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dentro la mia caverna
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dentro la mia caverna
Cari impavidi lettori, vogliamo darvi il benvenuto nel primo numero di Fierce, il magazine che si getta a capofitto nel mondo della musica rock con un’attitudine feroce!
Fierce è la voce delle grandi star della musica rock, quelle icone che hanno scolpito la storia e solcato i palchi di tutto il mondo. Ma non si ferma alle glorie del passato. Abbiamo acceso un grosso riflettore su quelle band e quegli artisti che stanno emergendo con un’energia ribelle. Scoprirete le promesse del futuro, coloro che stanno rompendo gli schemi portando avanti la bandiera del rock con stile e determinazione. In questo numero, lasciatevi trasportare dall’entusiasmo dei Loveless e concedetevi un bel disastro con gli High Disaster.
Avete detto femminista? Non potevamo non dare un posto di rilievo alle donne del rock e alla loro rivoluzione. In Rebel Queen celebriamo le donne, ribelli e anticonformiste per eccellenza perché hanno sfidato gli stereotipi più di chiunque altro e continuano a farlo con un animo assetato di libertà. La trasgressività di Debbie Harry e la voce potente di Cristina Scabbia vi accompagneranno in questo viaggio tutto al femminile.
Ma c’è di più. Fierce ospita anche Out of the Box, qui vi invitiamo a pensare fuori dagli schemi e a farvi trasportare tra gli argomenti più disparati, sempre con il filo conduttore del rock. Che si tratti di arte, cinema, società o di cose che vi faranno dire “ma che diavolo?”, questa sezione è un concentrato di idee, curiosità e molto altro per stimolare la vostra mente verso nuove direzioni che sia lo spider-verso, la scoperta dei gesti iconici del rock o il festival più memorabile della musica.
E poi Tucci, il vero protagonista di questo primo numero. Ci siamo incontrati per una piacevole chiacchierata e siamo entrati (in modo figurato ovvio) in quella caverna dove nasce la sua musica, che oscilla tra dimensione onirica e psichedelica, per scoprire il suo modo di fare shoegaze. Ma non siamo solo parole e musica, Fierce è an- che moda, baby! Il filo feroce della nostra rubrica vi guiderà nella scoperta dell’abbigliamento rock, dalla storia della moda punk alle ultime tendenze. Infine voi. Siete il cuore pulsante di Fierce e vo- gliamo sentire le vostre esperienze. Raccogliere- mo nella nostra Rock Diaries le vostre foto, quelle che catturano l’essenza dello stare in prima fila appiccicati alle transenne, quelle mosse o quelle che ritraggono i vostri amati cantanti con dubbie espressioni facciali.
Alla fine di questo travolgente viaggio fatto di col- lage, mezzetinte e qualche scarabocchio, vi aspet- ta una sorpresa. Appiccicate quegli sticker ovun- que, non vorrete mica essere come quelli che li conservano per paura di sprecarli?!
Pront* ad essere feroci?
she woke up like this debbie harry e la trasgressività anni settanta
we start a revolution cristina scabbia: una donna nel mondo della musica metal
si possono scalare le vette del successo grazie a tiktok?
make a disaster puntiamo i riflettori sugli high disaster
le storie dietro i gesti più famosi del mondo rock
fierce thread
vivienne westwood
un viaggio attraverso il tempo, il punk e l’emancipazione femminile alla scoperta della donna più iconica della scena rock anni settanta
ebbie Harry, con la sua chioma bionda e il suo magnetismo sul palco, ha rappresentato un'esplosione di energia nella scena musicale e culturale internazionale. È stata una delle prime donne a rompere gli schemi, dimostrando che le donne possono essere tanto ribelli quanto gli uomini e che il punk rock non poteva avere confini di genere. La Harry è stata un'ispirazione, non solo per le donne che aspiravano a fare la storia del rock, dimostrando che la forza e la sensualità possono andare di pari passo.
Ma andiamo ai fatti. Blondie, la band che ha portato la Harry alla ribalta, ha avuto origine nella spumeggiante New York degli anni '70. Con la loro miscela esplosiva di punk rock, new wave e pop, Blondie ha conquistato i cuori di milioni di fan in tutto il mondo. E come è nato il nome della band?
Beh, sembra che Debbie abbia “attirato” l'attenzione di un passante che le urlò “Hey, Blondie!” facendo riferimento ai suoi capelli. Esattamente come lo definiremmo oggi, il nome nasce da un episodio di catcalling e la scelta di attingere a questo nome per iniziare la sua carriera musicale dimostra la personalità provocatoria di Debbie Harry.
Da questo soprannome però è nato anche l’alter ego di Debbie: la Blondie irriverente e sexy un personaggio così diverso da lei che le ha permesso di conquistare lo status di sex symbol e di icona di stile. «Sono sempre stata riservata», ha dichiarato in un’intervista, «poi ho capito, però, che potevo essere sexy e affascinante come donna. Questa consapevolezza mi ha dato potere. Il mio stile piaceva. Il personaggio di Blondie catturava il pubblico».
Il suo stile era un mix unico di ribellione, glamour e coolness senza sforzo. Con i famosi oc chiali da sole a farfalla, i capelli biondi che sfidavano la gravità e gli abiti che sfoggiava sul pal co, ha creato un'immagine in dimenticabile. Epitomizzava la libertà di esprimersi attraverso la moda, diventando un'icona di stile per molte generazioni: dalle giacche di pelle alle minigonne indossate con stivali alti fino alla coscia, il suo look ha scardinato i confini della moda femminile. Il suo stile disordinato e sfrena to dato dai capelli arruffati e dal trucco smokey, ha creato l'esteti ca del I woke up like this.
Ma non lasciamoci ingannare dal suo look mozzafiato: Debbie era molto più di un volto cari no. Ha dimostrato che il talento e la determinazione possono su perare qualsiasi barriera di ge nere. I Blondie hanno sfornato successi senza fine come Heart
«il sesso fa vendere, ed io sono pronta a sfruttare la mia sessualità. Le donne saranno i nuovi Elvis. È l’unica strada aperta al rock’n’roll»
of Glass, Call Me e Atomic, che hanno segnato un'era e influenzato innumerevoli artisti successivi. Ma soprattutto insieme alla sua band ha dimostrato al mondo che una donna può essere la voce di una generazione, l'incarnazione di una rivoluzione musicale e l’emblema dell'emancipazione femminile. Ha abbattuto le porte del patriarcato, lasciando un'impronta indelebile nella storia del punk rock e del genere new wave, muovendo i suoi primi passi proprio in quell’ambiente musicale ancora estremamente sessista in cui una donna che capeggiava una band era poco credibile. «Nelle canzoni dicevo cose che le cantanti donne non dicevano allora» – scrive la Harry nel suo libro autobiografico Face it –«non ero sottomessa e non supplicavo gli uomini di tornare».
Ma il suo impegno non si ferma solo alla musica. Paladina di molte battaglie civili ha suonato in sostegno del Tibet, per i diritti delle persone Lgbtq+ e ha rifiutato di esibirsi in Russia, nel 2014, per la loro politica discriminatoria verso le persone omosessuali. Infatti non ha fatto mai mistero della sua vita sessuale libera e famosa la sua
«soltanto le donne e le persone gay hanno qualcosa di nuovo da dire nel rock »
dichiarazione che negli anni settanta fece scalpore: «soltanto le donne e le persone gay hanno qualcosa di nuovo da dire nel rock». Il suo attivismo si spinge anche alla difesa dell’ambiente non solo nella scelta di vestire abiti realizzati in materiale riciclato ma prestando anche la sua voce al concerto Rock for Rainforest per Greenpeace, dove si esibì indossando un mantello con la scritta “Stop fucking the planet.”
Alziamo i bicchieri e brindiamo a Debbie Harry, la regina bionda che ha conquistato il mondo del rock con la sua voce potente e la sua personalità irresistibile. Il suo impatto musicale e culturale risuona ancora oggi nelle orecchie e nei cuori di tutti noi.
Che il suo spirito ribelle continui a ispirare le generazioni future a rompere le catene. Rock on, ragazze (e ragazzi)!
vent’anni di successo al femminile: la rivoluzione di una donna nel mondo metal
a
storia di Cristina è una vera e propria favola rock. Nata il 6 giugno 1972 a Milano, Cristina Scabbia da semplice studentessa, entra nel mondo del lavoro passando da barista a pony express, ma continuando a coltivare la sua passione per la musica. Ed è così che inizia il suo percorso artistico come corista per diverse band locali prima di unirsi ai Lacuna Coil nel 1996, inizialmente fiancheggiando Andrea Ferro e riuscendo a formare una delle partnership vocali più iconiche del panorama rock. Da qui l’ascesa non si arresta portando lei e la sua band all’attenzione generale fino alla partecipazione all’ Ozzfest nel 2006 con il primato di prima donna a calcarne il palco.
La voce di Cristina Scabbia è un'arma potente, capace di passare senza sforzo da tonalità dolci e
melodiche a melodie cupe e graffianti contribuendo a definire un nuovo suono nel genere gothic metal. I successi dei Lacuna Coil sono innumerevoli. Album come Comalies (2002), Karmacode (2006) e Shallow Life (2009) hanno raggiunto i vertici delle classifiche internazionali, consolidando la fama della band e facendo di Cristina una figura di riferimento nel mondo del metal.
Oltre alla sua abilità come cantante, Cristina Scabbia è un'icona di empowerment femminile. Ha sfidato gli stereotipi di genere nel mondo del metal, dimostrando che le donne possono essere leader in un genere ampiamente maschile e che ne possono far parte non solo come voci di supporto. Cristina parla dei suoi inizi e della scena metal oggi dal punto di vista delle donne: «quando ho iniziato il metal era ancora un no per noi donne e lo è ancora, ma ovviamente ci sono molte più band con una donna nella lineup, il che mi rende felice anche se siamo ancora viste in modo diverso.
a sinistra, cristina durante l’US west coast tour, 2023 a destra, foto promozionale per l’uscita dell’album black anima, 2019
Non credo che accadrà mai che saremo viste allo stesso modo, e in parte va bene così perché sia mo diversi». Del suo essere donna in una scena musicale dominata dagli uomini afferma che non le piace quando le donne vengono giudicate per il loro aspetto: «mol ti ragazzi ottengono lo stesso trat tamento ma per le donne è un po’ come… diciamo che per i ragazzi, se hanno il look, è un vantaggio. Per le donne, se hanno il look, è un vantaggio in termini di attenzione da parte dei media. Le persone non dovrebbero essere giudicate per il loro aspetto. Sarebbe interessante andare oltre, specialmente nella musica, dove lo strumento che suoni o la voce che stai spingendo fuori dal tuo corpo sono le cose più im portanti». Ed è proprio questa la sua visione, fin dagli inizi il suo obiettivo era fare musica e farla bene come professionista ma soprattutto non pensando a se stessa come elemento femmi nile della band ma come cantante e membro del gruppo.
Che dire nostri cari metalhead, non potremmo essere più fieri che una donna e per di più connazionale sia riuscita ad emergere nel panorama mondiale del metal dimostrando la propria forza e tenacia ancora oggi, dopo oltre vent’anni di carriera.
le persone non dovrebbero essere giudicate per il loro aspetto
spiderman: Across the Spider-verse, film arrivato nelle sale italiane il 1° giugno 2023, porta il pubblico alla conoscenza di nuovi Spiderman ma fra quelli che più hanno colpito, sia per l’estetica che per il carattere, è sicuramente Spider-punk, lo Spider-Man anarchico. Una versione dell’uomo ragno molto punk come dice il nome stesso, con borchie, anfibi e una chitarra sempre con sè. Spider-punk non ha un’introduzione, è un ribelle e con la sua personalità magnetica, interrompe il film proprio come farebbe un anarchico.
Con il personaggio di Hobie Brown, nome reale dell’uomo ragno punk, si è cercato di cogliere l’essenza e le eccentricità della scena punk londinese degli anni ‘70 tornando alle materie prime che venivano utilizzate per creare le zine di quegli anni. Gli animatori hanno guardato molto ai Sex Pistols, ai Buzzcocks e ai My Chemical Romance infatti l’animazione di Spider-punk è stata fortemente ispirata allo stile artistico dei poster punk-rock, composti da differenti elementi incollati insieme, come immagini e ritagli di giornale, e il lavoro per creare tali animazioni è stato molto particolare, richiedendo quasi più di due anni. Hobie è un anarchico visivamente, un vero e proprio collage bidimensionale in continua evoluzione, in netto contrasto con tutto e tutti intorno a lui. In certi punti, alcune parti del suo corpo si muovono a un
frame diverso rispetto ai suoi vestiti e a volte diventa persino grigio come se nella stampante mancasse l’inchiostro.
Ma non è solo l’aspetto visivo a richiamare lo stile punk perché il linguaggio utilizzato da Spider-punk è altrettanto importante. Il personaggio si esprime con una parlata diretta, spesso utilizzando slang e le sue battute sono taglienti, riflettendo l’atteggiamento provocatorio e rivoluzionario del movimento punk. E il suo essere anarchico si riflette pure nella decisione di andare contro la Spider Society, rivelandosi la chiave principale per Miles Morales, protagonista del film. «Oltre ad essere figo e fantastico» – dice il regista Justin K. Thompson – «Spider-punk era lì per ricordare a Miles di non impiegare tutta la sua fiducia nella Spider Society e di non cedere alle spider-persone che stabilivano quelle regole». Non seguire le regole, questo l’atteggiamento di Hobie Brown, proprio come aveva fatto il movimento punk negli anni ‘70 e ‘80.
Ad oggi lo stile punk continua ad avere un impatto significativo sulla cultura popolare. Nel corso degli anni si è evoluto e adattato, ma il suo spirito di ribellione e individualità rimane intatto e Spider-punk ne è la prova.
intervista di chiara polizzi
fotografie di mirko puliatti
ucci (Emanuele Tucci) è un compositore catanese classe 1997. Inizia il proprio percorso musicale suonando il basso in alcune band, tra cui i Birth by Dream con cui pubblica due singoli. Il 2019 segna un profondo mutamento nel suo approccio alla musica. Tra il 2020 e il 2021 si avvicina ad artisti come Salvia Palth, Bedroom e altri musicisti della scena wave baroque pop e shoegaze, come Jonathan Bree, DIIV, Baxter Dury e She Past Away, che lo influenzano moltissimo. Tra il 2021 e il 2022 pubblica i singoli Sick of everything e Out of sight. Il secondo brano segna l’inizio della collaborazione con Mario Lo Faro, chitarrista dei Clustersun, che conferisce un’impronta decisamente shoegaze e distorta al progetto. E con Ivano “Pul” Pulvirenti (K.V.A. Keep Vinyl Alive) alla produzione esecutiva. Nel 2023 Tucci pubblica il suo primo EP di inediti dal titolo My cave.
Partiamo dai tuoi inizi. Quando e come hai iniziato ad approcciarti alla musica e cosa rappresenta per te?
Ho iniziato suonando il basso in vari gruppi, banalmente nelle assemblee di istituto a scuola. Mi è sempre piaciuta la musica ma a un certo punto mi sono dedicato di più allo strumento vero e proprio. Qualsiasi altra attività facessi, come ad esempio lo sport, non riuscivo a portarla avanti e alla fine la abbandonavo, la musica invece non l’ho mai lasciata andare. Mi sono reso conto che la musica è una parte fondamentale della mia vita, come respirare, senza la quale non mi sento vivo.
Quando facevo parte dei Birth by dream, sono entrato in maniera più seria nella musica iniziando a comporre e a realizzare inediti, purtroppo dopo i primi due il gruppo si è sciolto a causa della pandemia perché non potevamo suonare insieme. Ma in me la voglia di suonare era così forte tanto da iniziare a comporre da solo e da qui ha inizio la mia esperienza da solista. Senza volerlo si è trasformata in qualcosa di più serio, un vero e proprio lavoro che occupa tutte le mie giornate. Durante il primo anno di pandemia avevo pubblicato le prime demo, ma era musica super sperimentale che si è evoluta nel momento in cui ho contattato un produttore a cui è piaciuto il mio lavoro e abbiamo registrato. Grazie a questo singolo ho conosciuto il team che adesso lavora con me, Ivano “Pul” Pulvirenti e Mario Lo Faro dei Clustersun,e poi Francesco Paladino, maestro di batteria e Azzurra Sottosanti con l’ufficio stampa Press is more.
Quali sono le tue ispirazioni quando scrivi musica? Ci sono elementi esterni come l’arte visiva o il cinema che ti influenzano? Ad esempio Oblio con la sua oscurità, sembra attingere molto dall’immaginario gotico.
Le ispirazioni sono molteplici: mi può ispirare qualcosa che ho vissuto durante la giornata o un sogno. I libri che leggo sono una delle ispirazioni principali, infatti Oblio è ispirata da atmosfere gotiche perché in quel periodo ero immerso nella lettura di Dracula di Bram Stoker e avevo visto il film di Francis Ford Coppola.
Out of Sights è nato in un periodo in cui ero sensibile nei confronti del mondo e ogni cosa che mi succedeva non faceva altro che farmi stare male. Anche la copertina traspone questo modo di sentirsi infatti rappresenta me pieno di sangue come se fossi stato picchiato da quelle emozioni che provavo.
Sick of everything nasce di getto in un periodo in cui mi ero stancato, in cui ero incazzato e nulla mi andava bene.
E poi Call me è legata al sentimento dell’infatuazione e a quel primo periodo dell’innamoramento dove tutto è impulsivo, avevo da poco conosciuto la mia ragazza. È una canzone che parla di amore, della nostalgia della persona amata ma anche di sesso, infatti il testo è la descrizione di un amplesso.
a destra, illustrazione di nicolò fazio per la cover di oblio
Quindi la mia musica nasce in maniera spontanea da quello che vivo, solo successivamente lavoro sulla tecnica.
My Cave è il tuo primo EP e come suggerisce il titolo si ispira al famoso mito della caverna di Platone. Però tu hai riadattato il mito ribaltandone il significato.
My Cave nasce nel periodo del lockdown in cui non potendo uscire di casa, rimanevo chiuso nella mia caverna, ovvero la mia stanza, il luogo in cui compongo musica ogni giorno. Non potendo uscire per far conoscere la mia musica, quella caverna in cui vedevo solo immagini al computer e ombre era diventata il luogo in cui creavo la mia arte e ciò che sentivo come verità. Ho ribaltato il mito perché la verità nel mio caso non era fuori da quella caverna, ma stava dentro. Ho voluto mantenere questo leit motiv, perché seppur ho portato fuori quella verità suonando nel mio primo live, quando si ascolta l’EP è come entrare dentro il mio spazio intimo.
Come vedi il futuro dello shoegaze, soprattutto nella scena siciliana e catanese? È un genere che viene ben accolto e che ha un pubblico vasto?
La situazione si sta evolvendo, ci sono coetanei o persone più giovani che si stanno avvicinando a questo genere. Paradossalmente grazie ai social o a TikTok dove alcune canzoni diventano virali come è successo con I walk this earth all by myself di Ekkstacy oppure al gruppo bielorusso Molchat Doma. I social hanno un ruolo importante da questo punto di vista. Nonostante il genere si stia diffondendo, a livello locale non è molto seguito, tanto che ai concerti di nicchia sono presenti sempre le stesse persone. Ad esempio i Clustersun sono un gruppo catanese che è conosciuto di più a livello nazionale. Con i nuovi artisti emergenti spero che la situazione cambi. Credo che debbano esserci più eventi per attirare più gente anche con interessi musicali diversi.
Quali sono altre band o artisti che ritieni abbiano un approccio interessante a questo genere e a cui ti ispiri?
In ambito locale sicuramente i Clustersun o Adriano, artista molto valido. In ambito nazionale ci sono molti nomi shoegaze e anche una piccola community che si chiama italogaze: i Novanta di Milano o i RevRevRev di Modena. Uscendo fuori dall’Italia, l’artista principale che mi ha ispirato è Jonathan Bree, neozelandese che fa musica nostalgica con influenze anni ‘80. Fa utilizzo di molto riverbero e synth, caratteristica a cui ho attinto infatti nelle mie canzoni sono presenti.
Qual è stato finora un momento che ti ha segnato o gratificante nell’ambito musicale? Ad esempio un apprezzamento di un altro artista sulla tua musica o un momento durante una performance live.
Nel mondo dell’arte e della musica bisogna avere un sacco di energia positiva perché si prendono tante porte in faccia o si incontrano persone che svalutano il tuo lavoro. Il primo a crederci devi essere tu. Bisogna accettare le critiche costruttive e discernere quelle che tendono solo a svalutare. Però la spinta che ho avuto per andare avanti è stata la registrazione della prima canzone. Un momento assurdo è stato quando partecipai a un contest a Ravenna per la Bronson, etichetta discografica italiana. Il problema? Mi hanno colto alla sprovvista in quanto in una sola settimana avrei dovuto preparare tutte le canzoni che erano solo demo e dovevo creare un gruppo perché il mio si era appena sciolto. E quindi ho dovuto rifiutare. Ma nello stesso periodo mi ha contattato Ivano e grazie al suo aiuto ho registrato le altre canzoni, conoscendo poi tutto il resto del team.
Hai in mente di implementare la tua musica in altri progetti ad esempio videoludici?
Hai qualche progetto futuro o sogno nel cassetto che vorresti condividere?
Mi piacerebbe molto che le mie canzoni finissero nella colonna sonora di qualche videogioco anche indie per esempio. In realtà ho avuto un’occasione del genere. Ci hanno chiamato per registrare una serie tv per Mediaset su Canale 5, perché una troupe televisiva ci aveva visto al live di Disclosure Purtroppo non hanno stanziato i fondi perché è un progetto più di nicchia, per questo hanno scelto Adriano che nella sua musica utilizza delle sonorità più dance. Però siamo rimasti in contatto per la colonna sonora della prossima stagione, probabilmente potremmo usare la mia musica per le scene di inseguimenti. Il mio sogno per il momento è registrare l’album, con un conseguente tour. Passo dopo passo mi piacerebbe andare avanti e entrare in un’etichetta più grande che mi possa aiutare a realizzare i miei obiettivi. Ma il mio obiettivo principale è suonare. Una cosa che mi fa stare male è il fatto che la mia musica non è estiva infatti è un periodo di stasi in cui non ci sono molte occasioni per suonare in live. Per un musicista, la cosa peggiore che possa capitare è proprio non poter condividere la propria musica. Però sono circondato da persone competenti che tengono al progetto e che mi spingono a portare pazienza, soprattutto in vista della registrazione dell’album. Nel frattempo non mi abbatto e continuo a comporre musica, ho già 17 demo che faranno parte del nuovo album.
c’era una volta un festival che ha cambiato la musica
di chiara polizzi
Woodstock, il leggendario evento del 1969, è nato dall’idea di quattro giovani visionari che volevano mettere su un festival di musica ininterrotta per tre giorni. Così John, Joel, Artie e Mike misero insieme una lineup assurda di artisti. L’obiettivo? Diffondere un messaggio di amore, pace e armonia attraverso la musica.
Inizialmente doveva svolgersi a Wallkill, ma gli abitanti della cittadina si opposero. Fu grazie a Max Yasgur, proprietario di un caseificio a Bethel che il concerto ebbe luogo, proprio nel terreno della sua fattoria. Non ci si aspettava però la risonanza che ebbe l’evento superando rapidamente ogni aspettativa. Si prevedevano circa 25mila presenze, ma arrivarono oltre 400mila persone in più causando un vero e proprio caos. E nonostante la mancanza di cibo, acqua e servizi igienici, lo spirito di comunità e di condivisione prevalse facendo sì che la gente si aiutasse reciprocamente. E poi la pioggia che trasformò i campi in un mare di fango. Eppure, invece di scoraggiare il pubblico, diventò un presupposto per divertirsi sguazzandoci dentro.
Ma non solo musica: a fare da contorno c’erano le droghe e in quantità inimmaginabili. Pare che la droga più consumata sia
stata l’LSD (la gettonata Orange Sunshine) perché potenziava la vena creativa in quanto allucinogena. E a completare il famoso sex, drug & rock’n’roll, un sondaggio degli anni ’80 circa mise in luce che durante quei giorni furono concepiti oltre 3.000 bambini e tra l’altro si dice che ne nacquero due. C’è da dire che il festival è scenario di molte leggende ed è difficile capire cosa sia vero e cosa no.
A chiudere i tre giorni di pace e amore, che divennero quattro, fu l’esibizione di Jimi Hendrix che slittò all’alba di lunedì 18 agosto. Un momento epico in cui il chitarrista terminò quella che fu la performance più lunga della sua carriera, con la psichedelica versione dell’inno americano in segno di protesta contro la guerra del Vietnam. Ma fra tutte le esibizioni fu quella meno vista perché più della metà del pubblico era già andata via.
Nonostante tutti gli imprevisti, Woodstock è rimasto nella storia. Ha rappresentato l’epitome dei valori controculturali degli anni ‘60, come l’amore libero, l’uguaglianza e l’opposizione alla guerra, diventando simbolo di una generazione che cercava un mondo migliore.
l’ascesa del duo “senza amore” da tiktok all’ultimo singolo
ikTok è solo per i balletti? Beh in realtà no. L’importanza dei social media, in particolare di TikTok, sta crescendo a dismisura quando si parla di promozione della musica. Prima dell’avvento dei social media, le band spesso dovevano fare affidamento sulla radio, la televisione o le etichette discografiche per ottenere visibilità. Ora, grazie ai social, le band possono creare un seguito fedele e raggiungere un vasto pubblico senza dover passare per i canali tradizionali. Questa nuova era ha aperto nuove opportunità per gli artisti emergenti. La possibilità di guadagnare visibilità tramite una piattaforma come TikTok permette alle band di farsi notare indipendentemente dalla loro provenienza o dalle risorse finanziarie a loro disposizione. Inoltre, i social media offrono un’interazione diretta tra gli artisti e i loro fan, creando un senso di comunità e coinvolgimento più intenso.
«i nostri fan sono così amorevoli e di supporto, sono anche frenetici, mi ricordano me stesso»in basso, julian comeau all’hawthorne theatre di portland, 2023
Questo cambio di rotta è evidente grazie all’esempio lampante della band Loveless, nata a Los Angeles nel 2019 e composta dal vocalist Julian Comeau e dal chitarrista Dylan Tirapelli-Jamail, che è diventata un fenomeno virale grazie all’enorme popolarità che ha guadagnato su TikTok. “E se fosse pop-punk?”, così è iniziata l’ascesa dei Loveless quando il cantante ha attirato l’attenzione della piattaforma grazie alle cover di successi come Middle of the night di Elley Duhè e Happier Than Ever di Billie Eilish. E in un paio di mesi hanno raggiunto due milioni di follower!
Ma non si fermano certamente ai numeri su TikTok, perché questi sono usciti dai confini tecnologici, non solo nel loro tour di debutto negli Stati Uniti ma anche nel tutto esaurito a Londra, primo concerto internazionale. «Il successo non sembra ancora avermi colpito» – dice Dylan – «è una cosa così grande in così poco tempo che sento che la mia reazione dovrebbe essere molto diversa. Ma sto solo lasciando che arrivi a ondate», mentre per Julian «questo è già più grande di quanto immaginassi, ed è incredibile».
2 MLN! 2 MLN!
«scrivere questa canzone mi ha permesso di liberarmi dalla paura»
julian comeau nel videoclip a tratti angosciante di i hope i’m not sick, scansiona il qr code per vederlo
a sinistra, dylan suona durante uno spettacolo
I Loveless continuano a sfornare musica, «vogliamo fare quello che stiamo già facendo, ma su una scala più ampia e con più musica originale perché sento di dover fare, arrangiare e creare cose, semplicemente amiamo creare». Ultima uscita di giugno 2023 I hope I’m not sick brano che mette in mostra la fusione distintiva del duo di emo, alt-pop ed energico hard rock. Il singolo ha un significato profondo perché approfondisce le sfide della salute mentale, dalle emozioni incontrate durante l’ansia e depressione a quell’esperienza di fingere di stare bene mentre internamente si combatte. «Scrivere questa canzone mi ha permesso di liberarmi dalla paura e accettare che la mia malattia mentale è una parte di me che devo affrontare a testa alta. Spero che porti agli altri un conforto simile.»
Con il loro talento e l’esplosione virale su TikTok, i Loveless hanno dimostrato il potere dei social. Quindi ricordate cari lettori, se siete alla ricerca del successo musicale, non affannatevi, a volte la ricetta segreta è un’app, un po’ di creatività e un pizzico di fortuna. Chissà, potreste essere voi i prossimi Loveless, in fondo nell’era di TikTok tutto può succedere.
l’energia esplosiva degli high disaster
gruppo di quattro ragazzi che hanno fatto del disastro (nel senso rock del termine) la loro missione musicale e il loro slogan non mente: make a disaster!
Fondata da Alessandro Battiato, in arte Blake Xander, in veste di cantante e chitarrista e Salvo Vasta alla batteria, gli High Disaster nascono nel 2014 in provincia di Catania praticamente tra i banchi di scuola. Successivamente si aggiungono Giovanni Cavallaro alla chitarra e nel 2022 Michele Maugeri nel ruolo di bassista. Come ogni band emergente che si rispetti hanno
iniziato a suonare in pub e festival facendosi conoscere passo dopo passo, fino alla registrazione del loro primo singolo Do not lie nel 2021. Il loro sound è un mix di alternative rock e punk, con influenze che spaziano dal grunge anni ‘90 al rock più contemporaneo. Lo stile punk si vede fin da subito: riff, canzoni veloci e melodiche.
La band seppur con la sua giovane carriera, si sta mettendo in evidenza in vari contesti. A maggio 2023 si aggiudicano il primo premio del contest Open Space
Live Session Fatti Scoprire organizzato da Mario Riso e da Rocker TV tenutosi al Rock’n’roll Milano, vincendo un’apertura per il concerto dei
Rezophonic il 6 agosto 2023 al Tradizionandu Festival. Solo qualche mese dopo, vincono il DiSummer, contest di band universitarie, guadagnandosi l’apertura del concerto dei Lacuna Coil il 4 agosto 2023 alla villa Bellini di Catania. Pur salendo sul palco da perfetti sconosciuti, sono riusciti abilmente a coinvolgere il pubblico, dalla prima all’ultima fila, facendo diventare quel palco una vera e propria esplosione di energia.
Ma questo è solo l’inizio della loro ascesa, attualmente stanno lavorando a nuovo materiale in studio di registrazione che rilasceranno al più presto. Preparatevi a un disastro che non dimenticherete facilmente!
When you’ll jump on me It will be a pleasure to tell you
che aveva origini italiane e fu sua nonna calabrese ad insegnargli quel gesto in segno di scaramanzia. Fu così che un giorno James Ronnie riprodusse le corna durante un concerto cercando di attirare la fortuna. Il gesto non è passato inosservato e da quel momento in poi fu associato al genere.
Le corna a tre dita invece sono il simbolo dell’amore e sono la rappresentazione di tre lettere dell’alfabeto I.L.Y ovvero acronimo di I Love You. Questo gesto venne introdotto per la prima volta dal mondo hippie, e furono i Beatles a renderlo celebre quando nel 1966 John Lennon venne ritratto mentre faceva le corna nella copertina inglese di Yellow Submarine
Invece l’organo più famoso nel rock? La lingua: da Jimi Hendrix che ha reinventato il modo di suonare la chitarra usando la lingua al frontman degli Aerosmith che ha cantato spesso di lei in chiave sessuale. Ma quella più conosciuta è sicuramente la lingua di Mick Jagger, il carismatico frontman dei Rolling Stones, divenuta un vero e proprio marchio distintivo della band. «Il concept del disegno della lingua voleva rappresentare lo spirito autoritario della band, la bocca di Mick e ovviamente le connotazioni sessuali del caso» ha raccontato il designer John Pasche.
L’headbanging forse è più una danza ma è comunque un simbolo portante nel mondo metal.
Questo gesto prevede movimenti circolari della testa a tempo con la musica sicuramente più intensificata quando si hanno i capelli molto lunghi. Le origini esatte non sono note, alcuni sostengono che il termine sia stato coniato durante il primo tour americano dei Led Zeppelin nel 1968, altri che sia nato tra i fan degli AC/DC
Un altro gesto iconico associato ai chitarristi è il windmill, reso celebre da Pete Townshend dei The Who. Consiste nel muovere l’avambraccio in modo rotatorio mentre si suona la chitarra creando un effetto visivo straordinario. Oltre ad essere uno spettacolo, il gesto incarna la passione e la potenza travolgente della musica rock.
Questi gesti rappresentano non solo energia, ma anche ribellione e identità creando un legame e un senso di appartenenza tra artisti e amanti del genere trasmettendo l’essenza stessa della musica rock. E ci auguriamo che rimangano identificativi anche per le generazioni future di rockers.
Negli anni ‘70, un movimento musicale ribelle noto come punk rock stava spazzando via le convenzioni e la monotonia del mainstream. In mezzo a questo tumulto musicale, una figura iconica emerse nell’universo della moda: Vivienne Westwood. Nel ‘71 aveva appena aperto il suo negozio Let It Rock al 430 di King’s Road a Londra insieme al compagno Malcolm McLaren. Nel ‘75, poi, arrivò la svolta: Malcolm era il manager New York Dolls, e durante un concerto vestì la band con i capi del negozio londinese. I capi succinti in pelle suscitarono lo scandalo del pubblico americano ma a Londra quell’immaginario funzionava e il negozio venne ribattezzato SEX ricoprendosi di graffiti pornografici e cominciando a specializzarsi in abbigliamento bondage.
La boutique attirò i The Strand che da lì a breve avrebbero cambiato il loro nome in Sex Pistols. Quattro ragazzi spregiudicati che non sapevano cantare e nemmeno suonare, ma che con gli abiti realizzati dalla stilista portarono in scena un look spietato e all’avanguardia e ben presto vennero presi sotto l’ala protettrice di McLaren. Tutti li
a cura di chiara polizzi
a sinistra, vivienne westwood con malcolm mclaren e sid vicious; facciata del negozio sex a destra, abiti in passerella firmati westwood
riconoscevano per lo stile feroce e per i testi che inneggiavano all’anarchia e diventarono le icone del punk inglese. Nel frattempo il negozio di Vivienne cominciò a proporre look che facevano impazzire tutti i teenager punk: vestiti strappati, catene e abiti spruzzati con bombolette. Mentre in poco tempo i Sex Pistols toccarono il fondo e si sciolsero, gli abiti della Westwood fecero il loro debutto in passerella con la collezione Pirate. I suoi modelli non traggono più ispirazione soltanto dalla moda di strada, ma dalla storia del costume del XVII e XVIII secolo: la Westwood è la prima stilista contemporanea a riproporre con determinazione, modernizzandoli, il corsetto e il faux-cul, elementi di sartoria che sembravano ormai sepolti. La Westwood è diventata così un punto di riferimento nel mondo della moda e per le star non solo della musica.
La sua eredità come regina del grunge punk continua ad ispirare designer, artisti e appassionati di moda fino ad oggi, dimostrando l’importanza di abbracciare la ribellione e l’individualità nella moda.
Questo angolo di Fierce è il luogo in cui i nostri lettori condividono i loro momenti di rock sfrenato durante i concerti.
Fatti avanti mandando le tue foto (tranquill* anche sfocate) e la tua esperienza a fiercemagazine0@gmail.com, potresti essere nel prossimo numero!
f/48
hei fierce, una settimana fa sono stata al concerto dei bmth ed è stato pazzesco! Un sacco di luci, molta energia e adrenalina... e poi oli, che voce!
ho desiderato questo concerto per anni, i måneskin spaccano davvero! Sono pure riuscita a prendere il plettro di Vic, un ricordo unico e lei super brava, mi sono innamorata!
con mille musicisti che suonano non può che essere fantastico e in più per beneficenza. Senza parole per il rockin’1000, l’esperienza più emozionante della mia vita!
OUT ON SEPTEMBER 1ST
caverna
rimanevo chiuso nella mia , il luogo in cui compongo musica ogni giorno, quella caverna in cui vedevo solo immagini al computer e era diventata il luogo in cui creavo la mia arte e ciò che sentivo come