Incontri sulla fotografia digitale
2 CASTELLO DI SCHIO • C.P. 121 • C.A.P. 36015 SCHIO (VI)
di Roberto Rizzotto
Incontri sulla fotografia digitale: un approccio “concreto” 1
- Conosciamo i nostri mezzi: motivazioni e tecnologie
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- Conosciamo i nostri mezzi: tecnica di base
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- Linguaggio fotografico: scrivere con la luce
Le slide sono consultabili su http://issuu.com/circolofotograficoscledense
Ricerca, progetto grafico e immagini: Roberto Rizzotto L’attribuzione di altre immagini e di illustrazioni tecniche è indicata con il link al sito di provenienza. Il presente documento è consultabile esclusivamente in forma elettronica e non è concessa nessuna forma di duplicazione. CASTELLO DI SCHIO • C.P. 121 • C.A.P. 36015 SCHIO (VI)
Il controllo della luce Luci artificiali
Controluci
Luci speciali
Il tempo breve (l’attimo fuggente)
Il tempo lungo
Il tempo creativo
Il controllo del tempo
Il controllo delle forme Osservare...
Incontri sulla fotografia digitale <2> “Il linguaggio fotografico” a cura di Roberto Rizzotto
Vedere...
Comunicare...
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Il controllo della luce
Incontri sulla fotografia digitale <2> â&#x20AC;&#x153;Il linguaggio fotograficoâ&#x20AC;? a cura di Roberto Rizzotto (15:04:2009)
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Il colore della luce Che cosa è il colore? Il riconoscimento dei colori è basato sulla luce, sugli oggetti che riflettono la luce, quindi sugli occhi e il cervello dell’osservatore. La luce che entra nell’occhio viene convertita in segnali nervosi nella retina e inviata al cervello attraverso il nervo ottico. L’occhio reagisce ai tre colori primari additivi rosso, verde e blu (RGB=Red Green Blue) quindi il nostro cervello percepisce i colori come una combinazione di questi tre segnali. La percezione dei colori varia notevolmente in base alle condizioni esterne. Lo stesso colore appare diverso quando viene visto alla luce solare o al lume di candela. Tuttavia, la vista umana si adatta alla fonte di luce, consentendoci di determinare che il colore è lo stesso in entrambi i casi, ma la fotocamera digitale non ha la stessa capacita di adattamento, perché?
I colori riproducibili dalla fotocamera digitale (RGB) sono limitati rispetto allo spettro cromatico visibile (soggetto a variabili “psico-sensoriali”). La fotocamera, come strumento “oggettivo”, evidenzia l’influenza della sorgente luminosa (temperatura cromatica). “Luce calda, luce fredda...” In genere, la luce bianca giallastra, che ricorda quella di un camino, viene definita “calda”, mentre quella bianca bluastra di definisce “fredda”. Tali definizioni si basano su associazioni mentali con i colori. La “luce diurna” cerca di imitare la luce che vediamo provenire da una finestra. Si tratta di classificazioni banali ma certamente utili. Tuttavia, dato che esistono vari gradi di luce “calda” o “fredda”, c’è bisogno di un metodo di misura quantitativo, definito Temperatura Cromatica, misurata in gradi Kelvin (K).
Luce calda
Luce fredda
Lo spettro cromatico visibile
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Il colore della luce sorgente luimonsa
temperatura di colore esempio
Fiamma di candela
1500 °K
Luce dell’alba
1900 °K
Lampade al tungsteno (40 W)
2760 °K
Lampade al tungsteno (60 W)
2790 °K
Lampade al tungsteno (100-200 W)
2860 °K
Lampade al tungsteno (500 W)
2950 °K
Lampade al tungsteno (1000 W)
3000 °K
Lampade alogene
3400 °K
Un’ora dopo l’alba
3600 °K
Chiaro di luna
4200 °K
Due ore dopo l’alba, lampade fluorescenti
4500 °K
Sole del mattino presto o del pomeriggio tardi
5000 °K
Flash a bulbo
5000 °K
Sole a mezzogiorno
5400 °K
Luce diurna normale, flash elettronico
5500 °K
Luce diurna bianca
5900 °K
Cielo con sole, ombra scoperta
6000 °K
Cielo coperto
7500 °K
Cielo blu senza sole, cielo blu a nord, neve, acqua 10000 °K Incontri sulla fotografia digitale <2> “Il linguaggio fotografico” a cura di Roberto Rizzotto
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Il bilanciamento del bianco Il bilanciamento del bianco (WB - white balance) In genere, con l’impostazione (Auto) si seleziona un bilanciamento del bianco ottimale. Se con l’impostazione non è possibile riprodurre colori dall’aspetto naturale, modificare il bilanciamento del bianco selezionando un’impostazione adeguata per la fonte luminosa.
Quando intervenire In casi particolari, il sistema di regolazione automatica del bilanciamento del bianco, per quanto evoluto, può essere tratto in inganno anche in normali condizioni di illuminazione. Per esempio, se il soggetto ha per sua propria natura una prevalenza di toni rossi, la camera interpreta la scena come illuminata da una sorgente di luce calda, e quindi cerca di compensare spostando il punto neutro verso una tonalità più fredda.
Auto: Le impostazioni sono configurate automaticamente dalla fotocamera. Luce diurna: Per riprese esterne con luce diurna intensa. Nuvoloso: Per riprese in ambienti scuri, ombreggiati o con foschia. Tungsteno: Per riprese in ambienti con illuminazione al tungsteno e a fluorescenza Flash: Quando si usa il flash. Personalizzato: Per registrare impiegando i dati ottimali di bilanciamento del bianco memorizzati nella fotocamera e derivanti da un oggetto di colore bianco, come un foglio di carta o un tessuto.
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Il bilanciamento del bianco Il bilanciamento del bianco PERSONALIZZATO Quando le preimpostazioni della fotocamera non garantiscono un esatto riconoscimento del tipo di luce della nostra scena, allora possiamo misurare la temperatura cromatica ed impostare un nuovo valore di bilanciamento del bianco. Perché accontentarsi se si possono avere foto perfette? Se la fotocamera lo prevede, basta entrare nel menu, scegliere “Imposta WB” o simile dicitura, inquadrare un foglio bianco (è importante riempire completamente l’inquadratura) e scattare una foto. Questo consente alla camera di riconoscere il bianco anche in presenza di luce colorata. Naturalmente è sempre possibile scattare in AWB (Bilanciamento Bianco Automatico) senza preoccuparsi troppo del risultato, e poi intervenire con un programma di fotoritocco, ma realizzare subito l’immagine corretta è sempre la cosa migliore.
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Molto frequente ed importante è l’impostazione su “WB Nuvole” quando il soggetto “diurno” non è colpito direttamente dal sole (vallate e soggetti in ombra). La luce fredda (blu) delle ombre viene convertita in luce calda (gialla), con maggiore corrispondenza a quanto visto dai nostri occhi. Divertirsi con i colori Comprendere a fondo il bilanciamento dei colori permette di apprezzare uno degli aspetti più piacevoli e divertenti della fotografia creativa. Impostando “Fluorescente” o “Nuvoloso” otteniamo tonalità di arancione e violetto che conferiscono magiche atmosfere alla foto di un tramonto, anche se tali colori sono assenti nella realtà. Non c’è praticamente limite al numero di variazioni ottenibili. Possiamo sperimentare ogni possibile variabile ed espandere la nostra creatività ovunque andiamo, in qualsiasi occasione.
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Luce flash e luce di schiarita
Alcune camere digitali hanno un flash a scomparsa, abbastanza lontano dall’asse dell’obiettivo. Questo accorgimento riduce notevolmente l’effetto occhi rossi. La luce diretta, a meno di cercare effetti particolari, in genere non fornisce buoni risultati e anche non disponendo di accessori o del tempo necessario per preparare la ripresa, è comunque preferibile far prima rimbalzare la luce, ad esempio contro un soffitto o una parete, un pannello di polistirolo o un cartoncino: questo consentirà al lampo di aprirsi e di perdere molta della sua crudezza.
Il flash (5000°K): permette di scattare fotografie quando la luce ambientale è insufficiente, o ridurre i contrasti nelle giornate di sole. La potenza del flash determina la sua portata utile. I soggetti entro questa portata possono essere correttamente esposti, quelli fuori portata saranno troppo scuri. Automatico: il flash interviene in caso di luminosità scarsa o quando il soggetto è in controluce. Riduzione occhi rossi: il flash proietta un breve lampo per provocare la chiusura dell’iride del soggetto un attimo prima del lampo principale. Riduzione delle ombre: uso forzato del flash quando c’è abbastanza luce ma si vuole schiarire le ombre. Questa modalità è utile in pieno sole col soggetto illuminato da dietro o di lato. Incontri sulla fotografia digitale <2> “Il linguaggio fotografico” a cura di Roberto Rizzotto
Luce di schiarita Un alleato prezioso della fotografia sono i pannelli riflettenti, utilissimi per schiarire le ombre sfruttando al meglio la luce naturale: non c’è niente di meglio della luce di una finestra, in una bella giornata di sole per creare atmosfere avvolgenti e poetiche, in esterno equilibrano i contrasti di luce. Un pannello di polistirolo o un semplice drappo bianco sono sufficienti per fare tutto quello che serve al nostro scopo. 9
Controluce e luce radente
ISO: 100 - 1/1000” - f 8 (fotocamera bridge)
Il controluce e la luce radente sono fra le più usate per ottenere effetti particolari sia nella fotografia di paesaggio che in quella ravvicinata (macrofotografia). Le difficoltà che si incontrano con queste luci sono l’esposizione e i riflessi che si formano nell’obiettivo. I riflessi nell’obiettivo (Lens flare - anelli di Newton) I raggi di luce che provengono da una posizione molto angolata, per il fenomeno della rifrazione, causano spesso riflessi indesiderati. Quanto migliore è l’obiettivo, tanto minori saranno i riflessi, ma se la situazione di ripresa è difficile anche una buona ottica sarà in difficoltà. Un valido aiuto in questo caso è costituito dal paraluce da applicare sull’obiettivo. In mancanza del paraluce, basterà l’ombra di una mano, di un’albero, di un amico ad impedire che i raggi colpiscano direttamente le lenti. Non sempre e, con una certa difficoltà, gli anelli possono essere rimossi con il fotoritocco. Incontri sulla fotografia digitale <2> “Il linguaggio fotografico” a cura di Roberto Rizzotto
La corretta esposizione Difficilmente il Programma della fotocamera riesce a venire a capo delle riprese in controluce; con l’esposizione automatica non abbiamo il controllo dell’immagine. Per questo si usa l’esposizione “SPOT”: Per ottenere delle foto d’effetto (silhouette) centrare la zona più luminosa dell’inquadratura quindi premere il pulsante “AE” (blocco dell’esposizione). Puntare nuovamente la fotocamera per comporre l’immagine richiesta e scattare. Controllare il risultato sul display ed eventualmente rifare la foto con lettura spot su una zona più scura per ottenere le ombre più chiare, con maggiore effetto “abbagliante” della sorgente luminosa. Eventualmente, per schiarire i soggetti in controluce che ci sono più vicini, utilizzare il flash (riduzione delle ombre). 10
ISO: 100 - 1/2000â&#x20AC;? - f 8 (diaframma minimo consentito da questa fotocamera bridge) Misura dellâ&#x20AC;&#x2122;esposizione fatta sulle zone piĂš luminose (in pratica, la massima sottoesposizione consentita da questa fotocamera) altrimenti le nuvole sarebbero risultate bruciate.
Esposizione High Key
Esposizione Low Key
High Key (tono alto) Le immagini High key, come si può intuire dal nome, sono delle immagini particolarmente chiare e il bianco è il colore predominante al loro interno, insieme alla luce ed alla brillantezza. Il contrasto è quasi assente. I soggetti devono essere chiari ed è necessaria la sovraesposizione.
Low Key (tono basso) Le immagini Low key sembrano sottoesposte o scure, con predominanza di toni scuri e con occasionali aree di luce o anche di bianco candido. L’effetto è quello di focalizzare l’attenzione dell’utente sui particolari dell’oggetto fotografato. Le foto Low Key enfatizzano le forme ed i particolari.
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Luce scarsa: interni e foto notturne
La corretta esposizione Gli automatismi della fotocamera difficilmente interpretano luci puntiformi e grandi spazi bui; con l’esposizione automatica non abbiamo il controllo dell’immagine. Selezionare l’esposizione media o semispot. Premere il pulsante per la compensazione dell’esposizione, sovraesporre e sottoesporre controllando il risultato.
Scrivere “con poca luce”, significa utilizzare al meglio le poche risorse disponibili; sarebbe facile rimediare con il flash, perdendo però la potenzialità “emotiva” dell’immagine. La scarsa potenza del flash lo rende inutile nella foto di grandi ambienti (chiese o palazzi) o di grandi spazi (piazze e paesaggi notturni) Maggiore sensibilità La diminuzione della luce comporta l’aumento del tempo necessario affinché l’immagine venga acquisita dal sensore. Nel frattempo però il soggetto si muove e, se non si usa un sostegno, anche noi con la nostra fotocamera facciamo dei piccoli spostamenti; per ridurre il tempo di esposizione e quindi l’effetto “mosso”, si aumenta la sensibilità “ISO” del sensore. Attenzione: L’aumento della sensibilità corrisponde ad un calo della qualità (disturbo) dell’immagine. Incontri sulla fotografia digitale <2> “Il linguaggio fotografico” a cura di Roberto Rizzotto
Tempi lunghi Se a diaframma tutto aperto l’aumento della sensibilità del sensore non basta a raggiungere la corretta esposizione, sarà necessario aumentare il tempo di posa. Per evitare il mosso dell’immagine, una vecchia regola dice che a mano libera (senza sostegno), il tempo di posa “limite” corrisponde alla lunghezza focale dell’obiettivo, quindi con un teleobiettivo 200 mm non possiamo scendere sotto il 1”/200, con un grandandolo 28 mm il tempo a rischio mosso è 1”/28. Con ottiche dotate di dispositivo antivibrazioni “VR”, il rischio del mosso è notevolmente ridotto. Sotto il tempo di 1”/30, e particolarmente per le pose superiori a 1” è indispensabile appoggiare la macchina su un supporto stabile (un treppiede, un muretto, un tavolo...). Per evitare di muovere la macchina con la pressione del pulsante di scatto, dotarsi di un comando remoto o scattare “indirettamente” con l’autoscatto. 13
ISO: 800 - 32â&#x20AC;? - f 5,6 (fotocamera reflex)
Volo notturno al Festival Internazionale degli aquiloni (Cervia 2007) - 800 ISO - 1/8” - 200mm - f/4.5 a mano libera
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ISO: 1600 - 1/5” a mano libera - f 4,6 (fotocamera bridge)
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Il controllo del tempo La mia reflex ha poteri sovrannaturali... con il movimento di un solo dito riesco a fermare il tempo (trovato per caso su facebook)
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RIDURRE IL MOVIMENTO DELLA FOTOCAMERA Per ridurre i movimenti della fotocamera, è fontamentale trovare la posizione più stabile possibile. In mancanza di un monopiede o di un treppiede, ogni elemento della scena può tornarci utile come supporto.
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Tempi brevi: fermare l’attimo
1/350”
Fotografare con tempi brevi di esposizione consente di “congelare” il movimento del soggetto. I tempi brevi si ottengono con la massima apertura del diaframma (massimo flusso di luce) in condizioni di buona luminosità. Eventualmente, per ridurre i tempi di esposizione è possibile aumentare la sensibilità ISO, considerando però la riduzione di qualità dell’immagine in relazione allo scopo da raggiungere.
1/1000”
Tempi brevi (1/500”, 1/250”): permettono di riprendere anche scene in movimento senza ottenere il cosiddetto effetto mosso. Per condizioni di luce forte: ambienti aperti con sole molto diretto. Tempi brevissimi (1/2000”, 1/1000”): permettono di riprendere scene in forte movimento senza ottenere il cosiddetto effetto mosso. Per condizioni di luce estrema: ambienti aperti con sole molto diretto, su neve, mare, deserti... Incontri sulla fotografia digitale <2> “Il linguaggio fotografico” a cura di Roberto Rizzotto
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ISO: 400 - 1/2500â&#x20AC;? - f 5,6 (fotocamera reflex)
ISO: 3200 - 1/250â&#x20AC;? - f 4 (fotocamera reflex)
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Tempi lunghi: necessità e creatività
Fotografando con tempi lunghi di esposizione si evidenzia il movimento del soggetto. I tempi lunghi si ottengono riducendo l’apertura del diaframma (flusso di luce ridotto) e, ovviamente, in condizioni di scarsa luminosità.
ISO: 1600 - 1/15” - f 5.6
ISO: 1600 1/30” - f 4.8
ISO: 1600 - 2” - f 25
Tempi lunghi (1/30”, 1/15”): devono essere usati col cavalletto o con l’obiettivo “stabilizzato” e non permettono di riprendere scene in movimento senza ottenere l’effetto mosso. Per condizioni di luce debole: ambienti chiusi con illuminazione artificiale o ambienti aperti in penombra. Tempi lunghissimi (1/8”, 1/4”): devono assolutamente essere usati col cavalletto e non permettono di riprendere scene in movimento senza ottenere l’effetto mosso. Per condizioni di luce molto debole: ambienti chiusi con poca illuminazione o ambienti aperti in penombra. Tempi estremamente lunghi (inferiori a 1/2”, a volte oltre i 30’): devono assolutamente essere usati col cavalletto e non permettono di riprendere scene in movimento senza ottenere l’effetto mosso. Per condizioni di luce estremamente debole: ambienti chiusi con pochissima illuminazione o ambienti aperti in penombra e notturni. Incontri sulla fotografia digitale <2> “Il linguaggio fotografico” a cura di Roberto Rizzotto
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Tempi lunghi: creatività
ISO: 200 - 1/10” - f 4
ISO: 1600 - 0,3” - f 9
Fotografando con tempi lunghi di esposizione, il movimento “ricercato” della fotocamera aggiunge possibilità creative. Questo movimento può essere lineare (verticale o orizzontale), rotativo o addirittura può essere generato dallo zoom dell’obiettivo. Tecnica “Panning” Con tempi lunghi di esposizione, il movimento del soggetto può essere “inseguito” con la fotocamera. Col panning, il soggetto appare (più o meno) nitido mentre è mosso lo sfondo. Il principio consiste nel trasmettere l’impressione del movimento conservando una rappresentazione chiara del soggetto, a cui va, generalmente, l’interesse dell’osservatore. Incontri sulla fotografia digitale <2> “Il linguaggio fotografico” a cura di Roberto Rizzotto
ISO: 100 - 1/8” - f 8 (fotocamera bridge)
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ISO: 100 - 3,6” - f 16 (fotocamera reflex) Incontri sulla fotografia digitale <2> “Il linguaggio fotografico” a cura di Roberto Rizzotto (15:04:2009)
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- Il linguaggio fotografico: scrivere con la luce
Incontri sulla fotografia digitale UN APPROCCIO “CONCRETO” Ricerca, progetto grafico e immagini:
Roberto Rizzotto
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