Š 2013 Chiarelettere editore srl
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Pamphlet, documenti, storie REVERSE
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Š Chiarelettere editore srl Soci: Gruppo Editoriale Mauri Spagnol S.p.A. Lorenzo Fazio (direttore editoriale) Sandro Parenzo Guido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.) Sede: Via Guerrazzi 9, Milano isbn 978-88-6190-487-3 Prima edizione: novembre 2013 www.chiarelettere.it blog / interviste / libri in uscita
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Roberta Corradin
La Repubblica del maiale
chiarelettere
© 2013 Chiarelettere editore srl
Roberta Corradin è nata a Susa nel 1964. Si è diplomata al liceo d’Azeglio a Torino, ha iniziato tre tesi in lettere classiche e non ne ha finita mai nessuna, e nel 1989 ha cominciato a lavorare nei fumetti: «Lupo Alberto», «Cattivik», «Sturmtruppen», «Blue», e l’immancabile «Linus». Nel 1992 diventa lavoratrice anomala ante litteram, e da allora, per circa un lustro, scrive di pseudopsicologia da bar e da parrucchiere per svariate testate femminili. Nel 1995 esce il suo primo libro, Ho fatto un pan pepato... ricette di cucina emotiva (Zelig). I critici la ignorano, i gastronomi la chiamano a scrivere di cucina nelle loro riviste. In seguito pubblica Un attimo, sono nuda, una storia umoristica misogina (Piemme); Le cuoche che volevo diventare (Einaudi), Tradizione Gusto Passione (con Paola Rancati, Silvana Editoriale) e scrive di viaggi e di cucina per testate tra cui «l’Espresso», «Gambero Rosso», «D La Repubblica delle donne», e altre. Traduce narrativa e saggistica dal francese e dall’inglese. Ha risolto un decennio di nomadismo occidentale tra New York, Parigi, Roma e la Sicilia sudorientale a favore di quest’ultima, dove insieme al marito porta avanti un progetto di fattoria permaculturale e gestisce un ristorante di mare a Donnalucata.
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Sommario
l a r ep ub b l i ca del ma i a le Questo libro
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Anni Cinquanta Una Repubblica fondata sul maiale Le ossessioni culinarie negli anni Cinquanta La cucina della ggente Buon compleanno con la Dobos! Un decennio passato a bere Mangiamoci su. Menu vintage anni Cinquanta
9 18 26 28 31 34
Anni Sessanta Guerra fredda e insalate russe Le ossessioni culinarie negli anni Sessanta La cucina della ggente Buon compleanno con la Petit Four! Un decennio passato a bere Mangiamoci su. Menu vintage anni Sessanta
49 61 67 70 73 76
Anni Settanta La strategia dell’ipertensione Le ossessioni culinarie negli anni Settanta La cucina della ggente Buon compleanno con la Mimosa!
89 97 103 106
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Un decennio passato a bere Mangiamoci su. Menu vintage anni Settanta
108 111
Anni Ottanta Anni di panna Le ossessioni culinarie negli anni Ottanta La cucina della ggente Buon compleanno con Saint-HonorĂŠ e tiramisĂš! Un decennio passato a bere Mangiamoci su. Menu vintage anni Ottanta
123 137 145 147 148 150
Anni Novanta Il paese va in aceto Le ossessioni culinarie negli anni Novanta La cucina della ggente Buon compleanno con la Sacher! Un decennio passato a bere Mangiamoci su. Menu vintage anni Novanta
173 182 193 194 195 197
Duemila Presidiamo il maiale Le ossessioni culinarie nel primo decennio del nuovo millennio Buon compleanno con la Setteveli e i macarons! Un decennio passato a bere Mangiamoci su. Menu vintage Duemila Anni Dieci Anticipazioni e profezie Ossessioni prossime future (si accettano scommesse)
209 215 230 232 234
241 245
Una riflessione 247 Appendice 249 Ringraziamenti 255
l a repubblica del m aial e
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Per Antonio, Cicero pro domo nostra
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Questo libro
Questo non è esattamente il tipo di libro che ci si aspetterebbe da una food writer: può suonare strano che una che per mestiere recensisce ristoranti in giro per il mondo decida a un tratto di guardarsi indietro, per rileggere la storia della Prima e della Seconda repubblica all’insegna delle ossessioni culinarie di una nazione sempre più nota all’estero per la deliziosamente perversa diade di alta cucina e bassa politica. Se l’ho fatto, è perché ho una convinzione, basata su un precedente storico. Nell’antica Roma, fino al I secolo a.C., i cuochi sono schiavi, come gli altri servitori di casa. Dal I secolo d.C. in poi, i cuochi sono celebrities, e da schiavi diventano liberti. Nella Roma imperiale trionfa la cucina trompe-l’oeil, antenata remota ma diretta della gastronomia molecolare che, come certi film molto intellettuali, conquista più i critici che il pubblico agli albori del III millennio. Dopo la Roma imperiale, è venuta la barbarie. Non so se dopo l’espressione anche gastronomica della decadenza della nostra società verrà un’altra barbarie (a volte, in vena di ottimismo, mi chiedo se il nuovo Medioevo non sia già in corso, e se dietro l’angolo non sia già bell’e pronto un nuovo Rinascimento). Ho voluto raccontare la storia di questa decadenza dall’inizio, cioè dalla fine della fame, che in Italia coincide con la
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La Repubblica del maiale
fine della guerra e con l’inizio della repubblica. Mi sembra sia venuto il momento di fare un mea culpa, di osservare il progressivo decadere del mos maiorum nelle maionesi idrogenate, la progressiva perdita di senso della collettività a favore del singolare piacere del culatello di Zibello, la res publica annientata in successive fiammate di flambé, straripamenti di mousse, invasioni di petti d’anatra con riduzioni di aceto balsamico, occupazioni di letti di rucola, valanghe pannose di tortellini al prosciutto, pozzanghere di pizza e Nutella®... Chi non ha mai avuto un’ossessione culinaria scagli il primo bigné (o beignet, se l’ossessione è di tipo grammatical-filologico). Ci sono nella storia recente sfumature di gusto che rischiano di passare inosservate ai commentatori attenti alla vita politica del paese, valenze ideologiche che difficilmente chi si interessa di gastronomia coglie. Spero di non suonare come un’oca giuliva che starnazza su e giù per le disgrazie della Repubblica,1 certamente non era questa l’intenzione. Quello che volevo dire, piuttosto, è: ragazzi, riflettiamo. Siamo ancora in tempo.
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Così si esprimeva Giorgio Bocca al riguardo di Tiziana Maiolo, sul settimanale «l’Espresso».
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