CIRO PALUMBO
IL VIAGGIO DEL GIOVANE VECCHIO Interludio
Alberto D’Atanasio
IL VIAGGIO DEL GIOVANE VECCHIO
mostra di Ciro Palumbo
19 giugno / 4 luglio 2010 Storici locali di Via di Visiale 53° Festival dei 2Mondi . Spoleto
CIRO PALUMBO
IL VIAGGIO DEL GIOVANE VECCHIO Interludio di Alberto D’Atanasio
7 Definire un artista non è mai facile è meglio scrivere di com’è stato pensato e di come la gente comune considera questa figura sospesa fra trascendente e razionale. Anche perché io non so dare definizione dell’artista se non per ciò che produce e per il suo percorso iconologico e poi in una vita sempre più razionale dove non c’è più posto né per fiabe né per favole, l’artista diviene indispensabilmente l’indefinibile per antonomasia. L’Artista non si deve definire egli è come un varco tra la vita che scorre trasportata dal tempo e dai tempi e la fantasia che è sede delle speranze e dei sogni di ognuno. Neruda diceva che la poesia non va spiegata perché si comprende dall’emozione che suscita così, è per l’artista che dipinge, scolpisce crea immagine o che scrive non si può definire altrimenti perde la sua aura di catalizzatore di tutte le tensioni del cosmo, del cosmo intero. ….D’Altra parte l´artista da sempre è colui che dà visibilità all´invisibile anche a quei desideri da tener celati perché fanno arrossire la comune morale. È una sorta di radio che riceve sia da spiriti benevoli che maligni e si mette come a disposizione d’ispirazioni che appartengono alla invenzione e all´irrazionale, e a tutto ciò che l´uomo comune può vivere solo nella fantasia. Gli antichi pensavano che fossero le muse a ispirar tutti gli artisti, dai poeti agli attori financo ai musicisti
e ai pittori. In epoca rinascimentale e fino al neoclassicismo si pensò che non fossero le muse ma angeli o demòni che venivano ad ispirare e a condurre cuore, mente e mano dell´artista. Angeli e demòni, figure di luce e tetre personificazioni, entità luminose opposte a quelle tenebrose e l´artista all’una o all’altra sceglie di dar servigio. Ricordo disegni che vedevano rappresentati Beethoven circondato da demoni musicisti che gli correggevano gli spartiti e Niccolò Paganini disegnato con un demonio dietro le spalle che sussurrava all’orecchio la musica da eseguire, Van Gogh interpretato da un Kirk Douglas che ne risaltava l’animo turbato da angeli, demoni e una solitudine temuta e ricercata. E poi parafrasando un brano di una lettera che proprio Vincent Van Gogh scrisse a suo fratello Theo, si potrebbe affermare che l´artista è tale se riesce a carpire l´ineffabile e a dar immagine a ciò che forma e figura non può avere. Una sorta di creatura, l’Artista, che ha ricevuto più di altri la mistica scintilla del creatore e non può che viver male su una terra che poco sa del paradisiaco luogo da cui è pervenuta. Io spero, talvolta, che se un Dio esiste dovrebbe, degli artisti, aver più pietà che per ogni altro uomo oppure ogni uomo considerare Artista.
9 Ma ciò che l’artista produce e dona suo malgrado l’umanità talvolta non corrisponde con il suo modo di fare e di relazionarsi con le persone quasi che l’opera d’arte sia essa una immagine o una musica o una poesia sia esattamente l’opposto della persona che l’ha creata. Come se un orco fosse stato pervaso da un demone benigno e l’abbia ispirato e non ci fosse alcuna relazione tra creatore e la cosa da lui creata. Così mi piace cominciare a parlare di Ciro Palumbo la sua persona e il suo modo di fare sono come le sue pitture, fatte di sogno e d’immaterialità. Tempo fa conobbi un cantautore che ha fatto sognare con le sue opere me, come tanti altri, Francesco De Gregori, lui ha scritto parole e musiche che hanno segnato un’epoca, le sue canzoni hanno permesso ai ragazzi che ora sono padri di dire, all’oggetto dei loro desideri, concetti che altrimenti sarebbero restati muti, e fatto in modo di materializzare in suoni e versi ciò che altrimenti sarebbe restato inespresso in termini di rabbie, speranze e libertà e non solo nei fatidici anni ’70, ma ancora oggi. Così canzoni come “signora aquilone”, “rimmell”, “pablo”, “quattro cani per strada”, “titanic” fino a “sempre e per sempre” sono divenute più che semplici canzoni la figura e insieme la cornice per momenti divenuti memoria e patrimonio dei ricordi più belli di molte persone. De Gregori ha chiuso in brevi versi il suono stesso che parte dal cuore e arriva al cervello e rigenera tutto il corpo. È questo anche il senso e la vocazione di certi
artisti, oserei dire di quelli che restano nella storia, cioè il permettere a molti di esprimere le emozioni le sensazioni come pure le rabbie e i desideri e le speranze. Ma se Ciro Palumbo sembra il depositario di un fare arte che quasi lo supera e che celebra in ogni opera con una tecnica che permette all’opera di generarsi stesura dopo stesura per altri artisti non è la stessa cosa, lui stesso si stupisce di come la creazione abbia scelto lui per divenire l’araldo della creatività. Le sue opere sono come la materializzazione di una idea che dall’assoluto, o dall’infinito si canalizza nell’artista, Ciro Palumbo non fa altro che dare materia e figura all’idea. E un poco come fu per Michelangelo Buonarroti lui liberava l’idea dalla materia che la opprimeva quasi che il marmo in più, fosse un involucro che imprigionasse una figura eterna, che nella grezza materia è imprigionata. In Francesco De Gregori non è la stessa cosa. Quando lo conobbi ed ebbi modo di parlare con lui trovai un uomo diffidente e indifferente, scortese e dedito più alle attenzioni delle persone di potere, di partito piuttosto che alla gente comune. Una persona completamente diversa da ciò che facevano pensare le sue opere, tanto diversa, troppo diversa, tanto che le volte successive lo guardavo con distacco e sorridevo e lui era quasi incuriosito dai miei sguardi che non vedevano più un poeta capace di dar volto a ciò che nel profondo di ognuno vedevo un poeta stronzo ed egoista e che resterà sì nella storia, per le sue canzoni e per la sua incoerenza nella relazione con gli altri. Palumbo è altra cosa, dipinge prendendo la tecnica della tempera a olio che rielabora in tutti i suoi passaggi che non sono
10 pochi e quindi ogni opera richiede tempo e meditazione fino all’ultima stesura di luce e lucidi. Forse è questo che fa sì che Ciro Palumbo risenta più che De Gregori dell’arte che crea. Questa mostra è nata da un testo che ho scritto tempo fa per una scultura di Franco Filoni mi ispirò il viaggio del giovane vecchio, un guerriero che si siede e prova a specchiarsi anche nella lama della sua spada e riflette sul tempo passato e che passerà. Sono passati 20 anni e nel gioco dei ricordi parlando con Ciro è venuto naturale parlare della vita e di colui che arrivato a un certo punto del Viaggio si ferma e si guarda indietro per vedere cosa è successo e provare a intravedere cosa accadrà. Così dal quel brano nasce o meglio riparte il viaggio del giovane vecchio o del vecchio giovane e Ciro Palumbo dona immagine a ciò che altrimenti resterebbe solo parola scritta, ma si sa che la istoria per essere narrata delle figura abbisogna… La genialità della pittura di questo artista si spiega nel suo percorso professionale, è nato come grafico pubblicitario ed è appro-
dato alla pittura riscoprendo le tecniche antiche sia della raffigurazione sia dela tecnica a tempera a olio. Il suo modo di fare immagine torna a condurre l’osservatore alla meraviglia al gioco dei ricorddi sommersi dal presente, allo stupore e quindi all’introspezione. Un’altra peculiarità dell’opera di quest’artista è quella di unire in maniera armonica, l’idea concettuale che fu dell’arte metafisica con quella che fu la base del concetto dell’arte surrealista, due movimenti che Palumbo fonde usando l’amalgama della melanconia e della nostalgia quasi che in lui, dipingendo, cantino in un’unica voce, il suo essere bambino, ragazzo e uomo. “Se la metafisica si realizza nella rappresentazione di oggetti e scenari propri di una realtà che è fatta di una verità nuova che si cela in ogni oggetto, figura se solo si riesce a vederli o a immaginarli al di fuori del loro contesto”, spiega Giorgio De Chirico, e il surrealismo fu invece ricerca del non senso delle cose, del rapporto tra visione e racconto, della creazione di situazioni inattese e impossibili, della valorizzazione degli aspetti onirici e di ciò che cambia l’imagine in imago, magia come scriveva Renè Magritte, in Ciro Palumbo
11 queste due correnti artistiche diventano concetti basilari su cui l’idea ispiratrice prende forma. Le opere di questa mostra sono anche l’evidenza del percorso artistico di Palumbo e non stupisce se in ogni quadro l’osservatore ci si rotrova perché lo stesso racconto “il viaggio del giovane vecchio” è fatto come le opere dell’artista, di umanitas, di cose comuni, di oggetti e di figure che fanno il quotidiano e diventano ricordi con la vita che passa. Ma il compito che si è prefissato quest’artista è di dare rilievo a quell’emozione che è anche se uguale per tutti, rende ogni persona diversa per se uguale. Come se ciò che rende diverso effettivamente un uomo dall’altro è anche ciò che lo unisce e cioè il provare emozioni, sensazioni, sentimenti. Ogni elemento e simbolo nei quadri di Palumbo è avulso dalla casualità. Il cielo diventa così, lo sfondo, dove il tempo scrive gli aneliti dell’uomo con gli astri che passano e le nubi che segnano i tempi. L’acqua è il passaggio, simboleggia il cambiamento. Le statue sono la storia antica, che da voce a quella ancestrale, le statue sono la religiosità che si mischia con il misticismo antico e diviene magia e miracolo allo stesso tempo. I giochi sono la fanciullezza di cui si ha bisogno per fermare Crono e lasciare che sia Apollo o Dioniso con le loro ninfe e muse a guidarci nel Viaggio della vita, perché è nelle cose piccole che si specchia l’infinitamente grande. Nella filosofia che dipinge Palumbo Ares smette, almeno per un poco, i panni da guerriero e indossa quelli del giardiniere, e ci da l’illusione che sia per sempre.
In questo modo il quadro può divenire una sorta di finestra sull’irrealtà del tempo che fu e su i sogni che ancora restano da vivere. Nelle opere di quest’artista c’è la consapevolezza di essere uguali e diversi nell’animo, c’è la priorità e il rispetto per le cose che nutrono l’anima e la mente perché gli interessi materiali diventino necessità e mai superiorità. Perché nella favola che Ciro vuole raccontare, si legge che è questo che salverà il mondo e renderà finalmente ogni creatore, ogni creativo simile alla cosa da lui creata, Ciro Palumbo l’ha capito e ce lo racconta con la sua fiaba, con il suo viaggio, il viaggio del giovane vecchio, l’interludio.
Alberto D’Atanasio Docente di Storia dell’Arte e Semiologia dei Linguaggi non Verbali
OPERE lungo il viaggio
15
La Salvezza olio su tela . 80x90 cm . 2007
16
Il mondo sognato olio su tela . 70x60 cm . 2010
18
19
Angelo della cittĂ olio su tela . 80x80 cm . 2010
20
Il Viaggio del Giovane Vecchio olio su tela . 70x140 cm . 2010
23
Se delle stelle brillano olio su tela . 60x50 cm . 2009
24
25
Viaggi nelle cittĂ metafisiche olio su tela . 80x120 cm . 2010
26
I sogni volano olio su tela . 50x50 cm . 2010
29
Viaggio dell’isola sconosciuta olio su tela . 150x150 cm . 2010
31
Il Pregiudizio olio su tela . 90x80 cm . 2010
[...] Era sole e luna, era acqua e fuoco, era Giovane Vecchio e Vecchio Giovane, era terra e mare era buio e luce. Il Giovane Vecchio non era più stanco E proseguì per il Viaggio. dal racconto “Il Viaggio del Giovane Vecchio“ di Alberto D’Atanasio
33
Viaggio Desiderio olio su tela . 30x35 cm . 2010
35
Quale maschera? olio su tela . 80x100 cm . 2009
37
Orizzonti nuovi olio su tela . 80x80 cm . 2010
38
Il luogo della magia olio su tela . 50x60 cm . 2010
41
Sogno perduto olio su tela . 60x70 cm . 2008
43
La luna dentro olio su tela . 50x50 cm . 2007
44
Polis olio su tela . 50x60 cm . 2010
47
L’Altrove olio su tela . 80x80 cm . 2010
49
Le porte del sogno olio su tela . 60x70 cm . 2009
50
Al risvegliarsi del mondo olio su tela . 80x70 cm . 2010
51
[...] E la gioia come un suono armonico Cominciò a fluire nel suo essere. Le nubi squarciarono e tenue La luce filtrò illuminando [...] dal racconto “Il Viaggio del Giovane Vecchio“ di Alberto D’Atanasio
53
Train de Vie olio su tela . 30x40 cm . 2010
55
Il fantasma di Bรถcklin olio su tela . 50x40 cm . 2009
57
Il Viaggio olio su tela . 120x120 cm . 2010
59
L’isola del Sogno sospeso olio su tela . 80x100 cm . 2010
60
Viaggi paralleli olio su tela . 80x80 cm . 2010
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BIOGRAFIA com’è cominciato il viaggio
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Ciro Palumbo nasce a Zurigo nel 1965. Dopo un percorso lavorativo nel mondo della pubblicità, prima come grafico e poi come Art Director comincia, nel 1994, a dedicarsi alla sua vera grande passione: la pittura. Si forma in una moderna Bottega d’Arte, prima come allievo e poi come assistente. Attualmente lavora a Torino, presso il suo atelier “Bottega Indaco”. Il suo percorso artistico è ricco e poliedrico, e la sua poetica ricalca le orme della Scuola Metafisica di G. De Chirico e A. Savinio, per reinventarne i fondamenti secondo un’interpretazione personalissima e originale. Le sue opere sono un tripudio di simboli onirici e palcoscenici fantasmagorici. Nessuna realtà è più vera e autentica del Sogno, questo sembra volerci comunicare, con i suoi dipinti, Ciro Palumbo. L’artista piemontese annovera al proprio attivo un centinaio di mostre personali già a partire dal 1994 ma le principali esposizioni negli ultimi anni, oltre alla partecipazione a fiere d’arte internazionali, sono:
L’Atelier degli angeli - presso Atelier Borghini - Pistoia – 2004 Rassegna d’arte contemporanea - presso Villa La Colombaia - Ischia - 2004 e 2005 Il pittore delle isole - presso Palazzo Marchini - Giaveno (To) - 2005 33 Artisti. I giudizi di Sgarbi - presso Arteincontri - Torino 2005
Le Roccaforti del sogno - presso Torre della Filanda - Rivoli (To) - 2006 Omaggio a Luchino Visconti - presso Palazzo di Parte Guelfa e Galleria del Palazzo Coveri - Firenze – 2006 La Metafisica dei colori - mostra personale presso La Galleria del Palazzo Coveri - Firenze – 2007
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La nave dei folli - presso Museo della Basilica di Clusone (Bg) – 2007 Bellissima - mostra in omaggio a Luchino Visconti - Maschio Angioino (Na) – 2008 Il volto, incarnazione del sogno - presso Ex Chiesa Anglicana - Alassio (Sv) – 2008 Entriamo nel sogno - presso Galleria Arte è Kaos – Alassio (Sv) – 2008 Cambiamento universale nello spazio - presso Spazio Tadini – Milano – 2008 ArteIndaco - presso Centro Energea - Milano – 2008 Last Work - presso Hotel Bernini Palace (organizzata da Galleria del Palazzo Coveri) - Firenze – 2008 FiabePitture - presso Struttura Comunale Ex macello – Aversa (Ce) – 2008 Menomale - presso Teatro Vittoria – Torino – 2009 Mare di parole - presso San Gregorio Art Gallery – Venezia – 2009 I Viaggi di Colombo - presso Villa Cambiaso – Savona – 2009 Paestum Arte 2009 - presso Tuttarte Esposizioni d’Arte – Paestum (SA) – 2009 Microcosmi dagli Orizzonti Infiniti - presso Galleria d’Arte Il Novecento (SA) – 2009 Open Cavalli d’Autore - presso Assisi Endurance – Galleria Artisse – 2009 Contemporanea 2009 - Fiera d’Arte di Forlì – Galleria d’Arte Ess&rre - Roma – 2009 Immagina 2009 - Fiera d’Arte di Reggio Emilia – Galleria d’Arte Ess&rre - Roma – 2009 Personale Palumbo - presso Galleria d’Arte Frida - Bari – 2009 Personale Palumbo - presso Galleria Barbato Arte – Scafati (SA) – 2009 Personale Magiche Sospensioni - presso Palazzo Oddo – Albenga (SV) – 2009 Solchi - presso Teatro Vittoria di Torino (Telefono Rosa) – Torino – 2010 Vincitore Terzo Premio al Premio Roma 2010 - con Acca in Arte Edizioni - Roma – 2010 Il vuoto e le forme – Metropoli/Antimetropoli - presso Palazzo Pretorio - Chiavenna (So) – 2010 Il viaggio del giovane vecchio - all’interno del Festival dei 2 mondi – Spoleto (Pg) - 2010
Direzione artistica: Markab Indide . Creatività ad Arte . Torino Graphic Design: Laura Giai Baudissard . Torino Riproduzione dipinti: Valter Fiorio . Torino c immagini: Studio d’Arte Palumbo . Torino
Stampa: Tecnograff . San Paolo D’Argon (Bg) Finito di stampare nel mese di Maggio 2010 Printed in Italy