XVI
2013 V i a S e r r a l u n g a 2 7 - 1 3 9 0 0 B i e l l a - I t a l y - t e l . + 3 9 0 1 5 2 8 4 0 0 - f o n d a z i o n e p i s t o l e t t o @ c i t t a d e l l a r t e . i t - w w w. c i t t a d e l l a r t e . i t
“ Ogni pratica locale ha le sue qualità,
le sue eccentricità, e spesso può diventare così coinvolta nella ricchezza della ecologia locale da trovare difficile il passaggio a un altro livello.”
Charles Esche Curatore e scrittore, direttore del Van Abbemuseum - Eindhoven, presidente di visible award 2013, vincitore di Minimum Prize 2013.
“ Si è abituati a considerare un
paesaggio urbano costellato da gru come un segnale di ripresa; e l’enorme concentrazione di grandi cantieri a Londra rivela il divario tra la fiducia sulle prospettive future che si trova nella capitale e il pessimismo che regna al di là della M25.”
Geografie della trasformazione
Chris Giles Redattore economico del Financial Times.
I cantieri dei saperi condivisi
E
videntemente le gru godono di un fattore di visibilità piuttosto elevato, soprattutto rispetto a una produzione culturale spesso definita elitaria o underground. Ma le pratiche artistiche di cui ci occupiamo qui1 sono tutt’altro che underground. Al contrario, esse costituiscono comunità che sarebbe pretestuoso sostenere invisibili, essendo invece reali al punto da occupare direttamente gli spazi di vita degli individui e delle collettività. Prendi per esempio Bait al Karama (Casa delle Dignità), centro per donne colpite da lutto nel corso della II Intifada e scuola di cucina tradizionale2 nel cuore della città vecchia di Nablus. O Futurefarmers3, o un altro tra i tanti progetti di cui si parla nelle mostre e nelle attività collaterali di questa rassegna: tavole rotonde, laboratori didattici e incontri tematici. Il panorama che emerge presenta uno scenario in cui, da un parte, si registra la presenza sempre più ampia di questa arte (impegnata socialmente), con l’apertura quasi in ogni città di cantieri in cui si dispiegano le sue complesse e coinvolgenti dinamiche; dall’altra si avverte la necessità di dare visibilità, leggibilità, (ri)conoscibilità, quando non anche legittimazione, a percorsi artistici vivificanti, spesso soggetti alla mortificante accusa di essere inutili e troppo distanti dalla realtà. É allora un controsenso, questo? Perché non si vedono, se invisibili non sono, questi progetti di arte al centro di una trasformazione sociale? Non basta, per rispondere, sottolineare che questa autoreferenzialità caratterizza l’arte contemporanea tradizionale, troppo spesso incapace di uscire da un ristretto contesto. Anche l’arte di cui ci occupiamo qui non è certo sufficientemente visibile. Ci possono essere altre chiavi di lettura che aiutano a capire le ragioni di questo paradosso: Charles Esche, direttore del Van Abbemuseum, parla, a tale proposito, di un eccessivo coinvolgimento da parte delle pratiche artistiche locali nella ricchezza dell’ecologia locale che tenderebbe a impedire un passaggio a un livello superiore. È un po’ come se, pur vedendo le gru stagliarsi sulla skyline, non si dicesse nulla sulla città nel suo insieme. Evidentemente, se così facessimo, mancherebbe ai nostri occhi di osservatori una lente che permettesse di collegare le gru (i progetti artistici) alla ripresa e alla fiducia nelle prospettive future (un’idea di proposta culturale sociopolitica... un movimento). Ma, spostando il focus da chi osserva il fenomeno al fenomeno stesso: esiste un sistema che
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Simbolo del Terzo Paradiso, installazione sulla piramide del Musée du Louvre durante Année 1, Le Paradis sur Terre di Michelangelo Pistoletto. foto: Pierluigi Di Pietro Third Paradise Symbol, installation on the Musée du Louvre pyramid during Année 1, Le Paradis sur Terre by Michelangelo Pistoletto. Photo: Pierluigi Di Pietro
Cantieri di demopraxia
Working sites of demopraxy raccoglie le ecologie locali dei singoli cantieri in cui le gru operano? E possiamo dire lo stesso per i progetti artistici di trasformazione sociale? Il progetto Visible, dunque, ha il merito non tanto di spostare l’attenzione dal sistema dell’arte ai progetti impegnati socialmente, quanto piuttosto di rendere visible il movimento in atto, di portata globale... proprio quel livello a cui fa riferimento Esche. La rassegna, allora, presenta questa narrazione: esistono migliaia di pratiche (rappresentate nel progetto Geografie della trasformazione) che costituiscono dei Cantieri in corso, in cui le comunità lavorano per riedificare lo spazio fisico e culturale dove vivere insieme; e questa è una prima mostra. Per dare forma e forza a questo movimento il progetto visible (realizzato in collaborazione con la Fondazione Zegna) opera a livello globale in rete con molti dei principali gangli vivi dello stesso; ed è una seconda mostra. Inoltre, il percorso dei residenti dell’Università delle Idee (una terza mostra) costituisce un (potenziale avviamento di un) cantiere o, se vogliamo considerare Cittadellarte e i suoi 15 anni di attività, possiamo dire che esso rappresenta un contributo al cantiere in corso in questa parte di città e di regione. Così come cantiere è Artinreti, “piattaforma discorsiva il cui obiettivo è che quest’azione-in-rete abbia degli effetti reali: ... si renda visibile nella forma di un movimento collettivo ...” (Cecilia Guida, vedi pagina 6). Esiste dunque un movimento che anima una collettività di collettività che forse a sua volta forma un popolo, un demos, il quale non è concentrato tanto sui meccanismi di rappresentanza alla base del potere delle società moderne (kratos), quanto sul fare, sullo scendere in campo4. È ciò che abbiamo chiamato demopraxia. Ci stiamo lavo-
1. Parliamo di “arte al centro di una trasformazione sociale responsabile” come altri parlano di social practice, socially engaged/relational/community/collaborative /participatory/dialogic/ new genre public... art. 2. Primo Convivium Slow Food della Palestina. 3. Gruppo di artisti, ricercatori, progettisti, agricoltori, scienziati, ingegneri, illustratori, persone che sanno cucire, cuochi e autisti di autobus con un interesse comune nella creazione di un’opera che sfida i sistemi sociali, politici ed economici in corso... (http://futurefarmers. com/about). 4. Spesso, come nel progetto/cantiere Let Eat Bi - di cui si possono trovare informazioni presso la cafeteria luogoComune di Cittadellarte - si tratta letteralmente di campi e terreni agricoli.
rando. È un cantiere. E dove c’è un cantiere, si sa, c’è un progetto. Quale? Sulla Piramide del Louvre, quest’anno, per alcuni mesi, è stato dato un segnale che potrebbe costituire una risposta. Per conoscere cosa significhi basta un libro (o andare sul sito di Cittadellarte, a essere sinceri), scritto da Pistoletto, edito da Marsilio, intitolato Il Terzo Paradiso. Paolo Naldini Direttore Cittadellarte - Fondazione Pistoletto
“Every local practice has its qualities, its eccentricities, and can often become so involved in the richness of local ecology to find it difficult to move to a different level.” Charles Esche Curator and writer, Director of Van Abbemuseum, Eindhoven, 2013 visible award President of Jury, Minimum Prize 2013 recipient.
“We are used to consider an urban
landscape dotted with cranes as a sign of an economic recovery; and the big concentration of major building sites in London shows the discrepancy between the capital’s confidence in future perspectives and the pessimism that prevails beyond the M25.”
Chris Giles Economics Editor, Financial Times.
C
learly cranes benefit from a rather high visibility factor, especially compared to a cultural production often defined as elitist or underground. But the artistic practices we deal with here1 are not underground at all. On the contrary, they constitute communities which it would be absurd to call invisible, being them real to the point of occupying the living spaces of individuals and collectivities. If you consider Bait al Karama (The house of dignity), for example, a centre for women in mourning following the Second Intifada and traditional cooking school2 in the heart of the old city of Nablus. Or Futurefarmers3, or any other of the many projects talked about in the exhibitions and side activities of this event: round tables, didactic laboratories and themed meetings. The emerging panorama presents
a scene where, on one hand, we notice the growing presence of this type of (socially engaged) art, on the other, we perceive the need to give visibility, clarity, recognizability, and sometimes legitimacy, to enlivening artistic paths, often subjected to the mortifying accusation of being useless and too detached from reality. Is this a contradiction, then? Why can’t we see these non-invisible projects of art at the centre of a social transformation? To answer that, it is not enough to stress how this self-referentiality characterises traditional contemporary art, too often unable to break free from a limited context. Even the art we deal with is definitely not visible enough. There might be other interpretations that help to understand the reasons behind this paradox: Charles Esche, director of the Van Abbemuseum, in regards to this, talks about an excessive involvement of local artistic practices in the richness of the local ecology, which tends to prevent them from moving to a superior level. It is a bit as if, even seeing the cranes standing out in the skyline, we did not say anything about the city as a whole. Evidently, if we did that, our observing eyes would be missing the lens which allows us to link the cranes (the artistic projects) to the recovery and the confidence in future perspectives (the idea of a socio-political cultural proposal... a movement). But, shifting the focus from the observer to the observed: is there a system that gathers the local ecologies of the single working sites in which the cranes operate? And can we say the same about artistic projects of social transformation? The project visible, therefore, does not take credit so much for focusing the attention of the art system on socially engaged projects, as for making the movement in progress visible at a global level... the level Esche refers to. Therefore the event presents this narration: there are thousands of practices (represented by the project Geographies of Change) which constitute the Working sites in progress, where communities work to rebuild the physical and cultural
space where to live together. This is the first exhibition. The project Visible (realized in collaboration with the Zegna Foundation) gives form and strength to this movement, operating at a global level and networking with its main vital hubs. This is the second exhibition. Besides, the work of the UNIDEE University of Ideas residents (a third exhibition) represents a (potential start of a) working site or, if we consider Cittadellarte and its 15 years of activity, a contribution to the working site in progress in this part of city and region. Artinreti is also a working site, “a conversational platform whose objective is the effectiveness of this action-innetwork, i.e. its becoming visible in the shape of a collective movement”. (Cecilia Guida, see page 6) There is therefore a movement that animates a collectivity of collectivities which in turn forms a population, a demos, not concentrated so much on the representative mechanisms at the basis of modern societies (kratos), as on the acting, on the stepping in4. It is what we have called demopraxia. We are working on it. It is a working site. And where there is a working site there is a project. What is the project? This year, for a few months, there was a sign on the Louvre Pyramid which could represent the answer. Find its meaning in the book by Pistoletto called The Third Paradise (published by Marsilio) or on Cittadellarte’s website.
visible. On Display p.4
ARTInRETI
Pratiche artistiche e trasformazione urbana in Piemonte
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Resò p.6
Paolo Naldini Director Cittadellarte - Fondazione Pistoletto 1. We talk of “art at the centre of a responsible social transformation” as others talk about social practice, socially engaged/ community/collaborative/participatory/ dialogic/new genre public... art. 2. first Slow Food Convivium in Palestine 3. A group of artists, researchers, designers, farmers, scientists, engineers, illustrators, people who can sew, cooks and bus drivers with a common interest in creating a work that challenges the current social, political and economic systems (http://futurefarmers.com/about). 4. Often, like in the project/working sites Let EAT Bi – for info please visit Cittadellarte’s cafeteria luogoComune – it literally means fields and agricoltural land.
il compromesso
unidee 2013
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Geografie della Trasformazione
2013
Cantieri delle Geografie della Trasformazione douala (camerun/cameroon)
N
ell’ambito della direzione artistica della Biennale di Arte Urbana di Bordeaux 2011, affidata a Pistoletto e Cittadellarte, il gruppo curatoriale scriveva: “I cantieri dei saperi condivisi rappresentano un laboratorio aperto e comune per la creazione artistica. Hanno lo scopo di dimostrare come l’arte, impegnata nella trasformazione sociale, e le attività quotidiane sociali e culturali degli abitanti, producano una conoscenza informale che costituisce un paradigma civile imperniato sulla pratica”. Con la metafora del cantiere raccogliamo in questa mostra un gruppo di realtà attivate in territori estremamente differenziati tra loro e però accomunate da un senso di lavori in corso. Quando ci si trova di fronte a un cantiere, si presume che “esista un progetto” in base al quale si organizzano le attività e gli strumenti verso un definito obiettivo. Inoltre, ma non in ultimo, si assiste a un gruppo di persone che lavorano insieme, in modo coordinato, quasi come una comunità di intenti e pratiche. Raccogliere e presentare una pluralità di cantieri significa, nelle nostre intenzioni, rendere visibile un movimento allargato e coordinato. La tesi e l’ambizione di questa mostra sono il trasmettere il senso che qualcosa sta avvenendo. Si tratta per noi di una geografia della trasformazione, una nozione che dà anche il nome a un progetto di archivi/azione, dedicato a dare leggibilità a una nuova geografia di luoghi il cui spirito è teso verso un cambiamento responsabile dei sistemi sociali. È una geografia di luoghi fisici, ma è anche culturale, una rete di reti, costituita da pratiche progettuali che si sviluppano nei diversi campi e discipline e che formano un substrato vivo su cui sta prendendo forma un presente diverso. Lo scopo di questa ricerca, e della mostra che qui presentiamo, è rivelare la profusione e la varietà di progetti attuali impegnati in un cambiamento responsabile della società e dunque trasmettere il senso di imminenza, se non di presenza, del cambiamento che essi portano. Cittadellarte ha iniziato nel 20041 a raccogliere sistematicamente le diverse espressioni di questa messe di pratiche responsabili. Un movimento globale di consapevolezza sociale che sembra aver oggi raggiunto un’ampia gamma di individui, di comunità e istituzioni. Invece di dissolvere la consapevolezza del cittadino, infatti, le crisi politiche ed economiche (che colpiscono ogni singola area di attività umana) innescano al contrario una risposta sociale di massa e la determinazione a lavorare per cambiare la nostra società. La mostra rappresenta questa emergente, nuova geografia ed estrapola alcuni Cantieri realizzati da Cittadellarte o da allievi del Programma di residenza formativa UNIDEE - Università delle Idee.
doGoodGoods Per Alioum Moussa, l’abbigliamento esprime un modo di essere e apparire connesso al tessuto sociale. Attraverso l’ago e il filo, Alioum esplora l’abbigliamento e le sue possibilità, utilizzando soltanto vestiti usati, scartati. L’indumento è stato il soggetto della sua opera durante la residenza UNIDEE 2010 e, dopo aver osservato l’universo del “fashion” nelle città capitali della moda, come New York, Parigi e Milano, Alioum ha avviato il progetto artistico doGoodGoods con l’obiettivo di criticare ironicamente l’attuale industria della moda. L’idea di doGoodGoods è di raccogliere l’abbigliamento usato e rimodellarlo partendo dagli schizzi nel taccuino dell’artista. Con ricamo a mano ed elaborazione grafica, i vestiti prendono nuova vita e diventano opere d’arte uniche. Il lavoro di Alioum, nei vari luoghi in cui si è sviluppato, comprende incontri con le molte associazioni che lavorano nell’ambito della raccolta di indumenti a favore delle popolazioni dei paesi del Sud
Est Asiatico, dell’America Latina e dell’Africa. Spesso in Camerun, suo paese di origine, arrivano dai paesi occidentali indumenti inutili in quei climi (cappotti, maglioni, giacche a vento). Alioum lavora su tali indumenti, trasformandoli in modo da ottenere qualcosa che, se inutile dal punto di vista pratico, abbia un valore nella propria bellezza estetica e nella critica che muove al sistema della moda. For Alioum Moussa, clothing expresses a way of being and appearing related to the social fabric. Through the needle and thread, Alioum Moussa explores clothing and its possibilities, using only second-hand, discarded clothes. The garment was the central subject of his work during his residency UNIDEE 2010, and after observing the universe of fashion in the leading fashion cities such as New York, Paris and Milan, Alioum created the art project doGoodGoods, with the aim of mocking the current fashion industry. The idea of the doGoodGoods project
Social Kitchen
I
1. Con Arte al Centro 2004, mostra Geografie della trasformazione, curata da Juan Sandoval e Filippo Fabbrica, e METHODS, progetto di ricerca sulle relazioni tra arte e società e sulle metodologie in esse sviluppate. 2. During Arte al Centro 2004 with the exhibition Geographies of Change, curated by Juan Sandoval and Filippo Fabbrica, and with METHODS, a research project on relations (and their methodologies) between art and society.
populations of countries in southeast Asia, Latin America and Africa. It often happens that useless clothes like coats, jumpers and windbreakers from the western countries get to Cameroon, his birthplace. Alioum works on these garments, transforming them to obtain something which, even though useless from a practical point of view, has its worth in the aesthetic beauty and in the criticism towards the fashion system.
kyoto (giappone/japan )
http://www.geographiesofchange.net/ n the context of the artistic direction of the second edition of the Biennial of Urban Art in Bordeaux, conducted by Pistoletto and Cittadellarte, the curatorial team wrote: “At the hub of the Biennial 2011, the working sites of shared knowledge represent an open and shared laboratory for artistic creation. The sites aim at demonstrating how art, involved in social transformation, and the everyday social and cultural activities of local people produce informal kinds of knowledge which are part and parcel of a hands-on relationship among citizens.” With the metaphor of the working sites we collect in this exhibition a group of initiatives activated in highly differentiated contexts which are, nevertheless, united by a common sense of work in progress. When we are right in front of a working-site, we assume that “there is a project” under which activities and tools are organized and geared towards a defined goal. Also, and not least, we see a group of people working together in a coordinated way, almost like a community of purpose and of practice. Collecting and presenting a plurality of working-sites stems from our intention to make an expanded and coordinated movement visible. The thesis and the ambition of this exhibition are to convey a sense that something is happening. In our view, what is happening is a geography of change. This is an idea that also gives its name to a project of archive/ action dedicated to giving clarity to a new geography of places whose spirit is aimed towards a responsible change of the social systems. It is a geography of physical places, but it is also a cultural one, a network of networks, of practices from all different fields and disciplines. It shapes a living substrate on which a different present is forming. The purpose of the research and of the exhibition we present here is to reveal the profusion and variety of current projects engaged in a responsible change in society and, therefore, convey a sense of imminence, if not presence, of the change they are bringing . In 20042 Cittadellarte began to systematically collect the different expressions of this harvest of responsible practices. A global movement of social awareness seems to have reached a wide range of individuals, communities and institutions. Instead of dissolving the awareness of the citizen, on the contrary, the political and economic crisis (affecting every area of human activity) have triggered a mass social response and a determination to change our society. The exhibition represents this emerging new geography and extracts some working site set ups by Cittadellarte or by students of the educational residency program UNIDEE - University of Ideas.
is to collect used clothing and remodel them from sketches in the artist’s notebook. Through hand embroidery and a touch of graphic design, these discarded or abandoned clothes in the end become unique pieces of art. Alioum’s work, in the various places it has developed (so far), includes meetings with many associations operating with the aim of charity and solidarity through a collection of clothing in aid of the
matera (italia/italy )
Casa Netural
Casa Netural è un “incubatore di sogni”, nato a Matera nel settembre 2012 come spazio di co-working rurale, uno spazio “neutro” di incontro e scambio all’interno di una tipica casa dei Sassi, un luogo in cui, lavorando assieme, è possibile avviare collaborazioni e progetti condivisi. La casa, un open space di 80 mq in cui gli ambienti di lavoro si alternano armonicamente con gli spazi di relax, consente di sviluppare una strategia di lavoro condiviso, anche con innovatori sociali da tutto il mondo che, grazie al progetto di co-living, vengono ospitati a Casa Netural dove vivono e lavorano e, soprattutto, incontrano la comunità locale e provano a immaginare assieme futuri possibili per il territorio. Casa Netural ha avviato molti altri progetti, tra cui Exploring Basilicata, con l’obiettivo di esplorare l’intera regione cercando di individuare eccellenze nascoste che già fanno, spesso inconsapevolmente, innovazione sociale e il progetto Ri-Netural, dedicato al riuso, al riciclo e all’autoproduzione, con l’obiettivo di sviluppare un nuovo concetto di sensibilità ambientale tra la popolazione. Casa Netural si propone come il gradino mancante tra i cittadini portatori di sogni e il mondo degli incubatori di impresa
e startup, nel tentativo di superare le barriere che spesso relegano i sogni professionali di ognuno in un cassetto, e vuole essere un punto di riferimento sul territorio. Casa Netural is a “dream cradle”. Created in Matera in September 2012 as a rural co-working space, it is a “neutral” ground/space in a typical Sassi house and a place where professionals can join forces to generate new shared projects and collaborations. The house, 80 sqm of open space in which work spaces alternate harmoniously with relaxation areas, allows the development of a shared working strategy with the help from social innovators from all over the world who, thanks to the co-living project, live and work at Casa Netural, but most importantly they meet the local community trying to devise possible futures for the territory. Casa Netural has started many other projects; among them Exploring Basilicata, with the aim to explore the whole region trying to identify hidden excellences which, often unconsciously, can bring social innovation, and Ri-Netural, committed to reusing, recycling and self-producing, with the aim to develop a new concept of environmental awareness among the people. Casa Netural aims at becoming the missing link between the dream bearing citizens and a world nursing businesses and start ups, trying to bridge the gap which often prevents professional dreams from coming true, and wants to be a reference point in the city.
hanare / Social Kitchen è nato con lo scopo di essere un luogo di raccolta, scambio e realizzazione, da parte di persone con background anche molto diversi, di idee che possano trasformare la nostra società in modo giusto e creativo. Social Kitchen ha avviato un caffè sociale, dove vengono utilizzati ingredienti genuini, per quanto possibile prodotti a Kyoto e nell’area circostante, cercando di evitare gli sprechi; una libreria, che può essere usata per laboratori, dibattiti, gruppi di studio, mostre e feste; un ufficio condiviso. Partito come caffetteria, per una settimana nel 2006, hanare è un progetto che cerca di trovare modi collettivi per realizzare un mondo migliore attraverso vari progetti. Il suo obiettivo è quello di impegnarsi nei temi sociali che assumono rilievo oggi: cibo, arte, politica, pianificazione urbana, teorie culturali, agricoltura e altro. hanare collabora anche con persone che stanno sperimentando, in vari ambiti, progetti creativi per sviluppare uno stile di vita nuovo e spontaneo. Pur avendo origine a Kyoto, hanare vuole essere uno spazio collegato ad altre città a livello regionale e internazionale. hanare / Social Kitchen hopes to be a place where people with diverse backgrounds gather, exchange and practice ideas that can be a force to transform our society in more fair and creative ways. Social Kitchen has a community café, in which natural ingredients, produced in Kyoto and its surrounding areas (as much as possible) are used, trying to avoid any waste, a bookstore, which can be used for workshops, debates,
study groups, exhibitions and parties, and a shared office. Started as a weekly café in 2006, hanare is a project that collectively seeks out ways of realizing a better world through various projects. It attempts to engage with the social issues relevant to life today: food, art, politics, urban planning, cultural theory, farming, and more. hanare also works together with people from various fields who are experimenting with creative projects to find ways of practicing a new, spontaneous (and sustainable) way of living. While hanare’s work has its roots in Kyoto, it also wishes to be a space with direct links to other regional towns and cities in the world.
Geographies of Change
2013
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Working sites of the Geographies of Change Medellín (colombia)
el puente_lab el puente_lab è una piattaforma per la produzione artistica e culturale, attiva a Medellin (Colombia), nata con l’obiettivo di sviluppare progetti culturali a livello locale, costruendo ponti di comunicazione con artisti ed esperti da ogni parte del mondo attraverso una strategia di cooperazione internazionale. I progetti sviluppati da el puente_lab vanno incontro a specifici bisogni del contesto sociale in cui vengono alla luce, usando la creatività artistica come strumento di attivazione culturale di progetti che iniziano, facilitano e/o accompagnano processi di educazione, comunicazione e trasformazione urbana e sociale. el puente_lab vede gli artisti come professionisti capaci di interagire con il complesso meccanismo dello sviluppo sociale. Lo scopo della piattaforma è quello di attivare reali collaborazioni tra una moltitudine di persone, istituzioni, imprese, associazioni culturali che stiano lavorando sui processi di trasformazione (culturale, sociale, urbana, economica, politica, ambientale...) e artisti di ogni parte del mondo che utilizzino le proprie capacità professionali e creative per supportare e rendere più forti tali processi. el puente_lab: Juan Esteban Sandoval (con sede in Italia e in Colombia), Daniel Alejandro Urrea Peña e Alejandro Vásquez Salinas (con sede in Colombia).
el puente_lab is a platform for artistic and cultural production, active in Medellín (Colombia), which aims to develop cultural projects on a local level, building bridges of communication with artists and experts around the globe through a strategy of international cooperation. The projects developed by el puente_lab meet the specific needs of the social context where they are carried out, using artistic creativity as a tool of activation of cultural projects that initiate, facilitate and/or accompany processes of education, communication and urban and social transformation. el puente_lab sees artists as professionals able to interact with the complex mechanism of development of the society. The aim of the platform is to activate effective collaborations between the multitude of people, institutions, enterprises, cultural institutions that are working on processes of transformation (cultural, social, urban, economical, political, environmental...) and artists around the world who employ professional and creative skills to support and strengthen these processes. el puente_lab: Juan Esteban Sandoval (based in Italy and Colombia), Daniel Alejandro Urrea Peña and Alejandro Vásquez Salinas (based in Colombia).
Immagini: opera di Su Tomesen sul fiume Medellín (2013).
Images: the work of Su Tomesen on Medellín river (2013).
biella (italia/italy )
Let Eat Bi
sanremo (italia/italy )
Pigna Mon Amour Dal 2010, Cittadellarte ha avviato un articolato progetto con l’associazione Pigna Mon Amour il cui obiettivo è contribuire a un impegnativo processo di trasformazione urbana incentrato sul quartiere del centro storico, Pigna, e rivolto all’intera città di Sanremo. Si tratta di un cantiere di riappropriazione dello spazio urbano e dell’identità collettiva. Cittadellarte ha portato negli anni 2010, 2011 e 2012, gruppi di giovani artisti e professionisti della creatività provenienti da tutto il mondo (più di 40 nazionalità) che hanno abitato il quartiere (ospiti dell’associazione Pigna Mon Amour) partecipando all’azione di recupero e di riqualificazione condotta dall’associazione in collaborazione con il Comune e con numerose altre organizzazioni della società civile.
Nel corso di questa collaborazione si sono realizzati numerosi eventi in loco, e il progetto è stato presentato anche in alcune prestigiose sedi (fino al MAXXI Museo di Arte Contemporanea di Roma e, con la documentazione video di azioni svolte a Sanremo, anche al Louvre di Parigi); si sono inoltre attivate altre operazioni collegate come, ad esempio, un proficuo rapporto con il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea con cui si sviluppa anche il presente progetto. Since 2010, Cittadellarte has started a complex project with the association Pigna Mon Amour, whose objective is to contribute to a challenging process of urban transformation centered around the historical neighbourhood, Pigna, but addressed to the whole city of Sanremo. It is an organization aiming at regaining ownership of the urban space and of a collective identity. In 2010, 2011 and 2012 Cittadellarte brought groups of young artists and creative professionals from all around the world (of over 40 nationalities) who lived the neighbourhood (as guests of the association Pigna Mon Amour) participating in the actions taken to reclaim and redevelop the area, led by the association in collaboration with the Municipality and several other civil organizations. Numerous events were realized on site during the collaboration, and the project was subsequently presented in prestigious venues like the MAXXI Museo di Arte Contemporanea in Rome and the Louvre in Paris, where it was video documented; it also triggered further collaborations like, for example, a cooperation with the Educational Department of the Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea, also partner in the development of the current project.
L’obiettivo del progetto/cantiere Let Eat Bi, il Terzo Paradiso in terra biellese, nato a Cittadellarte nel 2012, è quello di aggregare, promuovere e contribuire a organizzare le risorse e le attività (saperi, azioni, progettualità), operanti sul territorio biellese, il cui denominatore comune sono il cibo e la cura della terra, del paesaggio sociale e naturale, partendo da tali risorse per favorire un meccanismo virtuoso di solidarietà e di inclusione sociale.
The project/working sites Let Eat Bi, the Third Paradise in the Biellese territory, born in Cittadellarte in 2012, aims at bringing together, promoting and helping organizing the resources and the activities operating in the Biellese territory whose common denominators are food and the care of the land and of the social and natural landscape, facilitating the virtuous mechanism of solidarity and social inclusion these resources can bring about.
Le colonne portanti del progetto sono: La Coltura: attraverso il Catasto solidale, piattaforma in progress degli orticoltori/produttori aderenti. Il 5 ottobre 2013 sarà presente in mostra il mercato dei prodotti dei partner Let Eat Bi (le date future sul sito www.cittadellarte.it/leteatbi); verrà presentato inoltre il primo campo-pilota Let Eat Bi a Lessona (BI). La Cultura: attraverso l’attivazione dell’Accademia Verde, percorsi formativi e teorico-pratici collegati alla progettualità del campo-pilota nascente. La Convivialità: attivando luoghi (iniziando dalla cafeteria luogoComune) di socialità e aggregazione intorno al tema del cibo sano e della terra.
The key features of the project are: Colture: through the Ethical Land Register, the platform in progress of the farmers/producers who have joined the initiative. A market selling the products of the Let Eat Bi partners will be part of the exhibition on the 5th October 2013 (please see www.cittadellarte.it/ leteatbi for future dates), the first pilot-site will also be presented in Lessona (BI). Culture: through the launch of the Green Academy, educational and practical courses linked to the projectuality of the new born pilot-site. Conviviality: opening venues (like the cafeteria luogoComune) for people to socialize and collaborate in the name of healthy food and farming.
partner let eat bi / let eat bi partners: ORTO DEL CARCERE; Azienda Agricola Manenti; GAL MONTAGNE BIELLESI; Coop Sociale RAGGIO VERDE Onlus; Società Cooperativa Sociale IL CAMMINO Onlus; CARITAS Diocesana di Biella; Società Cooperativa Sociale di Solidarietà DOMUS LAETITIAE Onlus; S.A.C. L’ORTO NEL BOSCO; ASSOCIAZIONE AMICI DEL CASTAGNO; Consorzio Sociale Il FILO DA TESSERE Onlus, Coop Sociale TANTINTENTI; Confcoopertive BIELLA VERCELLI; ECOMUSEO DEL BIELLESE; Cooperativa del MULINO; SAPORI BIELLESI; DOCBI; GASB; Coop LA COCCINELLA, L’ORTO ETICO; DocBI; ASSOCIAZIONE PiProBi; Giardino Botanico Oropa; ASSOCIAZIONE TI AIUTO IO; La Bottega di Sordevolo; Polisportiva Handicap Biellese; GAS Bugella solidale AGROZERO; Proprietà Sperino.
marsa (malta)
Dream sharing brings change Il contesto di inizio del progetto fu, nel 2009, il centro di accoglienza di Malta, il Marsa Open Centre (MOC), ex scuola adibita a ospitare migranti richiedenti asilo politico. I rifugiati risiedono temporaneamente nel centro che ha l’obiettivo ufficiale di agevolare il loro inserimento nella società maltese. Nonostante questa premessa, all’epoca del workshop il MOC era un ghetto per emarginati. Attraverso diversi sopralluoghi apparirono evidenti energie, motivazioni, tensioni al cambiamento da parte delle persone che vivevano il Centro (tanto degli ospiti quanto del personale che lo gestiva). Love Difference ha coinvolto lo staff del MOC e un gruppo interdisciplinare di esterni per far emergere attraverso un percorso di ascolto attivo un sogno condiviso. Nel workshop si trasferirono ai
partecipanti strumenti e pratiche di osservazione, ascolto, analisi e progettazione. Tecnici e mediatori culturali si trovarono a lavorare insieme, progettando un nuovo ambiente che rispondesse a esigenze, valori, aspettative e sogni che il workshop consentiva di condividere; si analizzavano gli impedimenti al loro raggiungimento e si utilizzava la creatività per trasformarli, secondo una nuova prospettiva rigeneratrice. A partire da tale attività, negli anni, lo staff del MOC ha lavorato per apportare radicali trasformazioni, come una migliore gestione degli spazi e la riduzione del numero di ospiti del centro, volte a creare un ambiente accogliente, di rispetto e benessere. Il workshop fa parte del progetto As_Tide, curato da Cittadellarte con il supporto del Programma Cultura dell’Unione Europea.
The setting for the start of this project, in 2009, was Malta’s shelter, the Marsa Open Centre (MOC), a former school turned into a refuge for migrants requesting political asylum. The refugees are temporarily put up in the shelter, whose official aim is to favour their integration in the Maltese society. However, at the time of the workshop, the MOC was a ghetto for social outcasts. Through various visits, we started to perceive forces, reasons and tensions revealing a desire for change in the people populating the shelter (both staff and guests). Love Difference has involved the MOC’s staff and an interdisciplinary group from the outside to bring to the surface a shared dream through a process of active listening. During the workshop tools and practices of observation, listen-
ing, analysis and planning were tranferred onto the participants. Technicians and cultural mediators found themselves working together, designing a new environment which met the requirements, the values, the expectations and the dreams the workshop was enabling them to share, obstacles were considered and creatively transformed according to a new regenerating perspective. Starting from that activity, throughout the years, the MOC’s staff have worked to bring radical changes, like a better space management and the reduction of the number of guests in the centre, aimed at creating a respectful, healthy and welcoming environment. The workshop is part of the project As_Tide, curated by Cittadellarte with the support of the European Commission’s Culture Programme.
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Geografie della Trasformazione • visible. on display
Visible. On Display
Rebirth-day Rebirth Day è nato nel 2012 come giornata internazionale per la celebrazione del cambiamento e ha visto la collaborazione di migliaia di persone, associazioni e istituzioni culturali da ogni parte del mondo. Il 21/12/2012, tutti coloro che hanno aderito al progetto si sono realmente o metaforicamente raccolti attorno al simbolo del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto celebrando il messaggio di speranza e impegno nella costruzione di un nuovo mondo in cui superare la contrapposizione tra natura e artificio, attraverso un percorso che vede l’arte, la creatività e la cultura al centro della trasformazione responsabile della società. Dall’India alla Finlandia, dal Camerun al Portogallo, dall’Italia ai Balcani, il progetto Rebirth Day ha generato incontri, performance, installazioni e dibattiti con cui celebrare le molteplici espressioni scatenate dall’impegno per la costruzione di una società in equilibrio con il pianeta. Rebirth Day prosegue nel 2013 la propria azione nel promuovere azioni e nel raccoglierne testimonianze al fine di garantire condivisione e visibilità, di celebrare e di alimentare l’impegno globale per il cambiamento.
Rebirth Day was created in 2012 as an international day for the celebration of change and has since seen the collaboration of thousands of people, cultural associations and institutions from all over the world. On the 21/12/2012 all the participants in the project gathered physically and metaphorically around Michelangelo Pistoletto’s symbol of the Third Paradise, bringing together a message of hope and commitment to build a new world which goes beyond the juxtaposition between nature and artifice, through a process which sees art at the centre of a responsible transformation of society. From India to Finland, from Cameroon to Portugal, from Italy to the Balkans, the project Rebirth Day has generated meetings, performances, installations and debates celebrating the various expressions triggered by the commitment to build a society in balance with the planet. In 2013 Rebirth Day has gone on promoting actions and collecting their testimonies in order to guarantee sharing and visibility, and to celebrate and foster a global commitment to change.
bo rd e aux ( fr a n ci a /fr a n ce )
Evento 2011 Incaricati della direzione artistica di Evento 2011, Biennale d’arte di Bordeaux, Michelangelo Pistoletto e Cittadellarte hanno voluto portare la propria esperienza e il proprio modo di agire, nell’ambito esteso della città in scala reale. Gli oltre 400 000 visitatori di Evento 2011 non sono stati l’unico pubblico a cui era rivolta la biennale, concepita come grande cantiere che ha coinvolto, nell’arco di oltre un anno e mezzo, le voci della società di Bordeaux in una grande opera corale di trasformazione. Accanto al lavoro degli artisti internazionali coinvolti si è quindi sviluppata una nuova azione condivisa che ha causato una vera e propria rievoluzione dell’ambiente urbano. In questa chiave sono esemplari i progetti/cantieri realizzati nell’area del mercato coperto della città da Jeanne van Heeswijk e da EXYZT. La riappropriazione di spazi di vuoto urbano e il coinvolgimento di oltre 100 associazioni nel percorso condiviso delle azioni, creando nuovi luoghi di dialogo, incontro e scambio, hanno portato a conseguenze ancora presenti e vitali nel contesto sociale di Bordeaux, andando oltre la contingenza di un evento di grande risonanza mediatica per proseguire nella propria opera di trasformazione dell’ambiente urbano. In charge of the artistic direction of Evento 2011, Art Biennial of Bordeaux, Michelangelo Pistoletto and Cittadellarte have brought their over ten-year experience and engagement in the wide context of the city on a real scale. The over 400 000 visitors of Evento 2011 were not the only public the biennial was addressed to, as it was conceived
as a big working site which has involved, for over a year and a half, the voices of the Bordeaux society in a great, choral action of transformation. Beside the work of the international artists involved, a new shared action has been developed, which caused a real re-evolution of the urban space. Prime examples in this context are the projects/working sites developed by Jeanne van Heeswijk and EXYZT in the area of the city indoor market. The reappropriation of unused urban spaces and the involvement of over 100 associations in the shared path of actions have brought to consequences which are still present and vital in the social context of Bordeaux, as they create new places of dialogue, meeting and exchange, going beyond the contingency of a great media covered event to carry on with their own action of transformation of the urban environment.
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l progetto Visible (quando l’arte esce dal suo ambito e diventa visibile come parte di qualcos’altro) è un premio internazionale di ricerca e produzione dedicato alla pratica artistica nella sfera sociale, il cui obiettivo è realizzare e sostenere pratiche artistiche impegnate nel sociale in un contesto globale. Visible è un progetto intrapreso da Cittadellarte - Fondazione Pistoletto in collaborazione con Fondazione Zegna, e curato da Matteo Lucchetti e Judith Wielander. Nel contesto della XVI edizione di Arte al Centro, viene presentato per la prima volta Visible. On Display, una mostra itinerante che ruota attorno alla piattaforma di dialogo e produzione, rete di comunicazione e azione che gli artisti, i curatori e le istituzioni che collaborano con Visible alimentano da quando è iniziato il progetto. Commissionata a Leftloft, azienda di design con sede a Milano, che si occupa di comunicazione, la mostra vuole raccontare le molte storie che circondano gli oltre 60 professionisti dell’arte che hanno partecipato alle prime due edizioni del Visible Award, che stanno operando in altrettante località a livello internazionale, cambiando quotidianamente i confini attraverso i quali percepiamo il visibile. Come affermò Jaques Ranciére: “Gli artisti sono coloro le cui strategie hanno l’obiettivo di cambiare le strutture, le velocità e le unità di misura in cui percepiamo il visibile, e di combinare con uno specifico elemento invisibile e un significato specifico. Tali strategie hanno l’obiettivo di rendere il visibile invisibile o di mettere in discussione l’auto-evidenza del visibile: rompere le relazioni stabilite tra gli oggetti e i significati e, all’opposto, inventare relazioni insolite tra oggetti e significati precedentemente senza legami.” Quindi, più in generale, Visible presenta, attraverso la mostra, il suo progetto di ricerca sull’arte contemporanea, dove l’arte è intesa nella sua capacità di far guardare alle cose da una prospettiva diversa; una miniera di conoscenza in divenire, per tutte quelle pratiche artistiche all’avanguardia nell’arte che diventa parte di qualcos’altro, lasciandosi alle spalle il proprio ambito codificato e i suoi discorsi irreggimentati, permettendole di creare nuove letture e visioni piene di significato sul nostro presente e futuro. Suddivisa in varie sezioni, Visible. On Display è una delle forme di restituzione al pubblico nate dalla ricerca oggetto di Visible, così come la pubblicazione, le proiezioni e i workshop che permettono alla piattaforma Visible di dispensare l’esperienza raccolta attorno al processo di produzione del premio, quando, ogni due anni, viene nominato un nuovo comitato consultivo di curatori. I 18 curatori che compongono il comitato annuale operano con la consapevolezza che i progetti artistici possono creare aree di riflessione e mobilitazione, agendo come campo d’azione all’interno della sfera pubblica, e che il modo per portare a un cambiamento responsabile e a una trasformazione sociale, per gli artisti, è uscire da un ambito artistico prestabilito. Quando a Charles Esche, presidente della giuria di Visible Award 2013, è stato chiesto un parere sul potenziale del progetto Visible, egli ha affermato che: “ogni pratica locale ha la sua qualità, la sua eccentricità e spesso gli artisti sono talmente coinvolti dalla ricchezza dell’ecologia locale che è difficile raggiungere un altro livello, e Visible offre i mezzi perchè questa svolta si verifichi, così da poter iniziare a teorizzare da una pratica locale all’altra, sviluppando un senso, quasi un movimento, un processo in cui gli artisti riflettono sulla loro posizione etica, pensando a cosa vogliono fare per realizzare il bene comune, piuttosto che il proprio.” Visible. On Display, per Arte al Centro, presenta la rete esistente di progetti artistici raccolti nelle due edizioni del Visible Award, concentrandosi nello specifico sulla rosa dei dieci progetti dell’edizione 2013, che saranno messi in risalto dalla riunione dei giurati, in forma di evento pubblico, che avrà luogo al Van Abbemuseum di Eindhoven (Paesi Bassi) il 14 e 15 dicembre 2013. In mostra anche la biblioteca Visible, composta da libri selezionati da artisti e curatori parte della rete, perché li hanno aiutati a considerare la loro pratica artistica come un impegno in ambiti “altri” da quello artistico; e l’attività editoriale di Visible, con il libro pubblicato nel 2010 e le prime quattro nuove edizioni digitali gratuite. Visible. On Display è completata da due focus speciali, con la presentazione del progetto vincitore del Visible Award 2011 – l’ottavo Festival de Performance de Cali di Helena Producciones – e con la selezione di video di Nastio Mosquito, artista finalista nella stessa edizione.
T
he Visible (when art leaves its field and becomes visible as part of something else) project is an international research and production award dedicated to art in the social sphere, which aims at producing and sustaining socially engaged artistic practices in a global context. Visible is a project undertaken by Cittadellarte - Fondazione Pistoletto in collaboration with Fondazione Zegna, and curated by Matteo Lucchetti and Judith Wielander. Visible. On Display is launched for the first time in the context of the XVI edition of Arte al Centro. Collaborating with artists, curators, and institutions since its initiation, Visible. On Display is a travelling exhibition that revolves around the platform for discourse-production, networking and action. Commissioned to Leftloft, a design company that focuses on communication based in Milan, the display tells the stories of over 60 art practitioners featured in the first two editions of the Visible Award, who are operating in as many different locales all over the world, changing on a daily basis the boundaries through which we perceive the visible. As Jaques Ranciére affirmed: “Artists are those whose strategies aim at changing the frames, speeds and scales according to which we perceive the visible, and at combining it with a specific invisible element and a specific meaning. Such strategies are intended to make the visible invisible or to question the self-evidence of the visible; to rupture given relationships between things and meanings and, inversely, to invent novel relationships between things and meanings that were previously unrelated”. Speaking more broadly, through this display, Visible presents its research project in contemporary art, where art is understood in its capability to make people look at things from a different perspective; a repository of knowledge in the making, for all those artistic practices that are able to be at the forefront of art becoming part of something else, leaving behind its own codified field and regimes of speech, and allowing it to create new meaningful readings and visions about our contemporaneity and future times. Divided into different sections, Visible. On Display is understood as one of the public utilities sprung from the on-going research that Visible is about, together with the publishing, screening, and workshop activities that allow the Visible platform to distribute the knowledge gathered around the process of producing the Award, with a renewed advisory board of curators nominated every second year. The 18 curators composing the yearly board operate within the understanding that artistic projects can create areas for reflection and mobilization, acting as a field for action within the public domain, and that the way for artists to bring about responsible change and social transformation is to step outside of the given field of art. When Charles Esche, chairman of the 2013 Visible Award jury, was asked about the potential of the Visible project he claimed that: “each local practice has its own quality, its own eccentricity and often the artists can be so involved in the richness of the local ecology that it is difficult to break out to another level, and visible provides the means in which that break can happen, in which we can start to theorize from one local practice to another and start to develop a sense, almost a movement, a process in which artists are thinking about their ethical position, thinking about what they want to do to achieve the common good, rather then the good for themselves”. Visible. On Display for Arte al Centro, visualizes the existing network of artistic projects nominated in the two editions of the Visible Award, offering a specific focus on the ten shortlisted projects of the 2013 edition, which will be featured in the jury session in the form of a public event, taking place at the Van Abbemuseum of Eindoven (The Netherlands) on the 14th and 15th of December 2013. Also on show, is the Visible library, composed of books selected by artists and curators from the network. These are books that have helped them considering their artistic practice in its engagement with non-artistic spheres. The Library is presented together with the Visible publishing activity, with the Visible book published in 2010 (Sternberg Press) and the first four issues of the new, free, digital workbook series. Two special focuses complete Visible. On Display, with a presentation of the 2011 Visible Award winning project – the 8th Festival de Performance de Cali by Helena Producciones – and a selection of video works by Nastio Mosquito, shortlisted artist from the same edition. Helena Producciones, 8° Festival de Performance de Cali, 2012. Vincitore del Visible Award 2011 Helena Producciones, 8 Festival de Performance de Cali, 2012. Recipient of the 2011 Visible Award
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visible award
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artinreti • RESò
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ARTInRETI pratiche artistiche e trasformazione urbana in piemonte
artistic practices and urban transformation in piedmont
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RTInRETI nasce nel 2012, su iniziativa della Fondazione Pistoletto, come una “mostra-ricerca” delle pratiche artistiche che operano nel contesto pubblico del Piemonte, territorio che, primo tra tutti, da numerosi anni promuove riflessioni teoriche e progettualità innovative sul tema. Lo fa con l’intento di stimolare una riflessione sul ruolo e sulla responsabilità dell’artista, sul significato dei termini spazio pubblico e trasformazione, sui modi per attivare processi di tipo trasformativo, sulla funzione sociale dell’arte oggi. Nella mostra realizzata a Cittadellarte in occasione di Arte al Centro 2012 sono stati proposti e presentati progetti che creano nuovi spazi pubblici di esperienza; che richiedono partecipazione nella forma di una processualità plurale e aperta; che riuniscono gli individui, facilitano gli scambi interpersonali e creano le comunità con l’invito al fare; che offrono la possibilità di progettare, sperimentare, condividere favorendo o accompagnando processi di “cittadinanza attiva”. Si tratta di progetti in cui l’arte nel contesto sociale è intesa come veicolo di democratizzazione dei processi di produzione culturale e diffusione collettiva di sapere. La mostra raccoglieva le esperienze, le azioni e le ricerche di istituzioni e associazioni indipendenti, facendo emergere gli elementi di un terreno comune (nei termini di visioni espresse e modalità usate, pur tenendo ben presenti le significative differenze di ognuno), nel quale i partecipanti si riconoscono e a cui fanno riferimento. Elementi in comune che riguardavano questioni affrontate quotidianamente nello sviluppo dei progetti, e sulle quali ognuno aveva espresso il bisogno di un confronto reale e di una discussione collettiva. Proprio questa necessità condivisa di confronto ha fatto sì che l’ambiente di connessioni, visualizzato su una parete dello spazio espositivo, diventasse una rete “vera” e funzionante, e che, quindi, dal display si passasse all’incontro e al dialogo per conoscersi reciprocamente in un modo più approfondito e continuativo. Così nel corso del 2013 ARTInRETI si è trasformata in una piattaforma discorsiva e in un percorso di autoformazione, costituito da incontri autogestiti volti alla messa a fuoco e analisi attenta delle parole-chiave e delle pratiche costituenti dell’arte nel contesto sociale, proposte collettivamente anche attraverso l’uso di strumenti e spazi di lavoro comuni. Si tratta di incontri itineranti, che avvengono nei luoghi in cui i partecipanti operano, e che non procedono secondo una formula stabilita o finalità predefinite, ma hanno piuttosto sviluppi e risvolti ogni volta differenti, essendo basati sulle conoscenze e sulle esperienze messe in comune per il dibattito collettivo, gli scambi culturali e la crescita dei singoli. Ogni incontro prevede l’intervento di un ospite esterno, invitato per presentare un progetto chiuso o in corso, che viene, quindi, esaminato all’interno del gruppo secondo la discussione aperta sulle parole-chiave. Dal maggio scorso a ora si è parlato
RESò Resò è un programma internazionale di residenza artistica in Piemonte. Nato nel 2010 dalla collaborazione tra istituzioni piemontesi per l’arte contemporanea e la didattica, Resò si richiama alla creazione di IN and OUT, un programma in corso di residenze internazionali per giovani creativi, atto a promuovere la mobilità globale degli artisti. L’obiettivo è quello di creare luoghi di riflessione teorica e di crescita creativa attraverso cui la presenza dell’artista diventi stimolo per le comunità circostanti. Resò è sostenuto e promosso dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT. Resò vede la partecipazione e il supporto di Fondazione Spinola Banna per l’Arte, Cittadellarte Fondazione Pistoletto, PAV – Parco Arte Vivente, Khoj International Artist’s Association, Townhouse Gallery, Lugar a dudas. Resò is an international art residency program for Piedmont. Born in 2010 from the collaboration between Piedmontese institutions for contemporary art and education, Resò calls for the creation of In and OUT, an ongoing program of international residencies to promote overall the mobility of artists. The goal is to establish places for theoretical reflection and creative growth through which the presence of the artist becomes a stimulus for the surrounding community. Supported and promoted by the Foundation for Modern and Contemporary Art CRT. Resò adds the support and participation of Fondazione Spinola Banna per l’Arte, Cittadellarte Fondazione Pistoletto, PAV – Parco Arte Vivente, Khoj International Artist’s Association, Townhouse Gallery, Lugar a dudas
di rete e partecipazione con Julia Draganović e Claudia Löffelholz de La Rete Art Projects (Bologna/Emilia Romagna) e, inoltre, di cultura e politica con Maurizio Cilli (che è entrato a far parte del gruppo) al Bunker a Torino; di rapporti d’antagonismo e di collaborazione con le amministrazioni pubbliche con Angelo Castucci e Paolo Caffoni di Isola Art Center (Milano) a Frassineto Po nell’ambito di Par Coii Bsogna Semnà; di committenza e nuove forme organizzative con Jeanne van Heeswijk (Rotterdam) a Cittadellarte. Per Arte al Centro 2013 ARTInRETI ritorna alla Fondazione Pistoletto, dove occupa lo spazio accanto alla mappa del Piemonte per raccontare, con le immagini, le parole e gli oggetti, l’esistenza di una piattaforma discorsiva che da alcuni mesi ha avviato un dibattito sul ruolo e sul valore delle pratiche artistiche di tipo partecipativo e su forme “altre” d’azione nel contesto sociale. Proprio per l’importante funzione svolta nel tempo sul territorio e per le forti relazioni stabilite con le comunità, ARTInRETI vuole essere un interlocutore delle istituzioni locali, dei politici al Governo, dei policy maker pubblici e privati, al fine di prendere parte attiva alla definizione delle misure di sostegno alla cultura e ai processi decisionali riguardanti le politiche culturali delle nostre città. L’obiettivo è che quest’azione-inrete abbia degli effetti reali: si estenda ad altri territori e regioni italiane, si renda visibile nella forma di un movimento collettivo, che chiede il riconoscimento del suo ruolo, la creazione di forme di tutela e sostenibilità economica, la revisione della legislazione esistente sul tema per l’adozione di disposizioni e strumenti più adeguati ai tempi.
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ARTInRETI, an initiative by Fondazione Pistoletto, was created in 2012 as an “exhibition – investigation” of the artistic practices operating in the public context in Piedmont, which for many years has been in the vanguard in promoting thinking and acting innovatively on the theme. Its aim is to favour a reflection on the role and responsibility of the artist, on the meaning of “public space” and “transformation”, on the ways to activate processes of change, on the social function of art today. The exhibition at Cittadellarte, part of the event Arte al Centro 2012, presented projects that create new usable public spaces; ask for a participation in the form of a collective and open process; bring individuals together; favour interpersonal exchanges and create communities inviting people to act; encourage people to plan, experiment, share, this way fostering and accompanying processes of active citizenship. It’s about projects in which art is seen as a mean to democratize the processes of cultural production from the bottom up and to collectively spread knowledge. The exhibition gathered independent institutions and associations’ experiences, actions and researches, bringing to the surface the elements they have in common (in terms of their visions and operative modalities, keeping however in mind the peculiarities of each organization), which participants recognize themselves in and refer to. This elements concerned challenges faced on a daily basis in developing the projects, which everybody needed to validate and debate collectively. This shared need to discuss things over ensured that the framework of connections, visualized on one of the exhibition walls, turned into a “real” and operating network, allowing the organizations to meet and open a dialogue
RESò 2013. Luisa Ungar Forse l’idea di visualizzare una narrativa, invece dell’esorcismo o della supplica, ha avuto origine proprio in una società di caccia, dall’esperienza di interpretare le tracce. (Ginzburg & Davin, 1980) Questa visita guidata usa il meccanismo della fisiognomica: seguendo indizi che riguardano animali, che possono essere trovati nell’ambiente circostante, intreccia micro-storie con narrative storiche apparentemente disgiunte con resti archeologici della città di Biella. Le tracce guidano il pubblico attraverso l’ani-
malismo e il familismo, seguendo il principio secondo il quale “quando la questione non può essere osservata direttamente, il professionista può concentrarsi sulle conseguenze come segnali che portino ai testi, e che spesso sono irrilevanti a un occhio non esperto”. Questo è il primo di due episodi; il secondo avrà luogo a Torino grazie al supporto di RESÒ 3. Luisa Ungar lancerà anche la pubblicazione DIS DIS DIS – I vampiri e altre forme di convivialità (co-redatto con Carolina Rito), per la quale prepareranno la performance
ARTInRETI pratiche artistiche e trasformazione urbana in piemonte / artistic practices and urban transformation in piedmont
/ coordination Cecilia Guida / participants: 6secondsTO (Torino), a.titolo e Maurizio Cilli (Torino), Acting Out (Torino), Asilo Bianco (Ameno), Banca della Memoria (Chieri), Cittadellarte-Fondazione Pistoletto (Biella), Eco e Narciso (Provincia di Torino), Kaninchenhaus (Torino), Par coii bsogna semnà / Chi semina raccoglie (Frassineto Po), PAV - Parco Arte Vivente (Torino), Progetto Diogene (Torino), URBE Rigenerazione Urbana | VarianteBunker (Torino) coordinamento
partecipanti
to get to know each other in a deeper and more continuous way. Throughout 2013 ARTInRETI has become a dialoguing platform and a self-educative process made of self-managed meetings aiming at identifying and analysing the key words and the practices which constitute art in a social context, also presenting them collectively through common tools and spaces. They are itinerant meetings which take place where the participants operate and do not proceed according to a set schedule or predefined finalities, they tend to follow dynamics always different instead, since they are based on knowledge and expertise shared for the sake of a collective debate, a cultural exchange and the development of the single individuals. Each meeting involves a guest from the outside, invited to present a project, either finished or in progress, which is analysed by the group through an open discussion on the key words. From May onwards the group has discussed network and participation with Julia Draganović and Claudia Löffelholz from La Rete Art Projects (Bologna/Emilia Romagna); culture and politics with Maurizio Cilli (who joined the group) at the Bunker in Turin; conflicts and collaborations with public administrations with Angelo Castucci and Paolo Caffoni from Isola Art Center (Milan) in Frassineto Po within the context of Par Coii Bsogna Semnà; commissioning and new forms of organization with Jeanne van Heeswijk (Rotterdam) at Cittadellarte. ARTInRETI is back to Fondazione Pistoletto for Arte al Centro 2013, occupying an area right next to a map of Piedmont to tell visitors, through images, words and objects, about the existence of a dialoguing platform which has been debating on the role and the value of participative artistic practices and on “other” forms of action in a social context for months. Because of its important function throughout the territory and its strong relationship with the communities, ARTInRETI wants to be a speaker to the local institutions, government politicians and public and private policy makers, in order to become an active element in defining measures in support of culture and the decisional processes relating to the cultural policies of our cities. The objective is the effectiveness of this “action-in-network”: its spreading into other Italian territories and regions, its becoming visible in the form of a collective movement asking for its role to be acknowledged, the creation of economic safeguard and sustainability and the revision of the current laws on the issue in order to adopt regulations and tools in line with the times.
Incontro su una mostra che potrebbe non aver mai avuto luogo. Luisa era una residente Resò a Cittadellarte quando ha iniziato la collaborazione con UNIDEE. Perhaps indeed the idea of visualizing a narrative as opposed to exorcism or invocation, originated in a hunting society, from the experience of interpreting tracks. (Ginzburg & Davin, 1980) This guided visit uses the mechanism of physiognomy: by following clues which can be found in local environment regarding animals, it interweaves micro-stories with seemingly disjointed historical narratives and archaeological remains of the city of Biella. The traces lead the audience
through animalism and familism following the principle according to which “when the matter cannot be directly observed, the practitioner can focus on symptoms as signs that will lead to texts, and are often irrelevant to the eye of the layman”. This is the first of two episodes, the second of which will take place in the city of Turin thanks to the support of RESÒ 3. Luisa Ungar will also be launching the publication DIS DIS DIS - On vampires and other forms o conviviality (coedited with Carolina Rito), for which they will be setting the performance Meeting about an exhibition that could have never occurred. Luisa was a Resó resident in Cittadellarte when she started collaborating with Unidee.
unidee in progress
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a mostra presenta le esperienze che i partecipanti di UNIDEE 2013, sia individualmente sia in gruppo, hanno vissuto da quando sono arrivati a Cittadellarte. La mostra mette in scena il materiale raccolto, i lavori prodotti, gli incontri e gli eventi organizzati, i rapporti che si sono creati così come i disaccordi che sono emersi. Viene mostrato come il dissenso possa dare impulso generativo, se parte di un processo collettivo. Guida il pubblico attraverso un diario soggettivo e romanzato del loro soggiorno.
“Ci piace Il Compromesso perchè risuona di tutto ciò che è accaduto in questi quattro mesi di residenza. Parliamo del rapporto che si è creato tra noi stessi, tra noi e l’istituzione, tra quello che si vorrebbe dire e quello che si è in grado di dire (problemi linguistici), tra il nostro background individuale e l’attuale insieme di relazioni. In breve, la costante trattativa che comprende la vasta gamma delle possibilità dello stare insieme. Il Compromesso include, allo stesso tempo, le sue possibilità e i suoi limiti, che è proprio ciò che vogliamo evidenziare. Inoltre, porta anche un pizzico di ambiguità e ironia – che è sempre gradito – nella costellazione di lavori in mostra. Non si tratta di una “critica istituzionale”, piuttosto di una condizione inevitabile. Quasi come dichiarare un’auto-evidenza. Ancora, l’idea di ripetere la stessa cosa... (speriamo) in modo diverso.”
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he exhibition shows the experiences that the participants of Unidee 2013, both individually and as a group, have been through since arrived in Cittadellarte. The exhibition is a stage for the material collected, works produced, meetings and events organized and relations and frictions made. It shows how dissensus can be a generative place, when part of a collective process. It guides the audience through a subjective and fictionalized diary of their stay.
“We like The Compromise since it resonates with what has been happening throughout the four-month residency. Meaning the relationship between us, between us and the institution, between what one wants to say and what one is able to say (language issues), between our own individual background and the present set of relations. In short, the constant negotiation that encompasses the realm of possibilities of being together. The Compromise encircles, at the same time, the possibilities and its limitations, which is exactly what we want to emphasize. Additionally, it also brings into the constellation of works in display a hint of ambiguity and irony – always welcome. This is not to say “institutional critique”, but rather to look at it as an unavoidable condition. Almost asserting the self-evident. Again, the idea of repeating the same... (hopefully) differently.”
il compromesso the compromise Compromise (Oxford Dictionary)
noun 1. an agreement or settlement of a dispute that is reached by each side making concessions: eventually they reached a compromise [mass noun]: the secret of a happy marriage is compromise
• an intermediate state between conflicting alternatives reached by mutual concession:
a compromise between the freedom of the individual and the need to ensure orderly government 2. [mass noun] the expedient acceptance of standards that are lower than is desirable: sexism should be tackled without compromise
Compromesso (Vocabolario della lingua italiana Devoto - Oli) 1. agg. I ntaccato o reso più o meno male accetto all’altrui giudizio: una reputazione c.; una giovane c. Invalidato in uno o più punti fondamentali: una tesi ormai c. 2. s.m. Negozio che demanda la decisione di una controversia all’arbitraggio di terzi fig. soluzione incompleta e spesso discutibile sul piano morale, cui si è costretti da motivi contingenti
DIS DIS DIS I vampiri e altre forme di convivialità
co-redatto da Carolina Rito e Luisa Ungar Lancio e performance Incontro su una mostra che potrebbe non aver mai avuto luogo durante l’apertura della mostra Il Compromesso, a Cittadellarte, il 5 ottobre 2013. collaboratori: Carolina Rito, Fereshte Moosavi, Frances Loeffler, Francesco Scasciamacchia, Leone Contini, Luisa Ungar, Manuel Angel, Olga Jitlina, Rana Hamadeh.
La pubblicazione si concentra sugli interessi condivisi e discussi da Carolina Rito e Luisa Ungar durante la loro residenza (UNIDEE e RESò) a Cittadellarte - Fondazione Pistoletto, 2013. Tra i loro interessi: come i professionisti si rivolgono al tessuto sociale e politico; l’importanza della lingua utilizzata per riferirsi alle pratiche artistiche basate su temporaneità effimere; la lingua come spazio di produzione materiale; e la controversia tra apparenza e rappresentazione, nello specifico con riferimenti a pratiche reali. Nonostante affronti queste
tematiche, la pubblicazione non vuole offrire una spiegazione degli argomenti citati, ma piuttosto mostrare interventi visibili e basati sul testo, in grado di scuotere una dichiarazione monolitica e offrire una comprensione frammentaria e ambigua che tenga conto di ulteriori discussioni e interpretazioni. I vampiri e altre forme di convivialità è il primo tema del progetto di ricerca DIS DIS DIS. È un progetto sviluppato da Carolina Rito e Luisa Ungar, entrambe interessate a promuovere una conversazione continua sul linguaggio come materia e sui modi di fare che rendono sfocati i confini tra teoria e pratica. Il progetto sarà realizzato in forma di pubblicazioni, performance-conferenze, workshops e, infine, mostre.
On Vampires and Other Forms of Conviviality co -edited by
Performance-lettura Sui vampiri e altre forme di convivialità, 20 luglio 2013, Teatro di Cittadellarte, a seguito della proiezione Agarrando Pueblo (I vampiri della povertà). Lecture-performance On Vampires and Other forms of Conviviality, 20th July 2013, Cittadellarte Theatre, following the screening of Agarrando Pueblo (Vampires of Poverty).
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Carolina Rito and Luisa Ungar Launch with the performance Meeting about an exhibition that could have never occurred during the opening of the exhibition The Compromise at Cittadellarte on 5th October 2013. contributors: Carolina Rito, Fereshte Moosavi, Frances Loeffler, Francesco Scasciamacchia, Leone Contini, Luisa Ungar, Manuel Angel, Olga Jitlina, Rana Hamadeh.
This publication aims at looking at interests shared and discussed by Carolina Rito and Luisa Ungar over the course of their residency (UNIDEE and RESò) at Cittadellarte Fondazione Pistoletto, in 2013. Among their interests are: how practitioners have been addressing the social and political fabric; the importance of language used when referring to art practice based on ephemeral temporalities; language as a place of material production; and the discussion between presentation and representation, namely with regards to life-like practices. Despite addressing these issues, the publication does not intend to offer an explanation on the aforementioned issues. Rather, it aims at displaying visual and textbased interventions that unsettle a monolithic statement, as well as providing a fragmented and ambiguous understanding that allows for further discussions and readings. On Vampire and other Forms of Conviviality is the first issue of the research project DIS DIS DIS. It is a project developed by Carolina Rito and Luisa Ungar where they both aim at fostering an ongoing conversation about language as materiality, and ways of doing that blur the boundaries between theory and practice. This project will take form in a wide range of formats, such as publications, lecture-performances, workshops, and, eventually, exhibitions.
2013
UNIDEE in Residence è un programma internazionale interdisciplinare, aperto a tutti i professionisti della creatività, dagli artisti visivi ai diversi attori culturali, dai designer agli architetti fino a comprendere tutti coloro la cui pratica sia incentrata su una presa di posizione di responsabilità nella società. L’obiettivo di UNIDEE è quello di attivare una capacità di trasformazione sociale attraverso le pratiche artistiche in un contesto che è sia locale (Biella), sia mondiale (i Paesi dei residenti UNIDEE). UNIDEE propone di esplorare il rapporto tra arte e società e promuove il ruolo di artisti e professionisti creativi come attivatori (artivatori) di un cambiamento responsabile nella società. Principale driver della residenza è intendere la propria pratica come un’articolazione individuale di un approccio collettivo in riferimento al bene comune. La visione di fondo è radicata nella consapevolezza del potenziale che potrebbe essere messo in campo da ecologie locali auto-organizzate in un organismo aperto, visibile e in rete. Negoziare identità e autonomia, ri-fondare la nozione di paternità e di efficacia, esplorarne i rapporti tra il comune e il pubblico, sperimentare impegnative forme di intendere la proprietà e l’altro, discutere le ragioni e le visioni che stanno dietro alle istituzioni, alle comunità e alle altre forme specifiche della collettività (nonché di Cittadellarte stessa), riscoprire le implicazioni del concetto di demos, di cratos (potere) e di prassi in una nuova visione di demopraxia, sono solo alcuni dei temi principali su cui lavorano i residenti Unidee. Unidee 2013 è stato coadiuvato da Jeanne Van Heeswijk, artista che lavora sui processi di cambiamento sociale. La residenza collettiva si inserisce nel solco del lavoro che Cittadellarte svolge nel contesto territoriale di artivazione di processi di cambiamento di prospettiva, di esplorazione e sperimentazione di pratiche innovative a livello sociale, economico e politico. Si tratta di una fittissima rete di impalpabili connessioni con gli abitanti, le istituzioni, le imprese, le associazioni e ogni altro tipo di ganglio vivo della società civile; rete che viene percorsa da flussi fatti di incontri e idee, progetti ed eventi, avvenimenti e piani di azioni anche a lungo termine. È come un’inoculazione di agenti vivi nell’organismo complesso della città che reagisce innescando processi naturalmente mai del tutto prevedibili, né controllabili. Ma non è un sottoprodotto collaterale, questo rapporto con un’ecologia resiliente costituita dal sistema sociale e naturale in cui si vive e opera. È anzi probabilmente una componente essenziale della raison d’etre di un “epicentro di movimentazione” come Cittadellarte che non è un museo, né un centro sociale, né un’impresa, né un collettivo utopistico, né un centro di ricerca, né un luogo di cura, cultura e coltura... ma è anche tutto questo.
unidee 2013 Partners
UNIDEE in Residence International Programme is an interdisciplinary program, open to all creative professionals, from visual artists to cultural actors, designers, architects and all those whose practice centres around taking a responsible stance in society. The aim of UNIDEE is to activate a capacity for social transformation via artistic practices in a framework that is both local (Biella) and global (the countries of the UNIDEE residents). UNIDEE seeks to explore the relationship between art and society and fosters the role of artists and creative practitioners as activators (artivators) of a responsible social change in society. Main driver of the residence is the understanding of everyone’s own practice as an individual articulation of a collective approach towards the common. The underlying vision is grounded in the awareness of the potential that could be deployed by art local ecologies self-organized in an open, visible and networked organism. Negotiating identity and autonomy, re-founding the notion of authorship and impact, exploring the relations between the common and the public, experimenting with demanding forms of ownership and the other, discussing the reasons and the visions behind institutions, constituencies and other specific forms of collective gatherings as well as specifically of Cittadellarte itself, rediscovering the implications of the demos, the cratos (power) and the praxis in a new vision of demopraxis, are just some of the main topics that Unidee residents live through. Unidee 2013 program was assisted by an artist working with social change, Jeanne Van Heeswijk. The collective residency fits into the groove of the work that Cittadellarte develops in the local context of artivation of processes of change of perspective, exploration and experimentation of innovative practices in the social, economic and political fields. It is a dense network of impalpable connections with the people, institutions, companies, associations and any other kind of live ganglion of civil society. A network that is crossed by streams made of encounters and ideas, projects and events, occasions and action plans even in the long term. It’s like an inoculation of live agents in the body of the city that reacts by triggering processes clearly never entirely predictable nor controllable. But it is not a by-product, this relationship with the resilient ecology consisting of the social and natural environment in which we live and work. Indeed, it is probably an essential part of the raison d’etre of an “epicenter of activation” like Cittadellarte, that is not a museum nor a community center, nor a business, nor a collective utopy, nor a research center, nor a place for health culture and cultivation... but it is also all this.
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Minimum Prize
2013 201
Rebirth-day
minimum prize Il Buste de Femme di Picasso in esposizione alla International Academy of Art Palestine (Ramallah). La mostra su Picasso in Palestina (24-06-2011/20-07-2011 curatore Charles Esche, assistente curatore Remco de Blaaij) è stata resa possibile dalla decisione di Charles Esche di prestare l’opera della collezione del Van Abbemuseum (valore di circa 7 milioni di dollari), nonostante nessuna assicurazione accettasse di coprirla a causa delle tensioni e dei pericoli nel territorio palestinese. collection: Van Abbemuseum, Eindhoven, paesi bassi. Fotografia: Van Abbemuseum, Eindhoven, paesi bassi.
photo of the Picasso’s Buste de Femme on display at the International Academy of Art Palestine (Ramallah). Picasso’s exhibition in Palestine (24-06-2011/20-07-2011 curator Charles Esche, assistant curator Remco de Blaaij) was made possible by Charles Esche’s decision to loan the work from the Van Abbemuseum collection (evaluated at about 7 million dollars) despite the fact that no insurance company accepted to cover it given the tensions and risks in the Palestinian territories. collection: Van Abbemuseum, Eindhoven, The Netherlands. Photo: Van Abbemuseum, Eindhoven, The Netherlands.
Il Minimum Prize è un premio che si pone al minimo grado rispetto ai massimi premi destinati ai grandi personaggi che hanno dedicato la loro vita alla causa della pace o del progresso civile nel mondo. Il Minimum Prize vuole essere alla base della ricerca, lo stimolo e il movente di un processo che punta ad un traguardo di valori nelle nuove prospettive di civiltà. È un premio di partenza anziché di arrivo. È un riconoscimento che celebra chi si fa promotore di una trasformazione sociale responsabile. È inteso come rapporto primario tra le persone che, attraverso l’interazione delle differenti singolarità, produce la grande svolta della civiltà umana. Minimum come embrione, come principio generativo di nuova società, come chiave d’ingresso ad uno stadio evolutivo in cui la creatività e la scienza umana trovano i modi per convivere con l’intelligenza del-
la natura. Giunto alla nona edizione, il Minimum Prize viene assegnato quest’anno a Charles Esche. Motivazioni Charles Esche, direttore del Van Abbemuseum di Eindhoven e della Biennale di San Paolo 2014, ha messo in gioco il ruolo che l’istituzione museale dovrebbe assumere nella società contemporanea. Con i progetti che ha selezionato e sviluppato assieme al proprio staff ha tentato di espandere l’area di attività dell’istituzione culturale oltre i limiti del mondo dell’arte, suscitando reazioni, interrogativi e risposte che hanno coinvolto profondamente l’intera società olandese. Le idee che il museo debba porsi come strumento di democrazia, che debba suscitare il dubbio e rimettere in gioco tanto i retaggi culturali quanto i modi e le regole della società contemporanea sanciscono l’unicità dell’azio-
Giornata mondiale del cambiamento
MINIMUM PRIZE editions: 2001 i edition S islej Xhafa con / with DIAFA
2002 ii edition Tal Adler
The worldwide day of change
2003 iii edition progettozingonia
2004 iv edition Jamil Hilal e / and Ilan Pappe
2005 v edition Richard Stallman 2006 vi edition ReMida
21.12.2013
2009 vii edition Dipartimento Educazione Castello di Rivoli 2012 viii edition Jeanne
van Heeswijk
2013 ix edition Charles Esche
ne e dell’impegno di una delle più importanti istituzioni culturali europee impegnate nel costruire un nuovo rapporto tra arte e società.
tionary stage where creativity and human science find ways to live with the intelligence of nature. This year at the 9th edition, the prize is awarded to Charles Esche.
The Minimum Prize is a prize placed at the minimum level compared to the ones destined to big personalities who have dedicated their lives to the peace or the civil progress cause. The Minimum Price wants to be at the basis of the research, the incentive and the motive of a process aiming at the values of new civilization perspectives as an objective. It is a starting rather than an achievement award. It is an acknowledgement celebrating who promotes a responsible social transformation. It is meant as a primary relationship among people producing a big change in human civilization through the interaction of single units. Minimum like an embryo, like a principle generating a new society, like an access key to an evolu-
motivation Charles Esche, Director of the Van Abbemuseum in Eindhoven and of the São Paulo Biennial 2014, has questioned the role the museum as an institution should have in contemporary society. The projects he and his staff have selected and developed aim at expanding the activity of this cultural institution beyond the art world, instigating reactions, questions and answers that have deeply affected the Dutch society. The ideas that the museum should present itself as a tool for democracy, and that it should question and challenge both the cultural heritage and the modalities and rules of contemporary society, outline a new role for cultural institutions, seen both in their local context and from a global perspective.
www.rebirth-day.org
Cittadellarte – Fondazione Pistoletto stica alla moda sostenibili, dal design e produzione industriale allo sviluppo dell’artigianato, dalle relazioni di politica internazionale alla comunicazione, al nutrimento e alla spiritualità. Cittadellarte è un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale, riconosciuta dalla Regione Piemonte e con essa convenzionata. Ha sede a Biella in un’ex manifattura laniera (sec. XIX), complesso di archeologia industriale, tutelato dal Ministero dei Beni Culturali.
è un laboratorio creativo fondato da Michelangelo Pistoletto a Biella nel 1998 con sede in un complesso di archeologia industriale, una ex manifattura laniera. Il nome rimanda allo stesso tempo all’idea di “cittadella”, luogo in cui l’arte è protetta e difesa, e a quello di “città”, spazio aperto, in relazione complessa con il mondo. Questa esperienza si sviluppa a partire dal Manifesto Progetto Arte del 1994, in cui veniva indicata la necessità di un nuovo specifico ruolo per l’artista: mettere l’arte in diretta interazione con tutti gli ambiti dell’attività umana che formano la società. Obiettivo di Cittadellarte è quindi “collocare l’arte al centro del processo responsabile di trasformazione della società”, stimolando la partecipazione attiva della cittadinanza. Cittadellarte è una comunità aperta in cui le energie individuali e collettive sono attivate, verso la realizzazione del bene comune, nei diversi settori che costituiscono la struttura sociale: dall’architettura e urbani-
It’s a creative laboratory founded by Michelangelo Pistoletto in Biella in 1998, situated in an industrial archaeological complex, a former wool factory. The name incorporates two meanings: that of the citadel or rather an area where art is protected and well defended, and that of the city, which corresponds to the idea of openness and interrelational complexities with the world. This experience develops from 1994 Progetto Arte Manifesto, pointing at the need for a new specific role for the artist: that of placing art in direct interaction with all the areas of human activity which form society. Cittadellarte’s objective is therefore “to place art in the centre of the process of a responsible transformation of society”, encouraging the citizens’ active participation. Cittadellarte is an open community where individual and collective energies get activated towards the achievement of a common good in the different areas that constitute the social structure: from sustainable architecture and town planning to sustainable fashion, from industrial design and production to the development of craftsmanship, from international political relations to communication, nourishment and spirituality. Cittadellarte is a non-profit organization of social utility, recognized by and under the patronage of the Region of Piedmont. Its headquarters are in Biella, in a 19th Century former wool mill, itself a piece of industrial archeology and protected by the Ministry of Cultural Assets.
Via Serralunga 27 - 13900 Biella - Italy
President Giuliana Carusi Setari Vice President Maria Pioppi
Maria Laura Delpiano, Lorenzo Fante, Carlotta Francesconi, Cecilia Nobili, Sara Pagliano Didactics Elena Rosina
Artistic Director Michelangelo Pistoletto Director Paolo Naldini Project research and exhibition coordination Juan Esteban Sandoval Exhibition Project Manager Alessandro Lacirasella Press and Communications Office Margherita Cugini assistant Carlotta Cireddu
Fashion Office Cittadellarte Fashion best Olga Pirazzi Politics Office | Lovedifference Filippo Fabbrica Emanuela Baldi Production & Design Office and Food Office Armona Pistoletto
Graphic Design Liudmila Ogryzko
Administration Roberto Melis Luciana Friaglia Annalisa Marchioro
Editor Luca Furlan assistant Carlotta Cireddu
Archive Marco Farano
Web Daniele Garella System Administration Andrea Oitana
Store Elena Pasquali
Architecture Office | n.o.v.a civitas Emanuele Bottigella, Tiziana Monterisi, Armona Pistoletto assistants Elia Sbaraini, Michele Severini, Riccardo Valsesia, Dario Zordan Education Office | Unidee Linda Mercandino tutor Margarita Vazquez Ponte assistants Sara Cattaneo
ORARI DI APERTURA MOSTRE / Exhibition opening time: dal martedì al venerdì su prenotazione / from Tuesday to Friday by booking
Facilities Salvatore Falcone Sandra Ottino In partnership with Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT Fondazione CRB Ringraziamenti / Acknowledgments illycaffè Associazione Pacefuturo
cittadellarte edizioni, Biella, 2013.
sabato e domenica dalle 11.00 alle 19.00 / Saturday and Sunday from 11 am to 7 pm. lunedì chiuso / closed on Monday
Stampa su carta certificata / Printed on paper certified F.S.C. Forest Stewardship Council, E.C.F. Elemental Chlorine Free
Per contatti / Contact us: fondazionepistoletto@cittadellarte.it - +39 015 28400 - www.cittadellarte.it
euro
in advance: +39 015 0991461 - store@cittadellarte.it (dalle 10.00 alle 17.00 / from 10 am to 5 pm)
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