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Il waterfront balneare | Seaside waterfront
Ad oggi il tema dei “grandi waterfront” sembra essere stato indagato in tutti i suoi aspetti, da quelli più propriamente logistici, a quelli infrastrutturali per finire ai complessi rapporti sul confine tra tessuti urbani interni e zone del fronte mare; in realtà, se si approfondisce lo studio, si scopre che parlare di waterfront significa anche interessarsi di una realtà, quella costiera, che si mostra come il risultato di trasformazioni naturali o artificiali che a seconda delle loro caratteristiche differenti, definiscono una complessità spaziale e territoriale unica. In particolare il processo di urbanizzazione che ha interessato le coste italiane, in particolar modo quelle adriatiche, sviluppandosi in maniera tale da poter individuare un modello tipologico di “conquista” dei terreni al confine con il mare, ha fatto sì che si sviluppasse un peculiare rapporto, urbano e sociale, tra le esigenze dell’uomo e lo spazio naturale.
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Quando si parla di waterfront balneare ci si riferisce ad un sistema nel quale coesistono diverse forme e funzioni dell’urbano che si differenziano a seconda del rapporto che si instaura con l’elemento naturale, la spiaggia ed il mare, anch’esso parte integrante del waterfront. La mancanza di questa visione unitaria ha fatto sì che si instaurasse, tra le esperienze di rigenerazione del fronte mare, una sorta di “settorializzazione” degli interventi, i quali seguendo le manifestazioni architettoniche del momento, concentrano il loro focus su spazi rappresentativi, come il lungomare, estrapolati dal contesto e progettati come elementi a sé stanti.
Il caso di Riccione
Nel contesto della città di Riccione, insediamento storicamente balneare, la presenza di un tessuto ad alta potenzialità economica e turistica, interno rispetto al waterfront (che in questo caso si può circoscrivere tra l’asse stradale litoraneo e il mare), mette in evidenza – anzi conferma – come l’ambito di studio sia dipendente da una struttura urbana più ampia e che quindi vi sia bisogno di un’elasticità progettuale capace di comprendere ed inserire nell’analisi le varie tematiche. L’affermazione del waterfront come sistema unitario tra città, spazi balneare e mare, trasforma il consueto ragionare per fasce parallele indipendenti (l’infrastruttura litoranea, la linea di costa, la passeggiata lungomare, la facciata ricettiva, ecc.) in una strategia che mette in primo piano l’intersezione trasversale delle varie componenti con l’obiettivo di esaltarne le connessioni, urbane e sociali.
Il distretto Ceccarini
Presentazione di una delle analisi
Per valutare in modo critico l’assetto spazio-funzionale del waterfront è stato individuato, come requisito di interesse per la qualità percettiva dello spazio, il mantenimento delle visuali verso il mare. Questa particolare caratteristica viene riscontrata nelle zone di apertura del fronte edilizio, cioè quando la continuità dell’edificato si interrompe per la presenza di un grande viale o di un’area non costruita.
Nel tessuto costruito, compresi gli stabilimenti balneari possiamo individuare due tipologie di fronti compatti: un fronte formato dal susseguirsi delle strutture fisse lungo la spiaggia (“fronte balneare”) e un fronte più impattante ma meno coeso (“fronte edilizio”), dato dagli edifici disposti sulla prima linea di urbanizzato. La mancanza di un rapporto diretto con il mare e con l’ambiente semi-naturale della spiaggia (quindi la perdita del contatto visivo-fisico), è data soprattutto dall’interruzione di alcune visuali potenziali e dall’assenza di altre. Se molte di queste riescono ad “attraversare” il primo fronte, si fermano poi su quello balneare che blocca ogni possibilità di connessione visiva.
Proposta di intervento
La scelta di elaborare di una strategia di intervento per linee operative piuttosto che attraverso un progetto “localizzato” e dettagliato, è apparso un modus operandi particolarmente efficace per una trasformazione programmata e focalizzata che tentasse la risoluzione di molteplici problemi appartenenti a tematiche differenti, ma tutti ugualmente necessari e concorrenti per una rigenerazione complessiva del sistema costiero: nell’elaborazione delle linee guida, la suddivisione tra strategie generali e azioni locali, ha permesso non solo di proporre delle soluzioni specifiche per il caso studio, ma anche di estendere la visione strategica a scala territoriale.