Razza di zingaro

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© Chiarelettere editore srl Soci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol S.p.A. Lorenzo Fazio (direttore editoriale) Sandro Parenzo Guido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.) Sede: via Guerrazzi 9, 20145 Milano isbn

978-88-6190-762-1

Prima edizione: gennaio 2016 A cura di Chiara Porro e Jacopo Zerbo. Illustrazioni disegnate e dipinte da Dario Fo con la collaborazione di Michela Casiere e Jessica Borroni. Foto di Lorenzo Mennonna. Questo libro è tratto dalle testimonianze di Paolo Cagna Ninchi e di Jana Pavlović. L’Editore si dichiara a disposizione degli aventi diritto per l’immagine pubblicata in quarta di copertina. www.chiarelettere.it / interviste / libri in uscita

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Dario Fo

Razza di zingaro

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La prima volta sul ring

Nel 1914, nella Germania del Nord, ad Hannover, un ragazzino di otto anni di nome Johann Trollmann accompagna un amico di un anno piĂš grande di lui all’allenamento di boxe nella palestra della scuola secondaria del loro rione. Ăˆ la prima volta che gli capita

Allenamento in palestra


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Razza di zingaro

di assistere a un’esibizione del genere. Aveva fatto sì a pugni qualche volta con ragazzini della sua età, e in verità non si era assolutamente divertito, anche perché gli era arrivato un pugno proprio sotto l’occhio e un altro all’altezza dell’orecchio, per cui, per tutta una giornata, aveva continuato a lamentare strani fischi e vertigini. In occasione della visita alla palestra osserva i ragazzi salire su una pedana molto grande e affrontarsi con le mani coperte da guantoni, nel tentativo di colpirsi dalla testa a tutto il tronco. Si schivano, roteano uno intorno all’altro, e poi all’improvviso tempestano il rivale di pugni. I ragazzi della palestra che assistono incitano e commentano spesso con applausi e anche con risate, mentre il maestro di pugilato, muovendosi a ridosso dei due allievi, lancia ordini su come comportarsi: «Prendete fiato! Respirate col naso, non con la bocca! Muoversi con le gambe! Le gambe fanno la differenza fra un buon pugile e una schiappa! Stop, da capo! Non restate sempre col braccio sinistro teso, cambiate l’appoggio e la posizione! Indietreggiate, ma subito tornate all’attacco! No, no, senza foga, leggeri, come in un gioco!». Alla fine dell’allenamento tutti i ragazzi vanno in un’altra stanza dove ci sono le docce. È un rito che evidentemente li diverte molto e li scarica dalla tensione. Scherzano, sghignazzano, si prendono in giro l’un l’altro. Quando Johann si trova di nuovo col suo amico esclama: «Che bello questo sport! Mi sono divertito come un pazzo. Potrei iscrivermi anch’io a questa scuola?».


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La prima volta sul ring

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E l’amico: «Certo, lo possiamo chiedere subito all’allenatore». Johann viene presentato al maestro, che gli dà un’occhiata mentre gli afferra le braccia e le tasta risalendo fino alle spalle e al collo. Dopodiché gli prende un polso e lo costringe a girare, prima da un lato, e poi a volteggiare su se stesso. Quindi, indicando il suo ufficio, gli dice: «Vieni con me. Può venire anche Franz, il tuo amico. Domani mattina ci sarà il medico che ti farà una breve visita: al cuore, ai polmoni eccetera. Qui poi c’è un documento, in settimana tuo padre deve venire a firmarlo». E da quel momento la vita di Johann cambia completamente. Il giorno appresso i due ragazzi, Johann Trollmann e Franz Uhlman, si ritrovano alla scuola con mezz’ora d’anticipo. C’è la breve visita dal medico: tutto a posto, cuore, polmoni e riflessi vari. Quindi Uhlman accompagna l’amico a scegliersi un paio di pantaloncini da gara, una maglietta e i guantoni. L’incaricato osserva le scarpe della giovane recluta: «Accidenti, ma non ne hai un paio un po’ meno pesanti? Quelli sono scarponi da alpinista!». «No, mi dispiace. C’è mio fratello che ne ha un paio che somigliano alle tue, ma di certo non me le presta!» «Va bene, forse ne ho di leggere, erano di uno che ha smesso.» E così dicendo gli offre delle scarpe usate ma proprio del suo numero. E poi esclama: «Vai, la fortuna comincia sempre dai piedi». Di lì a qualche minuto lo stanzone si riempie di ragazzi. Il maestro li saluta con qualche pacca sulle spalle:


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«Oggi cominciamo col farci una bella corsa. Usciamo e percorriamo tutto il parco fino alle rive del Leine, poi lo attraversiamo sul ponte e a ’sto punto vediamo se avete ancora fiato o è meglio riportarvi indietro». Johann ha stampato sulla faccia un sorriso incontenibile. Eccolo nel gruppo dei podisti, e senza rendersene conto si ritrova di lì a poco in testa, vicino al maestro, che ogni tanto si volge ai ragazzi e ordina: «Allungate il passo, e al mio segnale fate tre giri su voi stessi. Via! Riprendete a correre, e ora saltate, così!». Ed esegue degli ampi salti, uno appresso all’altro. «Su le braccia, correte agitando le braccia per aria, respirate sempre col naso, e ora giù con le braccia, passi brevi. Fermi, stop! Scendete quasi accovacciati su voi stessi, e ora cercate di avanzare così. Attenti, rimontate in piedi e poi scendete, sempre in movimento. Stop, ora camminate normali.» Il gruppo ha attraversato il ponte e a questo punto il maestro dà un nuovo ordine: «Tutti seduti! Cercate un posto comodo. Che fai tu, ti sei accovacciato sulle pietre? Che sei, un fachiro? Lì, sull’erba! La boxe non è uno sport da penitenti». Trascorso un quarto d’ora tutti devono tornare in piedi. «Lentamente, muovetevi di qua e di là camminando. Vi fanno male un po’ i muscoli, vero? Specie delle gambe. Strofinatele, ognuno faccia come me.» E così dicendo si massaggia ginocchia e polpacci con energia. «Continuate, e ora stop, si torna a casa. Fra poco riprenderemo a correre, ma aspettate di scaldarvi.» Johann si muove come un esaltato. L’allenamento lo ha caricato di una gioia mai provata. La notte stessa è così


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La prima volta sul ring

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eccitato che non riesce a dormire. Finalmente prende sonno e sogna di correre e saltare ancora. Al mattino è già sveglio alle sette. L’appuntamento alla scuola è fra tre ore. Esce di casa quasi subito con un pezzo di pane e del formaggio fra le mani e immediatamente comincia a correre. Raggiunge il parco e lo attraversa ancora fino al ponte. Quindi torna indietro. Finalmente è arrivata l’ora di entrare nella palestra. «Cosa si fa oggi?» Franz, il suo amico, gli dice: «Guarda, c’è scritto lì, su quella tavola appesa. “Allenamento col sacco”». E indica alcuni pallipponi riempiti di sabbia appesi davanti a loro. Il maestro entra salutato da ognuno e quindi si mette davanti ai sacchi. «I primi tre battono qua, gli altri con me alle sbarre.» Johann cerca di imitare il suo amico, che già si è posto davanti ai pallipponi e sferra pugni a ritmo costante. Ma subito Franz lo consiglia: «Non darci dentro troppo forte all’inizio, altrimenti dopo un po’ ti senti le braccia staccarsi dal busto». Dopo i sacchi è la volta delle sbarre. Il maestro aiuta Johann ad appendersi e quindi a risalire fino all’asta. Passata una buona mezz’ora l’esercizio cambia all’istante. Si tratta di gettarsi a faccia in giù fino a terra e risalire, e quindi scendere di nuovo. «Uno, due, tre, quattro!» Alla fine Johann si tocca i muscoli di tutto il corpo, che sembrano diventati di legno. «Camminare, tutti quanti camminate intorno lentamente!» è l’ordine del maestro. «E per finire, tutti sotto la doccia!»


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