’idea di luogo di rappresentanza, inserite in un contesto di opera-nell’opera, le sculture accompagnano la passeggiata, valorizzano lo spazio o ne segnano la centralità come nel caso della Sfera di Arnaldo Pomodoro a Pesaro. A Tarragona i progetti di riqualifica del fronte mare hanno portato molte società immobiliari ad investire sui terreni antistanti il waterfront portando ad un aumento del valore di compravendita soprattutto nelle zone esterne al centro storico, dove la vicinanza della linea ferroviaria rende difficoltosa l’integrazione del Paseo Marítimo con la città.

1.35 Paseo Marítimo di Badalona, Espinàs i Tarrasó (2012)

1.36 “La Pineda”, scultura sul lungomare di Vila-Seca, Tarragona

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Capitolo 1

Il passaggio parallelo del trasporto su ferro nei pressi dell’asse del lungomare è una condizione comune a molte città balneari, segno che una delle prime funzioni di questa componente urbana era quella del collegamento. Sul confine italiano la distribuzione lineare delle città medio-adriatiche prende corpo dalla struttura del lungomare, asse ordinatore di un’espansione urbana avvenuta senza pianificazione regolamentata. Il centro distributivo della città diventa in questo caso la strada del lungomare e di conseguenza gli vengono associate tutte quelle funzioni che caratterizzano i percorsi urbani: sede stradale, pedonale e ciclabile, luogo di sviluppo per spazi pubblici verdi e pavimentati, generatore di prospettive visuali e panoramiche. Nel quadro strategico per la rigenerazione del lungomare, il rapporto tra percorsi di diversa natura (veicolare e pedonale) genera un contrasto sul quale possono essere svolti interventi e riflessioni. Molte soluzioni apprezzabili hanno lavorato sui cambi di sezione, portando la viabilità carrabile ad un livello diverso da quella pedonale-ciclabile; nei casi francesi e spagnoli si procede per interramento della mobilità carrabile (Barcellona, Nizza) mentre una soluzione più economica, come nel caso di Matosinhos, ne prevede l’arretramento verso il fronte edilizio (cfr., Massa, 2005, p. 26). Altri casi hanno invece optato per una eliminazione diretta della viabilità su gomma, prevedendo una sua ripartizione nella rete di supporto25. Situazione praticamente individuabile in quasi tutti i lungomari è invece lo spostamento dei parcheggi di superficie in parcheggi interrati, permettendo una migliore fruizione dello spazio pubblico ricavato. Sulla viabilità si concentrano anche le riflessioni portate avanti dall’amministrazione di Sottomarina di Chioggia; in questo caso il ripensamento dell’asse lungomare investe una serie di questioni tra cui la relazione tra spazio pubblico e spazio carrabile. La rigenerazione del lungomare, trasformato in catalizzatore di progetti e investimenti, genera un effetto di riverbero (come già si poteva affermare nel caso dei waterfront portuali) nei tessuti urbani che vi si affacciano. Riqualificare il fronte mare diventa allora l’occasione, non solo di riconsegnare importanza e vitalità agli spazi del balneare, ma anche di recuperare quelle sporadiche situazioni di 1.37Lungomare di Mola di Bari, riqualificato nel 2012

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Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

degrado, quei fronti difficili e ormai in contrasto con il flusso di contemporaneità che gli scorre davanti. A Porto Sant’Elpidio, piccolo comune costiero della riviera marchigiana, nel 2018 viene presentato un progetto di recupero per un’ampia area industriale dismessa, direttamente affacciata sulla spiaggia e sul lungomare (recentemente ristrutturato); in questo contesto, l’inserimento di funzioni residenziali e culturali in un luogo storico e simbolico, unite ad un’attenzione all’aspetto energetico-sostenibile, porterebbero alla formazione di un nuovo asse portante per la vita sociale della comunità26. Non tutti lungomari però, si trovano nella consueta relazione spiaggia-città e, come suggerisce la denominazione27, la passeggiata a mare è ritenuta tale nel momento in cui vi è un contatto, visivo o fisico, con l’ambiente marino. Vi sono infatti situazioni urbane in cui l’affaccio a mare avviene attraverso una passeggiata o una piazza che confinano con l’acqua per cause orografiche come nel caso di Mola di Bari o per cause storiche come nel golfo di Salonicco, in Grecia. La costa rocciosa del comune pugliese sostiene una passeggiata panoramica dove l’uso attento di arredo pubblico forma uno spazio luminoso e gradevole nella sua semplicità costruttiva (figura 1.37). A Salonicco i 3,5 km di costa vengono trasformati in uno spazio di filtro tra la città e il mare: percorsi ciclabili e pedonali attraversano una sequenza di giardini, trasformando il lungomare in un’esperienza urbana sensoriale (cfr., Sartoretti, 2019) (figura 1.38).

1.38 Spazi pubblici lungo il nuovo waterfront di Salonicco, progetto di Nikiforidis-Cuomo Architects (2014)

Volendo concludere la trattazione, sembra interessante porre l’attenzione sull’aspetto paesaggistico e naturale che alcuni interventi sui lungomari si trovano ad affrontare. La necessità di dotare anche le spiagge lontane da un contesto turistico cittadino, di attrezzature di accesso e spazi di sosta, mette in discussione la naturalità vergine in cui era inserito l’habitat litoraneo. Progetti come quello per il lungomare Poetto a Cagliari (figura 1.39) o del nuovo seafront per Platja Llarga a Salou (Tarragona, Spagna) si inseriscono a metà via tra tutela e innovazione, dove elementi naturali e artificiali si relazionano in un dialogo costante tra architettura e paesaggio.

1.39 Barriera ecosistema filtro inserita nei lavori di riqualificazione del lungomare Poetto, Cagliari (2016)

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Capitolo 1

TEL AVIV Yafo promenade

Mayslits Kassif Architects LEÇA DE PALMEIRA Avenida marginal

Alvaro Siza

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Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

BENIDORM Seafront

Studio OBA SALONICCO New waterfront

Nikiforidis-Cuomo Architects

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Capitolo 1

1.3.3 GLI SPAZI DELL’ARENILE: NORMATIVE E SVILUPPI PROGETTUALI Conseguenza urbanistico-territoriale della cultura turistica balneare fu il delinearsi di una progressiva conquista della spiaggia. La necessità di consumare i riti ad essa associati, produceva il bisogno di attrezzature a servizio di turisti e natanti, e più questi riti diventavano condivisi, più i servizi si stabilizzavano; la permanenza degli stessi data dalla sostituzione del legno con il cemento28, segnò l’affermarsi dell’urbanizzazione di un nuovo territorio: poco a poco, al paesaggio naturale dell’arenile si sostituisce quello artificiale dello stabilimenti. Permanenza però, non è un termine che ben si adatta all’essenza fisica della spiaggia che per sua natura è un luogo temporaneo, dove i confini instabili tra elementi (spiaggia-mare) mutano velocemente dopo una mareggiata o una giornata particolarmente ventosa. Anche la pratica turistica che ad essa si associa, gode di uno status provvisorio, così se durante la stagione estiva i litorali si popolano di «un evanescente carosello di persone» (Fassi, 2015, p. 25) queste spariscono con i primi freddi e con essi scompaiono tutte quelle piccole attrezzature legate al loro «abitare transitorio» (ibidem). Stride allora, la presenza di elementi che subiscono l’effetto di transitorietà solo a livello di utilizzazione29, occupando in termini urbani il suolo naturale sabbioso. Si è introdotto qui il termine “urbano” non senza motivazione: la spiaggia infatti, nei contesti in cui è entrata a far parte di una cultura assodata (le città balneari) è diventata a tutti gli effetti un luogo urbano e come esso, gode del suo valore essenziale, quello di essere uno spazio pubblico; inoltre, come parte integrante dell’urbano non può esimersi dal controllo pianificatorio.

1.40Sfruttamento intensivo della riviera di Pesaro, percorso fotografico d’autore. (Zanirato C., Città di sabbia, 2018)

Assunte queste premesse, sembra quindi banale chiedersi: di quale zona della città, la spiaggia urbanizzata assume le caratteristiche? In molte situazioni è sicuramente associabile ad una grande periferia urbana (cfr., Bianchetti, di Campli, 2004), simbolo di una modernizzazione che ha esaurito le sue propulsioni positive e che nel rimanere sempre uguale a se stessa, perpetua un modello ormai superato30. Vero è che, nella sua storia, la spiaggia intesa come luogo urbano, è stata spesso isolata dal contesto, creando una totale assenza di confronto con le altri parti della città dove invece l’integrazione tra parti e funzioni era necessaria e auspicabile (cfr., Baldi et al., 1987, p. 15-16).

1.41Stabilimento balneare a Rimini, percorso fotografico d’autore. (Zanirato C., Città di sabbia, 2018)

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Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

Legenda Area ad uso ombreggio Area multifunzionale Passeggiata a quota arenile Marciapiede del lungomare

Ambito di interesse del Piano Concessioni Confine Demanio Marittimo-Comunale

1.42 Stralcio del Piano dell’Arenile del comune di Cattolica (RN) (Tavola 6a – Progetto - Darsena e Kursaal, 2014)

È invece più attuale identificare la spiaggia come il centro economico-sociale della città balneare, il luogo pubblico per eccellenza, dove permanenza e transitorietà si mescolano in una dimensione spaziale e immateriale, spazio unico nella sua capacità di generare interazioni e relazioni (cfr., Fassi, 2015) allo stesso tempo, sociali ed economiche. Possiamo quindi affermare che gli spazi della balneazione, intesi come insieme di luoghi artificiali e naturali (stabilimento, spiaggia e mare), si affacciano alla scena contemporanea come parte integrante della componente urbana più identitaria per la città turistico-costiera: il waterfront balneare.

La peculiare situazione normativa in cui si trovano gli spazi balneari dell’arenile ha alimentato l’assenza di dibattiti tra i vari attori in campo, sia sul piano architettonico che su quello urbanistico e solo raramente lo “spazio spiaggia” (Fassi, 2015, p. 23) è stato oggetto di progetti pensati su scale diverse. Inoltre, la mancanza di una politica di pianificazione unitaria sul tema delle concessioni, ha di fatto contribuito alla specializzazione delle varie aree demaniali, dove ad un’assenza di svecchiamento e modernizzazione si contrappongono interventi diversificati, lontani dal seguito di una strategia comune. In questo contesto, le amministrazioni sono tenute ad approvare i Piani degli Arenili con legge regionale, i quali dovrebbero regolamentare gli usi e le trasformazioni del territorio demaniale, ma di norma si rivelano come continuatori di assetti esistenti. Anche il combattuto “diritto di insistenza” contribuì negli anni a tramandare forme, caratteristiche e funzionalità degli stabilimenti che, in materia di progettazione, potevano affidarsi alle sole esigenze del concessionario.

Negli ultimi anni, dopo la crisi che il turismo italiano balneare ha subìto nel confronto con le mete internazionali31, ripensare ai luoghi della balneazione come importante risorsa economica, ha portato ad un ripensamento generale sulla progettazione degli stessi, non più come luoghi marginali, ma come spazi in diretta connessione con la struttura urbana che li ha generati.

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Capitolo 1

proprietari, mentre l’abrogazione del diritto di insistenza34, induce necessariamente le amministrazioni a ragionare su nuove procedure selettive, basate su qualità di gestione, compatibilità paesaggistica ed eco-sostenibilità (cfr., Zanirato, 2017). Riqualificazione ambientale e paesaggistica degli stabilimenti balneari, problematiche emerse con la Direttiva Bolkestein, sono temi che compaiono già da due anni sui tavoli di lavoro del G20 spiagge, un summit con cadenza annuale che raduna in una missione di innovazione comune, le 20 destinazioni balneari più visitate d’Italia (figura 1.43). La domanda messa in campo dal team è la seguente: come è possibile trasformare le spiagge da modello di consumazione fordista a luoghi basati sulla ricerca di una qualità “sartoriale”? (cfr., Franz, 2018). Una delle proposte, in un’ottica di conciliazione tra direttiva e il valore della gestione sul lungo periodo, è quella di migliorare la qualità dell’offerta basando l’assegnazione delle concessioni attraverso la procedura del project financing; in questo modo si potrebbe promuovere l’importanza di progetti di rigenerazione per le spiagge (e gli spazi pubblici ad esse connesse, come il lungomare) dove innovazione dei servizi e valore paesaggistico si intrecciano in una nuova immagine di balnearità. La ricerca di una nuovo paradigma qualitativo per le spiagge italiane è sottolineato nell’ultimo rapporto pubblicato da Legambiente35, per il quale una serie di studi, non solo hanno confermato che la maggioranza dei litorali italiani sia occupato da concessioni balneari (figura 1.44), ma che spesso le restanti porzioni di spiaggia libera siano relegate a situazioni territoriali di degrado o inquinamento. In questo contesto, ripensare al tema “spiaggia” in termini diversi rispetto alle politiche e ai problemi introdotti dalla Direttiva Bolkestein, permetterebbe di ragionare su nuovi provvedimenti nazionali, regionali, locali o iniziative private che si occupino di migliorare la qualità dell’offerta degli stabilimenti e di risanare le condizioni critiche dei rimanenti km di costa: garantire il diritto alla libera fruizione della spiaggia, premiare la qualità dell’offerta, stabilire una nuova ripartizione dei canoni tra enti locali e Stato per favorire interventi di riqualificazione e valorizzazione, puntare ad una strategia comune in materia di adattamento ai fenomeni erosivi, sono alcuni degli obiettivi proposti dall’associazione.

1.43Le destinazioni balneari del G20s. (documentazione finale, G20s Spiagge Italiane, 2019)

Questa condizione ha creato nel tempo, una commistione di diverse presenze insistenti sugli arenili italiani, differenti una dall’altra, ma sempre simili a loro stesse. La ormai non recente, direttiva europea sui servizi32, meglio conosciuta come Direttiva Bolkestein, ha forse aperto il mondo balneare italiano ad una stagione di nuove prospettive, costringendo non tanto ad una rivisitazione della normativa in materia di concessioni, quanto a riflessioni più approfondite sul bisogno di nuovi investimenti. Le prescrizioni della direttiva, infatti, faticano ad entrare nel quadro giuridico italiano: la tradizione familiare fondata sulla piccola-media impresa che gestisce il settore balneare, è la categoria direttamente colpita dalla direttiva e la minaccia della perdita delle caratteristiche sociali e culturali insite nella storia italiana del balneare in conseguenza alla rilevazione delle concessioni da parte di grandi investitori sovranazionali, ha generato tensioni tra lavoratori e politica. Il fatto parla da sé: le conseguenti norme per la proroga del recepimento33 assicurano il mantenimento delle concessioni ai vecchi 52


Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

1.44 Comuni costieri con la maggior occupazione di spiagge in concessione (Legambiente, 2020)

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Capitolo 1

L’interesse alle tematiche di sostenibilità e attenzione all’ambiente è dimostrata dalle tante realtà che si sono attivate per promuovere un’offerta green (Legambiente, 2020). Lungo la costa toscana l’adesione al progetto Mitomed Italia-Croazia-Francia ha contribuito alla trasformazione di molte spiagge in zone dove praticare azioni di turismo eco-sostenibile, mentre dal lato adriatico, esperienze di gestione unitaria della spiaggia a Bibione o più recenti come “Nemo Beach” a Jesolo (2017), sono il sintomo di una concezione moderna e innovativa del vivere lo stabilimento balneare. L’attenzione ai temi della tutela paesaggistica delle aree costiere si mescola con il bisogno di ridefinire molte aree balneari sorte in contesti fragili, cercando una “convivenza” tra usi turistici e naturali del luogo. Spiagge attrezzate e immerse in Parchi naturalistici, aree protette come l’arenile di Fiorenzuola di Focara (PU) o le lingue di sabbia sul Delta del Po (Boccasette, Barricata) evidenziano la possibilità di pensare ad una cultura balneare attuale con rimandi all’epoca pionieristica dove l’immersione con la natura era totale (cfr., Zanirato, 2017). 1.45Gli “alveari” di Arteprima Progetti, Mare 2020 - la misura e il paesaggio (2020)

Infine, anche i progetti di design possono contribuire a creare una nuova immagine per gli spazi della balneazione: installazioni provvisorie o manifestazioni artistiche trasformano la spiaggia in una galleria d’arte (figura 1.47), mentre “dispositivi light” creano un binomio unico (cfr., Fassi, 2015) tra sperimentazione architettonica e ambiente balneare. A questo proposito sono interessanti i risultati ottenuti tra il 2010 e il 2012 dal gruppo di ricerca DHOC - Design for Hospitable Cities del Dipartimento di Design del Politecnico di Milano sul tema della progettazione degli spazi per la balneazione36; low cost, luxury, ospitalità e progettazione sull’acqua sono alcuni dei temi emersi e ai quali si è cercato di proporre soluzioni innovative e sostenibili.

1.46Le “Cupole” di Obicua Architettura (2020)

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Le caratteristiche dell’interfaccia terra-mare nella definizione del waterfront balneare

Il design sembrò dare una soluzione anche in materia di emergenza Covid-19 che nella primavera del 2020 minacciò la possibilità di godersi la tipica vacanza in riva al mare. Così, tra strutture in plexiglas di diversa forma, dalla gabbia all’igloo37, si inseriscono variazioni formali e leggere che propongono una spiaggia costellata di alveari38 a prova di social distancing (figura 1.45; 1.46). L’individuazione nel waterfront balneare di una tipologia differente dalle altre condizioni urbano-paesaggistiche che si trovano nel sistema costiero ha così permesso di poterne studiare caratteristiche e storia; la mancanza, però, nello sviluppo della ricerca di interventi progettuali che tenessero conto della dipendenza del waterfront da un insieme territoriale più ampio, che in un primo livello, si può assumere quello della città balneare, ha fatto in modo di settorializzarne i risultati. Le esperienze progettuali presenti nel paragrafo precedente mettono in evidenza questa problematica: difatti troviamo da una parte, soluzioni per l’asse del lungomare e dall’altra per la fascia dell’arenile e spesso nel progetto, i due spazi non comunicano tra loro. È quindi possibile, immaginare un’unica strategia di intervento che ponga al centro la riqualificazione del waterfront balneare come strumento di rigenerazione di un sistema integrato, dalla città alla costa? Attraverso l’analisi di un specifico caso studio si tenterà di rispondere a questa domanda, mettendone in luce l’importanza del riscontro affermativo, e di conseguenza il valore delle relazioni sociali, urbane e paesaggistiche che il waterfront può instaurare con il contesto dal quale esso stesso si è formato.

1.47 Disegno prospettico sulla sabbia (Nico Laan: “Gateway to the sea”)

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2 RICCIONE: ANALISI STORICA E URBANISTICA DEL TERRITORIO


Capitolo 2

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Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio

Le conseguenti analisi proposte prendono in considerazione il Comune di Riccione. Benché successivamente, si approfondirà il caso studio riferendosi ad un’area specifica, si ritiene qui necessario illustrare in modo più ampio, il contesto. Il capitolo affronterà, da una parte, una veloce trattazione storica della nascita urbana e sociale della città e delle trasformazioni che ne hanno caratterizzato lo sviluppo fino ai giorni nostri. Dall’altra si concentrerà sulla situazione odierna dell’assetto urbano a livello di governo del territorio e di progetti in corso, individuando le principali novità in ambito di pianificazione riferite alla recente legge della Regione Emilia-Romagna in materia urbanistica e le conseguenti proposte di rigenerazione urbana per alcune aree della città portate avanti nel Comune. L’inquadramento storico e la visione attuale sulla situazione territoriale del caso studio sarà la base per l’esposizione delle analisi urbanistiche successivamente presentate.

Le analisi, redatte a scala comunale, si comporranno di: • •

un inquadramento generale del territorio dal punto di vista geografico ed economico. uno studio sull’uso del suolo nel quale verranno messe in evidenza le differenti funzioni del suolo urbanizzato, evidenziando la predisposizione agli usi turisticiricreativi e la presenza di importanti assi verdi disposti a corona attorno al profilo comunale in contrapposizione alla mancanza di superfici permeabili nel resto della città.

Le analisi si concludono con uno studio tematico del territorio che prende in considerazione la presenza, le potenzialità e le criticità del waterfront di Riccione, nelle sue differenti destinazioni d’uso e nelle conseguenti macro-suddivisioni funzionali della fascia a mare dell’asse ferroviario.

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2.1 LA CRESCITA DELLA STRUTTURA URBANA E LO SVILUPPO TURISTICO DELLA CITTÀ

Rimini

Riccione

Cattolica

2.1 Geografia dell’entroterra e della costa romagnola tra Rimini e Cattolica.

L’urbanizzazione storica del territorio riccionese si inserisce in un fenomeno comune a tutta la costa adriatica, frutto delle conseguenze date dalla crescita del turismo balneare, che hanno portato alla formazione di un modello urbano riconosciuto nella città lineare costiera: una conurbazione affacciata al mare che dai comuni litoranei del Veneto si estende, quasi senza soluzioni di continuità, fino ai territori marchigiani e abruzzesi, intensificandosi soprattutto lungo la costa dell’Emilia-Romagna.

In questo contesto, il rapporto tra strumentazione urbanistica e necessità economico-sociali, ha guidato, in modo talvolta contraddittorio, la storia dello sviluppo della città; un rapporto continuo di sperimentazione tra pratiche urbanistiche e crescita incontrollata dell’urbanizzazione (cfr., Orioli, 2013) che si è tradotto frequentemente, in una ricerca di ordine e di controllo territoriale sempre successiva alle espansioni, sia pubbliche che private.

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Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio

Le città della costa romagnola si sono sviluppate così, attraverso progressive espansioni residenziali sommate in continuità tra loro senza la guida di uno strumento ordinatore adeguato al contenimento delle trasformazioni che nel tempo, hanno caratterizzato il turismo balneare (cfr., Orioli, 2013; Brighi, 2013).

Il primo nucleo insediativo, individuato già nei primi catasti redatti alla fine del 1700, è riconosciuto all’incrocio tra l’attuale viale Abruzzi e la via Flaminia (cfr., Fabbri, 1995). Da qui si svilupperà l’urbanizzazione di quella che oggi viene individuata come la “Riccione vecchia” (cfr., Lombardi, 2002), mentre verso mare, nella zona pianeggiante oltre l’antica linea della falesia3, l’espansione urbana avverrà negli anni a cavallo tra ‘800 e ‘900, per cause economiche e sociali. L’avvento della stagione balneare si apre a Rimini, con il primo stabilimento balneare, nel 1843 e subisce un grande impulso in tutta l’area costiera-romagnola con il completamento della linea ferroviaria Ancona-Bologna nel 1861 e della Rimini-Ravenna nel 1889. I due interventi statali, determinano, assieme all’approvazione della legge sulla libera concessione degli arenili ai Comuni, il primo “germe pianificatorio” di tutta la riviera romagnola (cfr., Orioli, 2013). In questo intervallo temporale, nel 1865, viene realizzata anche la fermata di Riccione, nei pressi del viale Viola (oggi Ceccarini), permettendo ai primi bagnanti alla ricerca della villeggiatura e a quelli bisognosi di cure4, di cominciare ad alloggiare nella futura “Perla Verde dell’Adriatico” (cfr., Rocchetta, 2015). Da questo momento in poi, l’urbanizzazione si espande velocemente nella “zona mare” attraverso moduli5 di espansioni che si sviluppano, in senso parallelo alla costa, a partire da due asse ordinatori: l’attuale viale Ceccarini e l’antico viale Martinelli (oggi Gramsci) (cfr., Fabbri, 1995).

2.1.1 LE ORIGINI Il territorio costiero che accoglie la città di Riccione si sviluppa ai piedi della Pianura Padana, tra la Valconca a sud e la Valmarecchia a nord, mentre ad ovest si trovano gli Appennini e ad est il mare Adriatico. Comune autonomo dal 1922 1, Riccione si distribuisce come una «fascia lunga e stretta» (Lombardi, 2002, p. 13) affacciata sul mare e protetta da un sistema di colline preappenniniche (cfr., Borghi, 2002, p. 45); deve la sua nascita come stazione balneare sia alla salubrità dell’aria di mare, riconosciuta dalla prima metà del XIX secolo come cura ad alcune malattie del tempo (cfr., Rocchetta, 2015), sia alla sua particolare posizione geografica e costituzione geologica del terreno. Infatti, la protezione dai venti offerta dai colli occidentali, l’esposizione della costa a correnti attive e l’assenza di grandi corsi d’acqua dolce che sfociano in mare, hanno sicuramente contribuito alla crescita turistica della zona2, favorita da un insieme di fattori marini, terrestri e atmosferici.

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Capitolo 2

Viale Ceccarini Viale Gramsci Viale Martinelli

Via Flaminia

EVOLUZIONE URBANA DEL TERRITORIO

TAV. 2.1

1:30.000 Legenda XIX secolo Primi del ‘900 Anni ‘30 Anni ‘40-’50

Anni ‘70-’80 Anni ‘90-’00 Percorso d’impianto storico Linea ferroviaria (1885)

Paleofalesia


Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio

2.1.2 LE PRIME URBANIZZAZIONI

2.1.3 LA NASCITA DEL COMUNE E LO SVILUPPO TURISTICO

Grande impulso alla formazione della “Riccione marina”, viene dato alla fine del XIX secolo, dal conte Giacinto Soleri Martinelli il quale, influenzato ed affascinato dalle tendenze urbane che andavano sviluppandosi nel nord Europa, immagina una lottizzazione vicino alla ferrovia ispirata alle città-giardino: una serie di villette immerse in una folta e rigogliosa vegetazione6 (cfr., Tosi, 1992b) la cui bellezza deriva, probabilmente, dalla presenza di abbondante acqua nella falda freatica del sottosuolo riccionese (cfr., Borghi, 2002). La lottizzazione Martinelli7 rappresenta la prima espansione pianificata (cfr., Fabbri, 1995) della cittadina balneare, e farà da base per le conseguenti lottizzazioni a scacchiera che caratterizzeranno e differenzieranno in modo marcato, l’urbanizzazione a mare della ferrovia, da quella a monte. Successivamente, il “Piano Saffi” del 1912 per il Comune di Rimini (cfr., Orioli, 2013), nell’intento di proporre un nuovo modello di sviluppo della città8, in linea con le idee del Martinelli, di fatto si limita, soprattutto nelle zone di confine9, a prendere atto di ciò che già stava avvenendo nelle trattative tra i proprietari terrieri i quali, per ragioni speculative, puntavano ad una ripetizione del modello di lottizzazione scacchiera (cfr., Tomasetti, 1984).

Il conte Martinelli prima e la signora Ceccarini poi, sono stati i principali artefici di un’evoluzione urbana che spingerà i cittadini riccionesi, negli anni successivi il primo conflitto mondiale, alla consapevolezza di poter intraprendere un nuovo cammino (cfr., Tosi, 1992a). Nel 1922, dopo numerose richieste al comune di Rimini per la realizzazione di opere a servizio dell’urbanizzazione, come un adeguato acquedotto, strade e fognature, tutte cadute nel vuoto, Riccione ottiene la tanto voluta autonomia e costituisce il Comune. Gli anni successivi vedono una svolta sul fronte del turismo e la giovane Riccione è pronta ad adattarsi alle richieste: si attrezza di nuove tipologie ricettive e alle tradizionali villette cominciano a sostituirsi le pensioni, più vicine alle esigenze della nuova classe medio-bassa che con il tempo si era appropriata della cultura balneare (cfr., Lombardi, 2002). Il ventennio fascista e la scelta di Riccione da parte della famiglia Mussolini come luogo di vacanza estiva contribuisce alla crescita economica e sociale della città: oltre a far rientrare Riccione nell’ideale di vacanza balneare spensierata, approvata dal Regime e rappresentativa delle tendenze d’élite del Paese, sono promossi interventi di abbellimento come la realizzazione dei giardini pubblici (1935), la sistemazione del lungomare (1941), la costruzione del Palazzo del Turismo (1938) e della darsena nel porto (1939) con annessa sede, in stile razionalista, del Club nautico. Riccione diventa così, un centro urbano al passo con i tempi, fornito di tutte le attrezzature pubbliche che formano la città balneare del primo Novecento (cfr., Lombardi, 2002). La storica residenza estiva di Mussolini, abbandonata alla fine della guerra e salvata verso l’inizio degli anni Ottanta dalla demolizione (cfr., Concolino, Giannini, 2008, pp. 159-162), è oggi restituita ai cittadini, riqualificata ad usi pubblici e privati, inserita in un parco tra viale Milano e il Lungomare della Libertà. Con la fine degli anni Trenta, Riccione è ormai nel pieno del suo sviluppo sociale, economico ed urbano, un fervore che neanche i primi anni della guerra riusciranno a scalfire.

Un’altra figura degna di nota per lo sviluppo economico di Riccione è stata la vedova benestante Maria Boorman Ceccarini. Oltre a numerose azioni volte all’aiuto dei più bisognosi, negli anni a cavallo del ‘900, finanzia molte opere essenziali per la formazione della città, tra cui l’Ospedale (1893) e un primo approdo per le imbarcazioni alla foce del Rio Melo (1897-1898) (cfr., Lombardi, 2002, p. 123), la cui scelta non è stata forse una delle più felici. Il carattere torrentizio del corso d’acqua, durante le piene, faceva sì che un grande quantità di sabbia e detriti venivano trasportati all’imboccatura, rendendo difficoltoso il passaggio delle imbarcazioni (cfr., Borghi, 2002); situazione che ancora oggi, seppure in continuo monitoraggio, rappresenta un punto di debolezza del porto di Riccione.

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Capitolo 2

2.1.4 GLI ANNI DEL SECONDO DOPOGUERRA: ESPANSIONI E FUNZIONALIZZAZIONI Dopo la Seconda Guerra Mondiale, all’immediato piano di ricostruzione che viene adottato, si associa l’arrivo del turismo di massa. La corsa all’ultimo terreno disponibile non è governata da una pianificazione e se da una parte vi è un ricco ritorno economico, dall’altra molte zone della Riccione città-giardino, soprattutto nella fascia a mare, perdono il loro carattere originario, trasformandosi da un’edificazione immersa nel verde ad una distesa compatta di residenze e alberghi10 (cfr., Fabbri, 1995; Lombardi, 2002). Una crescita senza freni, alimentata da un turismo che al tempo sembrava incontenibile e da un modello, quello della vacanza balneare, che si immaginava ancora pieno di risorse: sono gli anni della mondanità sfrenata, della moda, del costume e dello spettacolo; è questo il periodo in cui nascono i primi locali notturni, che contribuiranno alla fama di “distretto del piacere” che presto verrà associata alle località lungo la costa romagnola. A livello di urbanizzazione, mentre la fascia a mare inizia a saturarsi (cfr., Fabbri, 1995), oltre la ferrovia cominciano a sommarsi in modo indipendente le prime espansioni che si inseriscono come collante tra l’edificato del “paese” e quello della “marina” mentre, solo successivamente, la città a monte della ferrovia, si espanderà oltre il Rio Melo, verso il Rio Marano, al confine con i territori che segnano il passaggio tra Rimini e Riccione. Sono questi gli anni in cui si fa strada una sorta di «zoning spontaneo» (Fabbri, 1995, p. 345) che differenzia marcatamente le aree affacciate alla spiaggia, turistiche-ricettive, da quelle più interne, residenziali e commerciali. Nella Riccione odierna, la polarizzazione dell’area turistica rispetto a quella “storica”11 non è più così sentita, sono ormai superati sia la divisione funzionale che lo sbilanciamento dei servizi: negli ultimi anni, la città ha saputo reinventarsi, offrendo alla nuova categoria di turisti un’ampia gamma di possibilità che spaziano in diversi settori, valorizzando un territorio che molto ha da offrire oltre all’amata e mai fuori moda, vita da spiaggia.

2.2 La “Perla Verde” nel 1927. In basso a sinistra è possibile notare l’edificio della stazione e i filari di alberi piantumati da Martinelli lungo i viali (Storia di Riccione, 2002)

2.3 Il lungomare di Riccione e l’originaria sede del Club nautico sullo sfondo negli anni in cui la famiglia Mussolini soggiornava nella città (Storia di Riccione, 2002)

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Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio

2.1.5 LA SITUAZIONE PRECARIA DELLE COLONIE MARINE Nella fascia urbana lungo la spiaggia, l’insediamento storico degli ospizi marini ai margini della città turistico-balneare, ha determinato una suddivisione netta nelle previsioni urbanistiche: una «zonizzazione non scritta» (Orioli, 2013, p. 13), che nel tempo ha provocato un allontanamento, non solo funzionale ma anche territoriale e sociale tra le spiagge di confine e quelle centrali. La causa non è stata solo una necessità urbana, ovvero poter disporre di grandi spazi in diretta connessione con la natura e con il mare, ma contribuirono al distanziamento anche le scelte apportate dalle amministrazioni comunali, che puntavano sempre di più al mantenimento di un carattere prestigioso associato alla vita balneare offerta dalla città (cfr., ivi, p. 11). Alla «dislocazione territoriale» (Farina, Lembo-Fazio, 2021) segue poi una trasformazione funzionale dovuta ai cambiamenti politici che avvengono in Italia negli anni Trenta: le colonie da luoghi di cura diventano delle “scuole” estive e subiscono mutazioni di forma, distribuzione e dimensione (cfr., ibidem). É nel secondo dopoguerra che ne inizia l’inesorabile declino e dopo le ultime sperimentazioni architettoniche sul tema, l’esplosione economica del turismo a basso costo, di nuovi “riti” di villeggiatura ne hanno oscurato inevitabilmente la presenza. Ciò che ne rimane oggi è l’immanenza di un esteso patrimonio architettonico ed ambientale, sfuggito alle densificazioni costiere, intriso di valori memoriali e identitari che meriterebbero un rinnovato interesse (cfr., Balducci, 2021). Trasformazioni d’uso, recuperi, rifunzionalizzazioni dovrebbero entrare a far parte di una linea guida di intervento che non solo sarebbe necessaria per individuare una strategia unica ma che completerebbe l’opera critica di indagine che negli anni è stata avanzata in merito al patrimonio costruito delle colonie (cfr., ibidem).

Nella zona tra Cattolica e Rimini, l’abbandono in cui versano molte delle costruzioni e delle aree naturali circostanti le ex-colonie, determina un limite fisico e immateriale all’urbanizzazione costiera: è l’immagine di un insieme di architetture dimenticate per le quali ancora non si è trovato un sistema di recupero e rifunzionalizzazione adeguato12, inserite in un sistema ambientale residuale che molto avrebbe da offrire alle future città balneari. Il patrimonio architettonico che formano, nel loro insieme le colonie è indiscutibile, ed è per questo che non dovrebbero essere parziali crolli ad esaltare l’attenzione di molti, ma l’interesse costante per creare una sinergia pubblica e privata sarebbe auspicabile per la rigenerazione urbana di questi “giganti senza muscoli”13.

2.4 Il freno all’urbanizzazione causato dall’insediamento marginale delle colonie marine nella zona tra Rimini e Riccione

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2.2 LE TRASFORMAZIONI PREVISTE DELLA STRUTTURA URBANA

2.2.1 IL PIANO VIGENTE Lo strumento urbanistico vigente del Comune di Riccione è costituito dal PSC-RUE e POC ai sensi della L.R. 20/2000. Il PSC è lo strumento di pianificazione urbanistica generale che delinea le scelte strategiche di assetto del territorio valutando la consistenza, la localizzazione e la vulnerabilità delle risorse naturali ed antropiche presenti ed indicandone le soglie di criticità, fissandone i limiti e le condizioni di sostenibilità degli interventi e delle trasformazioni pianificabili. L’elaborazione dello strumento urbanistico è indirizzata all’individuazione di obiettivi strategici attorno ai quali comporre lo “schema strutturale” dell’assetto urbano e territoriale complessivo. I temi fondamentali che costituiscono lo schema sono: • La definizione della maglia principale della viabilità di penetrazione e distribuzione, nonché del sistema dei parcheggi scambiatori e di assestamento; • La riqualificazione degli ambiti territoriali turistici edificati e non a mare della ferrovia; • La definizione di interventi di mitigazione degli impatti generati, nei rispettivi ambiti territoriali, dalle nuove attrezzature, quali il “Parco tematico Oltremare” e il “Palacongressi” e la rilocalizzazione di alcune nuove attrezzature di interesse generale come il “Centro Commerciale”; • La definizione di un “disegno urbano” compiuto, attraverso il completamento e la ricucitura dei tessuti di frangia utilizzando il meccanismo della perequazione; • Integrazione costa-entroterra.

Il POC disciplina le trasformazioni del territorio definendone i contenuti e il dimensionamento, individuando i comparti e gli ambiti di intervento. La prima variante è stata approvata dal Consiglio Comunale nel primo semestre del 2014 e programma l’attuazione di nuovi insediamenti residenziali e di interventi infrastrutturali di rilevanza comunale nell’area portuale. Infine, il RUE disciplina le attività ordinarie di gestione, manutenzione e rinnovamento degli insediamenti esistenti; quindi opera nelle aree urbane consolidate, nella città storica e nelle aree rurali. Esso definisce, inoltre le procedure degli interventi edilizi e le prestazioni ambientali, di sicurezza e di qualità da assicurare nei nuovi edifici.

2.2.2 VERSO IL NUOVO PIANO URBANISTICO Nel 2017 la Regione Emilia-Romagna ha segnato un punto di svolta nella disciplina sull’uso e la tutela del territorio dotandosi della nuova Legge Urbanistica regionale (L.R. 24/2017). La legge si basa su capisaldi innovativi e pragmatici tra i quali: la riduzione del consumo di suolo, la rigenerazione come sistema di sviluppo urbano unita ad una ricerca della qualità progettuale delle trasformazioni e la semplificazione della strumentazione adottata dai comuni e delle relative procedure di approvazione e attuazione (cfr., Bollini et al., 2018). La legge prevede che i comuni adottino, entro 3 anni dalla sua entrata in vigore14, il Piano Urbanistico Generale (PUG), uno strumento di pianificazione unico 66


Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio

innovativa, sostenibile, resiliente e umana» (cfr., ivi, pp. 1317). Sempre nell’ambito di redazione del PUG, il Comune di Riccione, nel 2019, ha avviato un’indagine di mercato per individuare l’agenzia professionistica alla quale affidare l’incarico di formazione della nuova ValSAT. Il documento, a differenza del passato, dovrà tenere conto nella valutazione, che la progettazione del territorio non può prescindere dall’attenzione alle sfide del cambiamento climatico, al consumo di suolo e alla qualità sociale e architettonica delle trasformazioni, così come prospettato dalla legge regionale.

che sostituisce i vari piani comunali (PSC, POC e RUE) introdotti dalla precedente legge regionale in materia di uso del territorio (L.R. 20/2000). Al fine di rendere più immediato il passaggio a processi di rigenerazione urbana ispirati agli obiettivi della legge, i comuni, nell’attesa di redigere e approvare il nuovo strumento urbanistico, possono promuovere la presentazione di Accordi Operativi che si inseriscano in previsioni già contenute nei piani vigenti15. A questo proposito, il Comune di Riccione, in condivisione con le linee operative illustrate dalla Regione, ha reso noto la possibilità di presentare proposte di Accordi Operativi attraverso manifestazioni d’interesse tra il dicembre del 2018 e il novembre del 2019 16. Inoltre, sono state proposte e approvate17 strategie territoriali congiunte alle manifestazioni d’interesse, per le quali sono stati presentati, come si vedrà successivamente, studi di approfondimento e masterplan con l’obiettivo di individuare e valorizzare punti di interesse per lo sviluppo di sinergie ed opportunità relative all’intero territorio comunale18. Nell’attesa quindi, della redazione e adozione del Piano Urbanistico Generale, l’amministrazione ha saputo cogliere gli indirizzi di trasformazione territoriale, aprendo la città a nuove possibilità di sviluppo urbano e promuovendo interventi, non solo in linea con le politiche di rigenerazione sostenibile e resiliente, ma volti alla consapevolezza che la città del futuro ha bisogno di “un’innovazione sociale” capace di saper reinventare gli usi e le opportunità degli spazi urbani (cfr., ibidem). In questo contesto, il Comune di Riccione, ha registrato una forte volontà a superare gli ormai vecchi piani urbanistici, linea dimostrata anche dalle numerosi varianti apportate agli strumenti vigenti (POC 2014, Piano Particolareggiato per l’Arenile 2016 19, RUE 2019).

2.5 Porzione della Tavola “Tutele dell’ambiente, del paesaggio e dei beni storico-culturali” del Piano Strutturale Comunale Legenda Invasi e alvei dei corsi d’acqua (art. 21 del PTCP) Zone di tutela dei caratteri ambientali dei corsi d’acqua (art. 22 del PTCP) Zone di riqualificazione della costa e dell’arenile (art. 24 del PTCP) Zone urbanizzate in ambito costiero (art. 25 del PTCP) Immobili di interesse storico-architettonico (D. lgs. 42/2004 - Codice dei beni culturali e del paesaggio)

Un ulteriore punto chiave della legge urbanistica regionale prevede, nell’idea di inserire le previsioni di piano in ottica di “sostenibilità” delle trasformazioni (cfr., ibidem), la redazione di un nuovo modello di ValSAT (Valutazione di Sostenibilità Ambientale e Territoriale), già introdotta con la legge 20/2000; essa assume ora, un nuovo ruolo centrale come componente attiva nella formazione del PUG e nella definizione, attraverso la Strategia, della vision futura della città e del territorio: una città «socievole,

Territori costieri compresi in una fascia di profondità 300 metri dalla linea di battigia (D. lgs. 42/2004 - Codice dei beni culturali e del paesaggio) I fiumi, i torrenti e i corsi d’acqua e relative sponde o piede d’argine per una fascia di 150 metri ciascuna (D. lgs. 42/2004 - Codice dei beni culturali e del paesaggio) Siti ed elementi isolati di interesse ambientale (D. lgs. 42/2004 - Codice dei beni culturali e del paesaggio) Viabilità storica

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Capitolo 2

Ex Colonia “Serenella”

Ex Hotel “Le Conchiglie”

Ex Colonia “Primavera” Area Marano Lungomare “Goethe e Shakespeare V.le Tasso

Distretto Ceccarini Parco dello Sport Porto Canale

Grand Hotel Ernesta s.r.l

Ex Teatro “Vallechiara”

Rio Melo

Sottopasso V.le Ceccarini

V.le XIX ottobre

Riccione Paese

Riccione Terme

Piazza Unità “Indiana Golf”

Asar - Luna Park

Camping Adria Ex Colonia “Mater Dei” Villaggi Romagna e Riccione Parcheggio Alberobello

KEY PLAN DEI PRINCIPALI PROGETTI IN CORSO 1:30.000 Legenda Strategia territoriale L.R. 24/17 - Proposta di Accordo Operativo in corso di valutazione L.R. 24/17 - Accordo Operativo in attuazione Opera pubblica in attuazione

TAV. 2.2


Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio

2.2.3 I PROGETTI IN CORSO NEL COMUNE La Riccione che si presenta oggi è una realtà in fermento. Piani, accordi e strategie sono ben delineate e ad esse conseguono una serie di trasformazioni urbane che, distribuendosi su tutto il territorio comunale, evidenziano una particolare dinamicità progettuale pubblica e privata, sostenuta dalla spinta alla rigenerazione urbana introdotta dalla recente revisione della legge urbanistica. Come si può constatare dalla mappa (tav. 2.2), gli interventi in previsione, relativi sia ad operazioni di lavori pubblici (manutenzioni o nuove opere) che ad iniziative conseguenti alle indicazioni della L.R. 24/2017 (accordi operativi e strategie), riguardano soprattutto la fascia a mare del territorio comunale20.

Il progetto mira alla creazione di una piazza sotterranea che colleghi in modo fluido ed elegante le due porzioni di viale Ceccarini (a monte e a mare della ferrovia), introducendo il visitatore in uno spazio iconico e rappresentativo della “porta” d’ingresso al distretto turistico-balneare della città

Tra gli interventi rientranti nel programma dei lavori pubblici21, sono previsti manutenzioni e riqualificazioni di spazi e viali pubblici, alcune delle quali già in atto. Il restyling della passeggiata Goethe-Shakespeare, tra piazzale Azzarita e il Rio Marano, è un intervento che punta al completamento verso nord del lungomare22. L’idea del continuo spaziale della passeggiata, permetterà a riccionesi e turisti di attraversare in lunghezza il waterfront della città, godendo di spazi funzionali e piacevoli da percorrere. In questo caso l’intervento, la cui progettazione è affidata a Polistudio AES, punta fortemente sulla sostenibilità ambientale: oltre all’utilizzo di materiali idonei a questo obiettivo per arredi e pavimentazioni, sarà realizzato un sistema di prelievo di acqua dalla falda, al di fuori del cuneo salino, per irrigare le aree verdi di progetto; inoltre l’acqua piovana sarà raccolta in vasche e verrà trattata per sostenere l’irrigazione. La vegetazione sarà poi composta, lungo tutto il percorso, da aree permeabili trattate a prato, piante ornamentali di diversa specie ed essenze aromatiche, associate anche a suggestivi elementi d’acqua.

2.6 Rendering di progetto per la passeggiata Goethe-Shakespeare (Polistudio AES)

Un ulteriore intervento, recentemente inaugurato, ma in via di completamento, è la riqualificazione del sottopasso di viale Ceccarini, punto nevralgico per l’accesso pedonale e ciclabile all’area commerciale e turistica della città. 2.7 L’ingresso al sottopasso riqualificato di Viale Ceccarini (Mariani & Associati Architetti)

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Capitolo 2

Accordi Operativi Numerose sono poi, le iniziative di carattere privato giunte al Comune in termini di Accordi Operativi; esse riguardano una serie di aree attualmente in disuso o poco sfruttate per le quali privati o delegati di aree ed immobili, hanno presentato manifestazioni di interesse, valutate in fase di Consiglio Comunale. Delle 21 proposte pervenute riguardanti principalmente aree e servizi di interesse turistico, 6 risultano in attuazione e le restanti in corso di valutazione. Tra quelle in attuazione si indicano la proposta per “Riccione Terme” e l’area dei campeggi al confine con Misano Adriatico (Camping Adria, Romagna e Riccione Village): entrambe prevedono il miglioramento dell’immagine turistica, ambientale e urbana della città attraverso l’innovazione, la diversificazione e la destagionalizzazione dell’offerta. In particolare si tratta, da una parte, del potenziamento del centro termale con nuove volumetrie, tra cui un centro benessere e un albergo per i quali vengono evidenziate scelte di energia sostenibile e soluzioni green come coperture verdi, piante rampicanti e muri vegetali; dall’altra, essendo la zona dei campeggi molto ampia e inserita in un contesto semi-naturale, il progetto assume le caratteristiche di un masterplan che esula dalla sola riqualifica dell’area privata e si espande ad una rigenerazione, in termini di disegno del verde e del paesaggio, dell’intera zona sud della costa riccionese, nella quale peraltro sono presenti anche alcune ex-colonie.

2.8 Render di progetto per “Riccione Terme” a cura di Polistudio AES (Comune di Riccione)

2.9 Prospetto lato mare “Riccione Terme” a cura di Polistudio AES (Comune di Riccione)

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Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio

Strategie territoriali Sempre in seguito alla L.R. 24/2017, l’amministrazione comunale ha individuato e approvato la promozione di quattro strategie di riqualificazione a livello territoriale: la creazione del “Parco dello Sport” attraverso la messa in rete delle strutture sportive esistenti e la loro connessione attraverso percorsi ciclopedonali con la città turistica, la riqualificazione dell’area di “Riccione Paese” partendo dalla rigenerazione di Piazza Unità, ora adibita a parcheggio e al mercato settimanale ed infine, due sviluppi importanti situati nel cuore della città balneare. Oltre al progetto del sistema ambientale del Rio Melo e la sua connessione con il Porto Canale, che sarà riqualificato nelle sue funzioni e nei suoi spazi, la strategia che ad oggi sembra avere obiettivi concreti è quella per il Distretto Ceccarini. L’area (circa 550.000 m2) che si estende dal Porto Canale a viale Cesare Battisti, racchiude la zona più turistica della città tra cui il principale asse commerciale (viale Ceccarini) e si affaccia direttamente sulla spiaggia. L’incarico per la rigenerazione urbana di questa zona, è stato recentemente affidato allo studio Stefano Boeri Architetti con l’obiettivo non solo di riqualificare gli spazi secondo un’idea green e sostenibile, ma di donare alla città un nuovo quartiere proiettato nel futuro con la possibilità di migliorare l’attrattività turistica e di “riappropriarsi del mare”. Grazie ad una riorganizzazione dell’accessibilità, alla demineralizzazione dei suoli artificiali, a nuovi rapporti tra spazi costruiti e pubblici, all’inserimento di qualità architettonica e ambientale, lo studio in linea con l’amministrazione, punta all’individuazione di un brand turistico internazionale che trasformi il Distretto Ceccarini in un “Arcipelago Verde”, un polo sostenibile a 360 gradi nel quale è possibile immaginare una vera e propria rete integrata di smart grid. Attualmente lo studio sta approfondendo l’analisi del distretto valutando il quadro pianificatorio comunale, la mobilità, le infrastrutture, il verde, il costruito, gli spazi aperti e l’efficientamento energetico, proponendo una serie di casi studio utili alla definizione della linea progettuale23.

2.10 Ipotesi di demineralizzazione del suolo nel distretto Ceccarini (Masterplan Distretto Ceccarini - Documento di analisi - Studio Boeri Architetti, Mate Engineering, Studio Silva )

2.11 Analisi delle coperture piane del Distretto Ceccarini (Masterplan Distretto Ceccarini - Documento di analisi - Studio Boeri Architetti, Mate Engineering, Studio Silva )

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Capitolo 2

Altri progetti Per concludere, è importante citare un progetto, avanzato dalla Regione Emilia-Romagna, che negli ultimi tempi ha generato un acceso dibattito sulla costruzione di un parco eolico offshore per la produzione di energia da fonti rinnovabili, a largo della costa tra Rimini e Cattolica. Il progetto di “Energia Wind 2020” che prevede l’installazione di 59 aerogeneratori ad una distanza variabile dalla costa tra i 10 e i 22 km, è stato presentato ad inizio del 2020, dalla società al MIT (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) per l’ottenimento delle autorizzazioni relative e delle concessioni demaniali24. Non escludendo il fatto che l’intervento produrrebbe un importante impatto paesaggistico sul litorale, i comuni della costa si sono opposti con fermezza al progetto affinché venga abbandonato25. 2.12Il posizionamento delle pale eoliche a largo delle coste romagnole secondo il progetto della società “Energia Wind 2020” (Presentazione Energia Wind 2020, Riccione, Maggio 2020)

L’interesse alla tutela e alla difesa del paesaggio marino e costiero, dei suoi liberi fruitori, degli usi e dei costumi ad esso associati, è confermata dalla candidatura della spiaggia riccionese all’Unesco come patrimonio immateriale. La decisione si inserisce nell’adesione26 al progetto “Identità di Spiaggia” finalizzato al riconoscimento degli usi culturali e sociali della spiaggia e del mare; il lavoro di ricerca è stato condotto tra il 2018 e il 2020 dal C.A.S.T.27 che a breve presenterà un dossier conclusivo.

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2.3 IL TERRITORIO DAL PUNTO DI VISTA GEOGRAFICO, ECONOMICO E URBANISTICO

2.3.1 INQUADRAMENTO GEO-ECONOMICO Legenda Riserva Naturale regionale o statale Catena appenninica Sistema costiero della città lineare adriatica Connessione con l’entroterra Autostrada Statale adriatica Città principali Città secondarie

Trieste

MARE ADRIATICO

Venezia Chioggia

Parco del Delta del Po

Riccione si inserisce nello sviluppo della città medioadriatica, sistema territoriale tipico della costa orientale italiana, che si estende quasi senza interruzioni, dalle città costiere friulane fino a quelle marchigiane ed abruzzesi. Il sistema della città balneare medio-adriatica è formato principalmente dalle conurbazioni massive degli insediamenti turistici costieri e dall’apparato infrastrutturale, costituito da strade, autostrade e ferrovie che contribuiscono a rendere lo sviluppo della costa un sistema urbano unico28. Le poche interruzioni presenti sono costituite da inserimenti di ambiti naturali e semi-naturali, tra cui si individuano: il Parco Regionale del Delta del Po Veneto e dell’EmiliaRomagna, nel quale sono comprese le Valli di Comacchio e le Riserve Naturali delle pinete di Cervia e Ravenna, mentre più a sud si trovano il Parco Naturale del Monte San Bartolo tra la Romagna e le Marche, e il Parco Naturale del Conero. Questo insieme rappresenta la grande varietà di situazioni paesaggistiche che si affacciano sulla costa, dalle urbanizzazioni costiere, alle aree naturali fino ai territori dell’entroterra, dalla pianura agli appennini.

Valli di Comacchio

Bologna

Appennini tosco-emiliani

Ravenna

Rimini Riccione Pesaro

Parco Naturale Monte San Bartolo

Parco Naturale Sasso Simone e Simoncello Ancona

Urbino Parco Naturale Appennini umbro-marchigiani

Monte Conero

2.13 Schema del sistema territoriale della costa adriatica

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Capitolo 2

Anche per quanto riguarda gli elementi di interesse paesaggistico-territoriale interni, la costa romagnola, soprattutto i Comuni di Rimini, Riccione e Cattolica, risultano ben connessi con siti di valore storico-culturale come le valli del Montefeltro, tra le quali spicca la presenza di Urbino, San Marino e altri borghi rinomati.

2.3.2 ANALISI DEMOGRAFICA E TURISTICA Lungo la costa adriatica settentrionale si affacciano molte città importanti per il traffico marittimo-commerciale come Ancona, Venezia, Ravenna e Trieste, ma anche una serie di realtà minori che spiccano per la loro propensione ad attrarre la gran parte dei flussi turistici estivi. In particolare, nella zona tra Cervia e Cattolica si accolgono circa 7 milioni di visitatori annui secondo i dati dell’ultima ricerca ISTAT (2019) condotta in collaborazione con la Regione EmiliaRomagna. Recentemente sono stati pubblicati alcuni dati provvisori riguardanti la passata stagione estiva, nei quali si registra, per i comuni della Riviera, un -42,1% rispetto all’anno precedente, calo conseguente all’emergenza Covid-19 che ha duramente interessato il settore del turismo. Riccione, che conta 35.102 abitanti (dato aggiornato a dicembre 2020), affermandosi come secondo comune più popoloso della costa romagnola dopo Rimini, negli ultimi anni ha subito un costante aumento degli arrivi: nel 2018 sono stati più di 800.00029. Anche la tradizione del territorio romagnolo, legata ai parchi di divertimento, genera un consistente flusso annuo di visitatori.

2.14La spiaggia di Fiorenzuola di Focara nel Parco Naturale del Monte San Bartolo (PU) 36.000 35.000 34.000 33.000 2001 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 2.15Andamento della popolazione residente del comune di Riccione (https://www.tuttitalia.it/emilia-romagna/62-riccione/statistiche/popolazione-andamentodemografico/) Riccione Provincia RN Emilia-Romagna +2,63% +1,75% +0,88% 0,00% -0,88% -1,75% -2,63% -3,50% -4,38% 2001 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19

L’analisi demografica relativa alla popolazione residente nel Comune di Riccione registra un complessivo andamento positivo tra il 2001 e il 2010 (punto di massimo), mentre si rileva un brusco calo in corrispondenza del censimento del 2011, probabilmente a causa degli effetti migratori dovuti crisi finanziaria del 2008 e ad un aumento, in termini nazionali, del tasso di mortalità rispetto a quello di natalità30. Negli anni successivi, dal 2015 in poi, si nota una stabilizzazione del trend di crescita attorno al numero di 35.000 abitanti, condizione che sembra mantenersi anche nel periodo attuale31. Anche rispetto all’andamento demografico registrato sulla provincia e sulla regione, il

2.16Variazione percentuale della popolazione del comune di Riccione (https://www.tuttitalia.it/emilia-romagna/62-riccione/statistiche/popolazione-andamentodemografico/)

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Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio

Comune non rileva particolari divergenze, se non rispetto alle variazioni negativa del 2012, 2014 e 2015 in contrasto con quelle positive registrate a scala territoriale.

Numero di arrivi Numero di presenze

2019 2020

Riccione

La connotazione balneare della città pone un tema scomodo, ma essenziale da affrontare: la stagionalità. Questa condizione, rende Riccione, come altre realtà turisticobalneari, molto frequentata durante i mesi primaverili ed estivi, mentre subisce un drastico calo di presenze durante i mesi invernali e autunnali. Questa tendenza, soprattutto negli ultimi anni, è stata combattuta con forza dal sistema di accoglienza della riviera romagnola che sempre di più ha cercato di ampliare l’offerta turistica dal balneare verso altre prospettive come il turismo culturale, gastronomico ed escursionistico-sportivo. L’analisi del movimento turistico vuole sottolineare l’impatto negativo che la pandemia da Covid-19 ha avuto nel settore: si nota un calo sia di arrivi che di presenze nella stagione 2020 rispetto a quella precedente come anche una diminuzione della quota di mercato relativa ai pernottamenti soprattutto derivanti dalla componente estera. Si rileva che il maggior bacino di utenza turistica della stagione passata siano state le regioni del nord Italia.

Rimini

Cattolica 7,5 mln

5,0 mln

2,5 mln

0

2,5 mln

2.17 Confronto arrivi e presenze 2019 (Regione Emilia-Romagna, 2019) e 2020 (Servizio Statistica Regione Emilia-Romagna) Variazione percentuale 2019/20 Quota di mercato pernottamenti 2020 Nord Centro Sud Estero -60%

-40%

-20%

0%

20%

40%

60%

80%

2.18Quota di mercato dei pernottamenti (2020) e variazione percentuale con il 2019 (Osservatorio Turistico Luigino Montanari)

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Capitolo 2

USO DEL SUOLO

TAV. 2.3

1:30.000 Legenda Residenziale/ricettivo Turistico/ricreativo Commerciale/servizi Produttivo

Aree dismesse/in trasformazione Verde urbano Verde agricolo Area aeroportuale


Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio In primo luogo il territorio comunale viene analizzato a seconda dei differenti usi del suolo presenti per comprendere l’incidenza dimensionale tra le diverse categorie presenti.

22,2%

Residenziale/ricettivo 7,5%

Turistico/ricreativo

Il suolo urbanizzato (costruito) è stato suddiviso tra usi residenziali e ricettivi, commerciali e riservarti ai servizi pubblici, produttivi o industriali e, vista la connotazione balneare della città, anche turistici. La categoria prevalente è di matrice “residenziale-ricettiva”; essa si compone di tutto il tessuto storico e moderno che si è sviluppato negli anni, concentrato soprattutto in alcune zone, come constatato nell’analisi storica. Oltre l’asse della strada statale, verso valle, l’edificato residenziale appare sempre più fitto con costante riduzione delle aree verdi, fino alla loro completa assenza nella fascia a mare della ferrovia. L’accezione di “ricettivo” viene qui associata a quella residenziale per poter comprendere nell’analisi anche tutte le porzioni di tessuto, presenti maggiormente nelle aree a mare della ferrovia, che svolgono questa funzione. Viene invece suddivisa da quest’ultima, la categoria di suolo ad uso “turistico” per meglio evidenziare quelle zone dell’urbanizzato che rispondono alla domanda di servizi balneari e ricreativi: in essa è infatti compresa tutta l’area urbanizzata della spiaggia (stabilimenti), le aree private per il camping, i parchi tematici e i locali notturni. Il suolo “commerciale-servizi” tiene in considerazione tutte le aree adibite ad usi di compravendita, quindi grandi magazzini e centri commerciali, ma anche le aree usufruite dalla comunità in quanto base di servizi pubblici come scuole, centri sportivi e cimiteri. Si nota come la loro distribuzione sia concentrata nei quartieri centrali della città, mentre nelle zone periferiche sia meno capillare. Le attività produttive e industriali si concentrano in una serie di aree tra loro non connesse vicino all’autostrada e di alcuni assi nevralgici come la strada statale, nei pressi della quale si trovano l’impianto di depurazione delle acque e la centrale elettrica. La posizione delle aree “produttiveindustriali” all’interno del territorio, seppure disposte lontane dal centro abitato, provoca una serie di “rotture” nel paesaggio, frammentando le aree agricole e limitandone di conseguenza una possibile valorizzazione. Inoltre, la porzione di territorio interessata in cui si trovano la maggior parte di queste aree, tra l’autostrada e la Strada Statale 16, situate ad un’altitudine maggiore rispetto allo sviluppo verso mare della città, potrebbe essere valorizzata a livello paesaggistico ipotizzando come fulcro della rigenerazione il Castello degli Agolanti, edificio storico risalente alla prima metà del XIV secolo che recentemente è stato oggetto di restauri e gode di una notevole vista sulla costa32. Per quanto riguarda il territorio non costruito, esso è stato distinto tra verde urbano, verde agricolo e aree in trasformazione o dismesse. Il verde urbano, compreso di

9,9%

Commerciale/servizi

10,1%

Produttivo Aree dismesse

2,7% 7,9%

Verde urbano

18,2%

Verde agricolo Area aeroportuale

9,6% 2.19Grafico percentuale dell’uso del suolo

Lit or an ea SS 16 Aeroporto 1 Rio Marano Rio Melo Casello

A1 4

Porto canale 3 4

2 5 6 7

Stazione

1 Borgo San Lorenzo 2 Centro sportivo - parchi pubblici 3 Villa Mussolini 4 P.le Roma - viale Ceccarini 5 Riccione paese 6 Aquafan - Oltremare 7 Castello degli Agolanti

2.20 Individuazione degli aspetti caratterizzanti

aree incolte e di verde stradale, risulta molto frammentato nel territorio. Le aree in trasformazione si posizionano nei pressi dei territori agricoli o del tessuto produttivo a monte della ferrovia, mentre a valle, lungo la strada litoranea, si identificano nelle zone occupate dalle ex-colonie. Il verde agricolo si distribuisce in modo circolare attorno al confine interno del comune e si inserisce nel territorio lungo gli assi fluviali, interrompendosi circa all’altezza della strada statale. I due corsi d’acqua che tagliano perpendicolarmente il territorio sono due torrenti di piccola entità: il Rio Marano a nord che nasce in territorio sammarinese e il Rio Melo più a sud che dai colli di Montescudo, attraversa il Comune di Riccione fino a diventare porto canale. Essi, assieme alla spiaggia che risulta ridotta e interclusa tra il costruito e il mare, fanno parte del territorio aperto e non costruito del Comune. Infine, entra a far parte del territorio comunale, anche una porzione significativa dell’Aeroporto “Fellini” di Rimini che si inserisce infrastrutturalmente tra il Rio Marano e il confine amministrativo verso nord. 77


Capitolo 2

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Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio

WATERFRONT BALNEARE In linea con le riflessioni portate avanti nella fase di conoscenza del tema, la città di Riccione diventa, in questo caso, un esempio calzante per lo studio della tipologia balneare di un waterfront: esso, infatti, possiede tutte le caratteristiche individuate in precedenza, come la presenza di un lungomare chiuso tra edifici e stabilimenti, utilizzato come immagine rappresentativa della città, di uno sfruttamento economico della spiaggia e per ultimo, ma non meno importante, la presenza di un tessuto interno ad alta vocazione turistica. L’area presa in considerazione per l’analisi a scala comunale si estende in profondità, dal confine ferroviario fino al mare. Quest’ultimo, nelle analisi seguenti, sarà parte integrante del “sistema waterfront”, in quanto viene qui riconosciuta la sua importanza nei meccanismi di sviluppo dell’intera area.

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Capitolo 2

USO DEL SUOLO SPECIFICO PER L’AREA DI WATERFRONT 1:30.000 Legenda FASCIA FERROVIA-SPIAGGIA Residenziale Commerciale/servizi Ricettivo standard Ricettivo speciale Ex colonie

MARE Sportivo/ricreativo Stabilimenti balneari Lungomare Spiaggia

Parco pubblico Area naturale foce del Marano Altro verde Linea ferroviaria

Area sport nautici Area balneabile Area bagnata portuale Barriera sommersa anti-erosione

TAV. 2.4


Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio L’area del waterfront, individuata oltre il margine ferroviario, è analizzata secondo una classificazione dettagliata dell’uso del suolo, dividendo tra territorio costruito e non costruito.

Area sport nautici

Per quanto riguarda il non costruito si individua il sistema delle aree verdi (parchi e aree naturali), il sistema delle acque (portuali per i canali e balneabili per l’area marina) e la spiaggia. Alla stregua della zonizzazione che viene rappresentata per il territorio, anche nel mare vengono individuate diverse situazioni d’uso per un area che si estende dalla linea della battigia fino a 300-400 metri a largo. Si identificano così le zone adibite ad usi sportivi nella stagione estiva, la posizione delle barriere sommerse antierosione e il confine normativo delle acque balneabili oltre i quale si posizionano le principali attività nautiche (scuole di vela, kitesurf, windsurf, stand up paddling, immersioni subacquee, attività di ricerca e volontariato) (figura 2.21).

2.21 Uso sportivo delle acque antistanti il porto di Riccione

Ricettivo speciale

La porzione di urbanizzato è invece suddivisa tra tessuto residenziale, commerciale, ricettivo standard e speciale, tessuto sportivo e aree occupate dalle excolonie, quest’ultime presenti esclusivamente ai confini del waterfront comunale. Il tessuto ricettivo standard è composto dagli hotel, dalle case vacanza o dai residences, mentre quello speciale dai villaggi turistici e dai camping (figura 2.22); l’individuazione di questo particolare uso del territorio è limitata alla fascia compresa tra la spiaggia e la strada litoranea e ai primi lotti interni di affaccio su quest’ultima. La fascia successiva verso mare è suddivisa invece, tra l’area adibita alla passeggiata lungomare e la porzione di spiaggia utilizzata dagli stabilimenti balneari. Da questa prima analisi è già possibile suddividere il territorio riccionese a mare della ferrovia in tre zone: un’area a sud particolarmente differenziata sull’uso del suolo e con ampi spazi aperti, un’area centrale densamente costruita con prevalenza di tessuto residenziale e una zona a nord scarsamente dotata di servizi dove prevalgono spazi verdi e tessuti critici.

2.22 Uso del suolo non costruito a scopo ricettivo nell’area sud del waterfront

Area naturale 2,2%

Altro verde 12,2%

Parco 1,9% Spiaggia 3,6% Residenziale 38,1% Lungomare 7,0%

Nel complesso, grazie all’analisi percentuale, è possibile constatare che la componente maggiormente presente è costituita dal tessuto residenziale, mentre le aree verdi occupano una porzione più ridotta. Anche gli stabilimenti balneari, individuati nel loro insieme, occupano in proporzione un’area consistente dell’arenile il quale risulta quasi del tutto utilizzato in funzione dei servizi balneari.

Stabilimenti 12,8%

Sportivo 4,2%

Commerciale 3,9% Ricettivo standard 5,2%

Ex colonie 3,4%

Ricettivo speciale 5,5%

2.23 Grafico percentuale uso del suolo

81


Capitolo 2

STUDIO DI ALCUNE AREE SIGNIFICATIVE DEL WATERFRONT Vista l’estensione territoriale dell’area di analisi e le particolarità che insistono su di essa è stato necessario completare lo studio dell’uso del suolo attraverso una serie di approfondimenti che prendono in esame alcune zone del waterfront comunale. Vengono analizzate quattro zone che rappresentano quattro diverse tipologie di composizione del tessuto costruitonon costruito: le zone al confine (denominate A1 e A2) rappresentano due situazioni simili nelle quali la porzione di costruito è nettamente inferiore rispetto a quella di non costruito; mentre le zone centrali (denominate B1 e B2) si posizionano ai due lati del porto canale e sono caratterizzate da una densità di costruito maggiore e una quasi assenza di spazi aperti. L’attenzione analitica su questi “zoom” è posta non solo rispetto ai rapporti tra spazi aperti e spazi costruiti, ma anche a come i differenti usi presenti su di essi possono individuare una diversa composizione paesaggistica e urbana. Per meglio rappresentare quest’ultima analisi verranno, in seguito, individuate delle sezione tipologiche di ogni area.

A1 “Marano”

B1 “Fogliano

Marina”

B2 “distretto

Ceccarini”

A2 “Campeggi”

Legenda

2.24 Individuazione degli approfondimenti

Area al confine Area centrale

Si sono individuate quattro sezioni significative di cui l’analisi in successione permette di esaminare i cambiamenti tra le diverse caratteristiche che le compongono. La linea comune è rappresentata dall’asse della strada litoranea che attraversa in linea retta il Comune da nord a sud senza subire variazioni dimensionali: la strada rappresenta il confine tra il tessuto più interno e la porzione di territorio che si può associare al reale sviluppo lineare di un waterfront. Le sezioni sono state suddivise in fasce rappresentanti le diverse linee dell’affaccio sul mare: una prima fascia interna formata dai lotti compresi tra il lungomare (quando presente) e la strada litoranea, una fascia intermedia rappresentata dagli stabilimenti balneari ed infine le zone costituite dalla spiaggia e dal mare. La dimensione in lunghezza di queste fasce varia a seconda della sezione; si nota, in particolare, la grandezza della fascia balneare dell’ultima sezione rispetto alle altre.

2.25 Zona “campeggi”, Riccione sud

Dalla successione delle sezioni è possibile individuare i cambiamenti dimensionali dell’asse del lungomare che da una situazione di assenza (area del Marano) passa ad una situazione di notevole ampiezza (zona centrale) per poi ridursi nuovamente.

2.26 Zona “distretto Ceccarini”, Riccione centro

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Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio

FASCIA LITORANEA

Sezione tipo A1

Sezione tipo B1

Sezione tipo B2

Sezione tipo A2

2.27 Cambiamento della sezione lungo il waterfront Legenda Mare Spiaggia Stabilimenti Lotti edificati sul fronte Lungomare Strada litoranea

83


Capitolo 2 Area nord “Marano” (A1) e area sud “Campeggi” (A2)

Oltre il fiume, verso nord, la spiaggia assume caratteri più naturali e le uniche strutture presenti non rientrano nella categoria di stabilimenti balneari classici ma si classificano come strutture singole legate ad una funzione ristorativa o sportiva.

L’area al confine tra il Comune di Riccione e quello di Rimini è denominata area “Marano” per la presenza della foce di uno dei canali d’acqua che attraversano il territorio comunale e che assume questa denominazione. L’area è caratterizzata dalla presenza capillare di edifici, in stato di abbandono. Per alcuni di questi è previsto un futuro progetto di rigenerazione, come si è potuto individuare nelle strategie operative, mentre altri risultano parzialmente utilizzati da associazioni o privati. Nonostante ciò, l’intero tessuto si caratterizza come una delle più delicate aree della città, sia per il degrado ambientale sia per quello sociale.

L’area al confine tra il Comune di Riccione e quello di Misano Adriatico, si differenza da quella nord per la presenza di strutture ricettive e di un tessuto meno degradato anche se vi è comunque la presenza di alcune ex-colonie abbandonate. L’area è caratterizzata da un tessuto residenziale quasi nullo a confronto di quello ricettivo, rappresentato in particolare dalle grandi aree destinate ai campeggi. Il loro inserimento in un contesto scarsamente urbanizzato ne individua le potenzialità di sviluppo per una migliore connessione con le aree verdi presenti internamente e con il waterfront. La fascia a mare della strada litoranea non è densamente costruita, al contrario presenta molti spazi aperti, in questo caso usati a parcheggio, ma che rappresentano un punto di forza se presi in considerazione assieme ai grandi spazi liberi presenti sulla spiaggia. Verso sud il fronte degli stabilimenti si fa meno fitto e sparisce l’asse del lungomare che viene sostituito da spazi pedonali e ciclabili presenti lungo la strada litoranea.

Nella fascia costruita, a monte della strada litoranea, la percentuale di aree verdi rispetto all’urbanizzato risulta rilevante, anche se la maggior parte di queste sono destinate a grandi parcheggi o ad aree inutilizzate. L’inserimento delle aree naturali alla foce del Marano costituisce un valore ambientale da preservare per lo sviluppo futuro di questa zona. Nella fascia verso mare si nota la presenza di stabilimenti ricettivi dedicati a servizi ricreativi, l’area è infatti molto frequentata durante la stagione estiva per l’offerta turistica dedicata in particolare ai giovani. 0

100m

0

Legenda Ex colonia in stato di abbandono Area pertinenziale in stato di abbandono Ex colonia parzialmente utilizzata o in fase di recupero Stabilimento balneare con servizi ricreativi Stabilimento balneare con servizi tradizionali

Struttura ristorativa Margine ferroviario Margine comunale Limite area balneare (200m) Parcheggio

84

Edificio ricettivo Altro verde Area ricreativa-sportiva Area privata destinata all’offerta turistica “camping” Canale di entrata-uscita natanti sportivi

100m


Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio Aree centrali “distretto Ceccarini” (B1) e “Fogliano marina” (B2)

La terza area prende in considerazione la zona più turistica e commerciale del Comune: il distretto Ceccarini. La composizione del tessuto costruito è formata principalmente da quello ad uso ricettivo, soprattutto nelle fasce verso mare, mentre internamente tende ad essere misto. La zona presenta, diversamente dalle altre aree di zoom, alcuni spazi pubblici ed aree verdi usufruibili dalla comunità che assieme allo spazio del lungomare, possono rappresentare un importante punto di forza per la rigenerazione di questa parte del waterfront. La fascia balneare è costituita da un fronte lineare molto fitto, compreso tra la Piazzale Roma e l’area portuale a nord. Un parcheggio sotterraneo attraversa in lunghezza l’area in corrispondenza dell’asse del lungomare andando a sostituire la moltitudine di parcheggi in superficie che, al contrario, troviamo nelle altre aree prese in considerazione.

L’area rappresenta uno dei tessuti più densi della fascia a mare del Comune e si nota come, seppure non vi siano situazioni critiche nel tessuto, il rapporto tra città e mare si affievolisce decisamente. Il fitto susseguirsi di lotti con destinazione residenziale mista a quella ricettiva non lascia spazio ad aree di non costruito ad eccezione di alcuni parcheggi pubblici o privati. La funzione ricettiva si concentra soprattutto nei lotti di affaccio alla passeggiata lungomare, mentre tende a diradarsi verso il confine ferroviario. Anche la fascia lungo la spiaggia risulta densamente “urbanizzata”: gli stabilimenti si alternano in continuità e a stretto contatto con la passeggiata lungomare, nella quale possiamo individuare le uniche aree di superficie verde presenti. Una passeggiata collega in lunghezza il fronte mare degli stabilimenti nei quali non si notano funzioni particolari se non l’inserimento, qualvolta, di strutture indipendenti con funzione ristorativa.

0

0

100m

Legenda Edificio ricettivo Stabilimento balneare con servizi tradizionali Struttura ristorativa Parcheggio Area ricreativa-sportiva

Verde di arredo Margine ferroviario Limite area balneare (200m) Parcheggio interrato

85

100m


Capitolo 2

CRITICITÀ E POTENZIALITÀ DELL’USO DEL SUOLO

TAV. 2.5

1:30.000 Legenda LUNGOMARE Buona qualità Migliorabile negli spazi Non ottimale Punti di interruzione

TESSUTO Prevalenza spazi aperti Destinazioni d’uso differenziate Prevalenza residenziale-ricettivo Area speciale Area critica

STABILIMENTI BALNEARI Offerta Offerta Offerta Offerta

turistica qualitativa turistica standard turistico-sportiva turistico-ricreativa

MARE Balneazione sicura Zona di attenzione


Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio Per condurre un’analisi critica complessiva del waterfront, esso è stato suddiviso in tre fasce differenti e parallele tra loro: una fascia più interna che comprende la gran parte del tessuto costruito, una fascia di affaccio sulla spiaggia formata dagli stabilimenti balneari e la fascia del mare.

Area critica

PRIMA FASCIA Nella fascia interna il tessuto è stato classificato a seconda del rapporto tra costruito e non costruito; si individuano così tre zone, una dove prevalgono gli spazi aperti e il territorio non costruito, una denominata “tessuto con destinazioni d’uso differenziate” in quanto al residenziale si sostituiscono una varietà di usi del suolo diversi ed una densamente costruita con prevalenza di tessuto residenziale-ricettivo. Si nota che le aree centrali sono quelle a maggiormente urbanizzate, mentre le aree differenziate formano un “cuscinetto” tra il densamente costruito e le aree di confine. L’area al confine nord non rientra nella suddivisione in quanto consiste in un’area speciale nella quale vi è una alta concentrazione di lotti critici (aree dismesse, abbandonate o in attesa di riqualificazione come nel caso delle ex-colonie, vedi figura 2.28).

2.28 Ex-colonia “Reggiana” situata al confine con il comune di Rimini

Lungomare non ottimale

SECONDA FASCIA Per quanto riguarda la seconda fascia sono stati classificati gli stabilimenti balneari a seconda dell’offerta turistica, individuando così, come dall’area centrale a ridosso del porto canale e dell’asse Ceccarini, si passa da una qualità alta ad una standard. In corrispondenza delle zone di tessuto differenziato anche gli stabilimenti si classificano diversamente e difatti si trovano offerte dedicate agli sport nella porzione a sud e allo svago nell’area nord. Anche il lungomare sembra seguire una logica di progressiva perdita della qualità (figura 2.29) nel suo sviluppo longitudinale non continuo: vi sono numerosi punti di interruzione soprattutto in corrispondenza dei cambi di tipologia qualitativa degli stabilimenti e del tessuto interno.

2.29 Viale Torino, asse litoraneo sud

Zona di attenzione per la balneazione

TERZA FASCIA L’ultima fascia comprende il territorio del mare analizzato nella fase precedente per il quale vengono individuate, nella zona di balneazione, delle aree sicure e delle aree di attenzione; quest’ultime sono state definite per la vicinanza degli sbocchi a mare dei canali (il Rio Melo e il Rio Marano, figura 2.30) nei pressi dei quali possono verificarsi sia situazioni di pericolo per i bagnanti che situazioni di interdizione alla balneazione per rilevamenti di acque inquinate o insabbiamenti conseguenti alle precipitazioni più intense.

2.30 Foce del Marano

87


Capitolo 2

TIPOLOGIE DEGLI STABILIMENTI BALNEARI E DEL LUNGOMARE Stabilimento con offerta standard e lungomare di buona qualità

Stabilimento con offerta qualitativa e lungomare di buona qualità

Utenza FAMIGLIE, TURISTI, RESIDENTI

Utenza FAMIGLIE, TURISTI

Tessuto interno di carattere residenziale-ricettivo

Tessuto interno ad alta attrattività

Ridotti spazi aperti tra il fronte degli stabilimenti e il lungomare

Ampi spazi aperti tra il fronte degli stabilimenti e il lungomare

Vicinanza di strutture ristorative

In generale è possibile individuare una corrispondenza tra le tipologie di stabilimenti, del lungomare e del tessuto interno.

Legenda Presenza di zone verdi e alberature Suddivisione dei percorsi ciclabili e pedonali

Se il tessuto si presenta in buono stato con usi principalmente residenziali e ricettivi anche il lungomare, nella maggioranza dei casi, si trova in condizioni ottimali, ovvero presenta la separazione tra i percorsi pedonali e ciclabili, è compreso tra i lotti di affaccio e la spiaggia, e si sviluppa come un ottimo spazio pubblico di accesso. In questo caso anche gli stabilimenti presentano dei caratteri qualitativi e si dispongono secondo forme tradizionali (figura 2.31). La spiaggia solitamente si trova molto vicina al confine con lo spazio del lungomare e gli stabilimenti presenti si differenziano sia per l’offerta di servizi che per la disposizione spaziale delle strutture. Se invece nel tessuto interno sono presenti attività attrattive e molto frequentate, come nella zona del distretto Ceccarini, ad un lungomare di buona qualità si associano degli stabilimenti che si differenziano per la loro offerta di servizi, per gli ampi spazi disponibili sulla spiaggia e per l’adozione di alcune forme moderne a sostituzione di quelle più tradizionali. In questo caso la presenza di strutture con funzione ristorativa che si inseriscono tra gli stabilimenti, è più frequente rispetto al caso precedente.

Forma mista degli stabilimenti Forma tradizionale degli stabilimenti Offerta di servizi-spiaggia base Presenza di servizi-spiaggia aggiuntivi Zona di spiaggia Mare

2.31 Tipologia tradizionale dello stabilimento balneare riccionese

88


Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio

Stabilimento con offerta sportiva-ricreativa e lungomare migliorabile

Stabilimento con offerta ricreativa e lungomare di qualità non ottimale

Utenza FAMIGLIE, GIOVANI, RESIDENTI

Utenza GIOVANI, TURISTI

Tessuto interno misto

Assenza del lungomare Criticità nel tessuto interno

Presenza di associazioni sportive sulla spiaggia Stabilimenti esclusivi o adibiti a funzioni particolari Spiaggia adibita ad usi sportivi Maggiore presenza di spiagge libere Predisposizione agli sport nautici

Nel caso la zona interna sia caratterizzata da un tessuto a funzionalità mista (ricettiva-residenziale-commerciale) solitamente anche la fascia del waterfront presenta alcune funzionalità aggiuntive: gli stabilimenti si differenziano sia per la presenza di alcune attività ricreative come associazioni sportive, sia per le forme assunte dalle strutture che in questo caso diventano più compatte. L’uso della spiaggia e del mare a servizio di sport dilettantistici o di escursioni turistiche, individua degli stabilimenti particolari intervallati a quelli più classici. Il lungomare è però, di qualità non ottimale, non sempre vi è la separazione tra le corsie e mancano spazi di sosta o aree verdi. Se il tessuto interno mostra invece, dei tratti di criticità come nelle zone di confine comunale, anche la fascia a mare subisce dei cambiamenti: il lungomare tende a scomparire e a ridursi ai marciapiedi lungo la strada litoranea, gli stabilimenti si differenziano per i servizi offerti che diventano esclusivi o dedicati a specifici target, mentre il loro fronte diventa più discontinuo e meno fitto a favore di aperture verso le spiagge libere.

Legenda Assenza della suddivisione dei percorsi ciclabili e pedonali Stabilimento più compatto Forma moderna degli stabilimenti Uso sportivo della spiaggia e del mare Connessione funzionale tra tessuto interno e spiaggia Ampio spazio verde nel tessuto interno

Parco divertimenti

Beach club esclusivo Locale notturno

Alle tipologie è stata associata anche una particolare categoria di utenza (famiglie, residenti, giovani, turisti) che contribuisce a differenziare gli usi, le funzioni e le relazioni tra stabilimenti e tessuto interno che si possono individuare lungo il waterfront comunale.

2.32 Individuazione di stabilimenti più compatti e adibiti a diverse funzioni

89


Capitolo 2 Rimini

AREA “MARANO”

DISTRETTO CECCARINI

CENTRO TERMALE

PARCHI A TEMA LOCALI NOTTURNI

ANALISI DELLA MOBILITÀ TERRESTRE E MARITTIMA

Cattolica

TAV. 2.6

1:30.000 Legenda MOBILITÀ FLUSSI E POLI Trasporto pubblico litoraneo Flusso turistico a terra Linea ferroviaria Flusso spiaggia-mare Linea Metromare Polo Asse principale di mobilità carrabile Area di interesse per attività nautiche Trasporto marittimo-turistico

Attraversamento del margine ferroviario Parcheggio presente nei pressi dei poli e nel waterfront Casello autostradale


Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio A livello di mobilità, l’area subisce una forte influenza sui flussi di attraversamento perpendicolari alla costa: la presenza di una serie di polarità e attrazioni a carattere turistico, insediate sia lungo la fascia del waterfront che più internamente nel territorio, crea movimenti di entratauscita, individuabili soprattutto durante la stagione estiva. Le principali polarità presenti sul territorio sono: la zona del distretto Ceccarini, il centro termale verso sud e l’area del Marano a nord, mentre quelli esterni sono identificati con i parchi tematici nei pressi dell’uscita dall’autostrada e con la zona dei locali notturni, estesa tra il Comune di Riccione e il confinante Comune di Misano Adriatico. Per quanto riguarda la zona spiaggia-mare anche alcune zone bagnate subiscono un’influenza di flussi, in questo caso di carattere turistico-sportivo: sono state individuate nella tavola 2.6, tre “polarità marine” che rappresentano le aree utilizzate, a scopo nautico, dai principali circoli sportivi presenti sulle spiagge. 2.34 Schema dei parcheggi nei poli

Lungo l’asse parallelo allo sviluppo della costa i flussi sono generati dagli assi di trasporto pubblico: la ferrovia e la linea del metromare si snodano lungo il tessuto interno, mentre la strada litoranea, sulla quale scorre sia traffico carrabile che linee autobus di collegamento, si sviluppa longitudinalmente nella fascia più verso mare. Fa parte dei flussi paralleli anche il trasporto marittimo che interessa il porto di Riccione solo per scopi di carattere turistico. Esso collega la città nel periodo estivo con le realtà costiere più vicine: Miramare o Rimini verso nord, Portoverde o Cattolica verso sud. Rispetto ai porti vicini, quello di Riccione risulta avere una media capacità di posti barca, ma a differenza di Rimini e Cattolica non presenta una Marina privata e servizi ad essa connessi33. Altro flusso importante è quello generato dagli scali aeroportuali, difatti nel periodo estivo all’aeroporto di Rimini giungono più di 60 voli a settimana34. Esso è poi connesso tramite shuffle e reti di trasporto pubblico all’area di Riccione.

250.000

500.000

Gennaio-Marzo

750.000

Legenda Alta concentrazione di aree a parcheggio

(>3)

Media concentrazione di aree a parcheggio (2-3) Bassa concentrazione di aree a parcheggio (<2)

Tratta ferroviaria regionale Tratta ferroviaria nazionale PORTO RAVENNA

AEROPORTO “MARCONI” BOLOGNA Voli nei mesi estivi: 3.600.000

Arrivi al casello di Riccione nel 2018 Arrivi al casello di Riccione nel 2019

AEROPORTO “RIDOLFI” FORLÌ AEROPORTO “FELLINI” RIMINI Voli nei mesi estivi: 250.000

MARINE TURISTICHE

POSTI BARCA Rimini: 820 Riccione: 500 Cattolica: 280 PORTO ANCONA

Aprile-Giugno Luglio-Settembre

AEROPORTO DELLE MARCHE ANCONA

901.284 877.497

Voli nei mesi estivi: 230.000

Ottobre-Dicembre

2.33Confronto arrivi al casello di Riccione durante l’anno

2.35 Analisi dei principali flussi turistici via mare e via terra

91


Capitolo 2

Polo degli sport nautici

Allevamenti ittici

Polo diportistico

Polo del benessere e della conoscenza del mare

CRITICITÀ E POTENZIALITÀ DELLA MOBILITÀ TERRESTRE E MARITTIMA 1:30.000 Legenda MOBILITÀ MARITTIMA Attività nautica da potenziare Nuovo polo nautico Nuova connessione via mare Potenziale rotta nautica

POLI ESISTENTI E POTENZIALI Polo turistico a media affluenza Polo turistico ad alta affluenza Nuovo polo sul waterfront

MIGLIORAMENTO FLUSSI Nuovo flusso potenziale Margine infrastrutturale debole Margine infrastrutturale forte Attraversamento migliorabile

Riserve Naturali

TAV. 2.7


Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio Una delle principali criticità è rappresentata dall’assenza di polarità significative nella zona del porto. Vista la particolare predisposizione dell’intera fascia alle attività marine e da spiaggia, il potenziamento del porto come nuovo polo intermodale e attrattore di interesse turistico destagionalizzato, permetterebbe a questa zona del waterfront di stabilire nuove connessioni, soprattutto via mare.

Trieste

Venezia

Il traffico marittimo potrebbe essere potenziato da nuove rotte sia a breve tratta, per esempio verso le vicine attività di pesca o il parco naturalistico presente al confine con le Marche, sia a lunga tratta, come nuovi collegamenti lungo l’asse medio-adriatico da Venezia ad Ancona. Nuovi collegamenti potrebbero essere stabiliti, anche in parallelo con le attività marine già presenti: sia a nord che a sud del porto, le attrattività didattiche-sportive potrebbero essere il punto di partenza per la creazione di nuovi poli di interesse. A nord un polo sportivo incentrato sugli sport d’acqua e a sud un polo didattico per la conoscenza del mare in tutti i suoi aspetti ecosistemici. Se ai poli nautici fossero direttamente connessi dei poli “a terra”, si formerebbero delle zone ad alta e differenziata attrattività per le quali sarebbe necessario sia individuare nuovi potenziali punti di accesso, sia migliorare gli attraversamenti ferroviari per garantire la continuità dei flussi perpendicolari. A questo proposito, per quanto riguarda la zona del waterfront, l’asse della ferrovia rappresenta oltre che un confine, anche un margine infrastrutturale forte rispetto a quello più debole formato dall’asse litoraneo.

Ravenna

Riccione

Ancona

2.36Sistema dei flussi sulla costa Legenda Corridoio commerciale del medio-adriatico Potenziali collegamenti marittimi turistici-commericali

Margine infrastrutturale forte

Margine infrastrutturale debole

Impatto acustico e visivo Barriera

Attraversamenti interrotti

Attraversamenti fluidi Tessuto ricettivo Doppia linea di trasporto pubblico

Sporadica presenza di alberature

Tessuto residenziale Mobilità pubblica contigua a quella privata

93


Capitolo 2

INDICAZIONI STRATEGICHE

TAV. 2.8

1:30.000 Legenda Asse da potenziare come corridoio naturale Asse da potenziare come corridoio urbano Mantenimento della continuità del lungomare

Potenziamento delle diverse zone del waterfront attraverso la differenziazione delle funzioni Valorizzazione della spiaggia, del mare e delle aree naturali a contatto con esse

Miglioramento della qualità del lungomare Area da riconnettere e riqualificare


Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio AREE DA RICONNETTERE E RIQUALIFICARE Area nord “Marano”

In conclusione sono state rappresentate alcune linee strategiche per lo sviluppo dell’intero waterfront comunale. Vengono individuate tre aree principali (il porto nella parte centrale, l’area delle colonie a nord e l’area termecampeggi verso il confine sud) che necessitano sia di una riqualifica a livello di funzionalità e di utilizzo, sia di una migliore connessione con il territorio interno. Inoltre, le aree possono entrare a far parte di una strategia unica per uno sviluppo valorizzativo della spiaggia e del mare, così da distribuire lungo tutta la linea del fronte mare una serie di interventi puntuali di rigenerazione volti ad una migliore fruibilità dell’intera zona oltre che trampolino di lancio per la creazione di nuovi rapporti terra-mare. In questa considerazione rientra anche il potenziamento dell’asse lungomare soprattutto nella riconnessione delle porzioni sconnesse e nel miglioramento qualitativo degli spazi scarsamente progettati: esso diventerebbe non più uno spazio di separazione tra il tessuto costruito e la spiaggia, ma un luogo di ritrovo unitario, una cerniera di passaggio tra due realtà strettamente collegate tra loro. In direzione perpendicolare, quindi in connessione con il resto del territorio comunale, si sono individuati una serie di varchi, naturali ed urbani, che potrebbero essere riqualificati per garantire accessi e corridoi paesaggistici di rilevanza situati in punti strategici. I varchi naturali sono rappresentati dagli assi fluviali, mentre quelli urbani da assi stradali in diretta connessione con le aree interne del Comune e con sbocco su spazi aperti o spiagge libere. Anche il tessuto urbanizzato compreso tra la ferrovia e l’asse litoraneo rientra in una linea strategica che punta alla differenziazione degli usi in favore di una minore categorizzazione tra le diverse aree del waterfront; quest’ultima strategia viene individuata per favorire una fruibilità mista di un’area fortemente soggetta a presenze saltuarie o stagionali che possono provocare lo svuotamento o, al contrario, il riempimento di alcune zone specifiche rispetto ad altre.

Area sud “Campeggi”

Legenda Zone di spiaggia da riqualificare attraverso interventi di ripristino dell’habitat naturale e potenziamento delle attività del luogo

L’analisi qui proposta tenta di conciliare la necessità di studiare l’intero territorio e il bisogno di gestire degli studi più approfonditi in quanto il tema “waterfront” pone una serie di aspetti che meritano dei cambiamenti di scala per coglierne al meglio i punti di discontinuità e quelli di forza. La visione territoriale è stata quindi utile a definire quelle strategie complessive che saranno trattate in dettaglio nel capitolo successivo dove, attraverso lo studio di una specifica area della città, verranno individuate metodologie di analisi indirizzate ad una nuova conoscenza del zona di waterfront interessata.

Aree di parcheggio da riqualificare come nuove piazze pubbliche in connessione con l’asse litoraneo Rigenerazione dell’asse litoraneo come strada urbana con separazione sicura delle corsie carrabili e ciclopedonali Mantenimento della passeggiata continua tra gli stabilimenti balneari e la spiaggia Connessione funzionale e spaziale tra gli assi di mobilità lenta Area da riqualificare come nuovo polo multifunzionale attraverso la valorizzazione immobiliare e progetti pubblico-privati Riqualificazione ambientale del corso fluviale e creazione di nuovi spazi urbani o percorsi naturalistici Individuazione di assi visuali verso il mare e di connessione tra spiaggia e tessuto urbano attraverso percorsi ciclopedonali fluidi Potenziamento e individuazione di nuovi funzioni differenziate per il quartiere (centri sportivi, distaccamenti amministrativi, centri culturali...) Riconnessione tramite percorsi di mobilità lenta delle aree verdi inutilizzate e rigenerazione delle stesse come parchi pubblici Riconnessione tra le aree verdi dei campeggi e le aree esterne comunali per la creazione di nuovi parchi pubblici

95


96


3 IL WATERFRONT BALNEARE NEL DISTRETTO CECCARINI


Capitolo 3

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L’AREA DI STUDIO

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Museo Villa Mussolini Piazzale Roma

Centro congressi “PalaRiccione”

Museo Villa Franceschi

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3.1 Individuazione dell’area di studio e delle polarità principali

La fitta orditura urbana, formata da una maglia di strade parallele e perpendicolari tra loro, viene interrotta da poli attrattori, come il Pala Riccione e la stazione ferroviaria, e da alcuni “vuoti” come il Giardino Montanari, il giardino di Villa Mussolini e gli spazi sul lungomare adibiti a parcheggi o inutilizzati.

L’area compresa nell’ambito di riqualificazione si estende in lunghezza dal canale del porto fino al viale Cesare Battisti, mentre è delimitata tra la ferrovia e il mare nei restanti due lati. Essa comprende le zone più turistico-commerciali della città, dal viale Ceccarini a viale Dante, dal nuovo lungomare a piazzale Roma. I caratteri urbani mostrati dall’ambito di studio sono tipici delle città costiere adriatiche: il lungomare delimitato da una batteria uniforme di stabilimenti balneari che oscurano la vista del mare, le grandi strutture ricettive a stretto contatto con la passeggiata e l’area retrostante caratterizzata da un tessuto misto residenziale nella parte più interna, e commerciale-turistico in quella verso la spiaggia.

Il distretto di studio rappresenta oggi, una delle realtà più dinamiche, in termini economici e turistici, della Riviera Romagnola, per questo, la necessità di un’offerta sempre più sostenibile e di elevata qualità, sarà la chiave per intraprendere una nuova strada di innovazione e rigenerazione. 98


Il waterfront balneare nel distretto Ceccarini

In questo contesto si inserisce lo strumento del masterplan con l’obiettivo di dare visione ad una serie di possibili scenari urbani e di trasformazioni, creando una nuova immagine unitaria, riconoscibile e moderna del distretto.

fruitiva per mettere in luce la complessità di situazioni riscontrabile nell’area di studio. Lo stato di fatto sarà studiato anche nella composizione formale, individuando fronti compatti e la presenza o meno di visuali continue, importanti per il mantenimento del rapporto tra città, spiaggia e mare. Vista la predisposizione turistica del distretto, il waterfront verrà analizzato secondo il tema della stagionalità e dei servizi offerti. La prima categoria tematica individua la presenza di servizi stagionali e annuali insediati lungo lo sviluppo del fronte mare interessato e nella zona portuale. Sarà inoltre, proposta una suddivisione dei servizi a seconda della tipologia e del target di offerta, per individuare la specializzazione delle attività e il loro raggio di interesse. Questa analisi permette una suddivisione della fascia lungomare in tre differenti zone funzionali utili ad una categorizzazione delle aree del waterfront a seconda che subiscano, in maniera più o meno visibile, gli effetti di un uso saltuario dei luoghi. Infine, verrà studiata la forma e la tipologia degli edifici di affaccio sulla passeggiata e degli stabilimenti balneari: in questo caso si evidenzia come a diverse tipologie di edifici sono associate sia differenti forme edilizie, sia vari rapporti con lo spazio pubblico nel quale sono inserite. Gli stabilimenti saranno invece, categorizzati a seconda della loro disposizione rispetto all’urbanizzato e alla spiaggia, alla presenza di funzioni ristorative, alla grandezza della concessione balneare e alla sua vicinanza rispetto allo spazio costruito retrostante.

METODOLOGIA DI ANALISI Il waterfront del distretto Ceccarini si estende tra viale Milano (asse litoraneo) e il mare, e comprende lo sviluppo del primo fronte edilizio, della superficie portuale, del lungomare e della spiaggia; esso è stato analizzato secondo diversi aspetti che ne mettono in luce criticità e punti di forza. Tutte le analisi sono state eseguite a seguito di sopralluoghi e sulla base di fonti grafiche condivise dal Comune di Riccione con il gruppo di lavoro, sulle quali si è basato il lavoro di rielaborazione. L’output si compone di una serie di mappe tematiche che, tenendo conto degli aspetti rilevati nella fase di analisi del tema, individuano situazioni e problematiche dello stato di fatto del waterfront balneare del distretto. Una serie di fotografie, eseguite tramite sopralluoghi via mare e via terra, ritraggono gli stessi luoghi visti da differenti prospettive e suggeriscono una diversa percezione dello spazio e delle forme. Il distretto Ceccarini, come individuato nella fase di analisi comunale, rappresenta la zona più turistica della città e di conseguenza quella che più è soggetta a flussi di attraversamento in più direzioni. In questo contesto, il waterfront costituisce una parte importante dell’area in quanto contenitore delle principali polarità. L’analisi della viabilità si pone, quindi, come punto di partenza per lo studio delle connessioni tra l’area del fronte mare e il resto del distretto e per individuarne le criticità principali, presenti soprattutto nelle intersezioni di percorsi. In seguito si passerà ad un analisi dell’uso del suolo, distinguendo le zone pubbliche da quelle private e classificando ognuna di queste a seconda della tipologia

L’insieme di queste analisi permetterà successivamente di stabilire strategie e linee guida focalizzate sulla rigenerazione del fronte mare, ma anche di poter osservare e valorizzare il luogo secondo diverse chiavi di lettura, che viste nel loro insieme restituiscono una visione analitica meno fine a sé stessa e più volta ad una azione di riqualificazione pensata sul luogo e per il luogo.

99


Capitolo 3

LE VISTE DEL WATERFRONT Consapevoli che qualsiasi tipologia di waterfront non si compone solo di spazi a terra, ma anche di spazi in mare, il sopralluogo fotografico è stato eseguito seguendo tre diversi percorsi paralleli tra loro. La stagione in cui sono state scattate le fotografie non può ritenersi rappresentativa di una situazione unica, difatti il waterfront, durante le varie stagioni muta e si plasma a seconda delle funzioni che si attribuiscono agli spazi che esso comprende. Ciò significa che la peculiarità intrinseca e la singolarità dello spazio pubblico creato dal waterfront non è tanto distinguibile tra le forme che lo compongono, ma quanto negli usi che la collettività fa di queste.

il Lungomare della Libertà (tra il porto e viale Ceccarini), Piazzale Roma e il Lungomare della Repubblica (tra viale Ceccarini e viale Cesare Battisti). Diversi luoghi che, nello sviluppo delle analisi, si ritroveranno protagonisti di molteplici situazioni tipologiche.

1 9

2

5 6

Il primo tratto indagato è quello più interno e si sofferma sulla successione di spazi nella passeggiata lungomare, gli accessi agli stabilimenti, la separazione tra i percorsi pedonali e ciclabili, la presenza o meno di visuali dirette verso la spiaggia e il mare. Il secondo attraversa la passeggiata, tra il primo fronte delle strutture balneari fisse e la spiaggia ed individua la successione di spazi apertichiusi e le possibilità di connessione tra il suolo costruito e quello non costruito; in questo caso è messa in luce la forte separazione con l’ambiente naturale data dalle protezioni installate per la stagione invernale e la silenziosa presenza delle strutture balneari, che nel loro essere un’urbanizzazione secondaria, assumono in questo periodo, i caratteri di una città fantasma. Infine l’ultimo percorso è quello compiuto in mare; si è voluto porre l’attenzione su questo in particolare per mettere in evidenza l’importanza della visione che si ha cambiando completamente prospettiva. Come si è potuto constatare dalle analisi sui flussi marittimi della città, essa nella stagione estiva, subisce un consistente attraversamento anche dalle rotte navigabili, se poi quest’ultime fossero opportunamente potenziate, l’aspetto “esterno” del waterfront sarebbe di vitale importanza per lo sviluppo qualitativo del turismo da diporto. Si è così pensato che un sopralluogo in mare fosse essenziale per una conoscenza unica del distretto Ceccarini, dei suoi rapporti tra l’urbano di affaccio, gli avancorpi portuali e gli spazi di apertura sul fronte che in alcuni casi si inseriscono come suggestivi canali visivi verso il cuore della città. Le fotografie illustrano quattro punti caratteristici: il porto,

3 10 7 11

4

8 12

3.2 Keyplan fotografico del waterfront Legenda PERCORSI Esterno Intermedio Interno PUNTI FOCALI

100

Visuali fotografiche Aree di interesse delle foto


Il waterfront balneare nel distretto Ceccarini

1 PORTO CANALE

2 LUNGOMARE DELLA LIBERTÀ

3 PIAZZALE ROMA

4 LUNGOMARE DELLA REPUBBLICA

101


Capitolo 3

5 PORTO CANALE

6 LUNGOMARE DELLA LIBERTÀ

7 PIAZZALE ROMA

8 LUNGOMARE DELLA REPUBBLICA

102


Il waterfront balneare nel distretto Ceccarini

9 PORTO CANALE

11PIAZZALE ROMA

10 LUNGOMARE DELLA LIBERTÀ

12 LUNGOMARE DELLA REPUBBLICA

103


Capitolo 3

ANALISI DELLA MOBILITÀ 1:5.000 Legenda VIABILITÀ CARRABILE DI ACCESSO AL WATERFRONT Principale a doppio senso di marcia Secondaria a senso unico di marcia Secondaria di uscita a senso unico di marcia VIABILITÀ LENTA Viale pedonale Percorso pedonale Percorso ciclo-pedonale in sede propria Percorso ciclo-pedonale promiscuo INTERSEZIONI MISTE Intersezione tra asse di mobilità lenta e asse veicolare a doppia corsia Intersezione tra asse di mobilità lenta e asse veicolare a singola corsia SOTTOPASSI Carrabile misto a ciclopedonale Ciclopedonale PARCHEGGI In superficie Interrato

TAV. 3.1


Il waterfront balneare nel distretto Ceccarini La mobilità carrabile di accesso al waterfront è concentrata lungo i due viali di confine, a nord e a sud dell’area, e sulla litoranea; questo assetto, da una parte crea situazioni di congestionamento del traffico durante il periodo estivo, ma permette anche di mantenere una continuità della mobilità lenta all’interno del distretto. L’attraversamento longitudinale di viale Milano genera una serie di incroci tra i livelli di viabilità e diverse interruzioni in corrispondenza dei viali trasversali come viale Ceccarini e viale Parini (lungo il porto canale). Un aspetto positivo del passaggio della strada litoranea al confine dell’area di waterfront è individuata nella completa pedonalizzazione degli spazi del lungomare. Il porto, al contrario, trovandosi in corrispondenza della strada, risulta meno connesso con il resto del distretto a livello di mobilità lenta. Si nota una presenza discontinua e poco organizzata dei parcheggi in superficie (non sono qui individuati quelli lungo gli assi carrabili); il parcheggio interrato più capiente si trova al di sotto della passeggiata lungomare, nel quale una parte dei posti disponibili sono riservati alle strutture ricettive presenti.

Il principale accesso pedonale del distretto avviene in corrispondenza dell’asse di viale Ceccarini al quale si accede, se si giunge dall’interno del territorio riccionese, grazie al sottopasso ferroviario. Il trasporto pubblico è costituito da due linee autobus, una passante sulla strada litoranea e l’altra al confine ferroviario (figura 3.3). I principali poli attrattivi sul waterfront sono l’area portuale, nella quale sono presenti diverse attività commerciali, sportive e turistiche, e Piazzale Roma nel quale vengono organizzati eventi sia durante la stagione estiva che invernale (figura 3.3). Nel distretto il polo attrattivo di maggiore importanza è costituito dagli assi commerciali-turistici, in aggiunta a questo sono presenti alcune attrazioni culturali e ricreative come il PalaRiccione, due ville storiche adibite a gallerie d’arte temporanee (Villa Mussolini sul fronte mare e Villa Francheschi nel tessuto interno) e la pista di pattinaggio del Giardino Montanari.

Foto 3.4

Pista di pattinaggio Spazio espositivo

Cinema e centro congressi

3.4 Viale di accesso al waterfront con separazione tra i flussi carrabile-ciclabile-pedonale

Galleria d’arte

Legenda ISOLE PEDONALI Permanente A fascia oraria A fascia oraria stagionale Lungomare 3.3 Analisi delle polarità e accessi nel distretto

TRASPORTO PUBBLICO Linea autobus Linea ferroviaria

ACCESSI Marittimo Ciclopedonale Misto carrabile-ciclopedonale POLARITÀ Polo attrattivo sul waterfront Polo turistico-commerciale Attrazione ricreativa-culturale

105


Capitolo 3

ANALISI CRITICA DELLA MOBILITÀ 1:5.000 Legenda FLUSSI DI PERCORRENZA Mobilità lenta con frequenza stagionale e percorrenza continua Mobilità lenta con frequenza stagionale e percorrenza discontinua Mobilità lenta con frequenza annuale e percorrenza continua Mobilità lenta con frequenza annuale e percorrenza discontinua Mobilità carrabile soggetta a intenso traffico con frequenza stagionale Mobilità carrabile soggetta a medio traffico con frequenza stagionale Mobilità carrabile non soggetta a traffico con frequenza stagionale INTERSEZIONI Separazione dei percorsi buona e interruzione media del flusso ciclopedonale Separazione dei percorsi critica e interruzione alta del flusso ciclo-pedonale CAPIENZA AREE DI SOSTA > 100 posti auto 20-50 posti auto < 20 posti auto

TAV. 3.2


Il waterfront balneare nel distretto Ceccarini La mobilità nel distretto Ceccarini è stata valutata in modo critico individuano i percorsi ciclo-pedonali e carrabili che costituiscono dei flussi di percorrenza, ovvero assi stradali o viali pedonali soggetti ad un attraversamento degli stessi che si dirige principalmente in una direzione. I flussi individuati sono stati suddivisi tra quelli più usati durante la stagione balneare e quelli utilizzati con frequenza annuale. Da questa prima analisi, condotta sia attraverso sopralluoghi ripetuti nel passaggio delle stagioni, sia grazie alle successive analisi sulla presenza e sull’apertura dei servizi commerciali e turistici, si riscontra come la zona di waterfront sia essenzialmente frequentata soltanto durante il periodo estivo. Inoltre i flussi di mobilità lenta sono stati classificati a seconda della loro continuità, individuano quelli discontinui quando presentano più di una intersezione con la mobilità carrabile o continui se le intersezioni sono nulle o minori di due. La mobilità carrabile è stata invece, classificata a seconda che sia più o meno usata durante la stagione estiva. Le intersezioni tra le diverse categorie di mobilità sono state classificate tra buone e critiche in base al grado di interruzione che costituiscono per i percorsi ciclo-pedonali: strade a doppia corsia soggette a maggior percorrenza o situazioni di incrocio non usuali, possono costituire un blocco significativo. Ad esempio, la continuità del viale pedonale Ceccarini è interrotta all’incrocio con viale Milano che attraversa l’area e costituisce un forte punto critico per l’accesso della mobilità lenta al waterfront. A questo proposito anche gli assi infrastrutturali (linea ferroviaria e filobus litoraneo) possono costituire dei margini difficili da attraversare: nel caso della ferrovia questa situazione non si riscontra in quanto sono presenti sottopassi anche di buona qualità, mentre nel caso della litoranea, soprattutto nelle situazioni di massima congestione, agli incroci si richiede la presenza degli agenti del traffico.

Periodo estivo Festa della Madonna del Mare Eventi Club Nautico Spettacoli pirotecnici

Periodo estivo “Deejay On Stage” Manifestazioni sportive Spettacoli pirotecnici

Periodo annuale Commercio e ristorazione Periodo invernale “Riccione Ice Carpet”

Periodo annuale Eventi privati

Periodo estivo “Riccione in Treno”

3.5 Margini e assi di percorrenza

Legenda USO TURISTICO DEGLI ASSI PEDONALI

VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA NEGLI ACCESSI

Più frequentati

Non sicuro per ciclisti e pedoni

Meno frequentati

Sicuro per ciclisti e pedoni

MARGINI INDIVIDUATI DALLE INFRASTRUTTURE Con difficoltà di attraversamento Senza difficoltà di attraversamento ATTRATTIVITÀ DEI POLI Alta affluenza stagionale

Alta affluenza annuale

Media affluenza stagionale

Media affluenza annuale

Affluenza minore o nulla

Ulteriore analisi critica (figura 3.5) è quella portata avanti sui poli attrattivi individuati nella tavola precedente che vengono classificati a seconda dell’affluenza (dati raccolti dalle rassegne stampa pubblicate dall’amministrazione) che accolgono durante l’anno o durante una sola stagione. Quest’analisi è stata effettuata tramite l’identificazione dei principali eventi che vengono promossi nell’area durante l’arco dell’anno, raccogliendo dati dal sito del Comune, dai social e dalle analisi già presentate dal gruppo di lavoro per il Masterplan del distretto Ceccarini. Alta affluenza: più di 2.000 persone Media affluenza: meno di 2.000 persone 3.6 Incrocio critico in corrispondenza dell’area portuale

107


Capitolo 3

ANALISI DEL SUOLO AD USO PRIVATO NEL DISTRETTO 1:5.000 Legenda Residenziale Misto commercialeresidenziale Misto ricettivocommerciale Ricettivo Commerciale Concessione balneare Parcheggio a gestione privata Area senza destinazione d’uso

TAV. 3.3


Il waterfront balneare nel distretto Ceccarini Legenda Servizi pubblici Spazi pubblici pavimentati Area portuale Parchi e aree verdi Spiaggia libera

Per una migliore comprensione della distribuzione delle destinazioni d’uso dei suoli, è stata effettuata una divisione tra usi privati e pubblici; essendo i primi molto più differenziati rispetto ai secondi, sono stati riportati a scala più grande. Alcune particolarità presenti nel suolo ad uso privato sono la presenza di aree senza destinazione d’uso che corrispondono ad aree dismesse, suoli con edifici abbandonati o zone in trasformazione. Lungo il fronte mare sono state segnate le concessioni balneari, queste definiscono delle aree ad uso privato non esclusivo, ovvero usufruibili nella stagione estiva solo dai clienti e aperte al pubblico nel resto dell’anno.

3.7 Suolo ad uso pubblico Legenda Tessuto a prevalente funzione residenziale Tessuto misto a prevalente funzione ricettiva-residenziale Tessuto misto a prevalente funzione ricettiva-commerciale Tessuto a prevalente funzione commerciale Edifici e servizi pubblici Litorale e porto canale Asse pubblico esistente Asse pubblico potenziale

L’analisi sull’uso del suolo nel distretto Ceccarini mette in evidenza la predominanza di tessuti ad uso ricettivo o misti, soprattutto nelle aree più vicine agli assi commerciali e verso il fronte mare. Tessuti principalmente residenziali si trovano ai margini dell’area, verso il confine ferroviario, concentrati più nella zona a sud di viale Ceccarini che in quella a nord. Il suolo ad uso pubblico è stato suddiviso tra spazi pubblici pavimentati, come viali pedonali e piazze, e tessuto urbanizzato con usi principalmente pubblici, quest’ultimi si concentrano lungo una fascia che taglia perpendicolarmente il distretto come possiamo individuare nella figura 3.8.

3.8 Analisi dei tessuti urbani

109


Capitolo 3

USO DEL SUOLO APPROFONDITO SUL WATERFRONT 1:5.000 Legenda SUOLO PRIVATO Misto commercialeresidenziale Sportivo Commerciale Residenziale Ricettivo Area dismessa SUOLO PUBBLICO Piazze e viali pedonali Area museale Area portuale Lungomare SUOLO DEMANIALE Concessioni a soggetti privati (stabilimenti balneari) Concessioni a soggetto pubblico (spiagge libere) Parcheggio

TAV. 3.4


Il waterfront balneare nel distretto Ceccarini Nel waterfront i suoli privati si attestano nei lotti lungo il fronte degli edifici mentre quelli pubblici occupano l’area portuale, la fascia del lungomare e della spiaggia. Secondo l’analisi percentuale (figura 3.9), la parte più consistente è formata dal suolo ad uso ricettivo, conseguenza della tendenza turistica associabile a tutto il distretto e particolarmente a quest’area. Di contro i suoli ad uso residenziale e commerciale si rilegano a situazioni di utilizzo stagionali e non permanenti1. Sono presenti poi, un suolo ad uso sportivo e un’area dismessa ai confini del distretto (figura 3.11), utilizzata in parte da privati con scopi ricreativi esclusivamente durante la stagione estiva. Infine, il fronte è intramezzato da due suoli ad uso pubblico: il parco di Villa Mussolini (figura 3.13) in corrispondenza del sistema di aree verdi pubbliche più interne, e un parcheggio. Per quanto riguarda la restante parte del waterfront, essa è formata dagli arenili demaniali, sia quelli in cui vi è una concessione privata, sia quelli affidati in gestione alla Pubblica Amministrazione. Lungo l’arenile, tra le varie concessioni balneari sono presenti anche delle concessioni a privati con usi ristorativi-commerciali.

L’area portuale e il lungomare, compreso della piazza di affaccio sulla spiaggia, fanno parte della categoria di suolo ad uso pubblico. Concessioni balneari a pubblico 3,8%

Sportivo 2,0% Commerciale 3,2% Piazze e viali pedonali

4,6%

Misto commercialeresidenziale

3,2%

Residenziale

3,2%

Ricettivo Area dismessa

5,3%

Area museale

1,1% 2,0%

Area portuale 5,9% Concessioni balneari a privati

52,6%

Lungomare 12,1%

3.9 Grafico percentuale uso del suolo sul fronte mare

3.10Uso della spiaggia durante la stagione invernale

3.11Area dismessa e usata a scopi ricreativi durante l’estate

3.12Divisione funzionale tra l’area portuale e la spiaggia, sullo sfondo gli edifici ricettivi

3.13 Il museo e il giardino di Villa Mussolini

111


Capitolo 3

CRITICITÀ E POTENZIALITÀ DELL’USO DEL SUOLO 1:5.000 Legenda FRONTE COSTRUITO Compatto Dilatato SEPARAZIONI TRA DIVERSI USI DEL SUOLO Fisse Mobili ASSI E VISUALI VERSO MARE Visuale continua Visuale interrotta Asse visuale interno esistente Asse visuale interno assente CONNESSIONI FUNZIONALI Relazione esistente tra tessuti a stessa destinazione d’uso Relazione assente tra tessuti a diversa destinazione d’uso

TAV. 3.5


Il waterfront balneare nel distretto Ceccarini Per valutare in modo critico l’assetto spazio-funzionale del waterfront è stato individuato, come requisito di interesse per la qualità percettiva dello spazio, il mantenimento delle visuali verso il mare. Questa particolare caratteristica viene riscontrata nelle zone di apertura del fronte edilizio, cioè quando la continuità dell’edificato si interrompe per la presenza di un grande viale o di un’area non costruita. Nel tessuto costruito, compresi gli stabilimenti balneari possiamo individuare due tipologie di fronti compatti: un fronte formato dal susseguirsi delle strutture fisse lungo la spiaggia (“fronte balneare”) e un fronte più impattante ma meno coeso (“fronte edilizio”), dato dagli edifici disposti sulla prima linea di urbanizzato. La mancanza di un rapporto diretto con il mare e con l’ambiente semi-naturale della spiaggia (quindi la perdita del contatto visivo-fisico), è data soprattutto dall’interruzione di alcune visuali potenziali e dall’assenza di altre. Se molte di queste riescono ad “attraversare” il primo fronte, si fermano poi su quello balneare che blocca ogni possibilità di connessione visiva. Lungo la linea interna, i fronti chiusi del waterfront si trovano in corrispondenza degli edifici ai lati viale Ceccarini e lungo la successione di edifici ricettivi a sud del porto canale (figura 3.14), mentre il resto del fronte risulta aperto. Il “taglio” realizzato dall’asse di viale Ceccarini rappresenta una caratteristica positiva: l’apertura collega visualmente il viale con il mare grazie alla presenza di Piazzale Roma che anticipa la spiaggia libera (figura 3.15). Infine, per l’assenza di grandi costruzioni e la debole infrastrutturazione, l’area portuale si esula dalle considerazioni sui fronti e, al contrario del resto del waterfront, si identifica come luogo principe per la conservazione del rapporto con il mare e quindi per godere di una vista privilegiata. Sul suolo urbano sono state individuate tutte le separazioni fisiche fisse, come barriere, siepi, recinzioni e mobili come le divisioni tra le concessioni balneari e la spiaggia libera; mentre a livello di tessuto si sono messe in evidenza le situazioni di connessione funzionale: da quest’ultima analisi critica risulta che alcuni spazi, seppure contigui come la spiaggia e il lungomare o l’area portuale e la spiaggia, non sono il relazione a causa della differenza tra le destinazioni d’uso. Questa condizione può creare discontinuità nell’organizzazione spazio-funzionale del fronte mare (figura 3.16).

Asse visuale del porto

Pista ciclabile

Banchina della darsena

3.14 Relazioni spazio-funzionali in corrispondenza del Lungomare della Libertà Funzione collettiva

Spiaggia libera

Piazzale Roma Pista ciclabile

3.15 Relazioni spazio-funzionali in corrispondenza dell’asse di viale Ceccarini

3.16 Divisione fisica tra la concessione balneare e l’asse del lungomare

113


Capitolo 3

SEZIONI IDENTIFICATIVE DEL DISTRETTO SEZIONE A-A’ Viale Ceccarini Viale Virgilio

Viale Catullo

B

A’

B’ A

3.10Individuazione delle sezioni nel distretto

114

Villa Mussolini

Viale C. Battisti

Viale Ceccarini

SEZIONE B-B’ Waterfront


Lungomare

3.17 Sezione trasversale e individuazione degli attraversamenti

Porto Canale

Viale Milano

Viale Dante

Il waterfront balneare nel distretto Ceccarini

3.18 Sezione longitudinale e individuazione dei fronti

115


Capitolo 3

STUDIO DELLA STAGIONALITÀ 1:5.000 Legenda CLASSIFICAZIONE DEL WATERFRONT Apertura annuale Apertura stagionale Residenze - aperture occasionali CLASSIFICAZIONE DEL TESSUTO INTERNO Zone residenziali Edifici con funzione pubblica Edifici lungo gli assi commerciali Assi commerciali

TAV. 3.6


Il waterfront balneare nel distretto Ceccarini Il tema della stagionalità comporta una serie di conseguenze economiche sul territorio riccionese: il distretto Ceccarini per la concentrazione di strutture che svolgono funzioni di carattere turistico, compresa tutta la zona degli stabilimenti balneari, si identifica come zona chiave per lo studio di questa tematica. Le strutture che si affacciano sul waterfront, stabilimenti balneari ed edifici, sono state classificate a seconda della loro apertura durante le stagioni; nel resto del distretto invece, si sono individuati gli edifici che godono dell’affaccio lungo i viali commerciali e le zone che, per la loro funzione principalmente residenziale, si differenziano da quelle destinate al turismo. In questa fase di analisi, l’estensione del ragionamento a tutto il distretto è utile per comprendere le diverse sfaccettature del tema in esame. Da una parte si è individuato come, anche se la maggior parte delle strutture ricettive o ristorative sul lungomare siano aperte tutto l’anno, la zona del waterfront subisce un grosso calo di presenze dopo la stagione estiva, soprattutto a causa della mancanza di funzioni collettive o aree residenziali.

I soli edifici con funzione residenziale che si trovano lungo l’affaccio sul lungomare sono in maggioranza adibiti a seconde case o appartamenti in affitto, contribuendo quindi alla stagionalizzazione dell’area. Nel resto del distretto, le aree con maggior concentrazione di edifici residenziali si trovano verso l’asse ferroviario e attorno ad esse si distribuiscono gli edifici pubblici individuati, come la scuola elementare su via Catullo, il Palacongressi e il Palazzo del Turismo, l’edificio delle poste e la chiesa su viale Gramsci. Dal confronto tra la situazione estiva ed invernale è possibile notare come, nella parte interna, la frequenza lungo gli assi commerciali non subisca grosse variazioni, al contrario di quella sul porto e sul lungomare che viene interessata da grossi flussi solo stagionalmente2. Per questo la potenzialità del waterfront del distretto Ceccarini è rappresentata dal sostegno di un tessuto interno ad alta attrattività destagionalizzata che potrebbe essere potenziata attraverso connessioni con la spiaggia e con il mare che individuino nuovi assi “commerciali”, una continuità degli spazi pubblici e una differenziazione dei servizi offerti.

3.19 Situazione di frequenza turistica invernale Legenda Zone di maggiore frequenza sul waterfront

3.20 Situazione di frequenza turistica estiva Legenda Zone di maggiore frequenza sul waterfront

Zone di maggiore frequenza nel distretto

117

Zone di maggiore frequenza nel distretto


Capitolo 3

I SERVIZI DEL WATERFRONT 1:5.000 Legenda CLASSIFICAZIONE DEI SERVIZI OFFERTI Servizi balneari Servizi ristorativocommericali Servizi ricettivi Servizi collettivi Servizi misti Campi sportivi Assenza di servizi Trasporto pubblicoturistico AREE DI PERTINENZA SU SUOLO PUBBLICO Parcheggio in superficie Parcheggio interrato Spiaggia adibita a servizi balneari Spiaggia libera Giardino di pertinenza del servizio culturale

TAV. 3.7


Il waterfront balneare nel distretto Ceccarini Gli edifici e gli stabilimenti presenti nel waterfront del distretto Ceccarini sono stati classificati a seconda dei servizi presenti al fine di individuare nell’insieme, la gamma dell’offerta ed allo stesso tempo suddividere l’area in zone funzionali riferite ad un’analisi quantitativa e qualitativa degli stessi. Lungo la spiaggia, oltre l’asse del lungomare, si trovano due tipi di servizi: i “servizi balneari”, che comprendono quelli offerti dagli stabilimenti, e i servizi “commerciali-ristorativi”, spesso alternati ai primi e concentrati soprattutto nell’area portuale. I primi si compongono di una serie di possibilità offerte al cliente e usufruibili all’interno dell’area del lido, tra cui le classiche attrezzature balneari, le aree sportive, i noleggi di natanti o piccole imbarcazioni e i campi da gioco. Lungo il tessuto interno vi sono invece, servizi ricettivi ed edifici con servizi misti distribuiti ai vari livelli, mentre servizi pubblici come parcheggi, sono presenti alle estremità dell’area. L’unico edificio che offre servizi culturali è il museo di Villa Mussolini, il quale però viene aperto al pubblico solo occasionalmente. Alcuni di questi servizi comprendono anche un’area di pertinenza: è questo il caso di quelli balneari che si estendono nella fascia di spiaggia verso il mare e verso la passeggiata, o di quelli culturali inseriti in parchi o aree verdi. Per il principio della mixitè funzionale3, la zona migliore del waterfront risulta essere quella compresa tra il porto canale e viale Ceccarini: la differenziazione dei servizi lungo la fascia del lungomare (strutture ricettive, commerciali e culturali) e la presenza di stabilimenti balneari con alta potenzialità di servizi, data sia dalla loro posizione vicina al centro turistico che dalla dimensione degli spazi in concessione sull’arenile, rende la zona un polo attrattivo di alta qualità. La zona a sud di viale Ceccarini presenta anch’essa un insieme di servizi differenziati, ma risultano più disomogenei nella distribuzione e di una qualità differente rispetto ai precedenti; vi è infatti, un ampio parcheggio a raso che separa le funzioni impedendone un continuo lineare, mentre gli stabilimenti balneari offrono servizi diversi rispetto ai precedenti, anche a causa della loro dimensione ristretta tra la spiaggia attrezzata e il lungomare. Le zone ai confini nord e sud del distretto sono invece caratterizzate da una mono-funzionalità che, da una parte, comprende servizi inseriti nell’area portuale appartenenti ad un’unica categoria, dall’altra si tratta di un’area che non presenta servizi pubblici sulla fascia del lungomare. Queste due aree sono destinate ad una fruizione molto settorializzata rilegata a certe ore del giorno e ad una singola funzione.

3.21 Analisi critica dell’offerta servizi Legenda CLASSIFICAZIONE SERVIZI SU SUOLO PUBBLICO Servizi ristorativi che godono di una vista privilegiata verso mare Parcheggio a gestione privata Parcheggio a gestione pubblica Fascia di assenza servizi differenziati Servizi collettivi sempre usufruibili Servizi collettivi usufruibili saltuariamente Trasporto pubblico-turistico di maggiore frequenza Trasporto pubblico-turistico di minore frequenza Fermata di linea Fermata di scambio ZONING

119

Zona mono-funzionale Zona poli-funzionale ad alta concentrazione di servizi Zona poli-funzionale a bassa concentrazione di servizi


Capitolo 3

STUDIO DEI CARATTERI TIPOLOGICI 1:5.000 Legenda EDIFICI Piattaforme mono-funzionali Edifici su più livelli con funzioni miste Edifici su più livelli mono-funzionali Palazzine e ville private o adibite a funzioni pubbliche STABILIMENTI BALNEARI Disposizione a corte verso la spiaggia Disposizione a corte verso il lungomare Disposizione longitudinale Disposizione trasversale Stabilimento con dimensione doppia Spiaggia libera Confine della concessione

TAV. 3.8


Il waterfront balneare nel distretto Ceccarini Il waterfront si divide complessivamente in due aree: a nord e a sud dell’asse Ceccarini, nelle quali spazio pubblico pavimentato, spiaggia e funzioni pubbliche si relazionano secondo rapporti spaziali differenti. Si può notare che a livello di spazio pubblico, tutto il waterfront del distretto Ceccarini risulta omogeneo nella composizione degli spazi, soprattutto nella mancata connessione tra il lungomare e le aree adiacenti. Tra la zona a nord dell’asse Ceccarini e quella a sud, l’unica differenza si trova nella dimensione degli spazi, i quali nella prima area sono molto più ampi, in particolare verso la spiaggia, situazione che contribuisce ad allontanare la percezione del mare dalla passeggiata; mentre nel secondo caso, gli spazi sono più dilatati nella fascia costruita e più ristretti sulla spiaggia, situazione che avvicina il fronte chiuso formato dagli stabilimenti (figura 3.22). Le tipologie dispositive riferite agli stabilimenti balneari, sono state classificate a seconda della diversa forma compositiva assunta dagli elementi stanziali presenti nello stabilimento e del rapporto che ognuna di queste instaura con la spiaggia e con il lungomare. Quest’analisi ha permesso di suddividere le 20 concessioni in 4 categorie: due che prevedono una disposizione delle strutture fisse a corte e altre due che invece individuano disposizioni più

lineari alle quali si può associare una direzione prevalente, longitudinale o trasversale rispetto allo sviluppo dell’asse del lungomare. La classificazione degli stabilimenti riguarda anche la categoria dimensionale riferita alla larghezza standard della concessione che permette di individuare la relazione tra servizi offerti dalla spiaggia e la dimensione dello spazio a disposizione dallo stabilimento: vengono individuati gli stabilimenti che insistono su una doppia concessione4, questo perché, rispetto ad altri, dispongono di spazi più ampi per gestire i servizi (figura 3.23). Per la fascia urbanizzata compresa tra viale Milano e il lungomare, gli edifici sono suddivisi a seconda della categoria funzionale: le “piattaforme” individuano quelle strutture distribuite su massimo un piano fuori terra e adibite ad un’unica funzione che può essere ristorativa, commerciale o culturale, esse si distribuiscono principalmente nella fascia balneare e nella zona del porto canale. Gli “edifici su più livelli” si dividono invece, tra quelli ad una sola funzione e quelli con funzioni miste pubbliche, semi-pubbliche o private-residenziali. Infine, in numero minore rispetto alle precedenti, sono presenti ville e palazzine con funzione principalmente residenziale non stanziale (sono usufruite solo nella stagione estiva) e annessi giardini privati.

Zona 88-89 “Spiaggia le Palme” Zona 86-87 “Spiaggia del sole”

Zona 79 Zona 76 Zona 74 Zona 68

3.22 Individuazione delle tipologie dispositive e dei rapporti spaziali Legenda

3.23 Individuazione delle tipologie dimensionali degli stabilimenti Legenda

Spazi ridotti tra i fronti

Stabilimenti singoli

Spazi dilatati tra i fronti

Stabilimenti doppi

121


Capitolo 3

TIPOLOGIE DI STABILIMENTI BALNEARI Disposizione a corte verso la spiaggia

Disposizione a corte verso il lungomare

Disposizione longitudinale

Disposizione trasversale

Una variante della disposizione tipologica “a corte” è caratterizzata da un fronte chiuso verso il lungomare ed una propensione delle strutture verso la spiaggia attrezzata. Questa situazione dispositiva crea una corte principale, nascosta dalla passeggiata pubblica, nella quale si concentrano le attrezzature balneari. La forma dello stabilimento risulta più raccolta e meno dispersiva della precedente. La disposizione presenta un fronte chiuso lungo la spiaggia attrezzata ed una apertura sullo spazio pubblico retrostante, verso il quale si affacciano ampi spazi di spiaggia spesso adibiti ad usi ricreativi e sportivi. Il fronte sulla spiaggia si presenta poco attraversabile sia visivamente che fisicamente a causa della presenza compatta di strutture adibite alla funzione balneare come cabine o gazebi. La forma instaura delle connessioni visive e funzionali con lo spazio del lungomare. La disposizione longitudinale presenta un fronte chiuso, parallelo alla linea di costa e solitamente continuo con gli stabilimenti confinanti. Lungo una linea si distribuiscono le strutture che contribuiscono, nella loro forma compatta, alla chiusura del fronte spiaggia. La tipologia è quella che risulta maggiormente individuabile nel distretto, soprattutto nelle aree dove lo spazio della concessione, verso il confine costruito è ridotto. Questa disposizione permette una visuale libera verso il mare in quanto le cabine sono posizionate di traverso rispetto alla linea di costa e si affiancano l’una con l’altra nella direzione perpendicolare a quest’ultima. Lo spazio centrale, nel quale si distribuiscono alcune prime funzioni balneari, anche se non presenta costruzioni significative che occludono la vista del mare dalla passeggiata, non è completamente libero.

3.24 Una tipologia di stabilimento a corte verso il lungomare

3.25 Una tipologia di stabilimento longitudinale

122


Il waterfront balneare nel distretto Ceccarini

Dimensione doppia Alcuni stabilimenti, presenti lungo il waterfront del distretto Ceccarini, tra il porto e piazzale Roma, hanno una dimensione doppia rispetto ad altri. La gestione comprende infatti, due concessioni confinanti. Questa tipologia di stabilimenti, per la grande disponibilità di spazi sia a mare che a monte delle strutture fisse e della passeggiata centrale, offre una quantità di servizi maggiore rispetto a quelli di dimensione singola: le aree pavimentate e la spiaggia sono più ampie e ciò permette una distribuzione aperta delle funzioni e delle attrezzature. Le funzioni presenti possono essere aggiuntive rispetto a quelle balneari e presentare piccole strutture ristorative gestite direttamente dallo stabilimento, disposte nella zona di spiaggia in connessione con la passeggiata lungomare e aperte anche ad ospiti esterni che non usufruiscono dei servizi balneari. I flussi che attraversano lo stabilimento sono continui e presenti in tutte le direzioni.

Area ludico-ricreativa Servizi di ristorazione Area di accoglienza Attrezzature balneari

Dimensione singola Gli stabilimenti con dimensione singola, rappresentano la tipologia maggiormente presente lungo il waterfront. La dimensione si riferisce alla grandezza di una singola concessione e quindi risulta meno spaziosa della precedente. In questo caso, gli spazi sono ridotti e le disposizioni più chiuse, soprattutto nella zona a sud di piazzale Roma, le aree a ridosso della passeggiata lungomare diventano più strette e le strutture fisse, come cabine e spogliatoi, più dense lungo il fronte. Anche i flussi sono ridotti rispetto alla tipologia doppia, in particolare quelli perpendicolari alla linea di costa, in quanto gli stabilimenti presentano un unico accesso. I flussi principali sono quelli esterni paralleli alla costa che rappresentano da una parte la passeggiata lungomare e dall’altra la passeggiata sulla spiaggia; si tratta di due flussi costanti e destagionalizzati a differenza di quelli perpendicolari che, per la chiusura delle funzioni balneari, si esauriscono con la fine della stagione.

Area ludico-ricreativa Area di accoglienza

Attrezzature balneari

FLUSSI DI ATTRAVERSAMENTO Perpendicolari alla linea di costa Parallelli alla linea di costa FUNZIONI Zone dei servizi balneari e delle strutture mobili Zona comune e delle strutture fisse Separazione stabilimento-aree pubbliche

123


Capitolo 3

TIPOLOGIE DI EDIFICI SUL WATERFRONT Piattaforme mono-funzionali

Edificio su più livelli con funzione singola Lungomare

Inserimento su area pubblica

Sviluppo mono-funzionale Viale Milano

Lungomare

Doppio accesso

Connessione spaziale Vicinanza della spiaggia

Divisione tra spazio pubblico e privato

Palazzine e ville private o adibite a funzioni pubbliche La piattaforma mono-funzionale si compone di una struttura disposta principalmente tra un piano terra e un piano sopraelevato nei quali si colloca l’attività. Le funzioni principali che si possono ritrovare sono ristorative, commerciali o culturali; lungo la fascia degli stabilimenti e nell’area portuale si distribuiscono principalmente piattaforme ristorative, mentre in corrispondenza del tessuto costruito si trovano quelle commerciali o culturali, quest’ultima individua unicamente il museo di Villa Mussolini.

Viale Milano

Lungomare Accesso principale

Nel caso delle piattaforme su suolo costruito o portuale, la tipologia si presenta isolata rispetto al resto dell’edificato ed inserita in prossimità di uno spiazzo pubblico. La presenza di accessi differenziati e l’apertura attraverso dehors o vetrate, la rendono potenzialmente connessa con lo spazio pubblico circostante. Nel caso delle piattaforme inserite su concessioni balneari, la tipologia si associa a quella degli stabilimenti integrandosi formalmente con il contesto, quasi senza distinzioni. La tipologia edilizia mono-funzionale prevede una struttura nei quali viene svolta una sola funzione, solitamente ricettiva o residenziale. Questo tipo di edifici rappresenta la tipologia maggiormente individuata lungo il waterfront e, allo stesso tempo, quella che presenta più criticità in un’ottica di potenziamento delle connessioni tra gli spazi e le funzioni del fronte mare.

Divisione tra spazio pubblico e privato

In questo caso, non presentando funzioni di tipo pubblico, le superfici a terra rientrano in giardini ed aree private e quindi separate dallo spazio della passeggiata lungomare. Questa situazione crea una netta separazione sia tra spazio pubblico e area di pertinenza dell’edificio, sia tra edifici confinanti della stessa tipologia.

124


Il waterfront balneare nel distretto Ceccarini

Edificio su più livelli con funzione mista Viale Milano

Viale Milano

Funzioni e servizi comuni

Sviluppo funzionale indipendente

Accesso interno Funzioni e servizi comuni Accesso principale

Lungomare

Accessi continui

Lungomare

Inserimento su area pubblica

Divisione tra spazio pubblico e privato

come viale Ceccarini. Se è presente un passaggio interno, come una galleria, i servizi si raddoppiano o presentano un doppio affaccio esterno-interno; l’importanza di questa condizione spaziale è individuata nella possibile connessione che si può instaurare tra l’asse litoraneo e il lungomare, trovando dei nuovi punti di accesso lungo il fronte edificato. I restanti piani superiori della struttura si sviluppano invece, secondo una funzione indipendente che può essere ricettiva o residenziale. A volte si inseriscono servizi usufruibili dalla collettività anche lungo l’altezza dell’edificio, ad esempio ristoranti, bar o caffetterie.

3.26 Separazione tra spazio pubblico del lungomare e privato degli edifici ricettivi

Nell’edificio possono coesistere più funzioni anche di diverso carattere (pubblico o privato). Solitamente le funzioni pubbliche come esercizi commerciali o ristorativi si presentano al piano terra o al primo piano, soprattutto se la struttura è inserita in una zona densamente frequentata,

Questa tipologia si rapporta in modo discontinuo con lo spazio pubblico: passaggi coperti e gallerie assicurano attraversabilità fisica tra due differenti spazi e la presenza di attività commerciali al piano terra mantiene una connessione funzionale tra lo spazio esterno e quello interno. Se al contrario, le funzioni di interesse collettivo si posizionano a piani differenti da quello a terra, il rapporto con lo spazio pubblico sparisce, difatti i servizi sono spesso inseriti in strutture ad uso esclusivo che non prevedono situazioni di connessione con gli spazi antistanti come il lungomare dove sono presenti divisioni marcate tra le proprietà (figura 3.26). La potenzialità di questa tipologia è recuperata a livello visivo grazie alle piacevoli visuali sulla costa che offre il suo posizionamento.

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Capitolo 3

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Dal lavoro di attenta analisi fino a qui svolto, è stato possibile rilevare come l’interessante molteplicità degli aspetti di un waterfront balneare, suggerisce una sua classificazione e conseguente interpretazione come una specifica tipologia urbana. Nondimeno, le forti connessioni che esso intreccia con il tessuto urbano nel quale si inserisce, ne determinano quelle peculiarità che lo distinguono nettamente da altri tessuti urbani e soprattutto da quelli portuali-infrastrutturali. La sua natura di parte integrante della città, le diverse attività economiche e le pratiche sociali che lo animano e lo modellano, i suoi valori ambientali legati alle relazioni di diversa natura tra ambiente naturale e antropizzato ne fanno inoltre non solo un “luogo cospicuo” nel sistema urbano ma anche un luogo simbolo della comunità. Ciò non impedisce che in queste relazioni si producano sentite criticità che impoveriscono le significative potenzialità, incidendo non solo sull’immagine del luogo, ma anche sulla sua percezione e quindi sul rapporto che con esso instaurano gli abitanti, i turisti, i visitatori della città. Di conseguenza, l’assenza di un’interazione curata tra spazi urbani e spazi balneari genera quel progressivo disgregarsi delle relazioni con il mare, che oltre a costituire il motore propulsore del waterfront, è elemento fondante dell’identità locale. Nello sviluppo della riflessione fino a qui proposta, le prospettive urbane e l’inquadratura delle morfologie, come alcune selezionate fotografie evidenziano, permettono di sottolineare i valori percettivi e sensitivi, mentre l’analisi dei caratteri tipologici e funzionali del tessuto urbano del waterfront mette però in luce le prime problematiche, a fronte di alcune significative potenzialità. A differenza di alcune realtà di città balneari medioadriatiche nelle quali la strada litoranea risulta inserita direttamente al fianco degli stabilimenti balneari, nel caso di Riccione, l’inserimento del lungomare ciclo-pedonale tra

questi e la fascia costruita, individua una situazione spaziale di grande pregio. La presenza di uno spazio pubblico in diretta connessione tra i servizi balneari e il tessuto ricettivoresidenziale rappresenta un importante punto di forza per il waterfront, sul quale è necessario puntare per stabilire nuovi rapporti e una continuità tra i vari luoghi caratteristici. Di contro, il fronte mare del distretto Ceccarini, pur essendo uno spazio ad elevata attrattività e quindi destinazione di rilevanti flussi, non risponde adeguatamente alla domanda ed evidenzia molte situazioni critiche tra cui, l’interruzione dei percorsi sia pedonali che carrabili e una mancanza di diretta connessione funzionale con il porto. Altro elemento di debolezza, è la netta separazione tra spazi pubblici e spazi privati con diverse funzioni, messe in luce in fase di analisi, che possono però diventare la linea di sviluppo per interventi di rigenerazione urbana con i quali creare inedite interrelazioni, da indurre il visitatore non solo ad attraversare fugacemente e distrattamente questi luoghi, ma piuttosto a sostare per un momento di pausa lungo un percorso sensoriale ad alta qualità ambientale, perché arricchito di scorci visivi e di un programmato mix di ambiti naturali e spazi artificiali. Anche il fronte edificato del waterfront rappresenta una componente importante e critica del sistema, poiché in esso si concentrano una serie di funzioni strettamente connesse alle dinamiche turistiche ed economiche del luogo, oltre a determinare in modo significativo – per le sue morfologie e le caratteristiche del costruito – la complessiva qualità del waterfront del distretto Ceccarini. Anche questo evidenzia alcune criticità: in primo luogo esso si presenta come una commistione di elementi urbani disomogenei che crea, a livello dell’attacco a terra, una forte frammentazione degli spazi, mentre in alzato una discontinuità dei fronti; un’eccessiva commistione di tipologie edilizie, diversi assetti

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Il waterfront balneare nel distretto Ceccarini

spaziali: il tutto produce una sorta di confusione urbana che in alcuni casi può essere riassunta in un’eccessiva densità di costruito e in altri casi in situazioni di non costruito ai quali sembra mancare una giusta valorizzazione. Quest’ultima caratteristica del tessuto urbano si offre come un ottimo punto di partenza per la rigenerazione dell’asse urbano in cui si concentrano le attività ricettive, trasformando le aree inutilizzate o scarsamente urbanizzate in nuovi spazi attrattivi lungo il waterfront, nei quali innescare connessioni fluide tra il tessuto edificato più interno e le aree sul fronte mare. Anche gli edifici, però, possono costituire un fattore determinante del processo di rigenerazione, tramite la ridefinizione funzionale e unitaria dei piani terra e l’eliminazione delle barriere tra suoli pubblici e privati a favore di una migliore interazione tra funzioni e spazi e della creazione di un nuovo waterfront concepito non più come una somma di piccole realtà indipendenti, ma come un progetto unitario tenuto insieme da un unico spazio pubblico che si estende dalla spiaggia fino al confine stradale. Infine, come parte dell’area, vi sono la spiaggia e il mare, gli spazi dove meglio si può studiare l’interazione tra ambiente naturale e spazio antropizzato. Verso il lungomare si estende la “batteria” edificata degli stabilimenti che per la loro densità e varietà, rappresentano l’estensione a mare della città balneare: un’estensione urbana mutevole, sia nelle forme che nelle funzioni, prodotta dallo scorrere delle ore del giorno che guida il ciclo di fruizione o di non utilizzo, che la interessa periodicamente. Ed è proprio in queste relazioni dinamiche che si instaurano a seconda del cambio delle stagioni e delle ore del giorno, che vi è la possibilità di individuare una strategia di riqualificazione anche identitaria e sociale del luogo, attraverso una connessione più forte tra gli stabilimenti e lo spazio pubblico, oltre che individuare delle linee di intervento che permettano di rigenerare un’intera fascia costruita senza eliminarne gli aspetti

più tipici e originali, ma provando anche a rinnovarli con caratteri più contemporanei che si richiamino agli aspetti di innovativi che oggi contraddistinguono le realtà balneari internazionali più rinomate. Quest’ultima considerazione non risulta senza fondamento se si pensa alla potenzialità attrattiva del distretto Ceccarini, evidenza già messa in luce nelle analisi comunali ma che meritano però un rinnovamento progettuale che valorizzi le potenzialità dei luoghi e soprattutto ne rafforzi la capacità attrattiva a sua volta in grado di rilanciarne la forza economica. Come evidenziato nel primo capitolo, la strategia da cui non si può prescindere nell’elaborazione di nuovi progetti urbani è quella di assicurare la resilienza e la capacità di adattamento della città nel suo complesso e delle sue distinte componenti urbane agli effetti dei cambiamenti climatici. Il contesto naturale-marino a cui il waterfront balneare è parte integrante – e il distretto Ceccarini di Riccione non fa eccezione – impone una serie di questioni nel merito che vanno affrontate: se da un lato il porto non particolarmente infrastrutturato di Riccione non determina rilevanti scompensi agli apporti sabbiosi (quindi all’erosione) tra le due sponde, dall’altro l’orientamento e l’esposizione della costa ai forti venti provenienti da nord, soprattutto durante la stagione invernale, causano spesso mareggiate che incidono sulla variabilità della battigia, di volta in volta minacciando le prime strutture fisse che insistono su di essa. In questa prospettiva, l’azione di rigenerazione del waterfront non può prescindere dall’intervenire sia sugli spazi “a terra” sia sugli spazi “a mare”, elaborando soluzioni a basso impatto paesaggistico e ambientale, utili anche ad un potenziamento dei contributi positivi che il mare e la presenza dell’acqua garantiscono non solo all’intero waterfront ma anche a tutto il sistema urbano.

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4 LINEE GUIDA DI INTERVENTO SUL WATERFRONT BALNEARE


Capitolo 4

INTRODUZIONE METODOLOGICA Le approfondite riflessioni sul sistema balneare-costiero del territorio riccionese e le complesse relazioni urbanoeconomiche che si instaurano vicendevolmente tra waterfront e città, mettono in luce, oltre che una serie di importanti caratteristiche, anche una sentita necessità di ricercare nuove sinergie tra processi naturali ed antropici, innovative interazioni tra gli attori mutevoli e statici che animano la scenografia del sistema costiero urbanizzato. Inoltre, considerati con attenzione i rischi generati dai processi di cambiamento climatico in atto e futuri, ai quali coste e litorali urbani vanno incontro, vengono di seguito proposte linee guida di azione per una rigenerazione del sistema tipologico del waterfront balneare, tenendo conto di tutti gli aspetti fino ad ora esaminati. Le linee guida individuate si esplicano cercando di promuovere nuovi processi di rigenerazione e riqualificazione degli spazi terrestri e marini che compongono il sistema costiero urbanizzato e semi-naturale caratteristico degli insediamenti balneari. In particolare, come si vedrà di seguito con la stesura della strategia, al bisogno di intraprendere politiche amministrative adeguate e programmatiche in grado di assicurare i cambiamenti e le trasformazioni proposte, si aggiunge l’importanza della diversificazione degli interventi, i quali in questo caso non possono prescindere da una categorizzazione rispetto all’ambito di interesse, che sia territoriale o urbano. L’elaborazione delle linee guida parte da una domanda:

«come trasformare il fronte mare in motore di rigenerazione urbana, paesaggistica e turistica della città balneare?». Il quesito proposto mette in evidenza un aspetto importante, ovvero l’associazione di un luogo identitario per la città, quale il waterfront, ad elemento catalizzatore di processi rigenerativi che si possono espandere in molteplici direzioni.

Per tentare di rispondere alla domanda sono stati individuati 4 Pilastri di Direzione Tematica che rappresentano lo scheletro distributivo delle linee guida; ognuno di essi si concentra su un tema particolare e necessario per il veicolamento delle azioni di riqualificazione. I) IL RICONOSCIMENTO DELLE IDENTITÀ LATENTI, ovvero la riaffermazione di valori derivanti dalla presenza di relazioni profondamente radicate nel territorio e nella comunità che lo abita. Da una parte vi è l’importanza della progettualità condivisa per aumentare la qualità del waterfront, dall’altra il tema dell’immagine rappresentativa della città, assolta dalla presenza di un fronte mare con qualità spazio-funzionali. II) LA RICONQUISTA DELLE RELAZIONE URBANOCOSTIERE che si traduce nell’individuazione di aspetti caratteristici come le connessioni tra la terra e il mare e l’accessibilità fluida al fronte mare, temi che nel tempo sono stati dimenticati dai progetti di valorizzazione del territorio, ma che custodiscono un alto potenziale di rigenerazione. III) IL RIPENSAMENTO DELL’ORGANIZZAZIONE SPAZIO-FUNZIONALE, ovvero il tema della progettazione unitaria degli spazi pubblici e privati connessa ad un’azione di differenziazione tra le funzioni che possa permettere oltre che una diversità di usi, anche una migliore connessione tematica con il resto del tessuto urbano. IV) LA RIATTIVAZIONE DELLE CAPACITA’ E POTENZIALITÀ INTRINSECHE DEL TERRITORIO che si traduce nella necessità di proporre interventi di recupero ambientale, di miglioramento della resilienza e della capacità adattiva del territorio attraverso lo sfruttamento di risorse naturali e interventi limitatamente invasivi per il paesaggio costiero.

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Linee guida di intervento sul waterfront balneare

Ad ogni pilastro sono associati 2 Obiettivi Strategici che rappresentano le principali linee di azione individuate dal tema, ai quali tutti gli interventi alle diverse scale dovranno tendere e fare riferimento. Questi sono quindi suddivisi in una serie di Linee Strategiche Generali che approfondiscono l’orientamento dell’obiettivo, individuando Azioni Specifiche Locali che concludono la diramazione della linea guida. Alle linee strategiche è associato un ambito di interesse territoriale o urbano che individua la zona o la fascia di intervento alla quale la linea strategica fa riferimento.

Una rappresentazione grafica delle linee strategiche è individuata a scala territoriale mentre una visione più approfondita prende in considerazione l’oggetto di studio, il waterfront del distretto Ceccarini, nel quale sarà indicata una possibile visione dell’applicazione di alcune azioni locali, facenti parte di strategie riferite ad un ambito di interesse associabile all’assetto urbano del distretto. Infine, saranno presi in esame due luoghi simbolo dell’area di studio per i quali verrà presentata un’immagine schematica che rappresenta l’insieme delle azioni strategiche in un’ipotetica suggestione progettuale. Individua un tema di veicolazione per le azioni di intervento. Rappresenta lo “slogan” della strategia ed è individuato con un numero romano (I, II, III, IV) e un colore specifico

Pilastro di Direzione Tematica

Obiettivo Strategico

Rappresenta una principale linea di azione individuata dal tema, ad esso fanno riferimento le seguenti linee strategiche. È individuato con un numero (1,2)

Linea Strategica Generale

Individua la direzione d’azione dell’obiettivo ed è suddivisa per ambito di intervento individuato su scala territoriale. Si classifica secondo lettere (a, b, c, ...)

(Ambito di intervento)

Approfondisce l’intervento a scala locale facendo direttamente riferimento alla linea strategica. Viene individuata con l’accoppiamento di numeri e lettere (a1, a2, b1, ...)

Azione Specifica Locale

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Capitolo 4

I PILASTRI E GLI OBIETTIVI STRATEGICI

I.

IL RI-CONOSCIMENTO DELLE IDENTITÀ LATENTI

II.

LA RI-CONQUISTA DELLE RELAZIONI URBANO-COSTIERE

III. IL RI-PENSAMENTO

DELL’ORGANIZZAZIONE SPAZIO-FUNZIONALE

IV.

LA RI-ATTIVAZIONE DELLE CAPACITÀ E POTENZIALITÀ INTRINSECHE DEL TERRITORIO

1.Trasformazione del waterfront in un laboratorio progettuale condiviso 2. Elevazione del fronte mare a fronte più importante della città balneare

1.Valorizzazione delle connessioni terra-mare naturali e antropiche 2. Distinzione dei percorsi e rafforzamento della mobilità lenta

1.Progettazione trasversale degli spazi pubblici e privati del waterfront 2. Rifunzionalizzazione degli spazi aperti e delle aree costruite del waterfront

1.Ripristino dei sistemi di difesa naturali della costa 2. Valorizzazione del patrimonio costruito e preservazione del non costruito

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Linee guida di intervento sul waterfront balneare

Pilastro I - Obiettivo strategico 1

Trasformazione del waterfront in un laboratorio progettuale condiviso

Linee Strategiche generali

Azioni Specifiche locali

a. Definire un programma strategico condiviso tra province, regioni, comuni costieri per la rigenerazione del paesaggio costiero

a1. Individuare una struttura organizzativa che si occupi dello studio di progetti a diversa scala (territoriale e urbana), della ricerca dei finanziamenti e bandi sia pubblici che privati o provenienti da istituzioni nazionali o sovra-nazionali

Ambito di intervento: litorale inter-provinciale

a2. Privilegiare i progetti che integrino in un’unica politica di intervento: la difesa del territorio costiero dall’erosione, l’attenzione ai temi del cambiamento climatico e ad alle conseguenze sulle popolazioni costiere e sul turismo, la valorizzazione delle identità del paesaggio balneare, la riqualificazione degli spazi attraverso cooperazioni tra soggetti pubblici e privati

b. Favorire l’interazione tra le strutture amministrative e le università per organizzare workshop, seminari, summer school, laboratori di studio e ricerca sui diversi tratti di costa e le varie peculiarità morfologiche-funzionali che li caratterizzano

b1. Individuare delle aree specifiche di intervento a scala urbana da studiare attraverso un tema di lavoro comune, privilegiando gli aspetti critici del sistema territoriale costiero come l’urbanizzazione dei litorali, la perdita degli ambienti naturali, l’abusivismo costiero, l’inquinamento, oppure temi più identitari come la storia urbana del balneare, il rapporto con il mare e la valorizzazione del paesaggio

Ambito di intervento: litorale inter-provinciale

b2. Collaborare con enti di ricerca nazionale per sviluppare dossier di ricerca scientifici sui quali costruire le basi per le politiche di intervento future

c. Individuare una strategia di marketing comunicativa che tenga conto della potenzialità del digitale e punti al rinnovamento dell’immagine turistica della costa e si basi sulla creazione di percorsi di partecipazione

c1. Indire bandi di concorso per piccole startup atti a sviluppare nuove app ad uso di turisti e residenti sia per la promozione del territorio che per sensibilizzare gli utenti su tematiche importanti alla riconfigurazione sostenibile dell’uso della spiaggia e del mare

Ambito di intervento: litorale urbano, città balneare

c2. Coinvolgere cittadini (residenti e turisti), imprenditori, associazioni e tutte le utenze che sono, in modo diretto o indiretto, chiamate a far parte del progetto attraverso l’organizzazione di momenti di condivisione delle strategie e degli obiettivi, di dibattiti pubblici e incontri focalizzati c3. Affidarsi ad un team di esperti in comunicazione che insieme ad un team locale collaborino per la formazione del piano di incontri, l’individuazione degli stakeholders, gli ambiti di argomentazione e la struttura dello storytelling c4. Creazione di un logo per rappresentare la nuova immagine della città turistica o dell’area interessata dalle trasformazioni, e condivisione del progetto attraverso i canali dei social media nei quali trasportare azioni e promozioni

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Capitolo 4

Pilastro I - Obiettivo strategico 2

Elevazione del fronte mare a fronte più importante della città balneare

Linee Strategiche generali

Azioni Specifiche locali

a. Potenziare il porto turistico e valorizzare le attività della tradizione marittima, come la pesca e la nautica, attraverso la rigenerazione puntuale dello spazio pubblico

a1. Riqualificare a livello ingegneristico l’intera area delle banchine e dei moli e progettare interventi di messa in sicurezza dei sistemi di sostegno e di difesa dall’azione erosiva del moto ondoso a2. Individuare nell’area un set di attività ricreative, sportive, commerciali che costituiscono i simboli principali degli usi caratteristici del porto e alle quali dare maggiore visibilità e qualità architettonica agli spazi che ne competono l’utilizzo

Ambito di intervento: litorale urbano

a3. Progettare una distinzione funzionale nello spazio costruito lungo la darsena di ponente attraverso una diversa colorazione delle pavimentazioni o arredi funzionali: l’area del mercato ittico e della pesca, l’area degli sport nautici, l’area ristorativa-commerciale a4. Riutilizzare le aree ad oggi usate come parcheggi nella darsena di levante per la creazione di una piazza pubblica in connessione con gli spazi portuali-marittimi, pensata come la “nuova piazza del mare” a5. Recuperare il rapporto con il mare attraverso la riqualificazione delle banchine, individuando delle situazioni ottimali e sicure per progettare una “discesa in acqua” dello spazio costruito connesso al ripensamento di un nuovo spazio pubblico “in acqua” a6. Valutare la progettazione di una nuova darsena verso mare che permetterebbe l’ampliamento della capienza di ormeggi del porto e la valorizzazione dell’area a nuovo “polo marittimo”

b. Sviluppare progetti immobiliari di rinnovamento e recupero architettonico-edilizio lungo il fronte Ambito di intervento: tessuto urbanizzato del fronte mare

b1. Individuare nel nuovo piano urbanistico comunale (PUG) le aree sul fronte mare che necessitano di una rigenerazione dell’edificato o di una destinazione urbanistica nuova, per le quali saranno costruite delle società pubblico-private per la realizzazione dei progetti b2. Ricercare finanziamenti atti alla riqualificazione di aree più o meno estese nelle quali sono presenti edifici ricettivi, residenziali e commerciali che necessitano di un restyling di un linguaggio architettonico nuovo e unitario b3. Indire bandi di concorso o manifestazioni di interesse premiando la qualità architettonica delle proposte, l’attenzione all’aspetto paesaggistico e la presenza di soluzioni costruttive sostenibili b4. Privilegiare le proposte che tengono conto di più aree (costruite e dismesse) sul fronte mare con l’intento di creare nuovi quartieri polifunzionali sul waterfront

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Linee guida di intervento sul waterfront balneare

c. Valorizzare il lungomare come asse di connessione litoraneo che attraversa senza soluzione di continuità il waterfront Ambito di intervento: tessuto urbanizzato del fronte mare

c1. Ridisegnare le aree di lungomare critiche o meno qualitative lungo il waterfront per garantire l’adeguata suddivisione dei percorsi e la presenza di spazi d’ombra, aree verdi e abbattimento delle barriere architettoniche c2. Progettare l’asse del lungomare puntando sulla qualità degli arredi, delle strutture e della vegetazione creando una visione caratteristica e omogenea dello spazio pubblico costiero. Per esempio attraverso l’uso di materiali leggeri che riprendano le forme del mare e della spiaggia, la piantumazione di alberi e piccoli arbusti indicati per la vicinanza all’ambiente della costa c3. Individuare spazi polifunzionali dove l’assialità del lungomare viene spezzata in favore di una connessione tra le aree di tessuto interno e la spiaggia c4. Potenziare il rapporto tra le funzioni esistenti ai piani terra e lo spazio pubblico attraverso l’utilizzo di facciate continue che assicurino una attraversabilità fisica e visiva

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Capitolo 4

Pilastro II - Obiettivo strategico 1

Valorizzazione delle connessioni terra-mare, naturali e antropiche

Linee Strategiche generali

Azioni Specifiche locali

a. Riorganizzare la mobilità a livello comunale e il sistema degli accessi collegati alle aree di parcheggio lontane dall’area balenare creando una rete di trasporto pubblico specifica

a1. Individuare i punti di accesso principali all’area comunale e favorire l’utilizzo dei mezzi pubblici per il raggiungimento dei luoghi turistici, garantendo la presenza di adeguati posti auto nelle vicinanze della via d’entrata/uscita

Ambito di intervento: entroterra urbano

a2. Collaborazione con le strutture ricettive per l’organizzazione dell’arrivo e del trasferimento del turista a destinazione a3. Collaborazione con le società di trasporto pubblico per incentivare gli spostamenti verso la destinazione balneare senza mezzi propri a4. Collaborazione con le forze d’ordine locali per l’individuazione di periodi di divieto di circolazione in aree specifiche della città, soprattutto nella zona di waterfront durante i periodi di maggiore frequenza

b. Costruire una rete di mobilità lenta inserita in corridoi verdi e blu che attraversino la città e si colleghino con la costa

b1. Individuare nell’entroterra dei punti panoramici con visuali verso la costa raggiungibili dalla città turistica attraverso percorsi ciclo-pedonali

Ambito di intervento: entroterra urbano

b2. Potenziare la rete ciclabile esistente attraverso il collegamento dei tratti interrotti e favorire i percorsi integrati tra costa e paesaggio, sfruttando il lungomare per il primo ambito e i percorsi lungofiume per il secondo

c. Valorizzare i percorsi fluviali favorendo la formazione di strade della biodiversità acquatica e di nuovi spazi di relazione tra tessuto urbano, aree verdi e sistema delle acque

c1. Progettare percorsi naturalistici lungo i corsi d’acqua principali che attraversano l’area urbana, trasformandoli in vie d’acqua parzialmente navigabili (asse fluviale urbanizzato) o in nuove vie di escursionistiche (asse fluviale non urbanizzato)

Ambito di intervento: entroterra urbano, litorale a carattere naturale

c2. Valorizzare il corso d’acqua del porto canale attraverso l’eliminazione o l’adattamento delle barriere fisiche che non permettono l’accesso, posizionando elementi in acqua con funzioni collettive come chiatte e passerelle pedonali c3. Garantire, attraverso soluzioni amministrative ad hoc, la collaborazione dei proprietari dei terreni agricoli o dismessi attraversati dai percorsi lungofiume progettati c4. Garantire, attraverso l’individuazione di nuove aree per il deposito, la collaborazione dei proprietari delle imbarcazioni ormeggiate nella porzione di canale oggetto di rigenerazione

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Linee guida di intervento sul waterfront balneare

d. Connettere secondo una strategia di intervento tematicastorica l’area balneare con quella urbana, valorizzando gli assi urbani esistenti e privilegiando quelli che presentano percorsi pedonali-ciclabili in sede propria Ambito di intervento: entroterra urbano, litorale urbano

d1. Rigenerare gli spazi pubblici urbani come luoghi di richiamo al paesaggio costiero, per esempio utilizzando per gli arredi la forma tradizionale della cabina d2. Trasformare gli assi di collegamento perpendicolare alla costa in cannocchiali visivi verso il mare da un lato e verso la città dall’altro, sfruttando anche la continuità dei filari alberati d3. Individuare un tema progettuale unitario che interessi l’asse in tutta la sua lunghezza e determini la sua rigenerazione come percorso tematico guidato da un format di design specifico (inserimento di arredi specifici, uso di colorazioni a tema e installazioni informative) d4. Guidare il visitatore, lungo la passeggiata lungomare o nei percorsi pedonali che attraversano le varie aree del waterfront, come la spiaggia o la darsena, verso le attrazioni storico-culturali del territorio attraverso pannelli informativi digitali o soluzioni artistiche-attrattive

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Capitolo 4

Pilastro II - Obiettivo strategico 2

Distinzione dei percorsi e rafforzamento della mobilità lenta

Linee Strategiche generali

Azioni Specifiche locali

a. Riconfigurare la viabilità del waterfront attraverso la separazione delle diverse categorie di flussi presenti

a1. Separazione dei flussi tra la strada litoranea e gli assi ciclabilipedonali: in corrispondenza dei viali di incrocio predisporre un sottopasso pedonale oppure interramento parziale della viabilità carrabile lungo tutta l’area interessata, mantenendo il passaggio in superficie del solo trasporto pubblico

Ambito di intervento: tessuto urbanizzato del fronte mare

a2. Progettare uno slittamento di sezione del percorso ciclo-pedonale nell’area portuale attraverso l’inserimento di un attraversamento in quota che permetterebbe di creare una nuova terrazza di affaccio sul mare

b. Individuare l’area portuale come hub di interscambio modale per i collegamenti marittimi, potenziamento delle rotte turistiche Ambito di intervento: tessuto urbanizzato del fronte mare

b1. Sostituire le zone di parcheggio in superficie con parcheggi interrati o utilizzando aree dismesse nei pressi dell’area di intervento b2. Vietare la circolazione di veicoli a motore nell’area considerata b3. Sistemare le banchine della darsena con suddivisione dei punti di attracco delle imbarcazioni per le rotte turistiche e del piccolo commercio b4. Progettare una nuova stazione marittima nella quale far confluire, oltre i flussi del trasporto via mare, anche quelli provenienti dal passaggio del trasporto pubblico sulla litoranea, dalle vie di accesso alla mobilità lenta e carrabile attraverso il collegamento ai parcheggi interrati

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Linee guida di intervento sul waterfront balneare

Pilastro III - Obiettivo strategico 1

Progettazione trasversale degli spazi pubblici e privati del waterfront

Linee Strategiche generali

Azioni Specifiche locali

a. Connettere spazialmente le aree pubbliche e private confinanti presenti lungo il waterfront e riqualificare la successione dei fronti aperti-chiusi

a1. Individuare i piani terra o i primi piani degli edifici nei quali è presente una funzione pubblica e progettare una connessione diretta con lo spazio pubblico attraverso l’eliminazione delle barriere fisiche come separazioni, cancellate, siepi divisorie.

Ambito di intervento: tessuto urbanizzato del fronte mare

a2. Individuare la presenza di strutture ricettive, residenziali o commerciali con spazi antistanti come dehors, giardini, aree verdi d’ingresso che possono essere messe in comunicazione con le aree del lungomare in favore di un’estensione spazio pubblico a3. Valorizzare i tessuti ad uso culturale-ricreativo presenti sul fronte, riqualificando gli spazi antistanti e individuando nuove connessioni funzionali con il tessuto interno e con il lungomare a4. Mantenere le situazioni di apertura individuate lungo il fronte edificato, rigenerando le aree non costruite come nuovi “parchi urbani del mare”

b. Garantire la percezione dell’ambiente naturale e individuare nuove connessioni fisiche e visive tra la città, la spiaggia e il mare anche attraverso il progetto della sezione urbana del lungomare Ambito di intervento: tessuto urbanizzato del fronte mare, entroterra urbano

b1. Ricercare la presenza di punti panoramici con vista mare attraverso la creazione di belvedere lungo la passeggiata ad esempio riutilizzando le coperture degli esercizi commerciali presenti sulla spiaggia b2. Individuare viste panoramiche lungo gli isolati del fronte edilizio, nelle aree dove la densità di costruito è minore, attraverso installazioni architettoniche sia fisse che removibili b3. Mantenere e valorizzare la trasversalità degli assi che dalla città giungono al waterfront, progettandoli come strade urbane che sfociano in ampi spazi pubblici riqualificati sul mare o sulla spiaggia. b4. Prolungare gli assi stradali urbani, dove possibile, verso mare e ridefinire gli spazi aperti di attraversamento come nuovi luoghi di relazione tra la città e il mare

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Capitolo 4

Pilastro III - Obiettivo strategico 2

Rifunzionalizzazione degli spazi aperti e delle aree costruite del waterfront

Linee Strategiche generali

Azioni Specifiche locali

a. Inserire funzioni differenziate lungo la passeggiata, suddividendo il waterfront secondo aree tematiche

a1. Inserire attrezzature per lo sport e il tempo libero per valorizzare i tratti più periferici del lungomare, in corrispondenza delle funzioni sportive presenti nel tessuto interno. Le attrezzature possono essere collocate in aree verdi e/o pavimentate ricavate nello spazio tra la spiaggia e il fronte edificato

Ambito di intervento: tessuto urbanizzato del fronte mare

a2. Individuare degli assi di connessione, come strade urbane o percorsi ciclo-pedonali per connettere le funzioni sul waterfront con quelle interne alla città a3. Progettare nuovi tratti di lungomare nei pressi di tessuti abbandonati o dismessi, inserendo aree verdi usufruibili dalla collettività, attraversate da percorsi e sentieri e con scorci diretti verso il mare. a4. Progettare nuovi tratti di lungomare nei pressi di tessuti abbandonati o dismessi rifunzionalizzando le strutture degradate presenti sul fronte mare e privilegiando la collocazione delle funzioni pubbliche ai piani terra e private ai piani superiori. a5. Riqualificare i tratti di fronte mare meno bisognosi di interventi urbani attraverso l’inserimento di servizi ricreativi e culturali come gallerie d’arte permanenti, spazi dedicati a laboratori didattici, installazioni urbane permanenti o temporanee. a6. Utilizzare le aree aperte o i giardini degli edifici sul fronte per inserire funzioni pubbliche in connessione con gli spazi del lungomare soprattutto nei tratti meno ampi, individuando le strutture ricettive disponibili a mettere a servizio della collettività le aree private

b. Riutilizzare l’asse degli stabilimenti durante le varie stagioni e le ore del giorno per favorire una frequentazione differenziata, una maggiore sicurezza delle attrezzature e una migliore qualità paesaggistica e pubblica della spiaggia

b1. Favorire la collaborazione tra i concessionari per la progettazione di nuovi assetti funzionali e morfologici degli stabilimenti, incentivando la qualità architettonica e spaziale, il diradamento delle strutture fisse per garantire la percezione del mare, puntando sulla fruibilità continua della spiaggia in quanto spazio pubblico identitario della città balneare

Ambito di intervento: litorale urbano

b2. Promuovere eventi pubblici alternati alla funzione balneare nelle aree urbanizzate della spiaggia come spettacoli musicali o artistici b3. Riutilizzare le strutture fisse lungo l’arenile per inserire funzioni temporanee come chioschi, bar, punti informativi, piccole attività commerciali attraverso lo sviluppo di una gestione partecipata tra i concessionari b4. Eliminare le barriere divisorie tra l’arenile e il lungomare, riqualificando la linea di separazione attraverso passaggi nel verde, gradinate di discesa, ampliamenti e integrazioni tra i due spazi b5. Riconfigurare gli spazi attrezzati sulla spiaggia e adiacenti al lungomare, come un parco unitario e condiviso dai diversi concessionari

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Linee guida di intervento sul waterfront balneare

b6. Individuare alcune concessioni disponibili ad una progettazione innovativa dell’organizzazione del servizio balneare e delle attrezzature balneari che tenga conto della tradizione del modello italiano-adriatico ma integri nuove e moderne soluzioni che favoriscano usi più collettivi e rispettosi dell’ambiente naturale

c. Trasformare l’area portuale in polo sportivo nautico e del piccolo commercio ittico Ambito di intervento: tessuto urbanizzato del fronte mare

c1. Potenziare le attività nautiche-sportive già presenti nell’area, individuando a livello di piano nuovi spazi e strutture adeguate alla conduzione dell’attività e ricercando finanziamenti dalla candidatura per accogliere eventi sportivi di medio-grande interesse nazionale e internazionale c2. Progettare una base nautica nei pressi della spiaggia e del mare sulla quale far confluire una serie di funzioni collettive come bar/ristoranti, spazi pubblici con vista mare, servizi di primo soccorso in mare e aule didattiche c3. Riconfigurare l’assetto dei moli e degli spazi di balneazione contigui in previsione di un ampliamento dell’attività sportiva e valutare a livello paesaggistico e ingegneristico la costruzione di una nuova darsena c4. Individuare nelle aree di competenza portuale uno spazio per la creazione di una nuova piazza del mercato ittico in connessione con le attività già presenti in loco e favorendo la collaborazione tra le diverse autorità (Autorità Marittima, Amministrazione comunale, associazioni diportistiche) c5. Individuare i punti di accesso distribuiti tra la mobilità lenta e il traffico carrabile attraverso l’inserimento di una stazione metro/bus e l’individuazione dei percorsi di collegamento con la città e con il waterfront

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Capitolo 4

Pilastro IV - Obiettivo strategico 1

Ripristino dei sistemi di difesa naturali della costa

Linee Strategiche generali

Azioni Specifiche locali

a. Individuare le aree critiche lungo il waterfront e promuovere progetti di rigenerazione con approccio attento alla conservazione dell’habitat costiero

a1. Inserire nelle previsioni di recupero delle ex-colonie presenti sul litorale un ampliamento verso la spiaggia dell’area di intervento valutando progetti di valorizzazione paesaggistica e miglioramento della fruibilità attraverso sistemi di accesso per la viabilità lenta (lungomare e percorsi) e veloce (aree di parcheggio esterne e fermate metro/bus)

Ambito di intervento: litorale a carattere naturale

a2. Integrare gli edifici abbandonati e dismessi nelle opere di riqualificazione del litorale inserendo funzioni pubbliche e distaccamenti di uffici e agenzie del territorio. a3. Individuare le aree di litorale a rischio perché soggette all’azione distruttiva delle mareggiate e prevedere la demolizione delle attrezzature incongrue o l’arretramento delle stesse verso la passeggiata dove possono diventare stazioni di monitoraggio delle azioni atmosferiche e marine

b. Progettare a livello paesaggistico i tratti di litorale non urbanizzati attraverso progetti di risarcimento ecologico

b1. Ricostituire i cordoni dunali nelle zone di spiaggia libera al confine con altri comuni

Ambito di intervento: litorale urbano

b2. Creare parchi costieri visitabili con ripristino della vegetazione mediterranea e autoctona come pinete marittime, progettati attraverso l’inserimento di percorsi e sentieri pedonali rialzati rispetto alla quota terreno per permettere l’evoluzione naturale della zona sottoposta a ripristino vegetativo b3. Ripristinare zone paludose o aree adibite alla fitodepurazione nei pressi della foce dei fiumi, progettate come nuovi bacini di accumulo lungo la costa

c. Studiare l’attuazione di nuovi metodi per la protezione del litorale dall’erosione costiera Ambito di intervento: litorale urbano, litorale a carattere naturale

c1. Sostituire l’apporto di sabbia meccanico lungo gli arenili con metodologie di recupero naturale del sedimento sabbioso dove non sia possibile mantenere o ripristinare il cordone dunale c2. Individuare aree pilota nelle quali testare metodi alternativi di protezione dall’erosione, inserite sia in contesti semi-naturali che urbanizzati; in quest’ultimi prevedere una collaborazione con i concessionari spingendo l’intervento attraverso incentivi. c3. Istituire tavoli di lavoro e confronto tra esercenti delle attività economiche, amministrazione, esperti e conoscitori della materia per sensibilizzare sul problema dell’erosione e mettere in atto linee guida per l’azione preventiva che preservi l’economia balneare e il paesaggio c4. Creare un database informatico consultabile liberamente dove vengono individuate le aree problematiche, le soluzioni adottate e quelle in uso, le previsioni future sul livello del mare e sulle maree utili a progettare azioni specifiche e indirizzate

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Linee guida di intervento sul waterfront balneare

Pilastro IV - Obiettivo strategico 2

Valorizzazione del patrimonio costruito e preservazione del non costruito

Linee Strategiche generali

Azioni Specifiche locali

a. Utilizzare le aree portuali come laboratori di ricerca scientifica e tecnologica per lo sfruttamento dell’energia marina

a1. Individuare aree bagnate all’interno o all’esterno della darsena per sperimentare metodi di stoccaggio e riutilizzo dell’energia marina (termica, maree, moto ondoso) a2. Installazione di strutture leggere amovibili per l’elaborazione diretta dei dati che fungano anche da centri informativi per il periodo di sperimentazione

Ambito di intervento: tessuto urbanizzato del fronte mare

a3. Promuovere la disponibilità della città all’interno di università e centri di ricerca per individuare laboratori e team di lavoro anche in collaborazione con le altre realtà costiere

b. Ridurre l’impatto ambientale della fascia costruita favorendo la qualità materico-costruttiva di stabilimenti fissi e strutture mobili

b1. Usare materiali costruttivi eco-sostenibili e/o riciclati per la costruzione di nuove strutture balneari o per la riqualificazione di stabilimenti necessari di interventi b2. Ricercare e attivare finanziamenti inter-istituzionali per generare incentivi da distribuire ai concessionari che propongono progetti di recupero e riconfigurazione degli stabilimenti, attraverso proposte attente alle questioni ambientali

Ambito di intervento: tessuto urbanizzato del fronte mare, litorale urbano

b3. Promuovere l’installazione di impianti di recupero e riciclo dell’acqua o fotovoltaici lungo le diverse fasce del waterfront, utilizzando le coperture di attività balneari, commerciali, ricettive b4. Sfruttare gli spazi pubblici della spiaggia e del lungomare durante la stagione invernale, per inserire prototipi di sfruttamento delle energie rinnovabili attraverso installazioni didattico-artistiche con potenziale attrattivo b5. Utilizzare materiali riciclati e pose a secco per la costruzione di pavimentazioni e percorsi di accesso e attraversamento del waterfront

c. Limitare il consumo di suolo nelle aree in prossimità della spiaggia, preservando le condizioni naturali e i vuoti residui ancora presenti lungo il litorale Ambito di intervento: tessuto urbanizzato del fronte mare

c1. Riqualificare i tratti costieri liberi dall’urbanizzazione attraverso un loro inserimento nella rete di spazi pubblici urbani tramite percorsi ciclopedonali o connessioni ecologiche tra mare ed entroterra c2. Valorizzare i margini tra edificato e non edificato in corrispondenza della spiaggia attraverso l’uso di filtri verdi se il costruito risulta di non particolare pregio o estensione dello spazio pubblico se questo fosse presente, facendo particolare attenzione a tutelare la condizione di “vuoto” c3. Prediligere uno sviluppo dell’urbanizzazione costiera, quando questa fosse necessaria, il più possibile permeabile in senso trasversale (entroterra-mare) mantenendo la continuità delle connessioni viarie (percorsi ciclo-pedonali, viali alberati, accessi pubblici all’area di waterfront) e sceniche (cannocchiali prospettici, viste trasversali)

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Capitolo 4

VISION STRATEGICA TERRITORIALE 1:30.000

Individuazione dell’area di approfondimento (distretto Ceccarini)

TAV. 4.1


Linee guida di intervento sul waterfront balneare Legenda RIORGANIZZAZIONE DELLA MOBILITÀ Integrazione nella rete di nuove linee di trasporto pubblico terra-mare Potenziamento delle aree di parcheggio esistenti per favorire l’interscambio di flussi tra mobilità pubblica e privata

Pilastro: II Riconquista delle relazioni urbano-costiere Obiettivo strategico: 1 Valorizzazione delle connessioni terra-mare Linea strategica: a

VALORIZZAZIONE DEGLI ASSI FLUVIALI Pilastro: II Riconquista delle relazioni urbano-costiere Obiettivo strategico: 1 Valorizzazione delle connessioni terra-mare Linea strategica: c

Trasformazione del percorso fluviale in collegamento naturalistico tra costa ed entroterra Trasformazione del porto canale in asse fluviale urbano CONNESSIONE TRA L’AREA BALNEARE E URBANA Trasformazione dei viali alberati in cannocchiali visivi terra-mare

Pilastro: II Riconquista delle relazioni urbano-costiere Obiettivo strategico: 1 Valorizzazione delle connessioni terra-mare Linea strategica: d

Collegamento tra la città e l’area balneare tramite l’individuazione di percorsi tematici-storici Rigenerazione degli spazi pubblici della città con richiami all’area balneare Valorizzazione e integrazione nei percorsi, dei punti panoramici con visuale verso la costa RIORGANIZZAZIONE SPAZIO FUNZIONALE Connessione tra i punti di discontinuità generati da intersezioni o cambi di assetto spaziale del lungomare Individuazione di aree tematiche di connessione tra il waterfront e il tessuto interno Individuazione di assi visuali di penetrazione nel tessuto urbano interno Asse del lungomare da rigenerare attraverso la diversificazione e l’inserimento di nuove funzioni Progettazione di un nuovo lungomare ciclo-pedonale Valorizzazione e rigenerazione dell’intera area portuale RIPRISTINO DEI SISTEMI DI DIFESA DELLA COSTA

Pilastro: III Ripensamento dell’organizzazione spaziofunzionale Obiettivo strategico: 1 Progettazione trasversale degli spazi pubblici e privati Linee strategiche: a,b

Pilastro: III Ripensamento dell’organizzazione spaziofunzionale Obiettivo strategico: 2 Rifunzionalizzazione degli spazi aperti e delle aree costruite del waterfront Linee strategiche: a,c Pilastro: IV Riattivazione delle potenzialità intrinseche del territorio Obiettivo strategico: 2 Valorizzazione del patrimonio costruito e preservazione del non costruito Linee strategiche: c

Rigenerazione paesaggistico-costiera delle aree libere situate ai confini amministrativi del waterfront con preservazione del “vuoto” e recupero del costruito degradato Ripristino dell’ambiente naturale e recupero del patrimonio architettonico

Pilastro: IV Riattivazione delle potenzialità intrinseche del territorio Obiettivo strategico: 1 Ripristino dei sistemi di difesa naturali della costa Linee strategiche: b,c

Individuazione nel tessuto non costruito di possibili aree a esondazione controllata o da destinare a bacini di accumulo Introduzione di sistemi “morbidi” di difesa dall’erosione costiera nei tratti non urbanizzati del litorale 145


Capitolo 4

VISION STRATEGICA LOCALE 1:5.000 Individuazione delle aree oggetto di approfondimento

TAV. 4.2


Linee guida di intervento sul waterfront balneare Legenda Aree da riqualificare come nuovi spazi pubblici connessi con gli spazi urbani del waterfront

Pilastro: III Ripensamento dell’organizzazione spaziofunzionale Obiettivo strategico: 2 Rifunzionalizzazione degli spazi aperti e delle aree costruite del waterfront Azioni specifiche: a5, a6, b4, b5, c4

Porzioni di confine delle aree private da riqualificare attraverso l’inserimento trasversale di funzioni e servizi collettivi Rimozione delle separazioni fisiche tra spazi pubblici e privati Valorizzazione della percezione visiva del mare dall’area urbana interna Rigenerazione dello spazio pubblico attraverso l’inserimento di attrazioni o padiglioni temporanei

Pilastro: III Ripensamento dell’organizzazione spaziofunzionale Obiettivo strategico: 1 Progettazione trasversale degli spazi pubblici e privati Azioni specifiche: b1, b3, b4

Riutilizzo delle coperture di edifici pubblici e privati come terrazze panoramiche usufruibili dalla collettività Rafforzamento del rapporto con il mare attraverso l’estensione dei principali assi urbani trasversali Individuazione di aree tematiche nel tessuto interno per l’inserimento di servizi ricreativi e culturali in connessione con il waterfront Aree pubbliche o private nel tessuto interno da inserire nel programma di rifunzionalizzazione

Pilastro: III Ripensamento dell’organizzazione spaziofunzionale Obiettivo strategico: 2 Rifunzionalizzazione degli spazi aperti e delle aree costruite del waterfront Azioni specifiche: a2, a5, b3

Potenziamento dei servizi collettivi Aree portuali da destinare alla sperimentazione sullo stoccaggio e il riutilizzo dell’energia marina Utilizzo delle coperture piane per l’installazione di impianti di recupero energetico solare Inserimento di metodi apporto naturale del sedimento sabbioso Individuazione di aree bagnate per l’estensione dello spazio pubblico portuale Aree da rigenerare attraverso la progettazione architettonica degli spazi, l’uso di colorazioni per la pavimentazione e l’inserimento di spazi polifunzionali Riqualificazione e messa in sicurezza dei sistemi di difesa (scogliere) sostegno dei moli Aree dismesse lungo il fronte da destinare a progetti di riqualificazione immobiliare con partnership pubblico-private Trasformazione degli assi urbani in cannocchiali visivi Individuazione di percorsi tematici con inserimento di installazioni didattiche Sistemazione delle banchine attraverso l’apertura allo spazio urbano Strade urbane destinate al passaggio del solo trasporto pubblico Intersezioni da potenziare attraverso la progettazione di sottopassi ciclo-pedonali o passaggi sopraelevati Nuove stazioni di scambio per il trasporto pubblico e marittimo 147

Pilastro: IV Riattivazione delle potenzialità intrinseche del territorio Obiettivo strategico: 2 Riutilizzo del patrimonio costruito come risorsa per una rigenerazione sostenibile Azioni specifiche: a1, b3

Pilastro: I Riconoscimento delle identità latenti Obiettivo strategico: 2 Elevazione del fronte mare a fronte più importante della città balneare Azioni specifiche: a1, a3, a4, b1, c2

Pilastro: II Riconquista delle relazioni urbano-costiere Obiettivo strategico: 1 Valorizzazione delle connessioni terra-mare Azioni specifiche: c2, d3, d4

Pilastro: II Riconquista delle relazioni urbano-costiere Obiettivo strategico: 1 Distinzione dei percorsi e rafforzamento della mobilità lenta Azioni specifiche: a2, b2, b4


Capitolo 4

SUGGESTIONI PROGETTUALI ESEMPI DI APPLICAZIONE DELLE LINEE GUIDA

Utilizzo di facciate continue Riconfigurazione spaziale e funzionale degli stabilimenti

Rigenerazione degli spazi come nuovi poli attrattivi sul mare

Creazione di terrazze panoramiche verso la spiaggia e il mare

Installazione di impianti fotovoltaici sui tetti piani

Riconfigurazione degli spazi privati come nuovi parchi verdi

Mantenimento delle connessioni ciclo-pedonali sul lungomare

Inserimento di installazioni temporanee o permanenti nello spazio pubblico

Ricostituzione del sedimento sabbioso

Rafforzamento del rapporto tra spazio pubblico e spiaggia

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Linee guida di intervento sul waterfront balneare

Creazione di situazioni di apertura visiva

Inserimento di funzioni pubbliche ai piani terra

Inserimento di nuove strutture per il potenziamento dei servizi pubblici portuali

Ampliamento della darsena verso il mare

Valorizzazione immobiliare e recupero architettonicoedilizio

Eliminazione delle barriere fisiche tra spazi pubblici e spiaggia

Sistemazione e riqualificazione delle banchine portuali

Individuazione di aree per la sperimentazione di metodi di riutilizzo dell’energia marina

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Estensione dello spazio pubblico in area bagnata attraverso pedane galleggianti e fisse


CONCLUSIONI

Il lungo percorso, dispiegatosi tra le difficoltà di ricerca, inquadramento, interpretazione e analisi di una nuova tipologia urbana, quella del waterfront balneare, giunge qui ad una parziale conclusione, con la consapevolezza che ulteriori approfondimenti si rendano però necessari, per esplorare in profondità tutte le potenzialità che questo particolare ambito urbano può rivestire in futuro nei processi di rigenerazione urbana. Come si è potuto affermare nella fase iniziale della trattazione, il waterfront balneare rientra nella varietà morfologica che si osserva lungo le coste, ed essendo quindi parte integrante di un sistema urbano-naturale riconosciuto nelle sue fragilità e molteplicità di risorse, diverso per vari aspetti dalle altre componenti, merita l’identificazione in una classe tipologica specifica. Questa affermazione ha fatto sì che la ricerca prendesse uno slancio inaspettato: nel complesso e vasto insieme di testi, articoli e saggi riguardanti il tema del rapporto della città con il mare, si è subito notata l’assenza di approfondimenti attinenti all’aspetto ecologico, topologico e morfologico di quella componente della struttura urbana a vocazione balneare, considerata in questa tesi come una sezione specifica – e per certi versi autonoma e ben riconoscibile – del complesso sistema urbano, non solo quindi esclusivamente come una zona funzionale ad alta specializzazione economica o come ambito naturale ad alto tasso di antropizzazione ed elevata alterazione del suo stato naturale originario. In questa

prospettiva, il waterfront balneare viene inteso come una parte estremamente identitaria degli insediamenti urbanocostieri, i cui caratteri – riconosciuti e distinti in modo netto dal resto del tessuto urbano – assumono una loro tipicità esclusiva che impone una metodologia di intervento progettuale innovativo e sperimentale. Le questioni sollevate nella fase di ricerca e analisi, secondo questo punto di vista, permettono di rilevare alcune lacune nella pur abbondante letteratura che negli ultimi anni ha interessato il waterfront (per quanto l’attenzione abbia sempre privilegiato le aree portuali dismesse e rigenerate), trascurandone spesso la dimensione ecologica, e di conseguenza, le considerazioni sugli effetti del cambiamento climatico, le sue implicazioni sulle profonde trasformazioni che questo ambito subirà in futuro. Immediata ricaduta di questa preoccupante evoluzione, sarà anche l’alterazione di quel predominante carattere urbano che ha contraddistinto in modo quasi esclusivo l’immagine e l’organizzazione urbana negli ultimi decenni di una realtà come Riccione. Tutto questo, agli occhi della ricerca è parso inammissibile, soprattutto nel momento in cui è venuto alla luce l’importante valore identitario, sociale ed ambientale legato alle diverse relazioni che animano e modellano il waterfront della città balneare: luogo di aggregazione, ludico e ricreativo, luogo di attività economiche, di fruizione, un luogo di transito, ma anche di sosta, di contemplazione, di relazione diretta con la spiaggia e il mare, uno spazio pubblico di eccellenza nel

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quale coesistono, talvolta in modo contraddittorio, attività antropiche, profondamente ancorate ad una tradizione locale, e paesaggi naturali. Ma è anche luogo di transizione tra città e spiaggia, tra terra e mare, tra natura (seppure alterata ma comunque evidente e presente) e artefatto urbano, tra la temporaneità balneare e la temporaneità urbana. Questi presupposti conducono alla risposta ad una delle prime domande poste nella fase di elaborazione metodologica: è possibile rappresentare le dinamiche relazionali insite negli spazi del waterfront, come caratteristiche morfologiche e funzionali di un unico sistema urbano? Proprio l’analisi dei caratteri distintivi del waterfront urbano, e l’opportuna concentrazione dello studio sul caso di Riccione, ha permesso di cogliere una serie di aspetti caratterizzanti un waterfront balneare, come la sua assoluta e stretta relazione dal tessuto urbano immediatamente retrostante, che lo “precede” nello sviluppo territoriale, o piuttosto la sua versatilità di adattarsi alle condizioni morfologiche del tessuto urbano; difatti, attraverso le analisi critiche sulla mobilità e sull’uso del suolo si è notata la differenza tra le sue diverse parti lungo il confine comunale, individuando i cambiamenti a livello di funzioni, di rapporti spaziali e connessioni con il territorio. Ambito quindi, estremamente flessibile e non rigido, che suggerisce – dopo avene riconosciuto e identificato le diverse modalità di dialogo con i diversi tessuti urbani – di basare l’approccio progettuale sull’elasticità indispensabile delle morfologie e un continuo cambio di scala nelle linee di intervento. L’assetto tipologico del waterfront balneare, pur conservando le sue peculiarità essenziali, subisce dei mutamenti a seconda del tessuto urbano nel quale si inseriscono variazioni spaziali e funzionali che lo rendono un oggetto di studio di carattere innovativo, e anche potenzialmente ricco di interessanti suggestioni e suscettibile di sperimentazioni interpretative in ambiti anche diversi dagli studi territoriali (come le scienze sociali, antropologiche ed etnografiche, o dell’economia turistica) dai quali possono scaturire idee progettuali insolite. Difatti, una caratteristica principale che distingue il progetto del paesaggio costiero consiste nella sua “multidisciplinarietà” (cfr. Salizzoni, 2012, p. 337) che oltre a tenere uniti fattori

naturali e antropici con valori culturali e socio-economici, richiede la presenza di una collaborazione partecipata tra differenti competenze, aspetto la cui rilevanza peraltro è stata sottolineata come elemento imprescindibile nella formazione delle linee guida di intervento. Il focus sul distretto Ceccarini è stato deciso con l’intento di mettere a punto un metodo di analisi per una specifica area di waterfront balneare, il più possibile adatto sia alla rilevazione delle diverse componenti, sia all’individuazione dei suoi aspetti caratteristici; questi hanno permesso di far risaltare in chiave critica valori percettivi e tipologici, anche attraverso l’approfondimento di alcune componenti caratterizzanti – possibili spunti progettuali – che una semplice osservazione dell’organizzazione del tessuto urbano non avrebbe probabilmente permesso. Lo sviluppo dell’analisi verso tematiche specifiche del luogo – come le conseguenze della stagionalità nella fruizione degli spazi del distretto, l’inserimento in un tessuto ad alta vocazione turistica, i luoghi ad alta specializzazione funzionale affiancati a zone con una diffusa presenza di servizi e funzioni non sempre differenziate, l’estrema prossimità degli spazi privati agli spazi pubblici non di rado senza alcuna distinzione con non rari casi di ibridazione degli usi, gli spazi resi esclusivi dalle possibilità di un contatto fisico e di diretta percezione dell’ambiente marino, altrove negato e ostruito dalle costruzioni anche se temporanee – hanno indirizzato lo studio a cercare un approccio capace (attraverso molteplici e diversificate azioni) di restituire la ricchezza di situazioni e di pratiche che può offrire un waterfront balneare. Non diversamente, non si tratta di indicare una sola e possibile soluzione progettuale: la conclusione del percorso non è definitiva, ma al contrario lascia ampio spazio all’approfondimento metodologico, alle sperimentazioni che trovano ragion d’essere proprio nel presupposto precedentemente indicato di un waterfront balneare, interpretato come una specifica tipologia urbana nella quale è possibile intercettare energie provenienti da una serie di attività economiche, sociali, culturali e infrastrutturali che nel loro insieme lo configurano come un potente “cluster creativo” (cfr. Carta, 2010, p. 35).

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Tuttavia, il lavoro non si è sottratto dall’evidenziare la presenza di alcune criticità dipendenti dal contesto nel quale la tipologia si inserisce, ma riconducibili a situazioni riscontrabili comunemente, che nel tempo hanno contraddistinto lo sviluppo economico e, di conseguenza, la trasformazione spazio-funzionale delle aree prese in considerazione. Il distretto Ceccarini è diventato così uno strumento per un’osservazione più attenta e mirata, grazie al quale sono state identificate criticità connesse tra loro e potenzialità messe in risalto dalla particolare attrattività del luogo, che induce ad una sperimentazione strategica. Proprio attraverso l’individuazione di queste debolezze e contestualmente alla consapevolezza di una forte potenzialità, infatti, si è trovata la possibilità di proporre una strategia di rinnovamento, orientata verso la valorizzazione della grande capacità di evocare identità e appartenenza nella collettività (comunità residente, visitatori e turisti di medio-lungo soggiorno, di turisti quotidiani) che anima questi luoghi. La scelta di elaborare di una strategia di intervento per linee operative piuttosto che attraverso un progetto “localizzato” e dettagliato, è apparso un modus operandi particolarmente efficace per una trasformazione programmata e focalizzata che tentasse la risoluzione di molteplici problemi appartenenti a tematiche differenti, ma tutti ugualmente necessari e concorrenti per una rigenerazione complessiva del sistema costiero: nell’elaborazione delle linee guida, la suddivisione tra strategie generali e azioni locali, ha permesso non solo di proporre delle soluzioni specifiche per il caso studio, ma

anche di estendere la visione strategica a scala territoriale. La necessità di proporre una strategia di ampio respiro, nella quale confluiscono tutte le azioni specifiche di scala urbana, rappresenta un tentativo di risposta a quella “sostanziale frammentazione del sistema costiero” (cfr. Savino, 2010, p. 55) che spesso ha contraddistinto la metodologia di intervento sul waterfront, escludendolo da considerazioni generali e integrate o da piani di carattere territoriale; un approccio “parziale” dunque, che non permette di considerare la rigenerazione del waterfront quale strumento propulsore di progetti qualitativi con effetti riscontrabili in tutta la struttura urbana. Per questo si ritiene necessario sottolineare, in chiusura di questa riflessione, il fatto che la possibilità di individuare delle linee di azione a carattere urbano sono parte di una più ampia strategia generale dalla quale l’intervento locale non può prescindere. Ecco che in un contesto come quello di Riccione, dove l’interazione tra waterfront e città balneare è rafforzata da un’economia turistica florida e da un forte valore identitario che anima le relazioni mare-urbano, la dipendenza delle strategie locali da quelle generali assume l’intenzione di potenziare interazioni già esistenti e di valorizzarne di nuove, dimostrando l’importante ruolo del salto di scala. In conclusione, si può affermare che la programmazione degli interventi si pone, senza dubbio, come un ulteriore spunto di partenza per successivi studi sulla pluralità di azioni positive che un fronte mare può sollecitare e suggerire nella riqualificazione dell’intero sistema urbano-costiero.

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NOTE CAPITOLO 1 1Di Venosa M. (a cura di) (2020), Coste fragili: “La lunga strada di sabbia”. Ciclo di incontri nell’Italia costiera, webinar (16 ottobre-11 dicembre), ora in www. paesaggicostieri.org/la-lunga-strada-di-sabbia [gennaio 2021]. 2Soprattutto nelle aree della costa emiliano-romagnola, si instaurò un processo naturale tra sistema costiero, entroterra e percorsi fluviali, che ne manteneva l’equilibrio ambientale. L’intervento artificiale (come le bonifiche delle paludi) impose un nuova situazione di stasi, non più naturale, ma economica (cfr., Balzani, 2008, pp. 14-15). 3M. de Solà-Morales ricorda, in una delle cinque questioni da lui individuate, che è impossibile l’esistenza di un modello di intervento replicabile unicamente poiché le forme di interazione tra gli spazi seguono le logiche del caso (cfr., Farinella, 2008). 4Riferimento all’approvazione della Convenzione europea sul paesaggio e alle relative leggi regionali di recepimento. Le grandi trasformazioni sui waterfront europei avvengono tra la fine del XX secolo e gli inizi del XXI secolo, in linea con la nascita dei nuovi pensieri sul patrimonio paesaggistico. 5La SNACC è stata adottata in Italia nel 2014 da parte del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare. Essa si avvale di una serie di documenti tecnicoscientifici di supporto redatti in collaborazione con istituti di ricerca tra cui il CNRISE che, in particolare, ha contribuito alla stesura del Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità e adattamento ai cambiamenti climatici in Italia, al quale si fa riferimento per le successive considerazioni. 6Secondo il Plan Blue Report del 2016, 150 milioni di abitanti risiedono nelle regioni costiere (cfr., Manigrasso, 2019, p. 294). 7Su un totale di 6.477,4 km di coste italiane analizzate, isole maggiori comprese (sono escluse dal calcolo le isole minori), il 51% sono tratti urbanizzati, ovvero 3.290 km di cui 1.659 relativi ad un consumo di costa diffuso (cfr., Zanchini, Manigrasso, 2017, pp. 12-23). 8Le spiagge costituiscono il 40% delle coste mondiali; l’80% di queste è soggetta a fenomeni di erosione (cfr., Castellari et al., 2014, p. 556). 9Si prevede che il livello del mare aumenterà entro la fine del secolo di circa 0,43 m nello scenario migliore, e di 0,84 m nello scenario peggiore, rispetto al periodo 1984-2005. Inoltre l’oceano, che assorbe il 90% del calore in eccesso, si sta riscaldando senza sosta dal 1970 (cfr., Masina et al., 2020, p. 28). 10«Sul mare i cicloni determinano mareggiate, che si traducono sia in onde che in anomali innalzamenti del livello del mare lungo le coste» (Lionello et al., 2009, p. 96). Soprattutto nella stagione fredda, l’Italia è interessata da frequenti cicloni di notevole intensità che provocano precipitazioni prolungate, venti e onde con conseguenti danni sia all’ambiente costiero che urbano (ibidem). 11Raccomandazione europea per l’attuazione della gestione integrata delle zone costiere (2002/413/CE), Direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (2008/56/CE), Protocollo della Convenzione di Barcellona e Carta della Biodiversità di Siracusa, entrambi del 2009 (cfr. Castellari et al., 2014). 12Nel caso dell’Emilia-Romagna, la partecipazione al progetto COASTANCE (Programma MED) tra il 2009 e il 2012 ha prodotto nuove ricerche e studi sulla gestione della costa, integrando le linee guida già in sperimentazione della GIZC (cfr., Montanari et al., 2011). 13Lo stato di salute di un litorale è determinato non solo dagli spostamenti della linea di riva, ma dalle variazioni di volume complessivo del corpo “spiaggia” che si estende dal piede della duna fino al profilo immerso. Per questo, un attento monitoraggio della spiaggia deve comprendere anche lo studio del bilancio

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sedimentario (cfr., MATTM-Regioni, 2018, p. 68). 14Infrastruttura per il ripascimento degli arenili costituita da una tubazione fissa per il trasferimento, tramite pompaggio, della sabbia prelevata con dragaggio in mare. 15Una selezione di progetti e casi studio per la gestione di riverfront e waterfront, tra i quali le esperienze nord-europee sono riportati nella pubblicazione, presente in bibliografia: Manigrasso M. (2019), La città adattiva, il grado zero dell’urban design, Quodlibet, Macerata. 16Vedi: https://dezandmotor.nl/en/about-the-sand-motor/ e http://www. turismoitalianews.it/focus/36-focus/16068-olanda-penisola-artificiale-perproteggere-la-terra-dall-innalzamento-del-mare-ecco-lo-zandmotor-costruirecon-la-natura [gennaio 2021]. 17Tra questi si annoverano le cicliche mareggiate che distruggono le coste adriatiche: l’ultima nel dicembre del 2020 quando una forte ondata di maltempo ha fatto registrare una marea eccezionale a Venezia (138 cm) oltre che erodere decine di metri cubi di sabbia nella zona tra Jesolo e Sottomarina. 18National Oceanic Atmospheric Administration. L’agenzia federale si occupa della previsione del clima e dello studio scientifico dei cambiamenti climatici che interessano l’atmosfera, gli oceani e le coste degli Stati Uniti. https://www.noaa.gov/ [gennaio 2021]. 19Riferimento all’articolo della sociologa statunitense Saskia Sassen «A Third space: neither fully urban nor fully of the biosphere» pubblicato nel 2016 in Graham, J. (Ed.), Climates: Architecture and the Planetary Imaginary, Lars Müller Publishers, Zurich; riportato nel saggio di Tornatora M. (2018), «The third space_tra terra e mare», Techne, n.15, p. 134-142. 20«Resist, delay, store, discharge» è il titolo del progetto presentato da OMA per Lower Hudson (New Jersey), premiato con il secondo posto. https://ilgiornaledellarchitettura.com/web/2018/02/20/climate-change-2come-si-attrezzano-gli-stati-uniti/ [gennaio 2021]. 21Si intendono, ad esempio, il grande spazio aperto che confina con l’acqua, le darsene e le banchine, i moli e le architetture che si affacciano su di essi. 22Il rapido cambio di rotta, alla fine del XVIII secolo, verso i benefici del mare, fece sì che l’impostazione di una città adibita alla cura e alla vacanza trovasse esempio in una pratica conosciuta e consolidata (cfr., Zanirato, 2018). 23“Jesolo 2012, the city beach”, Kenzo Tange, 1997. 24Il progetto per il porto si è concluso nel 2008 mentre quello per la passeggiata centrale (Yafo Promenade) è stato inaugurato nel 2018. Entrambi i progetti sono stati realizzati dal team Mayslits Kassif Architects. 25Rimini e Riccione, sulla costa romagnola, sono due casi esempio di questa soluzione. Nella prima città il progetto è ancora in corso ed essendo ad oggi il lungomare molto utilizzato dalla mobilità veloce, probabilmente la soluzione apporterà un flusso consistente nella rete stradale dei quartieri a mare; nel secondo caso l’intervento è stato realizzato da una decina di anni, con risultati apprezzabili. 26Vedi: https://www.arketipomagazine.it/recupero-area-ex-fim-a-portosant-elpidio-studio-fima/ 27In inglese “lungomare” nella maggioranza dei casi è tradotto con “seafront, waterside” e non con “beachfront”.


CAPITOLO 2 28L’abbandono dei capanni in legno avviene gradualmente negli anni cinquanta per lasciare posto alle cabine di cemento prefabbricate (cfr., Baldi et al., 1987, pp. 19-22). 29Cabine fisse in cemento o piattaforme armate per le aree di sosta caratterizzano ormai da tempo lo spazio della spiaggia. Il loro uso continuativo in estate si traduce in un abbandono nei mesi invernali e la modalità costruttiva non ne permette il veloce smantellamento. 30L’analogia spiaggia-periferia riprende un articolo pubblicato, più di una decina di anni fa, su Urbanistica Informazioni nel quale si associava l’urbanizzazione dei litorali fatta di cabine e stabilimenti costruiti negli anni ’50-’60 ad una delle tante periferie che in quegli stessi anni caratterizzavano le espansioni urbane. (cfr., Bianchetti, di Campli, 2004). 31Nel 2013 la scelta della destinazione Italia come luogo delle vacanze si riduce del 4,3% rispetto ai numeri del secolo precedente. Inoltre il Country Brand Index del 2008 sottolinea che sono più il patrimonio storico e artistico ad attrarre turisti, rispetto a quello balneare (cfr., Fassi, 2015). Un nuovo trend positivo è confermato dagli studi del G20s (rete nazionale delle destinazioni balneari) che coordinando le 20 principali destinazioni balneari italiane ne individua la potenzialità principale: esse attraggono ogni anno più di 60 milioni di turisti, contribuendo oltre il 50% al totale delle presenze registrate a livello nazionale. 32Direttiva 2006/123/CE, recepita in Italia con decreto legislativo 59/2010. Per approfondire vedi: https://www.tomorrownews.it/direttiva-bolkestein-lincubodei-balneari-italiani/ [dicembre 2020]. 33Il decreto legge 179/2010 ha prolungato le concessioni vigenti al 31.12.2020 mentre la legge di bilancio del 2019, ha concesso un’ulteriore proroga fino al 2035. 34Abrogato con decreto legge 194/2009, art.1 comma 18. 35Rapporto spiagge 2020. La situazione ed i cambiamenti in corso nelle aree costiere italiane, ora in https://www.legambiente.it/comunicati-stampa/dossierspiagge-2020-situazione-e-cambiamenti-delle-aree-costiere-italiane/ [gennaio 2021]. 36La ricerca è approfondita nel volume “Sulla spiaggia: progettare gli spazi della balneazione” di Davide Fassi, pubblicato dalla Maggioli nel 2015, in cui sono illustrate alcune soluzioni progettuali portate avanti da studenti e ricercatori. 37Vedi: https://www.obicua.it/progetti/cupola/ [gennaio 2021]. 38Vedi l’articolo pubblicato su Artribune in merito alle proposte per la nuova vacanza balneare post-Covid19: https://www.artribune.com/arti-visive/ arte-contemporanea/2020/05/un-architetto-e-un-artista-propongono-unprogetto-per-le-spiagge-distanziamento-ad-alveare/ [dicembre 2020].

1Fino al 1922 il territorio di Riccione faceva parte del Comune di Rimini. 2La tesi del Borghi evidenzia la presenza di molti fattori, soprattutto geografici, favorevoli allo sviluppo balneare della città, ed è esposta in modo dettagliato nella pubblicazione di Famija Arciunesa del 2002 che riporta, integralmente e fedelmente, il testo originario del 1935. 3Circa 5000 anni fa il mare era nella sua massima ingressione sul litorale romagnolo e la linea di riva, tra Bellaria e Cattolica, si trovava a circa 700-800 metri verso l’interno rispetto a quella attuale (vedi: https://geo.regione.emiliaromagna.it/schede/geositi/scheda.jsp?id=2070) . La paleofalesia di Riccione è tutelata come ambito geologico dal PTCP della Provincia di Rimini e dal PSC del Comune di Riccione. 4I fanciulli scrofolosi venivano mandati al mare dalle famiglie, per curarsi attraverso la talassoterapia nei numerosi Ospizi Marini che stavano sorgendo sulle spiagge della Romagna. A Riccione, i primi ad essere costruiti furono l’Ospizio Martinelli nel 1877, nell’area del Grand Hotel, e l’Ospizio Romagnolo nel 1878-1879, dove oggi sorgono i Giardini Montanari (cfr., Rocchetta, 2015). 5«Per modulo si intende un determinato stadio di crescita della città, assimilabile ad un organismo urbano base, con un telaio viario elementare composto da assi accentrati e assi periferici delimitati da un confine» (Fabbri, 1995, p. 329). 6Le specie arboree che ipotizzava il conte G. Martinelli per i viali pubblici erano: pini domestici (pinus pinea), platani, tigli, pioppi canadesi, ligustri, acacie e susine. Mentre nei giardini e parchi privati erano presenti palme, abeti, magnolie, mimose, tuie e agavi. (cfr., Borghi, 2002). Molte di queste specie caratterizzano ancora oggi questa zona della città. 7Dalle fonti possiamo affermare che la lottizzazione fu pianificata e costruita negli anni tra il 1880 (cfr., Lombardi, 2002) e il 1885 (cfr., Fabbri, 1995). 8Sulla linea di altre esperienze urbane italiane ed europee, sia i piani regolatori per i comuni della riviera romagnola che gli stessi interventi di edilizia privata, si rifacevano alle caratteristiche della garden city di E. Howard. A differenza di Milano Marittima o di Igea Marina, che si costituirono su progetti direttamente riferiti ai modelli di città-giardino, Rimini concentrò i suoi sforzi sulla crescita del “distretto turistico”, lasciando i privati sperimentare lottizzazioni ispirate ai quartieri giardino (cfr., Orioli, 2013). 9Il territorio di Riccione in quel periodo faceva parte dell’area più a sud del Comune di Rimini; l’attenzione con cui l’amministrazione comunale si occupa delle zone a ridosso del centro, non è la stessa per quelle periferiche. Di questa concentrazione tecnico-politica ne subirono gli effetti soprattutto le zone a nord del Comune (Viserba, Igea Marina) che si formarono come vere e proprie “spiagge periferiche” (cfr., Orioli, 2013). Atteggiamento che venne portato avanti anche da altri comuni della riviera, come Cesenatico, Cervia e Milano-Marittima. 10Carenza di regolamentazione e mancanze nella legislazione, come difficoltà burocratiche furono alcune delle cause che portarono ad uno stravolgimento urbano non solo a Riccione, ma in tutta la costa romagnola. 11Il nucleo insediativo storico formatasi lungo la via Flaminia (oggi Corso Fratelli Cervi) è oggi riconosciuto come la “Riccione Paese”, polarità semi-turistica anteposta alla “Riccione Marina”, situata oltre l’asse ferroviario. 12Nell’attuale PTCP della Provincia di Rimini, le aree delle ex-colonie sono individuate come zone di riqualificazione della costa e dell’arenile ma anche come unità di paesaggio utili alla definizione dei varchi a mare (visuali paesaggistiche). Seppure sono stati definiti linee di intervento, come la creazione dell’ambito “Città delle Colonie”, le aree risultano ad oggi ancora in stato precario e di abbandono.

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13Inchiesta per il Giornale dell’Architettura a cura di Luigi Bartolomei, “Ex Colonie: giganti senza muscoli”, gennaio 2021.

29Dati ISTAT 2018 rielaborati dal Rapporto Annuale del Turismo in Emilia-Romagna. (Vedi:https://www.newsrimini.it/2019/02/presenze-sopra-i-16milioni-ariccione-la-crescita-piu-elevata-bene-rimini).

14La legge è entrata in vigore dal 1° gennaio 2018. 15Art. 4 “Attuazione degli strumenti urbanistici vigenti”; Art. 38 “Accordi Operativi e piani attuativi di iniziativa pubblica”. Inoltre, è stabilito dalla legge, che fino al momento di approvazione del PUG rimangono vigenti i precedenti piani approvati dall’amministrazione (PSC, POC, RUE). 16https://www.comune.riccione.rn.it/Tutti-i-Servizi-al-Cittadino/urbanistica/ Accordi-Operativi/delibera-cc-39-2018 17Delibera di indirizzo Consiglio Comunale 39/2018. 18https://www.comune.riccione.rn.it/Accordi-Operativi/delibera-cc-39-2018/Lestrategie-territoriali#A3 19Il tema della variante al PPA è la destagionalizzazione di alcune attività balneari che potrebbero far vivere la città turistica anche durante la stagione invernale. L’idea è quella di creare un “Parco del Mare” nel quale l’amministrazione propone iniziative pubbliche e private che possono coinvolgere società sportive e operatori del turismo e del commercio per mantenere in funzione alcune attrezzature balneari e di insediarne alcune temporanee volte ad un utilizzo stagionale esclusivo. (Vedi: https://www.comune.riccione.rn.it/amministrazionetrasparente/PIANIFICAZIONE-E-GOVERNO-DEL-TERRITORIO/PianoParticolareggiato-Arenile). 20La mappa prende in considerazione una serie di opere, interventi e proposte in corso di valutazione che non rappresentano il completo assetto progettuale del Comune, ma che pongono l’attenzione sui nuovi aspetti di rigenerazione urbana. 21Piano Triennale delle Opere Pubbliche 2020-2022 e 2021-2023. 22L’attuale lungomare di Riccione, che si sviluppa in due porzioni, la prima tra piazzale Azzarita e il porto e la seconda tra quest’ultimo e via S. Martino, è frutto di un progetto di riqualificazione conclusosi tra il 2010 e il 2012 che cambiò radicalmente l’affaccio a mare della città. Il progetto, redatto dallo studio locale Polistudio AES, eliminando il traffico che un tempo correva lungo costa e creando un piano interrato per i parcheggi, permise una nuova godibilità della passeggiata, valorizzando il percorso attraverso arredi verdi, gazebi e luoghi di sosta ombreggiati. Ad oggi la viabilità litoranea sia pubblica che privata è sostenuta in gran parte da viale Milano, asse parallelo allo sviluppo del lungomare. (Vedi: http://www. polistudio.net/progetti/riqualificazione-lungomare-riccione-rn). 23Informazioni presenti nel documento di analisi redatto dallo Studio Boeri Architetti per il Masterplan del distretto Ceccarini di Riccione. 24https://energycue.it/eolico-offshore-progetto-330-mw-rimini-cattolica/18999/ 25https://www.chiamamicitta.it/rimini-parere-negativo-del-comune-sullarealizzazione-del-parco-eolico/; https://www.riminitoday.it/politica/eolico-offshore-per-riccione-necessariobloccare-il-mostro-marino-al-largo-della-costa.html 26https://www.comune.riccione.rn.it/Spiaggia-di-Riccione-giunta-aderisce-aprogetto--patrimonio-immateriale-Unesco 27Centro Studi Avanzati sul Turismo dell’Università di Bologna. 28Informazioni presenti nel documento di analisi redatto dallo Studio Boeri Architetti per il Masterplan del distretto Ceccarini di Riccione.

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30Istat (2018), L’evoluzione demografica in Italia dall’Unità a oggi, in https://istat. atavist.com/pubblicazioni-digitali-evoluzione-demografica-in-italia 31Al 31 dicembre 2020 gli abitanti del Comune di Riccione erano 35.102 (https:// www.comune.riccione.rn.it/In-Comune) 32https://www.comune.riccione.rn.it/Engine/RAServePG.php/P/38601RIC030 33https://www.pagineazzurre.com/porti-dellemilia-romagna-in-ordine-alfabetico/ I porti turistici di piccole dimensioni vengono chiamati anche “marine”, spesso il termine è associato alle società diportistiche che amministrano una specifica area del porto (una darsena) e nella quale offrono ormeggi e servizi esclusivi annessi. 34Informazioni presenti nel documento di analisi redatto dallo Studio Boeri Architetti per il Masterplan del distretto Ceccarini di Riccione.

CAPITOLO 3 1Per il residenziale ci si riferisce alla presenza di abitazioni usate come seconde case o come appartamenti in affitto nel periodo estivo o in periodi con frequenza discontinua, mentre per il commerciale all’apertura stagionale di alcuni esercizi commerciali. 2Le valutazioni sulla stagionalità sono state ricavate da un’analisi sulla continuità della funzione turistico-commerciale nel distretto e sulla frequenza degli eventi promossi nel luogo. 3Nel capitolo introduttivo è stata individuata come una delle caratteristiche principali per trasformare i waterfront, siano essi portuali o balneari, in aree urbane ad alta concentrazione di spazi ed attività pubbliche, capaci di trainare gran parte dell’economia di una città, oltre che elevarla ad una condizione di progettualità contemporanea. 4Secondo il PPA del Comune di Riccione (2016) ad ogni concessione demaniale è associato un numero progressivo che individua “il bagno” e il proprietario dello stabilimento balneare. Allo stato di fatto, alcune concessioni confinanti risultano gestite da uno stesso concessionario, esse hanno quindi una grandezza maggiore rispetto a quelle “singole” e sono assunte nell’analisi, come stabilimenti unici in quanto la gamma di servizi offerta fa parte di un progetto unitario.


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