parabola ascendente tesi andrea cippitelli

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PARABOLA ASCENDENTE

EX MAGAZZINO MONTECATINI: DA BROWNFIELD A CENTRO URBANO DI FORMAZIONE

Andrea Cippitelli Relatore Arch. Nicola Marzot Correlatore Arch. Mario Augusto Lolli Ghetti


Università degli Studi di Ferrara Facoltà di Architettura “Biagio Rossetti” Tesi di Laurea Anno accademico 2011/2012

PARABOLA ASCENDENTE

EX MAGAZZINO MONTECATINI: DA BROWNFIELD A CENTRO URBANO DI FORMAZIONE

Candidato: Andrea Cippitelli Relatore: Arch. Nicola Marzot

Correlatore: Arch. Mario Augusto Lolli Ghetti


A chi va oltre la ruggine...


INDICE

ABSTRACT.....................................................................................................2 INTRODUZIONE..............................................................................................3 L ’EDIFICIO......................................................................................................6 L’INQUADRAMENTO TERRITORIALE...............................................................24 LA CITTA’.......................................................................................................30 _Porto Recanati, il salotto sul mare...................................................37 LA STORIA.....................................................................................................38 _La fabbrica...................................................................................39 _Il giallo del Capannone Nervi.........................................................45 _La cronologia...............................................................................48

LE ARCHEOLOGIE INDUSTRIALI.....................................................................50 LE CURVE ARCHITETTONICHE.......................................................................60 _I progetti di Pierluigi Nervi...........................................................66 _I progetti attribuiti a Nervi...........................................................68 IL VINCOLO MONUMENTALE..........................................................................80 LA COPERTURA IN AMIANTO.........................................................................84


IL RESTAURO E LA RIQUALIFICA STRUTTURALE.............................................92 _Le considerazioni strutturali..........................................................104 IMMIGRAZIONE E HOTEL HOUSE...................................................................128 _Demografia dell’Hotel House.........................................................136 IL PORTO.......................................................................................................140 _Il waterfront e il project financing....................................................142 _Le considerazioni progettuali...........................................................146 LA RICERCA DELLA NUOVA FUNZIONE..........................................................152 _Il progetto BOTTEGHE DI MESTIERE...............................................158 LA PROTOTIPIA.............................................................................................174 _Il Centro di Formazione di Porto Recanati.......................................175 _La produzione di una scarpa..........................................................177 IL PROGETTO.................................................................................................188 _Il cronoprogramma........................................................................189 _Gli impianti....................................................................................196 _Il progetto architettonico................................................................200 _La struttura ..................................................................................234 LE TAVOLE DI PROGETTO..............................................................................248 BIBLIOGRAFIA...............................................................................................276

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ABSTRACT Un ex deposito di perfosfati per fertilizzanti giace in stato di abbandono a Porto Recanati, pochi chilometri a sud di Ancona. Un vincolo monumentale lo ha protetto dall’abbattimento e tutela la sua riqualificazione. Questa, però, non avviene perché non si è trovato un programma adatto alla riattivazione dello spazio racchiuso tra i telai parabolici di scuola nerviana. L’abbandono del grande paraboloide diventa la motivazione per riflettere sulla riqualifica di un’ex area industriale dismessa in un piccolo centro costiero votato unicamente al turismo. L’entroterra limitrofo, nonostante il periodo di crisi economica, ha esigenze insoddisfatte. A fronte di una domanda consistente, non vi è la possibilità di reperire tecnici specializzati nel settore TAC (tessile-abbigliamento-calzature). Il grande spazio voltato diviene, così, l’involucro di pregio per la collocazione di un Centro di Formazione di ambito calzaturiero. La prototipia di scarpe è una possibile materializzazione architettonica di una metodologia più generale affermata in questa tesi. La riqualifica di un edificio industriale dismesso passa per il coinvolgimento di un privato che si pone come promotore di un progetto urbano in cui dialogano spazi di produzione e spazi pubblici: un complesso dove formazione, produzione, promozione e socialità si intrecciano. Il Centro di Formazione sarà anche l’occasione di integrazione di una forte presenza straniera della città (2687 immigrati, 22 % della popolazione, ora completamente ghettizzati in un edificio torre), e l’intero complesso, con la parte ristorativa e la possibilità di ospitare luoghi di stoccaggio, diverrà punto di riferimento per la futura darsena vicina. La promenade, esterna al Centro di Formazione, è un percorso che sale in cui si alternano movimento e pausa per arrivare alla piazza coperta, posta sopra la prototipia. Una parabola e una ascesa per delineare spazi pubblici e attrezzature per l’intera città e creare un nuovo elemento: il Centro Urbano di Formazione (CUF).

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INTRODUZIONE

Per cominciare un discorso, per esporre la propria tesi, si deve essere sicuri che tra chi parla ed il proprio referente ci sia un linguaggio condiviso. Per questa ragione si introduce il lessico

BROWNFIELD:

RIQUALIFICARE: ARCHEOLOGIA: FORMAZIONE PROFESSIONALE:

URBANO:

fondamentale per questa trattazione.

sito industriale o commerciale abbandonato adatto ad essere riutilizzato

rendere migliore con nuovi elementi lo studio delle civiltĂ antiche attraverso le tracce delle rispettive culture

iter che porta alla creazione di persona capace e competente in un determinato ambito lavorativo

relativo alla cittĂ 3


La descrizione del lavoro intrapreso parte dalla seconda parola citata e la definizione di cui sopra può essere anche una dichiarazione di intenti. Ciò che questo lavoro si propone è l’introduzione di nuovi elementi in una realtà consolidata e poco flessibile, per migliorarla. In questo caso, inoltre, si è di fronte alla necessità di tutelare, poiché l’Ex Magazzino Montecatini è arrivato a noi grazie al vincolo monumentale posto su di esso . L’archeologia industriale rappresentata da questo ex magazzino di perfosfati rende necessaria una prima fase di restauro degli elementi strutturali, per poi andare a caratterizzare il grande contenitore parabolico. Un ripensamento degli spazi che non può prescindere dall’analisi del territorio e delle sue esigenze, per arrivare a capire quali sono le necessità della zona in cui si trova lo stabile e realizzare una architettura in grado di soddisfarle e che al territorio ritorni grazie alle attività da essa ospitate:

FORMAZIONE, PRODUZIONE E PROMOZIONE

Magazzino Montecatini: 1. come riutilizzare i suoi spazi?

Centro Urbano di Formazione: 3. formazione e socialità

?

2. analisi delle esigenze del territorio

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Il CUF (Centro Urbano di Formazione) è l’atto conclusivo di una ricerca, è il cosa sarà il Magazzino Montecatini. Prima del cosa sarà dobbiamo necessariamente dire cosa è e cosa è stato l’edificio che si vuole riqualificare. Nel lavoro intrapreso la prima fase è stata la documentazione dello stato di fatto dell’edificio. Data la peculiarità dell’architettura in questione, ancor prima di capire come essa si relaziona con la città, si è voluto capire come l’ oggetto architettonico si presentasse, niente di più che la costatazione del come è, ossia lo stato di fatto. La prima rappresentazione proposta è il semplice sgurado di chi passa vicino ad esso , ecco il perchè di un insieme di foto che lo ritraggono, da diversi punti di vista, prima di arrivare alla sua formalizzazione in pianta e prospetto. Il rilevamento visivo e la rappresentazione fotografica, prima del suo rilievo architettonico vero e proprio.

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L’EDIFICIO

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_prospetto nord


1

3

5m

_scala 1:200 19


20 _A.A: 2012/2013

Relatore: Arch. Nicola Marzot_ Correlatore: Arch. Mario L

_prospetto

prospetto


21 UniversitĂ degli Studi di Ferrara_FacoltĂ di Architettur

o est

est


Già dalle foto precedenti si scorgono acuni elementi, urbani e non, che si relazionano con il paraboloide cosa c’è vicino ad esso e capire, in seguito, cosa è stato, quale è la sua storia. Da tutto ciò potremo

una grande balena spiaggiata

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, ma che mai con esso dialogano. E’ giusto, quindi, cominciare a vedere dove si trova l’edificio, capire il perchè, oggi, lo stabile si trova ad essere

abbandonata sulla battigia.

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L’INQUADRAMENTO TERRITORIALE

FaLcOnArA

AnCoNa SiRoLo

OsImO

Jesi

PoRtO ReCaNaTi

CaStElFiDaRdO LoReTo

PoRtO PoTeNzA ReCaNati

CiViTaNoVa MaRcHe

MaCeRaTa

_diagramma vocazioni stralcio Ancona-Fermo FeRmO


_diagramma infrastrutture aereo-macchina stralcio Ancona-Fermo

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_diagramma spostamenti casa-lavoro in macchina in entrata e in uscita a Porto Recanati

PoRtO ReCaNaTi

_flussi piĂš consistenti in uscita (abitazione a Porto Recanati, lavoro altrove), in direzione Ancona, Macerata, Civitanova _in entrata flussi interessano soprattutto cittĂ limitrofe

_diagramma spostamenti casa-lavoro in treno in entrata e in uscita a Porto Recanati

PoRtO ReCaNaTi

_flussi ridotti in generale, in aumento nel periodo estivo per lavori stagionali _leggero prevalere dei flussi in uscita

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_diagramma spostamenti per turismo in aereo e macchina in entrata e in uscita a Porto Recanati

PoRtO ReCaNaTi _quasi totalitĂ dei flussi sono in entrata essendo Porto Recanati cittĂ votata al turismo. _mete di turismo in uscita sono le limitrofe Sirolo, Ancona e Civitanova

_diagramma spostamenti per turismo in nave e treno in entrata e in uscita a Porto Recanati

PoRtO ReCaNaTi

_flussi contenuti anche sul versante turismo per il trasporto ferroviario _collegamenti maggiormente attivi: Porto Potenza Picena e Civitanova Marche

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_La città dell’ Ex Magazzino Montecatini: Porto Recanati Porto Recanati si trova poco a sud del gomito di Italia, a 30 km da quell’Ancona che trae il suo nome da ANKòN (curvatura), poichè proprio nei pressi della città dorica la costa adriatica esegue una curva a ricordare un gomito. Aldilà della curiosità etimologica, morfologicamente è importante ricordare come il litorale ed il paesaggio adriatico cambino proprio nei pressi di Ancona, vicino la quale si trova il Monte Conero, promontorio vicinissimo al mare che crea suggestive spiagge rocciose. L’ultimo lembo di roccia, prima del ritorno graduale alla sabbia della vicina Civitanova Marche, è proprio Porto Recanati.

Ancona Gabicce

Fano Pesaro

Falconara Marittima

Civitanova Marche

Porto Recanati

San Benedetto del Tronto

Porto San Giorgio

Porto d’ Ascoli

Senigallia

Foglia Metauro Cesano Misa

Esino

Musone

Potenza Chienti

Tenna Aso

Tronto

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Emilia-Romagna Pesaro

SM

Fano Senigallia

Urbino Toscana

Falconara

Ancona

Jesi

Porto Recanati

Osimo Fabriano

Macerata

Civitanova Marche Fermo

Umbria S. Benedetto Ascoli Piceno

Lazio

Abruzzo

Lazio

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LA CITTA’

Porto a

c

b


Recanati

d

e

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a. zona darsena Complesso residenziale con presenza dell’ albergo di lusso Life

Darsena privata per barche di piccola-media dimensione

Complesso resinziale ZEUS IMMOBILIARE

e

Residence Paradiso Azzurro

HOTEL LIFE

Residenze Paradiso Azzurro

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b.zona piazza Arena B.Gigli Gigli Arena B. Castello Svevo Castello Svevo Pinacoteca Comunale Pinacoteca Comunale

Piazza centraleBiancondi Brancondi Piazza centrale Cinema Kursaal Cinema Kursaal

Hotel Bianchi: Hotel Bianchi: landmark della landmark cittĂ cittĂ

Vista panoramica con Hotel Bianchi

Cinema Kursaal e Hotel Bianchi Vista della passeggiata parallela al lungo mare Castello Svevo e pinacoteca

Hotel Bianchi: landmark della cittĂ

Arena B. Gigli

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c.zona stazione-centro commerciale Centro commerciale ipermercato Le Grotte

Scuola Materna Via Argentina

Scuola Materna Gianni Rodari

Stazione ferroviaria Porto Recanati

Centro Commerciale Le Grotte realizzato nel 2011. L’ operzione immobliare concerne anche un distretto residenziale nella frazione di Le Grotte.

Stazione ferroviaria di Porto Recanati: afflusso di passeggeri molto ridotto poichè è fermata solamente di treni regionali. Utilizzata soprattutto per spostamenti nord-sud lungo il litorale (Ancona-Civitanova Marche) da parte di balneanti evenditori ambulanti.

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d.zona Municipio Mercato coperto frutta e verdura

Municipio di Porto Recanati.

Municipio in stile neo liberty e Borgo Marinaro

Il Borgo Marinaro.

L’edificio del municipio in stile liberty è stato ripreso stilisticamente nella realizzazione del vicino Borgo Marinaro e stessa genesi compositiva ha avuto la lottizzazione del Life Hotel vicina all’ Ex Magazzino Montecatini. Il mercato coperto di Porto Recanati è un punto di riferimento soprattutto nel periodo estivo, inserito pienamente all’ interno della trama urbana è un posto sentito e vissuto dalla cittadinanza che li si reca per acquistare la frutta e la verdura o approfittare dell’ ombra della copertura. 35


e.zona foce Potenza Istituto comprensivo con ampia palestra e auditorium

Hotel House: ex hotel, ad oggi fissa dimora di circa 2000 immigrati stranieri.

Hotel House: residenza di 2000 immigrati

Istituto Enrico Medi, comprensivo di palestra e auditorium. Al suo interno è forte la presenza di studenti stranieri, data la vicinza dell’ Hotel House.

Vista generale della foce del fiume Potenza, sulla destra si intravede l’ Hotel House

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_Porto Recanati, il salotto sul mare “Porto Recanati, solare cittadina balneare adagiata ai piedi del Monte Conero, per la bellezza del suo litorale è stata paragonata ad un salotto affacciato sul mare. Il blu di un mare limpido, il verde di una pineta che digrada direttamente verso la spiaggia, sono i segni distintivi di questo litorale che ormai da anni si guadagna il titolo di Bandiera Blu europea per la qualità e la vivibilità delle sue spiagge. Un ampio lungomare completamente chiuso al traffico che si racchiude poi in un centro cittadino fatto di colorate casette, strette l’una all’altra e che richiamano l’antica vocazione di borgo di pescatori di Porto Recanati.” Ecco come viene presentata la città di Porto Recanati dal sito ufficiale della Riviera del Conero. Il turista ha affettivamente questa visione della città, gli elementi di pregio sono quelli citati sopra e nelle poche righe precedenti sono evidenziati i punti di forza di Porto Recanati. Da qui un diretto collegamento con la strategia pianificatoria che l’ amministrazione sta intraprendendo in questi anni: migliorare l’ offerta turistica implementando i servizi offerti e la loro qualità. Senz’altro questa è un’ ottica positiva per il futuro portorecanatese, ma rischia di essere troppo monosettoriale. Porto Recanati, come si riscontra dal rilievo fotografico precedente, non è solo un salotto sul mare.

_Porto Recanati non è solo un salotto sul mare La divisione del comparto urbano in cinque zone, evidenzia, infatti, una complessità maggiore della realtà urbana. Emblematico è il caso dell’Hotel House, vero lato b della città e traccia evidente del problema maggiore di questa: lo scollamento tra il nucleo storico e le aree di espansione, come la zona della foce del fiume Potenza, dove, tuttavia, non solo vi è un’alta densità abitativa, ma anche una forte presenza di servizi usati dall’ intera popolazione di Porto Recanati. Come avviene spesso, anche nel caso portorecanatese, l’entroterra rimane entità a se e, se viene coinvolto in un collegamento con la costa, è solo per motivi turistici, poichè la limitrofa Recanati è luogo natale del poeta Giacomo Leopardi. Tuttavia, quello marchigiano è da sempre un territorio ricco di attività produttive e di imprese di piccola e media entità che si sono legate spesso alla città che le ospitava non solo formalmente, ma anche come rispettivo arricchimento e crescita.

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LA STORIA _Porto Recanati, ex borgo marinaro Porto Recanati, nonostante il passare degli anni, non ha mai completamente perso la sua tradizione, che risale ai tempi della fondazione, la pesca. La barca tipica da pesca a Porto Recanati è sempre stata la “Lancetta”, non essendo utilizzabili imbarcazioni più grandi per l’assenza di un porto attrezzato.

Il legame indissolubile tra il mare e la Montecatini Il collegamento che ci porta a fare luce sull’ origine della “balena”, riprendendo la metafora precedente, è proprio la pesca e si riportano le parole di un pescatore del posto, in cui trapela come non troppo tempo fa il Magazzino detto “Nervi” era un simbolo della città di Porto Recanati ed ad essa era legato: “Porto Recanati era conosciuto come un paese di pescatori, si pensi che su 2500 abitanti, verso gli inizi del secolo scorso, cioè fino al 1920-30, c’erano ben 108 imbarcazioni da pesca, per cui lancettine, lancette, barchette e schillette. C’ era un legame indissolubile tra quello che era il mare e la Montecatini, intanto per l’ approvigionamento dello stabilimento


che avveniva spesso per mare con una teleferica. Poi, per esempio, quando c’era la nebbia (il “caligolo”, da noi), che non si vedeva, non c’ erano i radar e

i marinai sentivano l’odore dell’acido nitrico e sapevano che erano davanti la Montecatini, cioè erano arrivati a Porto Recanati, sapevano che erano tornati a casa. Quindi quello era un legame con la terra che si lasciava e si sperava di ritrovare...”

La teleferica che serviva per trasportare da mare alcuni materiali per la fabbrica Montecatini

Il complesso Montecatini

_La fabbrica Nella testimonianza precedente si nomina la Montecatini e l’odore dei nitrati, quindi cosa produceva la fabbrica Montecatini? Quando è stata affiancata alla pesca una nuova attività produttiva e perchè lo stabile si trova proprio vicino al mare ed alla ferrovia? Per rispondere a tutte queste domande, dopo aver visto il cose è passiamo al

cosa è stato...

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_La storia del complesso Montecatini di Porto Recanati L’edificio che si vuole riqualificare, come già espresso nell’ abstract, era un deposito, un luogo adibito allo stoccaggio dei perfosfati che servivano per produrre concimi per l’agricoltura. Sebbene poche persone a Porto Recanati sono a conoscenza di ciò, in città, per quasi un secolo, è stata in funzione una fabbrica di concimi e la popolazione aveva addirittura inventato un nome per i lavoratori della fabbrica: i “cuncimari” e si capisce subito il perché questo epiteto sia scomparso nel tempo, poiché contenente in se una connotazione dispregiativa. Coloro che, però, cuncimari lo sono stati, ne parlano volentieri e con orgoglio di quella condizione passata, perchè erano pur sempre le persone che aiutavano gli agricoltori a rendere i loro campi più produttivi e quindi contribuivano a sfamare i propri concittadini. Nell’esporre questi fatti si vuole solo ricordare ciò che è stato, senza prendere posizione nei confronti della presenza della fabbrica. Va, infatti ricordato, come all’interno di questa, si svolgessero trasformazioni chimiche e inquinanti (la bonifica del Magazzino “Nervi” non è necessaria solamente poiché è sempre stato sempre utilizzato unicamente per stoccaggio). Per decifrare la storia dell’edificio riportiamo di seguito due estratti di una pubblicazione di Lino Palanca del 2005, realizzata dal Centro Studi Portorecanatesi e pubblicata in un numero della rivista Potentia(Archivi di Porto Recanati e dintorni). Nei due capitoli viene descritta la nascita del complesso della Colla e Concimi e poi una piccola dissertazione sull’attribuzone nerviana dell’unico elemento rimasto di tutto il complesso: il paraboloide adibito a stoccaggio, poiché protetto da vincolo monumentale. Successivamente si riassumeranno in una breve linea del tempo le date salienti della costituzione e della vita del Centro Montecatini di Porto Recanati anche in relazione alle altre fabbriche di produzione concimi marchigiane, passando così dal particolare al generale per schematizzare la tratta adriatica dei perfosfati.

Nasce la fabbrica Il 1907 fu un anno importante per Porto Recanati perché segnò l‘inizio della sua breve avventura industriale, prima che le strategie di sviluppo indirizzassero l’economia cittadina verso il turismo, come è accaduto a partire dagli anni Sessanta del XX secolo. In gennaio entrò in attività la fabbrica dei concimi chimici, in luglio il cementificio Scarfiotti; è singolare che entrambi fossero progettati dalla stessa persona, l’ingegnere livornese Giuseppe Moro, che in seguito diventerà anche socio di minoranza del cementificio. Nella sua relazione sui dati del quinto censimento del Regno del 1911, il segretario comunale Luigi Petrocchi si sofferma lungamente sullo stabilimento che la Società Marchigiana di Concimi e Prodotti Chimici aveva fatto progettare all‘ing. Moro, scrivendo così:

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“Capitale di lire 1.200.000 interamente versato. Sede Ancona. Presidente Ing. Edoardo Almagià, Consigliere Delegato Avv. Vito Terni, Direttore tecnico Ing. Emilio Randi . In questa nostra regione Marchigiana lo spirito cooperativistico non era certo carattere del popolo, qualche anno fa. Il sentimento individualistico aveva sempre imperato così forte da impedire lo sviluppo delle industrie e dei commerci, che richiedevano, generalmente, attività e capitali collettivi. Il Marchigiano viveva da sé, con tutta la sua pace e tranquillità patriarcale, ereditata dai propri antenati. Il miraggio di maggiori guadagni o di un possibile migliore benessere non lo lusingava, quando a ciò occorresse un rischio, o quanto meno una vincolazione, sia pure temporanea, di denaro. Ma questa inerzia, veramente inesplicabile, pare siasi scossa, come per tocco di magica bacchetta. Da qualche anno i Marchigiani si stanno educando al sentimento cooperativistico, e sull’esempio degli industriali dell‘alta Italia, che traggono la loro ricchezza soprattutto dalla cooperazione, stanno facendo dei veri prodigi, in seguito specialmente ai nuovi impulsi dati dalla legge che esonerava per quattro anni le Marche dalla tassa sulle industrie.”

Non è tanto che i marchigiani abbiano finalmente capito, nei primi anni del secolo, che occorreva seguire il solco tracciato dai bravi settentrionali,quanto che la situazione economica generale stava largamente favorendo le iniziative commerciali e imprenditoriali in genere, specie nel settore dell‘agricoltura. Dopo la lunga crisi che si era protratta dal 1873 al 1896, il mercato mondiale aveva ricominciato ad acquistare prodotti agricoli e industriali. L‘agricoltura a poco a poco passava dal piano feudale a quello capitalistico, cioè si preoccupava sempre più dei mercati sui quali vendere i propri prodotti e di trovare questi mercati: da ciò il “trasformismo agrario”, il rinnovo delle tecniche e il più largo impiego dei concimi. Il progresso della tecnica agraria aveva ridotto non poco i costi di produzione, si adottavano sistemi di coltivazione più razionali, le concimazioni erano sempre più abbondanti e stavano scomparendo i così detti “stercutisti”, diffidenti riguardo all‘uso dei concimi e ancorati a sistemi non più proponibili; statistiche di fine secolo XIX riportano che l’uso dei concimi passò dai 35 Kg per ettaro del 1893 ai 66 kg per ettaro del 1956 e la progressione non si fermò più negli anni successivi nonostante che, proprio tra il 1907 e il 1908, la situazione economica tornasse a farsi difficile. C‘era stata, dunque, una congiuntura favorevole che aveva consentito anche nelle regioni dell‘Italia centrale lo sviluppo di nuove attività industriali, compresa quella della nostra Società Marchigiana alla quale torniamo seguendo la presentazione del segretario comunale: “A seguito di questo novissimo movimento Marchigiano, la Società Colla e Concimi di Roma, spronata da un buon numero di proprietari Marchigiani, propose, sul finire del 1904, l’impianto di una grande fabbrica di perfosfato nelle Marche, onde rianimare e mettere in maggior valore le terre di questa bellissima regione, migliorando così anche le condizioni dei coloni e dei proprietari, con una produzione assai più rimuneratrice, in confronto al passato. La scelta della località cadde su questo lembo di territorio nostro; e poco appresso, un edificio grandioso, ma senza lusso, moderno, ma semplice, ergeva la sua grande ciminiera di fronte al bel mare Adriatico,sulla proprietà del Pio Istituto della Santa Casa di Loreto, a nord del quartiere Castelnuovo . “

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Le motivazioni che hanno spinto alla scelta di Porto Recanati sono rappresentate dalla possibilità delle comunicazioni con il resto della regione, che negli obiettivi societari era certamente il territorio-mercato da conquistare, ed erano facilitate dalla posizione centrale di Porto Recanati, raggiungibile anche per mare. C’era una buona strada che percorreva tutto l‘asse costiero marchigiano, c‘era un‘altra buona strada che collegava la nostra zona con Macerata, c‘era, vantaggio non da poco, la ferrovia. Queste caratteristiche,comunque, potevano essere riscontrabili anche in altre località vicine, vedi Civitanova Marche, che disponeva anche di un porto. Probabilmente la Società Colla e Concimi scelse Porto Recanati perché riuscì ad acquistare a buone condizioni dalla Santa Casa il terreno sul quale edificare la fabbrica;e la Santa Casa è raramente seconda a qualcuno in fatto di capacità di persuasione. L‘impianto del nuovo stabilimento (fabbricati, macchinari, etc.) venne affidato all‘egregio Ing. Giuseppe Moro di Livorno, coadiuvato nell‘opera dal distinto Ing. Enrico Bettitoni di Ancona, che poi ne divenne direttore tecnico. La costruzione dello stabilimento fu iniziata dalla Impresa Marconi di Pedaso nel 1905 e portata a termine ai primi di dicembre 1906. Poco dopo, il nuovo stabilimento incominciava a funzionare regolarmente . Due parole vanno spese su Giuseppe Moro, un professionista da considerare una sorta di araldo dello sviluppo industriale di Porto Recanati all’inizio del XX secolo. Come altrimenti si può considerare un uomo che, in contemporanea, progettò e diresse la costruzione sia dello stabilimento della Colla e Concimi che del Cementificio Scarfiotti? Infatti, lo troviamo presente alla costituzione della società Cementi,che inizialmente si chiamò proprio Ing. Moro e &, il 14 dicembre 1906, avvenuta nella casa di Enrico Volpini (sindaco del Porto) in corso Vittorio Emanuele II. Moro faceva da gerente unico, con diritto al 10% dell‘utile netto e uno stipendio di 6000 lire annue. Era una persona di larghe vedute e di grandi capacità professionali, amante dei cani di grossa taglia; morì nel 1917, a Roma. Sull‘opera di Giuseppe Moro, sotto il profilo architettonico, credo sia opportuno riportare il parere di un competente, nella fattispecie l‘architetto Alessia Monti: “Essi documentano l’architettura dei grandi spazi, rara nelle Marche e che costituisce la forma più compiuta di tipologia della fabbrica, alternativa ai numerosi casi, pure interessanti, di riuso di strutture esistenti, spesso di dimensioni modeste, o di applicazioni di stili appartenenti alla tradizione vernacolare. Gli ex-stabilimenti, sorti nei primi decenni del Novecento, testimoniano l‘evoluzione morfologica della fabbrica in funzione dello sviluppo dei processi produttivi e del conseguente aumento delle dimensioni degli impianti. La necessità della copertura di grandi luci, di strutture di notevole altezza, di edifici flessibili ad eventuali mutamenti dei processi lavorativi, oltre al contenimento dei costi di costruzione, portano alla realizzazione di edifici complessi, ma caratterizzati dalla pura economia formale nella disposizione degli spazi in rapporto alla manodopera e alle macchine.”

Il nuovo stabilimento della Colla e Concimi dovette dunque cominciare la sua produzione nei primi giorni del 1907. La sua potenzialità era: a) Un apparecchio per la produzione dell‘acido nitrico b) un apparecchio per acido solforico, con quattro forni a pirite Herreschoff.

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Poco dopo, però, visto che il perfosfato veniva, sempre più, entrando nelle colture della nostra regione, si deliberò, dalla stessa Società, di aumentare la potenzialità della fabbrica, aggiungendo al primo altri apparecchi di potenzialità maggiore. “Ora l‘intero Stabilimento, recintato, misura in superficie mq 17.800.00; di cui 9000 mq sono occupati da padiglioni, forni, tettoie etc. Lo Stabilimento nel suo insieme si compone: 1 -di due apparecchi per la produzione dell‘acido nitrico (elemento importante per la produzione dell‘acido solforico), capaci di dare giornalmente quintali dieci di acido nitrico a 36 Bè 14. 2 -di due apparecchi per la produzione dell‘acido solforico, di cui uno di mc di camera 2589, con quattro forni Herreschoff capaci ciascuno di bruciare, nelle 24 ore, q.li 23 di pirite; l‘altro mc di camera 4086, con cinque forni dello stesso sistema e della stessa potenzialità. 3 -complessivamente si ha un prodotto giornaliero di quintali 450 di acido solforico a 50 Bè e vengono bruciati q.li 207 di pirite. Acido solforico. Apparecchi di fabbricazione. Per la fabbricazione dell‘acido solforico, vi sono le seguenti macchine: 1 -tre caldaie a vapore, rispettivamente della superficie riscaldata di mq 50-52-32. 2 -due motrici a vapore, una di 60 HP e l‘altra di 40, questa ultima di riserva alla prima; 3 -due compressori d‘aria, per il servizio dell‘acido, uno di riserva all‘altro; 4 -due pompe per acqua compressa, alla pressione di 4,5 atmosfere d‘alimentazione alle camere di piombo; 5 -due pompe gemelle, che alimentano i serbatoi d‘acqua di raffreddamento. Motori e macchinario. 6 -Due motori a gas, uno di 80 HP e l‘altro di 45, quest‘ultimo di riserva. 7 -Due pompe per servizio d‘acqua. Macinazione. 8 -Tre molini a palle Luther, rispettivamente dei n. 3 -5-7. 9 -Due impastatrici, per due q.li di polvere fosforica cadauna.”

Così scrive il segretario Petrocchi, o meglio la persona che gli ha scritto in maniera così precisa questa parte strettamente tecnica della sua relazione; probabilmente sarà stato lo stesso direttore dello stabilimento. Non so esattamente quando, ma credo poco dopo l‘inizio dell‘ attività dello stabilimento, fu costruita anche una palazzina per alloggio del capo dell‘ufficio amministrativo. I rapporti tra l‘Amministrazione Comunale liberal-cattolica di Porto Recanati e la Colla e Concimi furono buoni fin dall‘inizio dell‘attività dello stabilimento. Tra le delibere della giunta comunale, la prima di una certa importanza che ho trovato sulla materiaè la risposta positiva alla domanda di poter impiantare una fabbrica di acido solforico, perfosfati e prodotti chimici presentata, mesi prima, da Giuseppe Moro. Siamo verso la fine difebbraio del 1906 e i nostri amministratori rilevavano che niente ostava alla costruzione dello stabilimento: la fabbrica era di prima classe e sarebbe sorta isolata in campagna secondo quanto stabiliva la legge (è detto nel verbale che stava … a ben 300 metri … dall‘abitato); il dott. Aristide Egidi, ufficiale sanitario, dava infine il suo pieno assenso. 43


Traspare tra le righe della delibera di giunta la soddisfazione del sindaco e degli assessori: Porto Recanati, ad appena tredici anni dalla sua autonomia, stava trasformandosi in un polo industriale tra i più rilevanti dell‘intera provincia di Macerata. Le società che vi si erano insediate non apparivano davvero di poco conto nel panorama dell’imprenditoria italiana: l‘avvocato Lodovico Scarfiotti era stato il primo presidente della Fiat (1899-1908) e la Colla e Concimi, tanto per citare un dato significativo, aveva raddoppiato il capitale sociale nel giro di un solo anno di vita. Il che rendeva sicuri gli amministratori, che non mancarono di farlo scrivere in delibera, della solidità del posto di lavoro per tanti concittadini, quindi della crescita di benessere per la Comunità.

Foto dei primi del ‘900 del borgo di Porto Recanati

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Il giallo del Capannone detto Nervi Il capannone industriale è da sempre attribuito alla progettazione del grande architetto Pierluigi Nervi ed è al centro di una contesa che vede coinvolti interessi privati e amministrazioni pubbliche (Comune, Sovrintendenze etc…).

La domanda è: il progetto di quel manufatto, costruito tra il 1953 e il 1956/7, è o non è di Nervi? E’ o non è, almeno, un prodotto del suo studio?

Scrive l‘architetto Alessia Monti, che in materia appare possibilista: “Tutto ciò che rimane del complesso produttivo è l‘edificio che fungeva da magazzino per i materiali, attribuito a Pierluigi Nervi, e realizzato negli anni Cinquanta del Novecento; della parte restante si hanno immagini fotografiche, che mostrano edifici in laterizi e legno, tipologicamente simili a quelli dell‘impianto di Porto Sant‘Elpidio. La struttura, realizzata interamente in cemento armato, è costituita da una serie di archi parabolici autoportanti, che coprono una luce di circa trenta metri, raggiungendo una altezza di diciotto, tenuti insieme da numerosi elementi trasversali incastrati in corrispondenza dell‘ estradosso, che, oltre ad avere funzione strutturale di controventamento, formano il supporto su cui poggia il manto di copertura. Originariamente i due lati corti della costruzione erano 45 chiusi, come appare in alcune immagini degli anni Settanta....


L‘edificio ha numerosi elementi in comune con le aviorimesse di Orvieto e Orbetello, progettate da Nervi, ed è identico ad una costruzione analoga presente nel territorio comunale di Assisi. Il valore architettonico dell‘edificio sta nella concezione strutturale, che identifica l‘intera costruzione con la copertura, riducendola alla sua funzione essenziale, quella della protezione dei materiali, e facendone l‘elemento compositivo principale. La scomposizione della struttura e la sua semplificazione, ridotta ad una ossatura essenziale, l‘abolizione del piedritto, nell‘appoggiare la copertura voltata direttamente sul terreno, la correttezza costruttiva, la verità funzionale, la ripetizione seriale di un numero limitato di moduli, sono tutti elementi che rendono l‘edificio quanto mai aderente alla tipologia architettonica della fabbrica. L‘estremo rigore compositivo, la simmetria, l‘ortogonalità, l‘uniformità, lo spazio compatto, omogeneo, lasciano pensare, invece, ad una sotterranea presenza del classicismo.

Foto dell’ Aviorimessa di Orvieto, Pierluigi Nervi

L‘elemento di novità sta, invece, nell‘aver fatto divenire mezzi espressivi l‘ossatura portante leggibile e l‘aspetto funzionale dell‘edificio.

L‘esempio recanatese mostra, dunque, l‘elemento di maggiore innovazione della fabbrica del Novecento, e cioè la possibilità di fare architettura con gli elementi strutturali, ovvero di rinunciare alla decorazione e di ricavare la forma solo

dalla composizione consapevole e dallo sviluppo della costruzione. Ancora a proposito dell‘ edificio recanatese, particolarmente interessante era, fino alla recente edificazione dell‘ edificio residenziale a pianta circolare, situato tra l‘ex-magazzino ed il nucleo storico dell‘abitato, la sua valenza alla scala urbana: la costruzione, infatti, è in asse con il corso principale, e ne costituiva il fuoco prospettico, carattere che esaltava, secondo criteri antichi, la valenza monumentale dell‘architettura industriale novecentesca all‘interno del tessuto urbano storico.”

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E’, tuttavia, quanto meno sconcertante, che da nessuna parte si possa trovare conferma certa del luogo di nascita e del genitore di questo progetto. Non hanno saputo dirmi nulla in Montedison, negli uffici di Foro Bonaparte; non c‘è traccia del manufatto né nelle delibere della giunta né in quelle del consiglio comunale di Porto Recanati, a meno che, ma è improbabile, sia sfuggita alla mia ricerca. Quando si chiede qualche cosa in proposito all‘Ufficio tecnico comunale, rispondono che anche da loro non c‘è nessun documento al riguardo. Come è stato possibile che di una tal imponente costruzione sia sparito il certificato di nascita? Mi pare una faccenda particolarmente strana. Non dico losca, non ne ho alcun motivo, ma strana lo dico sì. Quanto a magazzini se ne nominano diversi, a Roma (1945) del quale c’è pure la foto e che è fatto in uno stile del tutto diverso dal nostro manufatto, a Tortona (1950-‘51), a Bologna (1954); compaiono nell‘elenco molti altri edifici la cui copertura potrebbe essere simile a quella dello stabilimento di Porto Recanati, ma su quest‘ultimo non si legge una parola che sia una. Qualche esperto mi ha invitato a paragonare l‘interno della copertura dei magazzini di Tortona con l‘interno del magazzino marchigiano; ti renderai conto, mi ha detto, della differenza che corre tra i due e capirai, di conseguenza, che non può esserci la mano di Nervi nel secondo. Non so se questa sia, di per sé, una prova a favore della tesi negazionista. So soltanto che, in attesa della luce, la questione rimane lì, in sospeso. Il punto di vista di questa tesi prende atto del fatto che lo stabile non compare tra le schede progetto dello studio Nervi, elemento comune a molti altri edifici di forma parabolica e stilisticamente simili all’ edificio di Porto Recanati distribuiti nel territorio italiano. In seguito viene fatta una catalogazione di tutti i paraboloidi presenti in Italia. La soluzione del giallo Nervi viene, però, risolta da una foto inedita, un fotomontaggio che è una risoluzione ludica del caso.

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_La cronologia

1888

Nasce la Società Anonima delle Miniere di Montecatini

1907

La Colla e Concimi, con il concorso della Società Marchigiana di Concimi e Prodotti Chimici, inizia la costruzione dello Stabilimento di produzione di concimi con sede a Porto Recanati composto da stabili in laterizio e legno.

1911

Nasce la Fabbrica Interconsorziale Marchigiana di Concimi e Prodotti Chimici (FIM)

1917

1925

Per sottrarsi al cartello prezzi delle due società che detengono il monopolio dei concimi, gli agricoltori, attraverso la Società Marchigiana di Concimi e Prodotti Chimici, decidono di costruire fabbriche cooperative per la produzione di perfosfato. Nascita del primo blocco dello Stabilimento a Falconara Marittima. Battaglia del grano

1929

La Società Marchigiana viene incorporata dalla Montecatini.

1937 1940

Costruzione del magazzino di stoccaggio dello stabilimento di Porto Recanati

1945

II Guerra Mondiale: pausa forzata della produzione in quanto le fosforiti non possono arrivare dal mare dal Nord Africa. Lo stabilimento di Falconara Marittima diventa un deposito di viveri e materiali vari per gli Alleati.

1953 1957

Accatastamento dell’ intero stabilimento Montecatini di Porto Recanati.

1966

Fusione Montecatini ed Edison in Montedison

1970

Concentrazione della produzione in pochi impianti: chiusura dello stabilimento di Porto Recanati. Crisi generale dell’industria chimica; nei fertilizzanti la crisi è dovuta all’ aumento del costo del lavoro e delle materie prime mentre il prezzo è vincolato dal Comitato Interministeriale Prezzi. Con gli aumenti cala il consumo dei fertilizzanti fosfatici e ci si orienta verso prodotti complessi.


_la rotta dei fosfati 1. estrazione delle fosforiti, rocce sedimentarie che sono coltivate commercialmente in Marocco, Algeria, Tunisia. 2. trasporto marittimo dei minerali fosfatici, i quali insieme all’ acido fosforico formano i superfosfati. 3. stoccaggio nei porti adriatici dei minerali fosfatici. 4.

trasporto lungo la linea ferroviaria adriatica.

5. lavorazione in industria dei minerali fosfatici per produrre acido nitrico e acido fosforico, e, successivamente, concimi fosfatici o perfosfatici.

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LE ARCHEOLOGIE L’archeologia industriale è un metodo interdisciplinare che studia tutte le testimonianze, materiali e questi, per approfondire la conoscenza della storia del passato e del presente industriale.

aree industriali dismesse

Pesaro

a_FORNACE MANCINI

Fano

b_MULINO ALBANI

Senigallia

Falconara Marittima

c_ITALCEMENTI 1.EX MONTEDISON

Anco


ona

INDUSTRIALI immateriali, appositamente create al fine di attuare processi industriali od originatesi a causa di

aree industriali dismesse_produzione concimi perfosfatici

PORTO RECANATI

2.EX MONTECATINI CAPANNONE NERVI

Civitanova Marche

d_FORNACE CECCOTTI

Porto San Giorgio

3.EX FIM 51


Per parlare di archeologia industriale, si deve introdurre un nuovo termine, che dopo aver parlato di fabbrica, è fondamentale perché avvenga il passaggio dalla fase della produzione a quella dell’ abbandono. Bisogna

DISMETTERE: cessare di usare qualcosa perché possa cominciare a presentarsi l’archeologia industriale. La dismissione, può essere anche agricola o turistica oltre che industriale. Lungo la costa marchigiana il fenomeno della dismissione si presenta come una successione di elementi discontinui rispetto alla continuità del tessuto edilizio lungo il mare e alla sequenza dei centri “storici” che punteggiano i rilievi collinari. C’è una connessione naturale, infatti, tra il discontinuo, il disordinato, l’abbandono e la dismissione, di conseguenza archeologia nel momento in cui le si riconosce valore qualitativo. Non si può prescindere dalla consapevolezza di essere di fronte a luoghi abbandonati, privi di vita e di attività. Riqualificare passa in primo luogo dal

COLONIZZARE: popolare, occupare La dismissione crea un luogo privo di ogni cosa, una tabula rasa dal punto di vista delle funzioni, anche se c’è già uno spazio pensato per essere vissuto. Ecco il perché del dover colonizzare: nella riqualificazione il progettista si trova di fronte ad un eccezione compositiva, più che creare lo spazio deve trovare un motivo per cui possano arrivare nuovi abitanti, deve essere in grado di innescare una colonizzazione usando i suoi soliti ed antichi strumenti, o se necessario cercandone di nuovi. La presentazione di casi di abbandono e dismissione industriale che segue va letta come una vetrina o un allestimento in cui sono presentati alcuni esempi di archeologie industriali, una parziale raccolta degli edifici che si sono reputati più interessanti e non una classificazione rigorosa ne esauriente o completa, lo testimonia anche il fatto che non si sono trovati i dati completi di ognuno di essi.

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a_FORNACE MANCINI

Località: Proprietà: Produzione: Costruito: Dismesso: Densità urbana: Territorio: Distanza mare: Struttura:

Cattabrighe (PU) Strada della Fornace Mancini CFM Società Cooperativa s.r.l. mattoni, tegole 1800/1900 1964 media collinare 4,56 km Muratura in mattoni, architravi e copertura lignei

53 53


b_MULINO ALBANI

Località: Proprietà: Produzione: Densità urbana: Territorio: Struttura:

Fano (AN) SS 16 Via Pisacane Famiglia Nigra macinazione semi di lino media pianeggiante Struttura in cemento armato, tamponature in mattoni

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c_ITALCEMENTI

Località: Proprietà: Produzione: Dismesso: Densità urbana: Territorio: Distanza mare: Struttura:

Senigallia (AN) ITALCEMENTI GROUP cemento 2004 elevata (centro abitato) pianeggiante Struttura in cemento armato

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d_FORNACE

LocalitĂ : Produzione: DensitĂ urbana: Territorio: Struttura:

Civitanova M. (MC) mattoni elevata (centro) pianeggiante Muratura mattoni, capriate lignee

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_le archeologie industriali e la produzione di concimi perfosfatici

Nell’elencare le date che hanno segnato la storia della fabbrica di Porto Recanati, la cronologia dello stabile si è intrecciata con quella del marchio Montecatini, da cui ancor oggi l’edificio trae denominazione. La Montecatini Edison S.p.A., dal 1966 al 1969, abbreviata poi in Montedison S.p.A., è stata un grande gruppo industriale e finanziario italiano, conosciuto con questo nome fino al 2002; attivo prevalentemente nella chimica, aveva però interessi in numerosi altri settori (farmaceutica, energia, metallurgia, agroalimentare, assicurazioni, editoria). I due esempi riportati di seguito sono archeologie industriali in cui si producevano concimi perfosfatici ed entrambi sono legati al marchio citato, uno perchè da esso posseduto dopo essere stato gestito da un consorzio (MONTEDISON di Falconara), l’altro perchè nato per cercare di sconfiggere il cartello sui prezzi dei concimi che la grande azienda voleva imporre nella terra marchigiana (FIM di Porto Sant’ Elpidio).

Sciopero in una fabbrica Montecatini

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1.EX MONTEDISON

Località: Proprietà: Produzione: Costruito: Dismesso: Densità urbana: Territorio: Struttura:

Falconara (AN) Azienda Agricola del Poggio Concimi chimici 1920 1985 bassa pianeggiante Struttura in cemento armato, tamponature in mattoni, capanne in legno

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3.EX FIM (Federazione Intercorsorziale Marchigiana)

Località: Produzione: Densità urbana: Territorio: Struttura:

Porto Sant’ Elpidio (AP) concimi e prodotti chimici media pianeggiante Muratura mattoni, capriate lignee

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LE CURVE ARCHITETTONICHE Da Gaudì, a Nervi e Niemeyer: l’ uso della forma parabolica e della catenaria in architettura

“O que me atrai é a curva livre e sensual.” Oscar Niemeyer

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La prima domanda che ci si è posti, vedendo la sezione dell’edificio che si voleva riqualificare, è stata: “Perchè questa forma?”

Dalla sezione è stata ricavata la linea d’asse del profilo.

Che curva è questa? Due le ipotesi: _una catenaria _una parabola 61


Nonostante i matematici e tutti noi conosciamo la parabola, pochi hanno sentito parlare di “catenaria”, quella che è “una non parabola”. Tra questi, probabilmente vi è qualche architetto, poichè la catenaria è sicuramente una curva molto presente nella cultura architettonica.

La catenaria, detta anche curva funicolare, è la curva secondo cui si dispone una fune che supponiamo omogenea, flessibile e non estendibile, appesa a due punti estremi, che sia lasciata pendere soggetta soltanto al proprio peso. La catenaria ha in ogni suo punto una distribuzione uniforme del suo peso totale. Da ciò deriva il suo impiego in architettura.

Cattedrale di St. Paul Christopher Wren

Ponte ferroviario Garabit Gustave Eiffel

Casa Milà Antonì Gaudì

Gateway Arch di St. Louis Eero Saarinen

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Il primo ad occuparsi della catenaria fu Galileo Galilei nel 1638, pensando erroneamente che la forma di una fune appesa per i suoi estremi e sotto la forza di gravità, fosse una parabola. Nel 1669 Joachim Jungius dimostrò che la curva in questione non era una parabola e, nel 1691, Huygens, Leibniz e i fratelli Bernoulli, dimostrarono che questa curva era una curva non algebrica, e fu battezzata “catenaria” dallo stesso Huygens. La catenaria, si esprime, matematicamente, attraverso il coseno iperbolico: y=cosh(x) Dove cosh è il coseno iperbolico. Ricordiamo anche che: -x

x

y=cosh(x)= e + e 2

Se più in generale la funzione della curva catenaria si può scrivere y= a cosh(x/a) proviamo a variare il parametro a e disegnare catenarie differenti

x x

y y y= cosh(x) y= 1,3 cosh(x/1,3) y= 1,5 cosh(x/1,5) y= 1,7 cosh(x71,7) y= 2 cosh(x/2) y= 2,5 cosh(x/2,5)

La curva presente sopra è qui ribaltata e si vede come coincide con la curva y=coshx solo per le x comprese tra -2,5 e 2,5, per poi divergere. 63


x

y y= cosh(x) y= 1,3 cosh(x/1,3) y= 1,5 cosh(x/1,5) y= 1,7 cosh(x71,7) y= 2 cosh(x/2) y= 2,5 cosh(x/2,5)

Se si prova invece a sovrapporre la curva, oppurtunamente scalata (mantenendo però le proporzioni), alla funzione y=2cosh(x/2) si ottiene un comportamento analogo per valori di x<-2,5 e x>2,5, ma si ha un andamento comlpetamente diverso da questa catenaria per x tra -2,5 e 2,5.

Il caso della mia curva è esattamente opposto al caso del Gateway Arch. La pubblicazione del matematico Murray Bourne, ex insegnate della Bond University e della Griffith University in Australia, svela quale curva rappresenta il profilo del Gateway Arch. Se a prima vista questo sembrerebbe una parabola, con accurate analisi si è rivelato essere una catenaria, seppure appiattita (flattered catenary), la curva dell’ ex Montecatini di Porto Recanati è una parabola e non una catenaria. catenaria

parabola

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LA PARABOLA y

-11

-7

-2

2

7

11

x

La curva che rappresenta la linea dell’asse della sezione dell’architettura oggetto di questa tesi è una parabola che ha questa equazione: 2

y=0,07x - 0,02 Come molti ponti, anche quello di San Francisco in California, è sovrastato da una curva che è una parabola.

Dopo aver trovato la curva che identifica l’architettura protagonista della riqualificazione affrontata in questa sede, si va ad effettuare una analisi delle altre opere architettoniche che presentano evidenti analogie formali con lo stabile di Porto Recanati. Partendo dall’Italia sono presentate le opere attribuite a Luigi Nervi, poi quelle considerate derivanti dalla scuola dell’architetto, per finire con una breve riproposizone di altre esperienze internazionali che presentano elementi formali e strutturali che sono di interesse per la successiva fase progettuale. 65


I progetti di Pierluigi Nervi Questo è un breve regesto dei paraboloidi, di cui fu progettista l’Arch. Pierluigi Nervi. La base di questa catalogazione sono le schede progetto che lo Studio Nervi era solito redigere per ogni opera realizzata.

Foto anno 1934

Nome Progettisti Località Anno Dimensioni Funzione Impresa Descrizione

Foto anno 1951

Nome Progettisti Località Anno Funzione Impresa Descrizione

Foto stato attuale

MAGAZZINO PER SALI FOSFATI Pier Luigi Nervi Margherita di Savoia (FG) 1934 Luce 20-30 m Deposito Ingg. Nervi & Bartoli, Roma La struttura caratterizzata da un insieme di membrature voltate in cemento armato, è funzionale al deposito per la sofisticazione dei sali.

Foto stato attuale

MAGAZZINO PER IL DFEPOSITO DEL SALE Pier Luigi Nervi Tortona (AL) 1949-1951 Deposito Ingg. Nervi & Bartoli, Roma Deposito a pianta rettangolare con copertura a volta parabolica, costituita da elementi prefabbricati in ferrocemento. 66


Foto stato attuale esterno

Nome Progettisti Località Anno Funzione Impresa Descrizione

Foto stato attuale esterno

Nome Progettisti Località Anno Funzione Impresa Descrizione

Foto stato attuale interno

MAGAZZINO COMPLESSO EX MANIFATTURA TABACCHI Pier Luigi Nervi Bologna (BO) 1949-1954 Magazzino Ingg. Nervi & Bartoli, Roma La struttura caratterizzata da un insieme di membrature voltate in cemento armato, è funzionale al deposito per la lavorazione dei tabacchi.

Foto stato attuale interno

MAGAZZINO PER IL DEPOSITO DEL SALE Pier Luigi Nervi Cagliari (Sant’ Elia) 1955-1958 Deposito Ingg. Nervi & Bartoli, Roma L’edificio presenta una pianta rettangolare costituita da ampie volte paraboliche su grandi sostegni laterali in cemento armato, realizzate grazie alle possibilità strutturali dell’ossatura dei pilastri in cemento armato, che poggiano su grandi sostegni laterali.

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I progetti attribuiti a Nervi o nati dall’ applicazione dei suoi modelli Oltre ai progetti presentati, ve ne sono molti altri che, seppure non progettati dall’ architetto Pierluigi Nervi, sono da considerarsi derivanti dalla sua ricerca e sono formalmente e strutturalmente coerenti ai disegni dei progetti registrati tra quelli del famoso architetto. Quando si parla di scuola di Pierluigi Nervi, si intende che le architetture presentate possono essere state progettate da ex allievi dello studio Nervi, o sono sate create a partire da suoi disegni. Molti di essi, quasi tutti, sono testimonianza di archeologia industraile e sono così stati tutelati dall’apposizione di un vincolo da parte delle varie Sopraintendenze. I CASI DI RIQUALIFICAZIONE

Complesso Montedison S. maria degli Angeli, Magazzino detto “Nervi”

Complesso Montedison S. maria degli Angeli, Magazzino detto “Morandi”

Esterno del Lyric Theatre

Processo di restauro del Magazzino “Nervi”

Interno del Lyric Theatre

Pala Eventi

Nome MAGAZZINO MONTEDISON “MORANDI” Progettisti riqualificazione Arch. Vincenzo Maia Ing. Roberto Radicchia Località Assisi (PG) Anno costruzione 1950 Anno riqualificazione 2000 Funzione antica Produzione concimi Funzione attuale Teatro

Nome MAGAZZINO MONTEDISON “NERVI” Progettisti riqualificazione Ing. Sergio Marconi Ing. Giacomo Ferroni Località Assisi (PG) Anno costruzione 1950 Anno riqualificazione 2009 Funzione antica Deposito concimi Funzione attuale Pala eventi

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La rassegna che viene proposta non mira a raggiungere la completezza dei cosidetti “paraboloidi” (così conosciuti nonostante il termine in senso matematico sia inappropriato), ma vuole evidenziare ogni possibile elemento di interesse anche per future scelte di intervento e per possibili confronti.

1 2

4 3

Vista generale stabilimento Montedison di Porto Marghera

Vista magazzino 4 stato attuale

Vista generale stabilimento 1955

Vista magazzino 3 stato attuale

Nome MAGAZZINO MONTEDISON “COMPLESSI” Località Porto Marghera Anno costruzione 1924 Funzione antica Produzione concimi Informazioni L’ ex complesso Montedison era costituito da 4 magazzini, attualmente alcuni sono sati riquilificati (il n.4, recentemente restaurato, è di proprietà dello stilista Pierre Gardin) mentre altri giaciono in stato di abbandono.

Interno centro commerciale

Nome MAGAZZINO MONTECATINI S:GILLA Progettisti riqualificazione Arch. Ettore Rulli Arch. Corrado Rossetti Località Cagliari, S.Gilla (CA) Anno costruzione 1955 Anno riqualificazione 1992 Funzione antica Produzione superfosfati Funzione attuale Centro commerciale Interno centro commerciale

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Opificio prima del restauro

Opificio post-restauro

Opificio post-restauro: vista generale del complesso

Nome OPIFICIO TESSILE CAMPOLMI Progettisti riqualificazione Arch. Marco Mattei Località Prato (PO) Anno costruzione 1950 Anno riqualificazione 2009 Funzione antica Opificio Funzione attuale Museo del Tessuto Biblioteca Comunale Informazioni Le volte della sala biblioteca sono ogivali. Hall biblioteca

Hall biblioteca

Grande Paraboloide 1970

Piccolo Paraboloide oggi vista esterna

Piccolo Paraboloide oggi vista interna

Grande Paraboloide 1964

Piccolo Paraboloide 1953

Nome FABBRICA PERFOSFATI CEREA Progettisti riqualificazione Arch. Stefano Perlin Località Prato (PO) Anno costruzione 1953-1964 Anno riqualificazione 2002 Funzione antica Fabbrica concimi Funzione attuale Centro fieristico, espositivo, polivalente “La Fabbrica” Informazioni “La Fiera di Cerea”, come è chiamato il complesso, attualmente, si compone di: il “Piccolo Paraboloide”, il cui restauro è sato completato nel 2002, che serve come ingresso alle manifestazioni fieristiche, il “Grande Paraboloide”: area espositiva e bar-ristorante, uno stabile in cui vi è il centro servizi per le imprese ed una area espositiva esterna.

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Dopo la presentazione di queste architetture e prima della riproposizione dei paraboloidi appartenenti alla scuola Nervi e che sono ad oggi in disuso, categoria in cui rientra anche lo stabile di Porto Recanati, andiamo a fare alcune considerazioni: _tra le architetture certamente progettate dalla Studio Nervi non vi è alcuno stabile legato alla produzione o stoccaggio di concimi perfosfati e connesso a Montecatini o Montedison. questo sembra avvalorare ancor di più l’ipotesi che lo stabile in analisi non sia stato progettato da Nervi stesso. Ulteriore prova è la soluzione operativa di particolari tecnici come la copertura in lastre di eternit e la realizzazione dei nodi nella copertura delle pergole laterali. _ad oggi nessun edificio sicuramente progettato da Nervi è stato riqualificato (sebbene la manifattura tabacchi di Bologna sia interessata da un progetto dello studio GMP), tuttavia i progetti di riqualificazione hanno interessato gli altri stabili che sono il risultato dell’aplicazione dei modelli di Nervi. Questo testimonia quanto importante sia l’ azione di vincolo e tutela delle archeologie industriali, aldilà della loro connessione in ambito progettuale al grande maestro italiano. I parabolidi su cui vigono vincoli di tutela come bene di interesse storico-artistico ai sensi del Codice dei Beni Culturali (D.Lgs 42/2004) sono i manufatti di: Margherita di Savoia, Bologna, Porto Recanati, Castelfiorentino, i due di Assisi e i due di Cerea. Solo i primi due sono autografi di Nervi. Gli unici che non sono ancora stati riqualificati sono quello di Margherita di Savoia e di Porto Recanati. _l’ultimo esempio riportato mostra come molti di queste architetture erano gettate in opera. Anche il caso di Porto Recanati, a causa della data di costruzione e per la dimensione, è probabilmente stato costruito in questo modo: i casseri sono stati prefabbricati e in opera sono avventuiti i getti per realizzare i portali che formano l’ architettura. I CASI DI ABBANDONO

Montecatini Castelfiorentino (FI)

Stabilimento chimico a Nera Montoro (PG)

“Paraboloide” Casale Monferrato (AL)

Altri paraboloidi italiani sono: lo Stabilimento Montecatini di Legnago (VE), gli ex-Montecatini di Vercelli, Cairo Montenotte (SV), Romano di Lombardia (BG), Campofranco (CL) (due parabolidi), ex-Consorzio Agrario di Piacenza, ex-fabbrica di fertilizzati a Bagnolo Mella (BS), ex-complesso minerario di Pasquasia (EN) (tre), Nuova Samim a Scarlino (GR), ed altri di piccole dimensioni a Torviscosa (UD), Novara (due), Saline di Volterra (PI). 71


Tra tutti i casi citati, uno più di altri, è stato importante per questa tesi, poiché si è analizzata più da vicino la sua riqualifica strutturale, avvenuta in un tempo brevisssimo a causa delle tempestiche dettate dalla Comunità Europea per poter usufruire del finanziamento della stessa. Si tratta dello stabile più piccolo del complesso sopracitato di Santa Maria degli Angeli, Assisi. La riqualifica di questo stabile è avvenuta in seguito ai lavori effettuati sullo stabile detto “Morandi” dovuti al finanziamento di un ricco finanziatore privato. Per rendere l’intero complesso usufruibile, il Comune di Assisi ha fatto richiesta alla Comunità Europea e ottenuto i fondi necessari per i lavori dello stabile, pensato per essere un centro polivalente, ma purtroppo ad oggi poco sfruttato. La consulenza con L’Ingegner Giacomo Ferroni ha fornito utili suggerimenti progettuali di natura strutturale e chiarito come tra il 2007 ed il 2008 a fronte di una spesa di Euro 3.198.000,00 si è riusciti a riqualificare completamente lo stable rendendolo conforme alle direttive in zona sismica del luogo.

Restauro dell’edificio Ex Montedison di Assisi: vista dell’ esterno

Restauro dell’edificio Ex Montedison di Assisi: vista della facciata vetrata che riflette Assisi

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Restauro dell’edificio Ex Montedison di Assisi: foto dei ponteggi montati per le opere di riqualifica

Restauro dell’edificio Ex Montedison di Assisi: foto del recupero del carroponte

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La presentazione dei casi italiani si conclude con un esempio emblematico, anche perché dal futuro ancora incerto, su cui ci soffermiamo un pò di più per mostare documenti di progetto, utili per un confronto con il caso di Porto Recanati. IL MAGAZZINO EX SIR DI RAVENNA Il magazzino, similmente a quello di Porto Recanati, era adibito allo stoccaggio di concimi chimici dello stabilimento SIR (Società Interconsorziale Romagnola, che produceva e commercializzava prodotti chimici per agricoltura).

Foto aerea del Compleso mentre il magazzino è in costruzione, 1956

Interno Magazzzino in funzione con stoccaggio di perfosfati

Foto aerea del complesso mentre il magazzino è in costruzione, 1956

Il magazzino fu edificato negli anni 1956-57, su progetto dell’ingegnere ferrarese Elio Segala e realizzazione a cura di A.L.C.E.A (Azionaria Lavori Costruzioni Edili Agrarie) di Roma, ricalcando i modelli derivanti dallo schema statico dall’arco parabolico a tre cerniere sviluppati da Pier Luigi Nervi a partire dagli anni ‘30. La struttura portante è costituita dalla sequenza di 34 archi parabolici in cemento armato legati da un solaio prefabbricato in travetti di laterocemento (che costituisce la copertura dell’ edificio) e da altri cordoli di cemento armato. I terminali degli archi sono collegati da una catena in acciaio che ne assorbe la spinta orizzontale e posizionata sotto il piano di calpestio. Sono presenti, lungo uno dei due lati, una pensilina in cemento armato e quattro torrette (sempre in cemento) adoperate come stazioni di carico per l’insacco dei prodotti, interamente realizzate in cemento armato. I tamponamenti laterali sono realizzati in cemento armato. Un nastro trasportatore collocato in una struttura in acciaio sospesa nella zona di chiave dell’arco, depositava i prodotti da stoccare nel magazzino. L’edificio insiste su fondazioni a pali trivellati e, grazie a quanto si evince dalla relazione tecnica dell’ epoca, dovrebbe essere stato realizzato completamente in opera da maestranze altamente specializzate, secondo le più moderne tecniche costruttive dell’ epoca. 74


Il Piano Regolatore Generale di Ravenna del 1993 sancisce il valore storico, architettonico e testimoniale del magazzino ex-Sir. Lo stesso, relativamente alle prescrizioni e al tipo di recupero per l’archeologia industriale, viene scritto nel Regolamento Urbanistico Edilizio (RUE) del Comune di Ravenna all’ articolo II.13. Tuttavia, nel 2010, viene presentato un progetto di demolizione e sostituzione con un nuovo edificio da destinare a centro commerciale ed uffici. Dopo una forte movimentazione cittadina e diverse raccolte firme con cui si chiede l’avvio di un processo partecipato, anche la Sopraintenza parte nel 2011 con le pratiche per apporre il vincolo di bene storico-artistico. La Sopraintenza stessa fa decadere il vincolo cautelativo e non emana alcun provvedimento espresso. Ecco perchè il futuro dell’edificio sembra comunque incerto, non meno dell’ ex magazzino di Porto Recanati, nonostante questo sia effettivamente tutelato. 75


Foto aerea dello stato attuale

Foto d’epoca del nastro trasportatore Interno Magazzzino in funzione con stoccaggio di perfosfati

Le relazioni associate al progetto di riqualifica mettono in luce come l’edificio non risulta essere contaminato da prodotti tossici nel suolo ad esso sottostante, come invece il terreno del comparto su cui giaceva lo stabilimento SIR, altro dato da tenere conto per il confronto. La sua forma particolare ne ha fatto un segno inconfondibile di identità urbana e la posizione baricentrica rispetto al quartiere rappresenta l’occasione, partendo dal recupero di questo edificio, di avviare la definitiva riqualificazione di questa ampia porzione di città. Le sorti del “Sigarone (come è solita nominare l’edificio la popolazione ravennate) sono legate, infatti, a quelle dell’intera Darsena e la particellizzazione delle proprietà è stata da sempre il motivo per cui nessuna proposta di rigenerazione è riuscita a coinvolgere l’area. Ma qualcosa sembra sbloccarsi proprio nell’ ultimo anno, poichè vi è una proposta progettuale che non tiene conto di una totalizzante progettazione su tutta l’area, ma cerca di riattivare singole entità introducendo una progettazione che non segue più il concetto di masterplan, ma piuttosto procede per step.

Foto stato attuale esterno

Foto stato attuale esterno

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Dopo aver analizzato l’Italia, si è passati a presentare due casi internazionali, in questo caso non vi è alcuna classificazione, ma solamente una riproposizione di questi due esempi, che per aspetti diversi, sono risultati di interesse per la ricerca progettuale. Il primo mostra come in chiave strutturale viene risolto l’irrigidimento della struttura, con l’immisione di cordoli perpendicolari alle volte, creando un piacevole disegno compositivo globale e come la riconversione del luogo sia avvenuta con estrema facilità. Il secondo è una anomalia: la parabola viene scelta in fase progettuale, non più per ospitare una architettura industriale, bensì una chiesa. BRUNO TAUT Ausstellunghalle “Stadt und Land” L’edificio è stato originariamente sviluppato come un mercato di bestiame e sala espositiva progettata dall’architetto di Magdeburgo Bruno Taut e John Goderitz, è stato costruito nel 1922 ed è stato nominato “Nazione e Municipio.”

Interno 1962

Nel 1955 vi è stato un cambio di funzione e l’edifico è diventato una palestra. Il nome del luogo è diventato Hermann-Gieseler-Halle e ha ospitato una palestra per giocare a pallamano e basket. Unico accorgimento adottato, perché potesse avvenire questo cambiamento, è stato trasformare delle finestre in vetrata. L’architettura si compone di arcate di cemento armato gettato in opera. Interno, oggi

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OSCAR NIEMEYER Igreja São Francisco de Assis La Chiesa San Francesco d’Assisi di Pampulha a Belo Horizonte , Minas Gerais , è stata inaugurata nel 1943 . Il progetto architettonico della chiesa è di Oscar Niemeyer e il calcolo strutturale di Joaquim Cardozo . E’ stato l’ultimo edificio costruito del Complesso di Pampulha. La Chiesa è costituita da più volte paraboliche, come nelle architetture precedenti, struttura e copertura sono una sola cosa.

Ma dentro la forma di un hangar si celebra un atto sacro. E’ proprio ciò che non viene accettato dalle autorità ecclesiastiche di Minais Gerais, che per molti anni non hanno permesso la consacrazione della cappella. I Panneli interni sono di Candido Portinari ed il giardino esterno è disegnato da Burlè Marx.

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IL VINCOLO MONUMENTALE Come si è detto in precedenza, se l’edificio oggetto di questo lavoro, è giunto fino a noi, è grazie, principalmente, al vincolo monumentale posto su di esso dalla Sopraintenza dei Beni e le Attività Culturali delle Marche. Prima di iniziare a descrivere la fase di restauro, si va ad esaminare in dettaglio quali sono le indicazioni predisposte dalla Sopraintenza partendo dall’ estratto planimetrico catastale, per poi andare a sintetizzare la regolamentazione a cui l’edificio è soggetto.

_planimetria catastale

399 420 239

32 423

410 30

234

51


La procedura che ha portato alla tutela monumentale dell’ architettura si estrinseca in due fasi: -Decreto di Tutela del 2 ottobre 2002 ai sensi del D.Lgs. 490/99 e documentazione tecnico-scientifica -Decreto di Tutela del 22 marzo 2005 ai sensi del D.Lgs. 42/2004 e documentazione tecnico-scientifica così facendo si è arrivati alla completa tutela del bene architettonico. _nel riquadro a sinistra è riportato il Foglio 10 del N.C.E.U. (Nuovo Catasto Edilizio Urbano). -”Vincolo Monumentale Diretto”: particella catastale 13 -”Vincolo Monumentale Indiretto”: particelle catastali confinanti con la 13, ossia la numero 455,421,410,30,498 -”Vincolo Ambientale”: particelle 421 e 455 Nella planimetria sono state disegnate in rosso ( ) due costruzioni che non erano inserite nel N.C.E.U.del 2005: il complesso residenziale che occupa la particelle 498, 497 e 496, ad oggi realizzato, e la darsena, ancora solo progetto preliminare, che si attesta sulle particelle 30 e 410.

497 421

496

498

13 455 539 580

550

13

575

577

576 524

582 505

584

508 574

578 81


_le direttive del vincolo

_il Decreto di Tutela del 2005 definisce che, nella particella catastale 13 e nelle particelle limitrofe vigono le seguenti prescrizioni:

- NON SONO CONSENTITE NUOVE COSTRUZIONI E AMPLIAMENTI DI VOLUMETRIE ESISTENTI, i progetti di riqualificazione e sistemazione devono essere oggetti di verifica delle competenti Sopraintendenze di settore

-SONO CONSENTITE OPERE DI RIQUALIFICAZIONE SENZA AUMENTO DI VOLUME NE’ DI ALTEZZA degli edifici esistenti da destinare anche ad USI DIVERSI DAGLI ATTUALI purchè assentiti dalle Sopraintendenze di settore

-Può essere prevista, per quanto possibile, l’INDIVIDUAZIONE E REALIZZAZIONE DI OPERE PUBBLICHE ai fini della riqualificazione e valorizzazione ambientale

-Ogni PROGETTO SULLE AREEE OGGETTO DI VINCOLO INDIRETTO andrà preliminarmente sotto alle VALUTAZIONI DI COMPETENZA della Sopraintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio delle Marche

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LA COPERTURA IN AMIANTO Le arcate del paraboloide sono completamente rivestite da pannelli in fibrocemento, i quali si innnestano sulla parte cementizia. La sezione sottostante riporta uno dei due possibili modi di innesto dei pannelli che sono schematizzati nelle sezioni a destra.

_la disposizione dei pannelli

_durante la rimozione viene esaminata la reale disposizione dei pannelli di fibrocemento sulla muratura cementizia delle arcate. Viene attuata la tecnica meno invasiva possibile per smantellarli, in modo da apportare il minor danno alla struttura cementizia dei telai. Il cemento armato, infatti, deve essere consolidato come spiegato in dettaglio succesivamente.


-risegatura dell’ arcata in cemento armato per ospitare il pannello

-pannello con maschiettatura in corrispondenza del telaio cementizio

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_i pannelli in fibrocemento che compongono il prospetto longitudinale sono interessati da degrado avanzato. C’è presenza di muschi e licheni e contenuta volatilizzazione dell’amianto, la quale, però, va valutata prima della bonifica. _BONIFICA DELL’ AMIANTO puo’ avvenire in tre modi: -confinamento -incapsulamento

-RIMOZIONE

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_La presenza di materiali contenenti amianto in un edificio non comporta di per sé un pericolo per la salute degli occupanti. L’amianto è molto pericoloso solo quando le sue fibre si disperdono nell’aria e di conseguenza vengono respirate. E’ consigliabile rimuovere l’amianto solo quando non conserva la sua integrità iniziale, cioè quando si iniziano a vedere delle abrasioni che lasciano intravedere le fibre contenute all’interno. In questo caso la rimozione, tuttavia, si rende necessaria, poiché, per poter avere una nuova attivita’ all’interno dello stabile non si puo’ assolutamente lasciare l’attuale copertura. Il confinamento e l’incapsulamento, sebbene piu’ economici della rimozione, non sono presi in considerazione a causa della scelta progettuale, relazionata con la creazione del Centro di Formazione e per la volontà di avere una copertura permeabile visibilmente e efficiente energeticamente.

Ecco le fasi dello SMANTELLAMENTO

DI AMIANTO A MATRICE COMPATTA:

1-SOPRALLUOGO E FASI PRELIMINARI, per utilizzare le giuste precauzioni ed i corretti prodotti incapsulanti e antidisperzione durante la successiva rimozione. • Metodo UNI 10608. Metodo per la valutazione dello stato di degrado della superficie delle lastre ondulate e piane di fibrocemento contenente amianto, fabbricate inglobando fibre di amianto in una matrice cementizia. Lo stato di degrado si valuta pesando la quantità di materiale (fibre e matrice) che rimane aderente ad un nastro adesivo standardizzato. • Perkin Elmer Paragon 500. Apposito strumento per rilevare la concentrazione di fibre di amianto nell’aria • Prelevamento di campioni che determinano la compattezza e le caratteristiche chimico-fisiche del materiale. • Compilazione di un’apposita scheda riepilogativa per valutare al meglio le condizioni e la pericolosità dei manufatti. In base a ciò verranno intraprese tutta una serie di tecniche adatte a garantire una totale sicurezza.

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2-PREPARAZIONE DEL PIANO DI LAVORO E PRESENTAZIONE AD ASL

Il piano di smaltimento deve essere presentato all’ASL che approverà o meno il progetto di bonifica (tempi di approvazione: 30 giorni dal momento della presentazione della domanda).

3-PREPARAZIONE DELL’ AREA DI CANTIERE

Le tecniche di smaltimento sono regolamentate dal Decreto Ministeriale del 6/09/1994 e prevedono: la recinzione della zona interessata, la copertura di qualsiasi oggetto presente nell’ area da bonificare, il sistema di aspirazione con appositi filtri per il contenimento delle fibre nocive, la decontaminazione dell’intera area, la protezione dei lavoratori con indumenti ed attrezzature idonee, l’incapsulamento e la protezione dei manufatti in amianto. Si puo’ fare riferimento solo a ditte specializzate e segnalate dalle ASL locali.

4-RIMOZIONE E STOCCAGGIO DELL’ AMIANTO

L’amianto viene rimosso utilizzando prodotti incapsulanti in possesso della Ditta scelta per eseguire il lavoro e poi si passa allo stoccaggio dei pannelli stessi.

5-TRASPORTO ALLA DISCARICA AUTORIZZATA

Ultima fase del processo di bonifica dell’amianto è il deposito del materiale stoccato nella discarica autorizzata. I costi di trasporto incidono sullo smaltimento e il contratto stipulato con la ditta di smaltimento terrà conto di depositare il materiale nella discarica autorizzata piu’ vicina a Porto Recanati.

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_i costi di bonifica

_viene riportato un semplice calcolo dei costi di bonifica della copertura, prendendo in considerazione una indagine della regione Lazio pubblicata sul sito “edilizia.com”, effettuata tra le Imprese Edili che hanno regolare permesso di eseguire la bonifica dell’ amianto e sono iscritte all’albo dell’ ASL regionale. I costi sono paragonabili alla realtà marchigiana. E’ possibile un ammortizzamento dei costi tramite l’avvalersi del Progetto ETERNIT ZERO e Azzero CO2. Alla stima sottostante vanno aggiunti i costi di predisposizione del cantiere, che coinvolgono non solo questa fase ma tutte le operazioni di restauro e costruzione ex novo e per questa ragione non sono stati riportati. Nello schema sono presentate due possibili soluzioni finali: il completo ritorno economico in 20 anni, a patto di riuscire ad improntare la cifra citata per il costo di bonifica e/o la possibile retribuzione, in tempi ridotti, di un massimo del 50% sulla spesa prevista per lo smaltimento della copertura in eternit. Costo esecuzione rimozione € /mq) (circa 5,5

13750

Superficie di materiale da smaltire: 2500 mq Quantità di materiale da smaltire: 37500 kg (circa 15Kg/mq)

Costo di trasporto medio (dipende dal noleggio automezzi adatti)

Costo di smaltimento medio presso discarica autorizzata (0,22 € /kg)

1600

8250

90


Superficie predisposta a fotovoltaico: 2000 mq

La Regione Marche, ed in primis la Provincia di Ancona, hanno aderito al progetto ETERNIT FREE: ciò rende questo uno scenario plausibile

Costo ASL (pratiche e oneri, dipendente dalle regioni/ province/comuni)

Incentivi Progetto ETERNIT ZERO

0

550

24150

in 20 anni

12075

subito 91


IL RESTAURO E LA RIQUALIFICA STRUTTURALE


Dopo aver bonificato lo stabile dalla copertura in eternit, il recupero dell’architettura è caratterizzato dall’ intervento su tre elementi:

_le fondazioni collegamento dei plinti di fondazione con platea in c.a.

_il calcestruzzzo consolidamento del calcestruzzo che compone la struttura dello stabile

_i controventi inserimento di profilati di acciaio e di controventature con funi in acciaio.


Per riuscire ad avere l’edificio esistente completamente restaurato e riqualificato, pronto per poter ospiatre al suo interno un nuovo complesso, si deve passare, come esplicato precedentemente per una fase di cantiere che include il restauro e la riqualifica strutturale. _Il restauro si identifica principalmente con il consolidamento del cemento armato, che si articola in diversi momenti:

__I fase: ipotesi delle cause di degrado _il primo passo per il consolidamento del cemento armato è una iniziale ipotizzazione delle cause di degrado funzionale alla scelta dei saggi che saranno effettuati sui telai cementizi.

_fouling

BIOLOGICHE

_urti, incendi _esplosioni _sismi

ELETTRO CHIMICHE

_CORROSIONE

CAUSE VENTI NATURALI

_DECALCIFICAZIONE CHIMICHE

_assestamenti _variazione dei STRUTTURALI sovraccarichi _cambi destinazione d’ uso

_espansione da fosfati _attacco da cloruri _def (delayed ettrincite formation) _CARBONATAZIONE

FISICHE

_gelo-disgelo

Come evidenziato dallo schema sopra, la struttura oggetto di studio sarà, presubilmente, interessata in maniera più rilevante dal degrado che avviene per cause chimiche e elettrochimiche (inerente solo alle armature). In secondo luogo si deve tener conto delle cause fisiche e poi di quelle strutturali. Possiamo praticamente escludere sia le cause biologiche, sia quelle di venti naturali. 94


_le indagini di diagnosi __II fase: valutazione delle superfici cementizie e del substato _esame visivo: rilevamento visivo di fessure e lesioni

_analisi con covermeter per individuazione armature (i test verranno effettuati soprattutto nei nodi di più difficle lettura dell’armatura dei pilastri, ossia tra trave e pilastro delle pensiline e tra pilastro verticale e diagonale delle stesse). Questo saggio risulta importante per le fasi successive in cui vi è asportazione del calcestruzzo ammalorato per scoprire completamente l’armatura. Nell’applicazione del passivante è importante operare per l’intera lunghezza dei ferri.

_prova idoneità supporto cementizio le resistenza sarà valutata tramite prova con martello e verrà effettuata la prova “Field Test for Surface Soundness and Adhesion”. Lo sclerometro verrà utilizzato, inoltre, per determinare eventuali parti del cls che necessitano di consolidamento strutturale. 95


_prova presenza acqua in eccesso _test per la valutazione degli strati carbonatati prova effettuata tramite l’indicatore fenoftaleina che da’ colorazione violacea per le zone di cls in cui il Ph è maggiore di 9.2. Nella parte incolore il cls è carbonatato, ossia si è perso l’ effetto passivante per le armature. La carbonatazione è causa dell’ espulsione deicopriferro ed è importante capire fino a che strato avviene la corrosione delle armature per capire quanto cls asportare e come effettuare la passivazione delle armature.

provino di cls: i saggi verranno effettuati sui pilastri ad angolo, con particolare attenzione al pilastro vicino al crollo della parte esterna, dove la carbonatazione ha portato al manifestarsi dell’ effetto spalling in maniera rilevante.

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__III fase: da questo momento si hanno tre diversi modi di operare per completare il consolidamento del cemento armato: -PULITURA E PROTEZIONE -RIPARAZIONE DEI COPRIFERRO -INIEZIONE IN LESIONI All’intera struttura viene applicata la prima categoria di risanamento, vi è poi una maggioranza delle parti degradate interessata dalla pratica di riparazione dei copriferri, mentre è minima l’operazione di iniezione in lesioni. Di seguito viene descritta questa ultima azione, sul fotopiano del telaio tipo vengono indicate le altre due pratiche.

_iniezioni in lesioni

la struttura non è interassata da lesioni profonde e tramite esame visivo e campagna fotografica in nessun punto si vedono lesioni di spessore rilevante, quindi non si presuppone la presenza di lesioni strutturali passanti. Tuttavia, l’asportazione dei pannelli in “eternit” potrebbe provocarne, seppure di superficiali, e si procederà tramite uso di resina poliuretanica. Le fasi della riparazione di fessure con resina mediante iniezione sono le seguenti: -depolverizzazione delle fessure con aria compressa -sigillatura superficiale delle fessure con adesivo bicomponente tissotropico -posizionamento dei tubetti di iniezione con adesivo bicomponente tissotropico, contemporaneamente all’operazione di sigillatura -iniezione della resina poliuretanica superfluida o iperfluida -rimozione dei tubetti di iniezione -sigillatura dei fori con adesivo bicomponente tissotropico.

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_pulitura e protezione l’intera struttura, sia le parti con presenza di muschi e licheni, sia le parti con meno presenza di degrado, sarà interessata da pulizia delle superfici che verrà effettuata tramite pulitura a pressione con idrogetto, poiché è preferibile in questo caso evitare la sabbiatura a secco, che nonostante più efficace porterebbe alla dispersione aerea di eventuali parti fibrose nocive collegate all’ amianto smantellato. Verranno quindi predisposti dei teli sottto i telai cementizi, così che durante il passaggio degli idrogetti verranno raccolte nel telo le eventuali parti fibrose nocive e trasportate in discarica come per i pannelli di eternit. In ogni parte di cls, sia che venga riparato il copriferro, sia che il cls si presenti in buono stato, sarà apportata un’ azione di protezione per evitare futuri degradi e bloccare quelli già in atto, che però non sono visibili al momento. Si procederà, sulla base dei saggi effettuati alla protezione tramite SISTEMA RESINOSO PROTETTIVO con le seguenti qualità: -permeabilità C02 -permeabilità all’ acqua -permeabiltà al vapore -adesione -crack-bridging ability

_la parte interna delle strutture cementizie è interessata perlopiù da presenza di muschi e licheni, non si osservano lesioni o fessure.


_riparazione dei copriferro è la tipologia di intervento che piĂš di ogni altra caratterizza il progetto di restauro del cls dell’ Ex Magazzino e perciò viene trattata nell’ approfondimento seguente.

_rimozione di aggiunte tecnico-manuntetive

lo stabile presenta strutture posticce di scarso o scarsissimo pregio, quali una struttura metallica in copertura, forse adibita per ospitare cartelli pubblicitari, numerose aggiunte metalliche, e alcuni pezzi metallici o plastici, adottati per lo scolo delle acque, altra causa di degrado e ammaloramento della struttura cementizia.

_a causa della vicinanza al mare, la parte delle pensiline vicine alla battigia evidenzia il lato maggiormente degradato ed interessato da carbonatazione e forte ossidazione dei ferri di armatura.

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_fase0: -presenza di porzioni di calcestruzzo ammalorato (diversi sono gli stadi di degrado) e mancanza di parti -presenza di parti di calcestruzzo, di norma substrato di inerti, ora a vista -emersione dei ferri di armatura interessati da corrosione e con presenza di scorie

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_fase1: preparazione delle superfici -predisposizione del supporto, mediante RIMOZIONE meccanica o manuale, del calcestruzzo ammalorato fino ad ottenere una superficie meccanicamente resistente ed adeguatamente irruvidita -pulitura delle superfici metalliche che devono essere libere da polvere, impurità , grassi, ruggine, scorie di laminazione, spruzzi di saldature e contaminazioni che possono pregiudicare l’ adesione.

Pulitura a pressione con idrogetti: -idroscarifica ad alta pressione e non sabbiatura a secco percĂŠ vi era precedente presenza di amianto _fase2: passivazione dei ferri -applicazione a pennello di miscela ottenuta tramite boiacca passivante tipo Ferrocem (o con prestazioni uguali o superiori) e acqua. Il PASSIVANTE non epossidico va applicato immediatamente dopo la pulitura, stendere uno strato di massimo 1 mm, aspettare 1-2 ore e poi una seconda mano di massimo 1 mm

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_fase3: ricostruzione volumetrica -applicazione di MALTA TIXOTROPICA (a ritiro compensato) bicomponente a basso modulo composta da cemento, aggregati selezionati, fibre sintetiche e resine polimeriche.

_fase4: applicazione fibre di carbonio -stesura accurata della rete esercitando una certa pressione al fine di permettere alla malta sottostante di penetrare attraverso la maglia; nei punti di giunzione sovrapporre per 10 cm. Le fibre in carbonio PBO risultano rispondere efficacemente ai parametri REI, mentre ad alte temperature i componenti epossidici non mantengono le loro caretteristiche.

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_fase5: rivestimento protettivo -esecuzione di rasatura finale e applicazione di SISTEMA RESINOSO PROTETTIVO

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_LE CONSIDERAZIONI STRUTTURALI L’edificio Viene riportata la schematizzazione strutturale che ha guidato l’intervento successivamente proposto.

Le parti strutturali Le volte paraboliche: i portali che sono la parte strutturale principale. Realizzati in cemento armato e gettati in opera.

L’ annessione del nastro trasportatore: un telaio annesso alla struttura principale, che ha funzionamento statico indipendente e che grava sulle volte. Reaalizzato in cemento armato, probabile prefabbricazione. Le pensiline laterali: struttura indipendente e non colloborante con i portali voltati , composta da profili a T. Realizzata in cemento armato.

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Le travi di irrigidimento: sul punto in cui volta e copertura delle pensiline vengono a contatto troviamo gli unici cordoli che collegano le volte. Realizzate in cemento armato.

Le travi di irrigidimento del nastro trasportatore: due cordoli collegano anche i vari portali del nastro trasportatore.

I ferri dei forati: all’ interno dei forati che compono la copertura delle pensiline passano dei ferri di acciaio che collegano tra loro i profili a T, irrigidendo questa parte annessa alla struttura principale. 105


Azione del vento e sismica nel piano dei portali voltati. Se l’azione del vento o del sisma agisce sul piano in cui giaciono i portali voltati, l’ edifico è in grado di sopportare il carico.

Azione del vento e sisismica nel piano dei portali voltati. Se l’azione del vento o del sisma agisce sul piano ortogonale al piano di giacitura dei portali voltati, gli unici elementi in grado di assorbire la forza esercitata sono i cordoli di irrigidimento segnati in azzurro bel disegno. La loro presenza risulta insufficiente per sopportare il carico, soprattutto in relazione all’ azione sismica. Se negli anni ‘50 i canoni di progettazione permettevano la realizzazione dell’ edificio con soli questi elementi di irrigidimento, Porto Recanati è adesso in ZONA SISMICA 2 e la dotazione non è sufficiente.

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Azione del vento e sismica nel piano dei portali voltati. Per migliorare la tenuta strutturale a carichi provenienti da questa direzione, vengono inseriti altri 4 cordoli di irrigidimento in cemento armato paralleli ai 2 presenti.

Azione del vento e sismica nel piano dei portali voltati. I cordoli precedenti vengono, poi, collegati con Croci di Sant’ Andrea, in acciaio, per controventare la struttura. CosĂŹ facendo l’edificio è in grado di reagire correttamente a vento e sisma in gni direzione.

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_il progetto di riqualifica strutturale

66.70 5.60

2.76

cavi acciaio

12

tenditore 1�x6

2.82 profilo scatolare 140x140x40

17.40 3.38

tubolare 114.3x3.6

sezione longitudinale mezzeria

108


1.08

2.11

2.63 17.60 3.01

5.77

109


_dettaglio controvento piano terra scala 1:100

110


_dettaglio scala 1:10

tirafondi 20 L=70cm

12,5 cm

fori 22 iniettati con resina epossidica bicomponente

60 cm

111


_dettaglio scala 1:10

lio scala 1:10

300

_dettaglio scala 1:10 560

ettaglio scala 1:10

ancorante chimico tipo Hilti HVU 16x125

300 20

_dettaglio scala 1:10 ancorante chimico tipo Hilti HVU 16x125

glio scala 1:10

_assonometria scala 1:10 350

18

fori

560 350

ettaglio scala 1:10

di acciaio con ura interna saldato lare

vite 45 ancorante chimico con doppia filettaturatipo Hilti HVU 16x125

_dettaglio scala 1:10

_assonometria scala 1:10 fori

disco di acciaio con filettatura interna e dado saldato al tubolare

350

vite 45 ancorante chimico con doppia filettaturatipo Hilti HVU 16x125

280

20

22

18

350 400 280

_assonometria scala 1:10 vite 45

fori

vite 45 112 con doppia filettatura


_particolare cavi acciaio 12 scala 1:10 radance

14 tipo pesante

125

cavo acciaio 12

12

_particolare cavi acciaio 12 scala 1:10 radance

14 tipo pesante

12,5 cm

cavo acciaio 12

12 morsetti in acciaio zincati

220

tenditore a due occhi ad alta resistenza M24 1�x26 tipo Beta Work Robur 8105

250

220

morsetti in acciaio zincati

113 250

tenditore a due occhi ad alta resistenza M24 1�x26


2 barre in carbonio 12

3.05

3 barre in carbonio 6

_SEZIONE trasversale mezzeria I e II campata scala 1:100

0

1

5m

3

12.50

32.50

_particolare ancoraggio carroponte scala 1:10

perfori 16 L=100 ancorante chimico tipo Hilti HVU 16x125

2 ancoranti meccanici tipo Hilti HST M 12x145

125

120


_deformata del telaio tipo

_dettaglio copertura vetrata BIPV (elementi fotovoltaici a totale integrazione architettonica) composizione modulo fotovoltaico vetro

3 barre in carbonio 6

PVB celle fotovoltaiche vetro

7.00 39.50 _sezione telaio parabolico scala 1:50

_dettaglio a aggancio controvento sca

60

1

3

5m

_scala 1:200

30 fori

115

18

2


_rimozione e sostituzione del solaio delle pensiline:

dettaglio a

0

_dettag

_dettaglio b scala 1:5 lamiera zincata

guaina rete els 8/15/15 impermeabilizzante

getto di completamento

lamiera 12,5/10

HEA 160

HEA 16 pannello rivestimento alluminio Alubond

116 quote in


_particolare pensilina scala 1:20 dettaglio c dettaglio b

dettaglio a

to scala 1:10

_le pensiline sono ricoperte da un solaio di tipo SAP: una armatura lieve passa tra i fori dei laterizi, facendo da irrigidimento tra le pensiline ed evitando di porre una trave sopra i pilastri verticali. I solai verranno sostituiti, a causa della poca qualità di questi,_dettaglio la mancanza intere porzioni coperturadipensiline scala 1:5 e l’ alto costo _dettaglio b scala 1:5 di un eventuale restauro, con nuovi solai in lamiera grecata come indicato dai dettagli sottostanti. Si otterrà una struttura molto più leggera e tramite l’immisione di profili in acciaio HE si renderanno lamiera guaina zincata

impermeabilizzante

rete els 8/15/15

solidali i diversi telai delle pensiline.

getto di completamento

armatura aggiuntiva 8/nervatura

lamiera grecata 12,5/10 mm

getto di completamento 5

20

to di pletamento

8

_dettaglio copertura pensiline scala 1:5

16

HEA 160

armatura aggiuntiva 8/nervatura HEA 160

lamiera grecata 12,5/10 mm pannello rivestimento alluminio Alubond

getto di completamento

neon 1500x30mm

quote in cm

bottoni di fissaggio lamiera

5

_dettaglio c scala 1:5

rete els 8/15/15

nto scala 1:10

giunto di dilatazione polimerico

8

lamiera grecata 12,5/10 mm

vello di campagna profilo in acciaio 400x120x10 piatto di supporto in acciaio 400x120x10

vello di campagna

16

_dettaglio aggiunta mensola metallica scala 1:10

120

130

HEA 160 quote in cm

_quote in mm

neon 1500x30mm controsoffitto pannello OSB

ancorante chimico tipo Hilti HVU 16x125

bottoni di fissaggio lamiera

117


HEA 160 pannello rivestimento alluminio Alubond

quote in cm

_dettaglio c scala 1:5

a

a

130

120

ancorante chimico tipo Hilti HVU 16x125

_quote in mm

controsoffitto pannello OSB

118


0

neon 1500x30mm

m

rete els 8/15/15

bottoni di fissaggio lamiera

giunto di dilatazione polimerico

lamiera grecata 12,5/10 mm profilo in acciaio 400x120x10 piatto di supporto in acciaio 400x120x10

_dettaglio aggiunta mensola metallica scala 1:10

119


_particolare ancoraggio carroponte scala 1:10

perfori 16 L=100 ancorante chimico tipo Hilti HVU 16x125

125

120

8 110 200

_quote in mm

_particolare piatto composito per tubolare in acciaio e cavi controvento scala 1 120


32.50

2 ancoranti meccanici tipo Hilti HST M 12x145

perfori

12 L=115

150

1:10

arco esistente

ancorante chimico tipo Hilti

121


110 200

150

_quote in mm

_particolare piatto composito per tubolare in acciaio e cavi controvento scala 1:10

122


perfori

12 L=115

150

_part

a 1:10

ancorante chimico tipo Hilti HVU 16x125

arco esistente

pavime in calc

80

antic di c

140

_quote in mm

123


ndazione areata on casseri ipo IGLU

_part _particolare fondazioni scala 1:10 vecchia fondazione

nuova fondazione

3

2 cm 3 cm 8 cm 6 cm 8 cm

65 cm

55

30 cm

_quo

124


ilti

_particolare fondazioni scala 1:10 cls magro di appoggio pannello isolante bugnato pavimentazione pannelli radianti lana di roccia in calcestruzzo per riscaldamento alta densitĂ

fondazione areata con casseri tipo IGLU soletta con soletta in cls con rete rete elettrosaldata elettrosaldata

_p

2 cm 3 cm 8 cm 6 cm 8 cm antico livello di campagna

65 cm

30 cm

guaina impermeabilizzante

cls magro di appoggio

125



127


IMMIGRAZIONE E HOTEL HOUSE

Una consistente popolazione di immigrati vive in un edificio alto a pianta cruciforme in una realtĂ parallela a quella del centro di Porto Recanati. Uno straordinario esempio di convivenza multietnica e di integrazione e solidarietĂ reciproca:

una forma di housing instauratasi spontaneamente trasformando un hotel in una casa. Un ghetto, o una cellula autosufficiente a seconda delle interpretazioni, dove si alternano momenti di autentica collaborazione a grandi tensioni. Il punto di ritrovo dei venditori ambulanti della costa e purtroppo anche la casa di alcuni spacciatori e di microcriminali, tra i quali molti gestori della prostituzione locale.



_Una integrazione necessaria Il referto ANSA riporta, come, ad oggi, anche per la Regione, l’Hotel House e l’integrazione degli immigrati che lo popolano è una problematica da risolvere. Nonostante si continui ad elogiare il peculiare equilibrio della realtà, gli Ambiti Sociali denunciano come l’Hotel House è una bomba con la miccia perennemente accesa e non si può rischiare che questa stasi precaria si protragga. Senza una pianificazione per risolvere il problema e senza tentativi o proposte che mirino ad offrire una possibilità di integrazione per gli abitanti dell’edificio-torre ciò che caratterizza questa realtà è il vivere di espedienti, l’inventiva e la capacità di arrangiarsi degli immigrati che sono ormai in possesso degli appartamenti dello stabile, il quale versa in condizioni manutentive preoccupanti. Se dovesse succedere qualcosa allo stabile, la cittadina di Porto Recanati si vedrebbe riversare nel suo piccolo centro un intero Comune, poiché nell’edificio vivono più di 2000 persone. Si deve evitare di giungere ad un drastico cambiamento ed ad un potenziale conflitto, operando con progressivi miglioramenti, si deve ricercare l’integrazione come affermato dalle parole dell’assessore Luca Marconi. Ecco il perché, nel momento in cui si pensa ad un progetto che abbia in se’ un valore urbano, non ci si può dimenticare della città fantasma dell’Hotel House.

_Hotel House, il mondo in condominio Nel suo nome si puo’ leggere quello che era e quello che poi è diventato: doveva essere un residence di appartamenti per le vacanze estive ma, trent’anni dopo, si è trasformato in una casa più che in un hotel. Hotel House, appunto. E’ un palazzo cruciforme, un condominio gigante alto 17 piani, con 480 appartamenti. Più simile ad un quartiere della periferia romana, in stile Tor Bella Monaca più che Porto Recanati con le sue case stile coloniale costruite nel centro cittadino e dipinte di nuovo di giallo, blu, verde e rosa. Ma anche l’Hotel House ha i suoi colori, basta metterci piede per vederli, sono quelli dei volti delle persone, da ogni parte del mondo, che ne hanno fatto la loro casa. Gli oltre 2000 immigrati che oggi ci vivono. E la vera minoranza, all’ Hotel House, sono gli italiani

_La storia All’Hotel House, “il condominio degli immigrati”, gli italiani sono rimasti in pochi dopo un esodo progressivo iniziato all’inizio degli anni Novanta, in concomitanza con l’arrivo dei primi flussi di stranieri, soprattutto magrebini. L’avevano costruito come residence estivo di seconde case al mare, a prezzi decisamente accessibili, tra fine anni Sessanta e primi Settanta, un palazzone figlio dell’architettura di quegli anni, monumentale e dominato dalla linea retta. Alla posa della prima pietra, il 22 luglio 1967, ad opera dell’allora Ministro della Marina mercantile, Lorenzo Natali, l’Hotel House veniva immaginato come nuovo e imponente quartiere residenziale autosufficiente, attrezzato anche con piscina, strutture sportive e negozi. Una struttura che avrebbe dovuto dare impulso all’attività turistica della costa maceratese e incentivare la creazione di posti di lavoro, per “il progresso delle civili genti marchigiane” come recitava la pergamena in ricordo dell’ inizio dei lavori. Ma anche la possibilità - come sottolineava appunto il Ministro Natali - per molti piccoli risparmiatori di realizzare un sogno, quello della casetta al mare, che fino a qualche tempo prima sembrava troppo lontano e irraggiungibile perchè destinato solo alle persone facoltose. Ma poco è rimasto col passare degli anni della sua anima vacanziera.


Diventa infatti un luogo di passaggio, dapprima per le famiglie sfollate dal terremoto di Ancona del 1972 e per gli ufficiali del vicino radar di Potenza Picena. E poi per le ballerine russe dei night della zona e addirittura per una cellula delle Brigate rosse. Secondo qualcuno negli anni Ottanta ci ha addirittura vissuto, prima della latitanza, Francesco Schiavone, detto Sandokan, il camorrista capo del clan dei Casalesi. E così, anno dopo anno la popolazione di vacanzieri è stata spinta a svendere i propri appartamenti mentre altri acquistavano, approfittando della svalutazione, per poi rivendere al doppio o affittare ai nuovi inquilini, gli immigrati, che avevano già iniziato a trasferirsi. Cosi’ l’Hotel House ha smesso definitivamente di essere luogo di vacanza per trasformarsi in quello che è oggi, cioe’ la casa di oltre 2000 immigrati. Secondo gli ultimi dati raccolti la nazionalità piu’ numerosa è quella senegalese (25,3%), seguono quella bengalese (19,2%) e quella tunisina (12,7%). Poi ci sono pakistani, nigeriani, cinesi, macedoni, marocchini e naturalmente gli italiani.


_Una ghettizzazione che parte dall’urbanistica -Il kilometro lungo e l’ isolamento Il lato oscuro dell’ Hotel House è fatto di povertà, di degrado delle strutture, di speculazione, di isolamento dal resto dalla città e di mancanza delle istituzioni. Ci vive quasi un quinto della popolazione di Porto Recanati ma si trova a circa un chilometro dal centro cittadino, circondato solo da campi e case abbandonate. Un chilometro che, in questo caso, sembra un’infinita’. Non ci sono mezzi pubblici che lo colleghino, nemmeno un marciapiede, e così, soprattutto donne e bambini, non possono che camminare ai bordi della strada per raggiungere il centro, con le macchine che sfrecciano affianco. Il resto della cittadina, d’altronde, non vede di buon occhio quel ‘‘mostro dell’Hotel House’’, percepito come una minaccia alla propria tranquillità e sicurezza, un “covo di clandestini”, ma visto anche come pericolo circoscritto e tenuto lontano, un cerchio nel quale rinchiudere le proprie paure.

132


Ci sono alcune similitudini tra l’Ex Magazzino Motecatini e l’Hotel House: -entrambi per le istituzioni sono una patata bollente, quasi impossibile da maneggiare dopo anni di indifferenza e abbandono -per entrambi vi è la mancanza di una pianificazione urbanistica che li ricolleghi al centro della città, tutti e due elementi da sempre conosciuti e noti alla cittadinanza portorecanatese eppure così distanti. -entrambi sono delle anomalie di scala nel contesto urbano e questo ne sfavorisce l’integrazione Ecco perchè, in fase progettuale, tramite due azioni, una più diretta e tangibile (la ciclabile) e una più indiretta (il riservare una quota di posti del Centro di Formazione per cittadini stranieri) un collegamento lo si è cercato.

Il collegamento tra la balena ed il gigante.

133


_ecco come si pensa la relazione tra il gigante e la balena, ossia tra Ex Magazzino Nervi riqualificato in Centro Urbano di Formazione e Hotel House

pista ciclabile

linea ferroviaria Bologna-Lecce


statale SS 16 Ex Magazzino Nervi

Hotel House 135


_Demografia dell’Hotel House I Comuni di Baranzate, Pioltello e Porto Recanati (i primi in Lombardia) sono, nell’ordine, i comuni italiani con la più alta presenza di stranieri sul totale dei residenti. Qui quasi una persona su cinque è straniera. Quello sopra citato, quindi, viene a costituirsi come un dato di rilevanza non solamente locale ponendo Porto Recanati al pari delle realtà del nord Italia che si è soliti collegare al problema dell’immigrazione. Perchè, quindi, proprio in questa piccola città abbiamo quasi il 22 % di cittadini stranieri? La risposta, seppure possa sembrare banale e riduttiva, sembra essere tutta nell’ abitudine del passaparola. Niente di più semplice che una prima generazione di maghrebini che invita altri connazionali a sperimentare l’abitazione in questo condominio, in un luogo che si spopola di inverno, in una realtà economica e tranquilla come quella marchigiana ed in un edificio dove si ha lo spazio per formare una vera e propria comunità. Come? Ma semplicemente prendendo quello che gli altri scartano. Paradossalmente gli immigrati sfruttano le potenzialità dell’ ubicazione dell’edificio che l’amministrazione non prende neanche in considerazione. L’Hotel House è vicino alla stazione ferroviaria e permette in maniera semplice ed economica di intraprendere il mestiere di venditore ambulante in spiaggia, in un punto da cui l’intera costa adriatica è raggiungibile. Da Porto Recanati non è difficile, inoltre, spostarsi verso l’entroterra per trovare lavoro in imprese edili, in piccole e medie aziende del settore manifatturiero e nelle campagne marchigiane. Ecco come l’Hotel House diventa anche esso stimolo per guidare il progettista a spostare lo sguardo sull’entroterra, poiché, come si è detto, egli non può essere solo disegnatore, ma deve anche essere in grado di attrarre nuovi coloni. Oggi, l’Hotel House è abitato da onesti lavoratori durante tutto l’anno che compono il nucleo censito, quello che definisce la percentuale di popolazione straniera dei dati statistici. In estate, tuttavia, sono numerosi gli ospiti che vivono nell’edificio-torre, arrivando ad un numero di immigrati presenti all’ Hotel House che non è possibile stimare.

_POPOLAZIONE STRANIERA

_nel diagramma è riportato il numero di stranieri residenti a Porto Recanati a partire dal 2004 fino al 1 Gennaio 2011. Sono considerati cittadini stranieri le persone di cittadinanza non italiana aventi dimora abituale in Italia.

3000 2000 1000 0

2004

2005

2006


2687

2007

2008

2009

2010

2011

137


_LA POPOLAZIONE DELL’ HOTEL HOUSE _i grafici riportano la tipologia di immigrati che abitano l’Hotel House

_presenza popolazione straniera per continente

Africa 36,8 % Europa 32,6 % Asia

27,4 %

America 3,3 %

_presenza popolazione straniera per nazione

Pakistan Tunisia

11,0% 10,3%

Albania

9,0%

Romania

7,4%

Macedonia Altri

5,9% 29,5%

138


_distribuzione per fasce d’età della popolazione straniera

maschi

femmine

90-94 85-89 80-84 75-79 70-74 65-69 60-64 50-59 45-49 40-44 35-39 30-34 25-29 20-24 15-19 10-14 5-9 0-4

95-100 90-94 85-89 80-84 75-79 70-74 65-69 60-64 50-59 45-49 40-44 35-39 30-34 25-29 20-24 15-19 10-14 5-9 0-4

La presenza maggiore di stranieri per ambo i sessi è nelle fasce 25-29 (12,2 %), 30-34 (14,1 %) e 34-39 (12,2%).

_Per concludere il capitolo inerente l’Hotel House si ritorna all’immagine iniziale e

al documento ANSA, per cui alla luce di tutto ciò, ora risulta chiaro perchè sono assegnati 450.000 euro agli Ambiti Territoriali Sociali di cui - 20.000 euro per l’ Ambito Territoriale Sociale n. 14 in cui Porto Recanati risiede specifici per la manutenzione dell’ edificio Hotel House e - 430.000 euro per promuovere l’ integrazione sociale 139


IL PORTO _IL PORTO A PORTO RECANATI? MEGLIO TRE PORTI _Come già detto nella parte storica del Magazzino Montecatini, l’imbarcazione di Porto Recanati è da sempre la lancetta, una piccola barca che non aveva bisogno di un porto per potersi ormeggiare. La contraddizione semantica di una Porto Recanati senza porto dura da più di cento anni, ossia da quando i cittadini di Porto Recanati sono diventati tali. Gli abitanti di Porto Recanati, però, un porto lo hanno sempre desiderato ed, è notizia dell’agosto di questo anno, lo avranno. O meglio, ne avranno tre. Ma vediamo come si è arrivati a questo scenario, che questo lavoro di tesi sceglie di seguire solo parzialemente. Ancor prima che l’edificio fosse tutelato dalla Sopraintenza, nel 2000, anno del Giubileo, la Santa Casa di Loreto, in possesso di terreni ed edifici sulle colline retrostanti l’edificio premeva affinchè esso potesse diventare una grande sala conferenze, ma il progettò saltò.

Foto del quotidiano Corriere Adriatico, 1 Maggio 2011

140


Punto di vista foto sottostante

_IL PROGETTO I PROTAGONISTI

Popolazione straniera e italiana disoccupata

Imprese del territorio

Ex Magazzino Montecatini

LE ESIGENZE Diventare lavoratori

Trovare lavoratori qualificati

Aumentare i guadagni

Essere riqualificato

CENTRO URBANO DI FORMAZIONE NEL SETTORE CALZATUR

LA PROPOSTA PROGETTUALE

_Offerta di formazione

e possibilità di lavoro futuro Casa per ferie Giovanni Paolo II

LE SOLUZIONI

_Riserva del 10% dei posti del centro per stranieri

_Creazione di un luogo di formazione di lavoratori qualificati _Utilizzo della vocazione turistica della città per fare marketing per le imprese

_progetto che coinvolge spazi interni ed esterni lo stabile con costruzione di Centro di Formazione e spazi ricreativi annessi

La foto mostra come appare l’edificio dalle colline sovrastanti, nella contrada di Montorso, dove sono ubicate diverse case di ritiro spirituale di proprietà o in gestione alla Santa Casa di Loreto_L’INNOVAZIONE Le Botteghe di Mestiere: l’ iter attuale

Disoccupato

Invio curriculum

Assunzione lavoratore non qualificato per stage

Il Centro di Forma

Disoccupato

Iter di formazione

Supervisio formazione da pa patrocinante e con il

_LA FORMAZIONE

Insegnamento teorico

Insegnamento pratico e avviamento alla pratica di calzolaio

Indirizzo alla formulazione di semplici proposte progettuali

_IL FINANZIAMENTO

141

Lavorato con


_IL WATERFRONT E IL PROJECT FINANCING A partire dal 2002 venne introdotto il concetto di riqualificazione del waterfront di Porto Recanati, all’interno della quale il Capannone “Nervi”, diveniva, a seconda delle proposte progettuali, o albergo di lusso o complesso residenziale o centro commerciale o tutte queste cose insieme L’edificio legò le sue sorti, a partire da questo momento alla darsena da realizzare ed in ogni possibile scenario proposto le immagini lo ritraevano vicino al nuovo porto di Porto Recanati. La strategia economica individuata per poter realizzare ciò era individuata nel project financing, ma nessuna proposta di collaborazione tra Comune e agenzie immobiliare è riuscita a concretizzarsi. Forti dubbi erano legati alla vendita dei posti barca e delle residenze, inoltre la Sopraintenza non ha espresso parere favorevole per la costituzione di un albergo di lusso, rimandando agli atti nel 2007 la proposta dello studio LDB su committenza della ditta immobiliare ZEUS Srl, la quale in accordo con il Sindaco, aveva ottenuto parere favorevole dalla Commissione Edilizia in data 14/11/2005. Sotto è riportata questa proposta progettuale, che è stata la più vicina ad essere realizzata, ma che è sfumata come altre. Da notare che la ZEUS Immobiliare è l’agenzia immobiliare che ha realizzato la lottizzazione di case colorate adiacente all’edificio e dove ora trova ubicazione l’ albergo di lusso Life. Ad oggi, quindi, ne’ lo scenario di hotel, ne’ quello di centro commerciale, dopo la recente apertura del Centro Commerciale Le Grotte, è realisticamente possibile.

Immagini della proposta progettuale dello Studio LDB Srl: il magazzino diviene una struttura turistico-alberghiera

142


Immagini della proposta dell’Architetto Pasquale Piscitelli, datato 2003, in cui l’ ex magazzino avrebbe ospitato un albergo, un centro congressi e negozi

Fino a giungere al 13 Agosto 2012, quando ufficialmente il project financing cede il posto alla concessione demaniale ed il Sindaco Rosanna Ubaldi in conferenza stampa, annuncia poche ore prima prima dell’uscita della Gazzetta Ufficiale che Porto Recanati avrà il suo porto, o meglio i suoi porti: “E’ una notizia gratificante soprattutto per il momento di crisi che stiamo vivendo. Siamo soddisfatti perchè la darsena, o se vogliamo chiamarla semplicemente porto, è un sogno che tutta la cittadinanza ha cullato per decenni insieme a chi ci frequenta e che avevamo messo tra i punti principali del nostro programma” 143


La foto ritrae il Sindaco Rosanna Ubaldi mentre mostra il progetto preliminare della darsena, quella da costruire subito per poi procedere con la costruzione di altre due darsene per una spesa totale di 30 milioni di euro come indicato dalla foto dell’articolo del Corriere Adriatico posta all’ inizio di questo capitolo. Si riporta un estratto dell’ articolo pubblicato sul sito “cronachemaceratesi.it” in data 13 Agosto 2012 che spiega come è concepito il progetto delle protagonisti dell’ operazione:

tre darsene e chi sono i

“Il progetto di riqualificare il waterfront della città di Scossicci, nella zona nord, è arrivato dall’A.T.I. di cui fa parte la N.V. Besix s.a. con sede legale in Belgio, la Donati S.p.a. di Roma, la Dema Costruzioni S.r.l. di Roma e la Tirrenia Lavori S.r.l. sempre della Capitale, con capofila la Besix. Nessun project financing, quindi, ma una semplice concessione demaniale a 50 anniper il recupero del capannone Nervi già di proprietà del Comune e protetto da vincoli architettonici e un’area già compatibile per un utilizzo portuale per la realizzazione della prima darsena con 158 posti barca sul fronte mare. Poi il progetto futuro con altre due darsene. L’ intero di tre darsene: quella per far partire i lavori e realizzabile subito, magari entro la fine di questa legislatura, una seconda darsena più interna e una terza con un canale di circa 700 metri che collega alla seconda ancora più nell’interland, nel Comune di Loreto e con i terreni di proprietà della Santa Casa.”

144


L’articolo riporta, poi, le parole del sindaco, che è anche assessore all’ Urbanistica: Il primo passo è quindi la prima darsena da avviare attraverso procedure in collaborazione con la Regione e una commissione pronta a dare eventuali indicazioni tecniche. Per le altre, invece, procederemo con l’esproprio che si trasformerà sicuramente in una trattativa bonaria” “Una conferenza di servizi regionale, infatti, costituita da autorità marittime e di sicurezza, oltre che da tecnici del settore e i rappresentanti del Comune, valuterà il progetto della Besix, ma anche altri progetti, che nei 60 giorni potranno tranquillamente arrivare in una sana competizione a Palazzo Volpini. Oltre alla darsena, secondo il progetto, si prevedono anche percorsi pedonali e ciclabili, strutture, l’utilizzo del capannone Nervi come struttura per accogliere depositi o altro ma anche percorsi botanici. Il Comune, invece, dovrà ora ragionare sul resto del progetto per reinventare la viabilità dell’hinterland e mettersi in modo per acquistare i terreni per le altre due darsene interne.” _planimetria del progetto della prima darsena

145


_LE CONSIDERAZIONI PROGETTUALI Partendo dalle parole di questo articolo, si sono effettuate alcune riflessioni, che non sono certo ancora progetto, ma si avvicinano ad esso. I 60 giorni sono passati, non sono giunte al Comune proposte alternative a quella della Besix e la prima darsena verrà, quasi sicuramente, costruita seguendo il progetto elaborato da questa azienda capogruppo dell’ equipe progettuale prima nominata. Vediamo quali sono i punti su cui la proposta di questa tesi si pone in conformità allo scenario dell’ amministarzione pubblica di Porto Recanati e quali sono le divergenze.

_si accetta, ritenendola valida e necessaria, la costruzione della prima darsena, riportandola in planimetria, come se fosse già stato di fatto

Si diverge, però su altri punti:

_si ritiene inadeguata la proposta delle tre darsene,

poichè il mercato dei posti barca non è in grado di remunerare la predisposizione di più di 500 posti barca (il porto di Porto San Giorgio presenta il 65% dei posti barca invenduti e si hanno i vicini porti di Civitanova Marche a sud e Numana a nord). Non sembra essere così semplice, come auspicato dal sindaco, il meccanismo di esproprio dei terreni limitrofi l’Ex Magazzino Montecatini e l’impatto ambientale dell’intera operazione presenta proporzioni quasi allarmantii (l’erosione della costa dopo la realizzazione del piccolo porto di Numana coinvolge anche Porto Recanati stessa).

146


_si reputa necessaria l’introduzione di una nuova funzione per l’Ex Magazzino Montecatini che non sia dipendente dalla darsena per risolvere il problema della stagionalità e perchè l’Ex Magazzino Montecatini non può essere solamente un “oltre” la darsena nella riqualificazione del waterfront di Porto Recanati

147


La proposta progettuale

A’

7.

8.

5.

6.

9. A 10.

1.

Centrale termica con pompa di calore acqua-acqua

2.

Accesso carrabile prototipia

3.

Accesso pedonale rampa

4.

Accesso carrabile per rifornimento bar

5.

Accesso pedonale zona bar-ristornate e piazza

6.

Area verde a prato


planimetria scala 1:2000

0. 2.

1.

3. 4.

7.

Vegetazione dunale

8.

Area tecnica e stoccaggio darsena

9.

Passeggiata su waterfront

10.

Area carico-scarico merci darsena (880 mq

11.

Area tecnica e rimessaggio darsena (1085 mq)

12.

Parcheggio pubblico con posti riservati a lavoratori porto e Centro di Formazione

149


sezione A-A’ scala 1:500

passaggio carrabile basso flusso

prato

pista ciclabile

barriera antirumore

ferrovia

riferimento barriera antirumore: Cockpit Acoustic Barrier, ONL, Leidsche Rijn Utrecht (Olanda)

CENTRO POLIVALENTE EX MAGAZZINO NERVI


mare

spiaggia

vegetazione ripariale percorso pedonale ingresso bar


LA RICERCA DELLA NUOVA FUNZIONE _partendo da questi presupposti si sono dapprima cercate le carenze della città di Porto Recanati, analizzando le dotazioni che il piccolo centro costiero possiede. Non essendo presente un Piano dei Servizi Pubblici, si è fatto riferimento al PRG ed ai Piani particolareggiati redatti per la città per poi mappare le principali attività presenti, come riassunto nella planimetria assonometrica iniziale con i seguenti zoom sulle cinque zone di interesse. Le principali dotazioni sono tutte presenti. Una possibile mancanza si pensava essere quella di una piscina comunale, ma la vicina piscina di Recanati è perfettamente funzionante e utilizzata dai ragazzi portorecanatesi. Si è cercato di capire se ci fosse qualche carenza lavorativa o occupazionale e la risposta è arrivata prprio in questo settore.

_analisi occupazionale _Posti lavoro disponibili: settore manifatturiero TAC, ricerca di operai specializzati _la possibilità di introdurre un’attività produttiva all’interno del paraboloide riqualificato, passa per il vaglio della situazione occupazionale della realtà italiana e in specifico della Provincia di Macerata. Le assunzioni previste in Italia nel 4° trimestre 2012 dalle imprese dell’industria e dei servizi dovrebbero attestarsi a circa 131.000 unità, in diminuzione rispetto alle 159.000 programmate nel trimestre scorso (dati UNIONCAMERE). Nella Provincia di Macerata, sono state programmate nel 4° trimestre dell’anno poco meno di 500 assunzioni, circa il 29% in meno rispetto al trimestre precedente. Diversamente da quanto accaduto a livello nazionale, nella provincia diminuiscono non soltanto le assunzioni “stagionali”, ma anche quelle “non stagionali”. In questo quadro di recessione si inseriscono i diagrammi sottostanti, che individuano la CARENZA DEL SETTORE TAC (Tessile-Abbigliamento-Calzaturiero).

_assunzioni previste

_figure professionali più richieste in Provincia Commessi e altro personale qualificato nell’ attività commerciale Operai specializzati e conduttori di macchine nel tessile-abbigliamento

_di cui difficili da reperire (% su totale)

90

10,3%

60

31,0%

Operai metalmeccanici ed elettromeccanici

40

0,0%

Cuochi, camerieri e professioni simili

40

17,1%

Operai specializzati nell’ edilizia e nella manutenzione di edifici

40

2,5%

0

20

40

60

80

0

Servizi alle persone

Cuio-calzature

Commercio e turismo-ristorazione

Commercio e turismo-ristorazione

10

20

30

152


Cuochi, camerieri e professioni simili Operai specializzati nell’ edilizia e nella manutenzione di edifici

_assunzioni per cui è richiesta esperienza, per settore (quote % su assunzioni totali) 0

20

40

60

80

Servizi alle persone Commercio e turismo-ristorazione _assunzioni previste Cuio-calzature_di cui difficili da reperire (% su totale) Altri90 servizi

10,3%

Altre60industrie e costruzioni 40 Totale 40

31,0% 0,0% 17,1% 2,5%

40

_assunzioni di difficile reperimento, per settore (quote % su assunzioni totali) 0

10

20

30

Cuio-calzature Commercio e turismo-ristorazione Altri servizi Altre industrie e costruzioni Servizi alle persone Totale

153


_professioni richieste in Provincia di Macerata (%)

60

31,5 35,6

43,0

26,1

28,6

18,3

0 Dirigenti, impiegati con elevata specializzazione e tecnici

2007

10,6

10,6

7,5

12,9

10

17,8

20

2008

14,9

30,1

30

18,0

40

44,9

49,5

50

2009

Impiegati esecutivi, addetti vendite e servizi famiglie


5,2

2011

Operai specializzati e conduttori di impianti e macchine

12,3

8,2

17,9

19,2

29,0

32,6 37,2

43,6

50,5 28,4 15,9 2010

2012 Personale non qualificato

155


_titoli di studio segnalati in Provincia di Macerata (%)

60

45,9 36,2

40,4

35,3

30,7

30

33,4

40

47,6

48,0

50

0 Livello universitario

10,3

7,6

15,4

8,9

13,3

5,7

4,0

10

17,3

20

Diploma di Scuola superiore e post diploma


47,2 37,7

34,7

7,2

7,9

6,7

22,2

30,5

36,4

46,2 7,5

15,8

Qualifica professionale

Livello scuola dell’ obbligo

157


_Il progetto BOTTEGHE DI MESTIERE: un esempio da cui partire _la necessità di recuperare antiche figure professionali che stanno scomparendo è testimoniata dal progetto “BOTTEGHE DI MESTIERE”, istituito nel 2012, patrocinato dall’ Unione Europea e dal Ministero del Lavoro. Esso mira a finanziare l’inserimento in aziende di giovani disoccupati allo scopo di fare apprendere essi i “mestieri” di cui il territorio ha bisogno. Nelle Marche il Progetto è stato sostenuto dalle aziende più importanti, tra cui la Guzzini Illuminazione e la Tod’s nell’ ambito del calzaturiero e abbigliamento. Molte altre aziende si sono iscritte e hanno così beneficiato dell’inserimento di giovani stagisti. Nella regione Marche 6 sono i progetti inseriti all’ interno della macrovisione Botteghe di Mestiere, di cui 4 sono nel settore TAC (tabella).

158


159


Il progetto “BOTTEGHE DI MESTIERE” muove alla riscoperta di saperi artigianali, poichè il territorio ha bisogno di queste figure professionali. La componente artigianale e l’eccellenza dei prodotti sono da sempre caratteristiche distintive delle piccole e medie imprese presenti nel territorio marchigiano. Lo testimonia la cartina precedente, che indica la costituzione di sei progetti di Botteghe di Mestiere nella regione Marche, che è un numero alto in comparazione alle altre regioni. Si espone prima il funzionamento del tirocinio e poi si va ad esplicitare settori e ditte promotrici di 4 progetti su 6, quelli che interessano il settore TAC. _Il tirocinio La bottega di mestiere prevede l’inserimento di 30 tirocinanti (10 per ogni ciclo di tirocinio) in possesso di determinati requisiti: • essere cittadino italiano ovvero essere cittadino di Stato appartenente all’Unione Europea, ovvero cittadino extracomunitario con regolare permesso di soggiorno; • avere un’età compresa tra i 18 e i 29 anni non compiuti; • aver assolto l’obbligo scolastico; • trovarsi nello stato di disoccupazione o inoccupazione (aver rilasciato la Dichiarazione di Immediata Disponibilità al lavoro presso il Centro per l’Impiego competente). La durata di ogni ciclo di tirocinio è semestrale e sono previsti 3 cicli di tirocinio (18 mesi complessivi). Per ciascun partecipante è prevista una borsa di tirocinio di 500 euro al mese. I profili richiesti _artigiani delle lavorazioni artistiche a mano di tessili, cuoio e simili _sarti e tagliatori artigianali, modellisti e cappellai _conciatori di pelli e di pellicce _artigiani ed operai specializzati delle calzature ed assimilati _valigiai, borsettieri e professioni assimilate (anche su articoli di similpelle e stoffa) _operai addetti a telai meccanici per la tessitura e la maglieria _biancheristi, ricamatori a mano e professioni assimilate 160


161


162


Avereformazione un ritorno di economico dalla qualificati riqualificazione _Utilizzo della v _L’INNOVAZIONE della città per le imprese Partendo evidenziata dal progettoCALZATURIERO Botteghe di Mestiere, ossia la carenza di persone O URBANO DIdall’esigenza FORMAZIONE NEL SETTORE che sanno praticare antichi mestieri, si mira a risolvere il problema a monte, creando un Centro di Formazione, un luogo dove i ragazzi possano imparare una professione.

voratori cati

Aumentare i guadagniLE SOLUZIONI

Mantenere afflusso di lavoro futuro Essere riqualificato e possibilità e qualità del turismo _Riserva del 10% dei posti del centro per stranieri

_L’INNOVAZIONE Le Botteghe di Mestiere: l’ iter attuale

_Apportazione di miglioria _progetto che coinvolge del tessuto urbano e della spazi interni ed esterni fascia costiera adiacente l’edificio lo stabile con costruzione di Centro di Formazione _Creazione di posti lavoro pubblici Utilizzo della vocazione turistica e spazi ricreativi annessi della città per fare marketing per Assunzione_Attivazione lavoratore non di finanziamenti da parte Invio Dis Disoccupato le imprese qualificato di perimprese stage ed enti sociali curriculum

Creazione di un luogo di formazione di lavoratori qualificati

_LA FORMAZIONE Il Centro di Formazione: l’ iter nuovo

Insegnamento pratico Supervisione della Iter di formazione Disoccupato Assunzione a tempo Insegnamento teorico formazione da parte edell’impresa avviamento allaindeterminatto pratica di un di calzolaio patrocinante e collaborazione lavoratore qualificato con il centro

_IL FINANZIAMENTO 163


_IL FINANZIAMENTO

_LA FORMAZIONE

Tramite l’analisi precedentemente svolta, si può affermare con certezza che due sono le possibili fonti di finanziamento per un progetto di riqualifica dello stabile: gli enti sociali e un investitore privato, una azienda che sia interessata a che il nuovo Centro Urbano di Formazione sia il luogo che la rappresenta e dove crescono i suoi futuri lavoratori.

Insegnamento pratico e avviamento alla pratica di calzolaio

Insegnamento teorico

Indirizzo al di semplic

_IL FINANZIAMENTO

* Enti sociali e associazioni per integrazione immigrati

Imprese del territorio

Impulso economico per la riqualificazione

_IL GUADAGNO DEL FINANZIATORE

* rappresenta Il logo Tod’s è usato solo a scopo illustrativo, per indicare una azienda che l’eccellenza del territorio marchigiano

Disoccupato

Iter di formazione

Esame finale con presentazione di

164 Valutazione da parte dell’impresa


lla formulazione ci proposte progettuali

Lavoro di restauro e costruzione ex novo

Commercializzazione da parte dell’impresa dell’idea

Lavoratore qualificato con esperienza

Ideatore di semplici soluzioni di design

Creazione del Centro Urbano di Formazione

Possibilità di reperire tecnico qualificato e/o

Ritorno economico ottenuto dall’impresa

165


_IL PROGETTO Il progetto muove dalla volontà di creare una nuova entità che possa soddisfare le esigenze e la domanda di quattro diverse entità tra loro molto diverse, ma chiamate a dialogare ogni giorno: la popolazione disoccupata tra cui anche gli immigrati, le aziende dell’entroterra, l’ Ex Magazzino Montecatini e la città di Porto Recanati.

_IL PROGETTO

I PROTAGONISTI

Popolazione straniera e italiana disoccupata

Imprese del territorio

LE ESIGENZE Diventare lavoratori

Aumentar i guadagn

CENTRO URBANO DI FO

LA PROPOSTA PROGETTUALE

LE SOLUZIONI

Trovare lavoratori qualificati

_Offerta di formazione e possibilità di lavoro futuro _Riserva del 10% dei posti del centro per stranieri

_Creazione di un luo formazione di lavo qualificati

_Utilizzo della vocaz della città per fare m le imprese


re ni

La città di Porto Recanati

Ex Magazzino Montecatini

Essere riqualificato

Mantenere afflusso e qualità del turismo

Avere un ritorno economico dalla riqualificazione

ORMAZIONE NEL SETTORE CALZATURIERO

ogo di oratori

zione turistica marketing per

_progetto che coinvolge spazi interni ed esterni lo stabile con costruzione di Centro di Formazione e spazi ricreativi annessi

_Apportazione di miglioria del tessuto urbano e della fascia costiera adiacente l’edificio _Creazione di posti lavoro pubblici _Attivazione di finanziamenti da parte di imprese ed enti sociali

167


_L’INNOVAZIONE _LA FORMAZIONE

Le Botteghe di Mestiere: l’ iter attuale

Nel Centro di Formazione i ragazzi potranno imparare sia con lezioni teorche, sia con esercitazioni pratiche, elemnto importantissimo perchè possano apprendere la sapienza che sta dietro un mestiere. Inoltre potranno anche ideare e sperimentare, potenziando anche la loro predisposizione creativa. Disoccupato

Assunzione lavoratore non qualificato per stage

Invio curriculum

_LA FORMAZIONE

Insegnamento pratico e avviamento alla pratica di calzolaio

Insegnamento teorico

_IL FINANZIAMENTO

Enti sociali e associazioni per integrazione immigrati

Imprese del territorio

Impulso economico la riqualificazion


Il Centro di Formazione: l’ iter nuovo

Disoccupato

Iter di formazione

Indirizzo alla formulazione di semplici proposte progettuali

o per ne

Lavoro di restauro e costruzione ex novo

Supervisione della formazione da parte dell’impresa patrocinante e collaborazione con il centro

Lavoratore qualificato con esperienza

Assunzione a tempo indeterminatto di un lavoratore qualificato

Ideatore di semplici soluzioni di design

Creazione del Centro Urbano di Formazione

169


_IL FINANZIAMENTO

_IL GUADAGNO DEL FINANZIATORE Alla fine dei tre anni di formazione, i ragazzi formuleranno una loro proposta di realizzazione del capo o dell’oggetto prodotto nel Centro di Formazione (in questo caso pensando ad una prototipia di calzature, una scarpa) e un incaricato dell’azienda sceglierà chi assumere e se far proprio quel nuovo oggetto, avendo un doppio ritorno: la certezza di assumere un professionista formatosi secondo i principi dell’azienda e non dovendo pagare il brevetto della nuova invenzione. Imprese del territorio Impulso economico per Enti sociali e associazioni la riqualificazione per integrazione immigrati

e

_IL GUADAGNO DEL FINANZIATORE

Disoccupato

Iter di formazione

Esame finale con presentazione di una proposta progettuale

Valutazione da parte dell’impresa delle proposte valide

_LA STAGIONALITA’ ED IL MARKETING ESTATE

* rappresenta Il logo Tod’s è usato solo a scopo illustrativo, per indicare una azienda che l’eccellenza del territorio marchigiano

maggiore attività bar e zone esterne

m


Creazione del Centro Urbano di Formazione

Lavoro di restauro e costruzione ex novo

*

Commercializzazione da parte dell’impresa dell’idea progettuale selezionata

maggiore attività darsena

*

Possibilità di reperire tecnico qualificato e/o designer

maggiore affluenza turistica

Ritorno economico ottenuto dall’impresa

Centro di Formazione: possibilità di marketing per impresa

171


_LA STAGIONALITA’ ED IL MARKETING

Si deve tenere in considerazione un problema che affliggendo la città di Porto Recanati, coinvolgerà a sua volta anche stabile che si vuole riqualificare: la stagionalità. Questa, Valutazione Iter diloformazione Disoccupato Esame finale con invece di essere solamente un problema può essere sfruttata, poichè se lo stabile sarà Centro partedidell’impr presentazione di Formazione in primavera, autunno e inverno, può essere un una grande e potente mezzo dellediproposte proposta marketing per la stagione estiva, quando sarà lo showroom dell’azienda che finanzierà i lavori. progettuale

_LA STAGIONALITA’ ED IL MARKETING ESTATE

maggiore attività bar e zone esterne

Le vocazioni del centro di formazione

INVERNO

maggiore attività laboratori e aule

* rappresenta Il logo Tod’s è usato solo a scopo illustrativo, per indicare una azienda che l’eccellenza del territorio marchigiano


da resa valide

Commercializzazione da parte dell’impresa dell’idea progettuale selezionata

Possibilità di reperire tecnico qualificato e/o designer

Ritorno economico ottenuto dall’impresa

* maggiore attività darsena

maggiore attività associazioni per integrazione

maggiore affluenza turistica

maggiore attività all’interno del Centro di Formazione

Centro di Formazione: possibilità di marketing per impresa

Centro di Formazione: laboratorio e possibile luogo di integrazione

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LA PROTOTIPIA Dopo aver individuato una possibile direzione e un settore produttivo bisognoso di lavoratori e professionisti, si è deciso di proporre una materializzazione progettuale del Centro di Formazione. Questo passaggio concettuale del lavoro diviene molto importante per la lettura del progetto architettonico . Pensando di voler creare, all’ interno dello spazio definito dai telai parabolici di scuola nerviana, un complesso architettonico dinamico in cui al Centro di Formazione si affiancassero spazi ristorativi attività ludiche, l’ area destinata al Centro di Formazione era circa di 700 metri quadrati. Questa metratura non permette la convivenza di più attività produttive, perciò si è arrivati alla definizione di una formazione di ambito calzaturiero. Nonostante la scelta di un solo ambito di formazione, risultava comunque di difficoltosa formulazione il disegno di un calzaturificio, luogo in cui l’alto numero di scarpe prodotte richiede una dotazione eccessiva dal punto di vista della sicurezza e degli spazi funzionali all’attività. Altro fattore che ha portato alla costituzione di una prototipia è la sua maggiore vicinanza all’idea di attività che si voleva creare e la maggiore flessibilità che questa entità consente. La grande scatola ricoperta da rete metallica deve contenere al suo interno un luogo dove i ragazzi hanno come fine l’apprendimento, la ricerca e la sperimentazione, più che la produzione industriale vera e propria. E’ molto importante la dotazione di un laboratorio modelli interno al centro e il fatto che i ragazzi possano formarsi producendo campioni, nuove forme da mostrare a chi intraprende il percorso-promenade della rampa esterna. Ma cosa è una prototipia?

Prototipia: reparto aziendale appositamente destinato alla realizzazione di un prototipo, ossia il primo esemplare, il modello originale di una serie di realizzazioni successive

Nel reparto calzaturiero solitamente i grandi marchi e le aziende più importanti hanno all’interno della loro sede amministrativa un lembo della fabbrica vera e propria, ossia uno spazio di prototipazione, votato alla ricerca e collegato al marketing aziendale, poichè dopo le conferenze è la vetrina che offre ai clienti la possibilità di vedere il prodotto vero e proprio.

174


_IL CENTRO DI FORMAZIONE DI POTRTO RECANATI La scelta operata porta enormi vantaggi anche dal punto di vista pratico, poiché, come accennato in precedenza, la prototipia non necessita di stringenti regolamentazioni per quanto riguarda uscite di sicurezza, aspirazione fumi e compartimentazione interna. Chiaramente questi elementi devono essere presenti, ma va considerata la ridotta produzione della prototipia e quindi anche la relativa grandezza del magazzino, che ha scala completamente diversa in un calzaturificio. Inoltre il Centro di Formazione di Porto Recanati sarà il luogo dove formazione, produzione e promozione si incontreranno e dove ragazzi italiani e immigrati di seconda o terza generazzione impareranno insieme un antico mestiere come la foto rileva. Se il centro ospiterà 50 persone, le quali saranno divise durante il giorno tra lezioni pratiche e teoriche, il 10% dei posti saranno riservati a stranieri, ossia in sede di assegnazione avranno la precedenza sulle altre domande che verranno prese in considerazione in caso di posti vacanti. Il Centro di Formazione di Porto Recanati viene a costituirsi come: -il luogo dove si apprende un antico sapere -il luogo dove si promuove l’ eccellenza calzaturiera locale -il luogo dove si ha integrazione sociale -il volano per la creazione del nuovo Centro Urbano di Formazione.

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_LA PROTOTIPIA DI CALZATURE Dopo aver individuato una possibile direzione e un settore produttivo bisognoso di lavoratori e professionisti, si è deciso di proporre una materializzazione progettuale del Centro di Formazione. Questo passaggio concettuale del lavoro diviene molto importante per la lettura del progetto architettonico. Pensando di voler creare, all’interno dello spazio definito dai telai parabolici di scuola nerviana, un complesso architettonico dinamico in cui al Centro di Formazione si affiancassero spazi ristorativi attività ludiche, l’area destinata al Centro di Formazione era circa di 700 metri quadrati. Questa metratura non permette la convivenza di più attività produttive, perciò si è arrivati alla definizione di una formazione di ambito calzaturiero. Nonostante la scelta di un solo ambito di formazione, risultava comunque di difficoltosa formulazione il disegno di un calzaturificio, luogo in cui l’alto numero di scarpe prodotte richiede una dotazione eccessiva dal punto di vista della sicurezza e degli spazi funzionali all’attività. Altro fattore che ha portato alla costituzione di una prototipia è la sua maggiore vicinanza all’idea di attività che si voleva creare e la maggiore flessibilità che questa entità consente. La grande scatola ricoperta da rete metallica deve contenere al suo interno un luogo dove i ragazzi hanno come fine l’apprendimento, la ricerca e la sperimentazione, più che la produzione industriale vera e propria. E’ molto importante la dotazione di un laboratorio modelli interno al centro e il fatto che i ragazzi possano formarsi producendo campioni, nuove forme da mostrare a chi intraprende il percorso-promenade della rampa esterna. Ma cosa è una prototipia?

Prototipia: reparto aziendale appositamente destinato alla realizzazione di un prototipo, ossia il primo esemplare, il modello originale di una serie di realizzazioni successive

Nel reparto calzaturiero solitamente i grandi marchi e le aziende più importanti hanno all’interno della loro sede amministrativa un lembo della fabbrica vera e propria, ossia uno spazio di prototipazione, votato alla ricerca e collegato al marketing aziendale, poiché dopo le conferenze è la vetrina che offre ai clienti la possibilità di vedere il prodotto vero e proprio.

Immagine di un calzaturificio industriale

176


_LA PRODUZIONE DI UNA SCARPA Le fasi che caratterizzano la lavorazione di una calzatura sono principalemente quattro:

_IL TAGLIO

_L’ORLATURA

_IL MONTAGGIO

_IL FINISSAGGIO

Immagine di un calzaturificio simile ad una protortipia

177


_IL TAGLIO Nella prima fase, quella del taglio, si va a tagliare una materia prima, pellame o tessuti sintetici. Per questa operazione i macchinari che vengono usati sono le “ Fustellatrici” e sono gli stessi per tutte le tipologie di calzature. Per prima viene usata la fustellatrice a carrello, con piano di lavoro cm. 160×50 indispensabile per le grosse metrature di pellami e per i rotoli di sintetico,seguita da fustellatrici a bandiera, con piano di lavoro cm. 90×40 indicate per i tagli piu’ piccoli. Dopo questa lavorazione i pezzi ben definiti devono essere smussati o sfiniti lungo i bordi, per facilitare la sovrapposizione per poi essere uniti. Nella lavorazione di smussatura o scarnitura viene usata prima una macchina chiamata “ spacca pelli” con luce di lavoro che va da cm. 30 a cm. 40 e successivamente le scarnitrici con luce di lavoro di cm. 3. Ora la fase di taglio è terminata e i semilavorati possono andare al reparto successivo. Nella prototipia progettata in questa tesi le fustellatrici classiche vengono sostituite da

macchina da taglio automatico le quali, oggi, sono le più usate e permettono una maggiore precisione di taglio e di rispondenza alla modellazione, poiché si pensa all’adozione di macchine con un dispositivo integrato di proiezione del disegno CAD elaborato in modelleria.

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macchina da taglio automatico tipo EPC 18T TESEO: il disegno CAD immesso nel computer viene poi proiettato da una videocamera su un tavolo da taglio e quest’ultimo viene effettuato tramite una lama di precisione.

macchina garbatrice: è tramite questo macchinario che viene data alla scarpa l’insellatura, cioè la curvatura sul collo del piede 179


_LA PRE ORLATURA Questa fase è un momento intermedio tra il taglio e l’orlatura e viene appellata in diversi modi (spesso si da il nome di giunteria). Si è deciso di nominarla pre orlatura a testimoniare come testimoniato qesto sia un momento preparatorio per il successivo trattamento di orlatura. I macchinari citati in questa fase e disposti in pianta in un reparto a sé, spesso vengono inglobati nel taglio, come nella descrizione precedente. E’ una decisione progettuale, quella di definire per essi un’isola di produzione a sé stante. Perchè i pezzi di tomaia possano essere pronti per l’assemblaggio nelle macchine da cucire devono avvenire le lavorazioni sotto descritte.

macchina spaccapelle: macchina utilizzata per ugualizzare lo spessore di alcune parti componenti la tomaia mediante operazioni di spaccatura della pelle. L’operazione consiste nell’asportare parte di materiale dal lato carne fino ad ottenere lo spessore richiesto.

180


timbratrice a caldo: come indicato dalla nominazione, la macchina imprime un marchio o dei segni specifici alla pelle o al tessuto con cui si vuole realizzare la calzatura

macchina scarnitrice: l’operazione effettuata dal macchinario è quella di liberare la pelle dal carniccio e rifinirla

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_L’ORLATURA ll pellame una volta tagliato, passa direttamente sui carrelli della manovia, la quale,dopo aver eseguito un giro completo, ritorna al punto di partenza. Durante il suo tragitto, la tomaia viene assemblata da una serie di macchine per cucire azionate da operaie specializzate chiamate orlatrici, le quali effettuano la fase di cucitura ripetendo sempre ogni una la medesima operazione in serie. Ogni orlatrice possiede una propria

macchina da cucire che puo’ essere diversa una dall’altra a seconda delle differenti fasi di cucitura. Le macchine per cucire possono essere : piana ad 1 ago o a 2 aghi, colonna ad 1 ago o a 2 aghi e piana a zig-zag. Nel mezzo di queste operazioni, vengono eseguite anche le operazioni di : ripiegatura, battitura,raffilatura, rinforzatura. Queste operazioni possono essere effettuate manualmente o con i rispettivi macchinari. Alla fine del suo percorso, il pellame precedentemente tagliato, prende forma, si crea cosi la parte superiore della calzatura, essa viene chiamata tomaia. La tomaia può essere cucita anche esternamente dal calzaturificio, cioè dai tomaifici, fasionisti esterni, assemblatori di una parte della calzatura.

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Se nell’ operazione del taglio, si è pensato di automatizzare la lavorazione, in questa fase si preferisce mantenere il più possibile la componente artigianale della lavorazione, ritendola fondamentale in questo momento del lavoro.

L’orlatura rimane ancora oggi la fase a più alta componente manuale e si decide di privilegiare dall’esterno la visione proprio di questa fase in cui si può percepire come i vari pezzi di pelle diventano scarpa.

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_IL MONTAGGIO In questa fase la tomaia viene mandata nel reparto di montaggio e prima di essere posta sulla catena o manovia viene fissata con delle graffe, in una apposita forma: trattasi di una sagoma del piede umano, in plastica riciclabile; questa forma si differenzia per modello e numero della calzata, inoltre la forma serve anche a dare la sagomatura alla calzatura finale. Da qui inizia il lungo e laborioso percorso del manufatto che effettua un giro completo nella catene di montaggio. La forma vestita dalla tomaia, viene lavorata dapprima sotto la pianta del piede, applicato un sottopiede passa alla fase di chiusura della punta, con un macchinario chiamato premonta, poi il tallone e i fianchi con la macchina calzera, successivamente passa alle macchine: raschiatrici e incollatrici. Poi viene applicato il fondo o suola e il tutto fissato con la macchina pressa suole. Successivamente con dei forni speciali la scarpa viene stabilizzata sulla forma. Alla fine viene tolta la forma e la calzatura è pronta per l’ultima fase: il finissaggio

184


Questa tappa è caratterizzata dall’utilizzo di diversi macchinari posti al lato di una manovia, sulla quale scorrono i campioni, vengono prelevati per essere lavorati e riposti nella manovia stessa per il trattamento successivo.

Esempio di alcuni macchinari della fase di montaggio:

_montafianchi

_forno ad alto rendimento

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_IL FINISSAGGIO Nell’ultima fase, quella di finissaggio, la calzatura viene scatolata, terminando il ciclo produttivo. Si inizia ponendo la scarpa sopra una catena di montaggio dove effettua un giro completo. Lungo il percorso una serie di macchine vengono manovrate da esperti operai i quali usano il ferretto a caldo, la spazzola a motore e macchine stiratrici. Tutti questi macchinari non potranno mai individuare difetti ,variazioni di colore, o pieghette, dovuti alle tante fasi di lavorazione, quindi entra in gioco l’occhio e l’esperienza di chi sa abbellire un prodotto con creme e tinture a cera. Queste ultime due fasi, ossia il montaggio ed il finissaggio, sono poste al di sotto delle aule dove si svolgono le lezioni teoriche, sono momenti con forte componente automatizzata del processo e non si va a snaturare questa loro caratteristica.

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_nastro trasportatore per le operazioni di finissaggio: cosĂŹ si conclude il ciclo di produzione della scarpa

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IL PROGETTO Il progetto architettonico si compone di più elementi progettuali, alcuni dei quali sono stati più approfonditi rispetto ad altri in questa tesi. Si riportano, quindi, tutte le componenti progettuali della riqualifica, ma bisogna tener conto che la parte più dettagliata è quella compositiva, di cui si da una breve introduzione sotto per poter comprendere il progetto e che in seguito, dopo aver esposto una parte di pianificazione e di progettazione impiantistica, viene mostrata tramite gli elaborati architettonici prodotti.

_LA COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA Dal punto di vista compositivo il CUF (Centro Urbano di Formazione) è lo spazio racchiuso tra i telai paraboloici restaurati che descrivevano l’antico spazio dove stivare i fosfati. Sotto una parabola ricoperta da celle fotovoltaiche che si adagiano su una superfice vetrata, l’illuminazione naturale e quella artificilae, descrivono un ambiente isocromo, all’interno del quale troviamo un parallepipedo netto e brutale, ricoperto da rete metallica, materiali e volumi ben definiti e freddi che descrivono lo spazio della produzione. Davanti a questo parallelepipedo si innestano altri due volumi, un corpo ad L rivestito di pannelli in alluminio che è bar per il pubblico e affianco ad esso la dispensa per la mensa interna alla prototipia e un elemento rosso che è il grande ascensore del complesso architettonico. Esso anticipa a piano terra e in prospetto la variazione cromatica della pavimentazione della piazza posta a otto metri da terra. Qui una zona coperta ospita due aree gioco e una area per spettacoli e istallazioni. Oltrepassando una vetrata che ricalca le forme nerviane si arriva alla zona indoor in cui un blocco servizi e hall chiude l’area espositiva dove dei setti bianchi su pavimentazione nera ospitano quadri e opere d’arte in un percorso completamente compartimentabile. Se fin qui si è descritta la strada più breve e veloce per raggiungere la piazza, ve ne è una più lenta e dolce che è promenade dove si alternano pause che sono gioco e scoperta. Una rampa circonda la rete metallica della prototipia e si ferma dapprima in un volume che è uno spazio comunicativo dove si odono i rumori della fabbrica e poi ci si può immergere completamente in essa osservando le fasi lavorative del Centro di Formazione. Altre due finestre permettono di vedere la tomaia che diventa scarpa dentro la prototipia, prima che la rampa si fermi in una grande terrazza-ristorante dove affaccia anche lo showroom del Centro di Formazione, per poi giungere alla grande piazza. Elemento importante che definisce la percezione spaziale e permette di dare luogo a istallazioni temporanee sulla storia dello stabile, è il carroponte. L’illuminazione della piazza è data, infatti, da due neon contenuti in una scatola metallica appesa e inserita nell’elemento industriale che un tempo permetteva di spostare i materiali da stoccare nel magazzino.

Un luogo nato dalla necessità di una realtà produttiva in espansione che alla produzione ritorna in una modalità completamente nuova.

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_IL CRONOPROGRAMMA La prima fase, ancor prima di affrontare questioni progettuali, è la pianificazione dei tempi di realizzazione della riqualificazione. Si ipotizza lo scenario più positivo possibile. Consapevoli del fatto che i tempi di cantiere effettivi saranno più lunghi, lo studio di seguito ha la finalità di configurare uno schema operativo in cui lavori della darsena e riqualificazione dell’ex Magazzino Montecatini si relazionino e possano essere inseriti in una sistema di pianificazione che li contempli insieme.

0. La scelta del PORU, un nuovo strumento urbanistico -Con il Regolamento 6 dell’ 8 Agosto 2012 nelle Marche si è attuata la LR 22/2011, per cui si introduce un nuovo strumento urbanistico chiamato PORU (Programma Operativo per la Riqualificazione Urbana), il quale si presta alla situazione in cui l’ Ex Magazzino Nervi si trova, perchè:

ha valore di Piano Particolareggiato e organizza le operazioni di riqualificazione urbana -Il PORU si applica a zone già urbanizzate,

-Permette una legiferazione intercomunale, e la zona di interesse pur trovandosi interamente all’ interno del Comune di Porto Recanati, è adiacente al Comune di Loreto. Una causa delle irrisolte problematiche urbanistiche è la mancanza di una strategia intercomunale, nonostante le direttive del PTCP, che viene ad avere ancora più importanza pensando alla realizzazione del Centro Urbano di Formazione. Questo, infatti, si rivolge alle imprese ed alle aziende dell’ entroterra che rientrano anche nell’ amministrazione comunale di Loreto, Provincia di Ancona.

-è pensato specificamente per operare la riqualificazione urbana e presenta un

iter più snello di approvazione rispetto al Piano Particolareggiato 189


1.Attività pre PORU(orizzonte temporale: Aprile-Settembre 2013) A_Stipula di un Piano Strategico della città di Porto Recanati: -partecipazione della cittadinanza per la formulazione dello stesso: costituzione di una tavola rotonda tra Comune e rappresentanti dei cittadini -discussione e dibattito nella tavola rotonda circa l’ integrazione della comunità dell’ Hotel House e coinvolgimento di associazioni per gli stranieri ed enti sociali del territorio -focus nel Piano Strategico su due nuovi importanti interventi di interesse strategico e urbanistico per la città: darsena e Centro di Formazione

B_Ripresa del possesso e dell’ effettiva proprietà dell’ “Ex Magazzino Montecatini” detto “Nervi” da parte del Comune come da contratto della concessione. La scadenza di questa è già decorsa, ma la proprietà, ad oggi, risulta ancora della ZEUS Immobiliare.

Proprietà del Comune di Porto Recanati Proprietà

C_Coinvolgimento di imprese del territorio del Centro di marketing per ottenere: -finanziamento da parte di imprese -fondi paritetici interprofessionali

del Comune di Porto Proprietà Recanati del Comune di Porto Formazione, tramite Recanatiuna fase

di

190


2.Stipula del PORU A_La darsena nel PORU

B_Il Centro Urbano di Formazione nel PORU

C_Il PORU: uno strumento innovativo in cui darsena e Centro Urbano di Formazione sono collegati da un progetto urbano comune La scelta di adottare un nuovo strumento urbanistico è legata, anche, alla volontà di creare una visione urbanistica che non sia particellata, bensì inglobi in una unica ottica due elementi vicini e che si relazionano tra essi: darsena e Centro Urbano di Formazione. Il PORU non deve essere la somma di due capitoli: darsena e CUF, bensì un documento che riveli come viene pensato l’intero progetto dell’ area in cui si stanziano i due elementi. Nel PORU saranno definiti anche le parti comuni tra le due entità come la dotazione di verde e la conformazione della pista ciclabile che permette di raggiungere il sito dove si collocano i due interventi.

191


3.AttivitĂ post PORU 3.1: AttivitĂ

burocratrico-amministrativa (Settembre-Dicembre 2013):

A_Emissione gara di appalto per i lavori del CUF, che saranno contemporanei ai lavori della darsena.

B_Emissione gara

di appalto per i lavori sulla progettazione paesaggistica e sulla pista ciclabile

C_Realizzazione opere di urbanizzazione darsena e Centro di Formazione

primaria necessarie per servizi di zona

192


3.2: attivitĂ di restauro e riqualifica strutturale (Ottobre 2013-Giugno 2014): A_ Asportazione

copertura in eternit inquinante

B_ Consolidamento

C_Riqualifica

cemento armato

strutturale

3.3: attivitĂ di costruzione ex novo_ realizzazione Centro Urbano di Formazione: A_ startup (Giugno 2014): realizzazione bar-ristorante a piano terra e

copertura fotovoltaica

193


B_ fase iniziale (Giugno-Novembre 2014): realizzazione Centro

di Formazione

C_ fase intermedia (Novembre-Febbraio 2015) : completamento terrazza piano e realizzazione rampa-promenade

bar primo

D_fase pre finale (Febbraio-Giugno 2015): - costruzione piazza in copertura - inizio opere paesaggistiche e lavori per la realizzazione della pista ciclabile

194


E_fase finale (Giugno -Ottobre 2015): - completamento opere paesaggistiche e pista ciclabile -eventuale chiusura di parti delle pensiline per stoccaggio materiali darsena

2014

2013 Ap Mg Gi L

Ag S

O

N D

Ge F Mr Ap Mg Gi L

2015 Ag S

O

N D Ge F Mr Ap Mg Gi L

Ag S

O

195


_GLI IMPIANTI Il primo passo per la progettazione di un complesso architettonico che contempla uno spazio produttivo e aree pubbliche di grandi dimensioni, è la scelta di un efficiente sistema che garantisca il comfort termico degli ambienti. In questo caso si è pensato ad una

pompa di calore acqua-acqua

ubicata all’interno di una centrale termica identificata da un volume esterno al paraboloide. La presenza delle celle fotovoltaiche in copertura garantisce la produzione di energia elettrica e disponendo di questa risorsa si può alimentare la pompa di calore, rendendo meno auspicabile l’utilizzo di una classica caldaia che causa, inoltre, emissione di C02. Si decide di predisporre un sistema geotermico acqua-acqua per alimentare la pompa di calore poichè essendo in ghiaiasabbia vicino al mare, il flusso idrico sotterraneo di mare-falda è molto elevato sia come portata sia come temperatura. Lo scambiatore è composto da delle serpentine, ossia slinky coils, ubicate in uno sbancamento di 2 metri di profondità. Si ipotizza per le ragioni precedenti una potenza per unità di lunghezza di 100 W/m e si calcola la lunghezza totale dei condotti che compongono lo scambiatore. La pompa di calore è colegata ad un circuito indoor che si compone di pannelli radianti a pavimento per garantire il comfort termico dello spazio della prototipia e ventilconvettori (funcoil) per le aule della prototipia e per la parte indoor della piazza. Il dimensionamento delle serpentine viene calcolato prendendo in considerazione l’esigenza termica della cubatura della prototipia, perché parte preponderante. cubatura prototipia: 5600m3 (si considerano 6000 m3) Ponendo un consumo di 10 W termici a mc dell’edificio in classe A energetica si ottiene un consumo dello stabile di 60 KW termici totali della prototipia. Se la pompa di calore ha un Coefficente di Rendimento (COP) di 4 si necessita di 15 KW elettrici. Se, come detto in precedenza, la potenza della pompa di calore è di 100 W/m, si avrà bisogno di uno sviluppo totale delle serpentine dello scambiatore di 600 m, che si dispongono come in figura.

196


centrale termica con pompa di calore acqua-acqua collegata ad impianti indoor di riscaladmento a pannelli radianti e ventilconvettori (funcoil)

scambiatore composto da slinky coils con sviluppo totale di 600 m ubicati in una tricea di 2 m di profonditĂ

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copertura fotovoltaica

area tecnica interna con quardo elettrico e UTA

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Come già affermato in precedenza, la copertura dell’edificio si costituisce di celle fotovoltaiche, le quali per poter produrre energia elettrica devono essere collegate ad un inverter e si deve predisporre uno spazio per il quadro elettrico generale e i cablaggi elettrici annessi. Alla centrale termica esterna, si aggiunge quindi un’area tecnica posta all’interno della prototipia in cui vengono ubicati altri due elementi impiantistici molto importanti: il quadro elettrico e l’UTA. L’ Unità di Trattamento Aria, in questo caso diventa ancor più importante del solito, poichè garantirà anche il ricambio e la purificazione dell’aria interna la prototipia in cui deve essere aspirata l’aria prodotta durante le lavorazioni. Per questo motivo il Centro di Formazione sarà dotato di 2 UTA, per permettere anche che il diametro dei tubi di aspirazione rimanga contenuto. All’ UTA posta nell’area tecnica insieme al quadro elettrico, si aggiunge una seconda UTA ubicata al di sotto del volume che dalla rampa entra in aggetto nella prototipia. L’immissione dell’area avviene tramite due bocchettoni posti sul prospetto sud, mentre l’espulsione, posteriore al trattamento in UTA, è in copertura e si rende possibile tramite la costituzione di due punti verticali in cui i tubi, passando per la piazza coperta, arrivano nella parte più alta della copertura parabolica, ossia nelle parte di falda che sembra formare una piccola cupola. Vediamo in dettaglio tramite il disegno sottostante come avviene l’espulsione dell’aria e come si fa in modo che la ventilazione naturale si interrompa solo puntualmente. compartmentazione dell’emissione impianto apirazione

ventilazione naturale interrotta solo in corrispondenza uscita tubi 199


_IL PROGETTO ARCHITETTONICO

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_LE PARTI CHE COMPONGONO IL CUF

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_LA COPERTURA Sopra gli archi parabolici restaurati viene posto un manto di copertura in vetro che si articola in due diverse modalità: -elementi fotovoltaici a totale integrazione architettonica nelle parti più alte -doppio vetro camera nella fascia superiore le pensiline - assenza di taponamento delle pensiline a piano terra, ad eccezione delle prime tre campate del lato sud, in

_LA STRUTTURA Il progetto mira a mantenere la struttura nerviana protagonista della riqualifica, sono le arcate paraboliche che continuano a definire lo spazio dell’architettura.

_LE TRACCE DEL PASSATO Nella riqualifica si attuano due importanti decisioni che vogliono evidenziare le tracce del tempo: si permette allo stabile di “tradire il suo passato”. Prima della riqualifica l’architettura ha attraversato due importanti fasi: -L’ERA INDUSTRIALE con il recupero del carroponte, che viene utilizzato, oltre che per il passaggio di impianti, per

mostre ed istallazioni sulla storia del magazzino -L’ERA DELL’ABBANDONO perché non si ricostruiscono i tratti di pensilina che sono crollati nel lato est: un elemento simbolico che ricorda il lungo periodo di abbandono dello stabile e permette di avere un lato più aperto in

_IL PERCORSO e LA PROMOZIONE Una rampa collega il piano terra al primo piano e alla copertura in maniera tale da guidare il pubblico in un dolce percorso che diventa tragitto di promozione per l’azienda del Centro di Formazione. Il percorso, infatti, diviene pausa quando si aprono le finestre sull’attività della prototipia e passa per lo showroom prima di giungere alla piazza.

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_IL CENTRO URBANO DI FORMAZIONE La riqualifica dell’Ex Magazzino Nervi mira a creare un complesso che si distingue in due elementi:

-I SERVIZI PUBBLICI: LA PIAZZA E IL BAR-RISTORANTE -IL CENTRO DI FORMAZIONE Il progetto architettonico è pensato per avere un continuo scambio di flussi tra i due ambienti, privato e pubblico, così gli elementi di collegamento, la rampa e l’ascensore, diventano parti importanti, che non vengono nascoste, ma evidenziate, andando a definire l’immagine stessa del complesso.

_IL CENTRO DI FORMAZIONE Il blocco centrale del CUF è occupato dal Centro di Formazione per operatori del settore calzaturiero. L’eccelllenza marchigiana della manifattura di scarpe trova, in questo centro, il luogo dove reclutare professionisti qualificati. Nello specifico i ragazzi produrranno campioni di calzature nella prototipia, luogo con una ridotta produzione e una spiccata vocazione alla ricerca nel settore.

_LA PRODUZIONE E LA FORMAZIONE Dentro un contenitore rivestito da rete metallica si articola il Centro di Formazione, che è una prototipia in cui i ragazzi imparano e realizzano calzature. I due momenti, disgiunti ed uniti allo stesso tempo, sono testimoniati da un piano terra in cui sono dispodti i macchinari tipici del calzaturificio e un mezzanino in cui vi sono aule vetrate che guardano alle manovie

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_pianta piano terra quota 1.5 m

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_pianta piano primo quota 5.0 m

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vista da sud


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SEZIONE B-B’

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SEZIONE C-C’

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_scala 1:200

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1

3

5m

_scala 1:200 221


sezione A-A’


1

3

5m

_scala 1:200

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vista da nord


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_la parte pubblica del CUF: parte ristorativa e piazza coperta

area relax area giochi kindergarden

ascensore

bar

terrazza ristorant


a te

area espositiva

area giochi

area comunicativa area spettacoli istallazioni 227


_i frutori ed i flussi i digrammi riportano alcuni possibili flussi che interessano il complesso CUF

_flusso piano terra da spiaggia a bar: balneanti e fruitori generici

_flusso piano terra-piazza via ascensore: famiglie

_flusso piano terra-piazza zona espositiva: fruitori mostre d’arte via rampa

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_flusso piano terra-piazza via scale: fruitore di area gioco e area spettacoli

_flusso piano terra-piazza via ascensore: fruitore generico piazza

_flusso piano terra-piazza: fruitore dell’intero complesso CUF

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vista della piazza coperta da punto di arrivo rampa


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_LA STRUTTURA

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Alla struttura cementizia che rappresenta la preesistenza ed il passato, si sceglie di affiancare una innestate nei telai per completare la riqualifica strutturale, tutte le parti aggiunte sono realizzate in acc di essi si innesta una capriata metallica che arriva di testa e si collega con una piastra ai pilastri ste agli stessi pilastri, ossia HE di dimensione maggiore (un predimensionamento individua degli HEB la stiratura della rete metallica o la puntulale costituzione dei tamponamenti interni. La struttura n sono ancorate ai pilastri laterali e il corridoio sospeso che definisce un taglio forte centrale nella p architettonico come avviene nell’esterno grazie alla preziosa eredità lasciataci dalle ricerche di Pierlu

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a struttura metallica che costituisce tutte le parti di nuova realizzazione. A partire dalle travi che sono ciaio. La prototipia è una intelaiatura costruita con questo materiale. I pilasti laterali sono profili HE e su essi. Le ipe che reggono la rampa laterale e tutti i volumi interni collocati sul mezzanino sono collegati B 300). Tra gli HE perimetrali piÚ grandi si aggiungono anche HE di dimensioni minori per permettere nel Centro di Formazione si intreccia alla composizione degli spazi interni, infatti tutte le aule teoriche pianta è ancorato alle capriate metalliche. Anche negli spazi interni la struttura si intreccia al progetto uigi Nervi.

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dettaglio sezione d


1

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5m

_scala 1:200

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TAVOLE DI PROGETTO

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Ringraziamenti... All’Arch. Nicola Marzot, per l’impegno nel farmi ricercare le vere necessità del territorio e per la lucidità dei consigli... All’Arch. Mario Augusto Lolli Ghetti per l’aiuto nel restauro e la sincerità del rapporto umano... All’Ing. Giacomo Ferroni per la consulenza strutturale e la grande disponibilità... All’Arch. Michele Bottarelli per i consigli tecnici su amianto e geotermia e la cortesia... All’Arch. Theo Zaffagnini per i suggerimenti sugli impianti e la schiettezza del dialogo... All’Arch. Claudio Alessandri per il suggerimento della catenaria... Alla Dott.ssa Emanuela Guardati, Manager Tod’s s.p.a per l’immensa gentilezza e le informazioni sulla prototipia... Alla Dott.ssa Cagnoni e all’Arch Mazzoni per le consulenze sul vincolo monumentale... Al Comune di Porto Recanati e ai lavoratori dello Sportello Unico dell’Edilizia... A tutta la famiglia, che è da lì che vengo... A Sergio per il regalo vintage a due ruote... A Cinzia la canterina e a Vale la ballerina, due super coinquiline... A Fio che ti incoraggia sempre... A Marc il coinquilino invisibile... A Tonno per le continue revisioni... A Radio Deejay e Radio Capital per la compagnia...

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A Pellico do Brasil per l’aiuto e l’apporto d’allegria... A Moro che ci ha messo impegno nel cercare il giusto tocco muliebre... A Vicio e alla fatica del vetro che non si vedeva.... A Quercia per il giudizio critico sull’artefatto in architettura... A Cesa e Simon per la sdrammatizzazione dell’esperienza architettonica... A Sofia per le consulenze modellistiche... A Claudio per la pazienza nell’allenarmi... A Maria, ad Olga,ad Alex, al Grat, a Mattia, a Silvia, a Lilia, a Laura, a Lolli, a Michela, a Sara, ad Arianna, a Otta, ad Anna, a Vera e a tutto il gruppo tesi della biblioteca... a tutti gli amici e a tutti quelli che se la fanno pija be...perché, come si diceva,

sanno vedere oltre la ruggine!

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LA BIBLIOGRAFIA -Archeologia industriale nelle Marche, L’ architettura, P.Brughè e A. Monti, 2001 -Hyperadriatica. OP2, opere pubbliche e città adriatica. Indirizzi per la qualificazione dei progetti urbani e territoriali. Venezia, Ascoli, Pescara, List, G.Barbieri, 2009 -Cattedrali dell’ archeologia industriale costiera, Editgraf, Francesco Calzolaio, 2006 -Ex area industriale Montecatini : tra tutela e studio storico dell’area ex Montedison a Falconara Marittima e restauro del deposito fosforiti / Simona Carlini ; rel. Simona Salvo ; correl. Maria Luisa Neri -Ecocentri costieri : progettazione di un centro di biologia marina nel Capannone Nervi, Porto Recanati / Irene Virgili ; rel. Massimo Perriccioli -Terrapeutica, un centro polisportivo senza barriere, Matteo Duri, Yuri Costantini, relatore Enrico Fontanari, 2005/2006 -Archivio Pierluigi Nervi, Collezione MaXXI Architettura, Collezione XX secolo, MAXXi, Roma -Potentia, articoli di Porto Recanati e dintorni, Centro Studi Portorecanatesi, Lino Palanca, Anno VI, numero 19, Speciale 2005 (http://www.centrostudiportorecanati.it/potentia/poten19.htm) -Il calcestruzzo : materiali e tecnologia, McGraw-Hill, Milano, Vito Alunno Rossetti, 2003 -Consolidamento e manutenzione delle strutture in cemento armato, DEI; ROMA, Ciro Scalo, 2006 -Il raffrescamento passivo degli edifici : concetti, precedenti architettonici, criteri progettuali, metodi di calcolo e casi studio / Mario Grosso ; prefazione di Federico Butera ; contributi di Gianni Scudo, Elisabetta Parisi, Michela Perin-Bert. - Rimini : Maggioli, c1997 -Il fotovoltaico in architettura : l’integrazione dei sistemi per la generazione di elettricità solare : nuovo conto energia : schede tecniche di componenti e sistemi normativi / Niccolò Aste. - 3. ed. - Napoli : Sistemi editoriali : Esselibri-Simone, 2008

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LA SITOGRAFIA

-http://www.azzeroco2.com/eternitfree/ -http://www.italialavoro.it/wps/wcm/connect/botteghe/del+mestiere/home/le+botteghe/ le+botteghe+sul+territorio/ -http://www.bio-architettura.org/articoli/139-il-restauro-del-calcestruzzo.html -http://www.unioncamere.gov.it/ -http://www.istat.it/it/ -http://www.intmath.com/blog/is-the-gateway-arch-a-parabola/4306 -http://www.edilsys.it/realizzazioni/ex-stabilimento-montedison-assisi-pg/ -http://www.enexsys.com/sito/schede/progetto-ferroni-assisi.htm -http://www.edilizia.com/Prezzari/Scheda-relativa-all-articolo-Costi-medi-per-SmaltimentoAMIANTO

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