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Sandro Pertini (‒)
Sandro Pertini La politica delle mani pulite
“Amici miei, io non resto un minuto di più su questa sedia se la mia coscienza si ribella. Non accetterò mai di diventare il complice di coloro che stanno affossando la democrazia e la giustizia in una valanga di corruzione.”
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instant book Discorsi e testimonianze di pensiero libero, piccoli saggi, articoli, lettere. Contro censure e condizionamenti. Libri politici per cercare un’altra politica e ritrovare un pensiero forte. Libri del passato pensati per il futuro. Usiamoli.
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sandro pertini (Stella, Savona 1896 – Roma 1990)
È stato il primo presidente socialista della Repubblica italiana e sicuramente il più amato. Antifascista condannato al confino, poi esule in Francia, rientra in Italia e viene imprigionato; liberato dopo il 25 luglio 1943, fa parte della direzione del Comitato di liberazione nazionale assumendo anche la guida del Partito socialista. Catturato dalle SS e condannato a morte, viene nuovamente liberato da un commando partigiano. Negli anni del dopoguerra si batte come deputato per l’autonomia del suo partito (ma anche contro la discriminazione dei comunisti), in difesa dei valori della libertà individuale e della giustizia sociale. Eletto nel 1968 presidente della Camera dei deputati, diventa poi presidente della Repubblica nel 1978, dopo l’omicidio di Aldo Moro. Il suo settennato, funestato dal terrorismo, dalle stragi, dagli attacchi della mafia, dallo scandalo della P2, da due terremoti – quello del Friuli, due anni prima del suo insediamento, e quello dell’Irpinia –, è ricordato come un periodo in cui istituzioni e cittadini hanno fatto fronte comune contro le difficoltà, e questo è stato possibile proprio grazie alle eccezionali doti del presidente.
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Sandro Pertini
La politica delle mani pulite a cura di Mario Almerighi
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© Chiarelettere editore srl Soci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol S.p.A. Lorenzo Fazio (direttore editoriale) Sandro Parenzo Guido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.) Sede: via Melzi d’Eril, 44 – Milano ISBN 978-88-6190-233-6 Prima edizione: gennaio 2012 www.chiarelettere.it BLOG / INTERVISTE / LIBRI IN USCITA
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Sommario
Nota editoriale Perché oggi di Mario Almerighi
VII XI
la politica delle mani pulite
Prima di tutto Il terremoto in Irpinia 3
La questione morale O pulizia o pianto tutto 7 – Una testimonianza: l’incontro con Sandro Pertini 13 – Messaggi di fine anno 17 – Politica con le mani pulite 22 – In difesa della magistratura 23
L’impegno politico: una testimonianza di rigore e umanità La guerra e l’antifascismo 25 – Lettere alla sorella Marion 28 – Non voglio la grazia 31 – I fratelli 34 – Nel carcere di Turi con Antonio Gramsci 36 – Vogliamo la Costituente 40 – Contro
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l’amnistia Togliatti 42 – Metodi disumani della polizia: le torture e le morti 48 – Il governo Tambroni e i fatti di Genova 54 – L’omicidio di tre giovani 61 – Libertà e giustizia sociale 65 – La commemorazione di Salvador Allende 66
Pertini presidente della Repubblica Si svuotino gli arsenali e si colmino i granai 73 – I giovani al Quirinale 77 – La centrale del terrorismo non è l’Italia 79 – La visita ai soldati italiani in Libano 81 – La presidenza della Repubblica più tormentata 83 – Mafia, ’ndrangheta e camorra 85 – La laurea honoris causa e l’indipendenza della magistratura 87 – Pace, libertà e giustizia 89
Il grande disegno europeo Una patria più grande 92 – L’Europa unita, un ideale necessario 96 – L’Europa, patria della memoria 98
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Nota editoriale
Un capo di Stato diverso dagli altri. Il ricordo di Sandro Pertini è ancora molto vivo, i suoi discorsi, soprattutto le sue prese di posizione, mai mediate dal puro calcolo politico, rimangono impresse nella memoria. In un momento in cui la politica sembra essere lontana dai cittadini, ci è sembrato giusto riproporre le sue parole, così fortemente dettate da un sentimento di franca umanità, e da gesti spesso al di fuori dei protocolli istituzionali, e che per questo hanno conquistato milioni di italiani (molti ricordano la sua partecipazione ai Mondiali del 1982 e il drammatico episodio di Vermicino: Pertini in mezzo alla folla in attesa di avere notizie del bambino precipitato in un pozzo). Succeduto a Giovanni Leone l’8 luglio 1978, rivelò immediatamente un nuovo stile presidenziale. Il sontuoso palazzo presidenziale del Quirinale decorato con pesanti tappezzerie del Quattrocento non è mai stato per lui una residenza ma solo un luogo di lavoro. «Mai ho trascorso una notte al Quirinale. Mia moglie Carla non ci ha mai messo piede.» Pertini prendeva servizio alle nove ogni mattina e lasciava il Quirinale alle venti per andare nell’appartamento che divideva con la moglie, Carla Voltolina, psicologa presso un centro di assistenza per tossicodipendenti. Durante i viaggi privati il capo dello Stato rinunciava all’aereo presidenziale servendosi degli aerei di linea e pagando di tasca propria il biglietto. Il suo settennato però si ricorda anche per la svolta politica che impresse al paese, avviando per la prima vol-
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ta un’alternanza laica alla presidenza del Consiglio, dapprima con l’incarico a La Malfa, senza esito, poi a Spadolini e a Craxi. Baluardo contro il terrorismo, ebbe anche il coraggio di denunciare subito la pericolosità della P2 dando pieno appoggio alla presidente della Commissione, Tina Anselmi. «Mia moglie – disse una volta Pertini – non voleva che accettassi questa carica, e anch’io non ero molto convinto, ma come rifiutare di servire il proprio paese quando 850 grandi elettori su 1000 ti hanno eletto? È vero, la metà di essi se ne pente oggi perché aspettava che io servissi gli interessi di questo o quel partito politico, particolarmente il Partito socialista, che è il mio. Sono stati fortemente delusi perché mi rifiuto di servire interessi che non sono quelli del popolo italiano.» Questo libro, diviso in cinque sezioni (Prima di tutto, con il famoso discorso tenuto in occasione del terremoto in Irpinia, seguito da: La questione morale; L’impegno politico: una testimonianza di rigore e umanità; Pertini presidente della Repubblica; Il grande disegno europeo) comprende una selezione di lettere, discorsi, interviste (importanti quelle con Oriana Fallaci e Nantas Salvalaggio), messaggi presidenziali in televisione, coprendo un arco di tempo che va dagli anni della prima guerra mondiale fino al settennato presidenziale. Una vita giocata tutta all’attacco. Uno spirito libertario ma al servizio delle istituzioni. La sua grande impresa è stata proprio questa: servire il suo paese, diventare un eroe della Resistenza, partecipare alla costruzione della Repubblica e diventarne il più alto rappresentante (dopo essere stato presidente della Camera, mai invece fece parte di un governo) rimanendo però sempre lo stesso Sandro, una persona libera, un cittadino come gli altri. Indro Montanelli, che in più occasioni lo criticò aspramente, disse di lui: «Non è necessario essere socialisti per amare Pertini. Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità». Le parole e la commozione sincera di Pertini in occasione della morte di Enrico Berlinguer (11 giugno 1984), amatissi-
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Nota editoriale
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mo segretario dell’allora Pci, sono rimaste impresse in molti: «Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta». I materiali presenti nel libro sono stati gentilmente messi a disposizione dal giudice Mario Almerighi, che firma l’introduzione. Già presidente della Fondazione Sandro Pertini, Almerighi è ora presidente dell’Associazione «Sandro Pertini Presidente», che si propone, così come era desiderio di Carla Voltolina, di «promuovere e divulgare studi e ricerche sull’opera e sul pensiero di Sandro Pertini, sui principi che hanno ispirato la sua vita improntata ai valori della giustizia sociale, della libertà, della solidarietà, dell’onestà e della pace».
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Perché oggi di Mario Almerighi
Quando i petrolieri comprarono i partiti Poco più che trentenne, Sandro Pertini fu condannato a dieci anni e nove mesi di detenzione da parte del tribunale speciale fascista. Poi cinque anni di confino a Ventotene e Ponza. Quindi, la partecipazione, come leader e combattente, alla Resistenza, la cattura, la condanna a morte, l’evasione da Regina Coeli, la guerra partigiana nel Nord. La Liberazione dell’Italia nello stesso giorno in cui a Flossenbürg i nazisti gli uccidono il fratello. È eletto in Parlamento, partecipa alla Consulta, poi all’Assemblea costituente, come l’uomo simbolo della lotta contro il fascismo e per la riconquista della libertà. Ho conosciuto Sandro Pertini, presidente della Camera, quando ero – così ci definivano – un «pretore d’assalto». Avevo scoperto che il Parlamento italiano era stato comprato dai petrolieri a un prezzo pari al 5 per cento dei guadagni che venivano loro assicurati dall’approvazione di determinate leggi. Eravamo negli anni Settanta. Gli anni della strategia della tensione e, poi, del terrorismo. I partiti coinvolti nello scandalo si arroccarono su se stessi in difesa dei mini© 2012 Chiarelettere editore srl
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La politica delle mani pulite
stri e dei petrolieri coinvolti. Il destinatario dell’atto di accusa nei confronti di cinque ministri dell’Industria era, per legge, il presidente della Camera e cioè Sandro Pertini. Lo informai preventivamente insieme ad altri due pretori e si rese conto del coinvolgimento del Partito socialista. Ci incoraggiò ad andare avanti e ci tutelò pubblicamente sostenendo il ruolo istituzionale della magistratura e l’affermazione della legalità come elemento essenziale dello sviluppo democratico del paese. Sandro Pertini rappresentava per noi giovani, nati sulle ceneri di una guerra voluta dal fascismo, la storia, il collegamento tra le sofferenze del passato, le conquiste di libertà e le speranze di progresso e di sviluppo della nostra democrazia. La storia più recente è lì a dimostrare che in una situazione di crisi dei valori, di crisi della politica e dell’etica, non è certo l’intervento di alcuni giudici che può ridurre i livelli d’illegalità diffusa che inquinano la vita di un paese. E infatti, con grande preveggenza, nelle lettere e nei discorsi di Sandro Pertini riportati in questo libro si potrà constatare come egli considerasse fondamentale il connubio tra legalità e democrazia. L’impegno politico Persino durante il fascismo, come si vedrà, Pertini appare rispettoso delle regole di quel tempo. Accetta la detenzione e, nel duro carcere di Santo Stefano, trova la serenità d’animo nella consapevolezza delle © 2012 Chiarelettere editore srl
Perché oggi
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ragioni che l’hanno determinata: scrive una memorabile lettera alla mamma rimproverandola duramente per aver chiesto la grazia, nonostante fosse afflitto da una grave malattia. L’impegno e, come lui dice, la fede in un ideale politico, è l’in sé dell’Uomo, è ciò che gli consente di superare le più atroci traversie che lo hanno accompagnato durante i lunghi anni di prigionia, dell’esilio e del confino; è ciò che gli ha dato la forza nel combattere i fascisti e i nazisti durante la Resistenza; è ciò che lo ha accompagnato dopo il 25 aprile 1945 nel suo impegno per le istituzioni della Repubblica. Nello scorrere gli scritti di Pertini si vedrà come la sua fede nel socialismo non era tanto fede nel partito quanto fede strettamente legata ai valori cui si ispirava, all’onestà del comportamento, al rispetto delle idee altrui, alla solidarietà, all’interesse primario della patria. Senza dimenticare, come era solito dire, che «l’amore per la propria patria presuppone l’amore per la patria altrui». Un amore che si allarga all’umanità intera e che traspare, grazie alla semplicità e alla schiettezza con le quali era solito parlare, in tutti i discorsi fatti nei suoi tanti viaggi all’estero. Un amore che consentì all’Italia di acquistare nel mondo un prestigio unico nella storia della nostra Italia sino ai giorni nostri. I suoi viaggi all’estero ebbero una risonanza popolare non comune. La sua storia, lo stile, il rifiuto delle paludate formalità dei cerimoniali lo resero celebre in tutto il mondo. Dai paesi europei a quelli americani, dall’Asia all’Australia, riscosse simpatie e consensi inusuali per un capo di Stato straniero. Non © 2012 Chiarelettere editore srl
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La politica delle mani pulite
solo tra la gente e presso i mass media, ma anche sul piano dei rapporti diplomatici, con ricadute grandemente positive per gli interessi politici ed economici dell’Italia. Nei quattro anni della presidenza, si recò nella Germania Federale, in Grecia, in Francia, in Spagna, in Portogallo, in Cina, in Giappone,1 negli Usa,2 in Argentina. Emblematica fu la sua prima visita in Germania, che scelse di fare anche se a suo tempo le truppe d’occupazione tedesche lo avevano arrestato e condannato a morte. Dichiarò alla stampa: «Io riuscii a evadere; mio fratello, invece, è stato ucciso a Flossenbürg. Mi recherò alla tomba di mio fratello, ma in me non vi sono né vi saranno risentimenti, sui quali non cresce niente di positivo né nel senso morale né in quello politico: non i popoli, ma i loro governi hanno gettato nella disgrazia i nostri paesi». Quelle parole crearono le condizioni per dare un nuovo fondamento all’amicizia fra Italia e Germania. Molti ricordano il Pertini dei campionati mondiali di calcio e ignorano la valenza politica dell’uomo. A livello dei mass media, Pertini è stato quasi sempre considerato un politico anomalo, amaIn quell’occasione Pertini disse: «Quel giorno del 1945 l’umanità comprese chiaramente che il meraviglioso albero della scienza può produrre frutti mostruosi portatori di distruzione e morte. I cittadini di Hiroshima e Nagasaki sono le vittime innocenti della scoperta che l’ingegno umano aveva fatto. Scoperta tramutata in un’arma infernale usata contro innocenti creature. Hiroshima è l’inferno prodotto dall’umanità». 2 Dove ha il coraggio di affermare, riferendosi alle ingiustizie perpetrate in Argentina, che «chiunque non protesta contro queste dittature non ha il diritto di protestare contro i recenti avvenimenti polacchi». 1
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Perché oggi
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to più per le sue doti umane che per le sue qualità politiche. I documenti riportati in questo libro dimostrano quanto sia errata tale analisi. È certamente vero che Pertini era in gran parte un politicamente diverso, ma è proprio lo scandagliare i suoi diversi comportamenti politici che permette di considerare quella diversità come un punto di riferimento di una nuova politica che recuperi i suoi significati più nobili e più utili alla collettività. Durante il terrorismo, ad esempio, Pertini riuscì, grazie al suo prestigio, alla sua onestà e al consenso popolare verso la sua figura, a conseguire il grande risultato di salvaguardare la credibilità delle istituzioni da parte del popolo italiano. La corruzione è nemica della democrazia Le malattie che affliggono oggi più di ieri il nostro paese hanno radici lontane. In un convegno tenutosi a Torino nel febbraio del 1978 un altro grande della nostra storia, Ettore Gallo, così si espresse: «La Costituzione della Repubblica ha delineato il potere statuale in un complesso sistema di articolazioni che determina un reciproco autocontrollo fra gli organismi costituzionali, bilanciando esigenze di unità di sviluppo. Ma noi questo Stato non lo abbiamo. Lungi dall’aversi un autocontrollo fra organi ed enti di rango costituzionale, si è avuta, a tutti i livelli, una politica di aggregazione dei consensi che ha tessuto intorno alle istituzioni una tale © 2012 Chiarelettere editore srl
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rete d’interessi, di potentati, di centri di potere e di pressione da avviluppare fino alla paralisi ogni capacità di proficua gestione del potere nell’interesse generale...». Sandro Pertini ha cercato costantemente di recidere quelle malefiche radici riportandosi, con massima coerenza nei suoi comportamenti, alle radici sane della Repubblica identificate nella Resistenza e nei principi consacrati nella nostra Carta costituzionale, cercando costantemente di coniugare la politica con l’etica. «Pertini – così Spadolini ha scritto di lui – ha continuato a credere nella politica come missione, secondo la lezione imparata sui banchi delle scuole dell’Italia giolittiana.» Da grande lettore e ammiratore di Leopardi, sosteneva che «la morale è una scienza morta, se la politica non cospira con lei e non la fa regnare nella nazione». In più di un’occasione, con grande saggezza e lungimiranza, Pertini si espresse così: «La democrazia si difende, si sostiene, e si rafforza con una grande tensione morale. La corruzione è nemica della democrazia. Si colpiscano i colpevoli di corruzione senza pietismi, senza solidarietà di amicizia o di partito: questa solidarietà sarebbe vera complicità... La corruzione offende e sdegna la coscienza del cittadino onesto [...]. L’esempio deve essere dato dalla classe dirigente e in primo luogo da me che vi parlo. La politica deve essere fatta con le mani pulite». [...] «Tutto muore con noi – è una frase di Sandro Pertini con la quale mi piace concludere – però noi rimaniamo nel cuore di quelli che ci amano. Lì © 2012 Chiarelettere editore srl
Perché oggi XVII
non moriamo mai, e perciò possiamo parlare con i nostri cari, ed essi parlano a noi in silenzio.» Sono convinto che la maggior parte del popolo italiano avverta oggi il bisogno che Sandro Pertini non si limiti a parlare a quelli che lo hanno amato e che lo amano ancora, ma a tutti coloro che hanno a cuore le sorti del paese, la qualità della vita nostra e dei nostri figli.
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Sandro Pertini La politica delle mani pulite
“Amici miei, io non resto un minuto di più su questa sedia se la mia coscienza si ribella. Non accetterò mai di diventare il complice di coloro che stanno affossando la democrazia e la giustizia in una valanga di corruzione.”
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