Giovanna Rasario. Catalogo Opere

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GIOVANNA RASARIO



GIOVANNA RASARIO



Giovanna Rasario vive a Firenze e lavora prevalentemente a olio su tele di grandi

dimensioni. Siciliana, con radici piemontesi e campane, ha iniziato a dipingere giovanissima e, attraverso un percorso artistico molto articolato, è passata da una pittura figurativa a un fare sempre più mentale e astratto. Ha tenuto diverse personali su invito di istituzioni pubbliche, tra cui la mostra al Grand Théâtre d’Angers in Francia, a cura di Mimma Bresciani, quella all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, a cura di Antonio Natali, e la più recente al Museo Nazionale di San Matteo a Pisa, a cura di Valerio Dehò. Nel corso degli anni ha esposto all’Europ’Art di Ginevra, alla Lineart di Gent in Belgio, alla Galerie des Kommunalverbandes su invito della città di Hannover, nei padiglioni del Miart di Milano, d’Artefiera a Bologna e al Lingotto per Artissima a Torino. Sue opere si trovano presso collezioni pubbliche (come la Scuola Normale Superiore di Pisa, l’Istituto Superiore di Studi Umanistici a Palazzo Strozzi, Firenze e Università Bocconi-BAG, Milano) e private, in Italia (Collezione Paolo Antonacci, Roma; Collezione Antonio Natali, Firenze) e all’estero (Collezione Haroche, Parigi; Collezione Jean Fortune, Washington D.C.). Artista, storica dell’arte e studiosa, partendo da studi classici, dopo il perfezionamento in Storia dell’Arte Medioevale e Moderna a Roma alla scuola di Giulio Carlo Argan, ha conseguito un dottorato di ricerca in Storia Moderna. All’attività di pittrice ha quindi accompagnato quella di storico dell’arte, iniziata a Capodimonte e conclusa in Toscana come direttore nel Polo Museale Fiorentino (Museo di San Marco, Giardino di Boboli). Ha diretto importanti restauri presso l’Opificio delle Pietre Dure e il Museo di San Marco. Studiosa di arte contemporanea, ha tenuto corsi universitari e di perfezionamento. Di recente ha pubblicato con la casa editrice Le Lettere il volume “Giorgio de Chirico. Un filo di Arianna” (2014).

“X”, 2015, olio su tela, cm. 160x180


L’assoluto della luce Il lavoro di Giovanna Rasario tende a costituirsi come un campo mag-

una visione commisurata alla durata della percezione gestaltica, ma

netico-luminoso che fa apparire solo se stesso, cessando progressiv-

che il ritmo del gesto sa portare verso una dimensione analitica forse

amente ogni forma di rappresentazione. Se certamente una decina

inattesa. Il quadro non manifesta che se stesso nella propria sostan-

di anni fa la figurazione ha ripiegato verso un minimalismo sempre

za luminosa. La sua concretezza consiste proprio nel dare al gesto, al

più estremo, ne ha guadagnato soprattutto da un lato la vibratilità

colore e alla composizione una vaghezza di sfumature e di differen-

della materia e dall’altro una forma di illuminazione della tela che

ze, che determinano nello spettatore una posizione che potremmo

ha perso via via marginalità per rafforzarsi come assoluto. Quello

definire sinesteticamente di “ascolto”.

che sembra sia avvenuto è che quei lucori marginali che si poteva-

É quindi possibile “ascoltare la luce”? Con l’arte è possibile certa-

no ascrivere ad elementi locali che continuavano a rivestire funzioni

mente proprio perché le relazioni tra la gestualità, la materia, il colo-

figurali, sono stati sostituiti da una luce che è padrona assoluta del

re si situano in una zona di percezione molteplice, di evocazione de-

quadro. É come se invece di formare e delimitare spazi e zone del

gli opposti, di sinestesie fondamentali per comprendere lo spessore

dipinto, la luce fosse diventata la vera protagonista dell’opera.

della leggerezza poetica.

É certo che l’intera pittura è storicamente come una cattedrale scol-

L’evoluzione della pittura di Giovanna Rasario ha questa tendenza

pita nella luce. Ma il farlo diventare un valore concettuale e pittori-

a smaterializzarsi proprio attraverso la sovrapposizione del gesto e

co definito, è qualcosa che attende all’esercizio della parte ideativa

della materia. E l’approdo consiste proprio nella luce che non illumi-

come sottintensione di significato.

na, ma s’illumina in una forma d’assoluto che non vuole rimandare

La Rasario, anche abbandonando la dimensione rettangolare per

ad altro da sé. In quest’autosufficienza dell’opera, consiste anche il

quella quadrata, più neutra e regolare, ha saputo dare evoluzione

sapersi porre come ab solutum senza legami con la realtà che non

alla sua tendenza (o tentazione?) di ripiegare lo strumento della pit-

siano quelli di un orizzonte spazio temporale interno all’opera stes-

tura in una chiave svincolata da ogni referenzialità. La luce è suffi-

sa. Per questo la luce diventa una felicità interna al dipinto, qualcosa

ciente anche perché evocata da un segno che è ritmo, vibrazione.

che vi nasce e permane, come un’aurora indefinita e permanente

Lo stesso colore tende ad un chiarore che sa di caldo, di giallo e di

che annulla lo scandire delle stagioni.

gestualità contenuta quanto intensa. Sono dipinti che richiedono Valerio Dehò


“L’assoluto della luce”, Museo di San Matteo, Pisa, 2010


“L’assoluto della luce n.4”, 2010, olio su tela, cm. 150x150



“L’assoluto della luce n.8”, 2010, olio su tela, cm160x160



“L’assoluto della luce n.5”, 2010, olio su tela, cm 160x160



“L’assoluto della luce n.6”, 2010, olio su tela, cm 160x160



“L’assoluto della luce”, Museo di San Matteo, Pisa, 2010



“Grande rosso”, 2010, olio su tela, cm 180x150



MaterianonMateria LA LUCE: la luce è la magia che riempie i luoghi ed emana dagli af-

che invade lo spazio. 
Il colore che prima si svolgeva in fasce suc-

freschi delle celle, anche le più buie, del convento dove lavorava il

cessive comincia a dilatarsi e a costruirsi come una predominante:

Beato Angelico.
 Gli anni passati, col mio lavoro di storico dell’arte a

grande rosso, arancio... L’orizzonte si sfuma per dilagare nella luce...

San Marco in un continuo percorso dall’ombra alla luce, mi hanno si-

energia senza materia. Il colore dei grandi monocromi, invece, ma-

curamente aiutato a costruire una sensibilità particolare, un’attenzi-

teria “forte”, si trasforma in pura energia che cattura chi guarda, un

one e una spinta verso una specie di “luce assoluta”. La luce satura lo

colore pulsante che ti attrae dentro lo spazio del quadro. […]

sguardo, lo sguardo diviene sguardo interiore e l’immagine dell’inte-

LA MATERIA: I due mondi quello della materia di cui siamo fatti e

riorità diviene immagine di luce. L’immagine di luce si “materializza”

dell’antimateria che non vediamo, sono separati da una barriera di

attraverso la materia pittorica. Il colore, legato al gesto e alla qualità

energia.
 In fondo, materia ed antimateria possono trasformarsi in

della materia pittorica si offre in maniera “diversa” alla luce esterna,

energia. Abbiamo voluto chiamare “non materia” tutto quello che

assorbendola e riflettendola.

“non si vede” materialmente ma che comunque “emana” dalla pittura.

La luce al tempo stesso è “non materia”, “energia,” energia che si

La luce stessa è una “non materia”, quasi un orizzonte di energia che

trasmette.

ti fa entrare anche in realtà non visibili.

IL DITTICO: Il dittico è stato per me un elemento costante anche in opere non recenti.
 Un elemento di necessità nel proporre una forma che crea una situazione di non conclusione, di necessità di apertura, di continuità nello spazio e nel tempo. Il dittico crea una continuità non solo per la contiguità con il suo secondo elemento, spesso anche di dimensione non speculare, e si espande in modo non limitato. Questo è il risultato, anche se la partenza è la ricerca della forma, della “giusta” dimensione. Negli ultimi lavori il paesaggio […] è solo un’eco. Cessa ogni forma di rappresentazione esiste solo un segno che diventa luce. O un colore Dall’intervista di Francesca Brambilla a Giovanna Rasario


“MaterianonMateria”, Lariofiere, 2012


“materia non materia n.1� 2012, olio su tela, cm 160x180



“materia non materia n.2� 2012, olio su tela, cm 160x160


“materia non materia n.3� 2012, olio su tela, cm 180x160


Energia Una prima considerazione va fatta, innanzitutto, sulla tecnica. Grandi

non c’è sogno, ma razionalità allo stato puro. Il gesto è preceduto da

tele, dalla grossa trama ben preparata ma visibile, su cui il colore si

una valutazione attentissima del punto esatto su cui stendere il colo-

aggrappa saldamente, ma senza contrapporsi, anzi sposandosi al

re, e ogni segno è una decisione inappellabile, perentoria. Perentoria

supporto. Un colore steso a grosse pennellate che mostrano nella

è anche la sintassi compositiva, la distribuzione dei “periodi” nel gran

materia le incisioni delle setole, rifrangendo la luce. Viene in mente

discorso del dipinto, dove spesso due, tre grandi aree cromatiche,

il metodo dei pittori veneti dell’età d’oro: il supporto stesso richiama

gremite di segni, talvolta illuminate da più sottili tratti a gessetto,

quelli dei grandi teleri cinquecenteschi nelle “scuole”, e l’uso dinam-

sono contrappuntate da una cesura cromatica orizzontale di colore

ico della materia pittorica quasi scolpita dal pennello, pur restando

diverso e più deciso, di sonorità “alta”. Ed ecco che una vibrazione

a fil di superficie. E’ chiaro che una profonda conoscenza storica pre-

s’irraggia da quell’addensamento, attraversa il dipinto, ne squarcia la

cede l’elaborazione di questi dipinti, in cui sentiamo svilupparsi la

tessitura di segni, diventa onda d’urto, ferita, sangue, impeto, grido.

tradizione artistica di molti secoli, dai grandi fondali trecenteschi ai

Diventa la misura dello spazio virtuale che gli si crea intorno, che

cieli di Tiepolo, passando per Turner e fino all’informale, per arriva-

scopriamo essere un cosmo profondo e palpitante di altre impercet-

re – ed è un rimando più sentito nell’ultima produzione - alla pittu-

tibili entità, contrappunto energetico e cassa di risonanza a quel nu-

ra segnica di Mathieu, e soprattutto al “nuagisme” (specie quello di

cleo generativo, denso e serrato.

Pierre Graziani e di Frédéric Benrath).

Non si può considerare il discorso concluso entro i limiti della cor-

Ma non c’è dimensione onirica nelle tele di Giovanna Rasario. A

nice del quadro, perché dal quadro, divenuto scrittura di colore, si

guardare i segni sulla superficie, si penserebbe a un’esecuzione feb-

sprigiona una forza che continua nella tela compagna (quando sia

brile, rapida, quasi a una scrittura di sottofondo su cui poi, con vio-

un dittico, o un polittico), o sulla parete, nell’aria stessa che circonda

lenza, altre strie di colore più intenso si assommano, e poi altre an-

la pittura, nella luce chiarissima che da essa promana. E’ una potente

cora più sommesse - quasi a pentirsi della tinta più acuta, del grido

carica vitale che passa dalla dimensione artistica a quella del vissuto,

cromatico che taglia la superficie. Ma poi a ben vedere, sono tutte

allo spazio di chi guarda, e si trova d’improvviso attratto in un altro,

pennellate senza ritorno, sono perfette nel loro spazio, sono asseg-

abbagliante universo.

nate ciascuna con somma coscienza, vibrate come colpi di fioretto: Roberta Bartoli


“Ascoltare la luce, n.2”, 2014, olio su tela, cm 90x90


“Ascoltare la luce, n.1”, 2014, olio su tela, cm 95x95



“Energia. Dittico n°2” 2013, olio su tela, cm 150x120, cm 110x170



“Energia, dittico n.°1”. 2013, olio su tela, cm 140x160, cm 160x140



Il sublime imperfetto La pittura di Giovanna Rasario è gentile e insieme autorevole. Al cen-

universo interiore vorticoso. Il processo artistico, suscitato da rig-

tro dell’opera dell’artista è evidente l’impulso a offrire allo spettatore

orosi principi sottesi che mappano la struttura superficiale dei suoi

un’esperienza ben radicata, e tuttavia intensamente cosciente del

lavori in sezioni coerenti, implica un decentramento, un rifiuto di gi-

bisogno d’interazione con l’immaterialità e un riferimento alla realtà

udizi di valore assoluti, un’accettazione del paradosso, un riconosci-

trascendente che coesiste in ogni tela. La componente che guida la

mento del relativismo, così come la fiducia nei procedimenti casuali

grande arte, a cui Wassily Kandinsky fa riferimento come al principio

e la nozione di ciclico. Rasario usa la tela come luogo di autoanalisi.

di “necessità interiore”, prevale in tutto il lavoro della Rasario. Mosso

Come per tutti gli artisti autentici, la sua ricerca s’interroga sul ruo-

dall’ispirazione derivata da varie fonti, come ad esempio Gerhard

lo giocato nella nostra psiche dal rapporto fra stabilità e instabilità,

Richter, il lavoro dell’artista sembra più un’indagine sulle origini

ordine e caos. L’artista trasforma le sue domande in ampi e luminosi

piuttosto che una trascrizione della materia organica. […] Il mondo

bagliori di vivacità, intesi a illuminare l’esperienza di abbandono nel-

visivo di Giovanna Rasario è integrato, utilizza abilmente tecniche

lo spazio pittorico, esperienza che è sia extra-linguistica sia campo

e processi che richiamano la natura e I suoi motivi. D’altra parte, gli

di forze dell’attività fisica, gestuale e tattile. Le basi di ciascun’opera

impulsi organizzativi del suo lavoro riflettono la combinazione di un

sono sufficientemente chiare: l’artista ha sviluppato il suo linguag-

mondo d’ordine platonico e un universo rapsodico, quasi Dionisiaco.

gio pittorico come mezzo per riassumere le forze contrastanti del

Il suo lavoro esplora il mondo contemporaneo, percepito attraverso

comportamento sociale e privato. […] Rasario fa riferimento al mon-

la nostra ansia dell’effimero e del contingente. L’impeto energetico

do naturale, vissuto attraverso l’energia e il fluire dei suoi motivi, che

nei dipinti dell’artista è reso manifesto attraverso gli stimoli visivi

sono formalizzati attraverso le dimensioni, i colori e la trama. L’artista

opposti tra i colori appena accennati visti in trasparenza, velature

permette alla vista di rallentare e vedere le forze vitali che rendono la

e sovrapposizioni. Questa sovrimpressione atmosferica d’intrecci

pittura un testamento alle forze della vitalità. Il risultato è un’immer-

di colore sembra essere dipinta come una risposta a stimoli esterni,

sione nel dinamismo della forma, della struttura e del gesto la cui

forse registrando le emozioni dell’artista. Oppure, il punto di parten-

rivendicazione primaria di autenticità è il senso, spontaneo e all’ap-

za è uno scoppio di energia, tradotto in un dispiegarsi di formazioni

parenza casuale, di fatalità che accoglie lo spettatore in ciascuno dei

lineari libere che connotano una dinamica interna, suggerendo un

suoi naturalmente imperfetti, e tuttavia sublimi, lavori. John Austin


“Giovanna Rasario. Paintings”, Artifact Gallery, New York, 2015


“Ascoltare la luce”, 2015, olio su tela, cm 130x100



“Luce d’inverno”, 2010, olio e pastello ad olio su tela, cm 130x100



“Giovanna Rasario. Paintings”, Artifact Gallery, New York, 2015



“L’assoluto della luce, n.10”, 2010, olio su tela, cm130x130



“Trittico 2015�, 2015, olio su tela e pastelli ad olio su tela, cm 150x150 cad.



“Materia”, 2015, olio su tela, cm 130x130



Mostre PERSONALI

1997 - Peintures, a cura di Mimma Bresciani, Grand Théâtre d’Angers,

2015 - Paintings, a cura di John Austin, Artifact Gallery, New York

Francia

2014 - Giovanna Rasario, Università Commerciale Luigi Bocconi, Milano

1995 – Giovanna Rasario, Spazio d’arte Pianza, Firenze

2012 - In via dei Fossi, Bang & Olufsen, Firenze

1994 - Giovanna Rasario, a cura di Sebastiano Milluzzo, Galleria Beato

2012 - Materianonmateria, a cura di Michela Brambilla, Lariofiere, Como

Angelico, Catania

2011 - L’assoluto della luce, Varenna, Como

1993 - Forma e paesaggio, a cura di Valerio Dehò, Palazzo Lanfranchi, Pisa

2011 - Luce e colore, Studio Dimore, Firenze

1993 - Giovanna Rasario, a cura di Guido Costa, Atelier Marconi, Torino

2010 - L’assoluto della luce, a cura di Valerio Dehò, Museo Nazionale di San

1992 - Paesaggio senza figure, a cura di Valerio Dehò, Galleria L’Ariete,

Matteo, Pisa

Bologna

2010 - Ombres et lumières, Galerie Evelyne Heno, Parigi 2010 - Luce oltre l’orizzonte, Palazzo Ducale, Munizioniere, Genova

COLLETTIVE

2009 - Ritorno al Quadrato, a cura di Valerio Dehò, Galleria La Corte di

2015 - Bocconi Art Gallery (BAG), Milano

Rosanna Tempestini, Firenze

1999 - Artissima, Palazzo Nervi, Torino

2008 - Trasparenze, a cura di Paolo Antonacci, Galleria Paolo Antonacci,

1999 - Biennale Internazionale dell’Arte Contemporanea, Firenze

Roma

1998 - Le ciminiere, Donna arte 98, Catania

2007 - L’occhio e la mente, a cura di Mimma Bresciani, Palazzo Giugni,

1998 - Artissima Lingotto, Torino

Firenze

1997 – Artefiera, Bologna

2002 - L’occhio e la mente, a cura di Mimma Bresciani, Conservatorio di

1997 - Artissima Lingotto, Torino

Sant’Anna, Lecce

1994 - MIART, Milano

2001 - I colori della luce, a cura di Antonio Natali, Istituto Italiano per gli

1993 - Scambi di vista, Blickwechsel, Galerie des Kommunalverbandes

Studi Filosofici, Napoli

Grossraum, Hannover, Germania

2000 - Oltre il colore, a cura di Marilena Pasquali, Galleria L’Ariete, Bologna

1993 - Lineart, Gent, Belgio

1997 - Dipinti 1992-1996, a cura di Valerio Dehò, Galleria II Ponte, Firenze

1993 - Europ’Art, Ginevra, Svizzera


Contatti: Giovanna Rasario: giovannarasario@gmail.com Sito web: www.rasario.it

In copertina particolare da: “Trasparenze�, 2002, olio su tela, cm 130x180


Firenze, 2016 Grafica: Chiara D’Alessio


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